7.2 LA GALLERIA NATURALE ERBEIS VIADOTTI CAVALCAVIA E SOTTOVIA PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE...22

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2 INDICE INDICE PREMESSA METODOLOGIA E CONTENUTI DELLO STUDIO LA NORMATIVA AMBIENTALE DI RIFERIMENTO E L ITER DI APPROVAZIONE DEL PROGETTO DECRETO LEGISLATIVO N.163/ DECRETO LEGISLATIVO N.152/ DECRETO LEGISLATIVO N.4/ DECRETO LEGISLATIVO N.128/ DELIBERA GIUNTA REGIONE SARDEGNA N.24/23 DEL 23 APRILE ITER PROGETTUALE DA SEGUIRE PER L OTTENIMENTO DELLE AUTORIZZAZIONI AMBIENTALI DEL PROGETTO INQUADRAMENTO PROGRAMMATICO DEL PROGETTO E NECESSITA DELLA SUA REALIZZAZIONE L EVOLUZIONE PROGETTUALE E LO STATO ATTUALE DEL COLLEGAMENTO VIARIO DA CAGLIARI A TORTOLÌ MOTIVAZIONI TRASPORTISTICHE E SOCIO-ECONOMICHE DEL PROGETTO DI ADEGUAMENTO DELLA S.S Criticità strutturali della rete stradale regionale Le motivazioni socio-economiche INQUADRAMENTO DELL OPERA DI PROGETTO NEL PIANO NAZIONALE PER IL SUD INQUADRAMENTO DELL INFRASTRUTTURA STRADALE DI PROGETTO NELLA PIANIFICAZIONE ANAS ANALISI DELLE ALTERNATIVE ED OPZIONE ZERO OPZIONE ZERO SOLUZIONE SOLUZIONE SOLUZIONE CONFRONTO DELLE ALTERNATIVE DI TRACCIATO CONSIDERATE INDIVIDUAZIONE DEL TRACCIATO PREFERENZIALE L INTERVENTO DI PROGETTO DESCRIZIONE DELL INTERVENTO Il tracciato dell asse principale Lo Svincolo Masonedili Sezioni tipo Elementi plano-altimetrici delle opere di progetto Le piazzole di sosta La viabilità locale Pavimentazione stradale Opere di protezione LA GALLERIA NATURALE ERBEIS VIADOTTI CAVALCAVIA E SOTTOVIA Cavalcavia Sottovia OBIETTIVI DEGLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE E PROGRAMMAZIONE REGIONALE, PROVINCIALE E LOCALE PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE Finalità, contenuti, disposizioni e norme del PPR Gli indirizzi di Progetto dell Ambito di paesaggio costiero n.24 Salto di Quirra Rapporti dell opera stradale di progetto con le indicazioni del Piano Paesaggistico Regionale PIANO STRALCIO PER L ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI) DELL AUTORITÀ DI BACINO UNICO DELLA REGIONE SARDEGNA Pericolosità e rischio idraulico Fasce fluviali Pericolosità e rischio da frana PIANI URBANISTICI COMUNALI PUC del Comune di Osini PUC del Comune di Jerzu PUC del Comune di Villaputzu TUTELE E VINCOLI ARCHEOLOGICI, AMBIENTALI, PAESAGGISTICI E STORICO-CULTURALI ANALISI DEL SISTEMA VINCOLISTICO SITI DI INTERESSE COMUNITARIO (SIC) E ZONE DI PROTEZIONE SPECIALE (ZPS) PARCHI ED AREE PROTETTE (IBA) Parco Nazionale del Gennargentu e del Golfo di Orosei Important Bird Area (IBA) STUDIO DEGLI ASPETTI TRASPORTISTICI L IMPIANTO DELLA RETE STRADALE DELLA REGIONE SARDEGNA...41 ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 1

3 10.2 IL CARICO DI TRAFFICO SULLA RETE STRADALE REGIONALE FLUSSI DI TRAFFICO SULLA S.S. 125 NELLO SCENARIO TEMPORALE TRA IL 2012 ED IL COMPONENTE ATMOSFERA INQUADRAMENTO NORMATIVO D.P.C.M. 28 marzo D.P.R. 24 maggio 1988, n D.M.A. 20 maggio D.M.A. 12 novembre D.M.A. 15 aprile 1994 e D.M.A. 25 novembre D.Lgs. 4 agosto 1999, n D.M.A. 2 aprile 2002, n D.M.A. 1 ottobre 2002, n D.Lgs. 21 maggio 2004, n D.Lgs. 3 agosto 2007, n D.Lgs. 13 agosto 2010, n AGENTI INQUINANTI E L INFLUENZA DEL TRAFFICO AUTOVEICOLARE SULLA LORO DIFFUSIONE INFLUENZA DEI FATTORI METEOROLOGICI SUI FENOMENI DI INQUINAMENTO ATMOSFERICO CARATTERIZZAZIONE METEO-CLIMATICA DELL AREA DI STUDIO INDIVIDUAZIONE DELLE SORGENTI E DEI RICETTORI STIMA DELLE EMISSIONI INQUINANTI Modello di calcolo utilizzato Dati di input Modalità di restituzione dei risultati Risultati delle simulazioni COMPONENTE AMBIENTE IDRICO RIFERIMENTI NORMATIVI CARATTERIZZAZIONE IDROGRAFICA DI AREA VASTA IL SUB_BACINO SUD-ORIENTALE I BACINI IMBRIFERI ED IL RETICOLO IDROGRAFICO INTERESSATI DAL TRACCIATO STRADALE DI PROGETTO QUALITÀ DELLE ACQUE SUPERFICIALI QUALITÀ DELLE ACQUE SOTTERRANEE COMPONENTE SUOLO E SOTTOSUOLO GEOLOGIA GEOMORFOLOGIA IDROGEOLOGIA SISMICITÀ DELL AREA COMPONENTE VEGETAZIONE, FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI DESCRIZIONE GENERALE DELL AREA DI STUDIO E DEI RICETTORI INTERESSATI CARATTERIZZAZIONE ED ANALISI DELLA VEGETAZIONE E DELLA FLORA LOCALI NATURALITÀ E SENSIBILITÀ DELLE FORMAZIONI VEGETAZIONALI CARATTERIZZAZIONE DELLA FAUNA LOCALE INDIVIDUAZIONE E CARATTERIZZAZIONE DEGLI ECOSISTEMI USO DEL SUOLO COMPONENTE PAESAGGIO ED ASSETTO DEL TERRITORIO RIFERIMENTI NORMATIVI CARATTERIZZAZIONE ARCHEOLOGICA DELL AREA DI INTERVENTO ASPETTI PAESAGGISTICI COMPONENTE RUMORE INQUADRAMENTO NORMATIVO CARATTERISTICHE FISICHE DEL RUMORE INDIVIDUAZIONE DELLE SORGENTI E DEI RICETTORI COMPONENTE VIBRAZIONI INQUADRAMENTO NORMATIVO IL FENOMENO FISICO DELLA TRASMISSIONE DELLE VIBRAZIONI INDIVIDUAZIONE DELLE SORGENTI E DEI RICETTORI CONDIZIONAMENTI ED IMPATTI IN FASE DI ESERCIZIO COMPONENTE ATMOSFERA COMPONENTE AMBIENTE IDRICO COMPONENTE SUOLO E SOTTOSUOLO COMPONENTE VEGETAZIONE, FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI COMPONENTE PAESAGGIO COMPONENTI RUMORE E VIBRAZIONI GLI INTERVENTI DI MITIGAZIONE AMBIENTALE INTERVENTI PER LA SALVAGUARDIA DEI CORPI IDRICI INTERVENTI AMBIENTALI PER LA SALVAGUARDIA DEL SUOLO E SOTTOSUOLO INTERVENTI DI INSERIMENTO AMBIENTALE E RIQUALIFICAZIONE PAESAGGISTICA CON OPERE A VERDE INTERVENTI PREVISTI PER L ATTRAVERSAMENTO DELLA FAUNA INTERVENTI DI MITIGAZIONE DELL IMPATTO ACUSTICO ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 2

4 20. CANTIERIZZAZIONE, CAVE, SITI DI DEPOSITO E BILANCIO MATERIE ELABORATI GRAFICI 20.1 CRITERI ADOTTATI PER LA LOCALIZZAZIONE DELLE AREE DI CANTIERE LOCALIZZAZIONE E CARATTERIZZAZIONE DELLE AREE DI CANTIERE SISTEMA DELLA VIABILITÀ DI CANTIERE PREPARAZIONE DELLE AREE DI CANTIERE E DEPOSITO TEMPORANEO E DELLE PISTE DI ACCESSO MODALITÀ DI RIPRISTINO DELLE AREE E DELLE PISTE DI CANTIERE MITIGAZIONI AMBIENTALI IN FASE DI CANTIERE INDICAZIONI PRELIMINARI SUL BILANCIO DEI MATERIALI CAVE E SITI DI DEPOSITO Codice Elaborato Titolo Scala INQUADRAMENTO PROGRAMMATICO T 0 0 IA 1 0 AMB C T 0 1 A Stralcio Piano Paesaggistico Regionale 1: Stralcio Piano Paesaggistico Regionale Ambito T 0 0 IA 1 0 AMB C T 0 2 A 1: n.24 Salto di Quirra T 0 0 IA 1 0 AMB C T 0 3 A Stralcio dei Piani Urbanistici Comunali 1:5.000 Piano Assetto Idrogeologico Aree di T 0 0 IA 1 0 AMB C T 0 4 A 1: pericolosità e rischio idraulico T 0 0 IA 1 0 AMB C T 0 5 A Piano Assetto Idrogeologico Fasce fluviali 1: Piano Assetto Idrogeologico Pericolosità e T 0 0 IA 1 0 AMB C T 0 6 A 1: rischio frane T 0 0 IA 1 0 AMB C T 0 7 A Carta dei vincoli e delle tutele 1: T 0 0 IA 1 0 AMB C T 0 8 A Direttiva Habitat: SIC e ZPS 1: T 0 0 IA 1 0 AMB C T 0 9 A Carta dei parchi e delle aree protette 1: INQUADRAMENTO PROGETTUALE Corografia generale e stato di avanzamento T 0 0 IA 2 0 AMB C O 0 1 A della Nuova S.S. 125 da Cagliari (Terra Mala) a 1: Tortolì Corografia del Tronco Tertenia-San Priamo T 0 0 IA 2 0 AMB C O 0 1 A 1: Lotto 1 T 0 0 IA 2 0 AMB P L 0 1 A Planimetria dello stato attuale 1:5.000 T 0 0 IA 2 0 AMB P L 0 2 A Planimetria delle alternative di tracciato 1:5.000 T 0 0 IA 2 0 AMB P F 0 1 A T 0 0 IA 2 0 AMB P F 0 2 A T 0 0 IA 2 0 AMB P F 0 3 A Planimetria e profilo di progetto su ortofoto Alternativa 1 Planimetria e profilo di progetto su ortofoto Alternativa 2 Planimetria e profilo di progetto su ortofoto Alternativa 3 1:5.000/ 500 1:5.000/ 500 1:5.000/ 500 T 0 0 IA 2 0 AMB P O 0 1 A Confronto alternative progettuali su fotopiano 1:5.000 Documentazione fotografica e planimetria delle T 0 0 IA 2 0 AMB C T 0 1 A alternative progettuali con punti di ripresa (Tav. 1: di 2) Documentazione fotografica e planimetria delle T 0 0 IA 2 0 AMB C T 0 2 A alternative progettuali con punti di ripresa (Tav. 1: di 2) Sezioni tipo in rilevato e trincea Particolari T 0 0 IA 2 0 AMB S T 0 1 A varie costruttivi Sezioni tipo su opere d arte, rampe mono e T 0 0 IA 2 0 AMB S T 0 2 A varie bidirezionali Particolari costruttivi ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 3

5 Planimetria generale interventi di mitigazione T 0 0 IA 2 1 AMB P L 0 1 A 1:2.000 (Tav. 1 di 4) Planimetria generale interventi di mitigazione T 0 0 IA 2 1 AMB P L 0 2 A 1:2.000 (Tav. 2 di 4) Planimetria generale interventi di mitigazione T 0 0 IA 2 1 AMB P L 0 3 A 1:2.000 (Tav. 3 di 4) Planimetria generale interventi di mitigazione T 0 0 IA 2 1 AMB P L 0 4 A 1:2.000 (Tav. 4 di 4) Stralcio planimetrico e sezioni tipo delle opere a T 0 0 IA 2 1 AMB S Z 0 1 A verde: Rilevato varie Stralcio planimetrico e sezioni tipo delle opere a T 0 0 IA 2 1 AMB S Z 0 2 A verde: Trincea varie Stralcio planimetrico e sezioni tipo delle opere a T 0 0 IA 2 1 AMB S Z 0 3 A verde: Viadotto varie Stralcio planimetrico e sezioni tipo delle opere a T 0 0 IA 2 1 AMB S Z 0 4 A verde: Galleria naturale varie Tipologico delle opere a verde Sesti di T 0 0 IA 2 1 AMB D I 0 1 A 1:200 impianto Tipologico interventi per sottopassi faunistici: T 0 0 IA 2 1 AMB D I 0 2 A tombino circolare 1500 varie T 0 0 IA 2 2 AMB F O 0 1 A Fotosimulazione del Viadotto Asinalis Fotosimulazione del tratto in trincea tra le T 0 0 IA 2 2 AMB F O 0 2 A progressive e Fotosimulazione della Galleria Erbeis (imbocco T 0 0 IA 2 2 AMB F O 0 3 A sud) --- T 0 0 IA 2 2 AMB F O 0 4 A Fotoinserimento della Galleria Erbeis --- T 0 0 IA 3 7 AMB C T 0 1 A Carta di sintesi degli impatti (Tav. 1 di 4) 1:2.000 T 0 0 IA 3 7 AMB C T 0 2 A Carta di sintesi degli impatti (Tav. 2 di 4) 1:2.000 T 0 0 IA 3 7 AMB C T 0 3 A Carta di sintesi degli impatti (Tav. 3 di 4) 1:2.000 T 0 0 IA 3 7 AMB C T 0 4 A Carta di sintesi degli impatti (Tav. 4 di 4) 1:2.000 INQUADRAMENTO AMBIENTALE T 0 0 IA 3 0 AMB C T 0 1 A Carta del contesto 1: T 0 0 IA 3 1 AMB C T 0 1 A Carta dei bacini e del reticolo idrografico 1: T 0 0 IA 3 2 AMB C G 0 1 A Carta geologica 1:5.000 T 0 0 IA 3 2 AMB C G 0 2 A Carta geomorfologica 1:5.000 T 0 0 IA 3 2 AMB C T 0 1 A Carta idrogeologica 1:5.000 T 0 0 IA 3 3 AMB C T 0 1 A Carta dell uso del suolo Matrice naturale 1: T 0 0 IA 3 3 AMB C T 0 2 A Carta dell uso del suolo Matrice agricola 1: T 0 0 IA 3 3 AMB C T 0 3 A Carta dell uso del suolo Matrice antropica 1: T 0 0 IA 3 3 AMB C T 0 4 A Carta degli ecosistemi e della fauna 1: T 0 0 IA 3 4 AMB C T 0 1 A Assetto ed elementi di struttura del paesaggio varie T 0 0 IA 3 4 AMB C T 0 2 A Percezione visiva ed intervisibilità 1:5.000 T 0 0 IA 3 4 AMB C T 0 3 A Funzionamento 1: T 0 0 IA 3 4 AMB C T 0 4 A Ritmo 1: T 0 0 IA 3 4 AMB C T 0 5 A Morfologia del paesaggio 1: Inquinamento acustico: Planimetria di T 0 0 IA 3 5 AMB P L 0 1 A 1:5.000 localizzazione dei ricettori censiti T 0 0 IA 3 6 AMB C T 0 1 A Carta dei condizionamenti 1: ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 4

6 1. PREMESSA 2. METODOLOGIA E CONTENUTI DELLO STUDIO Il presente documento è relativo al Progetto Preliminare del (Tronco Tertenia San Priamo) della Nuova S.S. 125 Orientale Sarda, che si sviluppa per circa m nel territorio dei Comuni di Osini e Jerzu (Provincia dell Ogliastra) e Villaputzu (Provincia di Cagliari). La rappresentazione grafica della localizzazione delle opere stradali di progetto è riportata nell elaborato Corografia generale e stato di avanzamento della Nuova S.S. 125 da Cagliari (Terra Mala) a Tortolì, che costituisce parte integrante del presente documento. Relativamente alle procedure ambientali, il presente documento è stato redatto in conformità alla procedura di verifica di assoggettabilità (o procedura di screening), così come definita nell art.20 del Decreto Legislativo n.4 del 16 gennaio 2008 Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del D.Lgs. n.152 del 3 aprile 2006, recante norme in materia ambientale, che è stata quindi adottata e fatta propria anche dalla Regione Sardegna, con Delibera n.24/23 del 23 aprile 2008, oltre che sulla base di quanto successivamente aggiornato con il Decreto Legislativo n.128 del 29 giugno 2010; per una descrizione di maggiore dettaglio della normativa di riferimento ambientale e delle procedure da attivare per l approvazione del presente progetto, si rimanda al successivo capitolo 3. Il presente documento è stato redatto con le modalità indicate dalla normativa ambientale precedentemente citata che, per la stesura dei documenti di verifica di assoggettabilità dei progetti alla procedura VIA, prevede in particolare: la descrizione delle principali caratteristiche delle opere stradali di progetto; la determinazione della sensibilità ambientale delle aree geografiche interessate dalla realizzazione dell infrastruttura stradale di progetto; l individuazione e la caratterizzazione della natura e della consistenza degli impatti potenziali indotti dalla realizzazione e dall esercizio delle opere stradali di cui al presente documento, dando evidenza delle eventuali situazioni di criticità indotte; l indicazione delle misure di mitigazione necessarie per favorire l inserimento di tali opere nel contesto territoriale interessato A tale scopo, le analisi riportate nell ambito del presente studio sono state effettuate attraverso: acquisizione di materiale bibliografico; acquisizione di cartografia tematica; indagini ricognitive in campo; foto-interpretazione In particolare, il presente documento descrive inizialmente le motivazioni e le fasi progettuali e l iter approvativo dell intero progetto della Nuova S.S. 125 nel tratto compreso da Cagliari a Tortolì, per poi confrontare tra loro le tre alternative di tracciato previste e descrivere in dettaglio le caratteristiche progettuali dell alternativa prescelta. Successivamente, sono indicati i rapporti degli interventi di progetto con gli strumenti di pianificazione territoriale a livello regionale, provinciale e comunale, oltre che con il sistema vincolistico vigente e le aree di valenza ambientale presenti nell ambito territoriale di studio. Il documento prosegue con la caratterizzazione dello stato attuale delle componenti ambientali indicate dalle normativa vigente, vale a dire in particolare: Atmosfera Ambiente idrico Suolo e sottosuolo Vegetazione, flora, fauna ed ecosistemi Paesaggio ed assetto del territorio Rumore Vibrazioni ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 5

7 Per ciascuna delle sopra citate componenti ambientali, vengono quindi individuati i potenziali impatti indotti nella fase di esercizio delle opere stradali di progetto e, successivamente, sono indicati gli interventi di mitigazione ambientale che è possibile prevedere per il contenimento di tali impatti, con particolare riferimento alla realizzazione di opere a verde ed agli interventi per la protezione della fauna. 3. LA NORMATIVA AMBIENTALE DI RIFERIMENTO E L ITER DI APPROVAZIONE DEL PROGETTO Vengono di seguito riportati i riferimenti normativi nazionali e regionali attualmente vigenti in materia ambientale e di appalti pubblici: A tale proposito, si evidenzia che la scelta degli interventi di mitigazione ambientali previsti nell ambito del presente progetto è stata effettuata con gli stessi criteri metodologici ed utilizzando le stesse tipologie di intervento già adottati nel progetto del 1 Lotto - 1 Stralcio, attiguo a quello in oggetto che, con Deliberazione Regionale n.18/42 del , ha ottenuto la esclusione della Procedura VIA con prescrizioni, tra le quali era espressamente indicato di realizzare gli interventi di mitigazione ambientale previsti nel progetto presentato. Il presente documento si conclude con la individuazione delle aree di cantiere e di deposito da allestire per la realizzazione delle opere stradali di progetto e con la successiva descrizione degli eventuali impatti che potrebbero essere indotti nella fase di cantierizzazione, con la indicazione delle modalità operative e degli interventi che è possibile prevedere per mitigare tali impatti, con particolare riferimento alla salvaguardia della qualità dell aria e delle acque, oltre che dei livelli sonori. Decreto Legislativo n.163 del , relativo al Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE Decreto Legislativo n.152 del , recante Norme in materia ambientale, identificato anche come Nuovo Codice dell Ambiente Decreto Legislativo n.4 del , relativo alle Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del Decreto Legislativo n.152 del 3 aprile 2006, recante norme in materia ambientale Decreto Legislativo n.128 del , recante Modifiche ed integrazioni al Decreto Legislativo 3 aprile 2006 n.152, recante norme in materia ambientale, a norma dell articolo 12 della legge 18 giugno 2009, n.69 Delibera della Regione Sardegna n.24/23, del , relativa alle Direttive per lo svolgimento delle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale e Valutazione Ambientale Strategica 3.1 Decreto Legislativo n.163/2006 Il Decreto Legislativo n.163 del 12 aprile 2006 (individuato anche come Codice dei Contratti) disciplina i contratti delle stazioni appaltanti, degli enti e dei soggetti aggiudicatori in materia di contratti pubblici relativi a lavori, opere, servizi e prodotti, al fine di garantire la qualità delle prestazioni ed il rispetto dei principi di economicità, trasparenza, efficacia, libera concorrenza, correttezza e pubblicità. Nel Decreto, che tra l altro istituisce l Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, sono definite le competenze legislative di Stato e Regioni, le fasi delle procedure di affidamento con le relative procedure di controllo degli atti, nonché vengono stabiliti i contratti che sono completamente o parzialmente esclusi dall ambito di applicazione del codice stesso. Nella Parte II, Titolo I, Capo IV e Sezione I del suddetto Decreto (art.90 96) sono regolati i diversi livelli di progettazione la progettazione, mentre nella Sezione II (art ) vengono definiti il procedimento approvativo dei progetti ed i relativi effetti ai fini urbanistici ed espropriativi. Prima dell approvazione del Progetto Preliminare, il Proponente consegna alle Soprintendenze Archeologiche competenti per territorio (nel nostro caso, quella delle province di Sassari e Nuoro, nonché quella delle province di Cagliari ed Oristano) la documentazione relativa alla Verifica preventiva dell Interesse Archeologico (di cui all art.95 del suddetto Decreto), redatta da soggetti ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 6

8 in possesso di diploma di laurea e specializzazione in archeologia o di dottorato di ricerca in archeologia, così come richiesto dalla normativa. Nell ambito del D.Lgs. n.163/2006, vengono inoltre indicate le modalità di acquisizione dei pareri da parte di tutti gli Enti e/o Amministrazioni interessate dalla realizzazione dell opera, al fine di poter procedere alla realizzazione dell opera di progetto. A tale proposito, il suddetto Decreto rimanda a quanto previsto nella Legge n.241 del 7/8/1990 relativamente alle modalità di convocazione e di svolgimento della Conferenza dei Servizi, al termine della quale viene adottata la determinazione motivata di conclusione del procedimento che, a tutti gli effetti, sostituisce ogni autorizzazione, concessione, nulla osta o atto di assenso comunque denominato di competenza delle amministrazioni partecipanti, o comunque invitate a partecipare ma risultate assenti, alla predetta conferenza. 3.2 Decreto Legislativo n.152/2006 Il Decreto Legislativo n.152 del 3 aprile 2006, che è stato redatto anche allo scopo di recepire le direttive europee sulle norme ambientali, disciplina le seguenti materie: A tale proposito, nel Titolo III Valutazione di Impatto Ambientale del suddetto decreto, sono definite le fasi di svolgimento della procedura che, secondo le disposizioni di cui agli articoli da 20 a 28, comprende: lo svolgimento di una verifica di assoggettabilità; la definizione dei contenuti dello Studio di Impatto Ambientale; la presentazione e la pubblicazione del progetto; lo svolgimento di consultazioni; la valutazione dello Studio di Impatto Ambientale e degli esiti delle consultazioni; la decisione; l informazione sulla decisione; il monitoraggio In particolare, per quanto riguarda le procedure per la VIA, la VAS e la IPCC, tale decreto sostituisce integralmente quanto previsto nella Parte II del D.Lgs. n.152/2006 che riguardava tali aspetti. A questo riguardo, nell art.7 del D.Lgs. n.4/2008 sono specificate le competenze per lo svolgimento delle procedure di VIA e di VAS, così come di seguito riportato: le procedure per la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) e l Autorizzazione Ambientale Integrata (IPPC); la difesa del suolo e la lotta alla desertificazione, la tutela delle acque dall inquinamento e la gestione delle risorse idriche; la gestione dei rifiuti e la bonifica dei siti inquinati; la tutela dell aria e la riduzione delle emissioni in atmosfera; la tutela risarcitoria contro i danni all ambiente o sono sottoposti a VAS, in sede statale, i piani ed i programmi di cui all art.6 (commi da 1 a 4) la cui approvazione dipende da organi dello Stato; o sono sottoposti a VAS, in sede regionale, i piani ed i programmi di cui all art.6 (commi da 1 a 4) la cui approvazione compete alle regioni, alle province o agli enti locali; o sono sottoposti a VIA, in sede statale, i progetti di cui all Allegato II del D.Lgs. n.4/2008; o sono sottoposti a VIA, in sede regionale, i progetti di cui agli allegati III e IV del D.Lgs. n.4/08 In particolare, nel decreto vengono individuate le tipologie di progetto da sottoporre a procedura di VIA nazionale o regionale, con l indicazione dei relativi procedimenti autorizzativi. Tale decreto è stato quindi successivamente superato ed integrato dal Decreto Legislativo n.4 del 16 gennaio 2008, così come descritto nel successivo paragrafo. 3.3 Decreto Legislativo n.4/2008 Il Decreto Legislativo n.4 del 16 gennaio 2008 è stato redatto allo scopo di adeguare la legislazione in materia ambientale alle continue innovazioni del quadro normativo; a tale proposito, riporta delle modifiche ed integrazioni rispetto a quanto previsto nel D.Lgs. n.152/2006 sopra citato, introducendo principi e definizioni generali, nonché modalità di semplificazione e coordinamento delle procedure autorizzative in campo ambientale. Nell ambito di tale decreto (art.20) è inoltre prevista la possibilità di sottoporre i progetti a procedura di verifica di assoggettabilità (o screening), allo scopo di escluderli dal procedimento di VIA (nazionale o regionale). Nel D.Lgs. n.4/08 viene quindi specificato che per la valutazione di impatto ambientale o la verifica di assoggettabilità di opere che ricadono in SIC e/o ZPS e che, pertanto, richiedono la Valutazione di Incidenza (di cui all art.5 del Decreto n.357/1997), lo studio preliminare ambientale o lo studio di impatto ambientale devono contenere gli elementi di cui all Allegato G del sopra citato decreto. Negli allegati del suddetto decreto sono infine riportate le seguenti indicazioni: criteri per la verifica di assoggettabilità di piani e programmi da sottoporre alla VAS (Allegato I); elenco dei progetti da sottoporre a VIA nazionale (Allegato II); ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 7

9 elenco dei progetti da sottoporre alla VIA regionale (Allegato III); elenco dei progetti da sottoporre alla verifica di assoggettabilità regionale (Allegato IV), tra cui rientra quello oggetto del presente documento; criteri per la verifica di assoggettabilità dei progetti alla procedura VIA (Allegato V); contenuti del Rapporto Ambientale, relativo ai piani e programmi da sottoporre alla VAS (Allegato VI); contenuti dello Studio di Impatto Ambientale (Allegato VII) 3.4 Decreto Legislativo n.128/2010 Il Decreto Legislativo n.128 del 29 giugno 2010 introduce modifiche ed integrazioni al D.Lgs. n.152/06 e s.m.i., recante norme in materia ambientale, a norma dell art.12 della Legge n.69 del 18 giugno In particolare, le principali modifiche introdotte alla parte II - relativa alla Valutazione di Impatto Ambientale del suddetto decreto sono quelle di seguito riportate: 3.5 Delibera Giunta Regione Sardegna n.24/23 del 23 aprile 2008 La Delibera di Giunta Regionale della Sardegna n.24/23 del 23 aprile 2008, recante le Direttive per lo svolgimento delle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale e di Valutazione Ambientale Strategica è stata emanata allo scopo di definire le nuove procedure per la VIA e la VAS, che sono state determinate sulla base di quanto previsto nel D.Lgs. n.4/2008, nonché di stabilire gli organismi preposti allo svolgimento di tali procedure. In particolare, nella suddetta D.G.R. si sono stabiliti i seguenti ambiti di applicazione: le procedure di Valutazione di Impatto Ambientale devono essere svolte secondo quanto specificato nell Allegato A della Delibera; le procedure di Verifica/Screening si devono svolgere secondo quanto indicato nell Allegato B della D.G.R.; le procedure di Valutazione Ambientale Strategica di piani e programmi di competenza regionale devono essere svolte sulla base di quanto specificato nell Allegato C di tale Delibera modifica di alcune definizioni, tra cui quella di Valutazione ambientale dei progetti ; a tale proposito, nella definizione di Verifica di assoggettabilità, viene chiarito che l obiettivo della verifica è quello di valutare se i progetti possano avere impatti significativi e negativi sull ambiente, ponendo quindi l accento non solo sull entità, ma anche sul segno (positivo o negativo) degli effetti stessi; per le procedure di verifica di assoggettabilità alla VIA, la fase di scoping e le procedure di VIA, è prevista la presentazione da parte del proponente di documentazione solo su supporto informatico, tranne in casi di particolare difficoltà; modifica di alcuni termini temporali delle diverse fasi della procedura; l eventuale Conferenza dei Servizi per consultare i soggetti competenti in materia ambientale ha natura istruttoria e, ove le amministrazioni non si esprimano, l Autorità competente adotta comunque la decisione finale; pertanto, la Conferenza dei Servizi non è più chiamata ad esprimere una valutazione definitiva, ma rappresenta solamente un tavolo di confronto tra le varie amministrazioni; la mancata presentazione di integrazioni richieste, overo il ritiro della domanda, non viene più equiparata ad una pronuncia interlocutoria negativa; a partire dal 16 settembre 2010, i ricorsi contro il silenzio delle Pubbliche Amministrazioni sono disciplinati dagli articoli 31, 87 e 117 del D.Lgs. n.104/2010; entro 1 anno dall entrata in vigore del correttivo è prevista l emanazione di regolamenti con modifica ed integrazione delle norme tecniche in materia di VIA; le singole Regioni hanno tempo 12 mesi per adeguare il proprio ordinamento ai principi introdotti dal legislatore 3.6 Iter progettuale da seguire per l ottenimento delle autorizzazioni ambientali del progetto Viene di seguito descritto l iter procedurale al quale sottoporre il progetto del 1 Lotto 2 Stralcio del Tronco Tertenia - San Priamo della Nuova S.S. 125, allo scopo di ottenere le autorizzazioni ambientali previste dalla normativa vigente. La definizione di tale iter approvativo è stata effettuata in considerazione della tipologia, delle caratteristiche e delle dimensioni dell opera di progetto, oltre che delle indicazioni normative nazionali e regionali riportate nel precedente capitolo. A tale proposito, le opere stradali di progetto si configurano tra quelle indicate nell Allegato IV Progetti sottoposti alla verifica di assoggettabilità di competenza regionale del D.Lgs. n.4/2008, che al punto 7, comma g), individua le Strade extraurbane secondarie. Pertanto, in considerazione delle indicazioni normative precedentemente descritte, il presente progetto sarà soggetto alla verifica di assoggettabilità alla procedura VIA (di cui all art.20 del D.Lgs. n.4/2008 ed all Allegato B della D.G.R. n.24/23 del ), in quanto si tratta di una strada extraurbana secondaria. A tale proposito, per attivare la suddetta procedura, il Proponente presenta l istanza di verifica all Assessorato Regionale della Difesa dell Ambiente Servizio della sostenibilità ambientale, Valutazione impatti e sistemi informativi ambientale (Servizio SAVI), corredata dal Progetto Preliminare, dallo Studio Preliminare Ambientale, dalla Scheda SAVI (di cui all Allegato B3) e dalla ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 8

10 documentazione riportante la simulazione grafica, fotografica e/o multimediale di inserimento visivo nel contesto territoriale di intervento. 4. INQUADRAMENTO PROGRAMMATICO DEL PROGETTO E NECESSITA DELLA SUA REALIZZAZIONE La suddetta documentazione verrà anche consegnata al Servizio Governo del Territorio e Tutela del Paesaggio competente per territorio (nel nostro caso, quello relativo alle provincie di Nuoro e dell Ogliastra), ai Comuni interessati (che nel presente progetto sono Osini, Jerzu e Villaputzu), all ARPA Sardegna ed al Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale Servizio Territoriale competente (nel nostro caso, l Ispettorato Ripartimentale di Lanusei). Dell avvenuta trasmissione della suddetta documentazione è dato sintetico avviso - sempre a cura del Proponente nel Bollettino Ufficiale della Regione Sardegna, nonché all Albo Pretorio dei tre sopra citati comuni interessati. Nel presente capitolo viene inizialmente riportata l evoluzione storica del progetto della variante all attuale tracciato della S.S. 125 Orientale Sarda nel tratto compreso da Cagliari a Tortoli (del quale il presente progetto costituisce parte integrante); successivamente, sono illustrate l organizzazione ed indicate le criticità delle rete stradale esistente, nonché evidenziate le motivazioni socio-economiche alla base dell intero progetto. Viene quindi definito l inquadramento del progetto di cui al presente Studio nell ambito del Piano Nazionale per il Sud e della programmazione ANAS. I tempi dell iter autorizzativo sopra descritto sono quelli di seguito elencati: entro 45 giorni dalla pubblicazione dell avviso, chiunque abbia interesse, può far pervenire la proprie osservazioni al Servizio SAVI, in forma scritta; entro 45 giorni dall avvenuto deposito della suddetta documentazione, il Servizio Governo del Territorio e della Tutela Paesaggistica competente per territorio (nel nostro caso.) trasmette al SAVI il proprio parere circa l assoggettabilità dell intervento alla procedura VIA; entro 90 giorni dalla data di richiesta della verifica, la Giunta Regionale si pronuncia con propria Deliberazione, nella quale il progetto può essere escluso dalla procedura VIA (con eventuali prescrizioni), ovvero essere assoggettato alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale di cui agli articoli da 21 a 28 del D.Lgs. n.4/2008 ed all Allegato A della D.G.R. n.24/23 dell aprile 2008 (nel caso venga rilevata la determinazione di impatti particolarmente significativi) Si evidenzia, comunque, che l infruttuoso decorso del termine di 90 giorni non implica l esclusione dell intervento dalla valutazione di impatto ambientale, in quanto persiste in capo al SAVI l obbligo di concludere la fase dell istruttoria tecnica-amminstrativa, sulla cui base la Giunta Regionale assume la relativa deliberazione. Il provvedimento della Giunta Regionale, che è pubblicato integralmente nel sito web istituzionale e mediante estratto nel Bollettino Ufficiale della Regione Sardegna, implica che il progetto debba essere realizzato entro cinque anni dalla pubblicazione del provvedimento di esclusione dalla procedura VIA (periodo che può essere esteso in considerazione delle caratteristiche del progetto). Trascorso detto periodo, salvo proroga concessa su istanza del Proponente, la procedura di verifica deve essere reiterata. 4.1 L evoluzione progettuale e lo stato attuale del collegamento viario da Cagliari a Tortolì L intervento in progetto riguarda la realizzazione della tratta terminale del tronco Tertenìa - San Priamo, facente parte del collegamento viario da Cagliari a Tortolì, interamente in variante all attuale S.S. 125 Orientale Sarda. L intero tracciato, da Cagliari a Tortolì, la cui progettazione di massima è stata avviata alla fine degli anni ottanta, era stato suddiviso in quattro Tronchi, a loro volta suddivisi nei lotti e negli stralci funzionali che vengono di seguito elencati: Tronco Terra Mala - Capo Boi, suddiviso in 2 lotti, di cui attualmente il 1 lotto è già stato realizzato, mentre il 2 è in fase di esecuzione Tronco Capo Boi - San Priamo, suddiviso in 3 lotti, già tutti realizzati Tronco San Priamo - Tertenìa, suddiviso in 4 lotti, di cui 3 lotti già realizzati e un lotto in progettazione suddiviso in due stralci, di cui il 1 stralcio è in fase di progettazione, mentre il 2 è oggetto del presente documento. Quest ultimo lotto in progetto completerà la Nuova S.S. 125 da Cagliari a Tortolì, contribuendo con la realizzazione, a rendere più veloce il collegamento da Cagliari verso l Ogliastra, oltre che decongestionare la litoranea Cagliari - Villasimius Castiadas Tronco Tertenìa - Tortolì, suddiviso in 4 lotti, di cui 3 lotti già realizzati e 1 lotto diviso in due stralci, di cui 1 ultimato (ma non ancora aperto) e l altro in fase di progettazione Nel dettaglio, il Progetto dei 4 lotti del tronco Tertenìa - San Priamo, redatto nei primi anni 90 da un gruppo di professionisti su incarico della Regione Sardegna e che è stato assunto come Progetto Esecutivo dal Compartimento ANAS della Viabilità per la Sardegna, a seguito della Conferenza di Servizi svolta in data 11 maggio 1999, aveva ottenuto i pareri e le autorizzazioni di legge, con il conseguente provvedimento di localizzazione (ex art.81 D.P.R. n.616/77) - rilasciato ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 9

11 dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Provveditorato Regionale alle Opere Pubbliche per la Sardegna - in data 6 ottobre 1999 (prot. 0070). Successivamente, in data 22 gennaio 2002, a seguito di istanza del Compartimento della Viabilità per la Sardegna, sullo stesso Progetto Esecutivo esteso ai 4 lotti, è stata quindi rilasciata la Autorizzazione in materia di beni culturali e ambientali (ai sensi del D.Lgs. 490/99) da parte del Servizio Tutela del Paesaggio della Regione Autonoma della Sardegna. Nel frattempo, i primi tre lotti del Tronco Tertenìa San Priamo sono stati realizzati, mentre il 4 lotto, mai appaltato, è stato suddiviso in due stralci funzionali. 4.2 Motivazioni trasportistiche e socio-economiche del progetto di adeguamento della S.S. 125 Nei successivi paragrafi vengono inizialmente descritte le principali criticità strutturali dello stato attuale della rete stradale della Regione Sardegna, così come risultanti dallo studio trasportistico redatto dal D.I.T. dell Università di Cagliari (per una descrizione di maggior dettaglio del quale si rimanda al capitolo 10 della presente relazione); successivamente, sono riportate le principali motivazioni socio-economiche che, congiuntamente a quelle di tipo trasportistico, sono alla base dell intero progetto di adeguamento della S.S. 125, del quale il progetto di cui al presente Studio Preliminare Ambientale costituisce parte integrante. In particolare, come del resto già anticipato, il 1 stralcio è attualmente in fase di progettazione ed approvazione amministrativa. Per quanto riguarda il 2 stralcio (oggetto dell adeguamento progettuale di cui al presente Studio), si è provveduto all adeguamento del Progetto Esecutivo redatto dal Compartimento ANAS della Sardegna ed approvato dal MIT nel 1999, con particolare riferimento ai segenti aspetti: rispetto delle prescrizioni formulate nella Conferenza dei Servizi del 1999; minimizzazione del consumo di suolo, allo scopo di determinare un minore impatto sul territorio; ciò si è ottenuto sia accostando, per quanto possibile, la nuova infrastruttura al tracciato della S.S. 125 esistente, sia cercando di rendere il profilo altimetrico maggiormente aderente al suolo, prevedendo un andamento più sinuoso del tracciato, sia minimizzando gli ingombri e le occupazioni dei terreni; applicazione delle normative attualmente vigenti in materia di geometria e sicurezza delle infrastrutture stradali; applicazione delle nuove delimitazione previste dal Piano Stralcio per l Assetto Idrogeologico della Regione Autonoma della Sardegna, adottato dalla Giunta Regionale con Deliberazione n.22/46 del 21 luglio 2003, così come aggiornato con D.P.R.A.S. n.35 del 21 marzo 2008 La rappresentazione grafica di quanto sopra descritto è riportata negli elaborati grafici di seguito elencati, che constituiscono parte integrante della presente relazione: - Corografia generale e stato di avanzamento della Nuova S.S. 125 da Cagliari (Terra Mala) a Tortolì Scala 1: Corografia del tronco Tertenia San Priamo: Lotto 1 Scala 1: Criticità strutturali della rete stradale regionale I risultati dello studio trasportistico precedentemente citato (e descritto nel successivo capitolo 10) hanno evidenziato le criticità strutturali dell attuale rete stradale che si sviluppa nel territorio della Regione Sardegna. A tale proposito, la consistenza della rete stradale regionale, così come classificata ai sensi del D.Lgs. 491/99 e ripartita per tipologia di sezione, si caratterizza prevalentemente (31.4% della rete classificata) con standard di tipo VI, ai sensi delle vecchie norme CNR, oltre che per standard di tipo A e Amod (indicando, con questa, la sezione CNR di tipo A modificata introducendo uno spartitraffico centrale metallico, senza l adeguamento della sezione). Solamente 70 Km della rete regionale classificata (pari al 6.2% del totale) è caratterizzata da standard di tipo III, mentre la restante parte del sistema viario raggiunge al più gli standard di tipo V delle vecchie norme CNR. Pertanto, in considerazione delle suddette caratteristiche della rete stradale regionale, testimoniate dalle ridotte caratteristiche delle sezioni e dall andamento plano-altimetrico particolarmente tortuoso, si rilevano spesso condizioni di deflusso scadente, con velocità commerciali che in molti casi sono inferiori a 35 km/h. In particolare, per quanto riguarda il tracciato della S.S. 125 esistente, lo studio trasportistico del D.I.T. di Cagliari ha rilevato quanto di seguito indicato: - Parte iniziale: Vcomm = 45 km/h - Parte centrale: Vcomm = 60 km/h - Parte finale: Vcomm = 40 km/h A partire dagli anni 60, quando sono stati realizzati gli assi stradali fondamentali della Sardegna, è stata diffusamente impiegata la sezione di tipo A, spesso in modo poco corretto. ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 10

12 Nel tempo, con l incremento dei volumi di traffico, tali arterie hanno sistematicamente evidenziato eleveti indici di incidentalità. In particolare, la soluziona attuata e, tuttora perseguita, è stata quella di introdurre nel margine centrale di 50cm una barriera metallica di dimensioni maggiori che, di fatto, ha determinato il restringimento della sezione e dei franchi centrali. L accessibilità delle aree interne è compromessa, oltre che dalla mancanza di infrastrutture adeguate, anche dalle insufficienti e talvolta scarse caratteristiche geometriche, di progetto e di manutenzione della rete viaria. In sintesi la rete principale, stradale e ferroviaria, serve adeguatamente solo le aree più sviluppate, ma non assicura adeguate condizioni di accessibilità ad ampie aree dell Isola (tra cui quella della Provincia dell Ogliastra, che pure vanta delle straordinarie potenzialità turistiche). Il risultato immediato è stato quello di ridurre il numero di eventi mortali, frequenti nelle collisioni frontali, ma anche quello di una drastica riduzione del livello di servizio della strada. Pertanto, in considerazione delle criticità sopra indicate, si evidenzia che in Sardegna il completamento degli interventi di adeguamento previsti sulla S.S. 125 e sulla S.S. 131 dovrebbe consentire una consistente evoluzione degli standard del patrimonio viario poiché, in seguito alla realizzazione dei suddetti interventi, circa il 48,3% di strade della viabilità ANAS avrà caratteristiche superiori a quelle del tipo C delle nuove norme del Codice della Strada Le motivazioni socio-economiche Il miglioramento dell accessibilità del territorio non è solamente uno strumento di sviluppo economico, ma rappresenta anche un miglioramento della qualità della vita, soprattutto in aree a bassa densità demografica. A tale proposito, infatti, si evidenzia come le attività, le occasioni di lavoro, di scambi sociali e culturali, l accesso ai servizi di scala territoriale superiore che, per ovvi motivi, sono concentrati in un numero ridotto di poli, devono essere concretamente a disposizione di tutta la popolazione. Questo obbliga a renderne agevole l accesso e, dunque, economico, rapido, sicuro e confortevole il viaggio. La domanda di accessibilità territoriale viene espressa non solo dalle richieste delle popolazioni residenti ma, in modo estremamente marcato, dalle esigenze del mondo produttivo, che punta ad uno sviluppo economico basato sulla valorizzazione delle risorse naturali, culturali, artigianali ed agricole. In tale ottica, risulta fondamentale l accessibilità alle principali zone turistiche e lo scambio turistico tra la costa ed i territori montani. La ricostruzione ed il potenziamento di una rete viaria più fitta ed articolata può rappresentare il presupposto fondamentale per favorire gli spostamenti turistici costiero-montani e, contemporaneamente, integrare le risorse tipiche delle aree interne con quelle localizzate sulla costa. Pertanto, in considerazione delle suddette criticità, è possibile evidenziare che la realizzazione della Nuova S.S. 125 darà un notevole contributo alla rottura dell isolamento delle aree interne della Sardegna. 4.3 Inquadramento dell opera di progetto nel Piano Nazionale per il Sud L infrastruttura stradale di cui al presente Studio rientra tra gli interventi per i quali sono state individuate ed assegnate risorse, in quanto classificati come interventi di rilievo nazionale ed interregionale, nonché di rilevanza strategica regionale, per l attuazione del Piano Nazionale per il Sud, così come riportato nella Deliberazione CIPE n.62/2011 (GURI del 31/12/2011) nella quale, per l opera di cui al presente progetto, è indicato il costo complessivo pari a 90 milioni di Euro. 4.4 Inquadramento dell infrastruttura stradale di progetto nella pianificazione ANAS In seguito al Decreto Legge 8 luglio 2002 n.138, convertito con modificazioni dalla legge 8 agosto 2002, n.178, i rapporti relativi ai compiti attribuiti in concessione ad ANAS SpA dal competente Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sono stati regolati da apposita Convenzione stipulata tra le parti. Tale Convenzione stabilisce, fra le varie cose, che nelle more della stipula del Primo Contratto di Programma, per quanto riguarda le opere da realizzare, si farà riferimento al programma stradale ed autostradale per gli anni , nonché alle previsioni di Accordo di Programma Ministero- Ente ANAS del 10 ottobre Negli anni successivi, sono stati quindi stipulati diversi contratti di programma tra ANAS e Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, l ultimo dei quali è relativo agli anni L intervento S.S. 125 Orientale Sarda Tronco San Priamo Tertenìa, Lotto 1, Stralcio 2 è inserito nel Piano Decennale ANAS , oltre che nell Elenco delle Opere Infrastrutturali di nuova realizzazione per l anno 2007, con proiezione programmatica fino al 2011 Area di Inseribilità. ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 11

13 L infrastruttura stradale di progetto è inoltre presente nell Accordo Preliminare tra il Ministero della Infrastrutture e dei Trasporti e la Regione Autonoma della Sardegna per i programmi Q.S.N ANALISI DELLE ALTERNATIVE ED OPZIONE ZERO Nel presente capitolo viene riportata l analisi delle 3 alternative di tracciato studiate per la realizzazione del del della Nuova S.S. 125, comprensiva dell Opzione Zero (ipotesi di non intervento). A tale proposito, vengono inizialmente descritte le principali caratteristiche tecniche di ciascuna di tali alternative, ciascuna delle quali è stata redatta nel rispetto delle indicazioni normative relative alla geometria ed alla sicurezza delle infrastrutture. Successivamente, è riportato il confronto ambientale, territoriale, tecnico ed economico delle suddette alternative, in considerazione del quale si è quindi proceduto alla individuazione del tracciato preferenziale. 6.1 Opzione zero La mancata realizzazione dell infrastruttura stradale di progetto, cosiddetta Opzione zero, determinerebbe le criticità trasportistiche (con particolare riferimento al periodo estivo) già evidenziate nel precedente capitolo 4.2. Inoltre, trattandosi di uno stralcio dell intero progetto di adeguamento della S.S. 125 da Cagliari a Tortolì (in gran parte già realizzato e/o in via di esecuzione), si rende assolutamente imprenscindibile la sua realizzazione. 6.2 Soluzione 1 Il tracciato della Soluzione 1 ha una lunghezza di m e si sviluppa, da Nord verso Sud, per il tratto compreso dalla progr fino alla progr ,03. Tale tracciato prende spunto da quello proposto dal Compartimento ANAS della Viabilità per la Sardegna negli anni 90, prevedendo uno scostamento nel tratto iniziale, nel quale la suddetta alternativa deve connettersi al termine del tracciato del primo stralcio, che risulta essere più a valle rispetto alla soluzione compartimentale. L intervento ha origine in corrispondenza dello svincolo tra la nuova S.S.125 e quella esistente e, dopo un susseguirsi di tratti in trincea e rilevato, in corrispondenza della progr è previsto l imbocco della prima galleria artificiale Osini, che si sviluppa fino alla progr A breve distanza dal termine della prima galleria, dopo una successiva alternanza di tratti in trincea e rilevato, è quindi localizzato l imbocco della seconda galleria artificiale-naturale Asinalis, che si sviluppa dalla progr alla progr ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 12

14 Tale opera d arte si è resa necessaria a seguito della scelta di mantenere il tracciato a monte, allo scopo di non interferire con dei terreni coltivati a vite ed una abitazione, entrambe localizzate più a valle in prossimità della sede della S.S.125 attuale. Il tracciato di tale alternativa progettuale termina all altezza della progr ,03, in corrispondenza della quale andrà a connettersi con il tratto stradale già realizzato, appartenente al Lotto 2. Successivamente, il tracciato della Soluzione 1 si sviluppa a mezza costa, con scarpata in terra rinforzata per un tratto della lunghezza di circa 300m, a seguito del quale si trova il primo viadotto di progetto, denominato Asinalis 1, di lunghezza pari a 99m (3 campate da 33m ciascuna). Il tracciato prosegue con alternanza di tratti in rilevato e trincea, i primi realizzati prevedendo terra rinforzata per le scarpate, al fine di non estenderne eccessivamente l estensione laterale (data la vicinanza maggiore in questo tratto con la vecchia strada statale), mentre i secondi sono realizzati tramite le sezioni che prevedono il muro di controripa in destra, allo scopo di ridurre il volume complessivo di scavo. Nel tratto compreso dalla progr alla progr è quindi previsto il secondo viadotto di progetto, individuato come Asinalis 2, di lunghezza pari a 330m (10 campate da 33m), a breve distanza dal quale si estende il terzo viadotto, vale a dire lo Spalgiorgius, che risulta essere il più lungo, in quanto si estende per complessivi 594m (18 campate da 33m), a partire dalla progr fino alla progr A seguire, per un tratto di circa 1.500m, è prevista una alternanza di gallerie e viadotti: in dettaglio, dalla progr alla progr è localizzata la galleria artificiale Spalgiorgius ; successivamente, sono previste la galleria artificiale Mous (dalla progr alla progr ), il viadotto Mous (dalla progr alla progr ), di lunghezza pari a 132m, che si articola con 4 campate da 33m, la galleria artificiale Masoni (dalla progr alla progr ), il viadotto Masoni (dalla progr alla progr ), di lunghezza pari a 264 m, con 8 campate da 33m, la galleria artificiale Erbeis (dalla progr alla progr ), il viadotto Erbeis (dalla progr alla progr ) della lunghezza di 231m, con 7 campate da 33m. Al termine di questa successione di viadotti e gallerie, il tracciato della Soluzione 1 scende altimetricamente, approssimandosi al Rio San Giorgio, che viene superato dall omonimo viadotto di lunghezza pari a 231 m (7 campate da 33m), previsto nel tratto compreso dalla progr alla progr Nel tratto successivo, il tracciato di progetto scende verso valle, seguendo l andamento delle curve di livello avvicinandosi all attuale sede stradale della S.S Tra la progr e la progr è quindi previsto l ultimo viadotto della Soluzione 1, individuato come Alluedu ; la suddetta opera d arte, ad una sola campata, è stata ubicata al fine di consentire lo scavalcamento di una viabilità esistente. 6.3 Soluzione 2 Il tracciato della Soluzione 2, che è previsto di lunghezza pari a m, si sviluppa da Nord verso Sud dalla progr fino alla progr ,18. Per i primi 600m il tracciato si sviluppa seguendo il medesimo andamento della Soluzione 1, mentre nel tratto successivo prosegue più verso valle, accostandosi maggiormente alla sede stradale attuale della S.S La prima opera d arte di progetto, vale a dire il viadotto Asinalis 1, che si sviluppa per 112m con 4 campate da 28m, è prevista nel tratto compreso tra la progr e la progr Nel tratto successivo, allo scopo di limitare l ingombro trasversale del rilevato, data la vicinanza con la strada esistente, dalla progr circa alla progr circa, la scarpata verso valle è realizzata con terra rinforzata. Questa variazione dell andamento plano-altimetrico dell asse determina che, nel tratto compreso tra la progr e la progr , il tracciato vada a sovrastare una strada di accesso, che dovrà quindi essere ripristinata mediante l inserimento di un sottovia e la conseguente deviazione dell asse. Il tracciato della Soluzione 2 prosegue poi con un alternanza di tratti in rilevato e scavo, utilizzando in questi ultimi casi sezioni che prevedono il muro di controripa in destra, al fine di ridurre i volumi di terra da scavare. Nel tratto compreso dalla progr alla progr è previsto il viadotto Asinalis 2, di lunghezza pari a 352m, con 11 campate da 32m ciascuna, che sovrasta anch esso una viabilità d accesso. A breve distanza da tale viadotto, in corrispondenza della progr , ha origine il viadotto Spalgiorgius, che sviluppa per una lunghezza totale di 704 m, con 22 campate da 32m ciascuna. Al termine del suddetto viadotto, sono previsti un tratto in rilevato ed uno in scavo; nel tratto successivo, a partire dalle progr ed a breve distanza tra loro, si susseguono il viadotto Mous, di lunghezza pari a 408m, con 2 campate da 28m e 11 campate da 32m, il viadotto Masoni (dalla progr alla progr ) di lunghezza pari a 429m, con 13 campate da 33m, la galleria naturale Erbeis (dalla progr alla progr ) e, infine, il viadotto ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 13

15 Erbeis, della lunghezza di 148m, con 2 campate da 32m e 3 campate da 28m, che ha inizio all altezza della progr , per poi concludersi alla progr Nel tratto successivo, il profilo del tracciato della Soluzione 2 scende e si dirige verso il fiume San Giorgio, che viene superato con l omonimo viadotto, di lunghezza pari a 352m, con 11 campate da 32m, che si sviluppa dalla progr alla progr Nella parte finale di tale alternativa, il profilo del tracciato si discosta poco dal terreno, tranne per il tratto compreso tra la progr e la progr , in corrispondenza del quale si trova un leggero avvallamento, che viene superato mediante l ultimo viadotto Alluedu, di lunghezza pari a 198 m (6 campate da 33 m), che consente anche lo scavalcamento di una viabilità secondaria, nonché la conservazione di diversi ettari di coltivazioni a vite sottostanti l opera di progetto. Il tracciato della Soluzione 2 termina in corrispondenza della progr ,03, dove andrà a connettersi con il tratto stradale già realizzato, appartenente al Lotto Soluzione 3 Il tracciato della Soluzione 3 si estende per una lunghezza complessiva di m, sviluppandosi da Nord verso Sud, dalla progr fino alla progr ,78. Questa soluzione ha origine da quella precedentemente descritta, rappresentandone una ottimizzazione dal punto di vista della riduzione delle opere d arte. Dal punto di vista plano-altimetrico, il tracciato della Soluzione 3 si mantiene quasi inalterato rispetto a quello della Soluzione 2 fino all altezza della progr circa. A partire da questo punto, si è prevista una sostanziale modifica rispetto alla soluzione precedente che, in particolare, consiste nello spostamento ancora più verso valle del tracciato. 6.5 Confronto delle alternative di tracciato considerate Vengono di seguito brevemente riepilogate e confrontate tra loro le principali caratteristiche planoaltimetriche dei tre tracciati alternativi considerati. Il tracciato della Soluzione 1 prende spunto da quello proposto dal Compartimento ANAS della Sardegna, prevedendo uno scostamento nel tratto iniziale nel quale la soluzione in questione deve connettersi al termine del tracciato del primo stralcio che risulta essere più a valle rispetto alla soluzione compartimentale. La conseguenza di tali modifiche è stata anche la nuova geometrizzazione dello svincolo tra la nuova S.S. 125 e la statale esistente, che risulta ora più compatto e, quindi, meno invasivo. Tale tracciato è, tra le tre soluzioni considerate, quello che si sviluppa più a monte rispetto alla sede attuale della S.S. 125 ed è caratterizzato da una notevole incidenza di opere d arte, in quanto prevede 5 gallerie artificiali e 8 viadotti. Il tracciato della Soluzione 2 si snoda più a valle del precedente a partire dalla progr circa fino alla progr Tale scostamento verso valle ha comportato modifiche plano-altimetriche, consentendo al tracciato di seguire maggiormente la conformazione naturale del terreno, con effetti positivi riguardanti la riduzione del numero e dello sviluppo totale di gallerie che, infatti, passano da 5 a 1; di contro, il numero di viadotti resta invariato, ma ne viene aumentato di circa 800 m lo sviluppo complessivo. La Soluzione 3, rispetto alla precedente, prevede delle modifiche planimetriche del tracciato dalla progr alla prg circa e delle modifiche altimetriche dalla progr alla progr e dalla progr alla progr circa. Tali modifiche rappresentano sostanzialmente una ottimizzazione, realizzata a seguito di un ulteriore scostamento verso valle del tracciato della Soluzione 2, che ha consentito la riduzione dell impatto indotto dai tratti in viadotto sull intero tracciato, che infatti si riducono dal 35% al 23%. Nella seguente Tabella 6.1 si riporta uno schema sintetico delle opere d arte e della suddivisione dei tratti del tracciato per ciascuna delle tre soluzioni alternative considerate. La scelta di tale soluzione progettuale consente di ridurre l altezza di un viadotto e, inoltre, non rende più necessaria la realizzazione dei tre viadotti successivi previsti nella Soluzione 2. Nel dettaglio, dal punto di vista planimetrico, lo scostamento del tracciato rispetto a quello della soluzione precedente termina all altezza della progr circa; dal punto di vista altimetrico, invece, lo scostamento tra i due tracciati ha termine in corrispondenza della progr circa. Nel tratto successivo e fino al termine del tracciato di progetto, non risultano differenze significative rispetto a quanto già precedentemente descritto nella Soluzione 2. ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 14

16 6.5 Individuazione del tracciato preferenziale L individuazione del tracciato di progetto preferenziale è stata effettuata in considerazione di diversi aspetti, riguardanti in particolare sia quelli tecnico-funzionali che quelli territorialiambientali, nonché gli aspetti economici. A tale proposito, si rileva come il tracciato della Soluzione 1 preveda la realizzazione del maggior numero di opere d arte (8 viadotti e 5 gallerie), mentre la Soluzione 2, pur riducendo a 2 il numero di gallerie (con conseguente riduzione della loro lunghezza) e mantenendo inalterato il numero di viadotti, prevede comunque una maggiore lunghezza complessiva di questi ultimi (pari a circa 800 m in più); per quanto riguarda la Soluzione 3, è possibile verificare come il tracciato preveda di realizzare solamente 1 galleria e 5 viadotti, consentendo una significativa riduzione dell estensione delle opere d arte di progetto. Si evidenzia, inoltre, che per quanto riguarda il tracciato della Soluzione 1 (sostanzialmente analogo a quello presentato dal Compartimento ANAS della Viabilità per la Sardegna nella Conferenza dei Servizi del 1999), allo scopo di determinare un minore impatto sul territorio, tra le prescrizioni della Soprintendenza, oltre che la riduzione dei costi, vi era la richiesta di minimizzare il consumo di suolo, sia prevedendo un andamento altimetrico del tracciato il più possibile aderente al terreno, sia cercando di avvicinare maggiormente alla sede attuale della S.S. 125, sita nel fondovalle, il tracciato di progetto. Tabella 6.1: Schema riepilogativo delle caratteristiche delle 3 alternative considerate Tale prescrizione è stata rispettata sia dalla Soluzione 2, seppure in maniera minore, sia soprattutto dal tracciato della Soluzione 3, che in alcuni tratti si sviluppa nelle immediate adiacenze del corpo stradale della S.S. 125 esistente. La rappresentazione grafica della localizzazione delle tre alternative di tracciato sopra descritte nel contesto territoriale di intervento è riportata nei seguenti elaborati, che costituiscono parte integrante del presente Studio: - Planimetria delle alternative di tracciato Scala 1: Planimetria e profilo di progetto su ortofoto Alternativa 1 Scala 1:5.0001:5.000/500 - Planimetria e profilo di progetto su ortofoto Alternativa 2 Scala 1:5.0001:5.000/500 - Planimetria e profilo di progetto su ortofoto Alternativa 3 Scala 1:5.0001:5.000/500 - Confronto alternative progettuali su fotopiano Scala 1: Documentazione fotografica e planimetrie delle alternative progettuali con punti di ripresa (Tavole 1 e 2) Scala 1:5.000 La caratterizzazione progettuale delle tre soluzioni di tracciato sopra riportata ha inevitabilmente delle ricadute anche sui relativi costi di realizzazione; in particolare, mentre gli importi economici previsti per la Soluzione 1 e la Soluzione 2 sono sostanzialmente simili tra loro, il ridotto numero di opere d arte garantito dal tracciato della Soluzione 3 determina una significata riduzione dei costi di realizzazione rispetto alle altre due, che è stimabile tra il 15% ed il 20% dell importo complessivo dell opera di progetto. Pertanto, sulla base dei risultati del confronto delle alternative di tracciato considerate, è possibile evidenziare che tutte le analisi svolte hanno consentito di individuare la Soluzione 3 come quella preferenziale, che è stata quindi approfondita nell ambito del presente Progetto Preliminare. ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 15

17 7. L INTERVENTO DI PROGETTO La progettazione dell intervento di cui al presente studio è stata redatta sulla base dei riferimenti normativi relativi agli aspetti stradali che vengono di seguito elencati: Nel tratto successivo, il tracciato di progetto si avvicina alla sede attuale della S.S. 125 e, allo scopo di limitare l ingombro trasversale, in diversi tratti è previsto l impiego di terra rinforzata sulle scarpate verso valle; in questo tratto, allo scopo di garantire la continuità di una viabilità poderale, all altezza della progr è ubicato un sottovia scatolare, di lunghezza pari a 40 m. D.Lgs. n.285 del 30 aprile 1992 e s.m.i.: Nuovo Codice della Strada D.P.R. n.495 del 16 dicembre 1992 e s.m.i.: Regolamento di esecuzione e di attuazione del Codice della Strada D.M. n.6792 del 5 novembre 2001 e s.m.i.: Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade D.M. n.223 del 18 febbraio 1992: Regolamento recante istruzioni tecniche per la progettazione, l omologazione e l impiego delle barriere stradali di sicurezza, così come successivamente aggiornato dal D.M. del 21 giugno 2004: Aggiornamento delle istruzione tecniche per la progettazione, l omologazione e l impiego delle barriere stradali di sicurezza Decreto del Ministero delle Infrastrutture del 19 aprile 2006, recante le Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle intersezioni stradali, pubblicato sulla G.U. n.170 del Il tracciato dell alternativa prescelta prosegue poi con un alternanza di tratti in rilevato e scavo; anche in questo caso è previsto l utilizzo di muri in terra rinforzata verso valle, al fine di ridurre i volumi di terra da scavare. Il progetto prevede quindi la realizzazione del viadotto Asinalis 2, che si sviluppa per una lunghezza complessiva di 352 m, con 11 campate da 32 m ciascuna; tale viadotto, ubicato nel tratto compreso dalla progr alla progr , consente di attraversare sia il Rio Asinalis che una viabilità d accesso. Dopo un breve tratto a mezza costa, in corrispondenza del quale è anche previsto un cavalcavia finalizzato a garantire la continuità di una strada poderale (progr ), e di un muro in terra rinforzata (previsto sempre sul lato della S.S. 125 esistente), tra la progr e la progr verrà realizzato il viadotto Spalgiorgius, di lunghezza pari a 749 m (23 campate da 32m), che rappresenta l opera d arte di maggiore estensione del presente progetto. 7.1 Descrizione dell intervento Nei successivi paragrafi sono descritte le principali caratteristiche progettuali del tracciato dell asse principale e dello Svincolo di Masonedili, oltre che delle piazzole previste lungo il tracciato. A tale proposito, si evidenzia come l asse principale sia stato progettato secondo gli standard di una strada extraurbana secondaria tipo C1 del D.M. 5/11/01, cui è associato l intervallo di velocità di progetto compreso tra 60 e 100 km/h Il tracciato dell asse principale Il tracciato dell alternativa prescelta, vale a dire la Soluzione 3, ha origine dalla progr , in corrispondenza dello svincolo tra la nuova S.S. 125 (anche questo facente parte del presente progetto) e quella esistente, per poi terminare alla progr ,78, dove si riconnette con il tracciato del Lotto 2 del (già realizzato). Il tracciato dell asta principale di progetto si sviluppa inizialmente con un alternanza di tratti in trincea (alcuni dei quali a più banche) ed in rilevato, fino all altezza della progr , da dove ha inizio la prima opera d arte in progetto, vale a dire il viadotto Asinalis 1, previsto in corrispondenza del Rio Guventu, per una lunghezza complessiva di 112m, con 4 campate da 28 m ciascuna; nel tratto iniziale di progetto verrà anche realizzato un sottovia alla progr , della lunghezza di 35 m, destinato al passaggio di una viabilità poderale. Il tracciato di progetto si sviluppa quindi con alternanza di rilevati e trincee (alcune delle quali a più banche) e muri in terra rinforzato (lato valle) fino all altezza della progr , dove ha inizio la galleria naturale Erbeis, che si articola per 239 m fino alla progr ; in corrispondenza di questo tratto, all altezza della progr , è anche prevista la realizzazione di un sottovia scatolare di lunghezza pari a 47 m, finalizzato a garantire la continuità di una viabilità poderale. Il tratto successivo è caratterizzato dalla presenza di un cavalcavia all altezza della progr , nonché dall andamento altimetrico del profilo di progetto, che scende verso il Rio San Giorgio, per il quale è previsto l attraversamento con il viadotto omonimo, che ha origine in corrispondenza della progr e termina alla progr , sviluppandosi per una lunghezza complessiva di 352 m, con 11 campate da 32 m ciascuna. Nella parte finale del progetto, il profilo del tracciato si discosta poco dal terreno, tranne per il tratto compreso tra la progr e la progr , in corrispondenza del quale è prevista la realizzazione dell ultimo viadotto di progetto, denominato Alluedu, di lunghezza pari a 198 m e costituito da 6 campate da 33 ciascuna, che consente di attraversare il Rio Alueddu ed una viabilità secondaria, nonché di conservare diversi ettari di coltivazioni a vite sottostanti l opera di progetto. Il tracciato di progetto dell alternativa prescelta termina all altezza della progr ,78, in corrispondenza del tratto stradale già realizzato della Nuova S.S ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 16

18 7.1.2 Lo Svincolo Masonedili Lo Svincolo Masonedili, previsto tra la progr e la progr , di fatto, realizza la connessione tra la nuova S.S. 125 e la sede attuale della statale. Lo schema geometrico adottato prevede di realizzare tale connessione sfruttando la rotatoria prevista nel precedente lotto. Le uscite dalla nuova S.S. 125 sono previste per mezzo delle rampe A e D, entrambe dotate di corsie specializzate parallele dedicate a tale manovra e dimensionate secondo i criteri previsti dal D.M Mentre la Rampa D prosegue fino ad innestarsi direttamente nella rotatoria, la Rampa A si innesta nella Rampa B, bidirezionale, che si diparte dalla rotatoria e consente anche il transito, in direzione opposta, dei veicoli che si apprestano ad effettuare la manovra di immissione nella nuova S.S Le manovre di immissione verso la nuova S.S. 125 avvengono sfruttando le rampe C ed E, in tratti ove sono garantite le necessarie distanze di visibilità nelle intersezioni a raso. La Rampa C consiste in una prosecuzione della Rampa B, mentre la Rampa E ha origine dalla rotatoria, sfruttando per una parte iniziale del suo sviluppo il tratto di allaccio provvisorio previsto alla fine del precedente lotto. Per entrambe le rampe che, in ottemperanza alle indicazioni del D.M non sono dotate di corsia di accelerazione, l immissione è regolata da Stop Sezioni tipo La sezione tipo adottata per l asse principale di progetto, in conformità alla categoria C1 del D.M , prevede una piattaforma pavimentata di larghezza pari a 10.50m, così come di seguito dettagliato: n.2 corsie (1 per senso di marcia), da 3.75m ciascuna; n.2 banchine, in destra e sinistra, da 1.50m ciascuna; in rilevato sono previste due tipologie di sezione, di cui la prima con arginello di larghezza totale pari a 1.50m e scarpate con pendenze 2:3, mentre la seconda sezione prevede un arginello di larghezza totale pari a 1.50m e scarpata in sinistra, con muro in terra rinforzata e pendenza 4:1, mentre in destra è prevista una scarpata con pendenza 2:3; in trincea sono state adottate due tipologie di sezione, la prima delle quali con cunetta alla francese di 050m e scarpate con pendenza 1:1, mentre la seconda prevede una cunetta alla francese di 1.00m, con a tergo banca orizzontale da 0.50m, seguita da un muro di controripa di altezza pari a 4.5m e successiva banca orizzontale da 1m e, infine, chiusura con scarpata avente pendenza di 1:1 Sia per i tratti in viadotto che in galleria la piattaforma stradale è prevista di larghezza pari a 10.50m, ad eccezione dei necessari allargamenti della stessa per motivi di visibilità in curva, come accade per i tratti in galleria, in corrispondenza dei quali si è dovuto prevedere un allargamento di 2.50m della sede stradale. Per quanto riguarda, invece, la sezione tipo delle quattro rampe monodirezionali (A, C, D, E) dello svincolo, si è prevista una piattaforma pavimentata di larghezza pari a 6.50m, la cui sezione è così costituita: n.1 corsia da 4.00m; n.1 banchina in destra da 1.50m; n.1 banchina in sinistra da 1.00m; in rilevato, arginello di larghezza totale pari a 1.50m in trincea, cunetta alla francese di 1.00m, con a tergo banca orizzontale da Relativamente alla rampa bidirezionale (B) dello Svincolo di Masonedili, è stata adottata una piattaforma pavimentata da 10.50m, costituita come di seguito indicato: n.2 corsie (1 per senso di marica) da 3.75m ciascuna; n.2 banchine, in destra e sinistra, da 1.50m ciascuna; n.1 banchina in sinistra da 1.00m; in rilevato, arginello di larghezza totale pari a 1.50m in trincea, cunetta alla francese di 1.00m, con a tergo banca orizzontale da 0.50 Vengono di seguito elencate le pendenze previste per le scarpate di progetto: o per i rilevati è stata adottata la pendenza 2:3; o per gli scavi si è prevista la pendenza 1:1; o per i muri in terra rinforzata si è indicata la pendenza 4:1 Sulle scarpate dei rilevati è previsto di realizzare un rivestimento protettivo, mediante la posa in opera di uno strato di terreno vegetale, dello spessore di 30cm, mentre sulle scarpate delle trincee si prevede un trattamento superficiale di inerbimento. La rappresentazione grafica delle sezioni tipo sopra descritte è riportata nei seguenti elaborati, che costituiscono parte integrante del presente Studio: - Sezioni tipo in rilevato e trincea Particolari costruttivi Scala 1:5.000 ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 17

19 - Sezioni tipo su opere d arte e rampe mono e bidirezionali Particolari costruttivi Scala 1: :5.000/500 In particolare, si tratta di deviazioni della viabilità locale di modesta estensione, per le quali si è comqune prevista di contenere la velocità a meno di 40 km/h Elementi plano-altimetrici delle opere di progetto L intervento di progetto è stato redatto con caratteristiche plano-altimetriche conformi alle indicazioni normative vigenti, con particolare riferimento a quanto previsto dal sopra citato decreto ministeriale del novembre A tale proposito, il profilo longitudinale è stato geometrizzato tramite livellette e raccordi parabolici, nel pieno rispetto delle criteri di normativa. A tale proposito, verranno adottati gli opportuni accorgimenti, sia costruttivi che di segnaletica, necessari al corretto mantenimento della funzionalita delle stesse ed al contenimento delle velocità consentite Pavimentazione stradale La pavimentazione stradale dell asse principale e di tutte le rampe dello svincolo sarà così composta: Inoltre, in considerazione dei valori di pendenza longitudinali adottati e degli sviluppi delle livellette, non è emersa la necessità di adottare corsie di arrampicamento. In particolare, dal punto di vista altimetrico, si è prevista una pendenza massima pari al 2,15% e si sono adottati raccordi verticali con raggio minimo di 4.100m per quelli concavi e di 7.500m per i raccordi convessi. 5cm di strato di usura drenante e fonoassorbente per il tratto compreso dalla rotatoria R1 a fine intervento 7cm di collegamento (binder); 8cm di base in conglomerato bituminoso; 15cm di fondazione in misto cementato; 15cm di fondazione in misto granulare Per quanto concerne gli elementi planimetrici, la geometrizzazione della linea d asse è stata effettuata utilizzando una successione di rettifili ed archi, raccordati da curve di transizione (clotoidi) opportunamente dimensionate; complessivamente, sono presenti 13 curve circolari di raggio compreso tra 1.200m e 400m Le piazzole di sosta Nell ambito del presente progetto, allo scopo di ottemperare ai criteri indicati nel D.M , sono state previste delle piazzole di sosta, ubicate ad intervalli di circa 1.000m tra loro e dislocate lungo ciascuno dei due sensi di marcia. Inoltre, tra lo strato di usura e quello di collegamento, sarà interposta una mano di attacco impermeabilizzante. Per quanto concerne i tratti stradadli in viadotto, la pavimentazione sarà invece composta dallo strato di usura drenante di 5cm e dallo strato di binder, di spessore ridotto a 5cm, che poggiano direttamente sulla soletta, mediante interposizione di uno strato di impermeabilizzazione. Relativamente alla pavimentazione delle viabilità secondarie, sia per i tratti fuori sede che per i ripristini in sede, si adotterà una pavimentazione consistente in 25cm di misto granulare, con un trattamento superficiale antipolvere. Le dimensioni di tali piazzole sono conformi a quelle indicate dalla normativa, vale a dire in particolare: La scelta di prevedere il pacchetto di pavimentazione con le caratteristiche sopra citate è stata effettuata allo scopo di garantire condizioni di durabilità e planarità che si conservino nel tempo. lunghezza totale pari a 65m (25m il tratto centrale e 20m i tratti di raccordo); larghezza complessiva, oltre la banchina, di 3.50m La viabilità locale Nell ambito del presente progetto, è prevista la sistemazione plano-altimetrica di alcuni tratti di viabilità interferiti dal tracciato dell asse principale, che hanno carattere prettamente agricolo e di accessibilità ai fondi Opere di protezione Nell ambito del presente progetto è stata prevista la posa in opera di barriere metalliche di sicurezza, omologate ai sensi della vigente normativa in materia, con particolare riferimento al D.M. del 21 giugno 2004, recante l Aggiornamento delle istruzioni tecniche per la progettazione, l omologazione e l impiego delle barriere stradali di sicurezza e le prescrizioni tecniche per le prove delle barriere di sicurezza stradale, pubblicata sulla G.U. n.182 del ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 18

20 Per quanto riguarda le barriere laterali, in funzione della tipologia della sezione stradale, si sono previste le seguenti soluzioni: Bordo laterale: barriere di classe H1 larghezza utile W5; Bordo ponte: barriere di classe H2 larghezza utile W5 Nei punti di inizio e fine barriere è previsto l utilizzo di idonei dispositivi terminali semplici; inoltre, nel passaggio tra barriere bordo ponte e bordo rilevato, è stato previsto di garantirne la continuità strutturale attraverso il collegamento, almeno, della lama, oltre che del corrente posteriore ed inferiore. Inoltre, in corrispondenza delle cuspidi di uscita dall asse principale (Rampa A e Rampa D dello Svincolo Masonedili), verranno posti in opera degli opportuni attenuatori d urto. Relativamente alle deviazioni della viabilità locale previste nell ambito del presente progetto, in considerazione della loro modesta estensione e della limitata velocità consentita (minore di 40 km/h), non si è riscontrata la necessità di prevedere la installazione di barriere di sicurezza stradale. 7.2 La Galleria naturale Erbeis Nell ambito del presente progetto, è prevista la realizzazione della Galleria naturale Erbeis, di lunghezza complessiva pari a 239m e che si estende nel tratto compreso dalla progr alla progr Tale galleria, che verrà realizzata con tunnel a singola canna, è prevista con sagoma policentrica di raggio pari a 6.45 m ed arco rovescio di raggio pari a m. Figura 7.1: Sezione tipo della Galleria Erbeis 7.3 Viadotti Il tracciato stradale di progetto prevede la realizzazione di cinque viadotti, per una lunghezza complessiva di 1.763m circa; nella seguente Tabella 7.1 sono indicate le principali caratteristiche delle suddette opere. La sezione stradale all interno della galleria è di tipo C1, con due corsie di marcia da 3.50 m e due banchine da 1.50 m; inoltre, per esigenze di visibilità, è previsto un allargamento della sede stradale, di ampiezza pari a 2.50 m. I due imbocchi della galleria verranno realizzati in artificiale, di lunghezza pari, rispettivamente, a 22 m (imbocco nord) e 28 m (imbocco sud), con le parti finali a becco di flauto, per favorire il migliore inserimento ambientale dell opera di progetto. In base alla conoscenza litologica delle zone attraversate, si è previsto lo scavo tradizionale a piena sezione della galleria naturale. La copertura massima dell opera è pari a circa 25 m. Nella seguente Figura 7.1 è riportata la sezione della galleria di progetto. Viadotto Progr. Iniz. Progr. Finale Lunghezza N. campate Asinalis m 4 Asinalis m 11 Spalgiorgius m 23 San Giorgio m 11 Allueddu m 6 Tabella 7.1: Individuazione dei viadotti di progetto I viadotti avranno campate comprese tra i 28 m ed i 33 m di luce. La sezione trasversale tipo in rettifilo avrà una larghezza di m, con sezione pavimentata di m e cordoli da 0.75 m. ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 19

21 L impalcato dei viadotti verrà realizzato con 4 travi a cassoncino in cemento armato precompresso e soletta collaborante in calcestruzzo. Lo schema statico è di travi in semplice appoggio nei confronti delle azioni verticali, mentre è prevista una continuità nei confronti delle azioni longitudinali, ovvero uno schema a catena cinematica; la continuità è realizzata a mezzo di giunto sotto pavimentazione e barre di accoppiamento ad alta resistenza (sistema tipo link). Il getto della soletta avviene su dalles prefabbricate autoportanti. Nella seguente Figura 7.2 si riporta la sezione trasversale tipologica dei viadotti previsti nell ambito del presente progetto. Figura 7.2: Sezione tipo dei viadotti di progetto Le pile e le spalle dei viadotti saranno realizzate in cemento armato. Le fondazioni dei viadotti in progetto, in molti casi, interesseranno direttamente il substrato roccioso metamorfico (formazioni MSV Monte Santa Vittoria e SVI Arenarie di San Vito); in questi casi, è prevista l adozione di fondazioni dirette intestate nella porzione sana (non alterata) ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 20

22 del bedrock, salvo prevedere interventi puntuali di miglioramento/consolidamento delle porzioni fratturate degli ammassi rocciosi. In altri casi, al di sopra del bedrock, si riscontra l interposizione di coperture alluvionali, depositi di conoide antica, o di modesti spessori di coltre eluvio-colluviale. In particolare, per il viadotto Asinalis 1, il piano di posa delle fondazioni potrà essere agevolmente impostato all interno del substrato previa asportazione della copertura; per quanto riguarda il viadotto Asinalis 2, le pile centrali intercetteranno coltri di copertura di spessore da accertare nel corso delle indagini geognostiche; il viadotto Spalgiorgius intercetterà terreni di copertura poggianti sul substrato; infine, i viadotti San Giorgio e Alluedu interesseranno spessori maggiori (fino a 15 m) di alluvioni ghiaioso-sabbiose sovrapposte al bedrock. In tutti questi casi, laddove cioè risulti disagevole posizionare il piano di imposta delle fondazioni direttamente all interno del substrato, in ragione delle condizioni riscontrabili in corrispondenza delle singole pile (che verranno puntualmente definite a seguito del completamento delle indagini), sarà possibile adottare soluzioni su fondazioni dirette-approfondite, tramite consolidamento dei terreni di copertura. 7.4 Cavalcavia e sottovia Vengono di seguito descritte le principali caratteristiche delle opere d arte minori (cavalcavia e sottovia) previste nell ambito del presente progetto. Figura 7.3: Sezione tipo dei cavalcavia di progetto Cavalcavia Il progetto prevede la realizzazione di due cavalcavia, localizzate rispettivamente in corrispondenza della progr (di lunghezza pari a 30m) e della progr (della lunghezza di 30m). La sezione trasversale tipo avrà una larghezza di 7.50m, con sezione pavimentata di 6.00m e cordoli aventi larghezza pari a 0.75m. L impalcato dei cavalcavia è previsto in cemento armato precompresso, con travi a cassoncino e soletta di completamento. Le spalle saranno in cemento armato su fondazione diretta Sottovia Lungo il tracciato dell asse principale di progetto sono previsti tre sottovia scatolari, localizzati rispettivamente in corrispondenza della progr (di lunghezza pari a 35m), della progr (della lunghezza di 40m) e della progr (di lunghezza pari a 47 m). Tali sottovia saranno realizzati in cemento armato con dimensioni nette interne pari a 5m x 6m; la soletta superiore ed i piedritti avranno spessore pari a 0.70m, mentre la soletta inferiore è previsto dello spessore di 0.80m. Nella seguente Figura 7.4 è rappresentata la sezione trasversale tipologica dei sottovia di progetto. La seguente Figura 7.3 riporta la sezione trasversale tipologica dei cavalcavia di progetto. ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 21

23 OBIETTIVI DEGLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE E PROGRAMMAZIONE REGIONALE, PROVINCIALE E LOCALE Il presente capitolo individua gli strumenti di pianificazione territoriale attualmente vigenti a livello regionale, provinciale e comunale ed i rapporti di tali strumenti, di seguito elencati, con le opere stradali oggetto del presente studio: Piano Paesaggistico Regionale Piano Stralcio per l Assetto Idrogeologico (PAI) della Regione Sardegna Piani Urbanistici Comunali di Osini, Jerzu e Villaputzu min 8.1 Piano Paesaggistico Regionale Il Piano Paesaggistico Regionale della Sardegna Primo ambito omogeneo, che è stato approvato con Deliberazione della Giunta Regionale n.36/7 del 5 novembre 2006 (BUR n.30 del ), costituisce il quadro di rfierimento e coordinamento per gli atti di programmazione e pianificazione regionale, proviciale e locale per lo sviluppo sostenibile. 80 Il suddetto piano è rivolto a tutti i soggetti che operano nella pianificazione e nella gesitione del 20 territorio sardo, con particolare riferimento alla Regione, alla Province, ai Comuni ed alle loro forme associative, oltre che agli Enti pubblici e statali e regionali, comprese le Università ed i Centri di Ricerca Nell ambito di tale piano, la Regione riconosce caratteri, tipologie, forme e punti di vista del paesaggio sardo - costituito dalle interazioni della naturalità, della storia e della cultura delle popolazioni locali, intesi come elementi fondamentali per lo sviluppo e, inoltre, ne disciplina la tutela, promuovendone la valorizzazione. Figura 7.4: Sezione tipo dei sottovia di progetto Finalità, contenuti, disposizioni e norme del PPR In corrispondenza dello Svincolo Masonedili, è infine prevista la realizzazione di un sottovia scatolare in cemento armato, avente dimensioni nette interne di 12.50m di larghezza e 5.00m di altezza. Il suddetto sottovia, di lunghezza pari a 40m, prevede la soletta superiore ed i piedritti dello spessore di 1.30m, mentre la soletta inferiore è di spessore pari a 1.40m. Le finalità del P.P.R. (art.1) sono quelle di seguito elencate: preservare, tutelare, valorizzare e tramandare alle generazioni future l identità ambientale, storica, culturale ed insediativa del territorio sardo; proteggere e tutelare il paesaggio culturale e naturale, nonché la relativa biodiversità; assicurare la salvaguardia del territorio e promuoverne forme di sviluppo sostenibile, al fine di conservarne e migliorarne le qualità ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 22

24 L art.2 del Piano Paesaggistico Regionale ne riporta i contenuti, vale a dire: l analisi delle caratteristiche ambientali, storico-culturali ed insediative dell intero territorio regionale, nelle loro reciproche interrelazioni; l analisi delle dinamiche di trasformazione del territorio, attraverso l individuazione dei fattori di rischio e degli elementi di vulnerabilità del paesaggio, nonché la comparazione con gli altri atti di programmazione, pianficazione e difesa del suolo; la determinazione delle misure per la conservazione dei caratteri connotativi e dei criteri di gestione degli interventi di valorizzazione paesaggistica degli immobili e delle aree dichiarate di notevole interesse pubblico e delle aree tutelate per legge; l individuazione, ai sensi degli artt.134, 142 e 143 comma 1 lettera i), del D.Lgs. 22 gennaio n.42, come modificato dal D.Lgs. 24 marzo 2006 n.157, delle categorie di immobili ed aree da sottoporre a specifiche misure di salvaguardia, di gestione e di utilizzazione, in quanto beni paesaggistici; l individuazione di categorie di aree ed immobili costituitivi dell identità sarda, qualificati come beni identitari; la previsione degli interventi di recupero e riqualificazione degli immobili e delle aree significativamente compromessi o degradati; la previsione delle misure necessarie al corretto inserimento degli interventi di trasformazione del territorio nel contesto paesaggistico, cui devono attenersi le azini e gli investimenti finalizzati allo sviluppo sostenibile delle aree interessate; la previsione di specifiche norme di salvaguardia, applicabili in attesa dell adeguamento degli strumenti urbanistici al P.P.R. Nel dettaglio, il suddetto piano: ripartisce il territorio nazionale in ambiti di paesaggio; detta indirizzi e prescrizioni per la conservazione ed il mantenimento degli aspetti significativi o caratteristici del paesaggio, individuando le azioni necessarie al fine di orientare ed armonizzare le sue trasformazioni in una prospettiva di sviluppo sostenibile; indica il quadro delle azioni strategiche da atutare e dei relativi strumenti da utilizzare per il perseguimento ai fini della tutela paesaggistica; configura un sistema di partecipazione alla gestione del territorio, da parte degli enti locali e delle popolazioni, nella definizione e nel coordinamento delle politiche di tutela e valorizzazione paesaggistica, avvalendosi anche del Sistema Informativo Territoriale Regionale (S.I.T.R.) Vengono di seguito elencati i principi contenuti nel P.P.R. (art.3), che sono stati assunti a base delle azioni da attuare per il perseguimento dei fini di tutela paesaggistica: controllo della gestione delle città; gestione dell ecosistema urbano secondo il principio di precauzione; conservazione e sviluppo del patrimonio naturale e culturale; alleggerimento della eccessiva pressione urbanistica, in particolare nelle zone costiere; politiche settoriali nel rispetto della conservazione della diversità biologica; strategie territoriali integrate per le zone ecologicamente sensibili; protezione del suolo con la riduzione di erosioni; conservazine e recupero delle grandi zone umide; gestione e recupero degli ecosistemi marini; conservazione e gestione di paesaggi di interesse culturale, storico, estetico ed eco-logico; più adeguata compatibilità delle misure di sviluppo che incidono sul paesaggio; recupero di paesaggi degradati da attività umane L ambito di applicazione e l efficacia del Piano Paesaggistico Regionale (art.4) riguardano in particolare: le disposizioni del piano paesistico sono cogenti per gli strumenti urbanistici dei comuni e delle province; inoltre, sono immediatamente prevalenti sulle disposizioni difformi eventualmente contenute negli strumenti urbanistici; relativamente alla tutela del paesaggio, le disposizioni del P.P.R. sono comunque prevalenti sulle disposizioni contenute negli altri atti di pianificazione ad incidenza territoriale previsti dalla normativa di settore, comprese quelle degli altri enti gestori delle aree protette, qualora siano meno restrittive; gli Enti locali e gli Enti gestori delle aree protette provvedono all adeguamento dei rispettivi strumenti di pianificazione e programmazione alle previsioni del P.P.R., entro i termini previsti dal piano stesso; le disposizioni del piano paesaggistico sono immediatamente efficaci per i territori comunali in tutto o in parte ricompresi negli ambiti di paesaggio costiero; i beni paesaggistici ed i beni identitari individuati e caratterizzati nell ambito del P.P.R. sono comunque soggetti alla disciplina del piano, indipendentemente dalla loro localizzazione negli ambiti di paesaggio costiero Il successivo art.5 riporta l elenco degli elaborati che costituiscono il Piano Paesaggistico della Regione Sardegna, vale a dire in particolare: Relazione Generale Carta della perimetrazione degli ambiti di paesaggio costieri (Scala 1: ) Carta della struttura fisica (Scala 1: ) Carta dell assetto ambientale (Scala 1: ) Carta dell assetto storico-culturale (Scala 1: ) Carta dell assetto insediativo (Scala 1: ) Carta delle aree gravate dagli usi civici (Scala 1: ) n.141 Carte dei territori ricompresi negli ambiti di paesaggio costieri (Scala 1:25.000) ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 23

25 n.38 Carte del territorio regionale non ricompreso negli ambiti di paesaggio costieri (Scala 1:25.000) n.27 Schede illustrative delle caratteristiche territoriali e degli indirizzi progettuali degli ambiti di paesaggio, corrredate da n.27 tavole cartografiche (Scala 1: ) e dall Atlante dei Paesaggi Norme Tecniche di Attuazione Nell art.6 del P.P.R. sono elencati gli ambiti di paesaggio, i beni e le componenti disciplinate nel piano: Ambiti di paesaggio, intesi come le aree definite in relazione alla tipologia, rilevanza ed integrità dei valori paesaggistici, che sono state identificate attraverso un processo di rilevanza e conoscenza in cui convergono fattori strutturali, naturali ed antropici e nei quali sono identificati i beni paesaggistici individuali o d insieme; nel dettaglio, il piano paesistico detta la disciplina di tutela di ciascuno degli ambiti di paesaggio individuati Beni paesaggistici, individuati come quelle categorie di beni immobili i cui caratteri di individualità ne permettono una identificazione puntuale Beni paesaggistici di insieme, intesi come quelle categorie di beni immobili con caratteri di diffusività spaziale, composti da una pluralità di elementi identitari coordinati in un sistema territoriale relazionale Componenti del paesaggio, individuati come quelle tipologie di paesaggio, aree o immobili articolati sul territorio, che costituiscono la trama ed il tessuto connettivo dei diversi ambiti di paesaggio Beni identitari, intesi come quelle categorie di immobili, aree e/o valori immateriali, che consentono il riconoscimento del senso di appartenenza delle comunità locali alla specificità della cultura sarda Il Piano Paesistico Regionale definisce le seguenti azioni strategiche (art.7), intese come i fini ai quali è diretta l azione dei poteri pubblici per la conservazione e la tutela, nonché per il miglioramento o il ripristino dei valori paesaggistici riconosciuti all interno degli ambiti di paesaggio: Vengono di seguito indicate le diverse tipologie di previsioni contenute nel Piano Paesaggistico Regionale (art.10): Indirizzi, intesi come le disposizioni volte a fissare obiettivi per l attività di pianificazione provinciale e comunale, nonché degli altri soggetti coinvolti nella gestione del territorio Prescrizioni, distinte tra dirette (in quanto conformative della proprietà e volte a fissare norme vincolanti che incidono direttamente sul regime giuridico delle proprietà) ed indirette (in quanto conformative del territorio o delle modalità di esercizio delle funzioni amministrative e volte all attuazione delle diverse destinazioni del territorio oggetto di tutela paesaggistica) Misure di conservazione, intese come le azioni finalizzate al mantenimento ed al miglioramento dei caratteri connotativi dei beni e delle aree individuate Misure di conoscenza, intese come le azioni mirate allo sviluppo organico di informazioni finalizzate alla precisazione delle disposizioni del piano e che possono essere di tipo diretto ai cittadini, oppure rivolte alle altre amministrazioni, ovvero finalizzate al monitoraggio dei fenomeni critici Criteri di gestione e trasformazione, intesi come le modalità attraverso le quali si persegue l interesse pubblico finalizzato alla conservazione, manutenzione, trasformazione, recupero e ripristino dei beni oggetto di tutela paesaggistica Azioni di recupero e riqualificazione, intese come il complesso degli interventi pubblici e privati oggetto di atti di pianificazione territoriale di settore o generale, di livello provinciale o comunale, tesi al ripristino dei valori paesaggistici violati L art.11 del P.P.R. definisce le seguenti modalità di attuazione del piano stesso: Pianificazione provinciale e comunale Piani delle aree protette (di cui all art.145, comma 4, del D.Lgs. 157/2006) Intese tra Regione, Provincie e Comuni interessati Nei successivi articoli 12 e 13 vengono quindi riportate, rispettivamente, la disciplina generale e la disciplina specifica degli ambiti di paesaggio. Conservazione, che comprende il mantenimento delle caratteristiche, degli elementi costitutivi e delle morfologie, oltre che per gli interventi finalizzati al miglioramento strutturale e funzionale delle componenti di paesaggio Trasformazione ambientale, agroforestale, urbanistica ed edilizia, subordinata alla verifica della loro compatibilità ed armonia con i valori paesaggistici riconosciuti Recupero, ricostruzione e rinaturalizzazione, volti a reintegrare i valori paesaggistici preesistenti, ovvero ad attuare nuovi valori paesaggistici, compatibili con le finalità del P.P.R. Negli articoli 8 e 9 del piano sono definite, rispettivamente, la disciplina dei beni paesaggistici e degli altri enti pubblici e la disciplina dei beni identitari. Vengono di seguito elencati i 27 ambiti di paesaggio costieri individuati all art.14 del Piano Paesaggistico Regionale (in grassetto è evidenziato quello in corrispondenza del quale è prevista la realizzazione dell infrastruttura stradale di progetto), mentre nell art.15 è definita la disciplina costiera dei suddetti ambiti: 1. Golfo di Cagliari 2. Nora 3. Chia 4. Golfo di Teulada 5. Anfiteatro del Sulcis ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 24

26 6. Carbonia e Isole Sulcitane 7. Bacino metallifero 8. Arburese 9. Golfo di Oristano 10. Montiferru 11. Planargia 12. Monteleone 13. Alghero 14. Golfo dell Asinara 15. Bassa valle del Coghinas 16. Gallura costiera nord-occidentale 17. Gallura costiera nord-orientale 18. Golfo di Olbia 19. Budoni - San Teodoro 20. Monte Albo 21. Baronia 22. Supramonte di Baunel e Dorgali 23. Ogliastra 24. Salto di Quirra 25. Bassa valle del Flumendosa 26. Castiadas 27. Golfo orientale di Cagliari L assetto territoriale del territorio regionale è definito all art.16 del P.P.R., dove sono individuati e caratterizzati gli assetti ambientali, storico-culturali ed insediativi di seguito riportati (che sono stati meglio dettagliati e disciplinati negli articoli da 17 a 104 del piano): Assetto Ambientale, costituito dall insieme degli elementi territoriali di carattere biotico (flora, fauna ed habitat) ed abiotico (geologico e geomorfologico) di seguito elencati: - fascia costiera; - sistema a baie e promontori, falesie e piccole isole; - campi dunari e sistema di spiaggia; - aree rocciose di cresta ed aree a quota superiore ai 900m s.l.m.; - grotte e caverne; - monumenti naturali ai sensi della L.R. n.31/89; - zone umide, laghi naturali ed invasi artificiali e territori contermini compresi in una fasci della profondità di 300m dalla linea di battigia; - fiumi, torrenti e corsi d acqua e relative sponde o piedi degli argini, per una fascia di 150m ciascuna, sistemi fluviali, ripariali, risorgive e cascate, ancorchè temporanee; - praterie e formazioni steppiche; - praterie di poseidonia oceanica; - aree di ulteriore interesse naturalistico comprendenti le specie e gli habitat prioritari; - alberi monumentali; - territori coperti da foreste e boschi, ancorchè percorsi o danneggiati dal fuoco e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento; - parchi e riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi; - aree gravate da usi civici; - vulcani Nel dettaglio, l assetto ambientale regionale comprende le seguenti componenti di paesaggio (al cui interno sono riconosciute e disciplinate le tipologie di aree a forte acclività, di interesse naturalistico istituzionalmente tutelate, di ulteriore interesse naturalistico, di recupero ambientale, di pericolosità idro-geologica, sottoposte a vincolo idrogeologico e gravate da usi civici): o Aree naturali e sub-naturali, quali falesie e scogliere, scogli ed isole minori, complessi dunali con formazioni erbacee e ginepreti, aree rocciose e di cresta, grotte e caverne, emergenze geologiche di pregio, zone umide temporanee, sistemi fluviali e relative formazioni ripariali, ginepreti delle montagne calcaree, leccete e formazioni forestali in struttura climacica o sub-climacica, macchia foresta, garighe enedemiche su substrati di diversa natura, vegetazione alopsamofila costiera, aree con formazioni steppiche ad ampelodesma o Aree seminaturali, quali boschi naturali (comprensivi di leccete, quercete, sugherete e boschi misti), ginepreti, pascoli arborati, macchie, garighe, praterie di pianura e montane secondarie, fiumi, torrenti e formazioni riparie parzialmente modificate, zone umide costiere parzialmente modificate, dune e litorali soggetti a fruizione turistica, grotte soggette a fruizione turistica, laghi ed invasi artificiali o Aree ad utilizzazione agro-forestale, quali rimboschimenti artificiali a scopi produttivi, oliveti, vigenti, mandorleti, agrumenti e frutteti in genere, coltivazioni miste in aree periurbane, coltivazioni orticole, colture erbacee incluse le risaie, prati sfalciabili irrigui, aree per l acquicoltura intensiva e semi-intensiva ed altre aree i cui caratteri produttivi dipendono da apporti significativi di energia esterna, colture arboree ed erbacee specializzate, impianti boschivi artificiali Assetto Storico-culturale, costituito dalle aree e dagli immobili (siano essi edifici o manufatti) di seguito elencati, che caratterizzano l antropizzazione del territorio a seguito di processi storici: - immobili ed aree di notevole interesse pubblico tutelate ai sensi dell art.136 del D.Lgs. n.42 del e s.m.i.; - zone di interesse archeologico tutelate ai sensi dell art.142, comma 1, lettera m), del D.Lgs. n.42 del e s.m.i.; - immobili ed aree tipizzati, distinti tra aree caratterizzate da edifici e manufatti di valenza storico-culturale di cui al comma 1, lettera b), dell art.48 ed aree caratterizzate da insediamenti storici; - reti ed elementi connettivi; - aree d insediamento produttivo storico-culturale ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 25

27 In particolare, tra le aree caratterizzate da edifici e manufatti di valenza storico-culturale, rientrano: o Beni paesaggistici, quali beni di interesse palenotologico, luoghi di culto dal preistorico all alto medioevo, aree funerarie dal preistorico all alto medioevo, insediamenti archeologici dal prenuragico all età moderna (comprendenti sia insediamenti di tipo villaggio, sia insediamenti di tipo urbano, sia insediamenti rurali), architetture religiose medioevali, moderne e contemporanee, architetture militari storiche sino alla II guerra mondiale o Beni identitari, costituiti da elementi storico-artistici dal preistorico al contemporaneo, comprendenti rappresentazioni iconiche o aniconiche di carattere religioso, politico e militare, archeologie industriali ed aree estrattive, architetture ed aree produttive storiche, architetture specialistiche civili storiche Per quello che riguarda, invece, le aree caratterizzate da insediamenti storici, queste comprendono: o Matrici di sviluppo dei centri di antica e prima formazione, quali i nuclei di primo impianto e di antica formazione, il sistema delle sette città regie, i centri rurali, i centri di fondazione sabauda, le città ed i centri di fondazione degli anni 30 del 900, i centri specializzati del lavoro (comprendenti sia i villaggi minerari ed industriali che i villaggi delle bonifiche e delle riforme agrarie dell 800 e del 900) o Elementi dell insediamento rurale sparso, vale a dire stazzi, medaus, furriadroxius, boddeus, bacili e cuiles Relativamente, invece, alle aree delle reti e degli elementi connettivi, sono state identificate le seguenti categorie: o Rete infrastrutturale storica, che comprende i tracciati ferroviari, stazioni, caselli, gallerie, ponti ferroviari, viabilità storica e panoramica, case cantoniere, ponti, porti e scali portuali, rotte commerciali antiche, fanali, fari, infrastrutture idrauliche ed aeroporti storici o Trame e manufatti del paesaggio storico-culturale, vale a dire recinzioni storiche (principalmente in pietre murate a secco), siepi (di fico d India, rovo, lentisco, ginestra o altre specie spontanee) e colture storiche specializzate (vigneti, agrumeti, frutteti, oliveti, ecc.), costruzioni temporanee, ricoveri rurali (pinnette, baracche e simili, fattorie, magazzini, stalle, depositi, dispense, neviere Per quanto concerne le aree di insediamento produttivo di interesse storico-culturale, si tratta di permanenze significative riconoscibili come elementi dell assetto territoriale storico consolidato; in particolare, comprendono aree di bonifica, aree delle saline e terrazzamenti storici, aree dell organizzazione mineraria, nonché il Parco Geominerario Ambientale e Storico della Sardegna. A tale proposito, tra i 35 sistemi individuati nel piano come aree di insediamento produttivo di interesse storico-culturale, si rileva come l opera stradale di progetto sia compresa nel Sistema del Territorio di Quirra (n.35). Assetto Insediativo, che rappresenta l insieme degli elementi risultanti dai processi di organizzazione del territorio funzionali all insediamento degli uomini e delle attività; in particolare, tra i suddetti elementi rientrano le categorie di aree ed immobili di seguito elencate: - edificato urbano; - edificato in zona agricola; - insediamenti turistici; - insediamenti produttivi; - aree speciali (servizi); - sistema delle infrastrutture Nel dettaglio, l edificato urbano è costituito dai seguenti elementi: o Centri di antica e prima formazione, così come sopra individuati o Espansioni fino agli anni Cinquanta, costituite dalle porzioni di edificato urbano orginate dall ampliamento, normalmente in addizione ai centri di antica formazione, che ha conservato i caratteri della città compatta o Espansioni recenti, intese come quelle parti dell edificato urbano che sono costituite dalle espansioni edilizie avvenute dopo il 1950, non sempre caratterizzate da disegno urbano riconoscibile ed unitario, ma spesso derivanti da interventi discontinui di attuazione urbanistica, prevalentemente realizzati in corrispondenza delle zone di periferia o Espansioni in programma, individuate come le nuove aree da urbanizzare ai fini residenziali, anche se solo successivamente alla dimostrazione di reali fabbisogni abitativi, nell orizzonte temporale decennale, che non possano essere soddisfatti dal consolidamento e dal recupero dell esistente o Edificato urbano diffuso, che comprende le parti del territorio su cui insiste una diffusione insediativa discontinua, prevalentemente del tipo residenziale monofamiliare, localizzate negli ambiti agricoli limitrofi alle espansioni recenti dei centri maggiori Relativamente all edificato in zona agricola, questo comprende i manufatti che vengono di seguito elencati: o Insediamenti storici: centri rurali ed elementi sparsi, così come già precedentemente individuati o Nuclei e case sparse nell agro, caratterizzati dalla presenza di unità abitative, prevalentemente unifamiliari, in corrispondenza di appezzamenti di terreno di varie dimensioni che, talvolta, hanno conservato sostanzialmente inalterata la configurazione tipica della originaria modalità di conduzione agricola del fondo, presentando un assetto equilibrato tra gli episodi edilizi e l ambiente naturale ed agricolo o Insediamenti specializzati, costituiti da strutture ed edifici sorti in territori agricoli caratterizzati da una varietà di attività produttive specializzate, specifiche del settore agro pastorale, o di quello della pesca e connessi alla valorizzazione dei prodotti del fondo Per quanto concerne gli insediamenti turistici, viene fatto riferimento alle strutture, prevalentemente costiere, realizzate a partire dagli anni 60, per utilizzazioni quasi esclusivamente turistiche e, in gran parte, caratterizzati da seconde case o campeggi; i ANAS S.p.A. 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28 suddetti insediamenti risultano scarsamente dotati di servizi e spesso, sono privi di identità urbana e caratterizzati da incompletezza e scarsa qualità architettonica. Gli insediamenti produttivi riguardano, invece, le seguenti categorie: o Insediamenti produttivi a carattere industriale, artigianale e commerciale, rappresentati dalle grandi aree industriali, urbanisticamente strutturate e dotate di impianti e servizi, oltre che dagli insediamenti produttivi minori, sia isolati che accorpati in piccoli agglomerati o Grande distribuzione commerciale, comprendente le infrastrutture commerciali presenti sul territorio, addensate soprattutto in prossimità dei centri urbani e lungo le principali arterie viarie o Aree estrattive (cave e miniere), intese come quelle zone caratterizzate dalla presenza di miniere in attività per la coltivazione e la lavorazione di minerali di 1 a categoria (minerali di interesse nazionale) e da cave per la coltivazione di materiali di 2 a categoria (inerti per il settore delle costruzioni, per uso industriale locale e rocce ornamentali, quali marmi e graniti Relativamente alle aree speciali, viene fatto riferimento alle grandi attrezzatre di servizio pubblico per l istruzione, la sanità e la ricerca (università, ospedali, parchi tecnologici, ecc.), addensate soprattutto in prossimità dei maggiori centri urbani ed impianti sportivi e ricreativi Infine, per quanto concerne il sistema delle infrastrutture, si intendono: o Nodi dei trasporti, rappresentati dai porti, gli aeroporti e le stazioni ferroviarie o Rete della viabilità stradale e ferroviaria o Ciclo dei rifiuti, vale a dire le discariche, nonché gli impianti di trattamento ed incenerimento o Ciclo delle acque, con particolare riferimento ai depuratori ed alle condotte idriche e fognarie o Ciclo dell energia elettrica, costituito dalle centrali, dalle stazioni e dalle linee elettriche o Impianti eolici o Bacini artificiali A tale riguardo, vengono di seguito riportato uno stralcio delle prescrizioni (art.103) e degli indirizzi (art.104) che il P.P.R. definisce relativamente alla rete della viabilità stradale (in quanto oggetto del presente studio). In particolare, gli ampliamenti delle infrastrutture esistenti e la localizzazione di nuove infrastrutture sono ammessi se: - previsti nei rispettivi piani di settore, i quali devono tener conto delle previsioni del P.P.R.; - ubicati preferibilmente nelle aree di minor pregio paesaggistico; - progettate sulla base di studi orientati alla mitigazione degli impatti visivi ed ambientali Inoltre, la pianificazione urbanistica e di settore deve riconoscere e disciplinare il sistema viario, dal punto di vista paesaggistico, secondo il seguente schema: - strade statali e provinciali sono costituiti dalle principali direttrici di traffico, da considerarsi di interesse paesaggistico in quanto costituiscono il supporto per la fruizione e la comprensione del territorio e del paesaggio regionale. In tale categoria, i progetti delle opere devono assicurare elevati livelli di qualità architettonica. L inserimento nel paesaggio di dette infrastrutture deve essere valutato tra soluzioni alternative di tracciati possibili, sulla base dell impatto visivo, con riferimento a prefissati coni visivi, determinati sia dal percorrere l infrastruttura, che dai punti del territorio di potenziale stazionamento dei percettori, con significativa intrusione sul panorama da parte delle infrastrutture stesse, ricorrendo anche alla separazione delle carreggiate per adattarsi nel modo migliore alle condizioni del contesto Gli ultimi articoli del Piano Paesaggistico Regionale (vale a dire quelli compresi dal 105 al 114) riportano le sue Norme finali, che riguardano in particolare: l adeguamento agli atti di programmazione e pianificazione regionale; l adeguamento della disciplina urbanistica provinciale; l adeguamento della disciplina urbanistica comunale; il quadro delle conoscenze territoriali; la verifica della compatibilità paesaggistica che, per la tipologia di opere come quella di cui al presente progetto, prevede la valutazione di compatibilità paesaggistica, così come sancita dalla normativa regionale; la cartellonistica commerciale; la riqualificazine delle opere incongrue e la valorizzazione delle opere di qualità; gli impianti energetici; le rappresentazioni cartografiche; la data di entrata in vigore del P.P.R Gli indirizzi di Progetto dell Ambito di paesaggio costiero n.24 Salto di Quirra Il tracciato stradale di progetto del 1 Lotto 2 Stralcio del della nuova S.S. 125 è compreso nell Ambito di paesaggio costiero n.24 Salto di Quirra, così come del resto già sopra evidenziato. Nel dettaglio, il Progetto dell Ambito assume il rapporto tra l insediamento ed il paesaggio naturale e rurale, come guida per la valorizzazione della valle del Rio Quirra, matrice dell identità paesaggistica, promuovendo modalità di fruizione innovative ed integrative all azione di attraversamento della valle. Il progetto per la conservazione e la fruizione pubblica dei valori di naturalità, ruralità ed eredità storica del paesaggio d Ambito si fonda sul riconoscimento di due elementi complementari, vale a dire in particolare: ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 27

29 la valle agricola del Rio Quirra, intesa come corridoio insediativo storico ed ambientale sul quale strutturare l accessibilità dei vasti paesaggi naturali dell interno e della fascia costiera; il Salto di Quirra, inteso come luogo della fruizione di un paesaggio conservato nella sua integrità al servizio del territorio vasto regionale 9. Riqualificazione del sito minerario di Baccu Locci, attraverso il riequilibrio delle interferenze tra le attività estrattive pregresse ed i processi ambientali, con l obiettivo di conservare le peculiarità insediative, storiche ed ambientali, anche ai fini di una riconversione funzionale turistico-ricreativa Vengono di seguito riportati gli Indirizzi del Progetto del suddetto Ambito, così come indicati nella relativa scheda del Piano Paesaggistico Regionale (in grassetto è evidenziato quello riguardante il tracciato dell attuale S.S. 125 Orientale Sarda, del quale il presente progetto prevede l adeguamento). 1. Qualificare l insediamento rurale diffuso nella valle del Rio Quirra, integrando le attività agricole con funzioni di servizio alla fruizione del paesaggio, quali ricettività diffusa ed infrastrutture leggere per l accessibilità ai luoghi (cicloturismo, turismo equestre, escursionismo) 2. Conservare il paesaggio agricolo della valle, promuovendo e qualificando la tipicità delle produzioni agricole ed il rapporto funzionale ed ecologico con il Rio Quirra 3. Mantenere un ordinamento colturale diversificato, in quanto rappresenta un elemento centrale nella definizione della qualità ambientale di un territorio, permettendo condizioni tali da consentire anche il mantenimento di un habitat favorevole alla sopravvivenza della fauna 4. Riqualificare e migliorare gli habitat vegetazionali, al fine di creare un sistema interconnesso e collegato sia con le formazioni boschive contigue, sia con la vegetazione dei sistemi ripariali dei corsi d acqua. La riqualificazione è orientata al ripristino naturalistico e paesaggistico (connessione ecologica tra nodi, creazione o conservazione di corridoi o di limiti), coerentemente con le esigenze produttive e di difesa del suolo, il mantenimento della qualità delle acque, del riconoscimento dei caratteri strutturali del paesaggio 5. Connettere la valle del Rio Quirra con gli altipiani dell interno, attraverso i principali corridoi vallivi degli affluenti, individuando itinerari e prevedendo infrastrutture leggere per l accessibilità ai luoghi 6. Qualificare il Centro Urbano di Tertenia, rafforzando i servizi per l ospitalità e ricettività, in un ottica di rete territoriale con i centri dell interno (Perdasdefogu), dell Ogliastra costiera e del Sarrabus, contenendo le espansioni con politiche di recupero dell edificato storico 7. Riqualificare l insediamento costiero, rafforzando le connessioni con la valle del Rio Quirra e con il centro di Tertenia, sostenendo la complementarietà e la specializzazione dei servizi ricettivi e la fruizione del paesaggio 8. Qualificare la vecchia strada Orientale Sarda, considerando il suo prossimo declassamento funzionale a seguito della realizzazione del nuovo tracciato velooce, come occasione per il progetto di una strada parco lungo la valle del Rio Quirra, che costituisca l infrastruttura principale del sistema di accessibilità locale per la fruzione del paesaggio, prevedendo la realizzazione di percorsi ciclabili dotati di punti di sosta e ristoro, localizzati in corrispondenza delle visuali piùm significative e dei principali beni paesaggistico, quali ad esempio la Chiesa di San Nicola ed il Castello di Quirra La rappresentazione grafica di quanto sopra descritto è riportata nell elaborato Stralcio Piano Paesaggistico Regionale: Ambito n.24 Salto di Quirra Scala 1:50.000, che costituisce parte integrante del presente documento Rapporti dell opera stradale di progetto con le indicazioni del Piano Paesaggistico Regionale Il tracciato stradale di progetto del 1 Lotto 2 Stralcio del della Nuova S.S. 125 attraversa le zone che il Piano Paesaggistico Regionale definisce come di seguito elencato: Praterie (aree seminaturali), nei seguenti tratti: - da km a km da km a km da km a km da km a km da km a km Colture erbacee specializzate, aree agroforestali ed aree incolte, nei seguenti tratti: - da km a km da km a km da km a km da km a km da km a km da km a fine progetto Vegetazione a macchia ed in aree umide, nei seguenti tratti: - da km a km da km a km da km a km da km a km Impianti boschivi artificiali, nei seguenti tratti: - da km a km da km a km Colture specializzate ed arboree, nei seguenti tratti: - da km a km da km a km da km a km da km a km ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 28

30 Si evidenzia, inoltre, che l infrastruttura stradale di cui al presente Studio, in corrispondenza del km 1+650, è limitrofa ad un Nuraghe individuato dal piano paesistico e che, dal km a fine progetto, attraversa una Area di organizzazione mineraria. La rappresentazione grafica dei rapporti del tracciato stradale di progetto con le indicazioni del P.P.R. è riportata nell elaborato Stralcio Piano Paesaggistico Regionale Scala 1:10.000, che costituisce parte integrante del presente Studio. 8.2 Piano Stralcio per l Assetto Idrogeologico (PAI) dell Autorità di Bacino Unico della Regione Sardegna L area in corrispondenza del quale è prevista la realizzazione dell opera stradale di progetto è compresa nel territorio di competenza dell Autorità di Bacino Unico della Regione Sardegna. varianti al PAI, in quanto il tracciato stradale di progetto è compreso nel Sub-Bacino 6 Sud- Orientale. Nel dettaglio, vengono di seguito elencati i corsi d acqua principali del Sub-Bacino Sud-Orientale, alcuni dei quali sono interessati dalla realizzazione dell infrastruttura viaria di cui al presente Studio: Rio di Quirra (corso d acqua di maggiore rilevanza del suddetto Sub-bacino, che nel suo tratto finale viene denominato Rio San Giorgio), Rio de Alustia, Rio Corongiu, Rio Corr è Cerbus, Rio Tuvulu, Rio Pramaera, Rio Sa Teula e Rio Pelau Pericolosità e rischio idraulico Nell ambito della redazione del PAI, per ciascun bacino idrografico l individuazione delle aree a rischio idraulico è stata operata secondo la seguente articolazione: La Regione Autonoma della Sardegna, con Deliberazione G.R. n.54/33 del 30 dicembre 2004, ha approvato il Piano Stralcio di Bacino per l Assetto Idrogeologico (PAI), così come previsto dal D.Lgs. n.180 del 11 giugno 1998 e s.m.i.. Nell ambito del PAI, il territorio regionale è stato suddiviso nei 7 Sub_bacini di seguito elencati (per una maggiore descrizione dei quali si rimanda al successivo capitolo 11 della presente relazione); individuazione dei tronchi critici del reticolo idrografico; analisi idrologica e idraulica per ciascun tronco critico; delimitazione delle aree inondabili di ciascun tronco critico e loro intersezione con elementi a rischio L individuazione dei tronchi critici è stata condotta in base a diversi criteri, quali: Sub_Bacino 1: Sulcis Sub_Bacino 2: Tirso Sub_Bacino 3: Coghinas Mannu - Temo Sub_Bacino 4: Liscia Sub_Bacino 5: Posada - Cedrino Sub_Bacino 6: Sud-Orientale (dove è previsto il tracciato stradale di progetto) Sub_Bacino 7: Flumendosa Campidano - Cixerri Successivamente, la stessa Regione ha incaricato l Università degli Studi di Cagliari ed il CINSA (Centro Interdipartimentale di Ingegneria e Scienze Ambientali) di predisporre un documento riguardante Approfondimento e studio di dettaglio del quadro conoscitivo dei fenomeni di dissesto idrogeologico nei sub-bacini Posada-Cedrino e Sub-Orientale (in corrispondenza del quale è prevista la realizzazione dell opera stradale di cui al presente documento). I risultati dello studio dell Università sono stati quindi oggetto delle varianti al PAI relative ai due sub-bacini 5 e 6 sopra citati che, per la parte Frane, sono state adottate con Deliberazione n.2 del del Comitato Istituzionale e, per la parte Idraulica, si sono adottate con Deliberazione n.4 del , sempre da parte dello stesso comitato. A tale proposito, si evidenzia come le analisi idrologiche effettuate nell ambito del presente Progetto Preliminare sono state condotte sulla base delle indicazioni riportate nelle suddette l'analisi storica delle inondazioni; l analisi geomorfologica dell'area e dell alveo; le intersezioni delle infrastrutture viarie e ferroviarie con il reticolo idrografico; la considerazione di aree di pregio adiacenti al reticolo idrografico; la presenza di dighe In ciascun tronco, si è proceduto prima alla stima delle portate di piena relative ai quattro livelli di pericolosità H i definiti per i differenti periodi di ritorno e, quindi, alla verifica idraulica che, in caso di insufficiente capacità di smaltimento, ha condotto all individuazione delle aree allagabili per ciascun livello di pericolosità. Nelle analisi idrologiche si sono applicati sia metodi diretti, basati sulle serie storiche dei dati, che i metodi di stima per le piene della Sardegna attualmente disponibili nella letteratura scientifica, operando successivamente ad una analisi critica dei risultati, al fine di effettuare la scelta dei valori di riferimento. L individuazione delle aree pericolose, ossia quelle eventualmente allagabili, è stata quindi operata con la ricostruzione del possibile profilo di corrente in moto permanente, per i quattro livelli di pericolosità assegnati, in corrispondena di un numero di sezioni sufficientemente significative del tronco critico, tenendo conto dell effettiva configurazione degli alvei e delle aree interessate dalla potenziale espansione della piena secondo rilievi di dettaglio in sito ed aereofotogrammetrici. ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 29

31 Nell ambito del PAI, le aree inondabili sono state quindi suddivise nei quattro livelli di Pericolosità Hi di seguito riportati: Hi4: aree con probabilità molto alta di inondazione, se allagabili con portata con tempo di ritorno minore o uguale a 50 anni Hi3: aree ad alta probabilità d inondazione, se allagabili con portata con tempo di ritorno minore o uguale a 100 anni Hi2: aree a moderata probabilità d inondazione, se allagabili con portata con tempo di ritorno minore o uguale a 200 anni Hi1: aree a bassa probabilità d inondazione, se allagabili con portata con tempo di ritorno minore o uguale a 500 anni Le aree a Rischio Idraulico, che sono state ricavate della sovrapposizione delle aree allagabili con gli elementi a rischio, si sono classificate nei 4 livelli di rischio Ri di seguito indicati: Le interferenze del tracciato stradale di progetto con le aree di pericolosità e rischio idraulico sono assoggettate alla disposizioni di cui ai capi I e II del Titolo III Il controllo del rischio nelle aree di pericolosità idrogeologica delle Norme di Attuazione del PAI. La rappresentazione grafica dei rapporti del tracciato stradale di progetto con le aree di pericolosità e di rischio sopra descritte è riportata nell elaborato Piano Assetto Idrogeologico Aree di pericolosità e rischio idraulico Scala 1:10.000, che costituisce parte integrante del presente Studio Fasce fluviali Il Piano Stralcio delle Fasce Fluviali, che ha valore di Piano territoriale di settore, rappresenta lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo, mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d uso riguardanti le fasce fluviali. Ri4: sono possibili le perdite di vite umane e lesioni gravi alle persone, danno gravi agli edifici, alle infrastrutture ed al patrimonio ambientale, la distruzione delle attività socioeconomiche Ri3: possibili problemi per l incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici ed alle infrastrutture, con conseguente inagibilità degli stessi, l interruzione di funzionalità delle attività socio-economiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale Ri2: danni minori agli edifici, alle infrastrututre ed al patrimonio ambientale, che non pregiudicano l incolumità del personale, l agibilità degli edifici e la funzionalità delle attività economiche Ri1: danni sociali, economici ed al patrimonio ambientale marginali Rispetto ai principali corsi d acqua ricadenti nel Sub_Bacino Sud-Orientale sopra elencati, l infrastruttura in progetto non interferisce direttamente con il Rio Quirra, in quanto si sviluppa con andamento pressochè parallelo all asse del suddetto corso d acqua. Il tracciato di progetto lambisce marginalmente l area di esondazione del Rio Quirra, classificata come Hi3 in corrispondenza del Viadotto Spalgiorgius, nel tratto compreso tra il km ed il km 3+295; inoltre, interferisce con aree classificate da Hi1 a Hi4 in corrispondenza del Rio San Giorgio, che vengono superate dal tracciato stradale in viadotto, oltre che con aree classificate come Hi1 per il Rio Guventu, dove è prevista la realizzazione del Viadotto Asinalis 1. Relativamente alle interferenze con le aree a rischio idraulico, si rileva come l infrastruttura stradale di cui al presente Studio interferisce solamente in modo marginale l area classificata come Ri1 all altezza del Viadotto Spalgiorgius, mentre attraversa aree classificate come Ri1 e Ri2 in corrispondenza del Rio San Giorgio. Il Piano Stralcio delle Fasce Fluviali costituisce un approfondimento ed una integrazione necessaria al Piano di Assetto Idrogeologico (PAI), in quanto è lo strumento per la delimitazione delle regioni fluviali funzionale a consentire, attraverso la programmazione di azioni (opere, vincoli e direttive), il conseguimento di un assetto fisico del corso d acqua compatibile con la sicurezza idraulica, l uso della risorsa idrica, l uso del suolo (ai fini insediativi, agricoli ed industriali) e la salvaguardia delle componenti naturali ed ambientali. Con Delibera n.1 del , il Comitato Istituzionale dell Autorità di Bacino della Regione Sardegna ha adottato in via preliminare, ai sensi degli artt. 8 (comma 3) e 9 (comma 2) della L.R. n.19 del , il Progetto di Piano Stralcio delle Fasce Fluviali (PSFF), costituito dagli elaborati elencati nell Allegato A alla delibera di adozione medesima. Nell ambito della redazione del PSFF, è stato inoltre predisposto l elaborato denominato Linee Guida per la redazione del progetto di Piano Stralcio delle Fasce Fluviali Integrazioni Metodologiche (Allegato B alla delibera di adozione preliminare del C.I. n.1 del ), a cura della Direzione di Progetto e consulenza scientifica del PSFF. Successivamente, con la Delibera n.1 del , il Comitato Istituzionale dell Autorità di Bacino della Regione Sardegna ha revocato la deliberazione del C.I. n.1 del , di adozione preliminare del PSFF che ha quindi definito una nuova procedura per l adozione e l'approvazione finale. L approccio metodologico all attività di delimitazione delle Fasce Fluviali ha seguito le indicazioni delle Linee Guida per la Redazione del PSFF e della Direzione scientifica di progetto; il differente livello di approfondimento del quadro conoscitivo definito per i corsi d acqua principali, dove sono state condotte analisi geomorfologiche, idrologiche ed idrauliche di dettaglio, rispetto a quello degli ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 30

32 affluenti secondari (dove non sono state condotte verifiche idrauliche delle modalità di deflusso in corso di piena), ha suggerito due differenti criteri di tracciamento delle fasce fluviali. Sui corsi d acqua principali sono state individuate le cinque fasce fluviali di seguito elencate: Fascia A_2 (fascia di deflusso della piena con tempo di ritorno 2 anni), tracciata in base a criteri geomorfologici ed idraulici, che individua l alveo a sponde piene, definito solitamente da nette scarpate che limitano l ambito fluviale Fascia A_50 (fascia di deflusso della piena con tempo di ritorno 50 anni), individuata in base all analisi idraulica eseguita, che rappresenta le aree interessate da inondazione al verificarsi dell evento citato; il limite della fascia si estende fino al punto in cui le quote naturali del terreno sono superiori ai livelli idrici Fascia B_100 (fascia di deflusso della piena con tempo di ritorno 100 anni), individuata in base all analisi idraulica eseguita, che rappresenta le aree interessate da inondazione al verificarsi dell evento citato; il limite della fascia si estende fino al punto in cui le quote naturali del terreno sono superiori ai livelli idrici Fascia B_200 (fascia di deflusso della piena con tempo di ritorno 200 anni), tracciata in base a criteri geomorfologici ed idraulici, che si estende fino al punto in cui le quote naturali del terreno sono superiori ai livelli idrici corrispondenti alla piena indicata; la delimitazione sulla base dei livelli idrici è stata integrata con le aree sede di potenziale riattivazione di forme fluviali relitte non fossili, cioè ancora correlate alla dinamica fluviale che le ha generate Fascia C (area di inondazione per piena catastrofica), tracciata in base a criteri geomorfologici ed idraulici, che rappresenta l inviluppo esterno della fascia C geomorfologica (inviluppo delle forme fluviali legate alla propagazione delle piene sulla piana alluvionale, integrate con la rappresentazione altimetrica del territorio e gli effetti delle opere idrauliche e delle infrastrutture interferenti) e dell area inondabile per l evento con tempo di ritorno 500 anni (limite delle aree in cui le quote naturali del terreno sono superiori ai livelli idrici di piena) Per quanto riguarda i corsi d acqua secondari, invece, è stata definita la fascia C o area di inondazione per piena catastrofica che, tracciata con criteri geomorfologici, rappresenta la regione fluviale potenzialmente oggetto di inondazione nel corso delle piene caratterizzate da un elevato tempo di ritorno (500 anni) e, comunque, di eccezionale gravità. Il tracciamento delle fasce fluviali relative agli eventi di piena corrispondenti ai tempi di ritorno oggetto di studio è stato eseguito a partire dai risultati delle analisi idrauliche e geomorfologiche svolte; in particolare, sono stati utilizzati i seguenti elementi conoscitivi sviluppati: andamento planimetrico dell'alveo e modificazioni recenti; evidenze morfologiche di antichi alvei abbandonati; tendenze evolutive dell'alveo; definizione dell'assetto delle opere idrauliche esistenti: argini, difese di sponda, soglie o traverse di fondo, opere di sponda con funzioni di regimazione idraulica; analisi della funzionalità delle opere in relazione al contenimento delle piene e al controllo delle modificazioni morfologiche dell'alveo; individuazione delle infrastrutture e degli insediamenti condizionanti l'assetto del corso d'acqua: cave in golena, attraversamenti, viabilità ed insediamenti; profili liquidi in condizioni di piena per eventi con tempo di ritorno crescente tra 2 e 500 anni Relativamente alle interferenze dell opere di progetto con le fasce fluviali sopra descritte, si evidenzia come il tracciato stradale interferisce con la Fascia B del Rio Quirra solamente in corrispondenza di due punti, localizzati ad inizio ed a fine intervento, dove la nuova infrastruttura si riconnette in sede con l attuale tracciato della S.S Il tracciato di progetto attraversa quindi la Fascia B del Rio San Giorgio con il viadotto omonimo, le cui spalle sono comunque ubicate ampiamente al di fuori della suddetta fascia. La rappresentazione grafica dei rapporti del tracciato stradale di progetto con le fasce fluviali del PAI sopra indicate è riportata nell elaborato Piano Assetto Idrogeologico Fasce fluviali Scala 1:10.000, che costituisce parte integrante del presente Studio Pericolosità e rischio da frana La valutazione delle aree franose effettuata nell ambito della stesura del PAI è stata condotta partendo delle informazioni desunte dagli archivi del progetto AVI del GNDCI-CNR, dal Servizio Geologico Nazionale, da Enti territoriali regionali, nonché da ricerche sul campo. Tutte le informazioni hanno consentito di allestire la cartografia inventario dei fenomeni franosi. Le aree a rischio di frana, Rg, sono anch'esse state individuate in base all'intersezione tra zone pericolose e zone ricoperte da elementi a rischio. Per quanto riguarda la pericolosità, si è considerata sia quella in atto che potenziale, mentre per gli elementi a rischio si è proceduto ad aggregare le tipologie di elementi ed a classificare il territorio in base alle caratteristiche essenziali di urbanizzazione e di uso del suolo, considerando anche le aree in cui è prevista una futura antropizzazione. Pertanto, le aree pericolose per frana, Hg, sono state identificate secondo una metodologia fondata su indicatori rappresentativi del processo, quali i fenomeni franosi, l instabile potenziale e l esposizione dei versanti, le pendenze, la litologia ed i fattori climatici. ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 31

33 Per quanto riguarda la definizione della pericolosità da frana potenziale, la mancanza di dati organizzati, specialmente sulla litologia superficiale, in alcune zone non ha consentito l'applicazione affidabile del processo metodologico assunto; per tali situazioni, si è adottato un processo semiempirico, effettuando una valutazione complessiva che tenesse conto delle evidenze di terreno e della conoscenza diretta dei luoghi e dei fenomeni. Vengono di seguito riepilogati i dati di base utilizzati per la individuazione e caratterizzazione delle aree a rischio e pericolosità da frana: Le interferenze del tracciato stradale di progetto con le aree di pericolosità e rischio da frana sono assoggettate alla disposizioni di cui al Capo III del Titolo III Il controllo del rischio nelle aree di pericolosità idrogeologica delle Norme di Attuazione del PAI. La rappresentazione grafica dei rapporti del tracciato stradale di progetto con le aree di pericolosità e di rischio sopra descritte è riportata nell elaborato Piano Assetto Idrogeologico Aree di pericolosità e rischio da frana Scala 1:10.000, che costituisce parte integrante del presente Studio. dati topografici dei siti nei quali si sono svolte particolari analisi, quali sezioni e profili di tronchi fluviali, rilievi di corpi di frana, ecc.; dati morfologici necessari alla definizione delle caratteristiche territoriali; dati idrologici, quali precipitazioni, portate e livelli idrici; dati geo-litologici, necessari alla caratterizzazione della stabilità dei pendii; dati pedologici, quali coperture vegetali ed usi del suolo, utili ai fini delle valutazioni idrologiche e dell instabilità potenziale dei versanti Nell ambito del PAI, sono stati individuati i quattro livelli di Pericolosità da frana, Hgi, di seguito riportati: Hg4: pericolosità molto elevata di frana Hg3: pericolosità elevata da frana Hg2: pericolosità media da frana Hg1: pericolosità moderata da frana Le aree a Rischio di frana, che sono state ricavate della sovrapposizione delle aree pericolose con gli elementi a rischio, si sono classificate nei quattro livelli di rischio Rg di seguito indicati: Rg4: rischio di frana molto elevato Rg3: rischio di frana elevato Rg2: rischio di frana medio Rg1: rischio di frana moderato Il tracciato stradale di progetto attraversa diverse zone classificate a pericolosità Hg2 e Hg3; inoltre, il tratto interessato dalla realizzazione della spalla nord e delle prime pile del Viadotto Spalgiorgius interferisce con una zona classificata a pericolosità Hg4. Relativamente al rischio frana, l infrastruttura stradale di cui al presente Studio attraversa quasi esclusivamente zone a moderato rischio di frana (Rg1); solamente in corrispondenza della zona compresa tra i viadotti Asinalis 2 e Spalgiorgius interferisce con un area classificata come Rg2, vale dire a mdio rischio di frana. 8.3 Piani Urbanistici Comunali Nei successivi paragrafi vengono individuati i rapporti dell opera di progetto con le indicazioni dei piani urbanistici comunali di Osini, Jerzu e Villaputzu, nel territorio dei quali si sviluppa il tracciato stradale di cui al presente Studio PUC del Comune di Osini Il Piano Urbanistico Comunale (PUC) di Osini è stato adottato con Deliberazione C.C. n.30 del 25 settembre Il suddetto strumento di pianificazione suddivide il territorio comunale nelle seguenti zone (salvo maggiore dettaglio riferito ad usi più specifici): Zone A: Centro Storico Zone B: Completamento residenziale Zone C: Espansione residenziale Zone D: Insediamenti produttivi Zone E: Zone agricole Zone F: Residenziali stagionali Zone G: Edifici, impianti ed attrezzature di interesse generale, area cimiteriale, ecc. Zone H: Aree di rispetto o, comunque, destinate a particolare forme di tutela Zone S: Opere di cui alla Legge n.865/71 e per servizi pubblici e di interesse pubblico Il PUC di Osini si attua attraverso i seguenti strumenti urbanistici: Piano particolareggiato Piano di lottizzazione convenzionata Piano degli insediamenti produttivi Piano per l edilizia economica e popolare Concessioni ed autorizzazioni edilizie ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 32

34 Negli elaborati grafici del PUC di Osini non sono riportate indicazioni in merito alla localizzazione del tracciato della Nuova S.S. 125; tuttavia, al capitolo 5 Attuazione della Relazione Generale, viene fatto comunque fatto riferimento alla prossima realizzazione di un adeguato sistema infrastrutturale, con riferimento ai collegamenti con l esterno del territorio ed ai collegamenti interni (realizzazione della nuova S.S. 125 e progettazione della nuova strada provinciale). L infrastruttura stradale di cui al presente Studio, nella sua parte iniziale, attraversa il territorio della Isola amministrativa del Comune di Osini, che si estende a sud dell ambito territoriale del Comune di Tertenia. Zone D: Artigianati e piccola industria, depositi commerciali e vendita all ingrosso Zone E: Usi agricoli e silvo-pastorali Zone G: Impianti ed attrezzature di interesse generale Zone H: Aree di particolare interesse ambientale, naturalistico ed urbanistico-territoriale L infrastruttura stradale di progetto attraversa il territorio comunale di Jerzu nel tratto compreso tra il km ed il km 6+700, in corrispondenza di una zona che nel PUC è individuata come E2 Zona di primaria importanza per la funzione agricolo-produttiva, anche in relazione all estensione, composizione e localizzazione dei terreni. Il tracciato stradale di progetto attraversa le aree che nel PUC di Osini sono classificate come di seguito riportato: Zona E5a: da inizio progetto al km Zona di cui al P.P.R. Regione Sardegna: da km a km Zona E3: da km a km In particolare, nel PUC di Osini la Zona E5a è classificata come Aree marginali per attività agricola, nelle quali si ravvisa l esigenza di garantire condizioni adeguate di stabilità ambientale: aree di prevalente interesse agrario. La Zona E3 è individuata come Aree caratterizzate da elevato frazionamento fondiari e contemporaneamente utilizzabili per scopi agricolo-produttivi e per scopi residenziali. Si evidenzia, inoltre, che sia la Zona E5a che quella E3 non appartengono ad ambiti di Piano Paesaggistico Regionale, a differenza della zona compresa tra il km ed il km 1+850, che il P.P.R. come Insediamenti archeologici dal prenuragico all eta moderna, comprendenti sia insediamenti di tipo villaggio, sia insediamenti di tipo urbano, sia insediamenti rurali e per la quale vigono le prescrizioni di cui all art.49 delle Norme Tecniche di Attuazione del suddetto piano paesistico PUC del Comune di Jerzu Il Piano Urbanistico Comunale (PUC) di Osini è stato adottato con Deliberazione C.C. n.1 del 10 marzo PUC del Comune di Villaputzu Il Piano Urbanistico Comunale (PUC) di Villaputzu è stato adottato con Deliberazione C.C. n.1 del 19 luglio A tale proposito, si evidenzia che il Comune di Villaputzu, in qualità di proponente ed autorità procedente, nel maggio 2011 ha attivato la procedura di Valutazione Ambientale Strategica del PUC, in adeguamento al PPR ed al PAI (così come previsto dal D.Lgs. n. 152/2006, ai sensi della Direttiva 2001/42/CE e della Legge Regionale n.8 del 25 novembre 2004); all epoca della redazione del presente Studio, è stata completata la fase di Scoping e si sta predispondendo il Rapporto Ambientale. Il PUC attualmente vigente uddetto strumento di pianificazione suddivide il territorio comunale nelle seguenti zone territoriali omogenee (salvo maggiore dettaglio riferito ad usi più specifici): Zone A: Vecchio centro Zone Ak: Aree della cultura mineraria patrimonio dell umanità (UNESCO) Zone B: Zone edificate di completamento Zone C: Zone di espansione per insediamenti residenziali Zone CF: Zone per insediamenti residenziali misti, permanenti e stagionali Zone D: Zone di espansione per insediamenti produttivi Zone E: Zone agricole Zone F: Zone turistiche Zone G: Zone per attrezzature ed impianti di interesse generale Zone H: Zone di particolare pregio o interesse per la collettività, da salvaguardare Tale strumento di pianificazione suddivide il territorio comunale nelle seguenti zone omogenee (salvo maggiore dettaglio riferito ad usi più specifici): Zone A: Interesse storico ed ambientale Zone B: Completamento e ristrutturazione edilizia ed urbanistica Zone C: Espansione residenziale Il tracciato stradale di progetto attraversa attraversa il territorio comunale di Villaputzu nel tratto compreso tra il km e fine progetto, in corrispondenza di una zona che nel PUC è individuata come E2a Area di primaria importanza per la funzione agricolo-produttiva: pascoli, pascoli cespugliati e pascoli arborati. ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 33

35 La rappresentazione grafica dei rapporti del tracciato stradale di progetto con le indicazioni dei PUC di Osini, Jerzu e Villaputzu è riportata nell elaborato Stralcio dei Piani Urbanistici Comunali Scala 1:5.000, che costituisce parte integrante del presente Studio. 9. TUTELE E VINCOLI ARCHEOLOGICI, AMBIENTALI, PAESAGGISTICI E STORICO-CULTURALI Nel presente capitolo sono individuate e brevemente descritte le aree soggette ai vincoli archeologici, ambientali, paesaggistici e storico-culturali, nonché i Siti di Interesse Comunitario (SIC), le Zone di Protezione Speciale (ZPS), i parchi e le aree protette presenti nell ambito territoriale di area vasta oggetto del presente Studio, con l indicazione dei relativi rapporti di tali aree con le opere di progetto. 9.1 Analisi del sistema vincolistico Vengono di seguito indicati i principali riferimenti normativi vigenti relativamente al sistema vincolistico territoriale ed ambientale Decreto Legislativo n.42 del 22 gennaio 2004 e s.m.i. Il riferimento attualmente vigente in materia di tutela dei beni culturali ed ambientali è rappresentato dal Decreto Legislativo n.42 del , il cosiddetto Codice Urbani, recante il Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell art.10 della Legge 6 luglio n.137, e dalle s.m.i., vale a dire in particolare il D.Lgs. n.62/08, relativo ai beni culturali ed il D.Lgs. n.63/08, concernente il paesaggio. Il D.Lgs. n.42/04 ha tra l altro raccolto gli aspetti della programmazione e le disposizioni di cui alla Legge n.1089/39 Tutela delle cose di interesse artistico e storico, alla Legge n.1497/39 Protezione delle bellezze naturali ed alla Legge n.431/85 Disposizioni per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale, abrogando inoltre il precedente D.Lgs. n.490 del , relativo al Testo unico delle disposizioni legislatorie in materia di beni culturali ed ambientali. In particolare, il Codice Urbani è finalizzato alla tutela ed alla valorizzazione del patrimonio culturale, che è costituito da: beni culturali, definiti come le cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico, etno-antropologico, archivistico e bibliografico, nonché le altre cose individuate quali testimonianze aventi valori di civiltà (artt. 10 e 11 del decreto stesso, ex Lege 1089/39); beni paesaggistici, definiti come gli immobili e le aree che costituiscono espressione dei valori storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio (artt. 134 e 136 del D.L. n.42/04, ex Lege 1497/39), che riguardano in particolare le seguenti aree: a) i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare; ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 34

36 b) i territori contermini ai laghi, compresi in una fascia della profondità di 300 metri, anche per i terreni elevati sui laghi; c) i fiumi, i torrenti, i corsi d acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con Regio Decreto 11 dicembre n.1175 e le relative sponde o piedi degli argini, per una fascia di 150 metri ciascuna; d) le montagne per la parte eccedente metri sul livello del mare per la catena alpina e metri sul livello del mare per la catena appenninica e per le isole; e) i ghiacciai ed i circhi glaciali; f) i parchi e le riserve nazionali e regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi; g) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall articolo 2, commi 2 e 6, del Decreto Legislativo 18 maggio 2001, n.227; h) le aree assegnate alle Università agrarie e le zone gravate da usi civici; i) le zone umide incluse nell elenco previsto dal Decreto del Presidente della Repubblica 13 marzo 1976, n.448; l) i vulcani; m) le zone di interesse archeologico individuate alla data di entrata in vigore del presente decreto Regio Decreto n.3267 del 30 dicembre 1923 Il Regio Decreto n.3267 emanato il , relativo al Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani, nella Sezione I (artt. 1 16) introduce il vincolo per scopi idrogeologici. In particolare, questa tipologia di vincolo riguarda i terreni di qualsiasi natura e destinazione che, per effetto di forme di utilizzazione contrastanti con le norme di cui agli artt. 7, 8 e 9 del decreto stesso, possono con danno pubblico subire denudazioni, perdere la stabilità o turbare il regime delle acque Rapporti delle opere stradali di progetto con il sistema vincolistico Il tracciato stradale di progetto interferisce con i vincoli e le aree di tutela che vengono di seguito descritte: area di rispetto del nuraghe (zona di interesse archeologico), in corrispondenza della progr Si evidenzia, inoltre, che l intera opera è compresa nell area vincolata ai sensi del R.D. 3267/23 (vincolo idrogeologico). Pertanto, sulla base di quanto sopra descritto, è possibile rilevare come il tracciato previsto interferisce con alcune aree vincolate e di tutela; a tale proposito, si evidenzia comunque che in considerazione delle caratteristiche progettuali dell opera e degli interventi di mitigazione ambientale previsti, della tipologia di vincolo e della sensibilità ambientale dell area di intervento, non si verificano condizioni ostative alla realizzazione dell infrastruttura stradale di progetto. La rappresentazione grafica dei rapporti delle opere stradali di progetto con le aree vincolate o tutelate ai sensi della suddetta normativa è riportata nell elaborato Carta dei vincoli e delle tutele Scala 1:10.000, che costituisce parte integrante del presente documento. 9.2 Siti di Interesse Comunitario (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS) Viene di seguito riportata una breve caratterizzazione della Direttiva Europea Habitat Rete Natura 2000, con l indicazione dei SIC e delle ZPS localizzate nell area di studio; a tale proposito, si sottolinea comunque che nessuna di tali aree interferisce direttamente con il tracciato stradale di cui al presente Studio. La Direttiva Europea Habitat 92/43 CEE, relativa alla Conservazione degli ambienti naturali e della flora e della fauna selvatiche, intende fornire indicazioni per un uso corretto del territorio e lo sfruttamento delle risorse, secondo uno sviluppo sostenibile per il mantenimento degli ecosistemi. Lo scopo di tale Direttiva è quello di contribuire a salvaguardare la bio-diversità, mediante l attività di conservazione non solo all interno delle aree che costituiscono la Rete Natura 2000, composta da siti rappresentativi per la conservazione del patrimonio naturale di interesse comunitario, ma anche con misure di tutela dirette delle specie, la cui conservazione è considerata un interesse comune a tutta l Unione. Ciò avviene in armonia con le esigenze economiche, sociali e culturali, mediante la conservazione degli habitat naturali e seminaturali della flora e della fauna nel territorio comunitario, indicando indirizzi concreti sulle azioni e sugli obiettivi da raggiungere per la valutazione della qualità ambientale (Allegato III della Direttiva). fascia di rispetto di 150m del Rio Quirra, nel tratto compreso tra la progr e la progr ); vegetazione a macchia ed in aree umide, nel tratto compreso tra la progr e la progr (ad eccezione di un breve tratto tra la progr e la progr ) e nel tratto compreso tra la progr e la progr Secondo la Direttiva Habitat, il sito è un'area geograficamente definita, la cui superficie sia chiaramente delimitata e, per Sito di Importanza Comunitaria (psic), si intende un sito che, nella o nelle regioni bio-geografiche cui appartiene, contribuisce in modo significativo a mantenere o a ripristinare un tipo di habitat naturale o di una specie in uno stato di conservazione soddisfacente. ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 35

37 II sito può inoltre contribuire in modo significativo alla coerenza di Natura 2000 e/o al mantenimento della diversità biologica nella/e regione/i biogeografia/che in questione. Il tipo di sito viene definito attraverso un codice (una lettera compresa tra A-K), che evidenzia le interazioni anche con altri siti e viene catalogato attraverso un codice alfanumerico. Nell Allegato I della Direttiva sono indicati gli habitat naturali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di aree speciali di conservazione. La Direttiva Uccelli, invece, prevede una serie di azioni per la conservazione di numerose specie, indicate negli allegati della direttiva stessa, oltre all individuazione da parte degli stati membri dell UE di aree da destinarsi alla loro conservazione (ZPS ovvero Zone a Protezione Speciale). La Direttiva Uccelli si integra nella Direttiva Habitat. L Allegato I della Direttiva fa riferimento alla classificazione gerarchica degli habitat, effettuata nel periodo , nell ambito del programma realizzato dalla Commissione Europea CORINE (CoORdination of INformation on the Environment Consiglio d'europa, giugno 1985), il cui scopo fondamentale è stato quello di operare una schedatura dei biotopi europei, attraverso una metodologia unitaria volta a raccogliere ed a coordinare le informazioni sullo stato dell ambiente e delle risorse naturali nella comunità europea. A partire dalle informazioni acquisite con la classificazione e le schedature di CORINE BIOTOPES, con la stesura degli allegati della Direttiva Habitat è stata stabilita una nuova codifica e, in alcuni casi, sono state anche riclassificate le tipologie ("Manuale di interpretazione degli habitat" European Commission DGXI-D.2, aprile 1996). Con l ultima revisione (sistema informativo EUNIS EUropean Nature Information System ), gli habitat sono stati classificati sulla base di criteri ecologici (geologia, geomorfologia, tipi di vegetazione, syntaxa, origine e fauna) e, successivamente, anche in base alla distribuzione (regione biogeografica, tipi climatici) (Davies, Moss, 1997). Gli habitat vengono suddivisi come di seguito riportato: habitat naturali: zone terrestri o acquatiche che si distinguono grazie alle loro caratteristiche geografiche, abiotiche e biotiche, interamente naturali o seminaturali. Tra questi, rientrano i tipi di habitat naturali prioritari, vale a dire i tipi di habitat naturali che rischiano di scomparire nel territorio e, per la cui conservazione, la Comunità ha una responsabilità particolare, a causa dell'importanza della parte della loro area di distribuzione naturale compresa nel territorio. Nell Allegato I, tali tipi di habitat naturali prioritari sono contrassegnati da un asterisco (*) ; habitat di una specie: ambiente definito da fattori abiotici e biotici specifici, in cui vive la specie in una delle fasi del suo ciclo biologico Nell Allegato II della Direttiva sono indicate le specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione; anche in questo caso, le specie prioritarie sono contrassegnate con un asterisco. Nell Allegato III sono indicati i criteri di selezione dei siti atti ad essere individuati quali Siti di Importanza Comunitaria e designati quali Zone Speciali di Conservazione. Vengono di seguito elencati e brevemente descritti i SIC e le ZPS presenti nell area di studio, nessuno dei quali inteferisce con l ambito territoriale direttamente interessato dalla realizzazione delle opere stradali di progetto; si evidenzia, inoltre, che i suddetti siti fanno tutti parte della regione bio-geografica Mediterranea, così come definita dalla Direttiva Habitat Rete Natura SIC: IT B040017, indicato come Stagni di Murtas e S Acqua Durci, situato in direzione Sud- Est dall area di intervento, dalla quale dista circa 4,2 km SIC: IT B020015, denominato Area del Monte Ferru di Tertenia, che è localizzato ad una distanza di circa 8,5 km dall area di intervento, in direzione Nord-Est SIC: IT B040018, indicato come Foce del Flumendosa Sa Praia, che si trova in direzione Sud-Est dall area di intervento, dalla quale dista circa 13 km SIC e ZPS: IT B021103, denominati Monti del Gennargentu, ubicato ad una distanza di circa 26 km dall area di intervento, in direzione Nord-Ovest ZPS: IT B043055, individuata come Monte dei Sette Fratelli, situata in direzione Sud-Ovest dall area di intervento, dalla quale dista oltre 10,4 km Il SIC Stagni di Murtas e S Acqua Durci, che si estende per 744 ha, tra 0 e 54m di quota, comprende gli stagni localizzati nella fascia costiera del Quirra, in corrispondenza della piccola piana generata dalle alluvioni recenti del Rio Quirra, che si estende per circa 8 km. Dal punto di vista ecologico, tale sito è prevalentemente caratterizzato dalla varietà degli ambienti umidi, con particolare riferimento agli aspetti vegetazionali delle dune e degli ambienti igroficli, oltre che a quelli legati alla serie climacica del Castello di Quirra. Per quanto concerne le specie faunistiche, si rileva la presenza di anfibi e rettili, quali Emys orbicularis (testuggine palustre europea) e Hydromantes imperialis (geotritone imperiale), oltre che di diversi specie di uccelli migratori, come ad esempio Alcedo atthis (martin pescatore), Ardea purpurea (airone rosso), Calonectris diomedea (berta maggiore), Circus aeruginosus (falco di palude), Egretta alba (airone maggiore), Larus audounii (gabbiano corso), Porphyrio porphyrio (pollom sultano viola), Anas platyrhyncos (germano reale), Gallinago gallinago (beccaccino), Rallus acquaticus (porciglione) e Vanellus vanellus (pavoncella). Il SIC Area del Monte Ferru di Tertenia si sviluppa per ha, tra 0 e 695m di quota, dalla linea di costa verso l interno; in particolare, la costa è bassa e ciottolosa nella parte settentrionale, mentre nella parte meridionale si presenta alta e rocciosa, con pareti granitico-porfiriche alte più di 100m. ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 36

38 Dal punto di vista geomorfologico, tale zona è caratterizzata dalla dominanza di graniti porfitici rossi. Nell ambito di tale sito, si sviluppano principalmente boscaglie di sclerofille sempreverdi e leccete caratterizzate dalla presenza di Pistacia lentiscus (lentisco), Viburnum tinus (viburno tino), Fraxinus ornus (orniello), nonché di Pistacia terebinthus (terebinto); inoltre, nelle parti più interne dell area, si rileva la presenza boschi di leccio in ottimo stato di conservazione. La vegetazione riparia dei corsi d acqua di maggiore portata è tipicamente quella delle classi Neriotamaricetea ed Alnetea. Relativamente alle specie faunistiche, si rileva tra l altro la presenza di Falco eleonorae (falco della Regina), Aquila chrysaetos (aquila reale) e Falco peregrinus (falco pellegrino), oltre che di un gran numero di specie endemiche. Il SIC Foce del Flumendosa e Sa Praia, che si estende per una superficie di 519 ha, tra 0 e 48m di quota, è localizzato in corrispondenza della foce del fiume, che sottende il grande bacino imbrifero del Flumendosa. Il territorio dell area si connota per le dinamiche ambientali, continentali e marine, che riguardano lo spostamento di enormi volumi d acqua e di solidi; allo stato attuale, il fiume è contraddistinto da un ampio alveo anastomizzato, compreso in una zona umida, che si estende per circa 700 ettari ed è formata da specchi d acqua e canali, che i cordoni laterali disgiungono dal mare. Tale sito è caratterizzato dalla presenza del raro Habitat fluviale Gallerie e forteti ripariali meridionali (Nerio-Tamaricetea e Securegion tinctoriae) ancora in buono stato di conservazione, oltre che per la ricchezza di avifauna di interesse conservazionistico. Il SIC e ZPS Monte Gennargentu si sviluppa per ha, tra i 600 ed i 1.829m di quota, comprendendo la parte più alpestre della Sardegna, costituita fondamentalmentre da scisti paleozoici e, in subordine, da graniti e calcari paleozoici, che danno vita alle diverse tipologie del paesaggio vegetale. Nel dettaglio, la parte culminale è costituita da prati alternati a phrygane (Carici caryophyllea- Genistetea salzmannii), con Carlina macrocephala (carlina lanosa) e Brachypodium rupestre (paleo rupestre) ed altre graminacee endemiche, quali Poa balbisii (poa violacea), Festuca sarda (festuca di Sardegna), Trisetum gracile (gramigna di Sardegna), Festuca morisiana (festuca di Moris) e Sesleria insularia (sesleria di Moris) che caratterizzano floristicamente le aree aperte e le garighe alto montane che, a loro volta, sono dominate dalla presenza di Juniperus nana (ginepro nano), Astragalus genargentus (astragalo del Gennargentu), Genista corsica (ginestra di Corsica) e Santolina insularis (crespolina sarda), oltre che di specie endemiche e rare, come ad esempio Lamyropsis microcephala (cardo microcefalo) ed Euphrasia genargentea (eufrasia del Gennargentu). La vegetazione forestale presenta gli aspetti più mesofili della lecceta, mentre la formazione boschiva più comune è rappresentata dalla querceta di Quercus pubescens (roverella); inoltre, alle quote più alte, si trovano gli ontaneti ad Alnus glutinosa (ontano nero). Relativamente alla fauna, il suddetto sito di diverse specie di interesse comunitario presenti in Sardegna, quali ad esempio Sylvia sarda (magnanina sarda), Aquila chrysaetos (aquila reale), Alectoris barbara (pernice sarda), Falco peregrinus (falco pellegrino), Hydromantes imperialis (geotritone imperiale), Discoglossis sardus (discoglosso sardo) ed Ovis gmelini musimon (muflone). La ZPS Monte dei Sette Fratelli, che si estende per ha, tra i 144m ed i 1.023m di quota, comprende il massiccio montuoso granitico e porfirico prospiciente la costa sud-orientale della Sardegna. Tale zona è caratterizzata dalla presenza di importanti boschi di leccio di sughera, formazioni a ginepro, macchie a Euphorbia dendroides, nonché di vegetazione ripariale ad ontano nero, salici, pioppi ed oleandro. Nel sito si trovano anche numerose specie vegetali ad elevato valore naturalistico, quali ad esempio Carex panormitana. Per quanto riguarda la fauna, la suddetta ZPS si connota come area di riproduzione di specie elecate nella Direttiva CEE tra le quali Alcedo atthis (martin pescatore), Alectoris barbara (pernice sarda), Lanius collurio (averla piccola), Turdus merula (merlo), Hydromantes imperiali (geotritone imperiale) e Testudo hermani (tartaruga di terra), oltre che di diverse specie endemiche, come ad esempio Euproctus platycephalus (euprotto sardo). La rappresentazione grafica dei Siti di Interesse Comunitario e delle Zone di Protezione Speciale sopra individuati è riportata nell elaborato Direttiva Habitat: SIC e ZPS Scala 1:50.000, che costituisce parte integrante del presente Studio. 9.3 Parchi ed aree protette (IBA) Nel presente paragrafo vengono descritte le principali caratteristiche territoriali e naturalistiche dei parchi e delle aree protette (IBA) localizzate nell ambito territoriale di area vasta oggetto del presente studio, nessuno dei quali viene comunque direttamente interferito dalla realizzazione delle opere stradali di progetto Parco Nazionale del Gennargentu e del Golfo di Orosei Il Parco Nazionale del Gennargentu e del Golfo di Orosei (codifica: EUAP0944), istituito con Decreto del Presidente della Repubblica del 30 marzo 1998, si estende per una superficie di ha nel territorio delle province di Nuoro, dell Ogliastra e di Cagliari, interessando complessivamente 24 comuni. Il suddetto parco, localizzato a Nord dell area di intervento, dalla quale dista circa 29 km, si sviluppa nella zona compresa tra il Golfo di Orosei ed il massiccio del Gennargentu, comprende territori molto differenti, sia dal punto di vista geologico che naturalistico. In particolare, l'area del Gennargentu è caratterizzata da rocce di natura scistosa originatesi nel Paleozoico, nella quale si trovano le cime montuose più elevate dell'isola, che raggiungono la ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 37

39 massima quota con i 1.834m di Punta La Marmora, mentre le altre vette più elevate del complesso montuoso sono costitute da Bruncu Spina (1.828m), Punta Florisa (1.822m), Punta Paolina (1.792m), Punta Erba Irdes (1.703m), Bruncu Allasu (1.701m), Monte Iscudu (1.676m) e dal Monte Spada (1.595m). La regione del Supramonte, invece, si sviluppa in una serie di altopiani carsici formati da rocce calcaree risalenti al Mesozoico. L'altopiano è circondato da una serie di cime montuose la cui altitudine massima è raggiunta dal Monte Corrasi, con i suoi 1.463m; nella suddetta regione, si trovano comunque numerose vette che raggiungono ed oltrepassano i 1.000m, quali ad esempio Punta Solitta (1.206m). Per quanto riguarda la flora, si rileva come nelle zone montane più elevate del Gennargentu si è conservata una flora relitta di origine terziaria, che ha nei suoi più tipici rappresentanti specie come Taxus baccata (tasso), Ilex aquifolium (agrifoglio), Populus tremula (pioppo tremulo) e Juglans regia (noce bianco), che formano dei residui di foresta lungo le pendici delle montagne. Una formazione vegetale caratteristica delle valli montane del Gennargentu è rappresentata dalle foreste a galleria dominate dagli Alnus glutinosa (ontano nero), che vegeta lungo le rive dei torrenti vallivi; tra le altre specie, si trovano Ribes sandalioticum (ribes del Limbara), Helleborus argustifolius (elleboro di Corsica), Paeonia mascula (rosa di montagna), Rhamnus alpina (ranno alpino), Digitalis purpurea (digitale rossa), Gentiana lutea (genziana maggiore), Daphne oleoides (dafne spatolata), Scrophularia umbrosa (scrofularia alata) e Ranunculus platanifolius (ranunculo a foglie di platano). Nella suddetta area si trovano anche numerose specie endemiche, come Euprhasia genargentea (eufrasia del Gennargentu), Festuca morisiana (festuca di Moris), Lamyropsis microcephala (cardo microcefalo), Armeria sardoa (spillone di Sardegna), Astragalus genargenteus (astragalo del Gennargentu), Carlina macrocephala (carlina sardo-corsa), Ranunculus cymbalarifolius (ranunculo a foglie di cimbalaria), Aquilegia nugorensis (aquilegia di Sardegna), Paeonia corsica (peonia sardo-corsa), Euphorbia hyberna (euforbia irlandese), Glechoma sardoa (ellera terrestre di Sardegna), Santolina insularis (crespolina maggiore) e Viola corsica (viola sardo-corsa). Nelle aree culminali delle montagne dominano invece gli arbusti nani o piccole piante dal portamento prostrato, come Juniperus nana (ginepro nano), Prunus prostrata (prugnolo prostrato), Berberis aetnensis (crespino dell'etna) e Rosa seraphini (rosa dei Serafini). A quote più basse, si trovano boschi misti di Quercus pubescens (roverella), Acer monspessulanum (acero minore), Castanea sativa (castagno) e Quercus ilex (leccio) che, un tempo, coprivano le falde delle montagne fin quasi alla cima. Gli altopiani e le alture del Supramonte sono invece dominate dalle foreste di leccio, come nel caso della lecceta di "Sas Baddes", inclusa entro il perimetro della foresta demaniale di Montes, una tra le ultime foreste primarie ancora presenti in Europa. Altre specie comuni sono il Taxus (tasso), Phillyrea angustifolia e Phillyrea latifolia (fillirea), oltre che il Juniperus (ginepro); tra le rare specie vegetali endemiche, vanno citate Aquilegia barbaricina (aquilegia di Sardegna) e Aquilegia nuragica (aquilegia nuragica), entrambe particolarmente rare e localizzate; questo ha portato al loro inserimento nella lista rossa IUCN delle 50 specie botaniche più minacciate del bacino del Mediterraneo. La particolare morfologia del territorio e l'effetto dovuto all'insularità ha permesso l'evoluzione di specie e sottospecie faunistiche adattate alle condizioni ambientali caratteristiche. Sulle montagne del Gennargentu e nel Supramonte si possono ritrovare varie specie di vertebrati, alcune delle quali sono entità endemiche e rare. Tra gli anfibi, vi sono molte specie endemiche come Euproctus platycephalus (euprotto sardo), Speleomantes supramontis (geotritone del Supramonte), Discoglossus sardus (discoglosso sardo) e Hyla sarda (raganella sarda). Tra le specie comuni alla fauna europea, vi sono Speleomantes imperialis (geotritone imperiale) e Bufo viridis (rospo smeraldino). I rettili sono invece rappresentati da Algyroides fitzingeri (algiroide nano), Archaeolacerta bedriagae (lucertola del Bedriaga), Podarcis tiliguerta (lucertola tirrenica), Chalcides chalcides (luscengola) e dal Chalcides ocellatus (gongilo); inoltre, vi sono Coluber hippocrepis (colubro ferro di cavallo), Coluber viridiflavus (colubro), Natrix maura (biscia viperina) e Natrix natrix (biscia dal collare). Tra i mammiferi, sono presenti Crocidura russula (crocidura rossiccia), Suncus etruscus (mustiolo), Lepus capensis (lepre sarda), Eliomys quercinus (quercino), Glis glis (ghiro), Apodemus sylvaticus (topo selvatico), Rattus rattus (ratto nero), Mus musculus (topolino domestico), Vulpes vulpes ichnusae (volpe sarda), Martes martes (martora), Mustela nivalis (donnola), Felis lybica sarda (gatto selvatico sardo), Sus scrofa (cinghiale) e Ovis musimon (muflone); inoltre, nella zona sono stati reintrodotti sia Cervus elaphus corsicanus (cervo sardo) che Dama dama (daino). Le caratteristiche geomorfologiche ed ambientali del Supramonte rendono la regione molto importante dal punto di vista della presenza di chirotteri. Uno studio ha condotto al censimento delle specie presenti nel territorio, evidenziando la presenza di Rhinolophus ferrumequinum (rinolofo maggiore), Rhinolophus hipposideros (rinolofo minore), Rhinolophus mehelyi (rinolofo di Mehely), Miniopterus schreibersii (miniottero), Myotis punicus (vespertilio maghrebino), Myotis capaccinii (vespertilio di Capaccini), Myotis emarginatus (vespertilio smarginato), Pipistrellus pipistrellus (pipistrello nano), Pipistrellus kuhlii (pipistrello albolimbato), Hypsugo savii (pipistrello di Savi, Nyctalus leisleri (nottola di Leisler), Plecotus sardus (orecchione sardo) e Tadarida teniotis (molosso di Cestoni). ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 38

40 Nell'area del Golfo di Orosei erano anche presenti esemplari di Monachus monachus (foca monaca), che si riproduceva nelle numerose grotte presenti lungo la costa; allo stato attuale, la suddetto specie è considerata estinta. Tra gli uccelli che, un tempo, popolavano le vette delle montagne vi erano anche Gypaetus barbatus (gipeto) e Aegypius monachus (avvoltoio monaco), ora estinti. In particolare, per quanto riguarda il gipeto, è stato avviato un progetto di reintroduzione nelle aree del Supramonte, del Gennargentu e del Monte Albo. Nel 2008 i tre esemplari reintrodotti sono stati ritrovati morti, portando al fallimento il progetto di ripopolamento. Tra i rapaci, si possono avvistare Accipiter gentilis (astore), (Accipiter nisus) sparviere (Accipiter nisus), Buteo buteo (poiana), Aquila chrysaetos (aquila reale), Falco tinnunculus (gheppio), (Falco tinnunculus) e Falco peregrinus (falco pellegrino). Altri uccelli molto comuni sono Alectoris barbara (pernice sarda), Coturnix coturnix (quaglia), Columba livia (piccione selvatico), Columba palumbus (colombaccio), Cuculus canorus (cuculo), Tyto alba (barbagianni), Otus scops (assiolo), Athene noctua (civetta), Caprimulgus europaeus (succiacapre), Apus apus (rondone), Apus melba (rondone maggiore), Merops apiaster (gruccione), Upupa epops (upupa), Picoides major (picchio rosso maggiore) e Picoides minor (picchio rosso minore). Tra i passeriformi, sono comuni Lullula arborea (tottavilla), Alauda arvensis (allodola), Ptyonoprogne rupestris (rondine montana), Delichon urbica (balestruccio), Anthus campestris (calandro), Anthus spinoletta (spioncello), Motacilla cinerea (ballerina gialla), Cinclus cinclus (merlo acquaiolo), Troglodytes troglodytes (scricciolo), Erithacus rubecola (pettirosso), Luscinia megarhynchos (usignolo), Saxicola torquata (saltimpalo), Oenanthe oenanthe (culbianco), Monticola saxatilis (codirossone), Monticola solitarius (passero solitario), Turdus merula (merlo), Turdus viscivorus (tordela), Sylvia undata (magnanina), Sylvia conspicillata (magnanina sarda), Sylvia conspicillata (sterpazzola di Sardegna), Sylvia cantillans (sterpazzolina), Sylvia atricapilla (capinera), Regulus ignicapillus (fiorrancino), Muscicapa striata (pigliamosche), Parus ater (cincia mora), Parus caeruleus (cinciarella), Parus major (cinciallegra) e Lanius collurio (averla piccola). Relativamente ai corvidi, vanno citati Garrulus glandarius (ghiandaia), Pyrrhocorax pyrrhocorax (gracchio corallino), Corvus monedula (taccola), Corvus corone cornix (cornacchia grigia) e Corvus corax (corvo imperiale). Altri passeriformi molto comuni sono Sturnus unicolor (storno nero), Passer hispaniolensis (passera sarda), Passer montanus (passera mattugia), Petronia petronia (passera lagia), Fringilla coelebs (fringuello), Serinus citrinella (venturone), Carduelis chloris (verdone), Carduelis carduelis (cardellino), Carduelis cannabina (fanello), Coccothraustes coccothraustes (frosone), Emberiza cirlus (zigolo nero) ed Emberiza calandra (strillozzo). Lungo le coste e nelle zone umide del golfo di Orosei nidificano, si riproducono e sono di passo numerose specie di uccelli marini ed acquatici. Nelle zone umide vi sono Circus aeruginosus (falco di palude), Alcedo atthis (martin pescatore), Egretta garzetta (garzetta), Anas acuta (codone comune), Anas platyrhynchos (germano reale), Fulica atra (folaga), Gallinago gallinago (beccaccino) e Scolopax rusticola (beccaccia). Tra le falesie, vivono uccelli marini come Calonectris diomedea (berta maggiore), Phalacrocorax aristotelis (marangone dal ciuffo), Hydrobates pelagicus (uccello delle tempeste europeo), Ichthyaetus audouinii (gabbiano corso), Sternula albifrons (fraticello) e Sterna hirundo (sterna comune. Tra i pesci d'acqua dolce che popolano le acque dei fiumi e dei torrenti di montagna, si rileva la presenza di Salmo cettii (trota sarda); si tratta di una specie inserita nella lista rossa IUCN come prossima alla minaccia. Un progetto collaborativo tra l'ente Foreste della Sardegna e l'università degli Studi di Cagliari prevede il ripopolamento e la reintroduzione della specie nei corsi d'acqua dell'isola. A questo scopo, è stato individuato quale sito per il ripopolamento il Rio Ermolinus, nella foresta demaniale di Montarbu Important Bird Area (IBA) Le Important Bird Area (IBA) sono delle aree individuate in tutto il mondo, sulla base di criteri ornitologici applicabili su larga scala, da parte di associazioni non governative che fanno parte di BirdLife International. Il primo programma IBA nasce nel 1981 per l individuazione delle aree prioritarie per la conservazione dell avifauna in Europa, in vista dellìapplicazione della Direttiva Uccelli (di cui al precedente paragrafo 9.2.). A tale proposito, tra i criteri utilizzati per la individuazione delle IBA, oltre a quelli di importanza a livello mondiale e regionale, è compreso anche quello relativo alla individuazione dei siti importanti per l avifauna nell ambito della Unione Europea, con particolare riferimento alla lista di specie di importanza comunitaria contenuta nell Allegato I della Direttiva Uccelli. Pertanto, le IBA rappresentano un fondamentale strumento tecnico per l individuazione di quelle aree prioritarie alle quali si applicano gli obblighi di conservazione previsti dalla suddetta Direttiva. Le IBA vengono individuate essenzialmente in base al fatto ospitano una frazione significativa delle popolazione di specie rare o minacciate, oppure che ospitano eccezionali concentrazioni di uccelli di altre specie. In Italia, l inventario delle IBA è stato redatto dalla Lega Italiana Protezione Uccelli (LIPU), che lo ha pubblicato nel 1989 in una prima versione, successivamente aggiornata nel ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 39

41 Vengono di seguito elencate e brevemente descritte le IBA presenti nell area vasta oggetto del presente Studio, nessuna delle quali inteferisce con l ambito territoriale direttamente interessato dalla realizzazione delle opere stradali di progetto. La rappresentazione grafica della localizzazione del Parco Nazionale del Gennargentu e del Golfo di Orosei, oltre che delle IBA sopra descritte è riportata nell elaborato Carta dei parchi e delle aree protette Scala 1: , che costituisce parte integrante del presente documento. IBA 186 Monte dei Sette Fratelli e Sarrabus, situata in direzione Sud-Ovest dall area di intervento, dalla quale dista circa 10,5 km IBA 181 Golfo di Orosei, Supramonte e Monti del Gennargentu, che è localizzata ad una distanza di circa 26,2 km dall area di intervento, in direzione Nord-Ovest IBA 178 Campidano centrale, ubicata ad Ovest dell area di intervento, dalla quale dista circa 59 km La IBA 186 Monte dei Sette Fratelli e Sarrabus, che si estende per ha, è costituita dall area montuosa compresa tra Doglianova, San Nicolò Gerrei, San Vito, Arcu e Tidu, Castiadas e Sinnai. Si tratta di una zona molto importante per i rapaci, quali ad esempio Aquila chrysaetos (aquila reale), nonché per le specie mediterranee, la più significativa delle quali è Accipiter gentilis arrigonii (astore di Sardegna). Si evidenzia, inoltre, che tale IBA è prevalentemente compresa nel territorio dell istituendo Parco Naturale Regionale dei Sette Fratelli-Monte Genis. La IBA 181 Golfo di Orosei, Supramonte e Monti del Gennargentu si sviluppa per ha, comprendendo una vasta area costituita da zone montuose, spiagge e falesie, particolarmente importante per la nidificazione di rapaci e di specie legate al Bioma Mediterraneo. Il confine di tale zona corrisponde a quello di tre SIC, vale a dire in particolare: IT B Monti del Gennargentu, IT B Supramonte di Oliena, Orgoloso, Urzulei Su Sercone e IT B Golfo di Orosei. Nella suddetta IBA sono presenti diversi esemplari di rapaci, con particolare riferimento a Calonectris diomedea (berta maggiore), Phalacrocorax aristotelis (marangone dal ciuffo), Accipiter gentilis arrigonii (astore di Sardegna), Aquila chrysaetos (aquila reale), Falco eleonorae (falco della Regina), Falco peregrinus (falco pellegrino), Larus audounii (gabbiano corso) e Hieratetus fasciatus (aquila del Bonelli). La IBA 187 Campidano centrale, che si estende per ha, è localizzata nel territorio compreso tra Samassi, Villacidro, San Gavino Monreale, Pabillonis, Guspini, Terralba Marrubiu ed il tracciato della S.S. 131, che ne costituisce il limite nord-orientale. Si evidenzia, inoltre, che un piccolo tratto del perimetro di tale zona, a partire dal Fiume Mannu, coincide con quella della IBA 182 Stagni di Oristano e Capo San Marco. Nell ambito della IBA 187 si rileva la presenza di diverse specie qualificanti, vale a dire in particolare Tetrax tetrax (gallina prataiola), Porphyrio porphyrio (pollo sultano), Burhinus oedicnemus (occhione), Pluvialis apricaria (piviere dorato) e Melanocorypha calandra (calandra), nonché di alcune specie non qualificanti ma, comunque, prioritarie per la gestione, quali Circus aeruginosus), Circus cyaneus (albanella reale) e Lanius senator (averla capirossa). ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 40

42 10. STUDIO DEGLI ASPETTI TRASPORTISTICI Il presente capitolo riporta gli stralci più significativi dello studio trasportistico condotto dal D.I.T. dell Università degli Studi di Cagliari (autori: Prof. Ing. Francesco Annunziata, Prof. Ing. Mauro Coni, Ing. Francesca Maltinti, Ing. Francesco Pinna ed Ing. Silvia Portas), che illustra molto efficacemente l organizzazione e le criticità della rete stradale sarda. I risultati di tale studio, che sono stati considerati come riferimento per le analisi delle componenti ambientali Atmosfera e Rumore effettuate nell ambito del presente documento, hanno tra l altro evidenziato il ruolo strategico che la S.S. 125 riveste nel quadro infrastrutturale regionale. I risultati del suddetto studio trasportistico, che hanno tra l altro evidenziato il ruolo strategico che la S.S. 125 riveste nel quadro infrastrutturale regionale, riportano anche l indicazione dei traffici attesi sulla nuova infrastruttura (distinti tra veicoli leggeri e pesanti), che sono stati quindi utilizzati nel presente Studio di Prefattibilità Ambientale per le analisi delle componenti Atmosfera e Rumore L impianto della rete stradale della Regione Sardegna L impianto originario della rete stradale della Regione sarda è impostato su tre direttrici romane che percorrevano in senso longitudinale la Sardegna, vale a dire in particolare: Permane una vasta lacuna infrastrutturale nella parte centro-meridionale dell Isola, chiaramente evidente nello schema della rete. L attuale andamento demografico, che tende al progressivo spopolamento delle aree interne a favore di quelle costiere, viene assecondato anche dai più recenti interventi infrastrutturali (rappresentati dall ammodernamento della S.S. 131 e della S.S. 125) e dalla riclassificazione della rete intervenuta con il D.Lgs. del 28 ottobre Vengono infine evidenziati i notevoli squilibri stagionali generati dal traffico turistico che nel periodo estivo si riversa su principali terminal portuali ed aeroportuali, oltre che sugli itinerari costieri stradali Il carico di traffico sulla rete stradale regionale L impegno della rete stradale regionale è stato determinato sulla base dei rilevamenti parziali effettuati in alcune stazioni di censimento della rete ANAS, oltre che in considerazione dei risultati ottenuti in corrispondenza di ulteriori 120 sezioni, distribuite su tutta la rete regionale, rilevate in occasione dell aggiornamento del Piano Regionale dei Trasporti della Regione Sardegna. A tale proposito, si rileva che i tronchi più impegnati sono quelli in prossimità dei capoluoghi di provincia; in particolare, sulla S.S. 131, la S.S. 554 e la S.S. 195, nei pressi di Cagliari, si registrano flussi orari maggiori di veicoli/h, con percentuali di veicoli commerciali superiori al 20%. la S.S. 131 ad occidente; la S.S. 125 sulla costa orientale; la S.S. 128 che attraversa centralmente le zone interne della Regione Valori notevoli si riscontrano anche nella parte più settentrionale della S.S. 131, in vicinanza di Sassari, oltre che sulla S.S. 129 (Sassari-Alghero). Questi itinerari erano, e sono tuttora, collegati a nord ed a sud su itinerari trasversali prossimi alla costa; ad eccezione degli itinerari interni, questo disegno si è sensibilmente rafforzato nel tempo. Il ruolo di asse portante è stato progressivamente assunto dall itinerario occidentale Cagliari- Oristano-Sassari-Porto Torres, attualmente servito dalla S.S. 131; questa, unitamente alla dorsale ferroviaria FF.SS., ai porti ed agli aeroporti dell area cagliaritana e sassarese, definisce il corridoio plurimodale Sardegna-Continente. A partire dagli anni 60, con lo sviluppo del settore nord-orientale e la volontà di ridurre l isolamento del nuorese, il sistema è stato integrato con un ulteriore ramo fondamentale, rappresentato dalla S.S. 131 DCN, che pone in rapida comunicazione i terminal portuali ed aeroportuali di Olbia-Golfo Aranci con il corridoio plurimodale. Le zone interne settentrionali dell Isola, oltre che da questo itinerario, sono anche attraversate dai collegamenti ferroviari e stradali (S.S. 597 e S.S. 199) lungo il corridoio Sassari-Monti-Olbia. Dai dati disponibili si rileva che alcune arterie risultano alquanto impegnate in determinati periodi dell anno per motivazioni legate al turismo; tra queste, si possono comprendere alcuni tratti delle S.S. 125, della S.S. 131 DCN, della S.S. 199 e della S.S Nei restanti periodi dell anno, il carico che insiste su di esse risulta decisamente modesto. Un fenomeno da tenere in debito conto è rappresentato dall espansione delle città costiere (Cagliari, Olbia, Alghero, ecc.) parallelamente alla costa: a tale proposito, infatti, si rileva la diffusione di residenze primarie e secondarie intorno ad assi di viabilità extraurbana costiera, che assumono spesso caratteri di viabilità urbana. In corrispondenza di tali tratti stradali, si determinano pesanti fenomeni di congestione, con frequenti condizioni di stop and go, che si verificano non solamente durante i periodi estivi, ma anche in occasione dei giorni festivi e prefestivi. ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 41

43 10.3 Flussi di traffico sulla S.S. 125 nello scenario temporale tra il 2012 ed il 2025 Nell ambito dello studio trasportistico redatto dal D.I.T. dell Università di Cagliari è anche riportata la stima del Traffico Giornaliero Medio previsto sulla S.S. 125; a tale proposito, nella seguente Tabella 10.1 sono riportati i flussi di traffico previsti sulla statale per ciascuno degli anni compresi tra il 2012 ed il 2025, distinti tra veicoli leggeri e veicoli pesanti. TRAFFICO GIORNALIERO MEDIO Anno Veicoli leggeri Veicoli pesanti Veicoli totali % pesanti % % % % % % % % % % % % % % Tabella 10.1: Stima dei flussi di traffico sulla S.S. 125 (Scenario ) ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 42

44 11. COMPONENTE ATMOSFERA Nel presente capitolo sono inizialmente riportati il quadro normativo di riferimento, la descrizione degli agenti di inquinamento atmosferico indotti dalle emissioni del traffico stradale e la caratterizzazione meteoclimatica dell area di studio. Vengono quindi individuati i ricettori e le sorgenti inquinanti attualmente presenti nell ambito territoriale di indagine; successivamente, mediante l applicazione di un idoneo software previsionale di calcolo, è stata effettuata la stima delle concentrazioni inquinanti in corrispondenza dei ricettori presenti nell ambito di studio, relativamente allo scenario temporale del Inquadramento normativo La prima legge nazionale che tratta le problematiche relative all inquinamento atmosferico è la Legge n.615 del 13 luglio 1966, alla quale hanno fatto seguito i regolamenti attuativi disposti con D.P.R. n.1391 del 22 ottobre 1970, D.P.R. n.322 del 15 aprile 1971 e D.P.R. n.323 del 22 febbraio Il complesso di queste norme dettava la disciplina in materia con spirito innovativo ed in maniera sufficientemente compiuta, comprendendo inoltre la ripartizione puntuale delle competenze. Successivamente, occorre fare riferimento alla Circolare n.54 del 12 maggio 1978, inviata dal Ministero della Sanità a tutte le autorità chiamate, sia direttamente che indirettamente, ad intervenire nella lotta anti-smog. Questa circolare venne diffusa dopo l emanazione del D.P.R. 616/77, relativo al Regolamento di Attuazione della Legge 382/75 sul decentramento dei poteri dallo Stato a Regioni, Province e Comuni, ed alla vigilia della Riforma Sanitaria, contenendo due importanti elementi, vale a dire l indicazione dei criteri generali per la determinazione dei limiti alle emissioni anche a livello regionale e per il trasferimento alle Regioni (in attuazione del citato DPR) dei poteri di includere, per il proprio territorio, i Comuni rientranti in zona A e zona B di controllo. Con questi primi interventi, il legislatore ha voluto determinare i limiti massimi ammissibili delle emissioni (prodotti che vengono comunque immessi nell atmosfera) o delle immissioni (emissioni che determinano l inquinamento atmosferico all esterno del perimetro della sorgente inquinante), espressi come concentrazioni che gli inquinanti non devono superare. In particolare, la immissione rappresenta la concentrazione al suolo di un inquinante, ossia la quantità di inquinante che si trova nell unità di volume di aria, misurata ad un altezza compresa tra 1.50 e 3 metri dal suolo. Ciò vuol significare che la misura va eseguita a quell altezza dal suolo alla quale si trova l aria effettivamente respirabile dagli uomini: l immissione si può definire come la situazione atmosferica che la o le fuoriuscite di inquinanti determinano nello spazio aereo circostante, risultando pertanto la concentrazione di inquinante alla quale è esposta la comunità. La emissione, invece, rappresenta la quantità di inquinante che fuoriesce da una determinata sorgente; una emissione, a seconda delle condizioni orografiche locali, può dare luogo a differenti valori di immissione. Dopo le prime normative sopra citate, che rivestivano comunque un carattere meramente indicativo, sono stati quindi emessi ulteriori decreti, i più significativi dei quali vengono di seguito elencati e brevemente descritti - che definivano i limiti massimi di accettabilità ed i valori guida per gli agenti inquinanti, i criteri per la raccolta dei dati inerenti la qualità dell aria, la regolamentazione delle situazioni di inquinamento atmosferico che determinano stati di allerta e di emergenza, per la prevenzione dell inquinamento nelle grandi zone urbane, ecc. che sono stati tutti abrogati dal D.Lgs. n.155 del 18 agosto 2010, dettagliatamente descritto nel successivo paragrafo Successivamente, sono stati quindi emessi ulteriori decreti, i più significativi dei quali vengono di seguito elencati e brevemente descritti - che definivano i limiti massimi di accettabilità ed i valori guida per gli agenti inquinanti, i criteri per la raccolta dei dati inerenti la qualità dell aria, la regolamentazione delle situazioni di inquinamento atmosferico che determinano stati di allerta e di emergenza, per la prevenzione dell inquinamento nelle grandi zone urbane, ecc. che sono stati tutti abrogati dal D.Lgs. n.155 del 18 agosto 2010, dettagliatamente descritto nel successivo paragrafo D.P.C.M. 28 marzo 1983 Il Decreto Presidente Consiglio dei Ministri del , recante i Limiti massimi di accettabilità delle concentrazioni e di esposizione relativi ad inquinanti dell'aria nell'ambiente esterno, fissava gli standard di qualità dell aria per i diversi agenti inquinanti e, inoltre, definiva i metodi di prelievo e di analisi chimica, al fine della tutela igienico-sanitaria delle persone o delle comunità esposte. Nell ambito di tale decreto, veniva delegato alle Regioni il compito di controllare il rispetto dei limiti ivi contenuti e, dove le concentrazioni superino o rischino di superare tali limiti, di provvedere a predisporre appositi piani di risanamento per il miglioramento complessivo della qualità dell aria, in modo da consentire il rispetto dei limiti stessi entro e non oltre dieci anni dall entrata in vigore del decreto stesso D.P.R. 24 maggio 1988, n.203 Il Decreto del Presidente della Repubblica n.203 del , relativo alla Attuazione delle direttive CEE numeri 80/779, 82/884, 84/360 e 85/203 concernenti norme in materia di qualità dell'aria, relativamente a specifici agenti inquinanti, e di inquinamento prodotto dagli impianti ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 43

45 industriali, ai sensi dell'art.15 della legge 16 aprile 1987, numero 183, modificava i valori limite di qualità dell aria per SO 2 e NO 2 ; introduceva i valori guida per SO 2, NO 2 e particelle sospese e, infine, aggiornava ed integrava i metodi di prelievo e di analisi degli inquinanti. delle norme tecniche in materia di limiti di concentrazione e di livelli di attenzione e di allarme per gli inquinanti atmosferici nelle aree urbane e disposizioni per la misura di alcuni inquinanti di cui al decreto ministeriale 15 aprile D.M.A. 20 maggio 1991 Il Decreto del Ministero dell Ambiente del , relativo ai Criteri per la raccolta dei dati inerenti la qualità dell aria, oltre alla definizione di tali criteri di raccolta, aveva per scopo il riordino delle competenze per la vigilanza, il controllo, la gestione e l esercizio dei sistemi di rilevamento pubblici, nonché la regolamentazione delle situazioni di inquinamento che determino stati di allerta e di emergenza. A tale proposito, il suddetto decreto prevedeva il censimento dei sistemi di rilevamento di qualità dell aria ed, inoltre, enunciava i criteri da seguire per la realizzazione e la gestione dei sistemi di rilevamento e per la qualificazione delle misure e della strumentazione, ordinando le stazioni di rilevazione secondo quattro classi (A, B, C, D) ed individuando, per ciascuna di queste, il numero minimo di centraline richieste nel centro urbano, definito in base al numero di abitanti. Nell ambito di tale decreto, veniva infine stabilito che il Ministero dell Ambiente, di concerto con quello della Sanità, avrebbero dovuto definire i livelli di attenzione e di allarme D.M.A. 12 novembre 1992 Il Decreto del Ministero dell Ambiente del , relativo ai Criteri generali per la prevenzione dell inquinamento atmosferico nelle grandi zone urbane e disposizioni per il miglioramento della qualità dell aria, aveva per scopo quello di fornire alle autorità competenti, a fronte di episodi acuti di inquinamento atmosferico, dei criteri generali ed omogenei, nonché degli elementi di orientamento, al fine di assicurare la tutela sanitaria della popolazione ed il miglioramento della qualità dell aria. Nell ambito di tale decreto, venivano inoltre definiti i limiti di attenzione ed i limiti di allarme per gli inquinanti atmosferici, oltre ai criteri generali per la definizione dei piani di intervento operativo, da mettere in atto allo scopo di prevenire episodi acuti di inquinamento atmosferico e rientrare in tempi brevi nei limiti normativi, nei casi in cui siano superati i livelli di attenzione e di allarme, anche al fine di prevenire il superamento dei limiti massimi di accettabilità delle concentrazioni e di esposizione fissati dai decreti precedentemente descritti D.M.A. 15 aprile 1994 e D.M.A. 25 novembre 1994 Il Decreto del Ministero dell Ambiente del , recante le Norme tecniche in materia di stati di attenzione e di allarme per gli inquinanti atmosferici nelle aree urbane, ai sensi degli articoli 3 e 4 del DPR 24 maggio 1988, n.203 e dell art.9 del D.M. 20 maggio 1991, è stato successivamente aggiornato dal Decreto del Ministero dell Ambiente del , che riporta l Aggiornamento Nell ambito del D.M.A. del 15 aprile, venivano tra l altro individuati gli obiettivi di qualità, intesi come valore medio annuale di riferimento da raggiungere e rispettare a partire da una determinata data, per il PM10 frazione delle polveri con diametro inferiore ai 10 µm oltre che per il benzene ed il benzo(a)pirene, mentre nel DMA del 25 novembre erano inoltre definiti i livelli di attenzione e di allarme per i singoli inquinanti D.Lgs. 4 agosto 1999, n.351 Il Decreto Legislativo n.351 del , riguardante alla Attuazione della Direttiva CEE in materia di valutazione e gestione della qualità dell aria dell ambiente, che aveva abrogato il precedente D.M.A. 20 maggio 1991, definiva i principi per i seguenti aspetti: stabilire gli obiettivi per la qualità dell aria ambiente, al fine di evitare, prevenire o ridurre gli effetti dannosi per la salute umana e per l ambiente nel suo complesso; valutare la qualità dell aria ambiente sul territorio nazionale, in base a criteri e metodi comuni; disporre di informazioni adeguate sulla qualità dell aria ambiente e far sì che siano rese pubbliche, con particolare riferimento al superamento della soglia di allarme; mantenere la qualità dell aria ambiente, laddove è buona, migliorandola negli altri casi della Direttiva 96/62/CEE Tale decreto, inoltre, recepiva le seguenti indicazioni: i valori limite e le soglie di allarme per gli inquinanti elencati nell Allegato I del decreto stesso; il margine di tolleranza fissato per ciascun inquinante di cui all Allegato I, nonché le modalità secondo le quali tale margine deve essere ridotto nel tempo; il termine entro il quale deve essere raggiunto il valore limite; il valore obiettivo per l ozono e gli specifici requisiti di monitoraggio, valutazione, gestione ed informazione D.M.A. 2 aprile 2002, n.60 Il Decreto del Ministero dell Ambiente n.60 del , relativo al Recepimento della Direttiva 1999/30/CE concernente i valori limite di qualità dell aria ambiente per il biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli ossidi di azoto, le particelle ed il piombo e della Direttiva 2000/69/CE relativa ai valori limite di qualità dell aria ambiente per il benzene ed il monossido di carbonio, per le sostanze sopra citate stabiliva: i valori limite e le soglie di allarme; ANAS S.p.A. 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46 il margine di tolleranza e le modalità secondo le quali tale margine deve essere ridotto nel tempo; il termine entro il quale il valore limite deve essere raggiunto; i criteri per la raccolta dei dati inerenti la qualità dell aria ambiente; la soglia di valutazione superiore ed inferiore ed i criteri di verifica della classificazione delle zone e degli agglomerati; le modalità ed il formato dell informazione da fornire al pubblico sui livelli rilevati e, nel caso di superamento, delle soglie di allarme D.Lgs. 3 agosto 2007, n.152 Il Decreto Legislativo n.152 del , relativo alla Attuazione della Direttiva 2004/107/CE, concernente l arsenico, il cadmio, il mercurio, il nichel e gli idrocarburi policiclici aromatici nell aria ambiente, definiva i valori obiettivo, nonché le soglie di valutazione superiore ed inferiore, per l arsenico, il cadmio, il nichel e il benzo(a)pirene D.Lgs. 13 agosto 2010, n D.M.A. 1 ottobre 2002, n.261 Il Decreto del Ministero dell Ambiente n.261 del recante il Regolamento recante le direttive tecniche per la valutazione preliminare della qualità dell aria ambiente, i criteri per l elaborazione del piano e dei programmi di cui agli artt.8.e 9 del D.L. 4 agosto 1999, n.351. In particolare, tale decreto stabiliva: le direttive tecniche sulla cui base le regioni provvedono ad effettuare le misure eventualmente necessarie per la valutazione preliminare della qualità dell aria ed individuare le seguenti zone: - zone in corrispondenza delle quali i livelli di uno o più inquinanti comportano il superamento dei valori limite e delle soglie di allarme; - zone nelle quali sono più alti i valori limite; - zone nelle quali i livelli degli inquinanti sono inferiori ai valori limite; i criteri per l elaborazione dei piani e dei programmi per il raggiungimento dei valori limite di qualità dell aria; le direttive rispetto alle quali le regioni adottano i piani per il mantenimento della qualità dell aria D.Lgs. 21 maggio 2004, n.183 Il Decreto Legislativo n.183 del , riguardante la Attuazione della Direttiva CEE 2002/3/CE, relativa all ozono nell aria, fissava: i valori bersaglio, gli obiettivi a lungo termine, la soglia di allarme e la soglia di informazione, al fine di prevenire o ridurre gli effetti nocivi sulla salute umana e sull ambiente; i metodi ed i criteri per la valutazione delle concentrazioni di ozono; le misure volte a consentire l informazione al pubblico in merito alle concentrazioni di ozono; le misure volte a mantenere la qualità dell aria, laddove essa risulta buona; le modalità di cooperazione degli stati membri della Unione Europea, ai fini della riduzione dei livelli di ozono Il Decreto Legislativo n.155 del , relativo alla Attuazione della Direttiva 2008/50/CE, relativa alla qualità dell aria ambiente e per un aria più pulita in Europa, abroga le precedenti normative in materia di inquinamento atmosferico, le più significative delle quali sono state descritte nei precedenti paragrafi della presente relazione. Tale decreto, che si compone di 22 articoli, 16 allegati e 11 appendici, istituisce un quadro normativo di riferimento unitario in materia di valutazione e di gestione della qualità dell aria ambiente, finalizzato al conseguimento degli obiettivi di seguito elencati: individuare obiettivi di qualità dell aria ambiente volti ad evitare, prevenire o ridurre effetti nocivi per la salute umana e per l ambiente nel suo complesso; valutare la qualità dell aria ambiente, sulla base di metodi e criteri comuni su tutto il territorio nazionale; ottenere informazioni sulla qualità dell aria ambiente, come base per individuare le misure da adottare per contrastare l inquinamento e gli effetti nocivi dell inquinamento sulla salute umana e sull ambiente, oltre che per monitorare le tendenze a lungo termine, nonché i miglioramenti dovuti alle misure adottate; mantenere la qualità dell aria ambiente, laddove buona, migliorandola negli altri casi; garantire al pubblico le informazioni sulla qualità dell aria ambiente; realizzare una migliore cooperazione tra gli Stati dell Unione Europea in materia di inquinamento atomosferico Il suddetto Decreto Legislativo, inoltre, stabilisce: valori limite per le concentrazioni nell aria ambiente di biossido di zolfo, biossido di azoto, benzene, monossido di carbonio, piombo e PM10; livelli critici per le concentrazioni nell aria ambiente di biossido di zolfo ed ossidi di azoto; soglie di allarme per le concentrazioni nell aria ambiente di biossido di zolfo e biossido di azoto; valore limite, valore obiettivo, obbligo di concentrazione dell esposizione ed obiettivo nazionale di riduzione dell esposizione per le concentrazioni nell aria ambiente di PM2,5; valori obiettivo per le concentrazioni nell aria ambiente di arsenico, cadmio, nichel e benzo(a)pirene; ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 45

47 valori obiettivo, obiettivi a lungo termine, soglie di allarme e soglie di informazione per l ozono Nell ambito di tale decreto, le funzioni amministrative per la valutazione e la gestione della qualità dell aria ambiente competono allo Stato, alle Regioni, alle Province autonome ed agli Enti locali; in particolare, il Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), si può avvalere del supporto tecnico dell Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), oltre che dell Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l energia e lo sviluppo sostenibile (ENEA). Nell art.3 del D.Lgs. n.155/10 è prevista la zonizzazione del territorio nazionale, che dovrà essere suddiviso in zone ed agglomerati, da classificare - a cura delle Regioni e della Province autonome - ai fini della valutazione dell aria ambiente; ciascun progetto di zonizzazione sarà quindi trasmesso al MATTM ed all ISPRA, che si esprimeranno sulla conformità del progetto alle indicazioni del decreto stesso. Il successivo art.4 specifica, quindi, che la classificazione delle zone e degli agglomerati deve essere effettuata, per ciascun inquinante, sulla base delle soglie di valutazione superiore ed inferiore di cui all Allegato II del presente decreto. Nei successivi articoli (da 5 a 8) vengono quindi definite le modalità da prevedere per la valutazione dell aria ambiente delle zone e degli agglomerati, con particolare riferimento alla ubicazione, al numero ed alle caratteristiche delle stazioni di misurazione, oltre che alle tecniche di modellizzazione, da utilizzare congiuntamente alle misure, per la valutazione complessiva della qualità dell aria ambiente. Gli articoli 9, 10 e 11 del suddetto decreto fanno quindi riferimento ai piani ed alle misure che devono essere attuate nelle zone e/o negli agglomerati - sia nel caso che si verifichino dei superamenti dei valori limite, dei valori obiettivo e dei livelli critici, sia qualora insorga il rischio di tali superamenti - allo scopo di consentire il rispetto dei limiti normativi; l articolo 14 stabilisce, invece, che nel caso di superamento delle soglie di informazione e di allarme, gli Enti competenti devono informare tempestivamente la popolazione, oltre che il Ministero dell Ambiente e della Tutela del Mare. Nell ambito dell art.19 di tale decreto, vengono inoltre indicate le tipologie di dati ed informazioni che le Regioni e le Province autonome devono trasmettere al MATTM ed all ISPRA, con le relativa frequenza di invio. L art.21 del suddetto Decreto Legislativo elenca quindi tutte le leggi ed i decreti precedenti - in materia di qualità dell aria - che vengono abrogati a seguito della sua entrata in vigore, mentre il successivo art.22 sancisce le disposizioni transitorie e finali. Nei 16 Allegati del D.Lgs. n.155/10 sono definiti gli obiettivi di qualità dei dati, le soglie di valutazione superiore ed inferiore, i valori limite ed i livelli critici, le soglie di informazione e di allarme ed i valori obiettivo per gli agenti inquinanti più significativi; inoltre, vengono stabiliti i criteri per l ubicazione delle stazioni di misura, con l indicazione del numero minimo delle postazioni da prevedere per la corretta valutazione della qualità dell aria ambiente, oltre che dei metodi di riferimento per le misurazioni dei diversi agenti inquinanti. I suddetti allegati riportano, infine, le informazioni da includere nei piani di qualità dell aria ambiente, nonché le modalità da prevedere per una corretta informazione del pubblico sullo stato di qualità dell aria. Sulla base di quanto contenuto nei sopra citati allegati, vengono di seguito riportate le tabelle riepilogative dei diversi parametri previsti dal Decreto Legislativo del 2010 per la valutazione dello stato di qualità dell aria ambiente, vale a dire in particolare: valori limite per la salute umana; livelli critici per la protezione della vegetazione; soglie di valutazione superiore ed inferiore; valori obiettivo ed obiettivi a lungo termine; soglie di informazione e di allarme La seguente Tabella 11.1 riporta i Valori limite per la salute umana, relativamente al biossido di zolfo, al biossido di azoto, al benzene, al monossido di carbonio, al piombo ed al particolato (PM10 e PM2,5), così come definiti nell Allegato XI del suddetto decreto. Nell art.17 vengono definite le procedure di garanzia previste per verificare il rispetto della qualità delle procedure delle misure dell aria ambiente, nonché le procedure per l approvazione degli strumenti di campionamento e misura della qualità dell aria. L art.18 del D.Lgs. n.155/10 stabilisce che gli enti di competenza devono fornire al publico le informazioni relative: alla qualità dell aria ambiente; alle decisioni con le quali sono concesse o negate le deroghe; ai piani di qualità dell aria ed ai piani di azione previsti, oltre che alle autorità ed agli organismi titolati dei compiti tecnici. ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 46

48 INQUINANTE PERIODO DI MEDIAZIONE VALORE LIMITE Biossido di zolfo (SO 2 ) Biossido di azoto (NO 2 ) Valore limite con periodo di mediazione di 1 ora (da non superare più di 24 volte l anno) Valore limite con periodo di mediazione di 24 ore (da non superare più di 3 volte l anno) 350 µg/m µg/m 3 Valore limite con periodo di mediazione di 1 ora (da non superare più 18 volte l anno) 200 µg/m 3 Valore limite con periodo di mediazione di 1 anno 40 µg/m 3 Benzene (C 6 H 6 ) Valore limite con periodo di mediazione di 1 anno 5 µg/m 3 Monossido Carbonio (CO) Piombo (Pb) Particolato (PM10) Particolato (PM2,5) Fase 1 Particolato (PM2,5) Fase 2 Media massima giornaliera su 8 ore 10 mg/m 3 Valore limite con periodo di mediazione di 1 anno 0,5 µg/m 3 Valore limite con periodo di mediazione di 24 ore (da non superare più di 35 volte l anno) 50 µg/m 3 Valore limite con periodo di mediazione di 1 anno 40 µg/m 3 Valore limite con periodo di mediazione di 1 anno 25 µg/m 3 Valore limite con periodo di mediazione di 1 anno ancora da stabilire con successivo decreto Tabella 11.1: Valori limite per la salute umana Non stabilito A tale proposito, il Valore limite è definito come il livello fissato in base alle conoscenze scientifiche, al fine di evitare, prevenire o ridurre gli effetti nocivi per la salute umana o per l ambiente nel suo complesso, oltre che essere raggiunto entro un termine prestabilito e non successivamente superato. Nella seguente Tabella 11.2 sono indicati i Livelli critici per la protezione della vegetazione, così come definiti nell Allegato XI del D.Lgs. n.155/10, relativamente al biossido di zolfo ed agli ossidi di azoto. INQUINANTE PERIODO DI MEDIAZIONE LIVELLO CRITICO Biossido di zolfo (SO 2 ) Ossidi di azoto (NO x ) Livello critico annuale per la protezione della vegetazione Livello critico annuale per la protezione della vegetazione 20 µg/m 3 30 µg/m 3 Tabella 11.2: Livelli critici per la protezione della vegetazione Il Livello critico, stabilito in base alle conoscenze scientifiche, rappresenta il valore oltre il quale possono sussistere effetti negativi diretti su ricettori come gli alberi, le piante e gli ecosistemi naturali, fatta eccezione per gli essere umani. La seguente Tabella 11.3 riporta le Soglie di valutazione superiore ed inferiore indicate nell Allegato II di tale decreto, relativamente al biossido di zolfo, al biossido di azoto, agli ossidi di azoto, al particolato (PM10 e PM2,5), al piombo, al benzene, al monossido di carbonio, all arsenico, al cadmio, al nichel ed al benzo(a)pirene. INQUINANTE Biossido di zolfo (SO 2 ) Biossido di azoto (NO 2 ) Ossidi di azoto (NO x ) Particolato (PM10) Particolato (PM2,5) Piombo (Pb) Benzene (C 6 H 6 ) Monossido Carbonio (CO) Arsenico (As) Cadmio (Cd) Nichel (Ni) Benzo(a)pirene (C 20 H 12 ) PERIODO DI MEDIAZIONE Media sulle 24 ore (da non superare più di 3 volte l anno) SOGLIA SUPERIORE SOGLIA INFERIORE 75 µg/m 3 50 µg/m 3 Media invernale per gli ecosistemi 12 µg/m 3 8 µg/m 3 Media oraria per (da non superare più di 18 volte l anno) 140 µg/m µg/m 3 Media annuale 32 µg/m 3 26 µg/m 3 Media annuale per la vegetazione 24 µg/m 3 19,5 µg/m 3 Media su 24 ore (da non superare più di 35 volte l anno) 35 µg/m 3 25 µg/m 3 Media annuale 28 µg/m 3 20 µg/m 3 Media annuale 17µg/m 3 12 µg/m 3 Media annuale 0,35 µg/m 3 0,25 µg/m 3 Media annuale 3,5 µg/m 3 2 µg/m 3 Media su 8 ore 7 mg/m 3 5 mg/m 3 Media annuale 3,6 µg/m 3 2,4 µg/m 3 Media annuale 3 µg/m 3 2 µg/m 3 Media annuale 14 µg/m 3 10 µg/m 3 Media annuale 0,6 µg/m 3 0,4 µg/m 3 Tabella 11.3: Soglie di valutazione superiore ed inferiore In particolare, la Soglia di valutazione inferiore è definita come il livello al di sotto del quale è previsto, anche in via esclusiva, l utilizzo di tecniche di modellizzazione o di stima obiettiva; per Soglia di valutazione superiore, viene invece indicato il livello al di sotto del quale le misurazioni in siti fissi possono essere combinate con misurazioni indicative, ovvero con tecniche di modellizzazione. La Tabella 11.4 di seguito riportata contiene i Valori obiettivo per arsenico, cadmio, nichel e benzo(a)pirene, così come determinati nell Allegato XIII di tale decreto legislativo. ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 47

49 INQUINANTE PERIODO DI MEDIAZIONE VALORE OBIETTIVO Arsenico (As) Cadmio (Cd) Nickel (Ni) Benzo(a)pirene (C 20 H 12 ) Media annuale 6 µg/m 3 Media annuale 5 µg/m 3 Media annuale 20 µg/m 3 Media annuale 1 µg/m 3 Tabella 11.4: Valori obiettivo per arsenico, cadmio, nickel e benzo(a)pirene INQUINANTE Biossido di zolfo (SO 2 ) Biossido di azoto (NO 2 ) PERIODO DI MEDIAZIONE SOGLIA DI ALLARME Valore misurato su tre ore consecutive in un sito rappresentativo di un area di almeno 100 km µg/m 3 Valore misurato su tre ore consecutive in un sito rappresentativo di un area di almeno 100 km µg/m 3 Tabella 11.7: Soglia di allarme per SO 2 e NO 2 Nella seguente Tabella 11.8 sono individuate le Soglie di informazione e di allarme previste per l ozono e riportate nell Allegato XII del D.Lgs n.155/10. Nella seguente Tabella 11.5 è riportato il Valore obiettivo per l ozono, così come indicato nell Allegato VII del suddetto decreto. INQUINANTE PERIODO DI MEDIAZIONE SOGLIA DI INFORMAZIONE SOGLIA DI ALLARME INQUINANTE Ozono (O 3 ) PERIODO DI MEDIAZIONE Media massima giornaliera calcolata su 8 ore (protezione salute umana) Da maggio a luglio (protezione della vegetazione) Tabella 11.5: Valori obiettivo per ozono VALORE OBIETTIVO 120 µg/m µg/m 3 h (media su 5 anni) La seguente Tabella 11.6 riporta l Obiettivo a lungo termine per l ozono, che viene stabilito nell Allegato VII del D.Lgs. n.155/10. INQUINANTE Ozono (O 3 ) PERIODO DI MEDIAZIONE Media massima giornaliera calcolata su 8 ore nell arco di un anno (protezione salute umana) Da maggio a luglio, calcolato sul valore di 1 ora (protezione della vegetazione) OBIETTIVI A LUNGO TERMINE 120 µg/m µg/m 3 h (media su 5 anni) Tabella 11.6: Valori obiettivo a lungo termine per ozono A tale proposito, il Valore obiettivo è indicato come il livello fissato al fine di evitare, prevenire o ridurre effetti nocivi per la salute umana o per l ambiente nel suo complesso, da conseguire ove possibile entro una data prestabilita, mentre l Obiettivo a lungo termine è il livello da raggiungere nel lungo periodo mediante misure proporzionate, al fine di assicurare un efficace protezione della salute umana e dell ambiente. La Tabella 11.7 riporta le Soglie di allarme per il biossido di zolfo ed il biossido di azoto, così come indicate nell Allegato XII del suddetto decreto. Ozono (O 3 ) Periodo di mediazione di 1 ora Lo stato di allarme scatta quando viene misurato o previsto un superamento per 3 ore consecutive 180 µg/m µg/m 3 Tabella 11.8: Soglie di informazione e di allarme per l Ozono In particolare, la Soglia di informazione è definita come il livello oltre il quale sussiste un rischio per la salute umana, in caso di esposizione di breve durata per alcuni gruppi particolarmente sensibili della popolazione nel suo complesso, il cui raggiungimento impone di assicurare informazioni adeguate e tempestive; la Soglia di allarme, invece, è indicata come il livello oltre il quale sussiste un rischio per la salute umana, in caso di esposizione di breve durata per la popolazione nel suo complesso, il cui raggiungimento impone di adottare provvedimenti immediati. Nelle 11 Appendici del D.Lgs. n.155/10, sono quindi riportati i criteri da adottare per la zonizzazione del territorio, per la scelta della rete da misura e per l utilizzo di metodi di valutazione diversi dalle misurazioni, nonché i principi ed i criteri per l elaborazione dei piani di qualità dell aria e degli inventari delle emissioni; sono infine presenti dei questionari sulla qualità dell aria e sui relativi piani di azione, oltre alle modalità di comunicazione dei dati sull ozono, ai metodi di riferimento per il campionamento e l analisi del mercurio totale gassoso presente nell aria e di quello deposto Agenti inquinanti e l influenza del traffico autoveicolare sulla loro diffusione L aria è una miscela eterogenea formata da gas e particelle di varia natura e dimensioni; la sua composizione si modifica nello spazio e nel tempo per cause naturali e non, cosicché risulta arduo definirne le caratteristiche di qualità. ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 48

50 L impossibilità di individuare le proprietà di un ambiente incontaminato di riferimento induce ad introdurre il concetto di inquinamento atmosferico, stabilendo uno standard convenzionale per la qualità dell aria. Si ritiene quindi inquinata l aria la cui composizione eccede limiti stabiliti per legge allo scopo di evitare effetti nocivi sull uomo, sugli animali, sulla vegetazione, sui materiali, ovvero sugli ecosistemi in generale. Il particolato secondario può derivare da reazioni chimiche e chimico-fisiche che coinvolgono inquinanti gassosi sia primari che secondari; in particolare, i più noti processi sono i seguenti: la trasformazione di SO 2 in solfati, SO = 4 ; la trasformazione di NO 2 in nitrati, NO - 3 ; la trasformazione di composti organici in particelle organiche I fenomeni di inquinamento sono il risultato di una complessa competizione tra fattori che portano ad un accumulo degli inquinanti ed altri che, invece, determinano la loro rimozione e la loro diluizione in atmosfera. L entità e le modalità di emissione (sorgenti puntiformi, diffuse, altezza di emissione, ecc.), i tempi di persistenza degli inquinanti, il grado di mescolamento dell aria, sono alcuni dei principali fattori che producono variazioni spazio-temporali della composizione dell aria. I principali meccanismi di rimozione possono essere di tipo fisico (lavaggi dovuti alle piogge, adsorbimento su solidi o nel terreno, assorbimento nei diversi sistemi idrici), di tipo biologico (reazioni prodotte dalla respirazione delle piante e dei batteri presenti nei terreni), e di tipo chimico (reazioni chimiche semplici, catalitiche o fitochimiche). Non sempre, l evoluzione chimica degli inquinanti va nel senso di favorire la riduzione dell inquinamento; talvolta, i prodotti delle trasformazioni sono più nocivi di quelli originari. Gli inquinanti atmosferici, sia primari che secondari, si caratterizzano per la loro grande mobilità indotta dal trasporto convettivo (avvettivo) e dispersivo. A tale riguardo, il particolato inalabile si comporta come un gas, mentre quello di diametro superiore segue traiettorie balistiche dominate dalla forza di gravità. Vengono di seguito indicati gli effetti dannosi provocati all'ambiente: acidificazione dei laghi, dei fiumi e delle acque sotterranee; degradazione dei sistemi idrici potabili; acidificazione e demineralizzazione dei suoli; impatto sulle foreste e sulla produttività agricola; deterioramento dei manufatti umani La possibilità che gli inquinanti reagiscano porta a distinguere tra inquinanti primari, emessi direttamente in atmosfera ed inquinanti secondari, che si originano nell aria per trasformazione chimica. Gli inquinanti primari possono essere di tipo gassoso o particellare; tra i gas, si segnalano in particolare (Zannetti, 1990): composti dello zolfo (SO 2, H 2 S); composti dell azoto (NO, NH 3 ); composti del carbonio (idrocarburi, HC, CO); composti alogenati (HCl, HF, HBr, CFC) Il particolato si classifica in ragione del diametro delle particelle: si considerano grossolane quelle con diametro maggiore di 2.5 µm e fini quelle con diametro minore di 2.5 µm. Si distinguono, inoltre, come inalabili le particelle con diametro minore di 10 µm (PM10). I principali inquinanti secondari di tipo gassoso sono: o NO 2 formato da NO primario; o O 3 formato per via fotochimica Entrambi questi gas intervengono nei complessi meccanismi di reazione che costituiscono il cosiddetto smog fotochimico. Gli inquinanti derivano da sorgenti differenti e sono responsabili singolarmente di vari effetti sugli esseri umani e sugli ecosistemi. Monossido di carbonio (CO) Caratteristiche chimico - fisiche Il monossido di carbonio rappresenta il primo stadio di ossidazione del carbonio: è un gas tossico inodore, incolore ed insapore, leggermente più leggero dell aria, che si forma nella combustione incompleta dei composti del carbonio (costituente principale dei combustibili solidi, liquidi e gassosi). Le concentrazioni di CO sono espresse in milligrammi al metro cubo (mg/m 3 ). Sorgenti La principale sorgente di CO è costituita dagli scarichi del traffico veicolare; in particolare, i veicoli alimentati a benzina emettono quantitativi nettamente superiori rispetto a quelli alimentati a gasolio, mentre il contributo degli impianti industriali è di limitata entità. A tale proposito, la concentrazione di monossido di carbonio nei gas di scarico è strettamente connessa alle condizioni di funzionamento del motore e, a differenza dell NO 2, è più elevata con motore al minimo ed in decelerazione. ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 49

51 Si evidenzia, inoltre, come la concentrazione di CO diminuisce abbastanza rapidamente allontanandosi nello spazio dai punti di emissione (anche solo poche decine di metri), così come decade abbastanza velocemente nel tempo, una volta cessata l emissione in atmosfera. Effetti sull uomo e sull ambiente Il monossido di carbonio ha una affinità nei confronti dell emoglobina 200 volte maggiore di quella dimostrabile in vivo dall ossigeno; ciò significa un alto rischio di saturazione dell emoglobina con CO, con conseguente impossibilità da parte di questa importante proteina funzionale di legarsi con l ossigeno, indispensabile alla respirazione delle cellule. Le cronache riportano frequenti notizie di soffocamenti in ambienti chiusi causati dal CO; in atmosfera, è in grado di aggravare le condizioni individuali di insufficienza respiratoria. I soggetti maggiormente a rischio sono le persone con lesioni coronariche, gli anziani con squilibri cardiopolmonari, le persone con enfisema o bronchite cronica, oltre alle donne in gravidanza ed ai bambini ed ai soggetti affetti da anemia grave. Per quanto riguarda le piante, il CO può provocare danni solo se raggiunge concentrazioni molto elevate (superiori a 115 mg/m 3 ). Valori normativi di riferimento Vengono di seguito riportati i limiti normativi di riferimento previsti dal D.Lgs. n.155/10, per la salvaguardia della salute umana, relativamente al monossido di carbonio: Valore limite: 10 mg/m 3 Soglia di valutazione inferiore: 5 mg/m 3 Soglia di valutazione superiore: 7 mg/m 3 Ossidi di azoto (NO 2, NO) Caratteristiche chimico - fisiche Il monossido di azoto (NO) è un gas incolore, inodore ed insapore, mentre il biossido di azoto (NO 2 ) è caratterizzato da odore pungente e da colore rosso bruno, che tende a penetrare in profondità nelle vie respiratorie. In particolare, l NO 2 non viene emesso direttamente dalla sorgente, ma è prodotto a seguito di reazioni chimiche con l ossigeno atmosferico; per questa ragione, viene considerato un inquinante secondario. La sua interazione con la radiazione solare contribuisce alla produzione di ozono e, più in generale, alla formazione dello smog fotochimico. Le concentrazioni di ossidi di azoto vengono espresse in microgrammi al metro cubo (µg/m 3 ). Il monossido di azoto si forma per combinazione diretta dell azoto e dell ossigeno atmosferico in tutti i processi di combustione caratterizzati da elevate temperature, specialmente nei motori a combustione interna. Il biossido di azoto, invece, si forma per ossidazione di NO, a seguito di un rapido raffreddamento. Sorgenti Il traffico veicolare costituisce la fonte principale di ossidi di azoto, in quanto i combustibili liquidi ne producono una maggiore quantità rispetto a quelli solidi; le altre significative sorgenti di ossidi di azoto sono rappresentate dagli impianti di riscaldamento, dalle centrali termoelettriche e da numerose attività produttive. i motori a gasolio, a loro volta, ne emettono quantità più elevate rispetto ai motori a benzina e, spesso, sono anche accompagnati da fumi neri e da cattivi odori. La concentrazione negli scarichi delle autovetture è più alta in fase di accelerazione ed in condizioni normali di marcia, rispetto alla fase di decelerazione o con il motore al minimo. Effetti sull uomo e sull'ambiente Il biossido di azoto è quattro o cinque volte più tossico del monossido di azoto. Entrambi, penetrati nell apparato respiratorio, entrano nella circolazione sanguigna e danno origine alla formazione di meta emoglobina, che non è più in grado di trasportare ossigeno (funzione specifica della emoglobina). A valori intorno al 3 4% di meta emoglobina, si manifestano disturbi a carico della respirazione, mentre a concentrazioni variabili tra 19 e 38 µg/m 3, l NO 2 esercita una azione irritante sugli occhi e sulle vie respiratorie; i soggetti più a rischio sono rappresentati dagli asmatici e dai bronchitici. Nell ambiente, il biossido di azoto è in grado di produrre numerosi effetti negativi, in quanto contribuisce alla formazione delle piogge acide, alla diminuzione dello strato di ozono, costituendo inoltre uno dei componenti principali dello smog fotochimico. Valori normativi di riferimento Vengono di seguito riportati i limiti normativi di riferimento previsti dal D.Lgs. n.155/10, per la salvaguardia della salute umana, relativamente al biossido di azoto: Valore limite orario: 200 µg/m 3 Valore limite annuale: 40 µg/m 3 Soglia di valutazione oraria inferiore: 100 µg/m 3 Soglia di valutazione oraria superiore: 140 µg/m 3 Soglia di valutazione annuale inferiore: 26 µg/m 3 Soglia di valutazione annuale superiore: 32 µg/m 3 Soglia di allarme: 400 µg/m 3 Particolato atmosferico: PM10 e PM2,5 Caratteristiche chimico - fisiche Il particolato atmosferico è una complessa miscela di sostanza organiche od inorganiche liquide e solide, di diversa varietà e composizione chimica, costituita da particelle di diametro variabile tra 0.1 e 100 micron. In particolare, le particelle più grandi (maggiori di 10 micron), generalmente ceneri o polveri, tendono a depositarsi al suolo, mentre le più piccole rimangono in sospensione in aria. ANAS S.p.A. 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52 Numerose sostanze chimiche sono presenti in atmosfera sotto forma di particolato, distinguendo una frazione organica ed una inorganica, entrambe presenti con numerosi elementi, quali metalli, idrocarburi, acidi, basi, ecc; si evidenzia, inoltre, come alcune di queste sostanze siano nocive, come ad esempio piombo, cadmio, amianto, Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), ecc. La concentrazione di particolato viene espressa in microgrammi ai metro cubo (µg/m 3 ). Sorgenti Il particolato presente in atmosfera viene prodotto anche a seguito di processi naturali (eruzioni vulcaniche, azione del vento sul terreno, ecc.). La causa principale delle elevate concentrazioni di particelle aerodisperse presenti in ambiente urbano è invece da attribuire alle attività umane, in particolare ai processi di combustione (emissioni autoveicolari, riscaldamento, industrie, ecc.). Effetti sull uomo e sull ambiente Il particolato attacca principalmente l apparato respiratorio, che dispone di difese naturali solo per le particelle più grosse. Le particelle vengono infatti selezionate dalle vie respiratorie: quelle più grossolane vengono catturate nelle cavità nasali, altre vengono fermate dalle mucose. Opportuni sistemi di ciglia provvedono ad allontanarle in direzione della faringe, evitando il loro arrivo nella parte più profonda dei polmoni; solamente la frazione più piccola arriva agli alveoli polmonari e può essere assorbita dal sangue, con conseguente intossicazione. Spesso, al particolato sono associati altri inquinanti con effetti tossici o cancerogeni, che aggravano il rischio di patologie respiratorie. Nell ambiente esterno, il particolato atmosferico contribuisce alla diminuzione della trasparenza dell aria ed all annerimento e/o corrosione di monumenti, edifici, ecc. Polveri inalabili: PM1O Caratteristiche chimico - fisiche Il PM10 è un materiale particellare con dimensione inferiore a 10 micron, la cui composizione chimica mostra la presenza di metalli pesanti, oltre che di sostanze organiche tossiche, come gli Idrocarburi Policiclici Aromatici. Il PM10 è un inquinante che si disperde molto facilmente; a tale proposito, infatti, le dimensioni ridotte permettono alle particelle di rimanere sospese in aria per lunghi periodi, da qualche ora per la frazione più grezza a qualche settimana per quella più fine e, inoltre, possono essere trasportate per lunghe distanze. Le concentrazioni vengono espresse in microgrammi al metro cubo (µg/m 3 ). Il PM10, particolato caratterizzato da diametro aerodinamico inferiore a 10 micron, è il risultato di due componenti: la prima, dovuta alla coagulazione di aerosol di dimensioni più piccole e/o a processi di accrescimento, causati ad esempio da assorbimento di acqua da parte del particolato igroscopico; la seconda, è invece derivante da risospensione di aerosol, in massima parte costituito da particelle carboniose originatesi da processi di combustione (traffico). Effetti sull uomo Il sistema maggiormente attaccato dal particolato è l apparato respiratorio ed il fattore di maggiore rilievo è rappresentato dalle dimensioni delle particelle, in quanto da esse dipende l estensione della pentetrazione nelle vie respiratorie; pertanto, quelle più grosse, come il PM10 entrano per inalazione nelle vie respiratorie, mentre quelle fini sono in grado di penetrare fino ai livelli più profondi, come meglio successivamente descritto per il PM2,5. Valori normativi di riferimento Vengono di seguito riportati i limiti normativi di riferimento previsti dal D.Lgs. n.155/10, per la salvaguardia della salute umana, relativamente al PM10: Valore limite giornaliero: 50 µg/m 3 Valore limite annuale: 40 µg/m 3 Soglia di valutazione giornaliera inferiore: 25 µg/m 3 (media 24 ore) Soglia di valutazione giornaliera superiore: 35 µg/m 3 (media 24 ore) Soglia di valutazione annuale inferiore: 20 µg/m 3 (media annuale) Soglia di valutazione annuale superiore: 28 µg/m 3 (media annuale) Polveri respirabili: PM2,5 Caratteristiche chimico - fisiche Il PM2,5 è costituito dalle particelle di particolato con diametro inferiore ai 2,5. Effetti sull uomo Il PM 2,5, che rappresenta la frazione più fine del particolato, è in grado di penetrare fino ai livelli più profondi delle vie respiratorie, differenziandosi in questo dal PM10, che entra per inalazione nelle suddette vie, senza però penetrare al loro interno. A tale proposito, i risultati dei rilievi sperimentali effettuati hanno consentito di verificare che le particelle fini si depositano in quantità maggiore e per un tempo più lungo negli alveoli polmonari, veicolando nelle zone profonde dell apparato respiratorio quantità elevate di sostanze tossiche, organiche ed inorganiche, adsorbite sulla loro superficie. Gli studi epidemiologici svolti hanno evidenziato effetti sanitari di tipo acuto: tali particelle chimicamente attive, infatti, sono in grado di indurre una reazione infiammatoria del polmone profondo, tale da alterare i fattori della coagulabilità e, quindi, indurre eventi cardiovascolari acuti. Nel particolato più fine, si ipotizza anche la presenza di significative quantità di sostanze ad azione mutagena. Valori normativi di riferimento Vengono di seguito riportati i limiti normativi di riferimento previsti dal D.Lgs. n.155/10, per la salvaguardia della salute umana, relativamente al PM2,5: Valore limite annuale: 25 µg/m 3 Soglia di valutazione annuale inferiore: 12 µg/m 3 Soglia di valutazione annuale superiore: 17 µg/m 3 ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 51

53 Benzene Caratteristiche chimico - fisiche Il benzene è un idrocarburo liquido, volatile, incolore, infiammabile, termicamente molto stabile ed altamente tossico. E un prodotto dal quale si ottengono molti derivati per sostituzione di uno o più idrogeni con gruppi organici ed inorganici o per altre reazioni chimiche (clorurazione, solfonazione, nitrazione, ecc.). Le concentrazioni vengono espresse in microgrammi al metro cubo (µg/m 3 ). Sorgenti Sebbene il benzene sia stato gradualmente sostituito da altri composti in numerosi processi industriali, è ancora presente nella benzina, sia super che super senza piombo. La composizione delle benzine, associata al costante aumento del numero di veicoli circolanti, rende il traffico autoveicolare la principale sorgente dell inquinamento da benzene. Effetti sull uomo Il benzene può essere introdotto nell organismo umano attraverso assorbimento cutaneo, ingestione o per inalazione. Quest ultima costituisce la via di assorbimento prevalente; gli effetti che ne conseguono possono essere da accumulo o da soglia. Poiché le attuali conoscenze suggeriscono che, per basse concentrazioni, gli effetti sanitari a soglia sono trascurabili, è bene focalizzare l attenzione sugli effetti da accumulo. E stato infatti dimostrato, sia con studi di laboratorio che epidemiologici, l incremento dell incidenza di tumori negli esposti al benzene rispetto alla popolazione normale; in particolare, la International Agency for Research on Cancer (IARC) ha classificato il benzene nel gruppo 1, cioè tra le sostanze per le quali esiste una evidenza accertata dell induzione di tumori nell uomo. Valori normativi di riferimento Vengono di seguito riportati i limiti normativi di riferimento previsti dal D.Lgs. n.155/10, per la salvaguardia della salute umana, relativamente al benzene: Valore limite annuale: 5 µg/m 3 Soglie di valutazione annuale inferiore: 2 µg/m 3 Soglie di valutazione annuale superiore: 3,5 µg/m 3 In presenza di nebbia o di pioggia, la concentrazione di questo gas diminuisce bruscamente, raggiungendo livelli non rilevabili dalla strumentazione automatica; nella nebbia, rimangono comunque tracce dell acidità tipica di questo inquinante, che può produrre effetti negativi. Le concentrazioni sono espresse in microgrammi al metro cubo (µg/m 3 ). Sorgenti Le principali fonti di emissione in atmosfera sono costituite dai processi metallurgici e dai processi di combustione dei combustibili solidi (carbone) o liquidi (oli combustibili, gasolio) di tipo fossile, in cui sono presenti i composti dello zolfo come impurezze. In un recente passato, questo gas veniva prodotto dagli impianti di riscaldamento alimentati a nafta e dalle fonderie. Il traffico veicolare è invece una fonte di SO 2 di scarso rilievo, perché il contenuto di zolfo nelle benzine e anche nel gasolio è piuttosto basso. Effetti sull uomo e sull ambiente Il biossido di zolfo è un gas irritante per gli occhi e per il tratto superiore delle vie respiratorie, a basse concentrazioni, mentre a concentrazioni superiori può dar luogo ad irritazioni delle mucose nasali, bronchiti, e malattie polmonari. L azione sulle vie respiratorie profonde è minima, in quanto non arriva in quantità agli alveoli polmonari. Esposizioni croniche dell uomo comportano un incremento dell incidenza di faringiti, bronco costrizione, ipersecrezione mucosa, un precoce affaticamento ed altri disturbi a carico dell apparato sensorio. Il biossido di zolfo nell aria si combina con l acqua che costituisce il tasso atmosferico di umidità, formando acido solforoso che, per ossidazione lenta, forma acido solforico, uno dei protagonisti delle piogge acide. Valori normativi di riferimento Vengono di seguito riportati i limiti normativi di riferimento previsti dal D.Lgs. n.155/10, per la salvaguardia della salute umana, relativamente al biossido di zolfo: Valore limite orario: 350 µg/m 3 Valore limite giornaliero: 125 µg/m 3 Soglia di valutazione giornaliera inferiore: 50 µg/m 3 Soglia di valutazione giornaliera superiore: 75 µg/m 3 Soglia di allarme: 500 µg/m 3 Biossido di zolfo (SO 2 ) Caratteristiche chimico - fisiche Il biossido di zolfo è un gas incolore, di odore pungente, che si accumula negli strati più bassi dell atmosfera e che reagisce con l umidità dell aria trasformandosi in acido solforico. Ozono (O 3 ) Caratteristiche chimico - fisiche E un gas di colore azzurro, dotato di un odore pungente, in grado di reagire facilmente con tutti i composti e/o i materiali che possono essere ossidati; l O 3 è tossico a concentrazioni relativamente basse ed è il principale indicatore della presenza di smog fotochimico. La sua concentrazione viene espressa in microgrammi al metro cubo (µg/m 3 ). ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 52

54 Sorgenti L ozono è un inquinante secondario che si forma a seguito di complesse reazioni fitochimiche favorite dalla radiazione solare che coinvolgono inquinanti primari, cioè immessi direttamente in atmosfera. Assieme ad altri composti ossidanti forma lo smog fotochimico. I precursori dell ozono sono gli ossidi di azoto e gli idrocarburi non metanici (NMHC) che, trasportati dal vento, spesso causano elevate concentrazioni di ozono in aree esterne ai centri urbani o addirittura in aperta campagna. L ozono si forma anche nella stratosfera dove, a circa 25 km d altezza, raggiunge la massima concentrazione (fascia stratosferica d ozono); a questa altezza, svolge l insostituibile funzione di schermare la terra contro le radiazioni solari di tipo UVC. Effetti sull uomo e sull ambiente L ozono è un gas molto irritante delle vie aree profonde ed esposizioni elevate possono causare edema polmonare; l inalazione prolungata a concentrazioni di circa 0.1 mg/m 3 comporta irritazione polmonare. La capacità di spostarsi con le masse d aria anche a diversi chilometri dalla fonte, comporta la presenza di concentrazioni elevate a grandi distanze, creando problemi anche alla componente vegetale dell ecosistema ed al patrimonio storico artistico. Valori normativi di riferimento Vengono di seguito riportati i limiti normativi di riferimento previsti dal D.Lgs. n.155/10, per la salvaguardia della salute umana, relativamente all ozono: Valore obiettivo: 120 µg/m 3 Soglia di informazione: 180 µg/m 3 Soglia di allarme: 240 µg/m 3 La formazione degli inquinanti secondari che compongono lo smog fotochimico è complessa, perché la loro evoluzione temporale e la loro distribuzione spaziale dipendono dalle masse d aria che contengono gli inquinanti precursori e che sono sede dei processi di trasformazione. Gli episodi critici possono perciò non essere circoscritti alle zone ed ai tempi prossimi alle emissioni dei precursori, ma interessare aree e periodi molto ampi. Lo smog fotochimico è generalmente importante d estate, quando, a causa del ruolo assunto dalla radiazione solare nel sistema di reazioni chimiche di base, più frequentemente si superano i limiti di legge per l ozono, principale tracciante del processo. La produzione di ozono in troposfera ha inizio dalla fotolisi del biossido d azoto in monossido di azoto e ossigeno atomico (il fotone hn deve avere lunghezza d onda minore di 430 nm (Marsili- Libelli, 1996)): (1) seguita dalla combinazione di quest ultimo con ossigeno atmosferico: (2) L ozono ed il monossido di azoto così prodotti si combinano rapidamente per riformare biossido di azoto: Lo smog fotochimico Il termine smog fotochimico indica un insieme di processi che coinvolgono ozono, ossidi di azoto e composti organici volatili; a tale proposito, si evidenzia che per l innesco delle reazioni è essenziale la presenza di radiazione solare. I primi casi di smog fotochimico vennero segnalati negli anni 40 a Los Angeles, ma è solo negli ultimi tempi che l attenzione rivolta ai problemi di inquinamento secondario è andata aumentando, essendosi resa sempre più manifesta la loro importanza da un punto di vista sanitario e la loro larga diffusione territoriale. Lo smog fotochimico si manifesta con una leggera foschia di colore giallo-marrone, che può provocare irritazione agli occhi e disturbi respiratori. Altri effetti sull ambiente riguardano possibili danni alla vegetazione (riduzione della produttività delle colture) ed alle cose (rapido deterioramento delle superfici e dei materiali). (3) In un atmosfera non inquinata, le reazioni (1-3) esprimono il ciclo giornaliero di base dell ozono: durante le ore diurne la fotolisi dell NO 2 corrisponde alla produzione di O 3 e di NO; nel tardo pomeriggio, invece, non appena la radiazione solare diminuisce, si riforma l NO 2. Lo stato pseudostazionario che viene raggiunto dalle tre specie è espresso dalla relazione: (4) In atmosfere inquinate, il ciclo di reazioni non è in grado di giustificare le quantità di ozono che effettivamente si misurano. La fotolisi dell NO 2 è comunque l unico meccanismo noto per la produzione di ozono; una crescita netta di quest ultimo può quindi avvenire solo se NO 2 è formato ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 53

55 in eccesso rispetto al ciclo (1-3). D altra parte, l NO 2 è un inquinante secondario, gli ossidi di azoto emessi durante i processi di combustione sono infatti per il 95% costituiti da NO (Seinfeld, 1986). con quello di riferimento, una particella d aria - a qualsiasi altezza venga portata - si trova in equilibrio indifferente, cioè non ha alcuna tendenza né a salire né a scendere (atmosfera neutra). L eccesso di NO 2 è dunque originato da una serie di reazioni a catena, che coinvolgono radicali liberi, soprattutto il radicale ossidrile (OH ), idroperossido (OH2 ) ed alchilperossido (RO2 ), che sono responsabili della conversione di NO in NO 2 senza il consumo di ozono e, dunque, in violazione dell equilibrio (4). Questi radicali, a loro volta, hanno origine dalla scissione di idrocarburi, rilasciati in atmosfera come solventi, carburanti incombusti o da altre sorgenti inquinanti (Marsili-Libelli, 1996). I meccanismi delle reazioni coinvolte nel fenomeno dello smog fotochimico sono molto complessi e risulta molto difficile individuare l evoluzione delle numerose sostanze che entrano in gioco. Diversi autori (Seinfeld, 1986; Zannetti, 1990; Marsili - Libelli, 1996) fanno perciò ricorso a modelli matematici, con schemi cinetici semplificati, che considerano solamente le reazioni più significative e trascurano quelle per qualche motivo ritenute marginali Influenza dei fattori meteorologici sui fenomeni di inquinamento atmosferico Vengono di seguito riportati i più importanti fattori meteorologici che interessano i fenomeni di inquinamento atmosferico: il vento orizzontale (velocità e direzione) - generato dalla componente geostrofica e modificato dal contributo delle forze d attrito del terreno e da effetti meteorologici locali, come brezze marine, di monte e di valle, circolazioni urbano-rurali, ecc. - che influenza il trasporto, la diffusione e la dispersione degl inquinanti; la stabilità atmosferica, che è un indicatore della turbolenza atmosferica alla quale si devono i rimescolamenti dell aria e, quindi, il processo di diluizione degli inquinanti; la quota sul livello del mare; le inversioni termiche che determinano l altezza del Planet Boundary Layer; i movimenti atmosferici verticali dovuti a sistemi baroclini od orografici; la temperatura dell aria che, in estate, può determinare valori elevati di concentrazioni di ozoto, indotti dall associazione delle condizioni di stagnazione della massa d aria con le temperature elevate; in inverno, invece, le basse temperature associate a fenomeni di inversione termica, tendono a confinare gli inquinanti in prossimità della superficie; le precipitazioni, che influenzano la deposizione e la rimozione umida degli inquinanti Quando la temperatura decresce con l altezza più velocemente del profilo di riferimento, le particelle d aria ad ogni quota si trovano in una condizione instabile perché se vengono spostate, sia verso il basso che verso l alto, continuano il loro movimento nella medesima direzione, allontanandosi dalla posizione di partenza. Se, invece, la temperatura decresce con l altezza più lentamente del profilo adiabatico, o addirittura aumenta (situazione detta di inversione termica ), le particelle d aria sono inibite, sia nei movimenti verso l alto che verso il basso e, pertanto, la situazione è detta stabile. Condizioni neutre sono dunque caratterizzate dalla presenza di un gradiente di temperatura adiabatico ( T/ z 9.86 C/Km) e, tipicamente, si verificano durante le transizioni notte-giorno, in presenza di copertura nuvolosa, o con forte vento. Condizioni instabili si verificano quando il trasporto di calore dal suolo verso l alto è notevole, come accade nelle giornate assolate. Le condizioni stabili, che si verificano tipicamente nelle limpide notti continentali con vento debole, sono le più favorevoli ad un ristagno ed accumulo degli inquinanti. I più gravi episodi di inquinamento si verificano in condizioni di inversione termica; in questi casi, infatti, gli inquinanti emessi al di sotto della quota dell inversione (a meno di possedere un energia meccanica sufficiente a forare l inversione), non riescono ad innalzarsi, poiché risalendo si trovano ad essere comunque più freddi e, dunque, più pesanti dell aria circostante. Concetto connesso a quello di stabilità atmosferica e di diretto interesse nella previsione degli inquinanti atmosferici, è la diffusione turbolenta. Il rapido ed irregolare movimento di macroscopiche porzioni di fluido, che caratterizza questo fenomeno, avviene a scale molto più grandi di quelle coinvolte nella diffusione molecolare; pertanto, il contributo di quest ultima nella dispersione di inquinanti è trascurabile. Il livello di turbolenza nel Planetary Boundary Layer cresce al crescere della velocità del vento, della rugosità della superficie terrestre e dell instabilità atmosferica. La turbolenza, infatti, è indotta sia da componenti meccaniche che da componenti termiche (forze di galleggiamento dovute alla differenza tra la forza gravitazionale e la spinta di Archimede). A seguire, sono riportati alcuni cenni sul ruolo della stabilità atmosferica, in relazione al fenomeno della dispersione degli agenti inquinanti. Nella troposfera, la temperatura normalmente decresce all aumentare dell altitudine. Il profilo di temperatura di riferimento per valutare il comportamento delle masse d aria è quello osservato per una particella d aria che si innalza espandendosi adiabaticamente; quando il profilo reale coincide 11.4 Caratterizzazione meteo-climatica dell area di studio La caratterizzazione meteo-climatica dell area di intervento è stata effettuata sulla base dei dati rilevati dal Servizio Meteorologico dell Aeronautiva presso la stazione meteo di Capo Bellavista, ubicata a 156m s.l.m., in corrispondenza delle seguenti coordinate: N; E, nel territorio del Comune di Tortolì, a nord-est dell area oggetto del presente Studio. ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 54

56 Nella seguente Tabella 11.9 è riportato un riepilogo di alcuni dei valori meteorologici medi meteorologici rilevati nella Stazione di Capo Bellavista nel periodo compreso tra il marzo 2002 e l agosto CAPO Mesi BELLAVISTA Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic T. media ( C) Stima delle emissioni inquinanti Nel presente paragrafo viene inizialmente descritto il modello di calcolo utilizzato per la stima delle emissioni inquinanti; successivamente, sono riportati i risultati delle simulazioni effettuate per il calcolo delle concentrazioni post-operam dei principali agenti inquinanti. A tale proposito, si evidenzia che nell ambito dello studio della dispersione degli inquinanti in atmosfera, la valutazione modellistica dei livelli di inquinamento generali riveste un ruolo fondamentale quando si è in assenza di dati misurati. Precipitazioni (mm) Vento ,4 5,5 5,1 4,7 4,2 3,6 3,4 3,5 4,9 5,1 5,3 5.5 Al modello di calcolo non è necessariamente richiesta un simulazione perfettamente fedele alla realtà; tale limite deriva dalla molteplicità ed eterogeneità dei fenomeni atmosferici coinvolti e dalla complessità della loro interazione (talvolta sinergica) che, comunque, richiederebbe una disponibilità di dati di input scarsamente individuabile nella realtà. (m/s) Tabella 11.9: Valori meteo medi Stazione di Capo Bellavista (periodo 2003-agosto 2012) Si evidenzia, infine, che nell ambito del presente studio, per effettuare le simulazioni modellistiche della componente Atmosfera, si è fatto riferimento ai dati anemometrici rilevati nella Stazione meteo di Capo Bellavista, espressi in direzione prevalente del vento e velocità media (m/s), come meglio dettagliato nei successivi paragrafi. Pertanto, i risultati di una valutazione modellistica costituiscono una stima delle reali concentrazioni di inquinanti in aria, che può essere più o meno affidabile anche in base alla qualità delle informazioni utilizzate come input. Tuttavia, dato che il presente studio vuole dare una stima qualitativa delle situazione post-operam che verrà indotta nella fase di esercizio del tracciato della Nuova S.S. 125 oggetto del presente documento, il modello di calcolo utilizzato, pur con i suoi limiti di affidabilità in termini assoluti, consente di evidenziare le variazioni principali in termini relativi Modello di calcolo utilizzato 11.5 Individuazione delle sorgenti e dei ricettori La principale sorgente di inquinamento atmosferico dell ambito territoriale di indagine è rappresentata dall attuale tracciato della S.S. 125 Orientale Sarda, che si sviluppa nelle vicinanze dell opera stradale di progetto; mentre le altre viabilità che attraversano la zona di studio sono essenzialmentre rappresentate da strade poderali di accesso ai fondi, con traffico di tipo locale. Per quanto riguarda i ricettori potenzialmente interessati dall esercizio dell opera stradale di progetto, si segnala esclusivamente la presenza di un piccolo nucleo residenziale sito a ridosso dell attuale tracciato della S.S. 125, in località Tresperdas (costituito da una decina di edifici residenziali), nel tratto compreso tra il ed il km della strada di progetto. Nell ambito del presente studio, per il calcolo delle emissioni indotte dall esercizio dell opera stradale di progetto è stato utilizzato il modello previsionale CALINE 4, sviluppato dal Caltrans (California Institute of Transportation) californiano, per lo studio della diffusione degli inquinanti emessi da traffico veicolare. Il modello di calcolo CALINE 4, come del resto tutti quelli di tipo gaussiano, è basato su una soluzione analitica esatta dell equazione di trasporto e diffusione in atmosfera, ricavata sotto particolari ipotesi semplificative; la forma della soluzione di tipo gaussiano è controllata da una serie di parametri, che riguardano sia l altezza effettiva del rilascio che la dispersione laterale e verticale del pennacchio, calcolata utilizzando formulazioni che variano al variare della stabilità atmosferica, descritta utilizzando le sei classi di stabilità di Pasquill riportate nella seguente Tabella ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 55

57 Dove: - C = concentrazione nel punto p(x,y,z) espressa in µg/m 3 - Zs = altezza effettiva dell emissione espressa in metri - Qs= portata di inquinanti completamente immessa in atmosfera espressa in g/s Tabella 11.10: Classi di stabilità di Pasquill Il suddetto modello, che nasce espressamente per implementare il protocollo del CO secondo la legislazione USA vigente, permette anche lo studio della diffusione di altre specie chimiche sempre emesse da sorgenti lineari stradali, quali: NO 2, particolato e generico inquinante chimico non reattivo. Lo studio della diffusione viene affrontato in termini gaussiani utilizzando il concetto della Mixing Zone, che rappresenta un area di spessore pari alla dimensione della strada +3m a destra e +3 m a sinistra di essa (per tenere conto della dispersione orizzontale di inquinante legata alla scia generata dal movimento dei veicoli) e di altezza definita dall utente in input. In corrispondenza di quest area, si assume che la turbolenza e l emissione siano costanti; inoltre, si suppone che la turbolenza termica e meccanica sia dovuta alla presenza di veicoli in movimento ed alle temperature elevate. - U = velocità media del vento espressa in m/s - σy; σz = deviazioni standard della distribuzione di concentrazione, rispettivamente, lungo l asse y e l asse z espresse in metri La stima dei coefficienti di dispersione orizzontale e verticale si può effettuare sulla base delle classi di stabilità atmosferica. Premesso che l assunzione fondamentale dell approccio gaussiano, cioè la distribuzione normale delle concentrazioni, si verifica in realtà in situazioni assolutamente ideali di stazionarietà del fenomeno e di turbolenza omogenea dell atmosfera, il modello che ne deriva, (CALINE4), ha nella sua semplicità e nella praticità dell applicazione importanti vantaggi, che ne fanno uno strumento di larghissimo impiego. Lo studio della dispersione degli inquinanti può essere condotto attraverso due diverse opzioni: La dispersione verticale iniziale di inquinante, infatti, è funzione della turbolenza ed è stato dimostrato essere indipendente dal numero di veicoli e dalla loro velocità; ciò, in quanto, un aumento del traffico aumenta la turbolenza termica, ma comporta una riduzione della turbolenza meccanica legata alla velocità, da cui l ipotesi di costanza della turbolenza nella Mixing Zone. Nei modelli gaussiani si suppone dunque che il pennacchio venga trasportato secondo la direzione del vento e diffuso nelle direzioni trasversali e l effetto del trasporto sia quantificato attraverso la velocità del vento. La dispersione è descritta per mezzo di coefficienti empirici, che esprimono il grado di apertura del pennacchio in funzione della stabilità atmosferica e della distanza sottovento della sorgente. In particolare, l equazione che esplicita il modello è la seguente: rappresentando le sorgenti e le condizioni meteorologiche tramite i valori medi che si registrano più frequentemente; inserendo come input i dati rappresentativi della situazione peggiore che può verificarsi utilizzando per la direzione del vento, principale responsabile del destino degli inquinanti, l ipotesi Worst Case ; in questo caso, il modello considera, per ogni singolo punto ricettore, il vento diretto dalla sorgente emissiva verso il punto stesso. Nell ambito del presente studio, a titolo cautelativo, si è assunta la seconda ipotesi, in quanto maggiormente conservativa Dati di input Vengono di seguito elencati e successivamente descritti i dati di input richiesti dal modello ed utilizzati nell ambito del presente studio: Caratteristiche dell area in esame (job parameters) ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 56

58 Caratteristiche delle sorgenti (link geometry; link activity) Parametri meteorologici (run conditions) Posizionamento dei ricettori (receptor positions) Nella seguente Figura 11.1, a titolo esplicativo, è riportata la schermata del modello nella quale sono indicati i dati di input sopra elencati. Inoltre, per ciascun tratto sono state fornite le seguenti indicazioni: Volume veicolare in transito (espresso in veicoli equivalenti/ora), calcolati sulla base della stima di traffico per il 2025, considerando i veicoli equivalenti nell ora di punta pari al 15% del TGM Fattore di emissione medio (espresso in g/mil), calcolato ponderando i valori dei fattori di emissione indicati dall ISPRA per il parco macchine 2012, relativamente alle percentuali delle varie categorie di mezzi che costituiscono il parco circolante nella zona interessata dall infrastruttura stradale di progetto Figura 11.1: Schermata del modello con indicazione dei dati di input Nella seguente Tabella sono riportati i valori del Traffico Giornaliero Medio (TGM) - così come ripresi dallo studio del traffico riportato nel precedente capitolo 10 - e dei relativi valori dei veicoli equivalenti/ora per lo scenario temporale compreso tra il 2012 ed il Caratteristiche dell area in esame La finestra Job Parameters contiene le informazioni generali the identificano il lavoro, i parametri generali del modello e le unità di misura utilizzate nell ambito del presente studio, quali: Altitudine media sul livello del mare: 50m s.l.m. per la strada in esame Tipo di Calcolo da effettuare: in questo progetto è stato scelto il MultiRun/Worst-Case Hybrid, nell ambito del quale il programma calcola la concentrazione media sulle 8 ore ai ricettori, selezionando l angolo di vento che produce la più alta concentrazione di inquinante ad ogni ricettore; questa scelta è particolarmente conservativa. Coefficiente Aerodinamico di Rugosità: pari a 10cm, in quanto il tracciato stradale di progetto si sviluppa in corrispondenza di un ambito di tipo rurale Sorgenti e fattori di emissione Il tracciato stradale oggetto del presente studio è stato suddiviso in 40 singoli tratti, aventi caratteristiche omogenee sia dal punto di vista del traffico circolante sia riguardo le caratteristiche fisiche. In particolare, per ogni tratto sono stati inseriti i seguenti dati: ANNO TGM TOTALE Veicoli eq. Tot (ora di punta) %veicoli leggeri %veicoli pesanti velocità media assunta veic/giorno veic.eq % % km/h Tabella 11.11: Valori dal TGM stimati dal 2012 al 2025 e conseguenti valori dei veicoli equivalenti nell'ora di punta Le successive Tabelle e riportano, rispettivamente, la percentuale di veicoli che transitano nell ora di punta lungo la S.S 125 ed i fattori di emissione (espressi in g/veic*km) ponderati sulla quantità di veicoli transitanti, basati sui dati ISPRA Coordinate degli estremi del link stradale (espresse in m) Larghezza della Mixing Zone (espressa in m) Tipologia della strada (in rilevato, viadotto, trincea, ecc.) Altezza della strada rispetto al piano campagna (espressa in m) ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 57

59 FATTORI DI EMISSIONE SECONDO SINANET %VEICOLI SU SS125 Quantità di veicoli su SS125 arrotondamenti Parametri meteorologici Sector Passenger Cars Light Duty Vehicles Heavy Duty Trucks 75% 7% 6% Buses 0.26% Mopeds 5.00% 43.2 Motorcycles 7% % n Tabella 11.12: Percentuale di veicoli transitanti nell ora di punta sulla S.S. 125 Sector Passenger Cars Light Duty Vehicles Heavy Duty Trucks Buses Mopeds Motorcycles fattore medio ponderato (g/veico*km) FATTORI DI EMISSIONE SECONDO SINANET ISPRA CO g/veic*km CO2010 g/km NO2_2010g /veic*km NO2g/km PM10_2010 g/veic*km PM10 g/km CO2_2010 CO2 g/km g/veic*km g/mil Tabella 11.13: Fattori di Emissione (in g/veic*km) ponderati sulla quantità di veicoli in circolazione sulla S.S. 125 (basati sui dati ISPRA 2012) Si ritiene inoltre opportuno sottolineare che, grazie al rinnovamento in atto del parco veicoli, rispetto agli anni passati i fattori di emissione si sono notevolmente ridotti (tra il 2000 ed il 2005 si sono ridotte del 40% per i veicoli leggeri e dell 8% per quelli pesanti) e, di conseguenza, si sono ridotte le emissioni stesse; ciò premesso, è possibile ipotizzare che nello scenario temporale al 2025 (anno di riferimento dei dati di traffico), l aumento del numero dei veicoli in circolazione sulla nuova arteria stradale sarà compensato da un ulteriore abbattimento delle emissioni previsto dalle normative che regolamentano le emissioni dei veicoli. I dati meteorologici utilizzati come input del modello riguardano i parametri meteorologici relativi ai valori orari dei seguenti parametri: Velocità del vento Direzione di provenienza del vento Temperatura media Classe di stabilità atmosferica Altezza dello strato di rimescolamento Valore di fondo Il modello ipotizza che sull intera area di studio e nell arco temporale di calcolo risultino costanti i parametri meteo forniti. L altezza dello strato di rimescolamento è il parametro che determina la quota massima su cui possono giungere le concentrazioni degli inquinanti prodotte dalle sorgenti, in relazione all ostacolo alla diffusione verticale (verso l alto) posto da eventuali strati di aria calda, che le emissioni dovessero incontrare nel loro moto ascensionale. All interno di questo strato, avvengono fenomeni di turbolenza termica prodotti dagli scarichi gassosi a temperatura elevata. Nell ambito del presente studio, per l inserimento di tali parametri si è fatto riferimento ai dati meteorologici - indicati dal sito windfinder.com - per la Stazione meteo di Capo Bellavista (vedi precedente paragrafo 11.4). La velocità media del vento è risultata essere pari a 9 nodi (5 m/s circa, alla quale corrisponderebbe una classe di stabilità atmosferica C ), con direzione prevalente WNW ESE. Nella seguente Figura 11.2 è riportata la Rosa dei venti, con l indicazione della direzione prevalente dei venti, rilevati nella Stazione meteo di Capo Bellavista. Vengono di seguito elencati gli agenti inquinanti considerati nell ambito del presente studio: Monossido di Carbonio (CO) Materiale Particellare (PM10) Biossido di Azoto (NO 2 ) Biossido di Carbonio (CO 2 ) ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 58

60 per lato dell infrastruttura indicata dalla normativa vigente, che rappresenta una fascia di studio rappresentativa anche per la componente Atmosfera Modalità di restituzione dei risultati Nelle seguenti Figure 11.3 e 11.4, a titolo esemplificativo, sono riportate le schermate del CALINE 4, dalle quali è possibile verificare la correttezza del tracciato stradale di progetto e delle coordinate inserite per ciascun ricettore. Figura 11.2: Rosa dei venti con indicazione dei venti prevalenti rilevati nella Stazione di Capo Bellavista Nell ambito del presernte studio, a titolo cautelativo, la classe di stabilità atmosferica è stata considerata pari a D (atmosfera stabile), allo scopo di poter valutare il massimo di ricaduta dell inquinante nei dintorni della zona esaminata. Il valore di fondo di ciascun inquinante è stato mantenuto pari a zero, considerando la strada come una fonte di inquinamento. Ricettori Nel modello di calcolo, relativamente ai ricettori, sono stati inseriti i seguenti parametri: Coordinate del ricettore (espresse in m) Altezza media sul livello del suolo (espressa in m) Figura 11.3: Link stradali da 1 a 20 e ricettori corrispondenti Per ciascun punto ricettore inserito (massimo 20 per volta), il modello restituisce il valore delle concentrazioni stimate dell inquinante considerato, salvando tale risultato in un file di testo. Nell ambito del presente studio, sono stati inseriti i dati relativi ai 37 ricettori individuati durante i sopralluoghi (divisi in due fasi di calcolo, a seconda della vicinanza con il primo tratto stradale esaminato o con il secondo). In particolare, i suddetti ricettori sono quelli considerati per la componente Rumore (vedi successivo capitolo 16) e localizzati in corrispondenza della fascia di pertinenza acustica di 250m ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 59

61 Figura 11.4: Link stradali da 21 a 40 e ricettori corrispondenti Risultati delle simulazioni Nelle seguenti Figure 11.5 e 11.6, distinti per i due gruppi di link stradale analizzati, sono riportati gli output del modello di calcolo relativamente al Monossido di Carbonio (CO) nelle condizioni Multi Run Worst Case, nello scenario temporale di traffico al Figura 11.5: Link stradali da 1 a 20 e ricettori corrispondenti (Risultati per CO) ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 60

62 L analisi dei risultati ottenuti dall applicazione modellistica relativamente al CO ed indicati nelle due figure sopra riportate consente di evidenziare che l impatto indotto nella fase di esercizio dell infrastruttura stradale di progetto è praticamente nullo, in quanto l unico ricettore in corrispondenza del quale risulta esserci una concentrazione >0.2 ppm (praticamente irrilevante) è il Ricettore 3 (vedi Figura 11.5), mentre per tutti gli altri ricettori la concentrazione è risultata essere inferiore a 0,1 ppm. Si evidenzia, inoltre, che il Monossido di Carbonio (CO) ha un fattore di emissione maggiore sia del Biossido di Azoto (NO 2 ) che del Particolato (PM10); pertanto, nell ambito del presente studio, si è scelto di non effettuare le simulazioni per i due suddetti agenti inquinanti, in quanto si sarebbero ottenuti dei livelli di concentrazione praticamente nulli anche per NO 2 e PM10. Il calcolo effettuato per il Biossido di Carbonio (CO 2 ) ha consentito di ottenere i risultati di cui alla Tabella 11.7 (link stradali da 1 a 20) ed alla Tabella 11.8 (link stradali da 21 a 40). Figura 11.7: Link stradali da 1 a 20 e ricettori corrispondenti (Risultati per CO 2 ) Figura 11.6: Link stradali da 21 a 40 e ricettori corrispondenti (Risultati per CO) ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 61

63 12. COMPONENTE AMBIENTE IDRICO Nel presente capitolo vengono descritte le principali caratteristiche del reticolo idrografico dell area in corrispondenza della quale è prevista la realizzazione del progetto di adeguamento del tratto della S.S. 125 oggetto del presente Studio Preliminare Ambientale Riferimenti normativi Vengono di seguito riportati i principali riferimenti normativi considerati nell ambito del presente Studio per la componente Ambiente idrico : Figura 11.8: Link stradali da 21 a 40 e ricettori corrispondenti (Risultati per CO 2 ) I risultati delle simulazioni modellisitiche effettuate relativamente al CO 2 consentono di evidenziare come anche in questo caso il Ricettore R3 sia quello maggiormente impattato, in quanto è stato ottenuto un livello di concentrazione pari a di 16.3 ppm (31.6 mg/m 3 ), che è comunque una quantità bassissima e, quindi, non allarmante Conclusioni L analisi dei risultati delle simulazioni effettuate per il calcolo della dispersione degli inquinanti nell atmosfera per lo scenario temporale al 2025, consente di evidenziare che, in seguito alla realizzazione dell infrastruttura stradale di progetto, non verranno determinate situazioni di criticità per la qualità dell aria in corrispondenza dell ambito territoriale di intervento. Legge n.319 del 10 maggio 1976, cosiddetta Legge Merli, relativa alle Norme per la tutela delle acque dall inquinamento e s.m.i. Legge n.650 del 24 dicembre 1979, recante Integrazioni e modifiche delle Leggi 16 Aprile 1973, n. 171 e 10 Maggio 1976, n. 319, in materia di tutela delle acque dall'inquinamento D.P.R. n.515 del 3 luglio 1982, relativo alla Attuazione della Direttiva CEE n.75/440 concernente la qualità delle acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile Legge n.431 del 8 agosto 1985, cosiddetta Legge Galasso, recante le Disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale, che ha esteso in modo automatico il vincolo paesaggistico di cui alla Legge 1497/39 ai fiumi, ai torrenti ed ai corsi d acqua iscritti negli elenchi contenuti nel testo unico sulle acque approvato con RD n.1775/33 D.P.R. n.236 del 24 maggio 1988, relativo alla Attuazione della direttiva 80/778/CEE concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano Legge n.183 del 18 maggio 1989, recante le Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo, nell ambito della quale sono state istituite le Autorità di Bacino ed introdotta la programmazione integrata a livello dei bacini idrografici per la gestione ottimale delle risorse, finalizzata alla protezione dell ambiente e del territorio Direttiva 91/271/CE del 21 maggio 1991, concernente il Trattamento delle acque reflue urbane, che indica la tipologia di trattamento che devono subire le acque reflue confluenti in reti fognarie prima dello scarico Decreto Legislativo n.130 del 25 gennaio 1992, relativo alla Attuazione della Direttiva 78/659/CEE sulla qualità delle acque dolci che richiedono protezione o miglioramento per essere idonee alla vita dei pesci Legge n.36 del 5 gennaio 1994, cosiddetta Legge Galli e D.P.C.M. del 4 marzo 1996, che riportano Disposizioni in materia di risorse idriche Legge n.172 del 17 maggio 1995, recante le Modifiche alla disciplina delle fognature e degli insediamenti civili che non recapitano in reti fognarie prima dello scarico, che riporta delle modifiche a quanto previsto nella Legge Merli in merito a tali aspetti Legge n.267 del 3 agosto 1998, che riporta la "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 11 giugno 1998, n. 180, recante misure urgenti per la prevenzione del rischio ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 62

64 idrogeologico ed a favore delle zone colpite da disastri franosi nella regione Campania", nell ambito della quale è tra l altro imposto, alle Autorità di Bacino, di redigere dei Piani Stalcio per la tutela del rischio idrogeologico e le misure di prevenzione per le aree a rischio Direttiva 98/83/CE del 3 novembre 1998, concernente la Qualità delle acque destinate al consumo umano Decreto Legislativo n.152 del 11 maggio 1999, recante le Disposizioni sulla tutela delle acque dall'inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole e s.m.i. Decreto Legislativo n.258 del 18 agosto 2000, che riporta le "Disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152, in materia di tutela delle acque dall'inquinamento, a norma dell'articolo 1, comma 4, della legge 24 aprile 1998, n.128 Legge n.365 del 11 dicembre 2000, relativa alla Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 ottobre 2000, n. 279, recante interventi urgenti per le aree a rischio idrogeologico molto elevato ed in materia di protezione civile, nonché a favore delle zone della regione Calabria danneggiate dalle calamità idrogeologiche di settembre ed ottobre 2000 ; a seguito di tali legge, la Regione Campania ha incaricato le Autorità di Bacino a predisporre ed adottare i Piani Stralcio per l assetto idraulico ed idrogeologico (PAI) Decreto Legislativo n.31 del 2 febbraio 2001, concernente la Attuazione della direttiva 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano ed il successivo Decreto Legislativo n.27 del 2 febbraio 2002, recante modifiche ed integrazioni al D.Lgs. n.31/2001 Decreto del Ministero della Salute del 22 dicembre 2004, relativo alla Disciplina concernente le deroghe alle caratteristiche di qualità delle acque destinate al consumo umano che possono essere disposte dalle regioni e dalle province autonome Decreto Legislativo n.152 del 11 aprile 2006, recante le Norme in materia ambientale, con particolare riferimento a quanto riportato nella Parte Terza Tutela dei corpi idrici e disciplina degli scarichi, che abroga il precedente D.Lgs. n.152/99 Legge Regione Sardegna n.14 del 19 luglio 2000, relativa alla Attuazione del Decreto Legislativo 11 maggio 1999 n.152 sulla tutela delle acque dall inquinamento, modifica alle leggi regionali 21 settembre 1993, n.46 e 29 luglio 1998 n.23 e disposizioni varie Deliberazione della Regione Sardegna n.55/103 del 29 dicembre 2000, che riporta la Classificazione delle acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile ai sensi del art.7 del Decreto legislativo 11 maggio 1999, n.152, così come modificato dal Decreto Legislativo 18 agosto 2000 n.258, recante Disposizione sulla tutela delle acque dall inquinamento e recepimento della Direttiva 91/271/CEE e della Direttiva 91/676/CEE e s.m.i. Legge Regione Sardegna n.19 del 6 dicembre 2006, recante le Disposizioni in materia di risorse idriche e bacini idrografici 12.2 Caratterizzazione idrografica di area vasta L intero territorio della Sardegna è suddiviso nei sette sub-bacini indicati nella seguente Tabella 12.1 e rappresentati nella successiva Figura In particolare, ciascuno dei suddetti sub-bacini risulta caratterizzato, in grande, da generali omogeneità geomorfologiche, geografiche ed idrologiche, oltre che da forti differenze di estensione territoriale. N Sub_bacino Superficie [km 2 ] % 1 Sulcis Tirso Coghinas - Mannu - Temo Liscia Posada - Cedrino Sud - Orientale Flumendosa - Campidano - Cixerri Totale Tabella 12.1: Divisione territoriale in sub-bacini ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 63

65 La densa infrastrutturazione ed urbanizzazione del territorio in prossimità dei centri di attrazione turistica genera seri problemi dal punto di vista della difesa del suolo, in quanto si osserva assai frequentemente come non vengano rispettate le condizioni necessarie ad un'evoluzione naturale dei bacini, a causa dei vincoli apposti sul territorio dalla rete viaria, dalla intercettazione dei deflussi dovuta agli insediamenti, dall'incremento delle superfici impermeabili, ecc. Inoltre, lo sviluppo del turismo costiero ha costituito una forte causa di migrazione interna, con conseguente abbandono delle campagne e, perciò, della cura e manutenzione del territorio. Dal punto di vista pedologico, rimandando ai numerosi studi esistenti ed utilizzati nell'ambito della redazione del PAI, si può qui brevemente ricordare che i suoli sardi sono generalmente caratterizzati da una notevolissima variabilità tipologica, scarsità della massa, elevato grado di pietrosità e rocciosità, intensa erosione superficiale. Tali non elevate qualità, legate certamente alle caratteristiche geologiche, morfologiche e climatiche della regione, sono tuttavia frutto anche di un prolungato e, talvolta imprevidente, uso del territorio. L'idrografia regionale, infatti, è caratterizzata dalla quasi totale assenza di corsi d'acqua perenni; a tale proposito, i soli fiumi classificati come tali sono costituiti dal Tirso, dal Flumendosa, dal Coghinas, dal Cedrino, dal Liscia e dal Temo, unico navigabile nel tratto terminale. Inoltre, la necessità di reperire risorse idriche superficiali da tutti i corsi d'acqua disponibili, ha portato alla costruzione di numerosissimi invasi artificiali che, di fatto, hanno completamente modificato il regime idrografico, tanto che, a valle degli sbarramenti, anche i fiumi succitati sono asciutti per lunghi periodi dell'anno. La maggior parte dei corsi d'acqua presenta caratteristiche torrentizie che, per la conformazione geomorfologica dei bacini imbriferi, sono connotati da pendenze elevate per la maggior parte del loro percorso, con tratti vallivi brevi che si sviluppano nei conoidi di deiezione o nelle piane alluvionali. Figura 12.1 Carta della divisione territoriale in 7 sub-bacini In particolare, ciascuno dei suddetti sub-bacini risulta caratterizzato, in grande, da generali omogeneità geomorfologiche, geografiche ed idrologiche, oltre che da forti differenze di estensione territoriale. Di conseguenza, nelle parti montane si verificano intensi processi erosivi dell alveo, mentre nei tratti di valle si osservano fenomeni di sovralluvionamento che danno luogo a sezioni poco incise, con frequenti fenomeni di instabilità planimetrica, anche per portate non particolarmente elevate. Il tracciato stradale oggetto del presente Studio ricade interamente nel Sub_bacino Sud-Orientale (n.6), le cui caratteristiche principali sono descritte nel successivo paragrafo. Dal punto di vista demografico, la Sardegna è caratterizzata da un elevato flusso migratorio estivo legato all'industria del turismo, che comporta un incremento della densità abitativa, concentrato in particolare nelle zone costiere e per periodi brevi nell'arco dell'anno. ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 64

66 12.3 Il Sub_Bacino Sud-Orientale Il Sub_Bacino Sud-Orientale, che è interessato dalla realizzazione dell infrastruttura stradale di progetto, si estende per 1.035km 2, pari al 4,3% dell intero territorio regionale, è tra l altro caratterizzato dalla presenza di un opera di regolazione attualmente in esercizio. in esso è presente Nel suddetto Sub_Bacino sono presenti i corsi d acqua principali che vengono di seguito elencati: Nel suo complesso, il settore composto dal Sarrabus-Gerrei, dall area dell Ogliastra e del settore dei Tacchi, costituisce un pilastro tettonico composto fra la Fossa del Campidano e, più generalmente, la Fossa Sarda ad Ovest e, ad Est, il mare. La morfologia attuale, prevalentemente accidentata montuosa, essendo l effetto delle diverse fasi erosive succedutesi nei tempi, mette in evidenza le caratteristiche geologico-strutturali del substrato roccioso del Sub Bacino Sud-Orientale. Rio di Quirra, che rappresenta il corso d'acqua maggiore del bacino; esso scorre prevalentemente in direzione parallela alla costa per riversarsi in mare nella parte più meridionale del Sub Bacino. Il segmento finale di tale Rio è costituito dal Flumini Durci (o Rio di San Giorgio), mentre la sua parte iniziale è denominata Rio Pardu Rio de Alustia, che prende poi il nome di Rio Cabriolu, affluente in destra del Quirra Rio Corongiu, che affluisce nell'asta principale del Rio di Quirra pochi chilometri a Sud di Tertenia Rio Corr'e Cerbus che, con il nome di Baccu Locci, lambisce l'omonima miniera di piombo Rio Tuvulu, affluente di destra del Rio di San Giorgio Rio Pramaera, che sfocia nella piana di Tortolì Rio Sa Teula, che sfocia nello stagno di Tortolì dopo aver ricevuto le acque turbinate dalla centrale idroelettrica dell'alto Flumendosa Rio Pelau, sfociante nella costa a nord di Gairo Molti elementi del rilievo sono totalmente o, in parte, impostati secondo direttrici tettoniche erciniche. La gran parte dei corsi d acqua del settore settentrionale sono iso-orientati secondo NNW SSE. Le formazioni carbonatiche mesozoiche mostrano generalmente una morfologia molto particolare, in quanto è caratterizzata da superfici sub-pianeggianti interessate da un sistema idrografico superficiale sovente catturato da manifestazioni carsiche, bordate generalmente da scarpate strapiombanti, di altezze anche di oltre il centinaio di metri; tali processi di dissesto sono diffusi in modo generalizzato I bacini imbriferi ed il reticolo idrografico interessati dal tracciato stradale di progetto Dal punto di vista geologico, nel territorio del Sub_Bacino Sud-Orientale sono testimoniati il Paleozoico, il Cenozoico, il Mesozoico ed il Quaternario. L ossatura ed il basamento sono costituiti dal complesso scistoso cristallino e paleozoico, con prevalenza degli scisti, alternati a vulcaniti di diversi cicli più o meno metamorfosate nel Salto di Quirra, mentre gradualmente, spostandoci verso il settore settentrionale, riaffiorano predominanti i graniti, con varie iniezioni tardive filoniane, principalmente costituite da micrograniti e porfidi riolitici. Il basamento paleozoico, che costituisce la maggior parte del territorio, è stato interessato con varia intensità da diversi movimenti orogenetici. Tutto il territorio è attraversato da N a S dalla grande discontinuità che, parallela alla costa, costituisce la guida tettonica dell approfondimento della valle del Pardu-Quirra. Una lunga sequenza di faglie NNW a SSE costituisce il pattern dominante, sul quale si è isoorientata l idrografia principale del settore settentrionale del bacino Sud Orientale. Le fratture di età alpina hanno scomposto l antico rilievo in diversi blocchi tettonici variamente sollevati e depressi, aventi nel settore settentrionale un aspetto falciforme. Il tracciato stradale di progetto, che si sviluppa con andamento pressochè parallelo a quello dell alveo del Rio Quirra, dal punto di vista idrologico, interferisce con una serie di fossi e corsi d acqua affluenti in destra dello stesso Rio, tra cui il più importante è sicuramente rappresentato dal Rio San Giorgio, che ha un bacino di superficie pari a circa 103 km 2. In ordine di importanza, sono degni di nota anche il Rio Alluedu (bacino di circa 5 km 2 ), il Rio Asinalis (1,2 km 2 ), il Rio Guventu ed il Rio De su Predi, entrambi con bacino imbrifero di poco inferiore a 1 km 2. Tutti le altre interferenze idrauliche dell infrastruttura stradale di progetto consistono in fossi con bacini di qualche ettaro e, comunque, inferiori a 0,5 km 2. Nel dettaglio, il tracciato di progetto interferisce con 28 bacini idrografici, per ognuno dei quali, nello studio idraulico redatto nell ambito del presente Progetto Preliminare, sono state ricostruite l altimetria, la clivometria, l esposizione dei versanti, l uso del suolo, la litologia, la permeabilità ed il parametro Curve Number (CN); a titolo esemplificativo, nella seguente Tabella 12.2 sono riportate le caratteristiche morfologiche peculiari di ciascuno dei suddetti bacini. ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 65

67 COD. BACINO S L asta i media Progr. Asta H min H max H media [km 2 ] [km] [m/m] [m.s.l.m.] [m.s.l.m.] [m.s.l.m.] 1 Fosso Fosso Fosso Fosso Fosso RIO GUVENTU RIO DE SU PREDI Fosso Fosso Fosso RIO ASINALIS Fosso Fosso Fosso Fosso Fosso Fosso Fosso Fosso Fosso Fosso Fosso RIO DI SAN GIORGIO Fosso Fosso Fosso RIO DE ULUEDU Fosso H min la quota minima del bacino, coincidente con la quota minima dell asta fluviale principale alla sezione di chiusura; H max la quota massima dell asta fluviale principale; H med la quota media del bacino idrografico rispetto alla sezione di chiusura La rappresentazione grafica dei bacini imbriferi e del reticolo idrografico interessati dal tracciato stradale di progetto è riportata nell elaborato Carta dei bacini e del reticolo idrografico Scala 1:25.000, che costituisce parte integrante del presente documento Qualità delle acque superficiali Il Decreto Legislativo n.152 del 11 maggio 1999, recante le Disposizioni sulla tutela delle acque dall'inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE, concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE, relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole", costituisce il principale riferimento normativo in materia di qualità delle acque. Tale decreto prevede la classificazione dei corpi idrici superficiali in 5 classi secondo precisi standard di qualità ambientale, che corrispondono agli stati ambientali definiti nella seguente Tabella Tabella 22.2: Caratteristiche morfologiche dei bacini idrografici interessati dal tracciato stradale di progetto Dove: S l area del bacino idrografico; L asta pr. la lunghezza dell asta principale, considerata come quella a maggior sviluppo planimetrico del reticolo idrografico sotteso alla sezione di chiusura; i media asta la pendenza media dell asta principale; ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 66

68 CLASSE DI STATO ELEVATA BUONA SUFFICIENTE SCADENTE PESSIMA DESCRIZIONE Non si rilevano alterazioni dei valori di qualità degli elementi chimico-fisici ed idromorfologici per quel dato tipo di corpo idrico in dipendenza degli impatti antropici, o sono minime rispetto ai valori normalmente associati allo stesso ecotipo in condizioni indisturbate. I valori degli elementi della qualità biologica del corpo idrico riflettono quelli normalmente associati per lo stesso tipo di ecotipo in condizioni indisturbate e non mostrano o è minima l'evidenza di alterazione. Esistono condizioni e comunità specifiche dell'ecotipo. La presenza di microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, è paragonabile alle concentrazioni di fondo rilevabili nei corpi idrici non influenzati da alcuna pressione antropica. I valori degli elementi della qualità biologica per quel tipo di corpo idrico mostrano bassi livelli di alterazione derivanti dall'attività umana e si discostano solo leggermente da quelli normalmente associati allo stesso ecotipo in condizioni non disturbate. La presenza di microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, è in concentrazioni al di sotto degli standard di qualità definiti per lo stato ambientale "buono". I valori degli elementi della qualità biologica per quel tipo di corpo idrico si discostano moderatamente da quelli di norma associati allo stesso ecotipo in condizioni non disturbate. I valori mostrano modesti segni di alterazione derivanti dall'attività umana e sono sensibilmente più disturbati che nella condizione di "buono stato". La presenza di microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, è in concentrazioni tali da non comportare effetti a breve e lungo termine sulle comunità biologiche associate al corpo idrico di riferimento. Si rilevano alterazioni considerevoli dei valori degli elementi di qualità biologica del tipo di corpo idrico superficiale, e le comunità biologiche interessate si discostano sostanzialmente da quelle di norma associate al tipo di corpo idrico superficiale inalterato. La presenza di microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, è in concentrazioni tali da comportare effetti a medio e lungo termine sulle comunità biologiche associate al corpo idrico di riferimento. I valori degli elementi di qualità biologica del tipo di corpo idrico superficiale presentano alterazioni gravi e mancano ampie porzioni delle comunità biologiche di norma associate al tipo di corpo idrico superficiale inalterato. La presenza di microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, è in concentrazioni tali da comportare gravi effetti a breve e lungo termine sulle comunità biologiche associate al corpo idrico di riferimento. obiettivi ambientali, definiti in funzione della capacità dei corpi idrici di mantenere i processi naturali di autodepurazione e di supportare comunità animali e vegetali ampie e ben diversificate ; obiettivi funzionali, che individuano lo stato dei corpi idrici idoneo a una particolare utilizzazione da parte dell'uomo o alla vita dei pesci Gli indici numerici che esprimono, in modo sintetico, lo stato ambientale dei corsi d acqua superficiale sono principalmente quelli di seguito riportati: Livello di Inquinamento, espresso dai Macrodescrittori (LIM), che è definito dai macrodescrittori indicati nei parametri chimico-fisici di base, da monitorare mensilmente nella fase conoscitiva Indice Biotico Esteso (IBE), che fornisce una valutazione sintetica della qualità biologica di un corso d acqua la cui misura va effettuata stagionalmente In particolare, l IBE si basa sia sulla ricchezza di taxa macroinvertebrati bentonici che sulla loro diversa sensibilità all inquinamento; il valore dell IBE corrisponde alla media dei singoli valori rilevati durante l'anno (vedi seguente Tabella 12.4). Classe di qualità Valore di I.B.E. Giudizio di qualità Ambiente non inquinato Ambiente leggermente inquinato Ambiente inquinato Ambiente molto inquinato Ambiente fortemente inquinato Tabella 12.4: Valori I.B.E. e classi di qualità Il LIM, invece, si ottiene sommando i punteggi ottenuti dai 7 parametri chimici e microbiologici, considerati in termini di 75 percentile della serie delle misure effettuate (vedi Tabella 12.5 di seguito riportata). Tabella 12.3: Classi di stato ambientale per le acque superficiali Il D. Lgs. n.152/99 ha tra l altro fornito uno schema di valutazione dello stato ecologico dei corsi d acqua superficiali, funzionale all'assunzione di precisi obiettivi di qualità ambientale, individuabili come: ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 67

69 Parametro Livello I Livello II Livello III Livello IV Livello V 100-OD (% sat.) > 50 Concentrazione inquinanti di cui alla Tab. 1 del D.Lgs. 152/99 Classe 1 Classe 2 Classe 3 Classe 4 Classe 5 BOD5 (O2 mg/l) < > 15 COD (O2 mg/l) < > 25 NH4 (N mg/l) < > 1.50 NO3 (N mg/l) < > 10 Fosforo totale (P mg/l) < > 0.60 Escherichia coli (UFC/100 ml) < > Punteggio da attribuire per ogni parametro analizzato (75 percentile del periodo di rilevamento) Valore soglia ELEVATO BUONO SUFFICIENTE SCADENTE PESSIMO > Valore soglia SCADENTE SCADENTE SCADENTE SCADENTE PESSIMO Tabella 12.7: Valutazione dello stato ambientale dei corsi d acqua (Indice SACA) Il D. Lgs. n.152/99, inoltre, stabilisce che lo strumento prioritario per il conseguimento degli obiettivi di salvaguardia della qualità delle acque è rappresentato dal Piano di Tutela della Acque, che costituisce piano stralcio di bacino (ai sensi dell art.17, comma 6 ter della Legge n.183 del 18 maggio 1989) e la cui emissione è a cura delle singole regioni. A tale proposito, si evidenzia che la Regione Sardegna ha adottato il Piano di Tutela delle Acque con Delibera della Giunta Regionale n.14/16 del 4 aprile Livello di inquinamento dei Macrodescrittori <60 In particolare, il suddetto PTA individua i seguenti obiettivi: Tabella 12.5: Livello di inquinamento espresso dai macrodescrittori (L.I.M.) Lo Stato Ecologico del Corso d'acqua (SECA) è definito dal raffronto dei due indici LIM ed IBE; alla sezione del corpo idrico in esame viene attribuita la classe che emerge dal risultato peggiore dei due indici (vedi seguente Tabella 12.6). Classe 1 Classe 2 Classe 3 Classe 4 Classe 5 I.B.E , 2, 3 Livello di inquinamento Macrodescrittori <60 Tabella 12.6: Valutazione dello stato ecologico dei corsi d acqua (Indice SECA) 1. Raggiungimento o mantenimento degli obiettivi di qualità fissati dal D.Lgs. 152/99 e suoi collegati per i diversi corpi idrici ed il raggiungimento dei livelli di quantità e di qualità delle risorse idriche compatibili con le differenti destinazioni d'uso 2. Recupero e salvaguardia delle risorse naturali e dell'ambiente per lo sviluppo delle attività produttive ed in particolare di quelle turistiche; tale obiettivo dovrà essere perseguito con strumenti adeguati particolarmente negli ambienti costieri in quanto rappresentativi di potenzialità economiche di fondamentale importanza per lo sviluppo regionale 3. Raggiungimento dell'equilibrio tra fabbisogni idrici e disponibilità, per garantire un uso sostenibile della risorsa idrica, anche con accrescimento delle disponibilità idriche attraverso la promozione di misure tese alla conservazione, al risparmio, al riutilizzo ed al riciclo delle risorse idriche Il Piano di Tutela delle Acque della Regione Sardegna, oltre agli interventi volti a garantire il raggiungimento o il mantenimento degli obiettivi sopra citati ed alle misure necessarie alla tutela qualitativa e quantitativa del sistema idrico, contiene: Lo Stato di Qualità Ambientale dei Corsi d'acqua (SACA) si ottiene dal raffronto dello stato ecologico con quello chimico determinato dalla presenza di sostanze chimiche pericolose (vedi Tabella 12.7 di seguito riportata). i risultati dell'attività conoscitiva; l'individuazione degli obiettivi ambientali e per specifica destinazione; l'elenco dei corpi idrici a specifica destinazione e delle aree richiedenti specifiche misure di prevenzione dall'inquinamento e di risanamento; le misure di tutela qualitative e quantitative tra loro integrate e coordinate per bacino idrografico; ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 68

70 il programma di attuazione e verifica dell'efficacia degli interventi previsti Nell ambito dello svolgimento delle attività propedeutiche alla redazione del PTA della Regione Sardegna, a cura dei Presidi Multizonali Provinciali, a partire dal 2001 sono state effettuate delle campagne di monitoraggio allo scopo di determinare la qualità dei principali corsi d acqua regionali. A tale proposito, l analisi delle criticità per la qualità ambientale dei corsi d acqua svolta nell ambito del PTA regionale è stata effettuata rapportando, per ciascun inquinante rilevato (BOD 5, COD, P, NO 3, NH 4, Escherichia coli e %O 2 alla saturazione), il valore derivante dalla classificazione dello Stato Ecologico del corso d acqua (Indice SECA di cui alla precedente Tabella 12.6) e la concentrazione relativa al Livello III di LIM (vedi precedente Tabella 12.5), così come riepilogato nella seguente Tabella Postazione Livello di LIM IBE SECA Parametro di misura criticità BOD 5 0,22 COD 1,02 Colle Urru P 0,72 NO 3 0,61 NH 4 0,52 BOD 5 0,25 COD 0,60 Quirra P 0,20 NO 3 0,24 NH 4 0,08 Livello Colore Valore del rapporto tra valore derivante dalla classificazione SECA e dal livello III di LIM Tabella 12.9: Livelli di criticità ed indici LIM, IBE e SECA del Rio Quirra A Rapporto > 1 B Rapporto compreso tra 0,8 e 1 C Rapporto compreso tra 0,5 e 0,8 D ---- Rapporto < 0,5 Tabella 12.8: Livelli di criticità definiti per i corsi d acqua 12.4 Qualità delle acque sotterranee Lo stato di qualità ambientale dei corpi idrici sotterranei, nel D. Lgs. 152/99, è definito sulla base dello stato quantitativo e dello stato chimico: tale classificazione deve essere riferita ad ogni singolo acquifero individuato. Nella seguente Tabella è indicata la classificazione chimica dello stato di qualità ambientale delle acque sotterranee definita nell ambito del sopra citato decreto. In particolare, per quanto riguarda l ambito territoriale interessato dalla realizzazione delle opere stradali di progetto, la sopra citata campagna di indagini ha riguardato il Rio Quirra (facente parte CLASSE DESCRIZIONE della Unità Idrografica Omogenea del Flumini Durci), in corrispondenza del quale sono state ubicate 2 postazioni di misura, localizzate rispettivamente a Colle Urru (n.61) ed a Quirra (n.62). Classe 1 Impatto antropico nullo o trascurabile con pregiate caratteristiche idrochimiche Nella seguente Tabella 12.9, per ognuna delle due postazioni di misura del Rio Quirra sopra citate, Classe 2 Impatto antropico ridotto e sostenibile sul lungo periodo e con buone caratteristiche idrochimiche sono riportati i valori degli indici LIM, IBE e SECA, nonché i relativi livelli di criticità di ciascuno degli inquinanti rilevati. Classe 3 Impatto antropico significativo e con caratteristiche idrochimiche generalmente buone, ma con alcuni segnali di compromissione Classe 4 Impatto antropico rilevante, con caratteristiche idrochimiche scadenti Classe 0 Impatto antropico nullo o trascurabile, ma con particolari facies idrochimiche naturali in concentrazioni al di sopra del valore della Classe 3 Tabella 12.10: Classificazione chimica dello stato di qualità ambientale dei corpi idrici sotterranei Allo scopo di avere un indicazione, seppure di massima, dello stato di qualità delle acque sotterranee dell ambito territoriale oggetto del presente studio, è possibile fare riferimento ai ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 69

71 risultati della campagna di monitoraggio effettuata nell ambito della predisposizione del PTA, che ha tra l altro riguardato l Acquifero detritico-alluvionale plio-uaternario del Quirra, in corrispondenza del quale sono stati campionati 4 punti d acqua. Nel corso di tale campagna di misure si sono rilevati i parametri chimici e quantitativi di base indicati dalla normativa, in considerazione dei quali si è provveduto a definire lo stato chimico di ciascuno dei corpi idrici monitorati, che sono stati quindi classificati secondo quanto indicato nella Tabella sopra riportata. In particolare, per quanto riguarda l Acquifero del Quirra sopra citato, i risultati delle rilevazioni effettuate hanno portato ad attribuire la Classe 4 alla qualità ambientale dei corpi idrici sotterranei di tale acquifero. 13. COMPONENTE SUOLO E SOTTOSUOLO Nel presente capitolo vengono descritte le principali caratteristiche geologiche, geolitologiche, idrogeologiche e sismiche dell area in corrispondenza della quale è prevista la realizzazione delle opere stradali di progetto, così come ricavate a seguito dell esame della documentazione bibliografica disponibile per l ambito territoriale di intervento, dell analisi diretta delle condizioni geologiche e geomorfologiche delle aree all interno delle quali ricade l opera stradale di progetto e dell interpretazione dei risultati delle campagne di indagini geognostiche svolte nel 2000, nell ambito della precedente fase progettuale dell intero Lotto 1 del Geologia I terreni interessati dalla costruzione dell opera stradale di progetto appartengono all Unità tettonica di Meana Sardo, costituita dalle seguenti formazioni geologiche (a partire dalla più antica): Arenarie di San Vito La formazione delle Arenarie di San Vito si colloca alla base dell Unità tettonica di Meana Sardo ed è formata da alternanze irregolari di metarenarie micacee, quarziti grigie, metagrovacche, di colore grigio verdastro, e metasiltiti grigie. Le Arenarie di San Vito dell Unità di Meana Sardo poggiano tettonicamente sull Unità del Gerrei, mentre sono ricoperte, in discordanza, dai Metaconglomerati di Muravera o della formazione di Monte Santa Vittoria. Età: Cambriano Ordoviciano inferiore. Tale formazione affiora, a meno di locali culminazioni dovuti a strutture plicative (tratto dalla progr alla progr circa), in maniera pressoché continua, lungo tutto il tratto compreso tra la progr e la fine del tracciato. Metaconglomerati di Muravera Conglomerati poligenici, eterometrici, in matrice quarzoarenitica. Non sono stati osservati nell area in studio. Età: Ordoviciano medio. Formazione di Monte Santa Vittoria Nella formazione di Monte Santa Vittoria dell Unità di Meana Sardo vengono usualmente distinte due litofacies: le Metaepiclastiti e le Metagrovacche e Metandesiti. La prima litofacies è rappresentata principalmente delle metaepiclastiti a prevalente matrice vulcanica. Particolarmente abbondanti sono metaconglomerati a ciottoli di quarzo e riolitici. La litofacies Metagrovacche e Metandesiti è costituita da metaepiclastiti verdastre, prevalentemente metagrovacche, a cui s intercalano metavulcaniti grigio verdastre di composizione da andesitica a basaltica. La formazione di Monte Santa Vittoria affiora diffusamente lungo il versante destro del T. Quirra, a partire dallo Svincolo di Masonedili fino alla progr Età: Ordoviciano medio. ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 70

72 Ai terreni del basamento paleozoico sono localmente sovrapposti depositi colluviali, derivanti dallo smantellamento del substrato litoide e deposti lungo i compluvi e le depressioni morfologiche. Depositi di conoide antica, a granulometria grossolana in matrice terrosa fine, di frequente pedogenizzati, s incontrano lungo i versanti della valle del Quirra. La piana del Torrente Quirra, invece, è colmata da depositi alluvionali recenti, a luoghi terrazzati, composti da ciottoli, ghiaie e sabbie, con contenuta incidenza delle frazioni più fini. La rappresentazione grafica di quanto sopra descritto è riportata nell elaborato Carta geologica Scala 1:5.000, che costituisce parte integrante del presente documento Assetto geostrutturale Con riferimento alle macrostrutture, l area è caratterizzata dalla presenza degli elementi tettonici di rilievo che vengono di seguito indicati: La faglia del Torrente Quirra, segnalata in letteratura e regolata da un meccanismo trastensivo con componente prevalente sinistra, verosimilmente costituita da più elementi minori, dei quali la fotointerpretazione evidenzia alcuni indizi, va interpretata come un lineamento geostrutturale di rilievo regionale Diverse faglie trasversali (rispetto al lineamento del Quirra), la cui esistenza viene ipotizzata sulla base delle caratteristiche dei rapporti fra le formazioni delle Arenarie di San Vito e di Monte Santa Vittoria; corrispondono a lineazioni individuate dalla fotointerpretazione e potrebbero trovare collocazione nell ambito di meccanismi secondari, legati all elemento regionale principale (faglia del Quirra) La successione, nel tratto compreso fra la progr e la progr , di una struttura plicativa che ha coinvolto il substrato roccioso, portando all affioramento, in superficie, della Formazione delle Arenarie di San Vito in corrispondenza dei nuclei di due anticlinali, separate da una stretta sinclinale, avente il nucleo appartenente alla Formazione di Monte Santa Vittoria Relativamente allo stato deformativo degli ammassi, si osserva come la formazione delle Arenarie di San Vito sia interessata da deformazioni complesse di tipo duttile, osservabili a medio-piccola scala, costituite da pieghe polifasiche, scistosità e clivaggio. Per quanto riguarda lo stile deformativo, esiste una netta distinzione tra le due litofacies principali, in quanto la Formazione di Monte Santa Vittoria è caratterizzata prevalentemente da deformazioni fragili (giunti, fratture, litoclasi, ecc.), che ne determinano la suddivisione in blocchi regolari di dimensioni decimetriche Successione stratigrafica e caratteri delle unità geologiche Vengono di seguito individuate e brevemente descritte le unità geologiche che costituiscono la successione stratigrafica dei terreni interessati dalla realizzazione dell opera stradale di progetto. Arenarie di San Vito (SVI) Associazione di metareniti e metapeliti quarzoso-micacee, di aspetto lucente, metarenarie e sottili livelli di metaquarzoareniti di colore grigio e grigio-verdastro, con intercalazioni di metapeliti e metasiltiti grigie. Frequenti letti di talco, untuosi al tatto. La formazione si presenta costantemente in affioramento, nel tratto interessato, nell associazione tipica, interessata da fitta scistosità, nonché da liste e livelli di quarzo, evidenzianti boudinage o allungamento nel verso dello stress subìto, che ne facilitano il riconoscimento. Nel tratto in progetto, all interno della formazione delle Arenarie di San Vito si riscontra in affioramento, rispetto a quanto si osserva nel primo stralcio del medesimo lotto, posto più a nord, una maggior incidenza relativa della facies mertarenitica (metareniti torbiditiche e metagrovacche grigio-verdastre, con giunti ossidati da patine rosso ed arancio) rispetto alla facies costituita da metapeliti micacee e sericitiche, lucenti, decisamente più abbondante nel settore precedentemente citato. Inoltre, è stata distinta in affioramento una variante alla litofacies prevalente (denominata SVI), incontrata già nello stralcio precedente del medesimo lotto, in limitati affioramenti concentrati nelle aree circostanti lo Svincolo di Tertenia e, per la quale, non è stata individuata una collocazione stratigrafica certa; essa è rappresentata da un associazione di metapeliti e metasiltiti grigio-scure, con fissilità pervasiva, attraversata da liste e boudin di quarzo Formazione di Monte Santa Vittoria (MSV) In riferimento a quanto descritto nel paragrafo relativo allo schema geologico ed alle osservazioni fatte per il primo stralcio, è possibile affermare che in questo settore è stata riconosciuta, in affioramento, la litofacies basale della Formazione di Monte Santa Vittoria, comprendente l associazione di metaepiclastiti e metavulcanoclastiti, chiare in affioramento, con patine di ossidazione rossastre, stratificate, contenenti granoblasti di quarzo frequentemente allungati Depositi di conoide antica (Ca) Comprendono blocchi e ciottoli eterodimensionali del substrato metamorfico, generalmente di forma tabulare o appiattita, con un certo grado di elaborazione, frammisti a matrice terrosa (sabbioso-limosa in prevalenza). Si presentano arrossati e generalmente ben addensati o, a tratti, pseudocementati, con selezione granulometrica dalle porzioni apicali verso quelle distali, in cui prevale la frazione fine. Evidenziano strutture da messa in posto in condizioni di flusso idrico. Risultano in gran parte rielaborati dall attività agricola Coltre eluvio-colluviale (e-c) Ricopre frequentemente i termini del substrato, ed è costituita da blocchi, prevalentemente angolari (specie laddove originatisi a spese dell unità MSV) in matrice terrosa, subordinata in affioramento, privi di selezione granulometrica ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 71

73 Alluvioni recenti (Ar) Riferibili prevalentemente all attività deposizionale recente del Torrente Quirra e dei suoi principali affluenti di destra, all interno dei terrazzi di vario ordine individuati (vedi geomorfologia) appaiono stabilizzate e pedogenizzate, frequentemente ossidate e colonizzate da vegetazione. Il grado di addensamento è sempre piuttosto elevato Alluvioni attuali (Aa) Comprendono i depositi attuali dei corsi d acqua principali, distinti sotto il profilo genetico, morfologico e litologico da quelli recenti perlopiù terrazzati. Soggette a rielaborazione e mobilizzazione da parte dell attività dei corsi d acqua, esse comprendono blocchi e ciottoli con più scarsa matrice, riscontrabile nelle zone a minor energia di trasporto Riporti (R) Comprendono i depositi di origine antropica, quali rilevati esistenti o materiale di ritombamento, ecc. Questo tipo di deposito è stato individuato, in particolare, in corrispondenza del Viadotto Asinalis 2 e, più in particolare, tra le pile 5 e 6 La rappresentazione grafica delle sopra descritte caratteristiche geologiche dell ambito territoriale in corrispondenza del quale è prevista la realizzazione dell infrastruttura di progetto è riportata nell eleborato Carta geologica Scala 1:5.000, che costituisce parte integrante del presente documento Geomorfologia Il tracciato stradale di progetto si sviluppa nella fascia di raccordo morfologico tra i rilievi presenti ad Ovest (Monte Padentis, Punta Erbeis e Punta Scala Sirboni) e la piana alluvionale del Torrente Quirra. Questa valle separa i rilievi occidentali da un altro gruppo di rilievi, presenti verso Est (Punta S abba Su Monti, Punta S Accettori, Punta Is Tubbios, Monte Rugginosu), che fanno da transizione alla linea di costa tirrenica. Il versante occidentale di questi ultimi rilievi è intersecato da diverse linee di impluvio, che si immettono nell alveo del Torrente Quirra. All interno della piana alluvionale del Quirra, l'alveo di magra del corso d'acqua evidenzia locali divagazioni. In alcuni tratti, in ragione del regime idraulico, decisamente variabile in funzione del periodo stagionale, della morfologia della valle, che evidenzia a tratti un controllo strutturale, nonché delle caratteristiche dei depositi alluvionali, l andamento dell alveo principale appare configurato secondo uno schema di tipo braided, a rami divaganti (anastomizzati) laddove, nell ambito di un alveo di piena piuttosto ampio, la posizione dell alveo di magra può migrare in posizioni diverse. La fotointerpretazione evidenzia alcune paleomorfologie (scarpate di erosione fluviale relitte, anse abbandonate, ecc.) che confermano l evoluzione della dinamica del corso d acqua avvenuta nel recente passato. La valle del Torrente Quirra si sviluppa con andamento meridiano, provenendo da Nord, fino alla confluenza con il Riu Corr'e Cerbu, a partire dalla quale devia bruscamente verso mare assumendo un andamento E-W e originando la piana costiera di Pranu Gialea. Lo sviluppo della rete idrografica, pertanto, risulta essere fortemente condizionato dall assetto tettonico; la valle principale, infatti, si è impostata lungo la faglia di Quirra, lineamento tettonico di rilevante estensione (si suppone la sua prosecuzione fin oltre la confluenza con la valle del Rio Pardu) e direzione N-S fino all altezza del Castello di Quirra, in prossimità del quale devia verso Est. La faglia del Torrente Quirra rappresenta un elemento tettonico composto da un sistema subparallelo di faglie minori, con componente prevalente trascorrente sinistra-trastensiva; esso ha determinato, quindi, un disturbo nello stato delle rocce presenti, all interno del quale si è impostato il corso d acqua. La valle è stata successivamente colmata dall apporto solido dei corsi d acqua presenti. Tale copertura alluvionale maschera la presenza dell elemento tettonico (o dell insieme degli elementi minori che lo compongono) sepolto al di sotto di essa Principali elementi geomorfologici Vengono di seguito indicati e brevemente descritti descritti i principali elementi geomorfologici che caratterizzano l area di intervento, distinti tra le forme fluviali e di versante dovute alle acque superficiali e le forme ed i processi dovuti alla gravità. In particolare, relativamente alle forme fluviali e di versante, si rileva la presenza di: Terrazzi alluvionali Il torrente Quirra ed i suoi principali affluenti presentano accumuli alluvionali organizzati su più terrazzi, corrispondenti alle diverse fasi deposizionali, separati da scarpate di erosione fluviale. Alcune scarpate si originano per erosione spondale a spese delle formazioni del substrato; in altri casi, il Torrente Quirra manifesta erosione laterale di sponda a spese di depositi di conoide antica. Il progetto stradale interferisce con depositi e forme di origine alluvionale in corrispondenza dei principali attraversamenti fluviali (Viadotti Spalgiorgius, San Giorgio, Alluedu) Una configurazione analoga è presentata, in prossimità della confluenza con il Quirra, dal Rio San Giorgio che, insieme al Rio Alluedu, costituisce il suo principale affluente di destra, per il settore analizzato. ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 72

74 Conoidi alluvionali antiche Nel tratto compreso fra le progr e 1+150, oltre che tra le progr e 3+550, il tracciato intercetta una fascia nella quale s incontrano depositi riconducibili a diverse antiche conoidi alluvionali, di modeste dimensioni e spessore. Analoghe forme, di maggior estensione e sviluppo, sono evidenti lungo il versante orografico sinistro oltre che nell area a nord dello stralcio in progetto. Tutti questi elementi sono da considerarsi inattivi, in quanto non più alimentati dai canali di monte, successivamente migrati ai margini, e costituiti da depositi totalmente stabilizzati, colonizzati da vegetazione e/o coltivati Per quanto riguarda, invece, le forme ed i processi dovuti alla gravità, si segnala che il territorio di studio è esente da manifestazioni di dissesto attivo di tipo franoso; solo localmente si rinvengono accumuli eluvio-colluviali, prevalentemente composti da terre a grana grossolana Condizioni di stabilità e classificazione dell area in relazione al rischio frana I caratteri geotecnici e geomeccanici delle formazioni presenti e le loro condizioni geostrutturali sono tali da garantire, in generale, condizioni di sicura stabilità d insieme dell ambito territoriale in corrispondenza del quale verranno realizzate le opere stradali di progetto. A tale proposito, infiatti, in considerazione dell esame aerofotogeologico e del rilevamento geomorfologico effettuato, emerge che l area di intervento non evidenzia la presenza di processi evolutivi dei versanti sfavorevoli o condizioni d instabilità tali da condizionare negativamente la realizzazione dell infrastruttura di cui al presente Studio. Dall esame della cartografia del PAI della Sardegna, limitatamente alle aree interessate da Pericolosità per Frana, recentemente aggiornate secondo la variante adottata nel 2010, si è verificato che il progetto interseca diverse zone classificate a pericolosità Hg2 ed Hg3. Inoltre, il tratto interessato dalla realizzazione della spalla e delle prime pile del Viadotto Spalgiorgius interferiscono con una zona classificata a pericolosità HG4; tuttavia, dai riscontri di campo allo stato disponibili (che verranno implementati nelle successive fasi progettuali), non sono stati individuati elementi geomorfologici tali da far ipotizzare la presenza di condizioni di rischio per l opera da realizzare. La rappresentazione grafica dei tematismi sopra descritti è riportata nell elaborato Carta geomorfologica Scala 1:5.000, che costituisce parte integrante della presente relazione Idrogeologia L area in corrispondenza della quale è prevista la realizzazione dell opera stradale di progetto è interessata da precipitazioni medie annue prossime ai 700 mm, prevalentemente concentrate in eventi di durata limitata e forte intensità. I caratteri del regime pluviometrico, uniti alle caratteristiche morfometriche e litologiche dei bacini imbriferi interessati, determinano tempi di corrivazione piuttosto bassi e, con essi, il verificarsi, in genere, di piene concentrate. La conformazione dell alveo di magra del Rio di Quirra fa quindi sì che, di frequente, si verifichino divagazioni dell asta all interno dell alveo di piena. L area, come gran parte di questo settore della Sardegna, sotto l aspetto idrogeologico, si presenta, poco interessante in relazione alle caratteristiche dei complessi presenti, che impediscono l'individuazione di idrorisorse passibili di un reale utilizzo produttivo. Nell ambito di studio si registra la scarsità di punti d acqua, fatta eccezione per modeste emergenze e per pochi pozzi di grande diametro e scarsa profondità, presenti in alcuni tratti del fondovalle. Le risorse di maggior interesse, sotto l aspetto quantitativo, sono ospitate all interno delle coltri alluvionali dei principali corsi d acqua; le formazioni alluvionali, infatti, posseggono una permeabilità primaria generalmente elevata e, quindi, un elevata trasmissività. In ragione della forte variabilità stagionale, oltre che delle condizioni di alimentazione, esse non evidenziano caratteri di particolare interesse sotto l aspetto qualitativo. Ad esse si rivolge l utenza locale per modeste esigenze quantitative, attraverso l uso locale di scavare piccole vasche in terra nelle coperture alluvionali del Rio di Quirra, portando alla luce la superficie piezometrica della falda di subalveo. Per la definizione degli aspetti che riguardano la circolazione idrica sotterranea, le diverse unità litostratigrafiche presenti nell area possono essere accorpate, come di seguito viene descritto, a definire complessi idrogeologici a comportamento omogeneo, dotati di caratteristiche di permeabilità relativa ben distinte. Complesso idrogeologico della Formazione di Monte Santa Vittoria Questo complesso, costituito dall associazione di metaepiclastiti, metavulcanoclastiti e meta grovacche, generalmente stratificate, è dotato di un apprezzabile grado di permeabilità secondaria (da bassa a media) solo in presenza di un forte stato di fratturazione, alterazione e discontinuità all interno dell ammasso roccioso. In alcuni casi, la presenza di fasce tettonizzate può favorire la circolazione idrica lungo direzioni preferenziali. In assenza di fratture, invece, la compagine rocciosa risulta praticamente impermeabile. Tale comportamento è confermato dall assenza di emergenze di rilievo all interno dei terreni in questione. ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 73

75 Il comportamento dell ammasso roccioso in relazione allo scavo in trincea naturale si prevede di tipo asciutto Complesso idrogeologico della Formazione delle Arenarie di San Vito Comprende un associazione litologica composta da metarenarie e prevalenti metapeliti micacee, scistose. Il grado di permeabilità dell ammasso, in ragione della sua costituzione, prevalentemente pelitica, è basso e solo localmente, in presenza di uno stato di forte disturbo o fessurazione dello stesso, può assumere valori maggiori. Tale aspetto trova conferma nella mancanza di indizi di circolazione al suo interno. Anche in presenza di scavi significativi (Galleria Erbeis ) si prevede che la roccia si presenti allo stato asciutto Complesso delle alluvioni e delle coltri detritiche ed eluvio-colluviali Questo complesso, in ragione della sua struttura clastica, della granulometria in genere grossolana, della generale bassa incidenza di frazione fine e della scarsa cementazione, è dotato di valori di permeabilità da medi a medio-alti. Lo spessore del complesso assume valori di rilievo limitatamente alle zone alluvionali (Torrente Quirra), con conseguente aumento della trasmissività. Esso, pertanto, non risulta particolarmente interessante ai fini produttivi. Le coltri eluviocolluviali, in genere, possono ospitare unicamente una circolazione di tipo ipodermico, mentre apporti di maggior rilievo, in relazione al periodo stagionale, si possono riscontrate all interno dei depositi di conoide antichi La rappresentazione grafica delle caratteristiche idrogeologiche dell area di intervento sopra descritte è riportata nell elaborato Carta idrogeologica Scala 1:5.000, che costituisce parte integrante del presente documento. ZONA CLASSIFICAZIONE ACCELERAZIONE AL SUOLO PROBABILITA DI SUPERAMENTO PARI AL 10% IN 50 ANNI (ag) Zona 1 Sismicità elevata catastrofica ag > 0.25 Zona 2 Sismicità medio-alta 0.15 < ag 0.25 Zona 3 Sismicità bassa 0.05 < ag 0.15 Zona 4 Sismicità irrilevante ag <0,05 Tabella 13.1: Classi di zonizzazione sismica ai sensi dell O.P.C.M. n.3519/06 In particolare, si evidenzia come rispetto alla precedente normativa (Legge 64/74), le prime tre zone corrispondono alle zone di sismicità alta (S = 12), media (S = 9) e bassa (S = 6), mentre la zona 4 è di nuova introduzione. Le suddette ordinanze, inoltre, approvano le norme tecniche per il progetto, la valutazione e l adeguamento sismico degli edifici, nonché per il progetto sismico dei ponti e per le opere di fondazione e di sostegno dei terreni. Sulla base dei criteri di zonizzazione sismica indicati dalla sopre citate O.P.C.M., i Comuni di Osini, Jerzu e Villaputzu interessati dalla realizzazione dell infrastruttura stradale di cui al presente Studio sono stati classificati come appartenenti alla Zona 4 (sismicità irrilevante) Sismicità dell area Il riferimento normativo attualmente vigente in materia di sismicità è rappresentato dall Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n.3274 del 20 marzo 2003, relativa ai Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica, nell ambito della quale venivano definiti i criteri per l individuazione delle zone sismiche e la nuova classificazione sismica dei comuni italiani, che sono stati successivamente integrati ed aggiornati dall Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n.3519 del 30 marzo 2006, recante i Criteri generali da utilizzare per l individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l aggiornamento degli elenchi delle medesime zone. All interno di tali ordinanze, veniva inoltre delegato ai singoli comuni il compito di definire la relativa classificazione sismica, sulla base delle 4 zone indicate dalle ordinanze stesse, che sono state individuate in considerazione di un differente valore di accelerazione orizzontale massima sul suolo (ag) su terreno a comportamente rigido, distinto in funzione della probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni (cosidetto criterio della zona dipendente ), così come riportato nella seguente Tabella ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 74

76 14. COMPONENTE VEGETAZIONE, FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI Il presente capitolo riporta una breve descrizione della vegetazione, della flora, della fauna, degli ecosistemi e dell uso del suolo che, allo stato attuale, caratterizzano l ambito territoriale in corrispondenza del quale è prevista la realizzazione dell opera stradale di progetto Caratterizzazione ed analisi della vegetazione e della flora locali L altimetria tra i 100 ed i 500 metri circa fa ascrivere la zona all area avente come vegetazione potenziale carrubo, olivo e leccio per un clima mediterraneo. La destinazione d uso prevalente della zona di intervento è di tipo agricolo, così di seguito dettagliato Descrizione generale dell area di studio e dei ricettori interessati L area oggetto del presente studio è un fondo valle, parallelo al corso del Rio Quirra, corso d acqua delimitato, per la parte interessata dalla strada, dalla presenza di campi coltivati, cui seguono rilievi di media entità. La limitata altimetria, compresa tra i metri del letto del Rio Quirra ed i metri dei rilievi vicini, determina la presenza della sola fascia fitoclimatica del Lauretum sottozona media. L attuale tracciato della S.S. 125 corre all incirca parallela al suddetto corso d acqua, mentre il nuovo percorso di progetto si presenta leggermente ad ovest dell attuale. Il territorio interessato dalla realizzazione dell oepra di progetto si presenta come un mosaico di appezzamenti agrari, vigneti e seminativi, con limitato numero di fabbricati ad uso rurale; in corrispondenza di alcune zone, i coltivi sono separati da vegetazione arborea o cespugliosa, che cresce lungo alcune linee di deflusso delle acque, rappresentati da fossi adduttori naturali della rete idrologica superficiale. Nella zona ad ovest del tracciato di progetto, i campi coltivati sono in gran parte sostituiti da macchia mediterranea bassa, con scarsa copertura vegetazionale, che talora prende il carattere di prateria, con assenza totale di cespugli e presenza di sole erbacee xerofile, che completano il loro ciclo biologico con la fruttificazione entro fine giugno, per poi seccare ovvero entrare in pausa estiva. L area di studio si può considerare un misto tra territorio agricolo intensivo (a medio apporto di mezzi tecnici - fitofarmaci e concimi) e territorio naturale, macchia mediterranea, boscaglie, vegetazione ripariale; un classico paesaggio agricolo-forestale, modellato dalle attività colturali e di allevamento dell uomo, che ha lasciato inalterate porzioni di territorio dove non era conveniente l utilizzo o la conversione delle aree naturali. Le diverse tipologie di vegetazione presenti nell area - ripariale, coltivi estensivi, aree incolte a macchia mediterranea e boscaglie - determinano una piacevole varietà ecosistemica, che si riflette nelle numerose specie vegetali ed animali presenti. I coltivi si ritrovano soprattutto nelle aree pianeggianti e sub-pianeggianti; vi sono coltivazioni permanenti (vigneti, oliveti ed alberi da frutta) e coltivazione annuali (erbacee con ciclo autunnoprimaverile, tra cui grano, avena, foraggere). Tra le aree coltivate vi sono incolti, utilizzati per il pascolo del bestiame oppure derivanti dall abbandono delle coltivazioni; le suddette zone tendono a divenire praterie e, se in aree idonee, macchia bassa e poi macchia alta, sempre che non vengano nuovamente messe a coltura. Nelle aree con maggiore acclività, invece, predominano associazioni vegetali naturali e seminaturali. Nell analizzare la vegetazione naturale presente consideriamo due categorie, vale a dire in particolare la vegetazione ripariale, presente presso il Rio Quirra ed i suoi affluenti, nonché vegetazione a macchia mediterranea e le boscaglie. In particolare, la flora ripariale è considerata azonale, ovvero non limitata da fattori climatici, ma dalla presenza di acqua: le specie presenti sono legate all acqua e non vi sono individui di tali specie già a breve distanza dall acqua. Dal punto di vista fitosociologico, la vegetazione ripariale dell area in esame appartiene al geosigmeto sardo-corso, edafoigrofilo, calcifugo ed oligotrofico; questo determina la presenza, tra le specie del piano arbustivo-arboreo, di Rubus ulmifolius (rovo), Salix spp. (salici), Nerium oleander (oleandro) e, inoltre, possono essere presenti esemplari di Populus spp. (pioppi), Ulmus minor (olmo) ed Alnus glutinosa (ontano). Le specie presenti occupano le sponde del Rio Quirra ed alcune zone limitrofe, riuscendo ad occupare anche aree di piena. La vegetazione ripariale aumenta la diversità ambientale, partecipa alle dinamiche idrauliche dei corsi d acqua, è rifugio e camminamento sicuro per gli animali. Tra le specie vegetali erbacee, si segnala la presenza di Equisetum telmateja (equiseto massimo), Erica terminalis (erica tirrenica), Allium triquetrum (aglio trigono), Phragmites australis (cannuccia di palude) ed Arundo donax (canna domestica). Le aree a macchia mediterranea con copertura vegetale arbustiva ed arborea tra il 20 ed il 75%, sono formate da uno strato erbaceo di specie annuali o perenni, oltre che da uno strato arbustivo, più raramente arboreo. Si segnala, inoltre, che in funzione della tipologia del suolo e della esposizione, la vegetazione arbustiva copre il suolo in minima parte, a dare la cosiddetta gariga, con scarsa copertura del ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 75

77 terreno (fino al 20% circa) ed arbusti bassi, spesso spinosi o coriacei ed aromatici; in condizioni migliori di suolo ed esposizione, la vegetazione arbustiva riesce a coprire il suolo in maggiore percentuale (anche fino al 75%), a dare la cosiddetta macchia mediterranea, con arbusti che iniziano a prendere forma arborea, alti fino a 3 metri, che può evolvere in boscaglia. Dal punto di vista fitosociologico, la vegetazione della macchia mediterranea e delle boscaglie dell area in esame appartiene alla serie sardo-corsa, calcifuga, meso-supramediterranea della sughera; in particolare, nell ambito territoriale oggetto di studio si rileva la presenza della seguenti formazioni della macchia mediterranea: prateria termoxerofila, formata da sole specie erbacee, tra cui Teucrium spp., Briza spp., Orchis spp., Allium spp., Muscari spp., Thymus spp., Le erbacee, annuali o perenni, hanno ciclo autunno-primaverile, con fruttificazione entro metà giugno; dalla metà di giugno in poi, le erbacee annuali seccano, ne germoglieranno i semi dopo le prime piogge autunnali, le erbacee perenni restano vitali, talune solo nella parte sotterranea con bulbi o rizomi; macchia bassa e gariga, con elevata presenza di Cistus monspeliensis (cisto di Montpellier) e scarsa presenza di arbusti, tra i quali possiamo trovare Myrtus communis (mirto), Pistacia lentiscus (lentisco), Olea oleaster (olivo selvatico). Il cisto è una pianta perenne che non supera l altezza di un metro; durante l estate perde le foglie ed entra in pausa estiva, mentre le limitazioni dovuta alle condizioni pedologiche e climatiche non permettono alle specie arbustive citate di raggiungere altezze superiori al metro. Lo strato erbaceo è formato dalle stesse specie della prateria; macchia alta e boscaglia, dove le condizioni pedologiche lo permettono, vi è una maggiore crescita delle specie arbustive citate (lentisco ed olivastro), assieme ad esemplari di Cytisus scoparius (ginestra dei carbonai), Calycotome spinosa (ginestra spinosa), ed altre specie della macchia mediterranea. La macchia alta, talora, forma una fitta boscaglia impenetrabile, con arbusti che arrivano a 3-3,5 metri di altezza ed il cui strato erbaceo è limitato a specie sciafile, amanti dell ombra Sia la macchia bassa che la macchia alta sono spesso confinanti e la loro evoluzione dipende dalle caratteristiche pedoclimatiche, nonché dall azione antropica, che si evidenzia nel pascolo e negli incendi. Le aree incolte, se assai pascolate, evolvono in macchia bassa e poi gariga, con il suolo coperto solo da vegetazione erbacea e cisti (questi ultimi non appetiti dal bestiame), mentre le aree pascolive abbandonate evolvono in macchie basse con arbusti. Nell ambito territoriale di studio sono anche presenti aree con vegetazione erbacea xerofila consociata ad alberi, a testimoniare una gestione del suolo da parte dell uomo, che utilizza le aree per il pascolo, lasciando alcuni alberi per permettere agli animali di trovare un pò di ombra. Si rileva, infine, che ai margini del tracciato stradale di progetto sono presenti alcuni interventi di rimboschimento, sia a fini produttivi che di ripristino ambientale. I rimboschimenti hanno il compito principale di evitare frane e dissesti idrogeologici, con la copertura arborea del suolo; generalmente, non vengono usate specie autoctone, ma vengono scelte piante caratterizzate dalla velocità di accrescimento e dalla percentuale di copertura del suolo. Gli impianti fanno riferimento a due tipologie, vale a dire quelli a prevalenza di eucalipto (Eucalyptus globosus ed E. camaldulensis) e gli impianti a prevalenza di pini (Pinus halepensis e P. pinea) e cipressi (Cupressus sempervirens e C. macrocarpa). Le successive cure colturali (diradamenti selettivi, piantumazione di specie pioniere autoctone, ecc.). con il tempo, potranno trasformare i rimboschimenti in associazioni vegetali semi-naturali Naturalità e sensibilità delle formazioni vegetazionali Le formazioni vegetazionistiche delle aree naturali, escludendo quindi le aree coltivate, presentano sia una buona naturalità che altrettanta sensibilità al fattore esterno rappresentato dalla realizzazione di un infrastruttura stradale. La creazione di un asse viario, infatti, comporta necessariamente una sottrazione di suolo ed una separazione di aree omogenee, che nel presente progetto sono costituite da aree agricole, aree a prateria e macchia mediterranea, nonché aree a vegetazione ripariale. Nello stesso tempo, si tratta di formazioni vegetali che occupano gran parte del territorio in esame, per cui la sottrazione di una minima porzione non è di elevata nocività. A livello di specie, il Piano Forestale Regionale - nel capitolo dedicato all Ogliastra - riporta un elenco di piante inserite nell allegato II della Direttiva 43/92/CEE, nel quale sono inserite due specie, Linaria flava e Rouya poligama; poiché si tratta di piante vegetanti nella fascia costiera, le suddette specie non sono presenti nell area in corrispondenza della quale è prevista la realizzazione dell opera stradale di progetto. Il suddetto Piano Forestale Regionale riporta altre specie di importanza conservazionistica. L elenco di tali specie è stato incrociato con le specie citate nel Libro Rosso delle Piante d Italia e ciò ha consentito di riscontrare che tra le specie in pericolo potenzialmente presenti nella zona in esame vi è soltanto la pianta Mentha requienii subsp requienii, caratteristica delle zone umide presso le sponde dei ruscelli; è possibile sia presente presso le sponde del Rio Quirra e dei suoi affluenti. ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 76

78 14.4 Caratterizzazione della fauna locale L ambito territoriale oggetto del presente Studio, per quanto riguarda la fauna, è principlamente caratterizzato dalla presenza di mammiferi, anfibi, uccelli (anche acquatici) e rettili. In particolare, relativamente ai mammiferi di media taglia, nella zona sono presenti specie generaliste e dotate di buone capacità di movimento, anche stanziali, in quanto nell area sono presenti diversi siti dove nidificare o nascondersi; la suddetta zona è certamente territorio di passaggio e predazione per Vulpes vulpes (volpe) e Mustela nivalis (donnola) mentre, per la mancanza di boschi, è molto difficile che nella zona transitino predatori, quali Felix silvestris (gatto selvatico) e Martes martes (martora). Tra gli animali presenti nella zona di studio, nel Libro Rosso degli Animali d Italia - nella categoria LR (a più basso rischio) - sono riportati i già citati Discoglossus sardus e Hyla sarda, anfibi legati all ambiente ripariale. Numerose specie considerate a rischio più o meno alto nel Libro Rosso della Fauna d Italia sono legate alla macchia mediterranea, ma si tratta di animali dotati di movimento, quali mammiferi di piccola taglia, vale a dire numerosi pipistrelli: Eliomys quercinus sardus (quercino sardo), oltre che rettili come la già citata Testudo hermanni, nonché uccelli: Lanius senator (averla capirossa), Coturnix coturnix (quaglia) e Falco naumanni (grillaio) ecc., che potranno allontanarsi dall area di studio nella fase di realizzazione dell infrastruttura stradale di progetto. Prede eccellenti sono rappresentate dai micromammiferi, quali Apodemus sylvaticus (topo campagnolo), Suncus etruscus (mustiolo), Elyomis quercinus (quercino sardo), oltre che di altri mammiferi, quali Erinaceus europeus (riccio), Oryctolagus cuniculus (coniglio selvatico) e Lepus capensis (lepre). La presenza di aziende agricole e fabbricati, spesso vicini a corsi d acqua, permette a micromammiferi sinantropici, quali il Rattus norvegicus (ratto delle chiaviche) ed il Rattus rattus (ratto nero) di essere presenti; nella zona di studio sono certamente presenti numerosi pipistrelli, che beneficiano di un ambiente vario e poco disturbato dall uomo. La presenza di un corso d acqua ricco di vegetazione permette la presenza di anfibi, quali Bufo viridis (rospo smeraldino), Discoglossus sardus (discoglosso sardo) e Hyla sarda (raganella sarda); tra i rettili, sono presenti la Natrix maura (natrice viperina) e la Emys orbicularis (tartaruga d acqua); inoltre, presso le sponde del Rio Quirra, si possono trovare esemplari di uccelli acquatici, quali Anas platyrynchos (germano reale) ed Ixobrychus minutus (tarabusino), nonché di uccelli che amano sostare presso zone umide, tra cui Burhinus oedicnemus (occhione). Nelle aree a vegetazione naturale abbondano certamente i rettili, dalle specie più comuni, quali Podarcis sicula cettii (lucertola campestre), Podarcis tiliguerta (lucertola tirrenica) e Coluber viridiflavus (biacco), a specie meno comuni; inoltre, è probabile la presenza della Testudo hermanni (tartaruga), mentre presso i fabbricati, anche abbandonati, abbondano gli esemplari di Tarentola mauritanica (geco comune). Tra gli uccelli, è probabile la nidificazione di specie poco esigenti presso gli arboreti o nei seminativi; inoltre, la zona ripariale può ospitare numerose specie per la nidificazione, mentre alcuni acquatici potranno trovare rifugio e cibo. La macchia è ideale per la nidificazione di alaudidi, quali ad esempio Alauda Arvensis (allodola) e Coturnix coturnix (quaglia), oltre che di passeriformi Individuazione e caratterizzazione degli ecosistemi L ambito territoriale oggetto del presente Studio è caratterizzato dalla presenza degli ecosistemi che vengono di seguito elencati: ecosistema delle aree agricole; ecosistema della prateria, macchia bassa e gariga); ecosistema della macchia alta e delle boscaglia; ecosistema dei corsi d acqua; ecosistema dei rimboschimenti; ecosistema dei fabbricati sparsi L ecosistema delle aree agricole è un ecosistema di media complessità, costituito da seminativi, oliveti, vigneti, aziende agricole ed aree pascolive, spesso inframmezzate da vegetazione naturale. Nei coltivi arborati (vigneti e oliveti), in genere, non è presente vegetazione spontanea, perché il terreno viene lavorato. Nei seminativi vengono effettuati trattamenti diserbanti per eliminare competitori per acqua e nutrienti. A bilanciare l assenza di vegetazione spontanea, nei coltivi sono gli appezzamenti lasciati incolti per uso pascolivo o per scelte colturali, dove la vegetazione spontanea riprende le proprie dinamiche evolutive. Gli ecosistemi della vegetazione mediterranea (prateria, macchia bassa e gariga e macchia alta e boscaglia), entità spesso inframmezzate da coltivi e incolti, sono di complessità superiore, ospitando una flora molto più ricca della monocoltura, vale a dire flora che, a sua volta, da cibo e rifugio a numerosissimi animali. Si tratta della associazione tipica dell area mediterranea nei suoi vari aspetti, dalla sola vegetazione erbacea della prateria alla macchia alta, passando per vari gradi di copertura vegetazionale, dalla gariga alla macchia bassa. L ecosistema dei corsi d acqua con vegetazione ripariale è certamente più complesso e più delicato degli altri, in quanto è quello più ricco di specie vegetali e faunistiche diverse da quelle altrove presenti. Si tratta dell ecosistema a maggior grado di naturalità ed il meno disturbato dall uomo, ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 77

79 anche se risente della vicinanza dei coltivi, in quanto le acque provenienti dai coltivi sono ricche di nitrati, utilizzati come concime. I rimboschimenti sono ecosistemi non naturali, con specie vegetali non autoctone ed impiantate dall uomo, che necessitano di manutenzione e cure colturali, per divenire nel tempo ecosistemi maturi. In particolare, la funzione dei rimboschimenti presenti nell area di studio è principalmente idrogeologica; a tale proposito, infatti, le piante messe a dimora hanno il compito di coprire il suolo al fine di evitare frane. Le aree occupate dai fabbricati sono state inserite come ecosistemi, sia perché ospitano vegetazione ornamentale, a diversificare la flora presente, sia perché ospitano una interessante fauna, in maggior misura se abbandonati, tra cui Plecotus spp. e Myotis spp. (pipistrelli), Hirundo rustica (rondine comune), Apus apus (rondone) e Tarentola mauritanica (geco comune). La rappresentazione grafica dei tematismi descritti nei precedenti paragrafi è riportata nell elaborato Carta degli ecosistemi e della fauna Scala 1:10.000, che costituisce parte integrante del presente documento. Ambiente delle acque Inoltre, ciascuna di queste cinque categorie è stata strutturata gerarchicamente, con successive diramazioni di ciascuna, che, a cascata, partendo da classificazioni più generali, consente di arrivare sino a 3 livelli di dettaglio. Seguendo il metodo di classificazione CLC, negli anni novanta, sono state realizzate due edizioni della Carta dell uso del suolo della Sardegna, in scala 1: , di cui la prima nel 1993 e l altra nel Nel 2003 la Regione Sardegna ha quindi prodotto la prima versione della Carta dell uso del suolo in scala 1:25.000, ora aggiornata al 2008, secondo la metodologia di classificazione standard delle entità territoriali della Legenda CORINE Land Cover, ma con alcuni adeguamenti necessari per la discesa di scala, arrivando fino a 5 livelli di dettaglio, allo scopo di potersi adattare alle particolarità proprie del territorio regionale. Nel suo complesso, la suddetta carta al si compone di: 14.6 Uso del suolo Nell ambito del presente Studio, per la caratterizzazione dell Uso del Suolo, si è fatto riferimento ai dati di Uso del Suolo forniti dal SIT della Regione Sardegna. La Carta dell Uso del Suolo della Regione Sardegna è un prodotto cartografico realizzato nell ambito del progetto per il Sistema Cartografico di Riferimento dell Intesa Stato-Regioni-Enti Locali, in cui i principali attori sono le Regioni Obiettivo 1 e le Regioni del Centro Sud. Tale carta, in scala 1:25.000, è stata realizzata secondo metodologie derivate, con gli opportuni adattamenti, da quella elaborata in sede Europea per il progetto CORINE-Land Cover. Il CORINE Land Cover nasce con l obiettivo di definire una banca dati omogenea, a livello europeo, sulla copertura e sull uso del suolo e delle sue modifiche nel tempo, costituendo il livello di indagine sull occupazione del suolo per gli Stati membri, realizzato sulla base di una nomenclatura unitaria per tutti i Paesi della Unione Europea. Il suddetto progetto prevedeva la realizzazione di cartografia in scala 1: , in cui le diverse aree rappresentate sono suddivise in cinque tipologie principali, dette categorie CLC: Superfici artificiali Superfici agricole utilizzate Superfici boscate ed ambienti seminaturali Ambiente umido entità geometriche; legenda; chiavi di interpretazione Tale insieme costituisce una base dati che definisce uno strumento indispensabile per la conoscenza dell uso del suolo del territorio regionale, in grado di offrire un importante supporto decisionale per la pianificazione urbanistica alle diverse scale territoriali. In tal senso, un discreto numero di classi della carta dell uso del suolo sono state utilizzate, utilmente, dalla RAS per produrre altri tipi di dati territoriali di base (quali, ad esempio, le classi GeoDB), ma anche per elaborati grafici di strumenti urbanistici (come, ad esempio, il Piano Paesaggistico Regionale). Nel 2008, sulla base della Carta dell uso del suolo redatta nel 2003, i dati sono stati aggiornati con dati vettoriali reperiti o per fotointerpretazione, tramite digitalizzazione a video, sulla base di Ortofoto AGEA 2003, Ortofoto 2004, immagini IKONOS , immagini Landsat 2003, immagini Aster 2004, o tramite utilizzo di materiali ausiliari, quali CTRN al , DBPrior al ed altri, con sopralluoghi su 4000 punti distribuiti sul territorio. L unità minima cartografata è stata di 0,5 ettari per le aree urbane e di 0,75 ettari per quelle extraurbane. Come del resto già sopra anticipato, l organizzazione delle informazioni territoriali contenute nella Carta regionale dell uso del suolo segue quelle del Corine Land Cover; quest ultima è organizzata secondo una legenda articolata in tre livelli gerarchici, il primo dei quali è composto da 5 voci, che vengono scisse in 15 nel secondo ed in 44 classi nel terzo. ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 78

80 La legenda della Carta dell uso del suolo del 2008, in scala 1:25.000, per omogeneità di linguaggio, riprende ed integra quella proposta per la costruzione della CORINE. La legenda finale, riportata nella seguente Figura 14.1, prevede 22 voci di terzo livello, 43 di quarto e 4 di quinto livello, per un totale di 70 voci; rispetto alla legenda CORINE, sono stati eliminati i Ghiacciai ed altre voci assenti nella realtà Regione Sardegna. Figura 14.1: Legenda finale Carta Uso Suolo Sardegna ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 79

81 In particolare, delle 41 voci di terzo livello del Corine, 19 vengono scisse in 45 voci di quarto livello: di queste ultime, una è ulteriormente scissa in 4 voci di quinto livello; sono queste ultime classi, vale a dire la quarta e la quinta, che caratterizzano peculiarmente l uso specifico del suolo sardo. Nella seguente Figura 14.3 vengono rappresentati gli elementi elementi lineari del secondo livello di legenda della suddetta carta, che riguardano in particolare la viabilità, l idrografia e le ferrovie. Per la sola classe dei boschi ( , e 3.1.3), è stata aggiunta l informazione sulla classe di densità degli strati vegetazionali: 1 per densità dal 20 al 50%, 2 per densità dal 50 all 80%, 3 per densità dall 80 al 100%. In seguito, sono state quindi descritte le principali classi di uso del suolo, con particolare riferimento agli usi che caratterizzano il territorio isolano. La distribuzione delle superfici al primo livello di legenda fa immediatamente capire che il territorio isolano è caratterizzato in gran parte (60%) da ambienti naturali e boscati, i territori agricoli occupano circa il 40%, mentre il territorio urbanizzato è inferiore al 3% del totale ed il rimanente è occupato da corpi idrici e zone umide. La Figura 14.2 di seguito riportata definisce la situazione al secondo livello di legenda della Carta dell uso del suolo della Regione Sardegna, che riguarda esclusivamente gli elementi areali. Figura 44.3: Elementi lineari del Secondo Livello Uso del Suolo Regione Sardegna Nell ambito del presente Studio, l analisi dei rapporti del tracciato stradale di progetto con le tipologie di uso del suolo che caratterizzano allo stato attuale l area di intervento è stata effettuata sulla base della classificazione della Regione Sardegna sopra descritta. A tale proposito, allo scopo di consentire una più semplice lettura ed interpretazione dei dati, lo studio dell uso del suolo è stato suddiviso nelle tre diverse matrici di seguito elencate: Matrice naturale Matrice agricola Matrice antropica I risultati dello studio effettuato consentono di evidenzare come il tracciato stradale di progetto attraversa una zona ad altissima naturalità, con presenze antropiche pressoché nulle. Figura 34.2: Secondo Livello Uso del Suolo Regione Sardegna Nel dettaglio, si tratta di una zona caratterizzata principalmente dalla presenza di vegetazione mediterranea, macchia bassa e gariga, con limitati attraversamenti di zone ripariali. ANAS S.p.A. Direzione Centrale Progettazione 80

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