ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI NAPOLI. Arti visive e discipline dello spettacolo - 1 livello. Diploma di Laurea in Pittura

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1 ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI NAPOLI Arti visive e discipline dello spettacolo - 1 livello Diploma di Laurea in Pittura Docente del corso d indirizzo Prof.ssa Loredana D Argenio Alla ricerca del vero: viaggio nella terra del Vesuvio. Il paesaggio del reale tra Sette e Ottocento Relatore Prof.ssa Federica De Rosa Correlatore Prof.ssa Aurora Spinosa Candidato Vincenza Arena matricola Anno Accademico 2011/2012 1

2 Premessa Il Settecento come parte dell Ottocento è considerato il secolo del vedutismo che connotò a livello europeo l ambiente artistico napoletano. Anche se le prime radici della veduta a Napoli si formano già da prima, se vogliamo, con la celeberrima Tavola Strozzi datata presumibilmente , documento di età aragonese: la più antica rappresentazione globale della capitale partenopea. Una sperimentazione che continua, anche se in modo eccezionale, per tutto il Cinquecento e Seicento attraversando la Napoli del viceregno spagnolo e austriaco, fino ad arrivare alle prime sperimentazioni di età borbonica nel `700, dove Napoli ha conosciuto i più moderni paesaggisti, in virtù degli scambi culturali e artistici con il resto d Italia ed Europa grazie al suo stato di capitale e al suo inserimento tra le mete del Grand Tour, che comportò il soggiorno di numerosi artisti stranieri che apportarono, a loro volta, la fioritura di nuove esperienze sulla tradizione locale settecentesca del paesaggio. Si avviano così una serie di rappresentazioni che vanno dal paesaggio reale al paesaggio ideale dove ogni genere ha i suoi iniziatori e maggiori esponenti detti appunto vedutisti. Gaspar van Wittel va sicuramente considerato primo dei vedutisti topografici : «I vedutisti erano quelli che unendo la prospettiva architettonica ai principi del realismo pittorico dettero luogo alla veduta topografica, veduta quindi come prospettiva naturale e pertanto visione della realtà topografica [ ] descrizione di un paesaggio, caratterizzata da 4

3 puntualità e riconoscibilità» 1. È proprio in questa fase del vedutismo che nasce anche la fortunata storia delle gouaches, sfociando addirittura in un genere, cui si deve in particolare a Pietro Fabris lo sviluppo della tecnica a Napoli. Fino a concludere il percorso con la fine dell Ottocento, dove si accostano anni di turbamento e dolore per gli eventi drammatici che verranno, lasciando però una visione nostalgica della città, della Napoli che se ne va e che cambia anche nel suo tessuto urbano. Il vedutismo quindi visto come una memoria, dove la passeggiata da un ritratto a l altro ci testimonia l identità di una verità ormai passata. 1 Ignoto fine secolo XV, Veduta di Napoli col ritorno della flotta aragonese dalla battaglia d'ischia, , Napoli, Museo di Capodimonte. 1 Tito Santangelo, Le gouaches, In C era una volta Napoli, a cura di Pagano Denise Maria, Electa, Napoli, 2003, pp 18. 5

4 1 NAPOLI: VEDUTISMO E GRAND TOUR NEL SECOLO DEI LUMI «Se nessun napoletano vuole andarsene dalla sua città, se i poeti celebrano in grandiose iperboli l incanto di questi siti, non si può fargliene carico, vi fossero anche due o tre Vesuvi nelle vicinanze. Qui non si riesce davvero a rimpiangere Roma» 2. Cosi indicava Goethe dopo essere arrivato a Napoli, incantato dal magnifico paesaggio, un misto tra natura selvatica e grande metropoli, tra antichità ed esotismo, realtà e fantasia; Una successione di meraviglie che vanno dal Vesuvio alle spiagge, alle chiese e ai castelli, dalla vitalità dei suoi abitanti e degli usi e costumi che rendono questa città incantevole. Cosi, negli anni del Grand Tour, Napoli, dopo Roma, è la tappa di rito per tutti i viaggiatori stranieri. C è un forte legame tra vedutismo e Grand Tour. Viaggi d istruzione che servivano da completamento all educazione di giovani uomini inglesi, inizialmente riservato solo a pochi benestanti, ma nel XVIII secolo questi viaggi si diffusero ampiamente, tanto da spingere numerosi artisti stranieri in Italia, meta privilegiata per la sua ricchezza archeologica, artistica e paesaggistica. Le mete italiane variavano a seconda dei gusti e del 2 Nicola Spinosa, Goethe, In Vedute napoletane del Quattrocento all Ottocento, a cura di Nicola Spinosa, Electa, Napoli, 1996, pp.7. 6

5 clima e Napoli era preferita per il carnevale, per il suo clima primaverile, ma soprattutto per le antichità e per l attività del Vesuvio. Inoltre il Grand Tour prevedeva anche l acquisto di opere o qualsiasi oggetto che, una volta terminato il viaggio, servisse ad attestare la loro esperienza vissuta, tanto da trasformare il vedutismo in una mania : «Una moda di collezionare vedute della città che più gli era rimasta a cuore» 3 e tutto ciò accresceva sempre più il mercato delle vedute. Cosi, grazie a questa nuovo genere pittorico, Napoli raggiunge il punto più alto, che nel tardo Settecento fu favorito sempre più dalle recenti scoperte archeologiche di Pompei ed Ercolano e dalle frequenti eruzioni del Vesuvio, offrendo cosi meravigliosi spettacoli tanto da scatenare una successione di immagini della città, nelle più svariate angolature e infiniti momenti: «Vedute della città e dei suoi dintorni come veri e propri ritratti di una persona amata, di cui si vuole a lungo serbare il ricordo più bello e duraturo [ ] per fissare a lungo, sulla tela o sulle carte, in macchie di luce o di puro colore, le reazioni del cuore, più che dell occhio o della mente, dinanzi allo spettacolo infinito e suggestivo del paesaggio napoletano». 4 Una città dove la presenza di un monarca illuminato con una corte ancora più favorevole alle innovazioni, favorisce sempre più la venuta in città di artisti stranieri e della loro moderna curiosità. Tra gli artisti e Napoli inizia ad esserci un vero legame culturale, e queste sono le 3 Sull argomento si veda: Carlo Knight, Le gouaches napoletane del Settecento nel contesto storico-artistico del Grand Tour, In C era una volta Napoli, a cura di Pagano Denise Maria, Electa, Napoli pp Nicola Spinosa, In Vedute napoletane del Quattrocento all Ottocento, a cura di N. Spinosa, Electa, Napoli, 1996, pp.8. 7