REGIONE CAMPANIA COMUNE DI BASELICE. Provincia di Benevento LAVORI DI BONIFICA E MESSA IN SICUREZZA DELLA DISCARICA COMUNALE IN CONTRADA SERRE

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1 REGIONE CAMPANIA COMUNE DI BASELICE Provincia di Benevento LAVORI DI BONIFICA E MESSA IN SICUREZZA DELLA DISCARICA COMUNALE IN CONTRADA SERRE PROGETTO ESECUTIVO (Art. 33 D.P.R. 207/2010) CRITERI DI PROGETTO TAV. 2 IL PROGETTISTA Ing. Domenico Catapano IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO Gem. Leonardo Parisi

2 COMUNE DI BASELICE Provincia di Benevento Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 Parte quarta Progetto esecutivo di bonifica e messa in sicurezza permanente della discarica comunale di rifiuti solidi urbani in contrada Serra Cod. Sito CSPI 2007C001 Criteri di progetto Premessa Dai risultati del Piano di caratterizzazione e dalla relativa Analisi di rischio è emerso che, relativamente ai campioni di acqua, tutti i superamenti delle CSC sono da attribuire alla presenza dei rifiuti, pur considerando tuttavia che alcune sostanze (ferro, manganese, piombo e solfati ) sono in supero anche a monte della discarica (piezometro S1), seppur in concentrazioni minore rispetto alla zona di valle. Le fonti della possibile contaminazione sono quelle che possono risultare dai rifiuti solidi urbani, essendo questa l unica categoria di rifiuti che risulta essere stata scaricata nel sito in oggetto. In particolare i fenomeni di infiltrazione e lisciviazione che avvengono all interno dell ammasso dei rifiuti stoccati portano alla produzione del cosiddetto percolato. Poiché non si è certi dell impermeabilizzazione completa del fondo della discarica questo potrebbe essere penetrato nel sottosuolo contaminandolo. Dall esame degli elaborati progettuali del progetto originario, ed in particolare della perizia di variante, si evince inoltre che la discarica è dotata di un sistema di captazione del percolato, costituito da trincee drenanti che convergono in un un pozzetto di estrazione localizzato al centro della zona Sud - Est della vasca, e di un sistema di captazione delle acque meteoriche che convergono verso un unico pozzetto posto nel lato meridionale dell invaso verso la zona dell'accesso con esito nel fosso colatore a margine dello stradone. Per la discarica in esame il problema della contaminazione della falda è dovuto probabilmente per filtrazione del percolato formatosi in discarica e infiltratosi nei terreni a valle a causa del cattivo funzionamento del sistema di captazione delle acque meteoriche. Per tali motivi, oltre l'intervento prioritario sull'esito dal pozzetto delle acque meteoriche, risulta necessario garantire l'isolamento superficiale della discarica, per impedire le infiltrazioni delle piogge nel cumulo dei rifiuti, e l'isolamento laterale da possibili infiltrazioni provenienti da monte a mezzo di una trincea drenante. Al fine salvaguardare i terreni a valle da possibili contaminazioni dovute a eventuali fuoriuscite di percolato dalla vasca è necessario, infine, realizzare un ulteriore drenaggio nella zona meridionale.

3 La copertura superficiale impedisce alle acque di pioggia di filtrare nel corpo della discarica riducendo il volume di percolato in percentuali variabili dal 50 al 80%, impedendo al contempo la solubilizzazione di sostanze inquinanti. A discarica esaurita ormai da molti anni (almeno 15), possono stimarsi valori estremamente contenuti di produzione di percolato; in ogni caso, al fine comunque di evitare un innalzamento del battente idrico che potrebbe incrementare la portata di eventuali piccole perdite dei sistemi di tenuta costringendo a frequenti estrazioni con cisterna, si prevede di installare in prossimità del pozzetto dei serbatoi di accumulo in vetroresina contenuti in una vasca della capacità complessiva di 10 mc da riempire a mezzo di motopompa diesel. Lo smaltimento finale, conformemente alla normativa, potrà avvenire a mezzo cisterna con conferimento presso piattaforme autorizzate. L'impermeabilizzazione superficiale, oltre a non far filtrare le acque meteoriche esterne, impedirà il flusso di gas potenzialmente inquinanti, dal corpo della discarica verso l'esterno in maniera diffusa. Sulla base della stima effettuata con il criterio della Reazione semplificata, allegato alla presente relazione, si evince che la produzione annuale, a distanza di diversi anni dalla chiusura della discarica, è ormai quasi nulla e, pertanto, le eventuali modeste piccole quantità che si dovessero generare, assolutamente trascurabili non necessitano di un impianto di trattamento. In ogni caso va previsto un adeguato impianto di captazione del biogas, costituito da tubazioni orizzontali in HDPE perforate del diametro di 90 mm posate nello strato di rottura capillare e drenaggio confluenti in tre condotti di sfiato che eviteranno la formazione di sovrappressioni dei gas prodotti dalla discarica. Nella zona a valle, al posto dell'esistente muro in c.a. da demolire e rimuovere, è prevista la costruzione di una struttura di sostegno in terra armata preventivamente alla realizzazione della copertura finale della vasca per poter successivamente accogliere il terreno di riporto attualmente presente in sito da asportare per realizzare il capping. Come già detto, tali attività di movimentazione del terreno di copertura non comporta alcun problema in quanto dall'indagine effettuata risulta che lo stesso non è investito da alcun tipo di contaminazione. Ai fini della riqualificazione ambientale e paesaggistica dell area l'intera superficie sarà inerbita e piantumata in maniera opportuna al fine di permettere un accettabile inserimento nell ambiente circostante. In definitiva il progetto operativo di bonifica prevede le seguenti opere: scotico dello strato di terreno che costituisce l attuale copertura della vasca e dell area circostante ed accantonamento di tali materiali in cumuli nell area libera adiacente; costruzione di argini di contenimento sui lati est, sud ed ovest in terra armata, previa demolizione del muro esistente e adeguamento degli esistenti pozzetti di raccolta del percolato e delle acque meteoriche dalla vasca; realizzazione nella zona a monte ed a valle della vasca di trincee drenanti di profondità variabile; in particolare quella di valle a partire dalla quota dell imposta della struttura di sostegno in terra rinforzata;

4 predisposizione del sistema di captazione del biogas mediante installazione del sistema di tubazioni di raccolta e di sfiato; impermeabilizzazione dell interno dell invaso (fondo, paramento interno dei nuovi argini) mediante geocomposito bentonitico e telo in HDPE di spessore 2 mm saldato alla guaina esistente e realizzazione del capping sulla superficie interessata dall abbanco dei rifiuti; realizzazione di una pista di servizio in prossimità della sommità dell argine della larghezza di circa 3 m realizzata in inerte stabilizzato di spessore 0,50 m per consentire il passaggio ai mezzi meccanici; regimazione delle acque superficiali verso lo scarico a valle; realizzazione su tutto il perimetro dell area di intervento di una recinzione in rete metallica romboidale per un'altezza fuori terra di circa 2 m, sostenuta da profilati metallici infissi nel terreno ad interasse 2 m; sistemazione finale ai fini del rimodellamento del versante dell area al confine con la viabilità principale con sbancamento del terreno esistente e successivo rinterro nella zona a valle; sistemazione a verde con messa a dimora di piante; sistemazione della strada di accesso. 1. Costruzione degli argini di valle con terra armata o rinforzata Il progetto prevede la costruzione di argini di contenimento del corpo della discarica in terra rinforzata, di altezza media di m 7 metri, sui lati est - sud ed ovest, previa demolizione del muro esistente in precarie condizioni di equilibrio. L opera in terra rinforzata o pendio rinforzato è una struttura atta al contenimento o alla stabilizzazione di una scarpata costituita, essa stessa, da terreno e da elementi di rinforzo di forma e materiale opportuno, capaci di assorbire sforzi di trazione. Tali elementi vengono di solito disposti lungo piani di posa orizzontali durante il riempimento e la compattazione del rilevato di terra, che avviene per strati successivi. Così facendo, il regime di sollecitazioni che s instaura nel rilevato strutturale con l'aumentare dei carichi, sono tali da mobilitare la resistenza a trazione del rinforzo in virtù della propria aderenza per attrito con il terreno. Il terreno che costituisce il rilevato strutturale, invece, offrirà il suo contributo di resistenza alla compressione per effetto dei carichi verticali. Dopo aver bonificato, livellato e compattato il piano di fondazione, si procederà al posizionamento ed allineamento dei casseri in rete elettrosaldata avendo cura di legarli tra loro con punti metallici o filo di ferro. Nella parte interna del cassero verrà fissata la stuoia antierosiva sintetica mediante punti metallici o filo di ferro. Successivamente saranno tagliate le geogriglie secondo le lunghezze indicate nel progetto, determinate dalla profondità di ancoraggio, dal risvolto in facciata (circa 0,80 m)

5 e dalla lunghezza del risvolto superiore (circa 1,50 m). I teli di geogriglia tagliati, devono essere adagiati sul piano di lavoro, all interno del cassero, con i nastri di rinforzo perpendicolari al fronte; la geogriglia deve essere aderente alla facciata interna del cassero e fuoriuscire verso l esterno di una lunghezza pari a quella del risvolto. I teli di geogriglia adiacenti devono avere una sovrapposizione di almeno 10 cm. Al fine di evitare la deformazione del paramento verso l esterno, vengono posizionati i tiranti avendo cura di fissarli al cassero in modo da avere il minimo gioco possibile. Di seguito si stende il terreno strutturale di riempimento per tutta la lunghezza del rinforzo con spessore pari a circa la metà dell interasse dei rinforzi avendo cura di non addossarlo al paramento da cui ci si deve mantenere scostati di almeno cm. Durante la costruzione si dovrà provvedere ad una manutenzione per rimediare eventuali danni causati dalle attività di cantiere oltre a quelli dovuti ad eventi meteorologici. Lungo la facciata dell opera, a tergo del paramento ed a completamento del riempimento di rilevato strutturale, si sistema lo strato di terreno vegetale la cui compattazione dovrà essere effettuata mediante l impiego di piastre vibranti o rulli leggeri. Le fasi di stesa e compattazione del terreno vegetale e strutturale, si devono ripetere fino al raggiungimento dello spessore di progetto dello strato di terra rinforzata, in corrispondenza del quale deve essere piegato il risvolto di geogriglia precedentemente lasciato esterno al cassero metallico risvoltandolo sul terrapieno compattato. La posa degli elementi sovrastanti si ripete rispettando la successione delle operazioni sopra riportate. Ad opera finita si procede con la saturazione della stuoia antierosiva mediante idrosemina con coltre organica protettiva composta da fieno, paglia o miscuglio di fibre legnose, eseguita con attrezzatura a pressione in due o più passaggi. Il periodo per la semina e la scelta delle sementi da utilizzare, devono essere idonei al tipo di terreno, al clima ed alla composizione floristica della zona. A completamento dell opera dovranno essere adottati accorgimenti idonei a garantire il corretto allontanamento delle acque meteoriche e ad evitare fenomeni di ruscellamento lungo le scarpate naturali ed in terra rinforzata. 2. Trincee drenanti laterali L obiettivo delle trincee drenati laterali verticali è il drenaggio ed il contenimento ai fini del successivo recupero del flusso inquinante. Le tecnologie impiegate per la messa in opera delle barriere perimetrali sono derivate dall esperienza maturata nel campo degli interventi geotecnici, con particolare riferimento alle opere di sostegno di scavi, al consolidamento dei terreni e alla realizzazione di opere idrauliche. Il progetto prevede la realizzazione nella zona a monte ed a valle della vasca di trincee drenanti di profondità variabile; in particolare quella di valle a partire dalla quota dell imposta della struttura di sostegno in terra rinforzata. Relativamente alla tecnologia di costruzione, si procederà preliminarmente alla demolizione del muro ed allo scavo per dar posto alla struttura in terra rinforzata. Prima di realizzare quest ultima, nella zona a ridosso della vasca si realizzerà una trincea della profondità di circa due metri e della larghezza minima di circa 50 cm.

6 La trincea sarà realizzato col rivestimento del cavo con un telo di tessuto non tessuto, la posa in opera di un tubo dreno del diametro di 300 mm il successivo riempimento del cavo con pietrame calcareo. 3. Barriera fisica superficiale (copertura) Allo scopo di impedire la possibilità d ingestione del suolo e contestualmente ridurre la lisciviazione del terreno contaminato e quindi il rischio per la falda, è stata prevista la realizzazione di un capping sulla superficie interessata dall abbanco dei rifiuti. Tale scelta ha lo scopo di separare i rifiuti dall'ambiente superficiale, limitare l'infiltrazione di acqua dei rifiuti e controllare il rilascio di biogas. Per quanto concerne le caratteristiche della copertura finale si è fatto riferimento all ALLEGATO 1 del Decreto Legislativo 13 gennaio 2003, N Attuazione della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti (G.U. n. 59 del 12 marzo 2003) CRITERI COSTRUTTIVI E GESTIONALI DEGLI IMPIANTI DI DISCARICA - IMPIANTI PER RIFIUTI NON PERICOLOSI E PER RIFIUTI PERICOLOSI, punto Copertura superficiale finale. La copertura superficiale finale della discarica deve rispondere ai seguenti criteri: isolamento dei rifiuti dall ambiente esterno; minimizzazione delle infiltrazioni d acqua; riduzione al minimo della necessità di manutenzione; minimizzazione dei fenomeni di erosione, resistenza agli assestamenti ed a fenomeni di subsidenza localizzata. La copertura deve essere realizzata mediante una struttura multistrato costituita, dall alto verso il basso, almeno dai seguenti strati: 1. strato superficiale di copertura con spessore 1 m che favorisca lo sviluppo delle specie vegetali di copertura ai fini del piano di ripristino ambientale e fornisca una protezione adeguata contro l erosione e consenta di proteggere le barriere sottostanti dalle escursioni termiche; 2. strato drenante con spessore 0,5 m in grado di impedire la formazione di un battente idraulico sopra le barriere di cui ai successivi punti 3) e 4); 3. strato minerale superiore compattato di spessore 0,5 m e di bassa conducibilità idraulica; 4 strato di regolarizzazione per la corretta messa in opera degli elementi superiori e costituito da materiale drenante. La copertura finale prevede la formazione di un sistema composito multistrato conforme con quanto previsto dal D. Lgs 36/2003, collocato sopra la massa di rifiuti abbancati.

7 La stratigrafia sarà la seguente: strato di rottura capillare e drenaggio del biogas di spessore 50 cm: ha lo scopo di facilitare la diffusione orizzontale del biogas e, conseguentemente, la captazione nei punti in cui risultano ubicati gli appositi pozzi di captazione. Questo strato, che rappresenta il primo elemento della barriera di superficie, verrà posto in opera su uno strato di inerte naturale che regolarizza la superficie dei rifiuti. Lo strato drenante sarà costituito da uno strato dello spessore di 50 cm di ghiaia lavata, con una percentuale di fine (passante al vaglio 200 ASTM) inferiore al 10% e con granulometria 16 mm 64 mm. Tra lo strato drenante del biogas e la sovrastante impermeabilizzazione sarà inserito un geotessuto, che ha lo scopo di evitare l intasamento dello strato drenante, avente resistenza a trazione non inferiore a 8 kn/m e massa areica di 300 gr/m²; strato impermeabile a copertura della vasca e dell interno dell invaso ampliato (fondo, paramento interno dei nuovi argini) mediante geocomposito bentonitico e telo in HDPE di spessore 2 mm saldato alla guaina esistente; strato drenante delle acque superficiali: ha lo scopo di facilitare il drenaggio dell acqua infiltratasi attraverso lo strato di copertura, costituito da terreno vegetale, in maniera da ridurre il carico idraulico sull impermeabilizzazione sottostante e ridurre la pressione interstiziale nella copertura, migliorandone la stabilità. Si prevede che questo strato sia costituito da un livello di ghiaia dello spessore di 50 cm, con granulometria 16 mm 64 mm. Questo strato dovrà essere protetto (inferiormente e superiormente) con un geotessuto, avente resistenza a trazione non inferiore a 8 kn/m e massa areica di 300 gr/m², che ha lo scopo di proteggere e mantenere permeabile lo strato drenante, evitando il mescolamento con il terreno superficiale; strato composito superficiale di terreno vegetale di spessore minimo di 1 m atto a favorire lo sviluppo vegetale : lo strato superficiale è finalizzato a promuovere la crescita vegetativa ed a proteggere la copertura impermeabilizzante. Il suo spessore di 100 cm dovrà essere sufficiente a consentire: lo sviluppo dell apparato radicale di specie non arboree, la capacità di accumulo dell acqua da utilizzare nei periodi di siccità, il controllo dell erosione a lungo termine la prevenzione dell essiccamento e del freezing (gelo) della parte sommitale del livello impermeabilizzante (fenomeni che possono essere causa di fessurazioni estese). 4. Drenaggio e rete di raccolta del percolato I contributi che portano alla produzione del percolato sono riconducibili all umidità contenuta nei rifiuti e rilasciata nel tempo, ai liquidi generati dai processi di trasformazione biochimica che caratterizzano il corpo di discarica o che vengono raccolti come condensa nel sistema di trasporto dei gas, all acqua meteorica che si infiltra dalle coperture definitive e giunge a contatto con i rifiuti. In generale è possibile affermare che i processi che caratterizzano la composizione e la formazione del percolato sono difficilmente riconducibili ad un modello normalizzato, in quanto influenzati da variabili indipendenti assai aleatorie e non definibili a

8 priori. Questa considerazione deriva dalla constatazione che gli stessi fattori possono generare, in condizioni di impianto o gestionali tra loro differenti, condizioni e produzioni di percolato significativamente differenti, con modelli che devono, caso per caso, essere tarati e validati. Al contempo è utile sottolineare alcuni fenomeni che caratterizzano in generale discariche simili a quella in argomento: a) la produzione di percolato è tendenzialmente elevata e correlata, nelle prime fasi di conferimento all interno del attivato per la coltivazione, agli eventi pluviometrici; b) tale produzione è funzione del tipo di rifiuto conferito o, meglio, della capacità di campo del rifiuto smaltito; c) dopo l attivazione dei processi fermentativi la temperatura dell ammasso si modifica in modo repentino, variando le condizioni di evaporazione reale; d) la produzione del percolato, una volta realizzata la copertura provvisoria e/o definitiva dell ammasso, tende ad appiattirsi su valori inferiori a quelli iniziali, che vengono conservati per un certo lasso di tempo. Sistema di drenaggio del percolato Il D.Lgs. 36/03 impone che il percolato e le acque di discarica devono essere captati, raccolti e smaltiti per tutto il tempo di vita della discarica, secondo quanto stabilito nell autorizzazione, e comunque per un tempo non inferiore a 30 anni dalla data di chiusura definitiva dell impianto. Il sistema di raccolta del percolato deve essere progettato e gestito in modo da: - minimizzare il battente idraulico di percolato sul fondo della discarica al minimo compatibile con i sistemi di sollevamento e di estrazione; - prevenire intasamenti ed occlusioni per tutto il periodo di funzionamento previsto; - resistere all attacco chimico dell ambiente della discarica; - sopportare i carichi previsti. In riferimento alla discarica in argomento, sebbene l approntamento risalga agli inizi degli anni 90 e sia quindi stato concepito con criteri antecedenti rispetto a quelli indicati dall attuale normativa, sulla base degli elaborati progettuali si è verificata la presenza di una rete di drenaggio del percolato ancora attiva all interno del corpo rifiuti, costituita sia tubazioni attestate sul fondo invaso con recapito in un pozzetto di raccolta e stoccaggio. Stima del volume di percolato La stima della produzione di percolato in una discarica deriva da un bilancio idrologico teorico ed è funzione di numerosi parametri come rappresentato nello schema seguente:

9 dove: L = Volume del percolato P = Pioggia R = Ruscellamento R* = Ruscellamento delle aree esterne alla discarica ET = Evapotraspirazione J = Irrigazione e/o ricircolo del percolato Is = Infiltrazione da acque superficiali Ig = Infiltrazione da acque sotterranee ΔUs = Variazione del contenuto di acqua dei materiali di copertura ΔUw = Variazione del contenuto di acqua dei rifiuti b = Produzione/consumo di acqua dovuto a reazioni di biodegradazione In realtà il principale fattore che determina la formazione di percolato è ovviamente l apporto idrico dovuto ad infiltrazioni di acque di pioggia dalle coperture ed eventualmente l ingresso di acque sotterranee dal fondo. Per quanto riguarda l apporto dovuto ai processi fisici e biochimici che avvengono all interno dell ammasso dei rifiuti, sulla base delle esperienze reali di discariche analoghe e tenuto conto delle caratteristiche specifiche dei rifiuti dei quali è previsto il conferimento, si può sicuramente affermare che la quantità prodotta o consumata è sostanzialmente trascurabile rispetto alle altre cause ai fini della progettazione del sistema di drenaggio e smaltimento. Nel caso specifico le caratteristiche geomorfologiche dei luoghi e l impermeabilizzazione del fondo portano ad escludere la possibilità di apporti dovuti all ingresso di acque sotterranee, pertanto l unico fattore di produzione del percolato è

10 costituito dall infiltrazione di acque meteoriche dalle coperture intermedie e da quelle finali, in funzione dei seguenti parametri: Area e pendenza delle superfici esposte; Efficacia della rete di scolo delle acque superficiali; Grado di impermeabilità della copertura finale; Capacità di ritenzione idrica dei rifiuti. Dati idrologici Il calcolo della produzione del percolato viene effettuato partendo dai dati pluviometrici per il periodo della vicina stazione di San Giorgio la Molara (e per gli anni 1999 e mancanti da quella di Colle Sannita) di cui si sintetizzano di seguito i valori assunti a base del calcolo: Anno Mensile 95,8 161,0 60,0 109,0 87,2 97,6 128,6 153,8 104,2 228,4 Annuale 516,2 631,8 476,6 458,8 508,0 651,6 769,8 686,6 637,0 988,0 Media dei valori massimi mensili mm 199,80 Media dei valori massimi annuali mm 632,40 Il primo valore viene utilizzato per la stima di produzione di percolato nella fase di gestione operativa e per il dimensionamento del serbatoio del percolato mentre il secondo valore viene utilizzato per la stima della produzione di percolato nella fase di gestione post-operativa. Stima in fase di gestione post - operativa Dal punto di vista della produzione di percolato, la fase di gestione postoperativa si divide in realtà in due periodi principali: lo stato attuale dopo la chiusura e prima di eseguire il capping con un primo riporto di terreno di copertura. In questo periodo l ammasso dei rifiuti restituisce una quota significativa dei liquidi assorbiti durante la fase operativa e permangono ancora apporti esterni relativamente modesti conseguenti al permanere delle coperture provvisorie. Con riferimento ai dati della piovosità annuale, considerando una superficie complessiva pari a circa 2000 mq e un coefficiente di ruscellamento 0,85, in questo periodo gli apporti esterni sono di circa mc/anno da cui ne deriva un volume di percolato pari a 190 mc. Non tutto il quantitativo di liquidi si trasformeranno in percolato in quanto una parte sarà trattenuto dall ammasso dei rifiuti in funzione della permeabilità dell ammasso stesso e delle caratteristiche dei rifiuti e una parte parteciperà ai processi biodegradazione ed evapotraspirazione per cui si ritiene ragionevole ipotizzare solo il 70% debba essere effettivamente allontanato e portato alla depurazione. Sotto questa ipotesi il quantitativo di percolato da portare alla depurazione risulta di circa 133 mc/anno per cui risultano necessari circa 4 viaggi effettuati con una autocisterna da 30 mc.. la situazione a regime, a partire dal completamento degli interventi di bonifica e di ripristino ambientale dell area attraverso l inerbimento, la piantumazione e la

11 sistemazione del reticolo idrografico superficiale. In questa fase gli apporti esterni sono praticamente nulli o poco significativi mentre continua, con ritmi sempre più ridotti, la restituzione dei liquidi assorbiti e dei colaticci che si formano in seguito alle reazioni biochimiche nell ammasso dei rifiuti. In questo periodo gli apporti esterni sono da considerarsi come detto praticamente nulli e dello stesso ordine di grandezza dell umidità necessaria al mantenersi dei processi di degradazione biologica; a favore della sicurezza si valuta comunque un apporto costante pari allo 0,05% delle precipitazioni sull area e quindi circa 63 mc/anno. In relazione ai valori estremamente contenuti di produzione di percolato a discarica ormai esaurita da molti anni, si è previsto comunque di installare in prossimità del pozzetto dei serbatoi di accumulo in vetroresina contenuti in una vasca della capacità complessiva di 10 mc da riempire a mezzo di motopompa diesel. Lo smaltimento finale, conformemente alla normativa, avverrà mediante conferimento presso piattaforme autorizzate. 5. Captazione e trattamento dei gas di discarica I criteri costruttivi riportati al punto 2.5 dell allegato 1 del D.Lgs. 36/03 prevedono che le discariche che accettano rifiuti biodegradabili devono essere dotati di impianti per l'estrazione dei gas che garantiscano la massima efficienza di captazione e il conseguente utilizzo energetico. La gestione del biogas deve essere condotta in modo tale da ridurre al minimo il rischio per l'ambiente e per la salute umana; l obiettivo è quello di non far percepire la presenza della discarica al di fuori di una ristretta fascia di rispetto. Poiché il naturale assestamento della massa dei rifiuti depositati può danneggiare il sistema di estrazione del biogas, è indispensabile un piano di mantenimento dello stesso, che preveda anche l eventuale sostituzione dei sistemi di captazione deformati in modo irreparabile.e inoltre indispensabile mantenere al minimo il livello del percolato all'interno dei pozzi di captazione del biogas, per consentirne la continua funzionalità, anche con sistemi di estrazione del percolato eventualmente formatosi; tali sistemi devono essere compatibili con la natura di gas esplosivo, e rimanere efficienti anche nella fase postoperativa. Il sistema di estrazione del biogas deve essere dotato di sistemi per l eliminazione della condensa; l'acqua di condensa può essere eccezionalmente reimmessa nel corpo della discarica. Il gas deve essere di norma utilizzato per la produzione di energia, anche a seguito di un eventuale trattamento, senza che questo pregiudichi le condizioni di sicurezza per la salute dell'uomo e per l ambiente. Nel caso di impraticabilità del recupero energetico la termodistruzione del gas di discarica deve avvenire in idonea camera di combustione a temperatura T>850, concentrazione di ossigeno maggiore o uguale a 3% in volume e tempo di ritenzione maggiore o uguale a 0,3 s. sistema di estrazione e trattamento del gas deve essere mantenuto in esercizio per tutto il tempo in cui nella discarica è presente la formazione del gas e comunque per il periodo necessario, come indicato all articolo 13, comma 2. Nel corso della fase di coltivazione che ne ha caratterizzato gli anni 90 e 2000 il corpo rifiuti non è stato dotato degli elementi di captazione interni descritti in precedenza, visto il riferimento ad una normativa che ancora non li prevedeva ed imponeva.

12 Un sistema completo di captazione, trattamento/utilizzo del biogas prodotto da una discarica comprende nella configurazione minima delineata dalla norma almeno i seguenti elementi: 1. elementi di captazione; 2. linee per il trasporto dei gas dagli elementi di captazione al sistema di trattamento; 3. sezione di trattamento finale. Ai fini della progettazione del sistema di trattamento è necessario valutare la produzione di biogas. Sulla base della stima effettuata col il criterio della Reazione semplificata, allegata alla presente relazione, si evince che la produzione annuale, a distanza di diversi anni dalla chiusura della discarica, è ormai nulla e, pertanto, le eventuali modeste piccole quantità che si dovessero generare, assolutamente trascurabili perché smaltite normalmente nel terreno, non necessitano di un impianto di trattamento. Tuttavia, nell ambito dei lavori di bonifica e copertura finale, tale discarica sarà dotata, comunque, di un adeguato impianto di captazione del biogas, costituito da tubazioni orizzontali in HDPE perforate del diametro di 90 mm posate nello strato di rottura capillare e drenaggio confluenti in tre condotti di sfiato che eviteranno la formazione di sovrappressioni dei gas prodotti dalla discarica.

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