LA FORESTA DI VALLOMBROSA NELL ATTIVITÀ DI RICERCA DELL EX ISTITUTO DI SELVICOLTURA DELL UNIVERSITÀ DI FIRENZE

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1 GIANFRANCO CALAMINI (*) - MARCO PACI (**) LA FORESTA DI VALLOMBROSA NELL ATTIVITÀ DI RICERCA DELL EX ISTITUTO DI SELVICOLTURA DELL UNIVERSITÀ DI FIRENZE PRINCIPALI LINEE DI RICERCA SEGUITE L ex-istituto di Selvicoltura, attualmente confluito nel DISTAF, ha largamente utilizzato la Foresta di Vallombrosa come luogo di indagine per studi sperimentali con finalità selvicolturali. Fra le principali linee di ricerca che hanno avuto come teatro tale foresta, vale la pena di segnalare quelle avviate da MAGINI (1956) sulla tipologia delle faggete, basate sulle relazioni tra facies del sottobosco, fertilità della stazione e successo (in termini di insediamento e di sopravvivenza) della rinnovazione naturale. La ricerca aveva finalità applicative, in quanto la tipologia rappresentava la base di partenza per adeguare gli interventi selvicolturali ai vari tipi di faggeta individuati. Se oggi le tipologie forestali hanno acquistato grande importanza nella gestione forestale, è giusto ricordare che Magini, in Italia, è stato il pioniere di tale tipo di approccio. Vanno poi citate le ricerche che, promosse inizialmente dall Accademia Italiana di Scienze Forestali e coordinate da Magini, interessarono la rinnovazione naturale dell abete bianco. Magini individuò una serie di aree di studio in base al grado di copertura dei soprassuoli, alla loro composizione specifica e ai modelli di rinnovazione dell abete. Castagneti, faggete, pinete, boschi di douglasia, abetine pure e miste furono studiate in modo da individuare i meccanismi successionali che già allora si muovevano in direzione di quella che egli definì «rinnovazione incrociata» (ingresso dell abete sotto la copertura delle latifoglie e viceversa). Nell ambito di queste ricerche, Magini mise a (*) Docente di Selvicoltura Speciale. Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali Forestali, Università degli Studi di Firenze. Via S. Bonaventura, Firenze. (**) Docente di Ecologia Forestale e Selvicoltura Naturalistica. Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali Forestali, Università degli Studi di Firenze. Via S. Bonaventura, Firenze. I.F.M. n. 2 anno 2005

2 184 L ITALIA FORESTALE E MONTANA punto un apposito indice per quantificare il fenomeno di rinnovazione (MAGINI, 1967). Fecero seguito una serie di indagini, condotte in collaborazione con vari colleghi (GIANNINI, 1969, 1972, 1973; GIANNINI e TASCIONE, 1978; BONI, MAGINI e TASCIONE, 1978), sui principali fattori ecologici implicati nel processo, a livello sia di germinazione del seme, sia di primi stadi di sviluppo dei semenzali, sia di piante adulte (furono indagate le influenze di substrato di germinazione, luce, concorrenza della vegetazione spontanea, grado di copertura, accrescimento dei semenzali). In una abetina pura furono anche messi a confronto differenti trattamenti selvicolturali (taglio raso e taglio di sementazione), verificando successivamente gli effetti dei due trattamenti su semine e piantagioni di faggio e abete bianco (PACI, 1980). Nell ambito degli studi sulle abetine, osservazioni sull umidità del suolo vennero inoltre condotte da PIUSSI et al., (1971). A distanza di oltre venti anni, le stesse aree (che erano state delimitate in modo da identificarne l ubicazione, come si fa quando un progetto di ricerca viene svolto sulla base di aree permanenti) furono oggetto di una verifica (IGNESTI e PACI, 1989), cosa che permise di capire l evoluzione del processo successionale a distanza di venti anni dalle prime osservazioni. Parte delle medesime aree è tutt oggi oggetto di studio da parte di un ampio gruppo di lavoro che fa capo a ricercatori del DISTAF, a suo tempo afferenti all Istituto di Selvicoltura (oltre a chi scrive, partecipano allo studio Bianchi, Maltoni, Mariotti, Salbitano e Tani). La serie storica ha già fornito informazioni interessanti sull influenza di alcuni fattori nel processo successionale: fra questi, la luce e la fauna selvatica rivestono un ruolo di spicco. Accennando brevemente ai principali risultati, sappiamo che le abetine pure, salvo eccezioni, sono sfavorevoli all insediamento dell abete, e sono invece propizie, in caso di progressivi alleggerimenti della copertura arborea, all ingresso di latifoglie. È noto inoltre che in molti boschi di latifoglie avviene una evoluzione speculare, nel senso di un ingresso dell abete bianco sotto copertura di faggete e castagneti abbandonati. Gli studi hanno permesso di quantificare tali fenomeni successionali e di valutarne la velocità. In questo senso, particolarmente lento risulta l insediamento dell abete bianco sotto la copertura di cedui invecchiati di castagno e di fustaie di faggio, in relazione più che altro all insufficienza di luce. D altro canto, l ingresso delle latifoglie (in particolare acero di monte, tiglio, castagno e faggio) sotto la copertura di boschi di abete in cui siano state sospese le tradizionali pratiche selvicolturali, si avvantaggia delle interruzioni che si creano spontaneamente nei soprassuoli in seguito alla caduta accidentale di piante senescenti o colpite da marciume radicale. Al contrario, data anche la fertilità del substrato, sfavorevoli all insediamento di un piano di specie arboree sono le radure più ampie, in cui tende a insediarsi vegetazione nitrofila. Gli

3 LA FORESTA DI VALLOMBROSA NELLA RICERCA DELL ISTITUTO DI SELVICOLTURA 185 studi hanno pure evidenziato che la diversità delle specie arboree è cresciuta nel corso degli ultimi quaranta anni, e che con lei è aumentata la diversità strutturale dei soprassuoli. È stato infine possibile accertare che la fauna ungulata può, in molti casi, ostacolare il processo evolutivo, danneggiando o predando le piante in rinnovazione. È importante che le indagini proseguano, e sicuramente altri decenni dovranno trascorrere in modo che le informazioni siano ancora più complete (è noto, d altronde, che i tempi per studiare i processi di rinnovazione in campo forestale sono molto lunghi!). Resta infatti da capire quali siano i tempi perché il processo di affermazione del novellame possa completarsi, e restano pure da capire le relazioni tra tale processo e grado di copertura (le notizie che abbiamo sul novellame di anni potrebbero avere un significato molto diverso su piante di età più avanzata). Le ricadute applicative di uno studio del genere - capace di attraversare decenni di osservazioni - sono evidenti: in base al dinamismo della vegetazione osservato si può prendere spunto per una selvicoltura su basi naturali, in grado di accelerare analoghi processi evolutivi in boschi simili, per composizione specifica e struttura, a quelli di Vallombrosa. È altrettanto evidente che i risultati di sperimentazioni di questo genere rivestono una enorme importanza sotto il profilo didattico. ** * Gli studi sperimentali nella foresta di Vallombrosa non si sono limitati alla rinnovazione dell abete bianco e del faggio. Il vivaio del Sambuco è stato teatro di indagini su castagno, abete bianco e ontano napoletano. Piantine di castagno, opportunamente innestate a tavolino e poi trapiantate, negli anni successivi vennero studiate, dal gruppo di lavoro di Magini, al fine di valutarne l attitudine alla fruttificazione. Per il postime di abete bianco sono state eseguite prove di ombreggiamento in semenzaio da parte di Calamini, mentre su semenzali di Alnus cordata allevati in fitocella fu eseguita, da CALAMINI et al. (1982), una indagine sullo sviluppo e sull azotofissazione simbiontica. Nella foresta di Vallombrosa, Giovanni Bernetti, oltre ad avere ricavato dati per la costruzione di tavole alsometriche dei boschi di conifere, nel periodo in cui ha lavorato presso l Istituto di Selvicoltura ha fatto molte osservazioni che hanno contribuito alla pubblicazione dei volumi sui boschi della Toscana (BERNETTI, 1987) e sulla relativa tipologia (MONDINO e BER- NETTI, 1998). Un altro campo di studi ha riguardato gli aspetti storici. Notevole una rassegna di DE PHILIPPIS (1970) su governo e trattamento dei boschi, dall insegnamento della Scuola di Vallombrosa alla realtà degli anni 70, in cui

4 186 L ITALIA FORESTALE E MONTANA si analizzano le evoluzioni delle conoscenze nel campo dell ecologia forestale e della selvicoltura nell arco di un secolo. La raccolta tecnologico-forestale dell Istituto forestale di Vallombrosa è stata al centro di una ricerca coordinata da Zanzi Sulli (STIAVELLI e ZANZI SULLI 1988), mentre ad AGNOLET- TI e PACI (2001) si deve una rassegna sul valore storico delle abetine toscane, fra le quali figura Vallombrosa. Da segnalare infine uno studio sulle variazioni climatiche, basato sull andamento delle precipitazioni nel periodo : dall indagine è emersa una diminuzione delle precipitazioni, nel periodo in esame, attorno al 20% (GANDOLFO e M. SULLI, 1990). Resta da aggiungere che l ex-istituto di Selvicoltura ha largamente utilizzato la foresta di Vallombrosa come luogo di indagine per tesi di carattere sperimentale. A partire dall A.A , sono state assegnate 32 tesi di laurea su temi inerenti alla selvicoltura e all ecologia forestale. Alcune tesi sono state seguite da relatori che potremmo oggi definire «storici», tra cui i compianti maestri Aldo Pavari, Alessandro de Philippis ed Ezio Magini (relatore di 8 tesi sperimentali negli anni dal 1964 al 1976). Fra i temi affrontati con maggiore frequenza figurano i problemi della rinnovazione delle abetine e delle faggete. In conclusione, appare evidente che la foresta di Vallombrosa ha svolto in passato un ruolo decisivo per gli studi di carattere ecologico-selvicolturale, e che l ex Istituto di Selvicoltura ha trovato in tale località un insostituibile laboratorio naturale. BIBLIOGRAFIA AGNOLETTI M., PACI M., 2001 Monks, foresters and ecology. Silver fir in Tuscany from XIV to XX century (Les moines, les forestiers et l écologie. Le sapin en Toscane du XIV au XXe siècle). «Le Sapin Enjeux anciens, Enjeux actuels» (A. Corvol, direction), L Harmattan, Paris, Budapest, Torino: BERNETTI G., 1987 I Boschi della Toscana. Edagricole, Bologna. BONI C., MAGINI E., TASCIONE D., 1978 Esperienze in vivaio su alcuni fattori che influiscono sulla nascita e sullo sviluppo dei semenzali di abete bianco. Annali Accademia Italiana di Scienze Forestali, 27: CALAMINI G., CAROPPO S., GREGORI E., MICLAUS N., PACI M., 1982 Indagine sullo sviluppo e sull azotofissazione simbiontica in semenzali di Alnus cordata allevati in fitocella. Annali Istituto Sperimentale per la Difesa del Suolo, 13:I: DE PHILLIPPIS A., 1970 Governo e trattamento dei boschi: dall insegnamento di Vallombrosa alla realtà di oggi. In: «L Italia Forestale nel centenario della fondazione della Scuola di Vallombrosa, p Accademia Italiana di Scienze Forestali, Firenze. GANDOLFO V., SULLI M., 1990 Vallombrosa : serie ultracentenaria di

5 LA FORESTA DI VALLOMBROSA NELLA RICERCA DELL ISTITUTO DI SELVICOLTURA 187 misure di precipitazioni e temperature in ambiente forestale. In: «Variazioni recenti del clima ( ) e prospettive per il XXI secolo». GIANNINI R., 1969 Ricerche sull influenza di alcuni substrati sulla germinazione del seme e sul primo sviluppo di plantule di abete bianco. Annali Accademia Italiana di Scienze Forestali, 18: GIANNINI R., 1972 Periodicità dell accrescimento in altezza del novellame di abete bianco in alcuni cedui di castagno. L Italia Forestale e Montana, 6: GIANNINI R., 1973 Effetti del diserbo sulle caratteristiche dei semenzali di abete bianco cresciuti in bosco. L Italia Forestale e Montana, 5: GIANNINI R., TASCIONE D., 1978 Ulteriori indagini sull influenza della luce sulla nascita e lo sviluppo dei semenzali di abete bianco. L Italia Forestale e Montana, 5: IGNESTI S., PACI M. (1990) - Studi sulla rinnovazione naturale dell abete bianco nella Foresta di Vallombrosa. Annali Accademia Italiana di Scienze Forestali, 38: MAGINI E., 1954 Preliminary observations on the types of beechwood in the Vallombrosa Forest. XI IUFRO Congress, Roma, MAGINI E., 1967 Ricerche sui fattori della rinnovazione naturale dell abete bianco sull Appennino. L Italia Forestale e Montana, 22 (6): MONDINO G.P., BERNETTI G., 1998 I tipi forestali. In: «Boschi e macchie di Toscana». Regione Toscana, Giunta Regionale. Edizioni Regione Toscana. PACI M., 1980 Risultati di ricerche sperimentali su abete bianco (Abies alba Mill.) e faggio (Fagus sylvatica L.). Annali Accademia Italiana di Scienze Forestali, 29: PIUSSI P., SANESI G., SULLI M., 1971 Osservazioni sull umidità del suolo nella foresta di Vallombrosa. Annali Istituto Sperimentale per la Selvicoltura, 2: STIAVELLI S., ZANZI SULLI A. (1988) La raccolta tecnologico-forestale dell Istituto forestale di Vallombrosa. Museologia scientifica V, 3-4:

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