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1 Edizioni Artescrittura Collana Autori della Community

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3 Teresa Amendolagine La treccia del latte a Narrativa Edizioni Artescrittura

4 2009 Proprietà letteraria riservata Edizioni Artescrittura by Autori Online

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7 A Lelia e Ulisse che mi hanno dato la vita a Lelia e Roberto ai quali ho dato la vita a Daniele e Margherita che la proseguono.

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9 PREFAZIONE di Stanislao Nievo I sogni e le illusioni sono necessari come l acqua e il pane e se non li diamo ai nostri figli con i suddetti alimenti, loro li vanno a cercare altrove. Magari un po dopo. Saranno i drammi e le commedie della vita se solo teniamo occhi ed orecchi aperti, non importa dove ad offrirgli il vestito per rintracciarli, magari in luoghi disdicevoli o consciamente poco afferrabili; ma tant è, quegli alimenti, che sono l infanzia e la dieta prima dello spirito da qualche parte appariranno, Virginia, barbona, questo ci testimonia. Virginia è sensibile e un po, come tutti i nuovi nati, ignorante. Cioè ignora, non sa, pronta ad ascoltare chi parla, perché la donna è sensibilissima, intelligente. Fa un errore di generosità, e forse di pigrizia mentale, attendendo dagli altri qualcosa che solo il nostro urlo vitale può raggiungere, che solo il richiamo del nostro carattere può assicurarci. Virginia invece lo cerca attraverso un libro che non pubblicherà mai, accostando urgenze sociali dirette, comuni nell ambiente cittadino un po anonimo ma non per questo meno inciso in cui vive. È una donna incapace di rinunciare e fa bene ma anche di scegliere decisamente e qui fa meno bene. Potremmo dare un sottotitolo dai precedenti illustri: Virginia o delle perplessità. Virginia è una lottatrice che rilancia le sue oppor- 9

10 tunità, anche se ne esamina particolarmente la decisa influenza fisica. Intanto costruisce la sua fiaba tramutando le possibilità in sogni narrati. Il libro è sempre a colori. Il cerchio si chiude in attesa di una maternità di cui non vogliamo nella prefazione narrare la straordinaria levità di pensiero e d amore. Tutto può essere trasformato, a cominciare da noi stessi se sappiamo immaginare ed amare. Allora la discesa nelle pagine diventa esperienza di verità ed il calore della scrittura scioglie la solitudine più intensa, attraverso un originalità quasi surreale. C è un po di vittimismo conscio e femminile. Il figlio dapprima inventato, i dettagli romani di questa città sempre pronta ad offrirsi in forma teatralmente intima e indifferente nella sua grande accoglienza, hanno la capacità di trascinare il lettore verso la pagina seguente, grande arte dello scrivere. L attesa della quotidianità un po sfortunata, della poliedricità delle occasioni attuali, pubbliche e private (mi pare che questo sia il vero senso della globalità che ci permea tutti). Il perbenismo che militarizza un po la protagonista, tra gatti, computer, case di riposo, arte, uffici e relazioni amorose è materiale in cui l autrice mostra una gustosa competenza anche se sfortunata. Ecco il libro, e se vogliamo rendere l introduzione scrupolosa, aleggia nell analisi anche un po di freddezza voluta, quasi un analgesico della sofferenza, la sottigliezza mimetica della timidezza, l eccessivo ricominciare delle avventure importanti e la delusione sempre in agguato. Da leggersi senza preoccupazione specialmente per chi, in segreto, pensa di non aver vissuto realmente. 10

11 Teresa Amendolagine che invece ha vissuto e vive, ci conduce in questa particolarissima esperienza, e rivela con chiara panoramicità l affresco dai molti dettagli, obliqui e pieni di chiaroscuri in una prosa che scorre, come la vita scorre per una barbona. Barbona eccellente che è anche spesso in questa categoria l espressione del confine scabroso della personalità cittadina e borghese in cerca di individualità diretta, quella che accompagna milioni di noi. Il barbone è l eremita di oggi, lo scrittore è il trovatore del nostro tempo, a volte ruvido e un po pettegolo, dal canto evidentemente lanciato a narrare le nostre sconfitte sociali, che da sempre commedia, dramma e tragedia privilegiano. E che fiaba e poesia (forse sono la stessa cosa in spiriti di età diversa?) correggono a volte in splendide pagine. 11

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13 Virginia, consumato il primo sonno, uscì dai cartoni in cui era avvolta. I botti, sempre più insistenti, l avvisarono che l anno stava per finire, ma soltanto per lei sarebbe entrato il terzo millennio, nella realtà era il 31 dicembre del La fantasia le fece immaginare piazza dei Cinquecento vestita a festa per ricevere il nuovo anno. Le cime dei lecci e dei pini fiorivano lampadine rosse. Ghirlande di luci intermittenti scendevano dai lampioni dando allo spazio circostante la sensazione di pulsare. La povera donna si sentiva al centro di un enorme cuore in cui i treni e gli autobus irroravano la città di linfa umana. Mancavano pochi minuti alla mezzanotte e la facciata della Stazione Termini, illuminata da lampadine bianche, dava ospitalità ai diseredati. La barbona si raccolse nei panni, aggiustò la cartella che portava a tracolla e si stropicciò gli occhi alzando gli occhiali. Udiva note lontane mentre i canti del passato si confondevano con quelli del presente. Die fahne hoch (*) Nais kong mautil ang awit ni inang mathal (**) Le voci venivano verso di lei, modulate da un giovane nordico che camminava insieme ad una piccola donna orientale con in braccio un bimbo (*) In alto la bandiera, canzone tedesca in voga negli anni del nazismo. (**) Voglio ripeterti il canto della mia mamma, ritornello di una antica ninna nanna filippina. 13

14 riccioluto e biondo. Un bimbo che non aveva partorito. Lui la spingeva avanti, lei saltellava cantando. Lo scoppio di un petardo le mise addosso il tremore di quando era bambina, spaventata dal rumore delle sirene e dei carri che a lei giungevano da lontano. Poi, come in una foto sbiadita, si vide piccola, con le treccine legate sul capo e la manina stretta da quella della mamma. Sentì la sua voce che la invitava a ripetere Angelo di Dio, che sei il mio custode illumina, custodisci, reggi e governa me che ti fui affidata dalla pietà celeste Smarrita si guardò intorno. Ma perché gli angeli avrebbero dovuto avere pietà di un esserino che ancora non aveva fatto nulla né di bene né di male? Era stata una bella bambina, le avevano detto, sana, obbediente forse lassù sapevano quel che sarebbe accaduto e allora perché affidarla ad un angelo distratto? Dove sei? mormorò muovendo appena le labbra. Angelo Custode, non perdermi di vista, vieni, balliamo, finalmente è arrivato il duemila. Con cura ripiegò il giaciglio di cartoni, si appoggiò alla vetrata e vide scendere lento, su palazzo Massimo, l arazzo della Madonna di Pompei, appeso un tempo al capezzale del letto dei suoi genitori. I colori erano forti e lucenti come quelli di un tabellone pubblicitario. Mancavano le scritte. Ave Maria? Sia lodato Gesù? Allungò le mani per toccare l immagine, come quando da piccola le allungava per toccare i piedini del bambinello ricamato, e come allora non riusciva a raggiungerli. Protesa in avanti, con le braccia alzate, sembrava che avesse rag- 14

15 giunto l estasi della preghiera. Si guardò le mani rugose e sporche... Dio, che vuoi ancora da me? La fine del millennio confondeva gli animi e gli anni. Un garbuglio di credi, illusioni, disperazioni e speranze. Virginia le sentiva addosso. Le vedeva. Cercò di pulire il vetro degli occhiali con il bordo della giacca senza riuscirci. La società l aveva portata per mano, come una mamma. Per entrare nel duemila. Quel duemila che tutti aspettavano, Il sabato del villaggio. Il suo duemila. Le era sembrato sempre così lontano. Aveva immaginato quella data scritta in cielo con i numeri d oro. Avrebbe voluto toccarla, come avrebbe voluto toccare i piedi del bambino Gesù. S incamminò lasciando la stazione alle spalle. Si sentiva leggera, signorina. Voleva ballare Quando era ragazza non era mai andata a ballare. Anche alla mamma piaceva ballare, lo capì un giorno mentre lo diceva al padre, abbassando il tono della voce, come se si vergognasse. Con un gesto cacciò il rigurgito della memoria, si calcò il berretto sulla fronte e il viso largo e grinzoso quasi scomparve. Dietro le lenti sporche le brillavano gli occhi, ma nessuno se ne accorse. Il freddo era pungente, la Caritas aveva regalato indumenti nuovi alla donna e il giubbotto imbottito la riparava bene, rendendola però ancora più goffa. Sulla piazza della stazione Termini si muovevano pochi passanti. Il vagito del primo gennaio era straniero. Roma, la sua città, vestita a festa più di quello che meritava, apriva le danze. Accennò un passo di valzer e quasi fosse sorretta da un ignoto 15

16 cavaliere, si avviò verso piazza della Repubblica dove la fontana delle Naiadi, sfacciata, allattava il nuovo millennio. Mentre il traffico inseguiva il ritmo del capodanno, Virginia incominciò a ballare. * * * Lorenzo era stato un uomo con molto fascino ed una forte personalità. Le difficoltà che la vita prescrive comunque, erano state per lui giochi sui quali impegnare intelligenza e volontà. Aveva conservato i credi affettivi imposti dalla madre, rimasta vedova quando il figlio aveva appena passato l adolescenza. Aveva ricercato il fiato caldo della famiglia che sognava senza essere però mai riuscito a dare quel che una famiglia richiede. La mamma, una nobile del Galles, gli era stata accanto anche nella maturità. Due donne Laura e Francesca lo avevano fatto avvicinare al matrimonio dandogli ciascuna una figlia, ma a nessuna si era poi legato. In cerca di nuove emozioni aveva chiesto di sposare Virginia arrivata per ultima e lei aveva continuato a prendere tempo prima di dargli una risposta. * * * Non si sarebbe potuto riconoscere nella donna un po curva, imbacuccata in abiti senza forma, la 16

17 compagna di Lorenzo. Eppure Virginia si sentiva osservata. Quell uomo tornava come tornavano i momenti del passato, appoggiati alle strade, alle piazze, affacciati alle finestre delle case. La barbona ripassava il sentimento d amore, voleva riprovare le emozioni ed i suoni legati al suo rapporto, lì, in piazza di Torre Argentina aveva abitato e dove per arrivare dalla stazione Termini ci metteva più di un giorno. Le gambe le dolevano e quando c era il sole, per assorbirlo tutto, si accucciava sui marciapiedi facendosi rincorrere dall ombra. Spesso la notte la sorprendeva senza che si accorgesse del suo arrivo. Con lo sguardo in aria, come fosse incantata, scendeva fra i ruderi del teatro Pompeo in cerca della terra nuda per sdraiarsi ad amare. Lontana dalla gente, mescolando fantasie storiche a vibrazioni erotiche, sentiva Lorenzo, ombra di pietra tra le pietre, diventare vivo. Lei, che non era mai stata una donna passionale, ricercava la spinta del ricordo per concludere la voglia d amore che la turbava ancora. L aspetto, imbruttito dalla vita all addiaccio, nascondeva una fibra forte, vitale, che le faceva desiderare l uomo come una volta. Per sentirlo vivo. Lo immaginava allora a fianco, poi sopra e si frugava fra i panni per stuzzicare i capezzoli come faceva lui. Amooore ripeteva consumandosi nello sforzo di una passione lontana, trascinandosi nell eccitazione che non voleva arrivare. Ooh si, ooh si ripeteva come una volta e se ne veniva come lo avesse in corpo, con le gambe strette e la bocca aperta che diventava arida. 17

18 L amplesso fantastico le serviva per allontanare il freddo, invitava al sonno mentre il rumore del traffico diventava un suono melodioso che riportava al passato. Povera donna! La lunga fila di finestre all ultimo piano del palazzo di fronte molto spesso era spenta. Quando in quella casa abitava Lorenzo le luci restavano accese anche se non c era nessuno ed a volte, restavano accese persino di notte. Un comportamento che aveva fatto stizzire prima la madre e poi le figlie, ma che Virginia aveva sopportato sorridendo. Un vizio pieno di esuberanza, ma anche di inconsce paure. Un abitudine che aveva fatto dedurre alla polizia la presenza di altre persone nell appartamento il giorno in cui era avvenuta la disgrazia. Una morte sospetta quella di Lorenzo. Una morte inutile quella di sua figlia Lucia. Due vite spezzate per non risolvere niente. * * * La targa sulla porta dell appartamento di largo di Torre Argentina indicava benessere e onorabilità. L ottone, sempre lucido, portava inciso a caratteri gotici il nome del padre di Lorenzo, Prof. Ruggero Jaconis. L interno non smentiva la presentazione. L ambiente si addiceva perfettamente agli abitanti anche se la severità dell arredo aveva contribuito ad alimentare il desiderio di trasgressione nelle ultime generazioni. Lorenzo aveva conosciuto Virginia appena andato in pensione. Era stato un dirigente dell ENI, so- 18

19 cietà per la quale continuava a svolgere collaborazioni saltuarie. Mi permette di guadagnare qualcosa e mi tiene sveglio con la mente ripeteva alla nuova compagna che non capiva la necessità di dedicare ancora tanto tempo al lavoro quando insieme avrebbero potuto godersi la vita. La buona posizione economica e la voglia di muoversi, che caratterizzava l uomo, non avevano certo bisogno di essere stimolati da quel lavoro, inoltre, una villa a Gaeta lasciatagli in eredità dalla madre che l aveva acquistata quando da nordica convinta si era convertita al calore del sud, lo teneva abbastanza occupato con i continui lavori di riparazione e le migliorie. Virginia aveva finito per accettare i continui spostamenti del compagno, che andava spesso anche all estero per delle consulenze, senza chiedere troppe spiegazioni. La posizione di donna di casa, con la responsabilità di una famiglia, anche se tanto diversa dal tipo di vita fatta in precedenza, l appagava e non le dispiaceva stare ad aspettare il suo compagno presa dagli impegni casalinghi. Passava il tempo libero mettendo in ordine soprammobili e cassetti, leggendo, affacciandosi spesso alle finestre che davano sulla piazza attirata dal turbinio della gente, dalle automobili, dal movimento di una umanità che osservava come se fosse al cinema. Le piaceva la città, le arricchiva i pensieri. Era una donna paziente e anche quando Lorenzo cambiava itinerario, dimenticando di avvertire, oppure ritardava o anticipava il ritorno, non se la prendeva. Lui sapeva farsi perdonare. Diventava gentile e non mancava di chiederle scusa. Era un 19

20 uomo che sapeva controllarsi, nei momenti di maggiore tensione, il suo nervosismo assumeva le sembianze della tenerezza, una tenerezza forzata, imposta dall educazione che soltanto chi lo conosceva bene sapeva riconoscere come non vera. Con tutti era sempre cortese, ma gli estranei in realtà gli erano assolutamente indifferenti, mentre con le persone con cui aveva rapporti continui come il giornalaio, la portiera, il barista, si lasciava andare alla cordialità ricevendone in cambio una forma di rispettosa deferenza che giovò poi all inchiesta sulla sua morte. Per le figlie aveva un debole. Profondamente orgoglioso del loro esistere ne riportava in positivo ogni azione. Giovanna continuava a fare fotografie terribilmente anonime, ma per il padre Giovanna possedeva una innata predisposizione alle inquadrature. Lucia aveva riempito la casa di ceramiche crude, con la chitarra e con il sassofono si era cimentata in suoni strazianti, da un computer programmato alla Eco traeva poesie d amore e appunti privi di grammatica, ma per il padre Lucia era una ragazza piena di talento. Le mura di casa Jaconis raccoglievano quanto di più vario avessero potuto mettere insieme le generazioni passate. Lorenzo le custodiva con la cura del disordinato e quando cercava un oggetto girava e rigirava per l appartamento accarezzando con lo sguardo tutto ciò che sfiorava, pronto a scoprire cose nuove tra quelle già esistenti oppure a chiedere di altre che improvvisamente gli tornavano alla mente. Non aveva fratelli o sorelle e le figlie, ultime eredi, pareva non provassero alcun interesse verso quei mobili e soprammobili che ave- 20

21 vano accompagnato la loro infanzia. Soltanto quando Virginia andò ad abitare nella loro casa l istinto del possesso uscì allo scoperto. Il padre aveva trattato l ultimo amore in modo diverso dalle precedenti fiamme. Sulla soglia della terza età aveva cercato nella compagnia la completezza al sentimento che provava. Volle Virginia a fianco e la figlia più piccola, che abitava, con lui dovette accettare. Il primo incontro con la ragazza fu cordiale, come furono allegre le uscite per andare al ristorante, al cinema, a teatro. La convivenza aprì la porta alle difficoltà. Con Giovanna, la più grande, il rapporto fu meno complesso. La giovane donna, già sposata con un promettente dentista, si occupava soltanto di sé e quando andava a trovare il padre e la sorella, che trattava come una simpatica conoscente più che come una parente, si rivolgeva alla compagna del padre con estremo distacco accentuato dalla perfetta educazione. Virginia, convinta di dover fare parte della famiglia, era entrata nell appartamento di piazza di Torre Argentina portando con sé soltanto i ricordi più cari, un cassettone primo ottocento, una bergère vecchiotta, due litografie di Nicola Simbari e due piccoli tappeti persiani, ma trovò difficile trovargli posto. Ogni parete era piena, ogni stanza portava l impronta di chi vi aveva vissuto. Persino nei letti la conca impressa dai corpi sui materassi di lana raccontava di ospiti grassi o troppo vivaci. Nello studio i libri ammucchiati sugli scaffali lasciavano appena intravedere la carta damascata che aveva avvolto la lettura di Lorenzo bambino. Pesanti bacheche di noce custodivano le insegne 21

22 di famiglia, un cappello garibaldino e uno da cavallerizzo, un carnet da ballo e un bastone con il pomo d argento insieme ad altre cianfrusaglie più o meno preziose. Ultime, ma non meno importanti, una bambola di plastica scura e una casetta costruita con il Lego. La cucina, immensa rispetto agli angoli cottura che si andavano affermando, era stata rinnovata da Scavolini e tra quella formica chiara Virginia aveva tentato di rendere più confidenziale il rapporto con Lucia. Era lì che mangiavano quando Lorenzo non c era. Unico testimone il silenzio interrotto dai Ne vuoi ancora? alla fine di ogni portata a cui la ragazza rispondeva soltanto con un cenno della testa. Diversi erano i pranzi nella sala dove la figlia non aveva voluto cedere il posto alla destra del padre. Tra loro l intesa sembrava perfetta. Chiacchiere e risatine escludevano senza volerlo la nuova venuta, ma Virginia cercava di non farci caso. Le allusioni a parenti ed amici, che non conosceva, i racconti di avvenimenti passati, i nomi di persone sconosciute la forzavano ad entrare nella nuova famiglia senza riuscire a parteciparvi. A volte si sentiva a disagio, provava imbarazzo, ma l istinto materno la portava ad essere comprensiva con quella ragazzina, figlia viziata e adorata dall uomo che amava. Riuscì ad entrare nelle grazie di Lucia soltanto quando una brutta polmonite la tenne a letto per diversi giorni. La gravità della malattia e la debolezza dell ammalata giocarono in favore della confidenza. Trascorreva molte ore al suo capezzale. Le leggeva 22

23 le notizie sui rotocalchi, commentando le fotografie più buffe. Dai quotidiani riassumeva gli articoli e sfogliando i libri che la ragazza lasciava ammucchiati sul comodino, trovava sempre qualche pagina da segnalarle per la lettura. Era eccitata dal ruolo di madre ed eccedeva in tenerezze e consigli. Voleva trasmetterle le sue esperienze. Raccontava le sensazioni che aveva provato quando era giovane adattandole a quello che pensava fosse il modo di vivere del momento. Insisteva sull importanza della fedeltà, della lealtà, dell amore. Ma sei fissata l interrompeva Lucia con la spietata sincerità dei giovani e Virginia mortificata azzittiva. Alla madre, che passava a trovare la figlia quasi ogni giorno, per pochi minuti perché aveva sempre fretta, la ragazza non rispondeva quasi mai. Un alzata di spalle, un girare lo sguardo altrove, un gesto annoiato di cui la donna sembrava non accorgersi. Francesca assumeva l atteggiamento dell attrice che deve seguire un copione. Lontana dalle reali esigenze della figlia continuava a portarle libri in prestito o in regalo pur sapendo che non amava leggere. L ho letto tutto d un fiato ci teneva a precisare ogni volta che ne portava uno. È interessante, non metterlo da parte come fai tu ripeteva baciandola sulla fronte prima di uscire. La ragazza non li sfogliava nemmeno ed era compito di Virginia metterli a posto. Per la donna un piacere. Da quando aveva imparato ad apprezzare i libri, la lettura era stata la sua più grande com- 23

24 pagnia, la sua maestra. Ne aveva approfittato per capire il mondo, quel mondo che ancora la affascinava e nello stesso tempo ancora la spaventava. Il mucchio diventava sempre più alto e Virginia non riusciva a leggere i libri con stessa velocità con cui Francesca li portava. Si era attardata soprattutto su di uno, decisamente usato, nel quale le vistose sottolineature l avevano incuriosita al punto di volerlo leggere dandogli la precedenza su altri già incominciati. Le aveva tracciate la madre di Lucia? Francesca, quella donna di cui non riusciva a capire il comportamento, così distratta Forse attraverso quei segni sarebbe riuscita a scoprire l animo dell ex compagna di Lorenzo L animo della donna che era in lei, di un altra donna Aurora, il titolo, apriva l immaginazione ad argomenti celesti. Le parole scorrevano riportandola al sogno. Riportandola all immediato passato. La strada di Terracina, del Circeo, la strada dell amore. Più giù Gaeta. La casa della madre di Lorenzo. La casa dell amore. Anche per Francesca aveva voluto dire qualcosa quella strada e quella casa? Sentì vibrare in sé le corde della gelosia mossa dai sensi. La fantasia dello scrittore, Stanislao Nievo descriveva la vita in un intreccio strano. Reale e astrale La donna come madre, in assoluto, fra costellazioni e spazio, nel luogo senza luogo. Nel tempo lontano dal tempo. Una ricerca. Una dea, Mater Matuta, che appare e scompare, ma c è. Tuta come il nome della tata a cui lei aveva affidato Michele, quel figlio assurdo, voluto per forza. Coincidenze? 24

25 Seguendo il filo dell irreale, uscì dallo scritto, entrò nel vortice della propria mente e di quella di Francesca. Avrebbe voluto cancellare il tratto già tracciato dalla mano di lei per segnare soltanto il suo passaggio. Avrebbe voluto. Si sentì aurora, ormai prossima ad accendere il fuoco di quella luce che segue la morte e illumina la nascita. Complice del nuovo giorno. Madre di figli altrui, quei figli che aveva cresciuto senza poterli avere. Diventò dea, Mater Matuta, potenziale generatrice di forze nuove, inconsce. Sentì sua Lucia, figlia di un altra, comunque donna, futura madre. Di altre figlie, di altre madri. Fu fragile eppure forte. Di terracotta, con mille braccia e mille pupi addosso. Mamma di un sogno, padrona della sera che presto l avrebbe raggiunta per renderla immortale. Partecipe. Con Lucia raddoppiò le cure. Lorenzo felice dell armonia famigliare raggiunta, si presentò una sera con un pacco infiocchettato dove aveva fatto mettere un golfino di cachemire azzurro per la figlia ed uno scialle di angora rosso per la compagna. Coppa della vittoria. Ma Lucia, appena guarita, riprese l abituale distacco. Virginia, insistendo, continuava a cercare di interessarla ai fatti che avvenivano nel mondo. Continuava a cercare di leggerle qualche articolo di giornale. La incitava ad intraprendere un lavoro, a darsi da fare in qualche attività, a scegliere un cammino tutto suo. Per partecipare, lei, che conosceva le lingue così bene ed era giovane tanto giovane La ragazza non reagiva, anzi diventava ostile. 25

26 Provò allora ad esserle amica. Le portava regalini, l abbracciava con affetto. Le confidava piccoli segreti come avrebbe fatto se fosse stata una sua coetanea, ma il silenzio ostinato che riceveva in risposta le fece smettere ogni attenzione. Tornò ad essere soltanto donna. Donna per il suo uomo, come all inizio, quando si incontravano nei fine settimana, quando andare al cinema o guardare insieme un panorama diventava un modo per scoprire la vita uno dell altro attraverso il racconto dei ricordi, attraverso le allusioni, gli incontri. Si erano capiti subito e il parlare a volte era diventato superfluo, bastava uno sguardo per comprendersi. Poi la possibilità di vivere insieme aveva acceso la loro unione di un nuovo entusiasmo. Tornati giovani, anche se il nido era vecchio, furono felici. Avevano approfittato delle vacanze di Lucia per il trasloco. Innamorati, avevano giocato con le piccole cose di tutti i giorni. La spesa al mercato di Campo dei Fiori era diventata per Lorenzo un motivo per offrirle ogni volta una rosa e la fioraia, vecchia conoscenza dell uomo, Sempre con un fiore in mano lei scherzava dando lo spunto a Virginia di ingelosirsi del passato. Cucinavano divertendosi. I risotti alla pesca di lui erano imbattibili, le insalate miste di lei non finivano mai. Spazzolare i vestiti, spiumacciare i cuscini, rifare il letto, erano azioni che avevano stimolato gesti d amore antichi, ancestrali, anche se quella casa non era la sua. Il ritorno di Lucia aveva rotto l incantesimo. I cibi che piacevano a Virginia non erano graditi 26

27 alla ragazza. Fino a mezzogiorno si doveva camminare in punta di piedi perché dormiva. Non si doveva mai rispondere al telefono prima che rispondesse lei. Le sue camicette avevano la precedenza su ogni altro indumento da lavare o da stirare e Maria, la donna che da molti anni faceva le pulizie in casa, perdeva tempo a chiacchierare nella sua stanza invece di fare i servizi. Ma andava bene anche così per la nuova arrivata che sperava ancora nel futuro. * * * Uscirono insieme padre e figlia la mattina di quel terribile giorno. In silenzio. Lei con l aria assonnata ed i capelli arruffati slegò il motorino appoggiato al lampione. Ciao pà farfugliò e si sporse per prendere la carezza lunga di lui. Virginia si rigirava nel letto. Non aveva chiuso occhio tutta la notte, aveva sentito Lucia alzarsi più volte e più volte si era alzata anche lei. Una brutta lite avvenuta la sera prima aveva tenuto tutti svegli. Dopo anni di convivenza in cui la donna non era mai intervenuta nelle discussioni di famiglia, inghiottendo a volte pareri e conclusioni che le gonfiavano il petto, quella sera si era intromessa. Non aveva sopportato che la ragazza insultasse il padre come non era mai successo, gli aveva dato addirittura dell assassino, e la reazione di Lorenzo era stata per la prima volta violenta. Il motivo della lite non avrebbe dovuto portare a 27

28 tanto. Dove erano finite l educazione e l amore paterno? Lucia voleva trasferirsi a Parigi per intraprendere una professione che a suo dire le avrebbe dato molte soddisfazioni. Voleva frequentare un corso di alta cucina per poi aprire un ristorante che avrebbe avuto sicuramente successo, affermava e non aveva sorriso alle battute del padre che la dissuadeva elencando gli arrosti bruciati, i dolci troppo dolci e le pietanze raramente portate a tavola. Le parole erano diventate spade dalle lame taglienti. Da parte della ragazza le accuse alla società, alla famiglia. Da parte del padre l ironia più feroce degli insulti. Virginia aveva preso le difese del compagno. Bugiardi. Ipocriti urlava infuriata Lucia con gli occhi pieni di lacrime e rivolta alla donna, E tu che stai sempre lì come un oca in adorazione. Un turbinio di voci sempre più alte finché Lorenzo non pose fine all alterco dando uno schiaffo alla figlia. * * * La telefonata dei carabinieri arrivò alle 19,05. L ora rimase impressa alla donna perché su RAI 3, al telegiornale, commentavano l approvazione del Senato al Trattato di Maastricht. C era stato un incidente. Il futuro era arrivato troppo tardi. * * * 28

29 Ti voglio bene scusami per ieri sera aveva detto Virginia la mattina nel salutare Lorenzo che partiva per Zurigo. L uomo si era voltato, era tornato indietro e con un sorriso mesto le aveva appoggiato la mano sulla spalla in un gesto pieno di intenzioni. Lei, chinata la testa da un lato, aveva sfiorato con la guancia la mano di lui. Erano rimasti così per un lungo momento. L ultimo gesto affettuoso. La disgrazia della ragazza troncò per sempre ogni effusione. * * * Una tragedia la morte di Lucia come può esserlo una morte giovane senza significato. O lo aveva? La ragazza di appena vent anni era delicata come un papavero nato sulla roccia. La massa di capelli fulvi, che davano alla figurina un aspetto fiero e volitivo, non dicevano il vero. Aveva passato l infanzia lontana dalla madre occupata dal lavoro e da un uomo sempre nuovo a fianco, e anche se negli ultimi anni la donna aveva cercato di incontrarla più spesso, aveva lasciato nella figlia il bisogno della sua presenza, che andava cercando nell ottenere dagli altri ciò che più le piaceva. La nonna paterna l aveva tenuta con sé nell appartamento di piazza di Torre Argentina e pur amandola molto, non era riuscita a dare alla nipotina quell abbondanza di baci e di carezze che ammorbidiscono il cuore. Alla sua scomparsa Lucia si era trovata ancora più sola nella grande casa dove il 29

30 padre aveva ripreso a vivere per starle vicino. Il loro rapporto, fatto di cornetti caldi, di capelli aggiustati con mossa da intenditore maschio, di buffetti affettuosi e baci teneramente appoggiati sulla nuca, si era così rafforzato. Lorenzo comperava vestiti da favola che Lucia indossava una volta soltanto per fargli piacere e lei, sempre per fargli piacere, preparava il cheesecake alle fragole con l aggiunta della ricotta, una ricetta cara alla nonna. Fiera di essergli figlia, gli si buttava addosso ogni volta che si toglieva la giacca lanciandola sul piolo del attaccapanni con un gesto talmente ampio da lasciargli le braccia aperte pronte per accoglierla. Un padre amato. E se girava per casa a torso nudo, e accadeva non solo d estate, lo rincorreva per strusciarsi contro il suo petto che con gli anni si era riempito di peluria grigia. Virginia aveva disturbato l idillio. Estranee finché non si erano trovate a vivere insieme, le due donne, si erano accanite nello scoprire attraverso i movimenti una dell altra l intensità del sentimento che le univa allo stesso uomo. Rivalità? Gelosia? Per la più anziana soltanto il desiderio di capire, capire i movimenti della ragazza che le apparivano strani, pieni di curiosità morbosa. Aveva scoperto che Lucia, acquattata dietro le porte delle stanze dove lei si trovava con il padre li spiava. Più volte l aveva vista scappare dietro gli angoli per non farsi scoprire. Incredula, ma a sua volta incuriosita, aveva finito per seguire le mosse della ragazza, entrando nella spirale di un morboso gioco a rimpiattino che, se da un lato la faceva tornare all infanzia, dall altro le metteva addosso un ansia strana. 30

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