Gli infoibati di Vines
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- Giancarlo Morelli
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1 Gli infoibati di Vines erano stati fatti scendere dagli autocarri ed avviati nudi a quattro alla volta verso il bordo della cava per essere uccisi e scaraventati nel vuoto Giuliano Gelleni uno dei pochissimi sopravvissuti alle foibe Può essere interessante cercare di capire chi fossero gli italiani infoibati, soprattutto le loro eventuali responsabilità dirette negli eccidi dei fascisti durante il Ventennio e poi durante l occupazione militare nazifascista dell Istria e Dalmazia dal Possediamo alcuni dati sui quali è possibile dare un identità a coloro che morirono in fondo a una foiba. A Vines furono trovate 84 salme dopo gli eccidi dell 8 settembre del Sappiamo chi fossero e dalla loro identità possiamo tentare di capire i motivi della loro morte. La foiba di Vines, detta anche foiba dei Colombi, si trova nel comune di Albona, e fu la prima ad essere esplorata accuratamente. Presentava una bocca particolarmente stretta e due diversi balzi, il primo profondo 66 metri e il secondo altri 80. Un piano inclinato scendeva poi fino a 226 metri di profondità dove un ulteriore cunicolo si perdeva nelle profondità della terra. Vi furono trovati i resti di 84 persone e le operazioni di recupero richiesero 8 giorni di lavoro, tra il 16 e il 25 ottobre, in condizioni ambientali e psicologiche di estrema difficoltà. Il lavoro era estremamente pericoloso e l aria irrespirabile per la putrefazione dei cadaveri. Tutti gli operatori dovettero indossare gli autorespiratori ed alternarsi nelle innumerevoli discese nell abisso (1) Come si scoprì che nella voragine molte persone avevano perso la vita? La sorte volle che proprio i giovani figli di due mancanti scoprissero il luogo dell eccidio. Essi vagavano per le campagne dell Albonese (Istria sud orientale) perlustrando le cave di bauxite, addentrandosi nei radi boschetti, interrogando, senza ottenere risposta, la gente dei campi, cercando un segno, una traccia che potesse portare un po di luce sulla fine misteriosa dei padri. Lungo la strada che unisce Vines a San Martino lì c è una foiba. La stretta voragine è circondata da filo spinato Uno dei paletti del filo spinato era divelto, calpestata l erba d uno dei lati scoscesi verso l imboccatura della foiba, e ciò mise in sospetto i due ragazzi, che perlustrarono allora accuratamente il terreno. Rinvennero un paio di occhiali; poi una cintura avviluppata ad un arbusto; più in là i bossoli di un fucile mitragliatore Beretta. Smossero col piede un po di terra: c era una pietra arrossata di sangue. La foiba celava dei cadaveri (2). Successivamente vennero rivelati i metodi di infoibamento: Molti prigionieri vennero gettati nel baratro ancora vivi, perché legati a coppie, schiena contro schiena, non tutti poterono essere colpiti dal fuoco dei fucili mitragliatori, sicché il compagno morente trascinò nel gorgo quello vicino (3). Queste descrizioni delle ultime fasi prima della morte vennero confermate dal capo dei vigili del fuoco di Pola, il maresciallo Arnaldo Harzarich, il quale scrisse che dei due disgraziati sempre soltanto uno presenta segni di arma da fuoco il che fa comprendere che il colpito si è trascinato il compagno ancora vivo (4).
2 Alcuni dei cadaveri riconosciuti: - Bruno Codan, 22 anni di Pola, assieme allo zio Rodolfo, i fratelli Umberto e Vittorio Bronzini, mutilato delle braccia sin dall adolescenza, - l ingegner Nicolò de Vergottini di Parenzo. Secondo alcune testimonianze l ingegnere, prima di precipitare, riuscì a trascinare con sé due aguzzini - Il pescatore Domenico Depase di Parenzo - Un ragazzo di diciotto anni - Giovanna Della Picca, bidella a Parenzo, 46 anni - Teresa Della Picca, casalinga di 54 anni - Antonio Paoletti, marito di Teresa - Maria Cnappi, ostetrica di 42 anni. Fu uccisa, probabilmente, perché aveva assistito il parto di un bambino slavo nato morto - Odda Carboni, impiegata di 39 anni di Albona. Sull orlo della foiba, si gettò spontaneamente gridando Viva l Italia! - Isacco Rocco, di anni 51 di San Lorenzo del Pesenatico, segretario del fascio locale. - Alberto Piccioni, nato a Firenze e impiegato presso una società mineraria. Si gettò da solo nella foiba gridando Viva l Italia! - Giuseppe Tromba, pittore decoratore, 44 anni, fu probabilmente ucciso a Vines. Il cadavere non fu trovato - Aldo Rensi, 44 anni, venne probabilmente infoibato a Vines. Il cadavere non fu trovato - Marchetto Valli, nato a Pisino - Vennero trovati altresì 12 militari germanici (5) (Gli infoibati) provenivano da diverse località dell Istria centrale e meridionale. Tra quelli identificati vi erano una quarantina di persone da Parenzo, una ventina da Arsia, Albona e Pozzo Littorio, quasi tutti dipendenti delle miniere carbonifere dell Arsa, quattro da Santa Domenica ed altri ancora da Rovigno, Villa di Rovigno, Gimino e Sanvicenti (6) E difficile pensare che queste persone di cui conosciamo il nome e la professione si siano macchiate di crimini durante il Ventennio fascista. Solo Isacco Rocco, segretario locale del fascio, sembrerebbe responsabile di qualcosa. Ma Hanzarich scrive che il Rocco era benvoluto e stimato per la sua onestà e soprattutto per il suo alto senso di italianità. Era ammalato di tisi. Di Teresa Della Picca Hanzarich scrive che è ignorato anche il presunto motivo che ha condotto i partigiani slavi al suo assassinio (7). In altra pagine abbiamo visto come le foibe del 43 colpiscano, al di là dell esplosione di odio anti italiano e delle vendette personali, i simboli della presenza italiana: l ostetrica, l ingegnere, l impiegato, il pescatore, il minatore sono figure importanti socialmente e rappresentative di una componente che doveva essere indebolita per favorire la conquista slava della Venezia Giulia. I documenti hanno mostrato che già nel settembre-ottobre del 43 nei vertici del Partito comunista di Tito fosse chiaro che l obiettivo finale era la conquista di tutta l Istria fino all Isonzo.
3 Vines negli eccidi del 1945 Dopo i ritrovamenti dell ottobre 43 la foiba di Vines non registrò altri eccidi fino alle convulse settimane dell occupazione titoista dell Istria (maggio 45). Vines divenne in quelle settimane teatro di altri feroci infoibamenti. Scrive Guido Rumiz che in un unica notte 75 persone vennero prelevate dalle carceri polesi di Via dei Martiri e condotte nel cortile della prigione. Qui furono caricate su quattro autobus e trasportate fino ad Albona, verso la foiba di Vines dove vennero gettate in fondo allo stesso abisso tristemente noto fin dall autunno di due anni prima (8). L unica differenza rispetto al 43 fu l impossibilità di qualunque prospezione o rinvenimento di cadaveri perché la zona passò subito nella mani jugoslave e anche le vicende successive non misero mai a repentaglio la conquista slava di questo lembo di Istria orientale. All inizio del Duemila alcuni rappresentanti della minoranza italiana in Istria chiesero che venisse collocata presso la voragine di Vines una croce che segnasse un primo passo verso la riconciliazione con la popolazione croata. Il presidente croato, Stipe Mesic, si disse subito d accordo. Le polemiche vennero dagli ex-combattenti istriani i quali dissero a chiare lettere che se un monumento del genere fosse stato eretto l avrebbero abbattuto. Fino ad ora del progetto per il sito di Vines non si è fatto nulla (9). E davvero spiacevole che la vicenda si sia conclusa in questo modo. La croce avrebbe almeno segnalato la presenza di un cimitero e l imboccatura sarebbe stata coperta in segno di rispetto. Una foiba aperta può essere il luogo dove buttare qualunque cosa, un ricettacolo di spazzatura, ferri vecchi e tutto ciò che non serve più. Così è sempre stato in questa terra dove le tante voragini si prestavano ad occultare per sempre ciò che dava fastidio oppure non serviva più. Non si sottovaluti, per capire lo sfregio che molti italiani e slavi hanno subito, la destinazione nei secoli delle foibe a inghiottitoi di rifiuti. E facile immaginare lo strazio di mogli e mamme quando finalmente riconoscevano il loro caro ormai sfigurato dopo oltre un mese dalla morte e dalle torture subite prima di morire Don Francesco Depiran 1) Guido Rumiz, Infoibati ( ). I nomi, i luoghi, i testimoni, i documenti, Mursia, Milano, 2002, p ) Dal Piccolo di Trieste, 22 ottobre 1943, citato da Guido Rumiz, op. cit., pp ) idem 4) Guido Rumiz, op. cit., p In Foibe di R. Pupo e R. Spazzali è riportato il verbale firmato dal maresciallo Hanzarich del lavoro svolto giorno per giorno dai pompieri di Pola, pp Si veda anche la citazione finale di questo articolo 5) Op. cit., pp ) Op. cit., p ) R. Pupo e R. Spazzali, Foibe, p. 56 8) Op. cit., p. 245
4 9) Op. cit., p Indicazioni per arrivare a Vines si trovano in Raoul Pupo e Roberto Spazzali in Foibe, Mondadori, Milano, p. 241 Tutte le salme estratte dalla foiba di Vines hanno i polsi fissati da filo di ferro arrugginito del diametro di mm. 2 circa. L interrogato dichiara, nella sua veste di esperto meccanico, che il filo è sempre stato stretto (fino a spezzare il polso), con pinza o tenaglia. Molte salme erano accoppiate mediante legatura, sempre da filo di ferro, nei due avambracci. Da notare che dei due disgraziati sempre soltanto uno presenta segni di colpi d arma da fuoco, il che fa comprendere che il colpito si è trascinato dietro il compagno ancora vivo Maresciallo Hanzarich dal verbale dell apertura della foiba di Vines, ottobre 1943 La foiba di Villa Suraniz (Antignana d Istria) L 11 e il 12 dicembre 1943 la squadra del maresciallo Hanzarich recuperò da questa foiba 26 salme di persone uccise tra il 4 e il 5 ottobre precedente. Quasi tutti i corpi avevano i polsi legati da filo di ferro spinato. Tra di loro c era anche Norma Cossetto (si veda la sezione Testimonianze ). Delle 26 salme 21 furono identificate. E sicuramente interessante ricostruire la loro identità per cercare di capire il grado di coinvolgimento degli infoibati nell amministrazione fascista del territorio jugoslavo. Sappiamo da altra pagine che la versione jugoslava, fino a qualche anno fa, era pressappoco questa: nelle foibe furono gettati solamente i corpi di fascisti che si erano macchiati di gravi crimini contro la popolazione slava. Purtroppo non fu così. - Giovan Battista Caneva, 37 anni, milite forestale di Parenzo. L interrogato non è a conoscenza di suoi spiccati sensi fascisti o di altri speciali motivi che possono aver influito sulla sua tragica sorte - Maria Valenti di Villanuova di Parenzo (Sconosciuto ogni altro particolare). Il medico presente all estrazione assicura che la donna, prima dell uccisione, è stata posseduta con la forza - Ada Sciortino, anni 40, vedova. Anch essa presenta segni di violenza. Non è difficile denotare questo anche dallo stato dei suoi abiti, lacerati soltanto in determinati punti - Dott. Virginio Callegari di Parenzo, possidente di anni 62 - Giorgio Dapretto, anni 51, commerciante di Parenzo - Domenico Vincenzo, di anni 51, bidello di Parenzo - Giovanni Guelfi, insegnante di anni 53 di Parenzo - Torquato Petracchi, di anni 49, comandante CC.RR. di Parenzo - Antonio Barbo di anni 41, cantoniere di Villanova di Parenzo - Giacomo Paoli, di anni 39, fabbro di Parenzo - Giuseppe Paoli, fabbro di Parenzo - Vittorio De Stallis, agricoltore di Villanova di Parenzo, anni 64
5 - Mario Braico di Villanova di Parenzo - Apollonio Giorgio di anni 63 di Orsera - Luigi Poli, anni 26, impiegato di Capodistria - Norma Cossetto, anni 24, professoressa di Santa Domenica di Visinada Detenuta dai partigiani slavi nell ex caserma dei CC. RR. Di Antignana, viene fissata ad un tavolo con legature alle mani e ai piedi e viene violentata per tutta la notte da 17 aguzzini. Viene poi gettata in foiba (notte del 4 5 ottobre 43) con un pezzo di legno ficcato nei genitali. L esecuzione della Cossetto è stata fatta perché, ricercato il padre, fascista, e non trovato, venne arrestata lei al suo posto. Più tardi anche il padre veniva arrestato e massacrato (foiba di Treghelizza) ma ciò non ha portato alla libertà delle figlia innocente - Antonio Poszar, di anni 71, capo operaio di Santa Domenica di Visinada - Eugenio Cossetto, anni 54, possidente. Fratello del padre di Norma Cossetto - Antonio Ferrante, anni 51, possidente di Santa Domenica di Visindda - Alberto Sotti, anni 51, possidente di S. Domenica di Visinada Come si veda dall elenco solo nel caso di Torquato Petracchi (comandante dei Carabinieri) si può sospettare un coinvolgimento nelle azioni delittuose dell amministrazione italiana in Jugoslavia. Le donne violentate furono infoibate probabilmente per nascondere il crimine. Negli altri casi l omicidio deriva dal ruolo socialmente rilevante dei singoli italiani. (Nota) Il documento originale è riportato in Infoibati di Guido Rumici, op. cit., pp Altri verbali di ritrovamenti, con la ricostruzione dell identità degli infoibati, si trovano sempre nel bel saggio di Rumici
Negli anni '40 esse assunsero invece un'altra macabra funzione, divenendo la tomba naturale di migliaia di persone. Tra il 1943, con la caduta del
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