Caricare la Croce è accogliere la libertà autentica

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1 Caricare la Croce è accogliere la libertà autentica Sulla Croce infatti, la nostra debolezza è consegnata a Cristo che ha il potere di farne il tabernacolo della sua onnipotenza. Caricare la Croce è accogliere la libertà autentica che su di essa il Signore ha fatto risplendere e che ci vuol donare in ogni circostanza della nostra vita. Commento al Vangelo della XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) 2 luglio luglio 2017 Antonello Iapicca Spiritualità e Preghiera Nelle parole di Gesù di questa Domenica, si legge in filigrana la vocazione dei Leviti, profezia di quella di ogni cristiano: «Il Signore disse a Mosè: Ecco, io ho scelto i leviti tra gli Israeliti al posto di ogni primogenito che nasce per primo dal seno materno tra gli Israeliti; i leviti saranno miei» (Nm 3,11). Come loro, infatti, anche noi siamo chiamati a portare il peso della nostra responsabilità. E non è facile, è un combattimento a volte aspro e cruento. Altro che sentimentalismi e buonismi Se Dio ci ha scelti, e ci ha accolti nella Chiesa dove ha lavato le nostre colpe e ci sta rigenerando in una vita nuova, non è certo per fare di noi un élite religiosa. Per comprendere per quale servizio il Signore ci sta formando vediamo quale era la missione dei Leviti. Scelti da Dio, lo avevano messo al di sopra dei loro stessi fratelli, della famiglia, di tutto; essi dissero dei propri genitori: Non li

2 abbiamo mai visti; non portarono riguardo ai fratelli e non conobbero i figli perché osservarono i Tuoi detti e preservarono il Tuo patto, essi insegneranno i Tuoi statuti a Giacobbe e la Tua legge ad Israele; portarono il profumo dinanzi a Te e l olocausto sul Tuo altare (Dt 33, 9-10). Proprio per compiere la loro missione, i Leviti non avevano parte con il popolo, perché il Signore era loro parte; ma questo non era una sfortuna, come spesso pensiamo noi, destinati ad una vita più grama degli altri per il fatto di essere cristiani I Leviti sapevano che la loro eredità era magnifica, e la loro sorte era caduta su luoghi deliziosi, quelli dell intimità con Dio. Erano, infatti, addetti alla Tenda della Riunione, il luogo ove era conservata l Arca dell Alleanza, nucleo di quello che nel Tempio diverrà il Santo dei Santi. I Leviti custodivano così la Presenza di Dio, scelti come primizie del popolo per assicurare assistenza al Signore. La loro vita era tutta per l Arca, ovvero per Dio stesso; in essa, nel giorno di Yom Kippur, il Sommo Sacerdote gridando il Nome dell Altissimo, impetrava e otteneva il perdono per tutto il popolo. Nulla potevano amare più dell Arca che custodiva la Presenza di Dio, difesa e vittoria del Popolo. Erano per Dio e per questo erano per ogni loro fratello. Proprio la separazione da ogni legame di carne li donava a tutti: se cadevano loro cadeva il popolo. Così anche noi siamo stati chiamati ad essere per il mondo i custodi della Presenza di Dio. E questo è infinitamente più importante di ogni legame: la nostra primogenitura è l assicurazione per il Cielo che Dio offre ad ogni uomo. Per salvare chi ci è accanto e ci è stato affidato, è necessario che la Croce che ci fa Leviti della sua presenza e tabernacolo della misericordia ci unisca a Lui in un amore indissolubile. Perché siano salvati e accompagnati, ogni giorno, in Cielo, nella comunione con Dio, è necessario che le persone a cui siamo legate con un affetto più intimo, siano amate nella

3 libertà possibile solo a chi ama dalla Croce portata ogni giorno. Ciò significa che proprio la nostra debolezza affettiva, quella che ci fa dipendere dalla stima, dalla considerazione, dall attenzione e dall affetto degli altri, sia consegnata a Cristo perché purifichi il nostro cuore colmandolo del suo amore eterno, incondizionato, illimitato. E ciò avviene solo sulla Croce, dove la debolezza che definisce i nostri limiti e le nostre incapacità non conducono alla frustrazione e alla distruzione violenta e rancorosa delle relazioni, ma alla sua trasfigurazione. Sulla Croce infatti, la nostra debolezza è consegnata a Cristo che ha il potere di farne il tabernacolo della sua onnipotenza. Su di essa, infatti, Egli ha rivelato che, unendo alla sua la nostra carne gravida di corruzione e incapace di obbedire alla volontà di Dio e di amare l altro d amore incorruttibile, proprio lasciando inchiodare la sua carne all impotenza e alla morte, ha per così dire trascinato nella morte per annientarlo in essa il peccato che ci tiene schiavi della paura incatenandoci a un affettività malata e infeconda. Per questo il Signore ci dice di portare con Lui ogni giorno la nostra Croce, offrendoci così la possibilità di sperimentare che i chiodi che ci infilzano nella debolezza sono gli stessi che hanno trafitto la sua carne per rendere proprio quella debolezza lo scrigno capace di accogliere il suo amore incorruttibile e infinito, capace di varcare i limiti della morbosità e dell affettività malata. Caricare la Croce è accogliere la libertà autentica che su di essa il Signore ha fatto risplendere e che ci vuol donare in ogni circostanza della nostra vita. Siccome tutti noi siamo gestati alla vita in una famiglia, Gesù ci chiama oggi a un autentica rigenerazione interiore che non può non passare per una purificazione delle relazioni più intime che ci hanno segnato e continuano a segnarci, inquinando tutte le altre. Non a caso il Signore evita di citare marito o moglie; prima di essere sposi e spose infatti, siamo figli dei nostri

4 genitori, dai quali ci ricorda la Scrittura, abbiamo ereditato la nostra vuota condotta, perché per tutti vale quanto recita il salmo 50 che Davide ha composto dopo aver peccato preda di una passione morbosa, immagine di ogni nostra relazione malata e fondata sulla carne: nel peccato mi ha concepito mia madre. Abbiamo per questo bisogno di un altra Madre che ci rigeneri cancellando il peccato di origine e che ci accompagni e aiuti a consegnare a Cristo sulla Croce la nostra debolezza, ovvero le ferite di quel peccato che ancora portiamo nella nostra carne. A lasciare cioè che il Signore ci unisca a Lui nel suo Corpo che è la Chiesa perché, per mezzo della Parola che illumina e dei sacramenti che realizzano in noi la sua vittoria sul peccato e la morte, proprio quelle ferite diventino le porte attraverso le quali passi a chi ci è accanto il suo amore libero e incorrotto. Nella Chiesa sperimentiamo come Cristo che la morte e la corruzione degli affetti e degli idoli mondani non hanno più potere su di noi perché, sepolti con Lui nel battesimo che continua a compiersi nei sacramenti, possiamo risuscitare e camminare in una vita nuova, che è esattamente quella di chi è reso degno dello Sposo. La vita della sua Sposa liberata dal peccato che ama nella libertà ogni persona perché Cristo è il peso, il valore della sua vita e della sua persona, secondo un altro significato del termine degno nell originale greco. Lo Sposo, infatti, nulla ha anteposto alla volontà del Padre che era ed è la salvezza di ogni uomo, la tua e la mia, per rendersi degno della sua Sposa. Dà le vertigini, ma è proprio così, Lui ci ha amati sino alla fine, non anteponendo neppure suo Padre e sua Madre pur di essere degno di te e di me. Sulla Croce, infatti, ha sperimentato nel suo intimo addirittura l abbandono e l estrema lontananza del Padre Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato mentre consegnava sua Madre come Madre a Giovanni immagine di ogni suo discepolo, e questi a Maria come figlio.

5 E sulla Croce dunque che possiamo accogliere la vita nuova che ci offre il Signore attraverso Maria Madre nostra e immagine della Chiesa che ci gesta nella fede. Amare la propria vita, smettere cioè di portare la Croce e difendere i propri spazi, i criteri, le comodità, rifiutando la precarietà di chi ha le radici solo in Cristo, significa vedersela sfilare e perderla inesorabilmente: trovare la vita, infatti, per un apostolo significa trovare in Cielo tutti coloro che il Nome di Gesù ha iscritto nei Cieli. Se ne mancherà qualcuno significa che avremo difeso la vita in tutte quelle circostanze nelle quali Dio aveva messo sul nostro cammino persone segnate dal suo Nome: ad esempio, quando non avremo perdonato quel collega, o non avremo lasciato che quel parente si porti via il nostro denaro, o avremo mentito al figlio sulla fede. Coraggio fratelli, il Signore è vivo in noi, novelli Leviti del Terzo Millennio. Siamo chiamati a portare l Arca dell Alleanza Nuova ed Eterna che Gesù ha stabilito con l umanità: piccoli, deboli, incompresi, rifiutati, umiliati. Cristiani, testimoni cioè che le Parole che in questa Domenica ci annuncia il Signore sono vere perché si compiono in noi. Annunciatori cioè che Lui è il valore della vita di ogni persona a chi è ancora stretto dai lacci dell affettività perché schiavo del peccato. Offrendo a chiunque ci incontri di amare e servire Cristo in noi, nell Arca che custodisce Cristo che è la nostra vita; le nostre storie custodiscono la Presenza misteriosa di Dio. Solo se saremo assetati, bisognosi di tutto, come Gesù sulla Croce, potremo offrire, dalla nostra Croce, la ricompensa eterna a chi ci è vicino. Guarda che è quando sei piccolo che sei suo discepolo ; quando sei debole che Cristo si fa pienamente presente in te. Quando davanti alla moglie sei indifeso, e ti umili, Lui in te sta allungando la sua mano perché lei, attraverso di te, gli dia un bicchiere di acqua. Le umiliazioni ci fanno piccoli e per questo discepoli ; e

6 solo nei piccoli il mondo può accogliere Dio. E tutto rovesciato, anche nel ministero presbiterale, la missione comincia quando la storia rimpicciolisce e indebolisce. E questa l unica vera preoccupazione di un sacerdote: essere piccolo, cioè esattamente quello che è e che gli eventi plasmano giorno dopo giorno. Altro che messe piene di gente, catechesi applaudite, fedeli che si impegnano per fare una parrocchia modello. Allo stesso modo si è padre e madre quando si è piccoli, indifesi, deboli, e i figli ci possono conoscere per ciò che veramente siamo. Con un carattere terribile, che litighiamo sempre tra noi, fragili: allora i figli avranno compassione di noi e, magari con un gesto solo, accoglieranno Cristo, e il Padre nella propria vita. Molto più che in virtù di sermoni e moralismi. La conversione degli altri parte sempre dalla nostra, che significa accettare si essere quel che siamo, e di scendere i gradini dell umiltà. Solo così, anche oggi, la nostra vita, libera e unita al Signore, sarà un segno per ogni uomo. Un segno di Cristo crocifisso, amore puro del Padre; e anche un segno del Cielo, che ha i colori e la fragranza della Pace che regna nei nostri cuori. Ecco, il segreto della vita è essere così piccoli da contenere l Infinitamente Grande, come Gesù che si è fatto bambino e poi servo e poi crocifisso, l ultimo, il più piccolo, per fare spazio nella sua carne all infinito amore del Padre. Solo assumendo ogni giorno la nostra storia compiremo la missione che ci è stata affidata, quella di portare l Arca, la nostra carne nella storia che custodisce la Presenza divina. Senza dimenticare mai che è la Torà che porta noi. È lei che ci mantiene in vita come popolo e che ci garantisce continuità, perché ormai siamo, nel Signore che è la Torà viva e compiuta nella Chiesa e in noi, morti al peccato, siamo viventi per Dio in Cristo Gesù.

7 Video del Papa Non dimentichiamo mai che la nostra gioia è in Gesù Cristo, che il suo amore è fedele e inesauribile, Perché quando un cristiano è triste, vuol dire che si è allontanato da Gesù (Papa Francesco) Riscoprire la bellezza della vita cristiana Intenzione di preghiera per il mese di luglio 2017 Per le persone che si sono allontanate dalla fede cristiana. Questo il tema del Video del Papa per il mese di luglio 2017, dedicato all intenzione di preghiera del nuovo mese. Nel breve messaggio, il Pontefice esorta i battezzati alla gioia cristiana. Non dimentichiamo mai che la nostra gioia è in Gesù Cristo, che il suo amore è fedele e inesauribile, così esordisce Francesco. Perché quando un cristiano è triste, vuol dire che si è allontanato da Gesù, così osserva il Pontefice nel suo messaggio, diffuso ieri, martedì 4 luglio Nel breve messaggio, che dura 69 secondi, Francesco offre però anche un rimedio. In questi momenti non bisogna lasciarlo solo, così suggerisce il Papa. Dobbiamo offrirgli la speranza cristiana, con la parola, sì, ma ancor di più con la nostra testimonianza, con la nostra libertà, con la nostra gioia. Il Pontefice conclude poi il suo brevissimo discorso con il seguente invito: Preghiamo per i nostri fratelli che si sono allontanati dalla fede, perché, attraverso la nostra preghiera

8 e la testimonianza evangelica, possano riscoprire la bellezza della vita cristiana. (pdm) Per vedere il video si può cliccare qui. Una fede che non ascolta lo Spirito Santo Prima di prendere una decisione, occorre fare un discernimento, lasciandosi cioè interpellare, anzi inquietare dallo Spirito Santo. Se no, ha avvertito papa Francesco lunedì 29 maggio 2017 durante la sua omelia mattutina nella Domus Sanctae Marthae, riportata dalla Radio Vaticana, la fede diventa ideologica. Papa: Una fede che non ascolta lo Spirito Santo diventa ideologica Omelia nella Casa Santa Marta, lunedì 29 maggio 2017 Prima di prendere una decisione, occorre fare un discernimento, lasciandosi cioè interpellare, anzi inquietare dallo Spirito Santo. Se no, ha avvertito papa Francesco lunedì 29 maggio 2017 durante la sua omelia mattutina nella Domus Sanctae Marthae, riportata dalla Radio Vaticana, la fede diventa ideologica. Lasciarsi inquietare dallo Spirito Santo, ha sottolineato il Papa, non è sentimentalismo, perché andare sulla strada giusta non è sentimentalismo. Sentire e discernere: discernere quello che sente il mio cuore, perché lo Spirito Santo è il maestro del discernimento, ha proseguito Jorge Bergoglio, il primo romano

9 Pontefice della storia figlio della spiritualità ignaziana. Una persona che non ha questi movimenti nel cuore, che non discerne cosa succede, è una persona che ha una fede fredda, una fede ideologica, così ha proseguito il Papa, che ha ribadito: La sua fede è un ideologia, tutto qui. Fondamentale è quindi interrogarsi sul proprio rapporto con lo Spirito Santo. Chiedo che mi guidi per il cammino che devo scegliere nella mia vita e anche tutti i giorni? Chiedo che mi dia la grazia di distinguere il buono dal meno buono?, ha detto Francesco, che ha fatto anche un cenno alla tentazione sotto l apparenza del bene e ha invitato quindi i presenti nella Cappella di Santa Marta a chiedere questa grazia di ascoltare quello che lo Spirito dice alla nostra Chiesa, alla nostra comunità, alla nostra parrocchia, alla nostra famiglia. Papa Francesco aveva iniziato la sua riflessione partendo dalla Prima Lettera, presa dagli Atti degli Apostoli (19,1-8), che racconta quella che il Pontefice ha chiamato la Pentecoste di Efeso. La prima comunità efesina gente buona, gente di fede, ha detto il Papa prima dell arrivo di Paolo e dell imposizione delle mani ignorava infatti il dono dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo, il Paraclito promesso da Gesù, muove infatti i nostri cuori. E quindi occorre porsi la domanda, se sono capace di ascoltarlo. Certi cuori, se noi facessimo un elettrocardiogramma spirituale il risultato sarebbe lineare, senza emozioni, ha osservato il Papa, che come esempio ha menzionato i dottori della legge. Erano credenti in Dio, sapevano tutti i comandamenti, ma il cuore era chiuso, fermo, non si lasciavano inquietare.

10 Lo Spirito Santo compagno di cammino Lo Spirito Santo è il compagno di cammino di ogni cristiano. Lo ha sottolineato papa Francesco in una omelia della Messa mattutina. Ma occorre avere il cuore aperto, ha ricordato il Pontefice nella Cappella della Casa Santa Marta. Infatti, lo Spirito in un cuore chiuso non può entrare. Lo Spirito Santo è il compagno di cammino di ogni cristiano Omelia di papa Francesco nella Casa di Santa Marta, lunedì 22 maggio 2017 Lo Spirito Santo è il compagno di cammino di ogni cristiano. Lo ha sottolineato papa Francesco nella sua omelia della Messa mattutina di lunedì 22 maggio 2017, riportata dalla Radio Vaticana. Ma occorre avere il cuore aperto, ha ricordato il Pontefice nella Cappella della Casa Santa Marta. Infatti, lo Spirito in un cuore chiuso non può entrare. Nella sua riflessione sull odierno Vangelo di San Giovanni (15, 26-16, 4a), in cui Gesù promette ai suoi discepoli di mandare lo Spirito della verità, il Pontefice ha spiegato che lo Spirito Santo ci dà la sicurezza di essere salvati da Gesù. Infatti, senza lo Spirito, nessuno di noi è capace di dirlo, di sentirlo, di viverlo, ha detto il Papa, anzi il Paraclito ci accompagnerà verso la Verità piena. Per questo, lo Spirito Santo è il compagno di cammino di ogni cristiano, anche il compagno di cammino della Chiesa, ha proseguito il Pontefice, che ha sottolineato che si tratta di un dono, il grande dono di Gesù, quello che non ci fa sbagliare. E la dimora dello Spirito Santo, ha detto Papa Francesco, è il cuore di ogni essere umano. Ma, in un cuore chiuso non

11 può entrare, ha spiegato il Papa, aggiungendo che le chiavi per aprire il cuore non sono in vendita, poiché è un dono anche quello. A questo punto, Francesco ha proposto un esame di coscienza: Chiedo al Signore la grazia che il mio cuore sia aperto?, cerco di ascoltare lo Spirito Santo, le sue ispirazioni, le cose che Lui dice al mio cuore perché io vada avanti nella vita di cristiano, e possa testimoniare anche io che Gesù è il Signore? Il Papa ha anche suggerito una preghiera per avere il cuore aperto. Signore, aprimi il cuore perché io possa capire quello che Tu ci hai insegnato. Perché io possa ricordare le Tue parole. Perché io possa seguire le Tue parole. Perché io arrivi alla verità piena, ha pregato Francesco. Omelia di papa Francesco a Santa Marta Obbedisci e da gioia alla gente L amore infinito e senza amore di Gesù. Questo il tema che papa Francesco ha sviluppato giovedì 18 maggio 2017 nell omelia mattutina, nella cappella della Domus Sanctae Marthae, riportata dalla Radio Vaticana. Omelia di papa Francesco a Santa Marta 18 maggio 2017 L amore infinito e senza amore di Gesù. Questo il tema che papa Francesco ha sviluppato giovedì 18 maggio 2017 nell omelia mattutina, nella cappella della Domus Sanctae

12 Marthae, riportata dalla Radio Vaticana. Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi, ha dichiarato il Papa, citando l odierno brano molto breve del Vangelo di Giovanni (15,9-11). La base dell agire cristiano è senz altro il Decalogo, ma poi tutto quello che ha insegnato Gesù, ha affermato Francesco, ricordando che ci sono altri amori, cioè quelli che ci propone il mondo, ad esempio l amore al denaro, l amore alla vanità, all orgoglio, al potere e così via. Questi amori però non sono né quelli di Gesù, né quelli del Padre, anzi ci allontanano dall amore di Gesù, ha avvertito Francesco, che poi ha fatto un altro distinguo. Infatti, ci sono altre misure di amare, ha spiegato il Pontefice. Amare a metà, questo non è amare. Una cosa è volere bene e un altra cosa è amare, ha detto Francesco, sottolineando che l unica misura dell amore è proprio quella di amare senza misura, e quindi anche senza questo amore tiepido o interessato. La qualità o l elemento che contraddistingue chi segue il cammino dell amore indicato da Gesù è la gioia, ha proseguito Francesco, che ha ricordato che entrambi l amore e la gioia sono un dono. A questo punto della sua meditazione, Francesco ha raccontato un aneddoto, di un sacerdote che dopo essere stato nominato vescovo andò a visitare suo padre. Dopo aver informato il padre della novità, egli rispose: Obbedisci e da gioia alla gente. Quest uomo aveva capito questo: obbedisci all amore del Padre, senza altri amori, obbedisci a questo dono e poi, da gioia alla gente, ha detto il Papa, che ha esortato tutti i battezzati laici, sacerdoti, consacrati, vescovi a seguire questo consiglio. La nostra missione cristiana è dare gioia

13 alla gente, ha detto alla conclusione della sua meditazione. Regina Caeli di domenica 21 maggio La Vergine Maria, perfetta discepola del suo Figlio e Signore, ci aiuti ad essere sempre più docili al Paraclito, lo Spirito di verità, per imparare ogni giorno ad amarci come Gesù ci ha amato. (Regina Caeli di domenica 21 maggio 2017). Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Il Vangelo di oggi (cfr Gv 14,15-21), continuazione di quello di domenica scorsa, ci riporta a quel momento commovente e drammatico che è l ultima cena di Gesù con i suoi discepoli. L evangelista Giovanni raccoglie dalla bocca e dal cuore del Signore i suoi ultimi insegnamenti, prima della passione e della morte. Gesù promette ai suoi amici, in quel momento triste, buio, che, dopo di Lui, riceveranno «un altro Paraclito» (v. 16). Questa parola significa un altro Avvocato, un altro Difensore, un altro Consolatore: «lo Spirito della verità» (v. 17); e aggiunge: «Non vi lascerò orfani: verrò da voi» (v. 18). Queste parole trasmettono la gioia di una nuova venuta di Cristo: Egli, risorto e glorificato, dimora nel Padre e, al tempo stesso, viene a noi nello Spirito Santo. E in questa sua nuova venuta si rivela la nostra unione con Lui e con il Padre: «Voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi» (v. 20). Meditando queste parole di Gesù, noi oggi percepiamo con senso di fede di essere il popolo di Dio in comunione col Padre e

14 con Gesù mediante lo Spirito Santo. In questo mistero di comunione, la Chiesa trova la fonte inesauribile della propria missione, che si realizza mediante l amore. Gesù dice nel Vangelo di oggi: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch io lo amerò e mi manifesterò a lui» (v. 21). E l amore che ci introduce nella conoscenza di Gesù, grazie all azione di questo Avvocato che Gesù ha inviato, cioè lo Spirito Santo. L amore a Dio e al prossimo è il più grande comandamento del Vangelo. Il Signore oggi ci chiama a corrispondere generosamente alla chiamata evangelica all amore, ponendo Dio al centro della nostra vita e dedicandoci al servizio dei fratelli, specialmente i più bisognosi di sostegno e di consolazione. Se c è un atteggiamento che non è mai facile, non è mai scontato anche per una comunità cristiana, è proprio quello di sapersi amare, di volersi bene sull esempio del Signore e con la sua grazia. A volte i contrasti, l orgoglio, le invidie, le divisioni lasciano il segno anche sul volto bello della Chiesa. Una comunità di cristiani dovrebbe vivere nella carità di Cristo, e invece è proprio lì che il maligno ci mette lo zampino e noi a volte ci lasciamo ingannare. E chi ne fa le spese sono le persone spiritualmente più deboli. Quante di loro e voi ne conoscete alcune -, quante di loro si sono allontanate perché non si sono sentite accolte, non si sono sentite capite, non si sono sentite amate. Quante persone si sono allontanate, per esempio da qualche parrocchia o comunità per l ambiente di chiacchiericcio, di gelosie, di invidie che hanno trovato lì. Anche per un cristiano saper amare non è mai un dato acquisito una volta per tutte; ogni giorno si deve ricominciare, ci si deve esercitare perché il nostro amore verso i fratelli e le sorelle che incontriamo diventi maturo e purificato da quei limiti o peccati che lo rendono parziale, egoistico, sterile e infedele. Ogni giorno si deve imparare l arte di amare. Sentite questo: ogni giorno si deve imparare l arte di amare, ogni giorno si deve seguire con pazienza la

15 scuola di Cristo, ogni giorno si deve perdonare e guardare Gesù, e questo, con l aiuto di questo Avvocato, di questo Consolatore che Gesù ci ha inviato che è lo Spirito Santo. La Vergine Maria, perfetta discepola del suo Figlio e Signore, ci aiuti ad essere sempre più docili al Paraclito, lo Spirito di verità, per imparare ogni giorno ad amarci come Gesù ci ha amato. Per i gruppi Erano perseveranti nella vita in comune: stavano insieme e avevano tutto in comune; le loro proprietà e i loro beni li vendevano e ne facevano parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. (La vita dei primi cristiani Atti 2:42-47) Direttivo della Comunità Educativa e Pastorale Lunedì 15 maggio ore 18:30

16 Movimento Terza Esperienza Venerdì 19 maggio

17 Tempo di Pasqua Parola Riportiamo il testo integrale dell omelia pronunciata da Papa Francesco il 16 aprile 2017, nella Messa di Pasqua nella Basilica di San Pietro e il testo integrale del messaggio Urbi et Orbi pronunciato in Piazza San Pietro. Omelia pronunciata da Papa Francesco il 16 aprile 2017, nella Messa di Pasqua nella Basilica di San Pietro. Oggi la Chiesa ripete, canta, grida: Gesù è risorto!. Ma come mai? Pietro, Giovanni, le donne sono andate al Sepolcro ed era vuoto, Lui non c era. Sono andati col cuore chiuso dalla tristezza, la tristezza di una sconfitta: il Maestro, il loro Maestro, quello che amavano tanto è stato giustiziato, è morto. E dalla morte non si torna. Questa è la sconfitta, questa è la strada della sconfitta, la strada verso il sepolcro. Ma l Angelo dice loro: Non è qui, è risorto. E il primo annuncio: E risorto. E poi la confusione, il cuore chiuso, le apparizioni. Ma i discepoli restano chiusi tutta la giornata nel Cenacolo, perché avevano paura che accadesse a loro lo stesso che accadde a Gesù. E la Chiesa non cessa di dire alle nostre sconfitte, ai nostri cuori chiusi e timorosi: Fermati, il Signore è risorto. Ma se il Signore è risorto, come mai succedono queste cose? Come mai succedono tante disgrazie, malattie, traffico di persone, tratte di persone, guerre, distruzioni, mutilazioni, vendette, odio? Ma dov è il Signore? Ieri ho telefonato a un ragazzo con una malattia grave, un ragazzo colto, un ingegnere e parlando, per dare un segno di fede, gli ho detto: Non ci sono spiegazioni per quello che succede a te. Guarda Gesù in Croce, Dio ha fatto questo col suo Figlio, e non c è un altra spiegazione. E lui mi ha risposto: Sì, ma ha domandato al Figlio e il Figlio ha detto di sì. A me non è stato chiesto se volevo questo. Questo ci commuove, a nessuno di noi viene chiesto: Ma sei contento con quello che accade nel mondo? Sei disposto

18 a portare avanti questa croce?. E la croce va avanti, e la fede in Gesù viene giù. Oggi la Chiesa continua a dire: Fermati, Gesù è risorto. E questa non è una fantasia, la Risurrezione di Cristo non è una festa con tanti fiori. Questo è bello, ma non è questo è di più; è il mistero della pietra scartata che finisce per essere il fondamento della nostra esistenza. Cristo è risorto, questo significa. In questa cultura dello scarto dove quello che non serve prende la strada dell usa e getta, dove quello che non serve viene scartato, quella pietra Gesù è scartata ed è fonte di vita. E anche noi, sassolini per terra, in questa terra di dolore, di tragedie, con la fede nel Cristo Risorto abbiamo un senso, in mezzo a tante calamità. Il senso di guardare oltre, il senso di dire: Guarda non c è un muro; c è un orizzonte, c è la vita, c è la gioia, c è la croce con questa ambivalenza. Guarda avanti, non chiuderti. Tu sassolino, hai un senso nella vita perché sei un sassolino presso quel sasso, quella pietra che la malvagità del peccato ha scartato. Cosa ci dice la Chiesa oggi davanti a tante tragedie? Questo, semplicemente. La pietra scartata non risulta veramente scartata. I sassolini che credono e si attaccano a quella pietra non sono scartati, hanno un senso e con questo sentimento la Chiesa ripete dal profondo del cuore: Cristo è risorto. Pensiamo un po, ognuno di noi pensi, ai problemi quotidiani, alle malattie che abbiamo vissuto o che qualcuno dei nostri parenti ha; pensiamo alle guerre, alle tragedie umane e, semplicemente, con voce umile, senza fiori, soli, davanti a Dio, davanti a noi diciamo Non so come va questo, ma sono sicuro che Cristo è risorto e io ho scommesso su questo. Fratelli e sorelle, questo è quello che ho voluto dirvi. Tornate a casa oggi, ripetendo nel vostro cuore: Cristo è risorto. Messaggio di Papa Francesco Urbi et Orbi Gesù è veramente risorto, come aveva predetto

19 Cari fratelli e sorelle, buona Pasqua! Oggi, in tutto il mondo, la Chiesa rinnova l annuncio pieno di meraviglia dei primi discepoli: Gesù è risorto! E veramente risorto, come aveva predetto!. L antica festa di Pasqua, memoriale della liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù, raggiunge qui il suo compimento: con la sua risurrezione Gesù Cristo ci ha liberati dalla schiavitù del peccato e della morte e ci ha aperto il passaggio alla vita eterna. Tutti noi, quando ci lasciamo dominare dal peccato, perdiamo la strada buona e andiamo errando come pecore smarrite. Ma Dio stesso, il nostro Pastore, è venuto a cercarci, e per salvare noi si è abbassato fino all umiliazione della croce. E oggi possiamo proclamare: «E risorto il buon Pastore che per il suo gregge è andato incontro alla morte, alleluia!» (Messale Romano, IV Dom. di Pasqua, Ant. alla Comunione). Attraverso i tempi, il Pastore Risorto non si stanca di cercare noi, suoi fratelli smarriti nei deserti del mondo. E con i segni della Passione le ferite del suo amore misericordioso ci attira sulla sua via, la via della vita.

20 Anche oggi Egli prende sulle sue spalle tanti nostri fratelli e sorelle oppressi dal male nelle sue diverse forme. Il Pastore Risorto va a cercare chi è smarrito nei labirinti della solitudine e dell emarginazione; va loro incontro mediante fratelli e sorelle che sanno avvicinarsi con rispetto e tenerezza e far sentire a quelle persone la sua voce, una voce mai dimenticata, che le richiama all amicizia con Dio. Si fa carico di quanti sono vittime di antiche e nuove schiavitù: lavori disumani, traffici illeciti, sfruttamento e discriminazione, gravi dipendenze. Si fa carico dei bambini e degli adolescenti che vengono privati della loro spensieratezza per essere sfruttati; e di chi ha il cuore ferito per le violenze che subisce entro le mura della propria casa. Il Pastore Risorto si fa compagno di strada di quanti sono costretti a lasciare la propria terra a causa di conflitti armati, di attacchi terroristici, di carestie, di regimi oppressivi. A questi migranti forzati Egli fa incontrare dei fratelli sotto ogni cielo, per condividere il pane e la speranza nel comune cammino. Nelle complesse e talvolta drammatiche vicende dei popoli, il Signore Risorto guidi i passi di chi cerca la giustizia e la pace; e doni ai responsabili delle Nazioni il coraggio di evitare il dilagare dei conflitti e di fermare il traffico delle armi. In questi tempi, in modo particolare sostenga gli sforzi di quanti si adoperano attivamente per portare sollievo e conforto alla popolazione civile in Siria, l amata e martoriata Siria, vittima di una guerra che non cessa di seminare orrore e morte. È di ieri l ultimo ignobile attacco ai profughi in fuga che ha provocato numerosi morti e feriti. Doni pace a tutto il Medio Oriente, a partire dalla Terra Santa, come pure in Iraq e nello Yemen. Non manchi la vicinanza del Buon Pastore alle popolazioni del Sud Sudan, del Sudan, della Somalia e della Repubblica Democratica del Congo, che patiscono il perpetuarsi di conflitti, aggravati dalla gravissima carestia che sta colpendo alcune regioni dell Africa. Gesù risorto sostenga gli sforzi di quanti, specialmente in America Latina, si impegnano a garantire il bene comune delle società, talvolta segnate da tensioni politiche e sociali che

21 in alcuni casi sono sfociate in violenza. Si possano costruire ponti di dialogo, perseverando nella lotta contro la piaga della corruzione e nella ricerca di valide soluzioni pacifiche alle controversie, per il progresso e il consolidamento delle istituzioni democratiche, nel pieno rispetto dello stato di diritto. Il Buon Pastore aiuti l Ucraina, ancora afflitta da un sanguinoso conflitto, a ritrovare concordia e accompagni le iniziative volte ad alleviare i drammi di quanti ne soffrono le conseguenze. Il Signore risorto, che non cessa di colmare il continente europeo della sua benedizione, doni speranza a quanti attraversano momenti di crisi e difficoltà, specialmente a causa della grande mancanza di lavoro soprattutto per i giovani. Cari fratelli e sorelle, quest anno come cristiani di ogni confessione celebriamo insieme la Pasqua. Risuona così ad una sola voce in ogni parte della terra l annuncio più bello: «Il Signore è veramente risorto, come aveva predetto!». Egli, che ha vinto le tenebre del peccato e della morte, doni pace ai nostri giorni. Buona Pasqua! Concorso fotografico Il Signore abita in ogni luogo dove sei tu quindi grande spazio alla fantasia per fermare con un immagine un momento d incontro con Lui importante per te e testimonianza per gli altri. Partecipa anche tu!

22 Sarà bello avere il contributo di tutti!

23 Per prepararsi E stato pubblicato un opuscolo creato dal comitato della Curia nominato per preparare la visita di Papa Francesco a Milano. È un sussidio che si legge dell introduzione ci aiuta a leggere l incontro con il Papa come l occasione dataci dallo Spirito per riscoprire la nostra identità di popolo di Dio. Il testo approfondisce tre dimensioni di questa identità: teologica (primo capitolo), sociale (secondo capitolo), culturale (terzo capitolo). Siamo appunto popolo di Dio, che abita nella città e che si sente popolo tra e per tutti i popoli. Per favorire processi di interiorizzazione, al termine di ogni capitolo sono state poste delle domande. Sono lì come un suggerimento, un indizio esemplificativo di un lavoro di riflessione e di discernimento a cui il Papa ha chiamato tutta la Chiesa italiana, perché sia sempre più popolo capace di testimoniare la gioia del Vangelo anche qui a Milano, oggi. Per scaricare il testo clicca QUI Santi Cirillo e Metodio patroni d Europa Un inviato che proclama la Parola di Dio possiede tre caratteristiche: è uomo di coraggio e di preghiera, ma è anche

24 umile. Esempi in questo senso sono i Santi Cirillo e Metodio, patroni d Europa che la Chiesa ha ricordato il 14 febbraio. Gli evangelizzatori sono stati al centro dell omelia pronunciata da Papa Francesco nella Messa a Casa Santa Marta. C è bisogno di seminatori di Parola, di missionari, di veri araldi per formare il popolo di Dio, ha spiegato. Di gente come Cirillo e Metodio, che con la loro predicazione nella parte orientale del Vecchio Continente, hanno fatto più forte l Europa. Questi due bravi araldi come li definisce il Pontefice si innestano in una tradizione che sorge fin dai primi cristiani. Nella prima Lettura di oggi, sono presenti le figure di Paolo e Barnaba, mentre il Vangelo è quello dei settantadue discepoli inviati dal Signore due a due. Anzitutto rileva Francesco un missionario della Parola di Dio deve avere franchezza, nonché forza e coraggio, affinché penetri come dice San Paolo fino alle ossa. Se non si ha questo coraggio aggiunge si può annunciare qualcosa di interessante, di morale, un bene filantropico, ma non c è la Parola di Dio. Solo la Parola di Dio proclamata con questa franchezza, con questo coraggio, è capace di formare il popolo di Dio, rimarca. Coraggio che deve essere accompagnato dalla preghiera. Il Santo Padre commenta il Vangelo odierno, dove si parla di una messe abbondante ma con pochi operai. Gesù invita dunque a pregare il Signore affinché mandi operai nella sua messe. Un passaggio che testimonia come la Parola di Dio vada proclamata con preghiera. Infatti osserva Papa Bergoglio senza preghiera, tu potrai fare una bella conferenza, una bella istruzione: buona, buona! Ma non è la Parola di Dio. Soltanto da un cuore in preghiera può uscire la Parola di Dio. La preghiera, perché il Signore accompagni questo seminare la Parola, perché il Signore annaffi il seme perché germogli, la Parola. Sempre il Vangelo di San Luca offre un terzo tratto interessante di chi proclama la Parola di Dio. Il Signore invia i discepoli come agnelli in mezzo ai lupi. A tal

25 proposito il Papa cita una riflessione che crede sia di Crisostomo: Ma se tu non vai come agnello, ma vai come lupo tra i lupi, il Signore non ti protegge: difenditi da solo. Così commenta il Papa: Quando il predicatore si crede troppo intelligente o quando quello che ha la responsabilità di portare avanti la Parola di Dio vuol farsi furbo, Ah, io me la cavo con questa gente!, così, finirà male. O negozierà la Parola di Dio: ai potenti, ai superbi. Questa riflessione suggerisce al Vescovo di Roma il racconto di un aneddoto personale, di un prete che si vantava di predicare bene la Parola di Dio e si sentiva lupo. E dopo una bella predica, racconta il Papa, è andato in confessionale ed è caduto lì un pesce grosso, un grande peccatore, e piangeva, voleva chiedere perdono. Il confessore allora incominciò a gonfiarsi di vanità e chiese al penitente quale Parola pronunciata lo avesse toccato a tal punto da spingerlo a pentirsi. L uomo rispose allora che è stato quando lei ha detto passiamo a un altro argomento. Non so se sia vero chiarisce Francesco ma sicuramente è vero che si finisce male se si porta la Parola di Dio, sentendosi sicuri di sé e non come un agnello che sarà il Signore a difendere. Questi tre tratti, quindi, devono animare chi annuncia la Parola di Dio. Tratti propri dei Santi Cirillo e Metodio e di tanti missionari nella storia, i quali hanno seminato e hanno aiutato a crescere le Chiese nel mondo, sono stati uomini coraggiosi, di preghiera e umili. Le ultime «Mentre nei mesi estivi cercheremo un po di riposo da ciò che affatica il corpo, non dimentichiamo di trovare il ristoro vero nel Signore»: lo ha raccomandato il Papa all Angelus del

26 9 luglio. E, commentando il vangelo domenicale, Francesco si è soffermato sull invito di Gesù a non familiarizzare con la tristezza. Dal giorno 1 settembre riprenderanno: -la S. Messa feriale delle ore 8.30 in Basilica la Santa Messa delle ore nella chiesa delle Abbadesse.

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44 Tutte le precedenti riflessioni sono nella pagina Parroco!

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