Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio - Sezione Terza Ter

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1 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio - Sezione Terza Ter Composto dai Magistrati: Francesco CORSARO Presidente Giulia FERRARI Componente Stefano FANTINI Componente relatore ha pronunciato la seguente SENTENZA sul ricorso n. 624 del 2007 Reg. Gen. proposto dalla Vo. S.r.l., in persona del legale rappresentante pro tempore, rappresentata e difesa dagli Avv.ti An. e Va. Va., presso i quali è elettivamente domiciliata in Ro., al Viale Re. Ma. n. ( ); CONTRO Ministero delle Comunicazioni, in persona del Ministro pro tempore, rappresentato e difeso ope legis dall Avvocatura Generale dello Stato, presso i cui uffici è pure legalmente domiciliato, alla Via dei Po. n. ( ); e nei confronti di Fu. S.r.l., Ea. To., Ar. S.r.l., in persona dei rispettivi legali rappresentanti pro tempore, non costituite in giudizio; per l annullamento del silenzio diniego formatosi in data 24/12/2006 sull ordinanza interlocutoria prot. ISP/NTR/06/1658 del 24/11/2006 con cui il Ministero delle Comunicazioni - Ispettorato Territoriale Lazio ha riscontrato la richiesta di accesso agli atti del

2 24/10/06, giunta al Ministero delle Comunicazioni il successivo 25/10, e comunque per l accesso a tutti gli atti e documenti utili a dimostrare che le attività poste in essere dalle controinteressate configurano un ipotesi di concorrenza sleale perpetrata ai danni della odierna istante. Visto il ricorso con i relativi allegati; Visto l atto di costituzione in giudizio dell Amministrazione intimata; Visti gli atti tutti della causa; Relatore, nella camera di consiglio del 15/3/2007, il Cons. Stefano Fantini; Udito l Avv. Gu., in sostituzione dell Avv. An. Va., per la ricorrente; Ritenuto in fatto e considerato in diritto quanto segue. FATTO Con atto ritualmente notificato e depositato la società ricorrente, impresa leader nel servizio del noleggio di apparecchi audioriceventi per visite guidate di gruppo (c.d. radioguide), premette di avere ricevuto in data 25/9/06, nei propri uffici di Ro., un ispezione ministeriale finalizzata a verificare la rispondenza dei prodotti alle disposizioni contenute nel D.lgs. n. 269/2001. Essendo a conoscenza del fatto che analoghi controlli sono stati effettuati nei confronti delle imprese concorrenti, in data 24/10/06 proponeva istanza di accesso ai documenti relativi a dette ispezioni. Espone che con nota del 24/11/06 il Ministero - Ispettorato Territoriale del Lazio le comunicava che la istanza ostensiva era stata inoltrata alla Direzione Generale per verificarne la fondatezza, e che quindi restava in attesa di disposizioni in merito. Ritenendo maturato il silenzio diniego alla data del 24/12/06, ne deduce l illegittimità assumendo che l interesse all ostensione documentale discende dalla affermata non conformità delle apparecchiature utilizzate dalle concorrenti alla normativa di settore, ed in particolare a quanto previsto dall art. 8 del D.lgs. n. 269/2001, prescrivente che l apparecchio non può essere immesso sul mercato senza la prescritta marchiatura di conformità C.E., e dal successivo art. 10, alla stregua del quale qualsivoglia modifica dell apparecchio stesso determina una mancata conformità ai requisiti essenziali. Rappresenta ancora che le apparecchiature utilizzate dalle concorrenti non soddisfano neppure il requisito di cui all art. 3, II comma, del D.lgs. n. 269/2001,

3 in quanto utilizzano canali diversi rispetto a quelli loro assegnati, e soprattutto sono state trasformate da trasmittenti a riceventi, così perdendo il requisito di conformità. Tali elementi sono idonei a denotare la condotta delle concorrenti in termini di concorrenza sleale ex art. 2598, III comma, del c.c.; ed invero la violazione di una norma di diritto pubblico costituisce di per sé atto di concorrenza sleale ove sia causa diretta di pregiudizio economico. Va inoltre considerato che l ordinanza soprassessoria impugnata, nel differire l accesso, appare illegittima anche perché carente di motivazione. Né sussistono ragioni per la sottrazione all accesso dei documenti richiesti, in quanto, anche a ritenere che gli stessi, in quanto incorporanti inchieste ispettive, sommarie e/o formali, incappino nella previsione dell art. 2 del D.M. 14/4/1996, n. 296, deve comunque ritenersi che la stessa sia ormai superata dalla novella del 2005 apportata alla legge generale sul procedimento amministrativo, il cui attuale art. 24 consente comunque la visione di quei documenti, la cui conoscenza sia necessaria per curare o per difendere l interesse giuridico del richiedente. Resiste in giudizio, senza svolgere difese, il Ministero delle Comunicazioni. Nella camera di consiglio del 15/3/2007 la causa è stata trattenuta in decisione. DIRITTO Con il presente ricorso si impugna il silenzio-diniego asseritamente formatosi sull istanza di ostensione documentale presentata dalla ricorrente in data 24/10/06. Deduce in particolare la ricorrente che il silenzio-diniego sia maturato in data 24/12/06, e cioè decorsi trenta giorni dalla nota dell Ispettorato Territoriale del Lazio prot. ISP/NTR/06/1658 del 24/11/06, avente il seguente tenore letterale: in riferimento alla vostra nota 1465v del 24/10/2006 anticipata via fax, inerente l accesso alla documentazione amministrativa ex art. 22 legge n. 241/90 si informa che la Vs richiesta è stata di seguito inoltrata alle Direzioni Generali in indirizzo per un quesito riguardo alla legittimità dell istanza e che a tutt oggi questo Ufficio è in attesa di disposizioni in merito. Sarà cura notiziare l esito dei provvedimenti di competenza. Ritiene il Collegio che la suesposta tesi difensiva non sia condivisibile. Ed infatti la nota ministeriale in questione si caratterizza come atto soprassessorio, e cioè come un atto che, rinviando il soddisfacimento

4 dell interesse pretensivo del privato ad un accadimento futuro ed incerto (quanto meno) nel quando, determina un arresto procedimentale a tempo indeterminato (in termini T.A.R. Lombardia, Milano, Sez. II, 9/11/2005, n. 3968). Proprio in ragione di ciò, e dunque dell intrinseca capacità lesiva della posizione giuridica dell interessato, si ammette l immediata impugnabilità in sede giurisdizionale dell atto soprassessorio, in deroga alla regola generale per cui gli atti (endo)procedimentali non possono essere fatti oggetto di gravame (in tale senso anche Cass., Sez. Un., 27/6/2005, n ). In considerazione del contenuto della nota dell Ispettorato Territoriale del Lazio non persuade l assunto della ricorrente di riconoscere la formazione di un diniego tacito sull istanza di accesso una volta decorsi trenta giorni dall adozione della medesima nota. Occorre in proposito ricordare come l art. 25 della legge 7/8/1990, n. 241, nel testo novellato dalla legge 11/2/2005, n. 15, al quarto comma, stabilisce che decorsi inutilmente trenta giorni dalla richiesta, questa si intende respinta. In caso di diniego dell accesso, espresso o tacito, o di differimento dello stesso., il richiedente può presentare ricorso al T.A.R. ai sensi del comma 5., e cioè nel termine di trenta giorni (sull applicabilità di tale termine cfr., ex multis, Cons. Stato, Sez. VI, 30/12/2005, n. 7624). Si inferisce dalla norma di legge che il silenzio-diniego si forma decorsi trenta giorni dall istanza di accesso, senza che sia intervenuto un provvedimento espresso (di accoglimento, o di reiezione); di conseguenza, non può ravvisarsene una configurabilità differita per effetto del successivo inutile decorso di un ulteriore arco temporale decorrente dall adozione di un atto soprassessorio. Conferma di ciò si rinviene dalla considerazione che, secondo quanto già esposto, l atto soprassessorio è un atto che, ancorché in modo non definitivo, determina un arresto procedimentale sull istanza del privato, e produce dunque un effetto tendenzialmente analogo, o comunque sovrapponibile a quello del differimento dell accesso. Atteso che l art. 25, IV comma, della legge generale sul procedimento amministrativo prevede il ricorso giurisdizionale non solo avverso il diniego (espresso, o tacito), ma anche nei confronti del differimento dell accesso, nel termine di trenta giorni, appare enucleato un sistema di garanzia che impone l immediata impugnativa avverso le determinazioni non satisfattive concernenti l accesso. Ciò comporta che il presente ricorso avverso il silenzio-diniego deve ritenersi

5 tardivo, ed in quanto tale irricevibile. Sussistono tuttavia giusti motivi per compensare tra le parti le spese di giudizio. P.Q.M. Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio - Sezione III Ter, definitivamente pronunciando, dichiara il ricorso irricevibile. Compensa tra le parti le spese di giudizio. Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa. Così deciso in Roma, nella camera di consiglio del Francesco Corsaro Presidente Stefano Fantini Componente, Est.