Nerella Botta IL «MIGLIOR FABBRO» Alle origini della letteratura italiana

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1 Nerella Botta IL «MIGLIOR FABBRO» Alle origini della letteratura italiana

2 Nerella Botta Il «miglior fabbro» Alle origini della letteratura italiana A. La vita: unitarietà e diversità dei viventi LOESCHER EDITORE

3 Loescher Editore - Torino I diritti di elaborazione in qualsiasi forma o opera, di memorizzazione anche digitale su supporti di qualsiasi tipo (inclusi magnetici e ottici), di riproduzione e di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche), i diritti di noleggio, di prestito e di traduzione sono riservati per tutti i paesi. L'acquisto della presente copia dell'opera non implica il trasferimento dei suddetti diritti né li esaurisce. Fotocopie per uso personale (cioè privato e individuale), nei limiti del 15% di ciascun volume, possono essere effettuate dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall'art. 68, commi 4 e 5, della legge 22 aprile 1941 n Tali fotocopie possono essere effettuate negli esercizi commerciali convenzionati SIAE o con altre modalità indicate da SIAE. Per riproduzioni ad uso non personale l'editore potrà concedere a pagamento l'autorizzazione a riprodurre un numero di pagine non superiore al 15% delle pagine del presente volume. Le richieste per tale tipo di riproduzione vanno inoltrate a: Associazione Italiana per i Diritti di Riproduzione delle Opere dell'ingegno (AIDRO) Corso di Porta Romana n. 108, Milano segreteria@aidro.org e sito web L'editore, per quanto di propria spettanza, considera rare le opere fuori del proprio catalogo editoriale. La fotocopia dei soli esemplari esistenti nelle biblioteche di tali opere è consentita, non essendo concorrenziale all'opera. Non possono considerarsi rare le opere di cui esiste, nel catalogo dell'editore, una successiva edizione, le opere presenti in cataloghi di altri editori o le opere antologiche. Nel contratto di cessione è esclusa, per biblioteche, istituti di istruzione, musei ed archivi, la facoltà di cui all'art ter legge diritto d'autore. Maggiori informazioni sul nostro sito: Ristampe N ISBN Nonostante la passione e la competenza delle persone coinvolte nella realizzazione di quest opera, è possibile che in essa siano riscontrabili errori o imprecisioni. Ce ne scusiamo fin d ora con i lettori e ringraziamo coloro che, contribuendo al miglioramento dell opera stessa, vorranno segnalarceli al seguente indirizzo: Loescher Editore s.r.l. Via Vittorio Amedeo II, Torino Fax clienti@loescher.it Loescher Editore S.r.l. opera con sistema qualità certificato CERMET n A secondo la norma UNI EN ISO Realizzazione editoriale e tecnica: Salviati s.r.l. - Milano - redazione: Marina Mazzarelli - fotolito: New Graphicontact s.r.l. - Milano - videoimpaginazione: Paolo Cajelli - ricerca iconografica: Giulia Tabacco Progetto grafico: Cristina Rainoldi Copertina: Graphic Center - Torino Redattore responsabile: Paola Cardano Ricerca iconografica: Emanuela Mazzucchetti Stampa: Sograte - Città di Castello (PG) Referenze fotografiche: p. 6: Edizione speciale per il Gruppo Editoriale L Espresso S.p.A., 2009; p. 7: Edizione speciale per il Gruppo Editoriale L Espresso S.p.A., 2009; p. 10: Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Editalia, 1997; p. 12: Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Editalia, 1997; p. 13: Taschen, 2007; p. 14: Edizione speciale per il Gruppo Editoriale L Espresso S.p.A., 2009; p. 15: Taschen, 2007; p. 19: Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Editalia, 1997; p. 20: RCS Quotidiani S.p.A., 2006; p. 21: Taschen, 2007; p. 22: Edizione speciale per il Corriere della Sera, RCS Quotidiani S.p.A., 2005; p. 27: Editions Ouest France, 2007; p. 29: Taschen, 2007; p. 30: Archivio Scala, E-ducation.it S.p.A., 2005; p. 31: Taschen, 2007; p. 32: Edizione speciale per il Corriere della Sera, RCS Quotidiani S.p.A., 2005; p. 33: Edizione speciale per il Corriere della Sera, RCS Quotidiani S.p.A., 2005; p. 35: Edizione speciale per il Corriere della Sera, RCS Quotidiani S.p.A., 2005; p. 38: Taschen, 2007; p. 39: Taschen, 2007; p. 40: Medioevo Dossier n. 1, 1998; p. 42: (1) Edizione speciale per il Corriere della Sera, RCS Quotidiani S.p.A., 2005, (2) Shutterstock; p. 43: Edizione speciale per il Corriere della Sera, RCS Quotidiani S.p.A., 2005; p. 44: Istituto Geografico De Agostini S.p.A., 1990; p. 49: Nardini Editore, 1995; p. 50: Gruppo Editoriale L Espresso S.p.A., 2007; p. 52: Gruppo Editoriale L Espresso S.p.A., 2007; p. 53: Edizione speciale per il Corriere della Sera, RCS Quotidiani S.p.A., 2004; p. 54: Archivio Scala, E-ducation.it S.p.A., 2005; p. 59: Gruppo Editoriale L Espresso S.p.A., 2007; p. 62: Gruppo Editoriale L Espresso S.p.A., 2007; p. 63: Edizioni Paoline, 1983; p. 65: Archivio Scala, E-ducation.it S.p.A., 2005; p. 66: RCS Quotidiani S.p.A., 2006; p. 69: Archivio Scala, E-ducation.it S.p.A., 2005; p. 70: Edizione speciale per il Corriere della Sera, RCS Quotidiani S.p.A., 2004; p. 71: Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Editalia, 1997; p. 73: Archivio Scala, E-ducation.it S.p.A., 2005; p. 74: Archivio Scala, E-ducation.it S.p.A., 2005; p. 75: Shutterstock; p. 76: Taschen, 2007; p. 77: Shutterstock; p. 78: Taschen, 2007; p. 79: Taschen, 2007; p. 80: (1) Edizione speciale per il Corriere della Sera, RCS Quotidiani S.p.A., 2004, (2) Archivio Scala, E-ducation.it S.p.A., 2005.

4 Indice Le radici di una lingua Approfondimenti Qualche cenno di linguistica... 6 Dal latino alle lingue romanze (6) Dal latino all italiano (8) Dal volgare all italiano (10)... e qualche testo per cominciare 11 Primi documenti in volgare (11) Unità 1 Siciliani e siculo-toscani Dalla Provenza alla Sicilia 14 La Scuola siciliana GIACOMO DA LENTINI, Io m aggio posto in core a Dio servire 15 Meravigliosa-mente 17 Nel mondo dei giullari 20 Parodia e ripresa colta CIELO D ALCAMO, Rosa fresca aulentissima UN LAVORO PER TE Operare un confronto tra testi 25 Il lamento di una donna RINALDO D AQUINO, Già mai non mi conforto 26 Dalla Magna Curia al Comune 30 Invettiva e passione civile GUITTONE D AREZZO, Ahi lasso!, or è stagion de doler tanto 31 Verso lo Stilnovo BONAGIUNTA ORBICCIANI, Voi ch avete mutata la mainera 36 UN LAVORO PER TE Analizzare e commentare un testo 37 CHIARO DAVANZATI, La splendiente luce, quando appare 38 Dossier Federico II: stupor mundi «Io son colui che tenni ambo le chiavi...» DANTE ALIGHIERI, Pier delle Vigne 41 Federico II e le arti 42 La fine del regno 43 Teatro Ridere è una cosa seria 44 DARIO FO, Mistero buffo 4 44 La nascita del giullare 45 IN DETTAGLIO La trasmissione toscanizzata dei testi originari (19) Guelfi e Ghibellini a Montaperti (32) LA RIPRESA DEL MODELLO La pastorella (25) STORIA DI PAROLE La parola classico (7) FORME E GENERI Rima siciliana e rima ricca (16) Canzone di crociata e canzone di donna (29) 3

5 Unità 2 La lirica religiosa L armonia del Creato 50 La lode delle Creature FRANCESCO D ASSISI, Cantico delle Creature 51 La vita di San Francesco come esempio edificante ANONIMO DEI FIORETTI DI SAN FRANCESCO, Il lupo di Gubbio 55 L altra faccia del Francescanesimo 59 Amore di Dio e disprezzo del mondo JACOPONE DA TODI, Que farai, Pier da Morrone? 60 Donna de Paradiso 64 Dossier Dio, l inaccessibile Altro L ascesa dell anima ANTONIA POZZI, Salire 72 MARIA LUISA SPAZIANI, Forse gli alberi L attesa di un Evento CLEMENTE REBORA, Dall imagine tesa 74 DAVID MARIA TUROLDO, Natale L assenza-presenza di Dio DAVID MARIA TUROLDO, O infinito Silenzio 76 GIORGIO CAPRONI, Il delfino 77 Arte Giotto dipinge Francesco 71 Narrare con le immagini 78 Gli affreschi di Assisi 78 IN DETTAGLIO Il mito di San Francesco (56) Dante e Celestino V (63) La lauda (66) Approfondimenti LA RIPRESA DEL MODELLO Un cantico contemporaneo (53) FORME E GENERI Dalla lauda drammatica alla sacra rappresentazione (70) 4

6 0000_unità0_005_012_ Introduzione Poesia 03/11/10 14:18 Pagina 5 Le radici di una lingua Ora, il volgare di cui parliamo è reso sublime dalla dottrina e dal potere e rende sublimi i suoi cultori con l onore e la gloria. D. Alighieri, De vulgari eloquentia, XVII Qualche cenno di linguistica... Dal latino alle lingue romanze Dal latino all italiano Dal volgare all italiano e qualche testo per cominciare Primi documenti in volgare 11 5

7 0000_unità0_005_012_ Introduzione Poesia 03/11/10 14:18 Pagina 6 Qualche cenno di linguistica... Dal latino alle lingue romanze Diacronia e sincronia Se c è una cosa veramente difficile da stabilire con precisione è quando e come nasce una lingua: perché parliamo e scriviamo in italiano? E come mai il latino, che è madre comune delle lingue romanze, ha generato l italiano, il francese, il rumeno, lo spagnolo e via dicendo, lingue tutte così diverse tra loro? Qualsiasi lingua non nasce in un preciso momento, ma è il frutto di un lento processo secolare che tiene conto di fattori storici, linguistici e culturali. Così è avvenuto nel passaggio dal latino alle lingue romanze e poi al volgare italiano, un lungo percorso che ha le sue radici nella tendenza sempre più marcata alla semplificazione. Una precisazione è d obbligo: di latino non ce n era uno solo. Una cosa era il latino colto, un altra quello popolare, proprio della lingua d uso. Tra i due registri linguistici esistono varie divergenze, tuttavia non si tratta di due lingue diverse, ma di due aspetti della stessa lingua: mentre il latino classico è una nozione prevalentemente sincronica che considera la lingua nel suo funzionamento in un arco temporale (dal greco sùn krònos = in un tempo), il latino volgare è una nozione prevalentemente diacronica la lingua cioè viene considerata nella sua evoluzione storica (dal greco diàkrònos = nel tempo). Diacronia e sincronia sono due aspetti che, nello studio di una lingua, devono essere sempre tenuti presenti: analizzare una lingua dal punto di vista diacronico consente di cogliere l evoluzione fonetica e semantica di costrutti e forme, seguendo un percorso che, nel nostro caso specifico, porta attraverso vari stadi dal latino all italiano. Per studiare una lingua in una prospettiva sincronica è invece necessario scegliere, all interno della sua storia, un periodo di riferimento riconosciuto come significativo e focalizzare l attenzione su di esso. Nell ambito della lingua latina, tale periodo è stato tradizionalmente riconosciuto in un epoca a cavallo tra il I secolo a. C. e il I secolo d. C., l età di Cesare e di Cicerone. È questo il latino classico che si studia prevalentemente ancora oggi a scuola. Tale scelta si può considerare tuttora valida, non solo perché Cesare e Cicerone sono ritenuti i modelli esemplari dello scriver latino, ma anche perché la lingua di questa età è ormai del tutto matura e documentata da un vasto numero di testi: in essa si ritrovano forme e costrutti di epoche precedenti, oltre a locuzioni e a modi di dire destinati a svilupparsi anche successivamente. 3Vincenzo Foppa, Il giovane Cicerone, affresco, 1464, Londra, Wallace Collection. 6 Le radici di una lingua

8 Latino classico e latino volgare 4Maestro del Senofonte Hamilton, Donato Acciaiuoli traduce in italiano l Historia Florentina di Leonardo Bruni, Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale. Alla base delle lingue romanze non sta il latino classico ossia il latino usato dagli scrittori con finalità colte e rimasto pressoché immutato nei secoli, anche in seguito all azione conservatrice operata dalla scuola e dalla Chiesa bensì quello volgare più popolare, utilizzato nella vita quotidiana e soggetto pertanto a una continua evoluzione, anche per il progressivo ampliamento degli orizzonti del mondo romano. Con il disgregarsi della società imperiale e con la conseguente crisi sociale che ne derivò, la scuola divenne di fatto incapace di assicurare il mantenimento della norma classica: il latino volgare (il cosiddetto sermo vulgaris ), meno sorvegliato e più aperto a innovazioni espressive, si andò dunque sviluppando affiancando la lingua classica, riservata alle classi più colte e ponendosi così come una sorta di anello intermedio tra il latino classico e le lingue neolatine. Al lessico del latino volgare, più semplice e rispondente a necessità concrete della vita quotidiana, la nostra lingua ha attinto una gran parte di vocaboli, soprattutto quelli di uso più comune, mentre le parole di registro più colto o attinenti i linguaggi tecnici e settoriali derivano quasi sempre dal lessico classico (e costituiscono i cosiddetti latinismi ). Negli esempi seguenti potrai notare come alcune parole derivino direttamente dal latino classico (e sono quelle di registro più colto), altre dal latino volgare (e sono quelle di uso più comune). dal latino classico domus = casa domestico, domicilio dal latino volgare casa = casa casa dal latino classico equus = cavallo equino, equestre, equitazione dal latino volgare caballus = cavallo cavallo dal latino classico speculum = specchio speculare, speculazione dal latino volgare speclum = specchio specchio dal latino classico ignis = fuoco igneo, ignifugo dal latino volgare focus = fuoco fuoco Storia di parole La parola classico La parola classico deriva da classis, una voce che in origine designava l intero esercito romano, ma che in seguito passò a significare flotta, in quanto per indicare le forze militari di terra si utilizzò il termine exercitus. Dopo la riforma attribuita al re Servio Tullio ( a. C.), il termine passò a definire una suddivisione dei cittadini. La costituzione serviana divideva infatti i cittadini in cinque classes: le prime tre erano di fanteria di linea, le ultime due di soldati armati alla leggera. Nella divisione operata da Servio Tullio l aggettivo classici (sottinteso cives, ossia cittadini ) designava anche i cittadini appartenenti alla prima delle classi di reddito in cui era stato diviso il popolo: da qui il senso traslato di scriptores classici ( autori classici ) per indicare gli scrittori di primo ordine, di prima classe, degni di imitazione. Con questo significato il termine è giunto fino ai nostri giorni, designando una realizzazione culturale degna di studio ed elevata a modello esemplare, rappresentativa di una determinata cultura e di una certa epoca. 7

9 Dal latino all italiano All interno delle lingue romanze, l italiano è una delle lingue che maggiormente si richiamano al modello latino, tanto che alcune parole presentano lo stesso suono in entrambe le lingue (ad esempio mare, dea, rosa, luna, bene, male...). I fenomeni che caratterizzarono il passaggio dal latino volgare all italiano furono molteplici: ci limiteremo a descrivere soltanto i mutamenti più significativi, che riguardano soprattutto l aspetto fonologico, morfologico, sintattico e lessicale della lingua 1. a) Mutamenti fonetici Nel latino classico la pronuncia delle vocali (a-e-i-o-u) si differenziava per la durata (o quantità ) lunga o breve: le vocali lunghe erano pronunciate con un tempo doppio rispetto a quelle brevi (a lunga = aa; a breve = a). La differenza di durata consentiva di distinguere parole omografe: ad esempio la parola liber, con la i lunga significa libero, mentre con la i breve significa libro. Già nel latino volgare, alla quantità delle vocali si sostituì il timbro, per cui le vocali brevi furono in genere pronunciate aperte (càne da canem, dènte da dentem), le lunghe chiuse (pane da panem, stella da stella). Inoltre, nel passaggio dal latino all italiano, le vocali àtone (ossia che si trovavano in sillabe non accentate) caddero, come ad esempio in: calidum caldum caldo alterum altrum altro mentre i dittonghi latini ae-oe-au scomparvero o si ridussero a semplici vocali. Ad esempio: rosae rose laetum lieto poenam pena aurum oro b) Mutamenti morfologici Il latino è una lingua flessiva, ossia determina la funzione della parola nella frase mediante apposite desinenze che variano a seconda della funzione che si vuole esprimere: ogni sostantivo, aggettivo e pronome muta dunque desinenza a seconda del caso, ossia della funzione logica svolta nella frase. Per quanto riguarda la morfologia nominale e pronominale, in italiano invece la funzione della parola all interno della proposizione è espressa mediante preposizioni che lasciano inalterata la parola stessa. Di conseguenza, in latino l ordine delle parole nella frase è libero; in italiano, invece, diventa essenziale a far capire il ruolo sintattico. La progressiva scomparsa delle declinazioni si nota già nel latino volgare: gradualmente le funzioni espresse dai casi vengono interpretate mediante il ricorso all uso di preposizioni e all ordine fisso delle parole La fonologia (dal greco foné = suono e lògos = studio ) è la parte della grammatica che studia i fonemi, cioè i suoni di una lingua; la morfologia (dal greco morphé = forma e lògos = studio ) è la parte della grammatica che studia le parole in quanto parti di un discorso, classificandole (articolo, sostantivo, aggettivo, pronome, verbo, avverbio, preposizione, congiunzione, interiezione) e descrivendone le forme (genere, Le radici di una lingua numero, modo, tempo...); la sintassi (dal greco sun = con e tàxis = ordine ) è la parte della grammatica che studia la combinazione delle parole nel discorso, le loro diverse funzioni nella frase semplice e nel periodo; la lessicologia (dal greco lèxis = parola ) è la parte della grammatica che studia l insieme delle parole di una lingua, analizzandone la formazione, i raggruppamenti per aree di significato, i valori espressivi.

10 Altri aspetti significativi sul piano delle differenze morfologiche sono: la scomparsa del neutro, un genere che in latino designava le realtà inanimate. Nel passaggio dal latino all italiano, i sostantivi di genere neutro sono diventati per lo più di genere maschile. Ad esempio: mare, is (neutro della III declinazione) il mare animal, is (neutro della III declinazione) l animale la formazione dell articolo determinativo e indeterminativo, assenti in latino. Dall aggettivo dimostrativo latino ille, illa, illud (quello, quella) deriva il nostro articolo determinativo il, la : progressivamente il pronome dimostrativo perse la sua funzione indicativa (quello, quella) per assumere un valore più vicino a quello dell articolo determinativo italiano. Dall aggettivo numerale latino unus, una, unum (uno, uno solo) deriva invece l articolo indeterminativo un, uno, una : ille lupus il lupo unus lupus un lupo illa rosa la rosa una rosa una rosa una diversa formazione della forma passiva del verbo. In latino la forma passiva del verbo era sintetica, cioè costituita dall unione del tema verbale con le desinenze proprie del passivo (laud-or = io sono lodato, laud-aris = tu sei lodato, laud-atur = egli è lodato). In italiano invece la forma del passivo è analitica, cioè formata da più parole, unendo il participio passato del verbo con le voci dell ausiliare essere (laudatus sum = io sono lodato, laudatus es = tu sei lodato, laudatus est = egli è lodato). c) Differenze lessicali Il latino costituisce la base più ampia dei vocaboli della nostra lingua: è stato calcolato che il lessico italiano è rappresentato per circa tre quarti da parole derivanti dal latino. Il passaggio dal latino all italiano è avvenuto principalmente attraverso due linee: quella della tradizione ininterrotta e popolare del latino volgare, con il suo lessico concreto e specifico, e quella interrotta e dotta, che ha recuperato dal latino classico alcune parole che si erano perdute o avevano cambiato il loro significato e le ha adattate all italiano, spesso modificandone l aspetto fonetico o il senso originario. Questa situazione ha comportato la presenza in italiano di numerosi doppioni: uno di registro più popolare, l altro di tono più elevato. Spesso, infatti, da una stessa radice latina abbiamo esiti diversi: ad esempio dal latino solidum derivano sia soldo (tradizione popolare) sia solido (tradizione dotta); da plebem derivano sia pieve (tradizione popolare) che plebe (tradizione dotta). Spesso, nel passaggio dal latino all italiano, il significato delle parole resta invariato (rosa = la rosa; stella = la stella; amicitia = l amicizia...); altre volte invece vi è un cambiamento di significato dalla parola latina a quella italiana. Ad esempio la parola testa, che significava in origine vaso di coccio (in latino classico testa si diceva caput, da cui il nostro capo ), è passata a indicare in italiano la parte superiore del corpo umano, il capo, che ha, più o meno, la forma di un vaso. Così pure l aggettivo captivus ( prigioniero ) è passato a indicare in italiano scellerato, malvagio, cattivo, perché i cristiani definivano captivus diaboli ( prigioniero del diavolo ) chi si macchiava di gravi colpe. d) Mutamenti sintattici Dal punto di vista della sintassi del periodo, il latino classico predilige la subordinazione (o ipotassi), per cui da una proposizione indipendente (o principale) dipendono varie subordinate che ne chiariscono e ne ampliano il senso. Nel passaggio dal latino classico a quello volgare e poi alla lingue romanze, la struttura del periodo tende a semplificarsi e la coordinazione (o paratassi) prevale sulla subordinazione. 9

11 0000_unità0_005_012_ Introduzione Poesia 03/11/10 14:18 Pagina 10 Dal volgare all italiano A differenza dell italiano, una lingua sostanzialmente pacifica, il cui prestigio è stato nel tempo solo letterario e mai politico, il latino è stato invece una lingua aggressiva, imposta ai popoli con la forza della dominazione. L unica lingua straniera che i Romani rispettarono e fecero propria fu il greco, mentre le altre lingue ritenute barbare finirono per essere spodestate dal latino, con il quale in parte si fusero. Tuttavia, già a partire dall età tardo-imperiale (III-IV secolo d. C.), all interno del latino si vengono a determinare: un processo di differenziazione linguistica, per cui la lingua parlata in una certa regione dell Impero non è la stessa di altre regioni; una frattura tra lingua scritta e lingua parlata, in seguito alla quale il latino scritto tende a cristallizzarsi e a mantenere il suo ruolo di lingua colta, mentre il latino volgare, come abbiamo visto, ha un evoluzione diacronica dalla quale nascono, nell arco di quattro-cinque secoli, le lingue romanze, dette anche volgari, trasformazioni di un particolare registro stilistico del latino in realtà linguisticamente autonome. Tra il V e l VIII secolo le invasioni dei barbari, dei goti, dei longobardi e dei franchi lasciano nel lessico tracce del loro passaggio: così il germanico werra (mischia) scalza il classico bellum. Si entra in un epoca buia : l uso della scrittura si perde e il lessico diventa minimo ed estremamente concreto (domus è sostituito da casa, casupola). Il linguaggio si fa poverissimo, si imbastardisce, diventando così grossolano e disadorno da sembrare addirittura infantile. Un cronista del tempo riferisce che l arcivescovo Grazioso, invitando a cena Carlo Magno, lo fece sedere a tavola con queste parole: Pappa, domine mi rex, pappa! Continua intanto il processo di differenziazione linguistica che porterà, nello stesso arco di tempo, alla formazione delle lingue romanze, in particolare: nell area iberica castigliano (spagnolo), portoghese e catalano; nell area francese provenzale (lingua d oc) e francese (lingua d oil); nell area italiana vari dialetti, tra cui sarà destinato a emergere il toscano. La nuova realtà linguistica appare con chiarezza con la rinascita degli studi voluta da Carlo Magno: al Concilio di Tours (813) è evidente la necessità di tradurre le prediche in francese e in tedesco perché siano comprese dal pubblico. Sempre in Francia, pochi anni dopo, si giunge al primo documento in volgare romanzo, il cosiddetto giuramento di Strasburgo, pronunciato il 14 febbraio 842 per sancire l alleanza tra gli eserciti di Ludovico il Germanico e di Carlo il Calvo. I due erano figli di Ludovico il Pio, successore di Carlo Magno e con questo patto rafforzavano l alleanza contro il terzo fratello, Lotario. Il giuramento venne redatto in volgare francese ( romana lingua ) e in tedesco perché fosse compreso dai rispettivi eserciti. La prima parte, in francese, del testo dei Giuramenti di Strasburgo, manoscritto, IX-X secolo, Parigi, Bibliothèque Nationale de France. 10 Le radici di una lingua

12 ... e qualche testo per cominciare Primi documenti in volgare Il ritardo della letteratura italiana Mentre in altri paesi quali la Francia, la Spagna e il Portogallo si hanno documenti letterari in volgare fin dai secoli XI e XII, in Italia la letteratura parte con un certo ritardo e dovremo attendere il XIII secolo per avere i primi testi. La diglossia, ossia la compresenza di due lingue differenziate funzionalmente, delle quali l una è utilizzata solo in ambito formale e l altra solo in ambito informale, caratterizza di fatto l uso del volgare italiano alle sue origini: si parla in volgare, ma si continua a scrivere in latino. Questo latino però, a poco a poco, presenta un sempre maggior numero di volgarismi, particolarmente evidenti in alcuni testi, soprattutto documenti giuridici e notarili nati da una certa casualità e riferiti a necessità di tipo pratico. Storia di un chierico distratto «In un anno qualsiasi della prima metà del IX secolo, 820 o 840, poco importa, un chierico era intento a copiare, nello scriptorium della scuola capitolare di Verona, un testo classico. La trascrizione di antichi manoscritti, sopravvissuti al flagello dei barbari, al fuoco, all umidità, alle tarme, ai topi e all oblio, occupava a tempo pieno falangi di copisti nei conventi di tutta Europa. Un compito faticoso e monotono: c era da perdere la vista e da diventare gobbi, sempre chini sulla scriptoria mensa... Ma torniamo al nostro chierico veronese: era un ragazzo e i ragazzi, si sa, hanno la tendenza a perdersi con la testa tra le nuvole. Così, quella mattina che immaginiamo di primavera, il giovane copista, stregato dall aria tiepida, dai profumi che provenivano dall orto e dall azzurro del cielo, sospese il lavoro e [...] si mise a fantasticare. Quando ciò accade, capita e sarà capitato anche a voi di tracciare distrattamente ghirigori o lettere dell alfabeto, di disegnare linee o cerchi. Il nostro copista, che era uno scrivano, si mise a scrivere sul margine di un vecchio codice liturgico utilizzato, dopo aver appuntito la rachide, per le prove di penna: se pareba boves & alba pratalia araba & albo versorio teneba & negro semen seminaba È, questo, l indovinello veronese, da taluni ritenuto il primo documento scritto in italiano. Eccone la traduzione: somigliavano a buoi / aravano i bianchi campi e tenevano il bianco vomere / e seminavano il nero seme I buoi sono le cinque dita. I bianchi campi sono i fogli. Il bianco vomere è la penna. Il nero seme, l inchiostro. Un indovinello, dunque, ma anche una parabola del lavoro del copista e un documento fondamentale per gli studiosi di linguistica. Senza volergli fare torto, è necessario precisare che l indovinello non è farina del sacco del chierico veronese. Doveva circolare fra gli scriptoria. La stessa allegoria la troviamo in Paolo Diacono e in Adelmo di Malmesbury che, se avete letto Il nome della rosa, qualcosa dovrebbe dirvi...» (P. Granzotto, Il piacere dell italiano, Scipioni, Valentano, 2001) 11

13 0000_unità0_005_012_ Introduzione Poesia 03/11/10 14:18 Pagina 12 Una questione di proprietà Ben altre caratteristiche ha, intorno al 960, il cosiddetto placito cassinense (o placito capuano): Sao Ke kelle terre, per kelle fini que ki contene trenta anni le possette parte sancti Benedicti. (So che quelle terre, entro quei confini che qui si descrivono, trent anni le ha tenute in possesso il monastero di San Benedetto). Il placito è un atto notarile, una sentenza relativa a un processo intentato contro un tale Rodelgrimo, che aveva occupato le terre di proprietà dell abbazia benedettina di Montecassino. Il testo si inserisce in un preciso ambito politico-sociale, il principato longobardo di Capua e Benevento, e fa riferimento a una precisa contingenza storica, la battaglia legale condotta dagli abati di Montecassino per recuperare i beni terreni sottratti al convento, a seguito della sua distruzione a opera dei saraceni nell 883. La sentenza viene inserita in volgare all interno di un verbale redatto in testo latino: il ricorso al doppio codice linguistico prova che giudici e notai, in quanto depositari della norma giuridica, si esprimevano in un latino tecnico e formulare, ma nel contempo dovevano applicare la norma al servizio di una collettività del tutto illetterata. Tre anni dopo altri atti simili, prodotti sempre in Campania (a Sessa Aurunca e a Teano) e riguardanti lo stesso processo, ripresentano la stessa formula, ormai divenuta d uso. La formula di giuramento in volgare campano contenuta nel Placito di Capua. Un originale fumetto «Altra interessante testimonianza del volgare è l iscrizione su un affresco della chiesa di San Clemente, a Roma. Interessante perché è il primo esempio di volgare riservato al pubblico. Insomma, non un atto notarile, ma un fumetto che tutti i fedeli di San Clemente potevano leggere (o meglio, farsi leggere). L affresco rappresenta il pagano Sisinnio il quale, convinto che avesse abusato della propria moglie, è intento a punire San Clemente: Fili de le pute, traite ( figli di puttana, trascinatelo qui! ), intima Sisinnio ai servi Gosmari e Albertel. Falite dereto co lo palo ( dagli dietro col palo! ), ordina al terzo servo, Cavroncelle (Carboncello). Come è noto, Clemente non subì le sevizie alle quali Sisinnio intendeva sottoporlo. Si compì infatti un miracolo: invece del santo, Gosmari, Albertel e Cavroncelle trascinarono e martirizzarono una pesante colonna. Dalla quale si levò l ammonimento: Duritiam cordis vestris saxa traere meruistis ( per la durezza del vostro cuore avete meritato di trascinar pietre ). Noterete che il santo non si esprime in volgare: il santo uomo di Chiesa, se parla, parla in latino (un po zoppicante, ma tant è). Quando tutto lasciava credere che il rusticum verbum potesse crescere sano e forte, quando sembrava cosa fatta il distacco dalla lingua madre, riservata all eloquio di preti, di papi e di santi, con un colpo di coda il latino tornò prepotentemente in cattedra, confinando l italiano in un angolo». (P. Granzotto, Il piacere dell italiano cit.) 12 Le radici di una lingua

14 Unità 1 Siciliani e siculo-toscani Dalla Provenza alla Sicilia Giacomo da Lentini Io m aggio posto in core a Dio servire Meravigliosa-mente Nel mondo dei giullari Cielo d Alcamo Rosa fresca aulentissima... Rinaldo d Aquino Già mai non mi conforto Dalla Magna Curia al Comune Guittone d Arezzo Ahi lasso!, or è stagion de doler tanto Bonagiunta Orbicciani Voi ch avete mutata la mainera Chiaro Davanzati La splendiente luce, quando appare Intersezioni Dossier: Federico II: stupor mundi 4Dante Alighieri Pier delle Vigne Teatro: Ridere è una cosa seria 4Dario Fo Mistero buffo 13

15 La Dalla nascita Provenza della alla Sicilia lirica d amore: dalla Provenza allo Stilnovo 14 6Anonimo, Scena di corte, 1460 circa, Bergamo, Accademia Carrara. Alla corte di Federico II ( ), incoronato imperatore nel 1220, la Sicilia diventa il centro politico e culturale del Sacro Romano Impero: proprio a Palermo si raccoglie il primo gruppo omogeneo di poeti italiani che daranno vita a quella Scuola che Dante definirà siciliana. Tema dominante di questa produzione poetica è, per influenza provenzale, l amore, e rielaborazione in volgare locale della poesia trobadorica può essere definita la lirica di questo cenacolo ristretto e selezionato di autori, primo esempio di poesia d arte composta in volgare italo-romanzo. Alla corte di Federico II fioriva rigogliosa la vita intellettuale: l imperatore stesso possedeva vaste conoscenze nelle arti e nelle scienze; fautore di una cultura e di uno stato moderni, Federico seppe valorizzare la cultura araba, la scienza e la filosofia, favorì la scuola come istituzione per la formazione di un ceto dirigente e fondò, nel 1224, l Università di Napoli, concorrente di quella di Bologna e primo esempio di università laica. Con la sua corte i poeti della Scuola intrattengono un rapporto stretto: a partire dal loro iniziatore, quel Giacomo da Lentini che sarebbe stato l inventore del sonetto, tutti appartengono allo stesso mondo. Sono dignitari e funzionari stipendiati che scrivono per puro diletto e per i quali si è coniata la definizione di poeta-notaio. Se per il tema esclusivo dell amore (nella forma di un raffinato gioco intellettuale che rimanda all amore fino di ascendenza trobadorica e che esclude ogni riferimento sociale e politico) i nostri poeti richiamano il mondo provenzale, la loro distanza dal modello d Oltralpe si può ritrovare nell accentuazione dell esperienza individuale, in una maggiore capacità di introspezione psicologica e nell astrazione che preannuncia toni allegorici. Importanti innovazioni tecniche e metriche distinguono poi la produzione dei Siciliani: dalla centralità della canzone che in origine era destinata a essere musicata alla creazione del sonetto, la forma chiusa destinata ad avere tanta fortuna nella nostra storia letteraria, fino a diventare il metro prediletto per la poesia d amore. Stilisticamente la poesia dei Siciliani è artificiosa, utilizza diversi tipi di rime e si esprime in una lingua volgare aulica, altrettanto artificiale e di genere. Tale lingua, tuttavia, nel passaggio alla volgarizzazione in toscano perderà molte delle caratteristiche tipiche del fondo idiomatico di base. Unità 1 Siciliani e siculo-toscani

16 La Scuola siciliana GIACOMO DA LENTINI Io m aggio posto in core a Dio servire Giacomo (Jacopo) da Lentini è il primo poeta che Dante ricorda come autorevole iniziatore della Scuola siciliana: nato intorno al 1210 e morto verso il 1260, della sua vita non si hanno molte notizie. Notaio alla corte di Federico II, con questo titolo firmò alcune liriche. A lui è attribuita l invenzione del sonetto, una forma poetica sconosciuta ai provenzali, oltre alla codificazione della forma metrica della canzone. Imitato in vario modo dagli altri Siciliani e molto apprezzato anche dai Toscani, il suo canzoniere, composto da 38 componimenti, è il più articolato e ricco di quelli a noi pervenuti. 1. m aggio: l uso dell ausiliare avere al posto di 10 essere è caratteristica meridionale. 2. ghiora: forma popolare toscana di gloria (come sinonimo di paradiso ). 5 Io m aggio 1 posto in core a Dio servire, com io potesse gire in paradiso, al santo loco, ch aggio audito dire, o si mantien sollazzo, gioco e riso. Sanza mia donna non vi voria gire, quella c à blonda testa e claro viso, che sanza lei non poteria gaudere, estando da la mia donna diviso. Ma no lo dico a tale intendimento, perch io pecato ci volesse fare; se non veder lo suo bel portamento e lo bel viso e l morbido sguardare: che l mi teria in gran consolamento, veggendo la mia donna in ghiora 2 stare. (G. da Lentini, in Antologia della poesia italiana, a cura di C. Segre e C. Ossola, Torino, Einaudi, 1997) Io mi sono proposto di servire Dio / in modo da poter andare in paradiso, / al santo luogo del quale ho sentito parlare, / dove durano eternamente gioia, divertimento e allegria. Non vorrei andarvi senza la mia donna, / quella dalla testa bionda e dal viso luminoso, / perché senza di lei non potrei provare gioia, / stando diviso dalla mia donna. Tuttavia non lo dico con l intenzione / di voler commettere peccato; / ma solo per vedere il suo virtuoso comportamento, il suo bel viso e il dolce sguardo: / perché sarebbe per me una grande consolazione / vedere la mia donna stare nella beatitudine del paradiso. Analisi del testo Tra cielo e terra Il sonetto sembra aprirsi con un intenzione religiosa: una vita esemplare («Dio servire») è condizione essenziale per guadagnarsi la beatitudine eterna. Tuttavia, il paradiso di cui si parla nel seguito del testo ha caratteristiche molto legate alla terra: «sollazzo, gioco e riso» (v. 4) sono elementi piacevoli, più legati alla vita mondana di una corte terrena che non alla gioia celeste. A completare il quadro, l immagine della donna amata conferma l ambiguità presente nel testo: se da un lato tale donna ha «blonda testa e claro viso» (v. 6), attributi tipici della bellezza femminile, dall altro essa è vista in chiusura della lirica quasi come una donna angelicata, che risiede «in ghiora», ossia nella beatitudine eterna. 4Dama a cavallo, Breviario Grimani, , Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana. 15

17 Questa divinizzazione femminile «è stata variamente interpretata: per alcuni costituisce l ultimo elemento di una decisa materializzazione del paradiso (ben nota alla concretezza popolare); per altri, al contrario, un momento di spiritualizzazione dell amore fisico, sublimato nella pura contemplazione di una creatura che prelude alla donna-angelo degli stilnovisti» (Segre-Martignoni). Particolare, inoltre, nella seconda quartina la costruzione in parallelo che abbiamo evidenziato nel testo («Sanza mia donna non vi voria gire... sanza lei non poteria gaudere»): sostenere che senza la propria donna non sarebbe completa la beatitudine neppure in paradiso è un affermazione certamente molto forte, anche considerando l epoca in cui la lirica è stata scritta. Il poeta se ne accorge e cerca di mediare, precisando che non ha intenzione di commettere peccato e tentando così di risolvere, con un tono leggero e vagamente ironico, il conflitto tra amore e religione. Il linguaggio Pur nella trascrizione toscana, restano evidenti alcuni elementi del lessico siciliano: il verbo «aggio» (vv. 1 e 3) e la rima «gire-gaudere», che nell originale era «giri-gaudiri», in quanto in siciliano la e lunga del latino si trasformava in i, mentre in toscano dà e chiusa. Si crea così una pseudo rima, definita rima siciliana. A livello lessicale è forte la presenza di provenzalismi: parole come «sollazzo», «blonda», «claro» (con il mantenimento del nesso iniziale bl e cl, normale in provenzale e in francese), «intendimento», «portamento» e «consolamento» appartengono a questo ambito linguistico, mentre è tipica del toscano la forma «ghiora» per gloria (che è un elemento introdotto dal copista). «Audito» e «gaudere» sono invece due latinismi. Forma metrica La lirica è un sonetto con quartine e terzine a rime alternate secondo lo schema ABAB, ABAB, CDC, DCD. Il v. 7 è in rima siciliana («gaudere» per «gaudire»), mentre il v. 3 e il v. 7 presentano rima ricca («dire»-«gaudere»), come pure i vv («intendimento», «portamento» e «consolamento»). Forme e generi Rima siciliana e rima ricca Nell analisi del testo precedente abbiamo fatto cenno a due tipi di rime un po particolari, in uso nella poesia delle origini: la rima siciliana e la rima ricca. Per rima siciliana si intende un tipo particolare di rima, derivata da un errore linguistico, per cui rimano tra loro la e chiusa con la i e la o chiusa con la u : ad esempio, nella lirica analizzata, erano in rima «gire» e «gaudere». Nel testo originario siciliano la rima era regolare: il fraintendimento si è verificato nella successiva trascrizione in toscano a opera dei copisti. Si parla invece di rima ricca quando le parole condividono altri fonemi prima dell accento tonico: nel testo sono in rima ricca «dire»/«gaudere», come pure «intendimento», «portamento» e «consolamento». Esercizi Comprensione 1 Dove si ambienta la fantasia del poeta? 2 Perché il poeta dichiara di volere «servire Dio»? 3 Quali caratteristiche attribuisce al Paradiso Giacomo da Lentini? 4 Come viene presentata la figura femminile? 7 Nel sonetto si alternano prospettiva cortese e prospettiva cristiana: individua gli elementi che delineano queste due sfere. 8 Come il poeta cerca di superare il conflitto tra amore e religione? 9 Rintraccia nella lirica: a. i dialettismi siciliani; b. i latinismi; c. i provenzalismi. 16 Riflessione 5 Sottolinea le parole-chiave del testo. 6 Quali interpretazioni critiche sono state fornite di questa poesia? Unità 1 Siciliani e siculo-toscani Produzione 10 Confronta l immagine della donna presentata in questo testo con le donne presenti nella poesia stilnovista: quali aspetti comuni puoi evidenziare? Quali differenze?

18 Meravigliosa-mente 5 Meravigliosa-mente un amor mi distringe e mi tene ad ogn ora. Com om che pone mente in altro exemplo pinge la simile pintura, così, bella, facc eo, che nfra lo core meo porto la tua figura. In modo straordinario / un amore mi lega / e mi possiede in ogni momento. / Come chi osserva con attenzione / un diverso modello ne dipinge / una copia esatta, / così, o bella, faccio io, / che nel mio cuore / porto la tua immagine In cor par ch eo vi porti, pinta come parete 1, e non pare difore. O Deo, co mi par forte non so se lo sapete, con v amo di bon core; ch eo son sì vergognoso ca pur vi guardo ascoso e non vi mostro amore. Pare che io vi porti dipinta / nel cuore proprio come apparite, / e nulla traspare all esterno. / O Dio, come mi pare doloroso! / Non so se lo sapete / come vi amo di tutto cuore, / perché io sono così timido / che vi guardo solo di nascosto / e non vi manifesto il mio amore Avendo gran disio, dipinsi una pintura, bella, voi simigliante, e quando voi non vio 2 guardo n quella figura, e par ch eo v aggia 3 davante: come quello che crede salvarsi per sua fede, ancor non veggia inante. Avendo un grande desiderio, / dipinsi un immagine, / o bella, a voi somigliante, / e quando non vi vedo / guardo quella figura / e mi sembra di avervi davanti: / come chi crede / di salvarsi grazie alla sua fede, / sebbene non veda davanti [ai suoi occhi] quello in cui crede Al cor m ard una doglia, com om che ten lo foco a lo suo seno ascoso, e quanto più lo nvoglia, allora arde più loco e non pò star incluso: similemente eo ardo quando pass e non guardo a voi, vis amoroso. Nel cuore mi arde una passione dolorosa; / come uno che tiene un fuoco / nascosto nel cuore, / e quanto più lo avvolge / tanto più lì esso brucia / e non può stare rinchiuso: / in modo simile io ardo / quando passo e non rivolgo a voi lo sguardo, / o viso degno di essere amato. 1. pinta... parete: ritratta così come apparite. 2. vio: forma siciliana per vedo. 3. v aggia: vi abbia. 4. ancosciare... an coscio: sono forme siciliane per affannare, singhiozzare S eo guardo, quando passo, inver voi no mi giro, bella, per risguardare; andando, ad ogni passo getto un gran sospiro ca facemi ancosciare; e certo bene ancoscio 4, c a pena mi conoscio, tanto bella mi pare. Se anche guardo, quando passo, / verso di voi, non mi giro, / o bella, per guardare una seconda volta. / Continuando a camminare, a ogni passo / emetto un gran sospiro / che mi fa singhiozzare / e certamente mi affanno / così che a mala pena mi riconosco, / tanto bella mi apparite. 17

19 50 Assai v aggio laudato, madonna, in tutte parti, di bellezze c avete. Non so se v è contato ch eo lo faccia per arti, che voi pur v ascondete: sacciatelo per singa 5 zo ch eo no dico a linga, quando voi mi vedite. Assai vi ho lodato, / o madonna, in tutti i miei componimenti / per la bellezza che avete. / Non so se vi è stato detto / che io lo faccia ad arte, / dal momento che voi continuate a nascondervi: / comprendetelo da altri segni / se io non riesco a dirvelo a parole, / quando mi vedrete. 5. sacciatelo... singa: sono forme siciliane ( sappiatelo per segni ) Canzonetta novella, va canta nova cosa; lèvati da maitino davanti a la più bella, fiore d ogn amorosa, bionda più c auro fino: «Lo vostro amor, ch è caro, donatelo al Notaro ch è nato da Lentino». (G. da Lentini, in Antologia della poesia italiana cit.) Canzonetta appena composta, / va a cantare una cosa straordinaria. / Presentati di buon mattino / davanti alla donna più bella, / fior fiore delle donne degne di essere amate, / bionda più dell oro puro: / «il vostro amore, che è prezioso, / donatelo al Notaio / che è nativo di Lentini». 18 Analisi del testo L interiorizzazione dei motivi provenzali In questa lirica Giacomo da Lentini rielabora temi della poesia provenzale: dall amore tenuto nascosto da un innamorato timido, all immagine di madonna dipinta nel cuore, ai segni che rivelano all esterno i sentimenti. Questi motivi tradizionali sono tuttavia ravvivati da una serie di immagini che conferiscono alla poesia un tono particolare. La visione reale di madonna Nei passaggi che scandiscono il testo il poeta, rivolgendosi alla donna amata, confessa la straordinaria esperienza spirituale di un sentimento che, dalla contemplazione esterna, passa a una visione tutta interiore. Il motivo è svolto in tre momenti, che ne esprimono la gradazione: nel primo (fino al v. 35) il poeta contempla l amata in modo da non essere visto. La bellezza di lei, che gli appare come un miracolo, suscita nel suo cuore uno stupore doloroso, come di fronte a una creatura divina. La consapevolezza della distanza incolmabile tra amante e amata, condizione fondamentale della fin amor, viene qui ribadita. Alla contemplazione si alterna il dolore di non riuscire a esprimere, per timidezza o incapacità, il proprio sentimento: così al v. 35 il poeta dichiara di non osare guardare la donna quando le passa accanto. In un ulteriore passaggio (vv ) insiste su questa impossibilità di voltarsi una seconda volta a contemplarla. Unità 1 Siciliani e siculo-toscani Dalla visione reale a quella interiore Alla visione oggettiva della donna si contrappone la visione interiore: il poeta sottolinea come l immagine dell amata sia impressa nel cuore e sia una perfetta riproduzione del modello originale. Il concetto è espresso attraverso parole-chiave che rimandano al mondo della pittura e che abbiamo evidenziato nel testo: come un artista riproduce con esattezza il modello da dipingere, così accade al poeta quando dipinge in cuore l immagine di madonna. Lo sguardo interiore è superiore alla visione reale ed è proprio questo il motivo più profondo della lirica: partendo dalla realtà dell immagine, si passa poi alla sua astrazione. Il poeta ricorre a questo punto ad altri motivi tradizionali della lirica trobadorica: con l iterazione del verbo «parere» (ai vv. 10, 11, 12, 13, 24 e 45) e del verbo «ardere» (vv. 28, 32, 34), il poeta da un lato sottolinea il contrasto tra visione oggettiva e visione interiore della donna, dall altro crea un campo semantico in cui è evidente l intensità della passione amorosa. Forma metrica La lirica è una canzonetta di sette strofe: nell ultima (vv ), che funge da congedo, il poeta rivolge all amata una preghiera perché gli faccia dono del suo amore, firmandosi con la qualifica «Notaro». Ogni strofa è costituita da nove versi settenari, con rime secondo lo schema ABC, ABC, DDC. Le rime siciliane si trovano ai versi: 3-6-9; 10-13; ;

20 Esercizi Comprensione 1 Sintetizza in 10 righe il contenuto della canzonetta. 2 Rintraccia nella lirica le parole-chiave e definisci i campi semantici da esse suggeriti. 3 Come viene sviluppato nella poesia il tema dell immagine interiore della donna amata? 4 Quali parole segnalano nel testo la timidezza dell a - mante? 5 Sottolinea nel testo le rime siciliane. Riflessione 6 Aiutandoti con le sottolineature e le parole in grassetto del testo, individua le espressioni legate al tema della visione. 7 Aiutandoti con le sottolineature e le parole in grassetto, analizza la similitudine della pintura e spiegane il significato. 8 Aiutandoti con le sottolineature e le parole in grassetto, rintraccia nella lirica il tema della bellezza femminile. 9 Rintraccia nella poesia il punto in cui la visione della donna amata assume tratti religiosi. 10 Sul piano linguistico nella lirica si nota una pluralità di registri. Rintraccia: a. le parole siciliane; b. i provenzalismi. Produzione 11 Prova, in un breve testo in versi o in prosa, a descrivere una persona per la quale provi o hai provato un sentimento d amore o d affetto. In dettaglio La trasmissione toscanizzata dei testi originari Quando i testi siciliani sono stati trascritti in Toscana dai copisti, hanno ricevuto una patina linguistica toscaneggiante : i testi che oggi possiamo leggere non sono dunque nella loro lingua originale, il siciliano illustre, bensì nella versione riveduta e corretta dagli amanuensi. La conseguenza più vistosa si è avuta quando la trascrizione di una parola ha generato quella rima imperfetta che è stata definita siciliana (vedi Forme e generi, p. 16). In questa situazione, particolare valore assume l unico componimento che ha mantenuto la sua veste linguistica originale: si tratta di una canzone di Stefano Protonotaro (o da Messina ), dal titolo Pir meu cori alligrari (Per rallegrare il mio cuore). Questo testo ci è stato trasmesso nella sua forma autentica da Giovanni Maria Barbieri, un filologo del Cinquecento che l ha trascritto da un codice poi andato perduto. Data la complessità del testo ci limitiamo a riportarne la prima strofa, con la parafrasi Pir meu cori alligrari, chi multu longiamenti senza alligranza e joi d amuri è statu, mi ritornu in cantari, ca forsi levimenti da dimuranza turniria in usatu di lu troppu taciri; e quandu l omu ha rasuni di diri, ben di cantari e mustrari alligranza, ca senza dimustranza joi siria sempri di pocu valuri; dunca ben di cantari onni amaduri. Parafrasi: Per rallegrare il mio cuore / che è stato a lungo / senza allegrezza e gioia d amore, / riprendo a cantare / perché forse facilmente / potrei mutare in abitudine l indugio / del troppo tacere, / e quando qualcuno ha ragione di poetare / ben deve cantare e mostrare allegria / perché se non viene manifestata / la gioia sarebbe di poco valore: / dunque ben deve cantare ogni innamorato. Con la fine del Medioevo la fruizione del libro raggiunse le corti. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana. 19

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