3.3. La necropoli orientalizzante di via d Avack, Roma

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1 3. L ager Veientanus 147 sibile immaginare che il grande centro protourbano villanoviano abbia potenziato e ri-fondato un sito già esistente riconoscendone il valore strategico, di confine e frontiera aperta a lungo raggio, come testimoniato dal coacervo di influenze diverse nella cultura materiale che già i soli pochi dati a disposizione dello scavo del 1892 raccontano La necropoli orientalizzante di via d Avack, Roma (M. Arizza, A. De Cristofaro, A. Piergrossi, D. Rossi) The analysis of the orientalising tombs discovered in 2008 in the Veii territory in the NW area of the modern Roman suburbium, allows us to outline the character of a minor aristocratic group dedicated to the exploitation of rural resources and to mercantile activities, as suggested by the presence in the funerary set of metallic tools and, especially, by the representation engraved on a impasto kantharos of the transportation of horses by sea. Tra il 2007 e il 2008, la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, nell ambito delle attività di tutela del territorio, ha condotto indagini archeologiche preventive presso via A. d Avack, traversa della via Giustiniana. Gli scavi hanno messo in luce un sepolcreto composto da otto tombe che gravitava lungo il percorso dell antica via Veientana, circa 4 km a SE del pianoro di Veio 55. Sei delle sepolture a camera ipogea (Tombe 1, 2, 3, 4, 5, 9) e la nicchia ricavata lungo il dromos della tomba 2 (Tomba 7) sono ascrivibili a epoca orientalizzante, mentre a età arcaica appartiene la tomba a vestibolo o a tramite (Tomba 8) (Fig ). Le tombe a camera presentano caratteristiche architettoniche comuni: un dromos a cielo aperto che conduce alla camera ipogea quadrangolare mediante un accesso chiuso con blocchi in tufo per garantirne la sigillatura. La più antica tra queste sepolture risulta essere la Tomba 1, collocabile nell ambito dell orientalizzante medio, con una cronologia che si fissa all inizio del secondo quarto del VII sec. a.c. Il suo cospicuo corredo è composto da due anfore in white on red e un olla scanalata di impasto rosso 56 ; una serie di impasti bruni riccamente decorati a incisione (una brocca a tre colli; tre kotylai; tre calici su basso piede; un anforetta a spirali; una olpe-attingitoio) (Fig ). Di particolare rilievo risulta la brocca a tre colli, forma piuttosto rara, con una ricca 55 Una prima presentazione dello scavo è in Arizza, Carducci, De Cristofaro, De Marco, Rossi 2009, pp ; la presentazione analitica della tomba 3 e del kantharos in essa rinvenuto in Arizza, De Cristofaro, Piergrossi, Rossi ten Kortenaar 2011, tipo 140 C 3 b, p. 70, tav. 8 (con confronti), databile nell ambito della prima metà del VII sec. a.c., probabilmente già dal primo quarto.

2 148 Novità nella ricerca archeologica a Veio decorazione incisa di palmette fenicie, fiori di loto e motivi ondulati a serpentello sui colli. Il vaso è purtroppo ricostruibile solo in modo parziale. Il miglior confronto, al momento, sembra essere un esemplare adespota a quattro colli in impasto della collezione C.A. di Ginevra, datato tra secondo e terzo quarto del VII sec. a.c. e ricondotto da Camporeale a una officina falisca 57. Il ritrovamento di via d Avack permette di proporre più coerentemente una produzione veiente per questa particolare foggia di vasi. Altrettanto significative sono le due kotylai in impasto bruno. Una presenta due cavalli incisi alati rivolti a destra nell atto del movimento, campiti internamente con puntini e tratti paralleli; la seconda kotyle, morfologicamente simile alla precedente, è decorata con un trofeo vegetale composito, desunto dal repertorio iconografico levantino 58. A completare il set da banchetto sono presenti anche uno skyphos e una oinochoe con decorazione dipinta geometrica 59 ; spiedi e alari in ferro e un cozltello. Al corredo personale afferiscono una fibula miniaturistica a sanguisuga e alcuni grani di collana in pasta vitrea e ambra. In ordine cronologico segue la Tomba 3 (Fig ): l analisi del corredo ha indotto a ipotizzare la presenza di due sepolture distinte e cronologicamente differenziate. La suddivisione quindi dei numerosi materiali provenienti dalla camera in tomba 3A e tomba 3B (81 vasi in ceramica, oltre ai metalli), è basata su criteri di classificazione. Alla tomba 3A, collocabile nell orientalizzante medio e, più precisamente, alla metà circa del VII sec. a.c., oltre a un raro kantharos in impasto con scene di navigazione incise 60, sembrano potersi riferire 17 vasi in ceramica tra cui: buccheri (anforette a spirali e olpette), impasti bruni (cinque anforette a spirali, due calici e un olpetta), impasto rosso (una coppetta su piede) e ceramiche figuline (due aryballoi protocorinzi, 57 Chamay 1993, cat. 95, pp La forma in esame, alta e slanciata, deriva direttamente dalla tall kotyle del protocorinzio antico a vasca profonda (Brokaw 1964, pp. 50-2; Neeft 1975). Il tipo è presente in Etruria, in ambito falisco e nel Lazio (un elenco delle presenze in Bosio, Pugnetti 1986, p. 89, nota 22). Le realizzazioni in impasto compaiono dal secondo quarto del VII sec. a.c. e incontrano notevole popolarità. A Veio due kotylai di questo tipo, in impasto e in bucchero (tipo Rasmussen a) sono presenti nella deposizione principesca della tomba V di Monte Michele (Boitani 1985, tavv. XCV/B, CII/B). 59 La coppa è riferibile al Gruppo Bb individuato da S. Neri (2010, pp , tav. 27), datato alla prima metà del VII sec. a.c.; anche l oinochoe appartiene al medesimo orizzonte cronologico (Neri 2010, tipo Cb 4a, pp. 63-6, tavv. 8-9). 60 Per l edizione analitica del vaso e del corredo vd. Arizza, De Cristofaro, Piergrossi, Rossi 2013.

3 3. L ager Veientanus 149 un olpetta etrusco geometrica e un piatto ad aironi). Verosimilmente pertinente a questa sepoltura è un letto in tufo giallo composto da tre poggioli verticali e un piano deposizionale in due sezioni; dei tre sostegni, i due esterni sono sagomati e modanati mentre il centrale è scanalato e conformato a zampa di leone; il piano riporta una lavorazione sulla faccia superiore rappresentante un cuscino 61. Al corredo della Tomba 3A appartengono probabilmente diversi elementi in ferro: un falcetto o roncola, frammenti di uno spiedo, un coltello del tipo a fiamma e alcune immanicature con resti lignei forse pertinenti a una lancia. Il corredo della Tomba 4 appartiene all orientalizzante recente iniziale ed è costituito da pochi elementi a causa di un intervento di scavo clandestino che ha manomesso la sepoltura alterandone l originaria composizione. Si conservano sei vasi in ceramica, una fibula a sanguisuga in bronzo e alcuni elementi probabilmente pertinenti all ornamento personale, sempre in bronzo e in pasta vitrea. Le coppe sono le più rappresentate: una in bucchero e due in ceramica etrusco geometrica; sono presenti inoltre due ollette stamnoidi: una con decorazione ad aironi 62, oltre a una oinochoe etrusco geometrica. All orientalizzante recente si data la tomba 2 che ha restituito 34 vasi in ceramica oltre a frammenti di ferro, probabilmente pertinenti a un alare, e di ambra. Tra le ceramiche si segnala l assenza di impasto bruno, mentre numerosi sono i buccheri (un anforetta a spirali, quattro calici, ben dieci coppe, una olpe-attingitoio 63, due kantharoi 64, una kotyle 65, un kyathos, tre olpai 66 e tre fuseruole) oltre a un piatto in impasto rosso 67 e a ceramiche figuline (un olla, due anfore e un olpe). Da segnalare la presenza di tre poggioli in tufo giallo modanati, sostegni di un letto in materiale deperibile di cui non si conserva traccia, in tutto simili a quelli descritti nella tomba 3A. 61 Un letto simile è stato ritrovato anche in una tomba veiente in tenuta Inviolatella (Stefani 1935a) e nel vano II del sepolcro A del tumulo di Vaccareccia ( a.c.) con cuscino arcuato (Stefani 1935b, pp ). Poggioli modanati molto simili sono presenti su una kline da Cerveteri, tomba 6 della Banditaccia, del tipo Ia della classificazione di Steingräber (1979, p. 333, n. 684, taf. XXXVI, 2), datata alla seconda metà del VII sec. a.c. 62 L esemplare appartiene al tipo Dd 1a della classificazione di S. Neri (2010, p. 115, tav (PS/81), tipo Dd 1a), databile fra l orientalizzante medio e recente. 63 Tipo 1a, secondo-terzo quarto del VII sec. a.c. (Rasmussen 1979, pl. 22, n. 96). 64 Tipo 3a, terzo quarto-fine VII sec. a.c. (Rasmussen 1979, pl. 30, n ). 65 Tipo c, terzo quarto-fine VII sec. a.c. (Rasmussen 1979, pl. 26, n. 124). 66 Tipo 1, databile dalla metà del VII sec. a.c. (Rasmussen 1979, pl. 21, n. 87). 67 Tipo 290 C c 2, orientalizzante medio (ten Kortenaar 2011, p. 151, tav. 43).

4 150 Novità nella ricerca archeologica a Veio La più recente tra le sepolture in tomba a camera è la Tomba 3B: 45 vasi in ceramica tra buccheri, impasti bruni, impasti rossi e ceramica figulina. Le forme già citate nelle sepolture precedenti sono presenti anche in questo corredo che risulta essere il più cospicuo dal punto di vista del numero di vasi; si segnala la presenza di una tripod bowl in impasto chiaro sabbioso di probabile origine siriana 68 che, assieme all anfora, al kantharos e all olla, rappresentano le forme più caratterizzanti del banchetto. Le ultime tre sepolture, certamente riferibili all orientalizzante, anche se non ci sono elementi utili a una datazione maggiormente puntuale, sono le Tombe 5, 7 e 9. La prima è sempre del tipo a camera con corridoio, ma purtroppo è stata quasi completamente saccheggiata da scavi clandestini moderni. Si sono conservati, su una banchina laterale della camera, due falcetti in ferro affiancati 69. La Tomba 7 è un loculo o nicchia ricavato lungo il dromos della tomba 2 e si conserva solo in minima parte in quanto intaccata dallo scavo del vestibolo della Tomba 8; gli unici elementi superstiti del corredo sono i frammenti di due aryballoi. L ultima, la Tomba 9, defilata rispetto al nucleo delle altre sepolture, risulta sensibilmente rasata dalle attività arative e priva di corredo e resti antropici. A determinare queste condizioni potrebbe essere stata un attività di spoliazione o, al contrario, una intenzionale modalità di seppellimento che non prevedeva il consueto corredo di accompagnamento al defunto, come già occasionalmente verificato in altre coeve necropoli veienti e laziali 70. Riferibile invece all età arcaica è l ultima tra le sepolture del complesso, la Tomba 8, del tipo a vestibolo 71. La struttura, tipicamente veiente, è composta da una grande camera rettangolare scavata nel tufo con una scala di accesso risparmiata in negativo e una piccola nicchia presso l angolo SE contenente un olla-cinerario in impasto rosso 72 coperta da 68 Per l analisi delle presenze in Etruria e nel Lazio vd. Botto 2000 e, da ultima, De Santis 2003, pp Un confronto puntuale dal tumulo Chigi (Bartoloni, Michetti, van Kampen 2012, p. 41, fig. 8/b) e dal tumulo CXXVI di Cerveteri (Botto 2000, p. 72, C4, fig. 1. 5). 69 Questo utensile è legato a attività agricole, in particolare per la potatura nell arboricoltura (Delpino 1989, 1997b, 2007) e per lo sfruttamento di risorse boschive e della macchia. 70 Per esempio per Veio la necropoli di Poggioverde (De Cristofaro, Santolini Giordani 2005, p. 166); nel Lazio il caso di Decima (Zevi 1977, pp ). 71 Drago 1997; Palmieri 2009; Arizza, Rossi cds. 72 Il breve collo cilindrico e il corpo globulare allungato, tendente all ovoide, con ventre rastremato verso il fondo permettono di avvicinare questo esemplare al tipo

5 3. L ager Veientanus 151 un calice in bucchero 73. Dal riempimento dell olla, oltre ovviamente ai resti combusti del defunto, provengono due piccoli anellini a fettuccia in piombo. La datazione, in base ai materiali e all architettura della sepoltura, è fissabile nel corso del pieno VI sec. a.c. La scelta di posizionare la camera in diretta connessione con i dromoi delle tombe più antiche, lascia intendere una chiara intenzione del titolare di sottolineare un rapporto familiare nobilitante con i membri delle generazioni precedenti. I dati presentati permettono di delineare la fisionomia ed i rapporti parentali dei titolari delle sepolture. La stretta prossimità ed il comune orientamento delle tombe indica chiaramente la presenza di una famiglia le cui vicende si susseguono per almeno tre generazioni. Di notevole interesse è la possibilità di registrare in tutte le tombe la presenza di indicatori utili alla ricostruzione, non solo dello status sociale e del genere dei singoli defunti, ma anche di quegli elementi socio-economici e culturali che contribuiscono a definire la sfera più generale dell oikos familiare. Il gruppo di via d Avack fonda il proprio benessere sul possesso di ampie porzioni di territorio rurale, le quali, come è ovvio, sono destinate sia all allevamento che alle attività agricole 74. È sintomatico però che nell ambito di queste attività economiche, in sede di rappresentazione funeraria vengano evidenziate solo quelle più prestigiose sul piano economico e sociale: la coltivazione arbustiva specializzata 75 (quasi certamente vite nel caso in esame) e, attività aristocratica per eccellenza in età arcaica, l allevamento di cavalli finalizzato alla guerra ed allo scambio 76. Tra le altre risorse territoriali sfruttate dal gruppo, va forse annoverata anche una vasta cava di materiale tufaceo localizzata nelle immediate vicinanze delle tombe e la cui fase di utilizzo sembra prendere l avvio già dagli ultimi decenni del VII sec. a.c. 77 Di notevole interesse, poi, sono le informazioni desumibili dal kantharos in impasto con scene di navigazione incise dalla Tomba 3A, VPAII.L della classificazione di S. ten Kortenaar (2012, p. 135, tav. XVIII.5) dei materiali dal sito di Piazza d Armi a Veio. Dai confronti si deduce una datazione tra il secondo quarto e la fine del VI sec. a.c. 73 L esemplare di fattura rozza appartiene al tipo Rasmussen 4b (1979, pl. 29, n ), databile tra il VI e gli inizi del V sec. a.c. 74 Sul territorio di Veio in età orientalizzante vd. De Santis 1997; De Cristofaro, Santolini Giordani 2005; Colonna, Maras Vd. nota Azzaroli 1972, in particolare pp ; Jannot 1986; Gambari, Tecchiati 2004; Camporeale ; Cherici Arizza, Carducci, De Cristofaro, De Marco, Rossi 2009, p. 253.

6 152 Novità nella ricerca archeologica a Veio certo quella del personaggio più eminente del gruppo. Il vaso, quasi come in un compendio biografico, illustra l andar per mare del suo proprietario, con una piccola flotta di imbarcazioni adatta a coprire anche lunghe distanze. Destinati al commercio sembrano essere appunto i beni più preziosi tra quelli prodotti dall oikos, ovvero i già citati vino e cavalli, secondo i modi di quella prexis che ben conosciamo grazie alle fonti letterarie elleniche 78. Si tratta dunque di un tipo di attività presumibilmente dal carattere stagionale e la cui conduzione è strettamente complementare sul piano economico e socio-culturale alle altre attività di sussistenza: tramite essa, infatti, il naukleros integra e arricchisce l andamento economico del proprio oikos, ampliando al contempo, attraverso il dono e lo scambio, la sua rete di contatti e conoscenze al di fuori della sua comunità, anche a nome e per conto di tutto il gruppo familiare. Altrettanto interessante è, su un piano più latamente culturale, l uso narrativo delle immagini che il kantharos documenta. Esso è infatti concepito quale vaso principe del servizio per il banchetto funebre, destinato a essere idealmente passato di mano in mano tra i commensali e, in questo modo, a richiamare e a tramandare ai presenti e ai posteri le gesta più memorabili del suo proprietario. Cronologicamente, siamo nella fase più antica per la formazione del racconto visivo nell arte etrusca, cioè nella fase in cui questa per la prima volta, dopo le esperienze sintatticamente più semplici dell età villanoviana, viene maturando un più complesso e consapevole uso simbolico delle immagini per finalità narrative 79. Tali narrazioni, come noto, si sviluppano sia mediante l uso di miti greci, spesso declinati in chiave analogica 80, sia con le cosiddette scene narrative realistiche, ovvero con figurazioni direttamente riferite a eventi e azioni del tempo presente, come accade nel caso del kantharos in esame. Epicentro di questa piccola rivoluzione culturale, la cui portata avrà effetti dirompenti e duraturi per tutta la cultura etrusca, è Cerveteri, dove grazie alla pronta ricezione del magistero ellenico si stabilisce sin dall orientalizzante antico una scuola di ceramografi innovatori 81. Il vaso da via d Avack però testimonia anche in ambito veiente il precoce accoglimento delle nuove tecniche legate al racconto per immagini, 78 Mele Su questo argomento manca ancora uno studio d insieme aggiornato. Spunti fondamentali in Colonna 1980, Szilagyi 1989, Menichetti 1994, Canciani Da ultimo vd. Bellelli Per esempio vd. Martelli 1987c. 81 Martelli 1984, 1987a, 1987b, 1987c, 1988, 2001, 2008.

7 3. L ager Veientanus 153 e di conseguenza l esistenza nella comunità veiente di una committenza aristocratica culturalmente aggiornata e desiderosa di esprimersi sul piano ideologico e rappresentativo con strumenti fortemente innovativi rispetto a quelli della locale tradizione artistica. Come è consuetudine per la cultura materiale di età orientalizzante, il banchetto rappresenta il momento centrale del dispositivo di rappresentazione funeraria di tutti i defunti 82. Alcuni dei membri maschili, poi, risultano ulteriormente caratterizzati come guerrieri, mentre per le donne è esaltato il tradizionale ruolo di padrona della casa e delle attività produttive a essa connesse. Più difficile, allo stato attuale delle conoscenze, risulta collocare con buona approssimazione la posizione degli individui sepolti a via d Avack nel quadro generale e ancora troppo incerto della società veiente di età orientalizzante. Sulla base dei dati noti dalle necropoli urbane e rurali, però, si possono sin da ora cogliere i riflessi di una società che, già nell orientalizzante antico, si mostra particolarmente articolata sul piano economico e sociale: figure di vertice di rango principesco poste a capo di strutture di carattere gentilizio 83 ; piccoli nuclei familiari chiaramente connotati in senso aristocratico seppure non di vertice come il caso qui presentato; più ampi raggruppamenti di famiglie mononucleari presumibilmente legati da rapporti familiari e il cui status sociale, più che all ambito aristocratico, appare forse più consono a quello di un vasto ceto medio di cittadini-contadini 84. In una siffatta struttura sociale, il gruppo di via d Avack appare più vicino a una aristocrazia minore, stabilmente insediata in un ampio settore dell agro veiente e presumibilmente legata ad altri gruppi familiari da rapporti parentali e, in senso lato, gentilizi. Un gruppo la cui storia ci ripromettiamo di approfondire in vista dell edizione finale dello scavo e del lavoro che, ormai da tempo, andiamo conducendo su un piccolo nucleo di necropoli e abitati di età orientalizzante e arcaica da noi indagati in anni recenti nel territorio posto tra Veio e la riva destra del Tevere Sul banchetto in Etruria vd. Cristofani 1987; Delpino 2000; Torelli 2000; Zaccaria Ruggiu 2003, pp ; Bartoloni 2007; Bartoloni, Acconcia, ten Kortenaar Per esempio il caso del Tumulo Chigi (Bartoloni, Michetti, van Kampen 2012). 84 Per esempio le piccole necropoli rurali di Volusia (Carbonara, Messineo, Pellegrino 1996) e Poggioverde (De Cristofaro, Santolini Giordani 2005; De Cristofaro, Piergrossi 2012). 85 L edizione definitiva dello scavo di via A. d Avack, in corso di elaborazione da parte degli scriventi, sarà inserita in una più vasta pubblicazione relativa ad alcune necropoli orientalizzanti e arcaiche rurali indagate dalla SSBAR negli ultimi 15 anni nei territori tra il XVIII e il XX Municipio di Roma.

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