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2 La storia della Sacmi ISBN X Copyright 1999 Editrice La Mandragora s.r.l. Via Selice 92 - Cas. Post Imola (Bo) Italy Tel. 0542/ Fax 0542/ mandrago@tin.it I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche), sono riservati per tutti i paesi. Progetto grafico di Roberta Rivano - Ag. Duerre L acquarello in copertina è di Germano Sartelli 6

3 La nostra storia... così è venuto il tempo di raccontare la nostra storia. In verità non è da oggi che si pensava di realizzare questa opera, che era nel desiderio e nell attesa di tanti soci. Il tempo corre velocemente. Si Erimanda una decisione da oggi a domani e poi ci accorgiamo che sono passati degli anni, dei decenni. Quasi stupiamo che il secolo XX stia per finire, che il Duemila abbia la porta socchiusa sul punto di aprirsi davanti a noi. E allora abbiamo la misura della realtà temporale. La Sacmi, non solo a Imola, è stata protagonista di questo secolo che finisce. Mettiamo dunque nero su bianco e raccontiamo gli avvenimenti che hanno contrassegnato la nascita e la crescita della Cooperativa. Abbiamo pensato di affidare l incarico di scrivere il nostro passato ad Aureliano Bassani, che sappiamo dotato di autentica memoria storica e di abile capacità di narrare le vicende di ottanta anni di vita aziendale. La Sacmi nasce nel 1919, un anno difficile e molto perturbato nell immediato dopoguerra del primo grande conflitto mondiale. Il problema è sempre quello della disoccupazione, del trovare un posto di lavoro ai giovani e ai non più giovani che la guerra ha emarginato ancora di più dal sistema produttivo in crisi. Ma i nove meccanici e fabbri che si mettono insieme guidati da Romeo Galli e da Giulio Miceti non hanno solo l esigenza del sostentamento per sé e per le loro famiglie, ma avvertono il bisogno di creare, di svolgere un ruolo imprenditoriale nell industria meccanica, tanto che nell atto costitutivo societario indicano come scopo primario della Cooperativa l esercizio diretto di una o più officine 7

4 La storia della Sacmi per riparazioni macchine in genere, acquisto e produzione di macchine.... L attività dei primi anni è molto limitata ed è fortemente condizionata da una dittatura che non risparmia ai soci violenze e intimidazioni. Così vanno le cose per oltre vent anni. Ma la società non si ferma. Negli anni Trenta, quando si può dire che su tutto il mondo produttivo e finanziario si rovesciano gli effetti della grande depressione americana, la Sacmi produce la sua prima macchina con il proprio marchio: è quella pulitrice delle arance. Passata la seconda guerra mondiale, la Cooperativa incontra il suo destino. In modo quasi casuale. La Cooperativa Ceramica di Imola, una delle aziende più colpite dai bombardamenti bellici, deve ricominciare il lavoro. Deve produrre piastrelle da rivestimento. Le macchine che le stampano sono danneggiate. I meccanici della Sacmi mettono in funzione le presse impropriamente chiamate stampatrici, poi cominciano a produrre le presse vere e proprie, che danno forma alle piastrelle. Passo dopo passo la Sacmi arriva a costruire tutte le macchine (compresi i forni di cottura) necessarie ad una azienda ceramica che voglia industrialmente fare piastrelle. A questo sistema integrato viene dato il nome di impianto. Oggi la Sacmi copre l intero comparto produttivo della ceramica industriale ed è leader nel mondo. Parallelamente il Gruppo, nell immediato secondo dopoguerra, comincia a fabbricare macchine dalle quali escono i tappi a corona e, più avanti nel tempo, i contenitori destinati prevalentemente all industria alimentare (packaging). La Cooperativa riesce a stabilire due teste di ponte: una a Sassuolo (per l industria ceramica) e una a Milano (per il commercio con l estero). Le sue macchine sono apprezzate dai mercati. Il marchio Sacmi va oltre i confini nazionali. Nascono società collegate e controllate dalla Sacmi: dagli Usa alla Cina, dall Estremo Oriente al Sudamerica. 8

5 La nostra storia... È stata una tessitura lunga e difficile, affrontata ogni giorno dalle donne e dagli uomini della Sacmi: operai comuni e specializzati, tecnici, operatori di ogni grado e mansione, ingegneri, progettisti, amministratori. La Cooperativa si è imposta sui mercati mondiali non per effetto di una bacchetta magica, ma grazie al sacrificio, alla tenacia, alla intelligenza dei suoi soci e dipendenti. La Sacmi, partita con una piccola dimensione artigianale, è riuscita a diventare un complesso industriale di rilevanza mondiale. Stare sul mercato oggi non è un impresa facile. La concorrenza impone di essere attenti, perseveranti, svegli, con le antenne sempre tese. Noi seguiamo questa strada di comportamento. Cercheremo di avvertire con prontezza, magari in anticipo, i cambiamenti e le richieste del mercato, vale a dire la domanda della gente. Questo libro vuol essere un ringraziamento a quanti hanno dedicato la loro vita per la Sacmi e una promessa che in futuro si percorrerà la stessa strada di saggezza e di buona amministrazione di cui la Cooperativa negli anni ha dato prova. Il Consiglio di amministrazione della Sacmi Cooperativa Meccanici di Imola 9

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7 Al lettore... a Sacmi, complesso industriale meccanico di dimensione internazionale, ha costruito anche la sua storia. Come cronista mi sono limitato a cercare notizie negli archivi, a buttar giù appunti Le numeri sul mio taccuino, a intervistare persone e personaggi, poi a raccontare gli accadimenti che hanno segnato ottant anni di vita della Cooperativa. Un racconto dal respiro umano dunque, che ha in sé i tratti salienti delle vicende nelle quali l uomo è protagonista singolarmente o come parte di una aggregazione di singoli: la durezza della conquista, le speranze e le delusioni, il sereno e la tempesta, la voglia di fare meglio e di più, la luce e il buio, la tensione di avere il domani migliore dell oggi. Sapevo sin dall inizio che l incarico affidatomi dal Consiglio di amministrazione non era facile. Ne ho avuto conferma durante il percorso narrativo. Gli amici della Sacmi sono stati meravigliosi, aiutandomi e consigliandomi nella ricerca. Per raccontare questa storia bisogna sempre avere presenti la particolarità del tempo in cui i fatti si sono svolti e il retroterra culturale che sempre ha dato l indicazione della strada da seguire. La storia della Sacmi non è solo una res di Imola. Interessa e si inserisce negli avvenimenti italiani di quasi un secolo. È pure entrata a far parte del villaggio globale, dell universo mondo. Ecco la ragione per la quale di tanto in tanto il racconto tocca certi avvenimenti di respiro nazionale e internazionale. Spero che questa mia scelta e interpretazione del metodo narrativo siano accettate con indulgenza dal lettore, anzi gli siano 11

8 La storia della Sacmi utili per avere un quadro abbastanza preciso del tempo e della vita della Cooperativa. Ringrazio tutti coloro che mi hanno aiutato. In primo luogo gli amministratori, i dirigenti ed i funzionari della Cooperativa. Sono stati collaboratori pazienti, pronti e precisi. Particolarmente sono grato per la loro assistenza alle segreterie del Consiglio di amministrazione e della presidenza. Il mio grazie si estende agli autori che hanno scritto della Sacmi (Sergio Beltrandi, Benito Benati, Quinto Casadio, Vinicio Dall Ara, Tino Dalla Valle, Nazario Galassi, Valter Galavotti, Gianluca Pedrazzi), dalle cui pubblicazioni ho attinto notizie preziose. Desidero ricordare con animo riconoscente tutti gli enti e le persone che hanno collaborato a realizzare questo lavoro. Essi sono il Comune di Imola, con particolare riferimento alla direttrice della Biblioteca comunale Grazia-Vittoria Gurrieri, alla dott.ssa Chiara Sabattani Bertolini e alle operatrici dell Archivio notarile mandamentale di Imola, all Ufficio Statistica, all Archivio degli Uffici Anagrafe e Stato Civile; la responsabile dell Archivio di Stato sezione di Imola, dott.ssa Liliana Vivoli Paniccia; il Cidra e il suo presidente Elio Gollini; la direzione del giornale Il nuovo diario messaggero di Imola; il direttore e il personale dell Archivio notarile circondariale di Bologna; la direzione generale della Banca di Imola; le signore Daniela Brescianelli Beltrandi, Maria Gabriella Bassani Piana, Silvia Bassani Manelli, Carla Cacciari Donati, Alice Ghellini Dow, Alessandra Giovannini Grumelli, Vincenzina Ricci Maccarini Belluzzi, Giuliana Spadoni Costanzi, Lina Spadoni Pieroni; i signori Rodiero Alieri, Giorgio Bartoli, Cesare Barbieri, Benito Benati, Arrigo Casadio, Andrea Ferri, Ciro Gasparri, Doriano Golinelli, Gianfranco Gualandi, Rino 12

9 Al lettore... Marani, Riccardo Miceti, Rino Morini, Carlo Parenti, Peppino Pelliconi, Giorgio Penazzi, Franco Quartieri, Ezio Ramenghi, Gianni Sanna, Enrico Spisni, Loretto Sullalti, Pier Paolo Tarabusi, Franco Tebaldi e Rino Vidotto. Sono particolarmente grato all Ufficio Immagine della Sacmi, per la sua valida e competente collaborazione nel lavoro editoriale. Grazie agli enti e alle persone che hanno cooperato a dare un aspetto consono e interessante alla iconografia. Alla valente squadra della Editrice La Mandragora per la quale ogni elogio è superfluo. Questi i riferimenti più importanti che mi premeva esporre. Certamente ho dimenticato qualcuno e qualcosa. Mi scuso. Non vogliatemene. Chi ho dimenticato di nominare si ritenga citato due volte e due volte ringraziato. La Sacmi, che ho paragonato alla mitica Mayflower, naviga in mare aperto verso il compimento dei cento anni di vita. Ricordiamola così com è, così come è stata. Ricordiamo i vecchi pionieri, le generazioni passate e le giovani forze che la portano avanti. Ricordiamola come un bell esempio di civiltà imprenditoriale in Italia e nel mondo. A.B. Le Note di riferimento sono segnalate in maniera molto sintetica, affinché il lettore possa subito stabilire il luogo dove trovare i punti interessanti ed eventualmente aver modo di controllare i dati. Le Altre fonti non sono che il tentativo di una modestissima bibliografia per chi abbia voglia di saperne di più sull argomento in generale. 13

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12 La storia della Sacmi L Italia dopo la guerra

13 L Italia dopo la guerra Il 1919 fu l anno successivo alla fine della prima grande guerra mondiale. Conclusione vittoriosa per le Nazioni che facevano parte della Triplice Intesa (Francia, Gran Bretagna e Russia), quindi anche per l Italia, che aveva cambiato alleanza a guerra già cominciata. Fu un anno particolare. Pieno di paure, di incognite, di delusioni, di ribellioni e violenze. Ritornavano a casa i soldati. Il morso della disoccupazione era quello che incideva di più. I reduci erano scontenti e inquieti, e qualche volta derisi. Sembra una contraddizione in termini, ma la guerra era un mezzo di comunicazione formidabile. I soldati al fronte si incontravano: quelli del nord con quelli del sud, i siciliani con i piemontesi, i sardi con i veneti, con i milanesi. Si parlavano. I problemi degli uni si confrontavano con quelli degli altri. Sul fronte di guerra ci fu anche una grande assemblea del proletariato italiano, per la prima volta avvenne un travaso di conoscenze, di idee, di speranze. L idea del cambiamento fu messa in circolazione proprio dalla propaganda dei grandi. Lloyd George, primo ministro britannico, diceva: Il mondo del dopoguerra deve essere un mondo nuovo... Dopo la guerra i lavoratori devono essere audaci nelle loro rivendicazioni. E i governanti italiani, nell ebbrezza della vittoria, non rimanevano indietro. Vittorio Emanuele Orlando sentenziava: Questa guerra è al tempo stesso la più grande rivoluzione politico-sociale che la storia ricordi, superando la stessa rivoluzione francese. Dico poco. E Antonio Salandra: Nessuno pensi che passata la tem L Alberghetti, la vecchia e prestigiosa scuola che preparò una lunga schiera di meccanici e tecnici, asse portante della Sacmi. A fronte Porta Romana o dei Servi, particolare. (Archivio Libri Vecchi - Gollini). 17

14 La storia della Sacmi Via e porta Mazzini. L Alberghetti aveva la sede fuori porta. (Archivio Libri Vecchi - Gollini). 1 TASCA A., Nascita e avvento del fascismo, La Nuova Italia, Firenze 1950, pp. 16 e seg. 2 MACK SMITH D., Storia d Italia dal 1861 al 1958, Laterza, Bari 1961, p BASSANI A., Ca nostra, Galeati, Imola 1965, p MACK SMITH D., op. cit., p pesta sia possibile un pacifico ritorno al passato 1. Quanti sproloqui. Quante bugie. Il dopoguerra, sul piano economico e sociale, ma non solo su quello, fu un disastro. Gli aiuti economici alleati cessarono quasi immediatamente, lasciando l Italia con miliardi di debiti. Sovvenzioni ai produttori di grano, sovvenzioni alle industrie belliche, ammalate di elefantiasi, sussidi alimentari ai consumatori, erano tutti fattori che contribuivano ad aggravare il processo inflazionistico e il deficit del bilancio, pur essendo insufficienti a risolvere la situazione di disagio 2. La guerra, oltre che olocausto di vittime innocenti (più di seicentomila i morti italiani, mezzo milione fra mutilati e invalidi, più di un milione di feriti) 3, fu un colossale disastro economico. Francesco Saverio Nitti in una lettera ai suoi elettori informava che le spese dello Stato, durante l impresa bellica, erano state tre volte più grandi delle entrate e che l amministrazione statale aveva accumulato un pauroso deficit progressivamente in aumento, mentre le spese militari di un mese di guerra superavano quelle di un anno intero del periodo di pace 4. Il costo della vita aumentava di giorno in giorno, dando luogo a sommosse e a gravi perturbazioni dell ordine pubblico. Stiamo attenti, però, al tanto strombazzato pericolo rosso, ammonisce Vittorio Foa. Vi fu solo un momento di possibile sovversione, fu l estate del 1919 coi moti del carovita, largamente indipendenti (con qualche riserva, nda) da ogni pianificazione sindacale o di partito, prodotto spontaneo della fame fisiologica di larghi strati popolari, della lucida denuncia degli speculatori, della disoccupazione. E furono anche in coincidenza con una diffusa solidarietà con la Russia sovietica minacciata dalle guardie bianche in una spietata guerra civile, e con avventate minacce di intervento inglese e francese. Fu in quella circostanza che molti bottegai portarono le chiavi dei 18

15 L Italia dopo la guerra negozi alla Camera del lavoro: Avete il potere, abbiate anche la responsabilità. Sia pure in modo diverso, si ebbero dei risvolti eversivi nelle lotte agrarie. Penso al settore più retrivo della proprietà, alle sue paure. Il risveglio dei contadini poveri, senza terra o con poca terra, dei coloni e dei braccianti, diventa un onda imponente. Era la risposta civile dei contadini alla guerra che li aveva visti vittime indifese. L occupazione delle terre, soprattutto nel mezzogiorno e nel Lazio, investiva terre incolte o malcoltivate, ma i contadini si sarebbero fermati? 5. Nel mese di maggio 1919 gli scioperi cominciarono a fioccare. Uno dei primi è quello dei metallurgici a Milano 6. In giugno e luglio si intensificano. L aumento del costo della vita, come si è detto, ha messo in moto i lavoratori e le loro organizzazioni, che reclamano e ottengono aumenti salariali. Poi il movimento operaio straripa e rompe i bambocci, usando una colorita espressione popolaresca 7. Mentre l Italia è in fibrillazione e si prospetta una situazione drammatica a dir poco, i nostri governanti sono alle prese assolvevano un compito dovuto con i non facili problemi dell assetto europeo del dopoguerra. La Conferenza per la pace (1919), svoltasi a Parigi, diede luogo ai trattati di pace tra i Paesi vincitori e quelli vinti (Trattati di Versailles, di St. Germain, di Neuilly, del Trianon e di Sèvres). Scoppia il grande pasticcio della pace mutilata e dei patti traditi. Accuse roventi, una bagarre dai toni altissimi, sceneggiate d alta teatralità. Ma che cosa era successo? A grandi linee le cose erano andate nel modo seguente. Quando nel 1915 l Italia aveva cambiato bandiera (vizietto tipicamente nostro), passando dalla alleanza con l Austria-Ungheria e Germania a quella con la Francia, l Inghilterra e la Russia, cioè dalla Tri- Imola (anni 20). Il ponte Vecchio di via Emilia illuminato dalla luce elettrica e dalla neve. 5 FOA V., Questo Novecento, Einaudi, Torino 1996, p Corriere della Sera, 7 maggio BASSANI A., op. cit., p

16 La storia della Sacmi Thomas Woodrow Wilson, presidente degli Stati Uniti d America nel plice Alleanza alla Triplice Intesa, fu firmato il trattato di Londra nel quale venivano indicate e accolte le principali rivendicazioni territoriali italiane. Nel corso della guerra erano scesi in campo con l Intesa gli Stati Uniti d America, il cui presidente T.W. Wilson nel 1918 enunciò i famosi Quattordici punti, nei quali esponeva la sua tesi sulla sistemazione degli Stati europei a guerra finita oltre ad elencare altre ipotesi sulla libertà di navigazione, sulla libertà di commercio, sull autogoverno e indipendenza di tutti i popoli e sulla formazione di una lega delle nazioni, alla quale dava un importanza grandissima. Il nono punto dell ipotesi wilsoniana prevedeva, in netto contrasto con quanto stabilito nel trattato di Londra del 1915, che ogni revisione delle frontiere italiane avrebbe dovuto basarsi sul principio di nazionalità. Dapprima i nostri rappresentanti Orlando e Sonnino applaudirono Wilson e i suoi Quattordici punti. I delegati delle nazioni alleate si allinearono con il punto di vista del presidente americano. I delegati italiani, con un poco di ritardo, si resero conto che qui cascava l asino. L Italia voleva la Dalmazia e le sue isole, oltre al Dodecanneso nel mare Egeo e gran parte della Venezia Giulia, tirando in ballo il trattato di Londra. Ci facemmo compatire. Orlando e Sonnino avevano idee diverse. Andò a finire che l Italia ottenne la frontiera del Brennero, con annessione del Trentino, di lingua italiana, e l Alto Adige di lingua tedesca. A oriente la sovranità italiana arrivò fino alla Venezia Giulia. Trieste e Pola furono assegnate all Italia. Successivamente, con il trattato italo-iugoslavo di Rapallo del 12 novembre 1920, l Italia ebbe la città di Zara e alcune isole, ma la Dalmazia restò sotto la sovranità della Iugoslavia. Il Dodecanneso diventò possedimento italiano in forza del trattato italo-turco del luglio 1923 e tale rimase fino alla seconda guerra mondiale. Le polemiche nate con la conferenza di Parigi agitarono le acque del già tempestoso mare politico e sociale italiano. I nazionalisti ebbero 20

17 L Italia dopo la guerra un momento di grande effervescenza. Il poeta-drammaturgo-soldato Gabriele D Annunzio si impose sulle prime pagine dei giornali. Nelle nostre, o meglio sue, rivendicazioni territoriali c era anche Fiume, città in terra iugoslava di lingua ed etnia italiane. Temendo D Annunzio una occupazione alleata di Fiume, alla testa dei suoi legionari (arditi e granatieri soprattutto) occupò la città e il porto di Fiume, creando la Reggenza italiana del Carnaro. Vi restò fino a quando il governo italiano diede ordine all esercito e alla marina di occupare il caposaldo. Non volendo dar luogo a una guerra civile, D Annunzio e le sue truppe si ritirarono. Fiume divenne uno Stato libero. All inizio del 1924, con la firma del patto di Roma, Fiume fu assegnata all Italia, sotto la cui formale sovranità rimase fino al I rapporti di Mussolini con D Annunzio furono ondivaghi, un po per il carattere del poeta guerriero e un po per la posizione possibilista del capo del fascismo 8. Nel 19 ( ) imperversò anche la spagnola, una perniciosa influenza epidemica che fece molti morti nel nostro paese. Pure Imola ne fu colpita. Imola La piazza Vittorio Emanuele II quando nacque la Cooperativa. (Archivio Libri Vecchi - Gollini). Altre fonti CASTRONOVO V. - PARIS R., Storia d Italia, vol. quarto/i, Einaudi, Torino MONTANELLI I. - CERVI M., Storia d Italia, 38 vol., Fabbri ed., Milano BELCI C., Quel confine mancato - La linea Wilson ( ), Morcelliana, Brescia MACK SMITH D., La storia manipolata, Laterza, Bari MACK SMITH D., op. cit., pp. 490 e seg. 21

18 La storia della Sacmi A Imola nasce una cooperativa di meccanici. Ha l officina in via Manfredi. 22

19 A Imola nasce una cooperativa... Nel 1919 nacquero due nuovi soggetti politici. In gennaio si costituì il Partito popolare italiano, di ispirazione cattolica, che faceva capo a don Luigi Sturzo e ad Alcide De Gasperi. Il 23 marzo a Milano ebbero vita i Fasci di combattimento. I secondi dapprima sembrarono un movimento circoscritto all area milanese. Si fondarono in piazza San Sepolcro. I sansepolcristi erano un guazzabuglio di personaggi inquieti e scontenti di tutto e di tutti. Aderirono ai Fasci: arditi, socialisti dissidenti, futuristi, repubblicani, monarchici, sindacalisti e conservatori. Erano una ratatouille politica senza precise idee e scopi ben determinati. Si trattava comunque di persone propense alla violenza e che consideravano la democrazia come iattura. Benito Mussolini, direttore de Il Popolo d Italia, stava con loro, anzi era il capobastone. Alle elezioni politiche del 16 novembre i popolari di Sturzo guadagnarono cento seggi alla Camera e i fascisti nessuno. Indro Montanelli, nella sua Storia d Italia scritta con Mario Cervi, dice che i fascisti sansepolcristi ne ebbero uno. Il fiasco resta comunque fiasco. Soprattutto se si considera che i fascisti erano nati per fare concorrenza ai socialisti (156 seggi alle stesse elezioni) 1. Anche le forze geofisiche si fanno sentire. Un terremoto fa tremare la Toscana. Nell epicentro del sisma si contano centocinquanta morti e circa ottomila persone senza tetto. E a Imola che cosa succede? Imola è una delle città italiane dove il problema della disoccupazione e del carovita si manifesta e si sviluppa con A fronte. Prima sede. Nella ex palestra comunale al piano terreno di un vecchio edificio in via Manfredi, demolito per costruire questo fabbricato popolare in angolo con la strada d accesso alla caserma dei pompieri, comincia l attività della Cooperativa. (Foto Gasparri). 1 MACK SMITH D., op. cit., pp. 501 e seg.; BASSANI A., op. cit., pp. 24 e seg. 23

20 La storia della Sacmi Imola. In alto, viale dei Cappuccini e, sopra, la piazza Grande, due luoghi dove i lavoratori imolesi avevano frequenti occasioni d incontro. Anni (Archivio Libri Vecchi - Gollini). maggiore tensione e drammaticità. Non può essere altrimenti nella patria in cui è nato e ha operato Andrea Costa, uno dei padri carismatici del socialismo italiano. Imola dalle molte idee, dalle tante iniziative e contraddizioni, dove la sensibilità sociale ha sempre fortemente pulsato nelle sue vene. Dove sono stati vescovi Gregorio Barnaba Chiaramonti e Giovanni Maria Mastai Ferretti Pio VII e Pio IX, due papi che nella storia della Chiesa hanno un posto di primo piano. La popolazione del comune di Imola nel 1919 è di trentasettemiladuecento abitanti, così ripartiti: quindicimilaquattrocento in città e ventunomilaottocento nel contado (sono dati per approssimazione). Non c è il sindaco, ma il regio commissario prefettizio cavalier dottor Nicola Falanga. In dicembre è lui che guida il Comune, quando nasce la Sacmi. Però durante l anno, prima del suo arrivo, ce ne sono stati altri due. Nel 19 avvengono rapidi cambiamenti anche nel campo della dirigenza amministrativa pubblica. Gli imolesi sono occupati prevalentemente nel settore primario, quello dell agricoltura. L attività nel settore industriale è a un livello modesto. I meccanici si aggirano sulle cento unità e lavorano in aziende prevalentemente artigiane. La percentuale dei disoccupati è piuttosto alta. I braccianti agricoli, e gli operai di altre categorie, sono i lavoratori a basso reddito più colpiti. Il clima surriscaldato in cui vive l Italia investe, non poteva essere altrimenti, anche Imola. Uno sciopero generale ha luogo il 24 gennaio. Vi partecipano tremila lavoratori. Un altro sciopero è proclamato e attuato a partire dalla sera del 16 aprile. Si intende protestare contro le violenze dei fascisti a Milano, dove essi hanno assalito e devastato la sede dell Avanti!. L adesione degli operai numerose anche le donne è massiccia. Si fa un lungo corteo e nel prato delle scuole Carducci, ex ospedale militare, si svolge il comizio conclusivo. Prendono la parola cinque oratori: i socialisti 24

21 A Imola nasce una cooperativa... onorevole Antonio Graziadei, professor Silvio Alvisi, Romeo Galli, Antonio Lorenzini e il segretario del Fascio libertario anarchico di Bologna. Nessun incidente di rilievo. Il 1 maggio nuova manifestazione, cui partecipano migliaia di lavoratori, che in corteo raggiungono e riempiono piazza Vittorio Emanuele II. Gli oratori parlano dal balcone del Municipio. In Romagna a fine giugno la situazione non è più controllabile. Disordini avvengono a Ravenna, a Faenza e soprattutto a Forlì. Qui il 1 luglio ma anche il 30 giugno succedono gravi fatti. Gruppi di donne invadono il mercato e buttano all aria le bancarelle con ortaggi, frutta, uova e pesce. Alcune botteghe vengono saccheggiate. Ci sono negozianti che chiudono i battenti e mettono in vista cartelli come questi: Ho ceduto le chiavi ai rappresentanti del popolo, Merce a disposizione della Camera del lavoro, Le chiavi sono state consegnate al Sindaco. È costituita una commissione proletaria per il ribasso dei prezzi e si decide l istituzione di un calmiere: la commissione prende il nome di Soviet annonario 2. La notizia di quanto accade a Forlì giunge a Imola. Il 2 luglio il direttivo del Partito socialista si riunisce d urgenza nei locali della Camera del lavoro. C è molta preoccupazione in giro. Si vede che le cose stanno precipitando e si vorrebbe governare la latente sommossa. Ma le staffette dell Unione sindacale (di ispirazione anarchica) che ha deciso lo sciopero generale fanno la ronda in città e in campagna fin dalle sei del mattino. La gente è in piazza delle Erbe, dove succede la medesima baraonda di Forlì. A questo punto, per evitare una situazione caotica, la commissione esecutiva della Camera del lavoro e la direzione del Partito socialista, insieme ai rappresentanti del Fascio libertario e dell Unione sindacale, proclamano congiuntamente lo sciopero generale di protesta contro il carovi- La fonte di Regina, la Miami Beach imolese sulle rive del Santerno. Anni 20. (Archivio Libri Vecchi - Gollini). 2 Ibidem, pp. 27 e seg. 25

22 La storia della Sacmi Imola Santuario della Madonna del Piratello. (Archivio Libri Vecchi - Gollini). 3 GALASSI N., Il fascismo a Imola ( ), University Press, Bologna 1993, pp. 68 e 69; BASSANI A., op. cit., pp. 32 e seg. veri. La folla, formata da donne specialmente, si addensa in piazza Alberghetti, attigua a quella delle Erbe. Inveisce contro gli affamatori, vuole le merci e i prodotti alimentari a metà prezzo, come stabilisce il calmiere deciso affrettatamente d autorità. Alcuni negozianti, e anche il Magazzino Cooperativo, accettano l imposizione. Ora la città è in mano ai rivoltosi. Un grosso assembramento minaccioso si è formato davanti alla drogheria Ferrari in via Emilia. Le donne reclamano l olio per il soffritto di mezzogiorno. Stanche di aspettare abbattono le porte ed entrano nel negozio, nei ripostigli e nelle cantine. È il saccheggio. Saltano gli arredi. Merci, derrate e scansie sono portate fuori. Si fa una barricata. I due delegati di Pubblica sicurezza e il capitano dei carabinieri invitano alla calma e a sgombrare la strada. Inutilmente. Il delegato Noviello indossa la sciarpa tricolore, squilli di tromba regolamentari e ingiunzione di sciogliere l assembramento. Rituale inascoltato, che eccita ancora di più le donne. Uno squadrone di cavalleria viene dalla parte di piazza Grande. Una compagnia di fanteria giunge, sempre in via Emilia, dalla parte di porta Romana. I dimostranti sono intrappolati. Che cosa sta accadendo? La cavalleria, all ordine di caricare, non si muove. La folla applaude. Viva l esercito!, Soldati, siete nostri fratelli!. La cavalleria si ritira. Dall altra parte anche i fanti non si muovono e, dietro ordine del loro comandante, fanno marcia indietro. La folla esulta. Hanno vinto i dimostranti. E i dirigenti sindacali li invitano a sciogliersi e a raggiungere la Camera del lavoro. Sul campanile di San Cassiano viene issata una bandiera rossa 3. Giovedì 3 luglio è un giorno calmo. C è anche il sole. Ma Partito socialista e Camera del lavoro sanno bene di non essere più in grado di controllare la situazione. Si sente nell aria l odore di nuove sommosse. Il giovane Giulio Miceti, vice segretario della Camera del lavoro, con altri 26

23 A Imola nasce una cooperativa... cerca in ogni modo di ricondurre alla ragione gli elementi più eccitati. Il comitato di agitazione, a voti unanimi, stabilisce di convocare un comizio per il pomeriggio nel cortile esterno delle scuole Carducci e di comunicare la fine dello sciopero a far tempo dalla mezzanotte dello stesso giorno. Saranno state quattromila persone quelle che convennero nel prato delle scuole. Il gruppo dei contrari (appartenenti al movimento anarchico e all Unione sindacale, che si ispiravano ai principi dello stesso movimento) si mise davanti al tavolo degli oratori. Prese la parola il professor Alvisi. Riuscì appena a dare comunicazione di quanto il comitato aveva deciso che cominciò la bagarre. Grida, invettive e fischi, provenienti dal gruppo che aveva circondato il palco, zittirono gli oratori e impedirono agli altri designati a parlare di aprir bocca. L assemblea si sciolse. La gente si riversò in via Cavour, avviandosi verso via Appia. Partì un colpo di rivoltella, sparato non si sa da chi, e la giovane Irma Guadagnini rimase ferita. I carabinieri e gli agenti della forza pubblica si erano appostati. All angolo dei quattro venti intersecazione di via Cavour con via Appia alcuni carabinieri pare fossero aggrediti da dimostranti scalmanati. A questo punto cominciò la mattanza. Nei tratti delle strade da via Cavour (incrocio con via Felice Orsini) fino a via Appia e da via Appia (incrocio con via Filatoio e Callegherie) fino all inizio di via Mazzini caddero cinque persone: Livio Mongardi infermiere, Sante Pirazzoli fornaciaio, Aldo Ferruccio Ungarelli commesso viaggiatore di Bologna, il diciassettenne Giulio Xella e l anziana signora Caterina Landi. Ci fu anche qualche ferito, oltre alla giovane Irma Guadagnini. Pattuglie di cavalleria e di fanti percorrevano le vie principali della città. La polizia fece una quindicina di arresti. Fra gli arrestati c era anche Giulio Miceti, che in realtà si era adoperato per smorzare la forte tensione degli animi. Nella notte di quel giorno maledetto giunsero a Imola il socialista onorevole Antonio Graziadei e Giuseppe Bian- Imola, la stazione ferroviaria e il piazzale. (Archivio Libri Vecchi - Gollini). 27

24 La storia della Sacmi chi, segretario generale della Cgl. Graziadei presentò una interpellanza al presidente del Consiglio dei ministri e ministro degli Interni Francesco Saverio Nitti. Il giorno seguente, 4 luglio, gran parte dei lavoratori non si presentò al lavoro. Molti negozi e pubblici esercizi rimasero chiusi per lutto cittadino. L ispettore generale del ministero degli Interni aprì formalmente un inchiesta. I funerali delle vittime si svolsero sabato 5 luglio 4. Ancora uno sciopero generale, questa volta internazionale, ebbe luogo il 20 e il 21 luglio, indetto dalla Cgl e dal Psi in segno di protesta contro gli interventi militari stranieri nella guerra civile in Russia tra guardie bianche e soviet. Fu uno sciopero discusso che riuscì solo parzialmente. A Imola invece la manifestazione andò bene e i servizi sia pubblici sia privati si fermarono 5. Istantanee di Imola. (Archivio Libri Vecchi - Gollini). 4 GALASSI N., op. cit., pp. 70 e Ibidem, pp. 72 e Biblioteca Comunale Imola (BCI), La Lotta, 6 marzo Abbiamo detto all inizio che il 1919 fu un anno particolare. Possiamo aggiungere, dopo la carrellata degli accadimenti di cui si è fatto cenno nel corso della narrazione, che si palesò e fu ricordato per una forte presenza di anomalie (gli anni che seguirono accentuarono questi aspetti), di comportamenti irrazionali e bislacchi, i quali diedero la sensazione che il nostro paese fosse una nave che aveva gettato in mare la bussola. E dire che non era nemmeno un anno bisestile. Ci fu qualcosa di buono in quel lunatico 1919? Certamente sì. In Italia e nel piccolo mondo della città. A Imola lo schiaffo violento dei cinque morti ammazzati ho la convinzione che facesse pensare più che odiare. Si accentuò il bisogno, la volontà di vivere e di superare le avversità in ogni campo e di qualsivoglia natura. Il 2 dicembre nacque la Sacmi, la cui attività operativa era cominciata in sordina nel mese di ottobre 6. Qualche giorno dopo, il 12, venne inaugurata in via Appia la succursale della banca Credito Romagnolo, direttore il signor Gino Toschi. Sui gior- 28

25 A Imola nasce una cooperativa... nali locali si faceva pubblicità dei Sali Tamerici, miracolosi nella cura della stitichezza. Ogni scatola costava lire 3,20. Il prezzo di un chilo di pane era di lire 0,80. La carne di bue, di vitello, di vitellone e quella d oca si vendeva a lire 5 il chilo. A fine anno si ballò al Circolo socialista nell ex palazzo Compadretti 7 e certamente in qualche altro luogo. Penso che non si rinunciasse nemmeno al tradizionale cenone, magari con i necessari tagli alle spese per metterlo in tavola. Gli atti legali che hanno dato vita alla Cooperativa il 2 dicembre Nello studio notarile Alvisi, in via Mazzini a Imola, davanti al notaio Arturo Filippini, il 2 dicembre 1919, un martedì, si presentarono nove operai meccanici o fabbri con due testimoni, Roberto Vespignani e Giulio Miceti. Gli operai erano: Luigi Santandrea, Filiberto Gamberini, Tiepolo Castaldi, Paolo Nonni, Giovanni Bartoli, Guido Selvatici, Vincenzo Franceschelli, Aldo Galassi ed Armando Panari. Tutti imolesi, tranne Panari nato e residente a Mordano. Costituirono la Società Anonima Cooperativa Meccanici Imola, da cui l acronimo SACMI. La nuova società aveva come scopo l esercizio diretto di una o più officine per le riparazioni meccaniche, l assunzione dei lavori pubblici e privati alle migliori condizioni di mercato, curando di corrispondere ad ogni operaio il salario più esattamente proporzionale alla sua prestazione d opera. Durata della società anni venti con possibile proroga. Sede sociale: Camera del lavoro di Imola. 7 BCI, La Lotta, 28 dicembre

26 La storia della Sacmi Due dei primi organi sociali: Consiglio di amministrazione e Collegio dei sindaci. Il primo Consiglio di amministrazione era composto da Luigi Santandrea, Filiberto Gamberini e Tiepolo Castaldi. Nell atto costitutivo è prevista l elezione del presidente, che però non viene fatta contestualmente alla stesura dell atto. I sindaci effettivi sono Romeo Galli, Filippo Balducci e Agostino Bedeschi; i supplenti Avanti Mancini e Gino Cerè. Si può diventare soci a diciotto anni. Ogni azione ha il valore nominale di lire 50. Il capitale sociale è di lire Il periodo di avventiziato non può essere inferiore a un anno. A testimonianza del rigore etico che i soci fondatori vollero dare alla vita della Cooperativa è interessante porre l attenzione sull art. 9 dello statuto, il quale dice testualmente: Il socio che non tenesse una condotta irreprensibile tanto come cittadino quanto come lavoratore sarà dal direttore chiamato all adempimento del proprio dovere, indi sospeso dal lavoro e dall esercizio dei suoi diritti sociali. Risultati inutili questi provvedimenti si procederà all espulsione. La deliberazione di sospensione è presa dal Consiglio direttivo sentito il parere dei sindaci: l espulsione è decisa dall assemblea generale. Contro quest ultima il socio ha sempre diritto di ricorrere al Comitato dei probiviri. Gli utili realizzati dalla Società così stabilisce l articolo 13 dello statuto verranno annualmente ripartiti come segue: a) il 25 per cento a favore dell organizzazione di resistenza; b) il 50 per cento al fondo riserva; 30

27 A Imola nasce una cooperativa... c) il 20 per cento ai soci in parti proporzionali ai salari percepiti durante l esercizio; d) il 5 per cento in favore della propaganda cooperativa. Raggiunte le lire di capitale sociale gli utili saranno devoluti al fondo di riserva soltanto nella misura del 30 per cento e il restante 20 per cento verrà assegnato in parte al fondo destinato all organizzazione di resistenza ed a quello da ripartirsi fra i soci 8. Certificato azionario emesso dalla Sacmi nel 1925 rilasciato a un socio. Altre fonti SACMI Seventyfifht 75 ( ), pubblicazione per il 75 di fondazione, testi di Vinicio Dall Ara. Ufficio Statistica del Comune di Imola. Emeroteca Nuovo Diario-Messaggero Imola (ENDMI), collezione Il Diario, anno Archivio Anagrafico Comune di Imola. Archivio di Stato Sezione Imola (ASSI). Archivio Storico Sacmi (SACMIAR). Archivi Biblioteca Comunale Imola (ARBCI). 8 Archivio Notarile Mandamentale Imola (ANMI), atto costitutivo e statuto della Soc. An. Cooperativa Meccanici Imola, 2 dicembre 1919; GALASSI N., La Cooperazione imolese dalle origini ai nostri giorni ( ) con aggiornamento fino al 1986, Federazione delle Cooperative di Imola, 1986, pp. 166 e 167; BCI, La Lotta, 7 dicembre 1919: Una nuova Cooperativa... Segnaliamo con molto compiacimento la bella ed importante iniziativa che viene a colmare, nel nostro paese, un vuoto già lamentato, ed a creare una modesta organizzazione destinata a favorire l uso sempre più intenso delle macchine nei lavori dei campi. Ci auguriamo vivamente che la nuova Cooperativa abbia in breve tempo a prosperare, e non potrà essere altrimenti, purché i suoi componenti dimostrino consistenza e disciplinatezza nel lavoro, maturità e coscienza nei loro atti

28 La storia della Sacmi La dittatura e il poco lavoro. Seconda sede in viale F. Crispi. 32

29 La dittatura e il poco lavoro... er cominciare l attività produttiva la Sacmi ottenne un prestito sotto forma di sovvenzione di lire ventimila dalla Banca Cooperativa Imolese. Si interessò a questa operazione Romeo Galli, a quel Ptempo consigliere-segretario della banca. Galli era il personaggio carismatico cui facevano capo le iniziative cooperativistiche dell Imolese e verosimilmente anche l idea di dar vita a una cooperativa di meccanici partì da lui e da Miceti o quanto meno trovò in loro i principali sostenitori per realizzarla. La prima modesta officina si aprì in via Manfredi, utilizzando una vecchia palestra delle scuole Carducci in un caseggiato in angolo con la via di accesso alla caserma dei Vigili del Fuoco, palestra di proprietà del Comune, che diede in affitto il locale per il modesto canone di lire cinquecento all anno. Inizialmente l attività consisteva in lavori di riparazione, il cui reddito era di misura assai limitata 1. In una inserzione di pubblicità apparsa sul settimanale socialista si avvisava che La Cooperativa Meccanici Via Manfredi, Imola è in grado di eseguire riparazioni a Locomobili, Trebbiatrici, Macchine Agricole, Vinicole, Industriali di ogni specie Lavoro accurato Prezzi modici 2. Uno dei primi principi, autoaccettati dai soci della Cooperativa, fu l applicazione dei minimi di salario delle tariffe sindacali e l esecuzione di alcune ore di lavoro non pagate. Era soggetto a questa linea comportamentale anche l amministratore, che percepiva il salario di operaio, pur essendo impiegato e non socio. La legge in vigore a quel tempo non permetteva agli impiegati di far parte della compagine dei soci salariati delle A fronte. La seconda sede della Cooperativa in viale F. Domenico Guerrazzi n. 29/31, che nel 1927 cambia il nome in viale F. Crispi. 1 GALASSI N., La Cooperazione imolese, cit., p. 167; Archivio Storico Banca Cooperativa di Imola. 2 BCI, La Lotta, 13 giugno

30 La storia della Sacmi Romeo Galli, ideatore e guida della Cooperazione imolese. cooperative, le eccezioni in effetti non rompevano questo principio 3. Il primo presidente della Sacmi fu Luigi Santandrea e il primo amministratore Giulio Miceti. Miceti è l anima della Cooperativa. Tira su questa creatura, se vogliamo dare una sembianza umana all azienda, con intelligenza e grandi sacrifici. Militante socialista ha un incarico nella segreteria della Camera del lavoro, come già abbiamo visto, poi con Romeo Galli dà vita alla Cooperativa e con le elezioni amministrative del 29 settembre 1920 viene eletto consigliere comunale di Imola e consigliere provinciale di Bologna. A Imola è designato sindaco il 1 ottobre. Non partecipa alle sedute del Consiglio provinciale, dove le squadre fasciste sono già scatenate per prendere possesso degli enti pubblici. Il prefetto scioglie il Consiglio della Provincia e così Miceti decade da questo incarico. Anche a Imola l Amministrazione comunale subisce i primi assalti dei fascisti. Il sindaco Miceti è aggredito il 16 maggio 1921 e minacciato di morte, così come tutti i componenti della giunta. L amministrazione Miceti è costretta a dimettersi il 30 giugno Testimonianza di Riccardo, figlio di Giulio Miceti. In quegli anni accade un fatto che merita di essere ricordato, perché la Sacmi vi è coinvolta sia pure in modo indiretto. Nel 1920 l avvocato Dino Grandi, che diventerà poi nel tempo sottosegretario agli Interni, sottosegretario agli Esteri, ministro di questo dicastero, ambasciatore a Londra, ministro di Grazia e Giustizia, presidente della Camera dei Fasci e delle Corporazioni (e uno dei principali autori della detronizzazione di Mussolini e del suo regime), aprì lo studio in via Luigi Sassi, angolo via Emilia a Imola. Un giorno gli spararono, senza conseguenze però, nemmeno una scalfittura. Poco dopo l attentato, Grandi andò da Miceti (non 34

31 La dittatura e il poco lavoro... dimentichiamo che quest ultimo era già sindaco di Imola e direttore del giornale La Lotta) nell ufficio di redazione del settimanale socialista palazzo Compadretti, dove provvisoriamente era sistemata anche l amministrazione della Cooperativa. Grandi dichiarò a Miceti di non essere fascista, anzi di nutrire sentimenti di simpatia per gli ideali socialisti che furono di Andrea Costa. Andò più in là. Scrisse una lettera-dichiarazione in questo senso, con preghiera di farla pubblicare sulla Lotta. (Lettera identica fu consegnata da Grandi a Miceti con preghiera di passarla al settimanale socialista La Squilla di Bologna, diretto dall imolese Silvio Alvisi. Miceti puntualmente consegnò). Due giorni dopo nello stesso ufficio di Miceti si presentarono due individui, che chiesero minacciosamente di volere in restituzione la lettera, perché l avvocato Grandi aveva ripensato alla cosa e deciso di non pubblicare nulla. Miceti non si arrese e precisò che la lettera sarebbe apparsa sul giornale. Nella notte dello stesso giorno una squadra di fascisti forzò la porta della redazione e diede fuoco alla stanza, non senza avere prima cercato, trovato e sottratto la lettera del Grandi. Il fuoco distrusse quasi tutto: mobili e carte, compresi i documenti della Sacmi 4. Nel verbale dell assemblea del 28 agosto 1921 il segretario, a nome del Consiglio di amministrazione, dà relazione particolareggiata della gestione amministrativa per l anno 1920, esprimendo il vivo rammarico di non potere appoggiare sia la relazione sia il bilancio dedotto dall apertura del giornale-mastro per l anno 1921, coi regolamentari documenti, essendo stati tutti distrutti o incendiati da una criminosa invasione di fascisti nei locali d amministrazione 5. Giulio Miceti subì altre violenze da parte dei fascisti nella seconda metà del 1921, in seguito alle quali riparò per un po di tempo nella vicina Repubblica di San Marino, dove trovarono rifugio diversi altri oppositori al regime fascista. Nel 1926 vennero approvate le leggi eccezionali a soste- 4 ALBERTAZZI A., ARBIZZANI L., ONOFRI N.S., Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese ( ), vol. IV, Comune di Bologna, Bologna 1995, pp ; GALASSI N., Il fascismo a Imola ( ), cit., p. 179; CASADIO Q., Uomini insieme - Storia delle cooperative imolesi, Ed. La Mandragora, Imola 1996, pp , alla voce Giulio Miceti ; AA. VV., Imola Medaglia d Oro, articolo di Giulio Miceti, Sindaco di Imola prima e dopo il regime fascista, Comune di Imola, Imola 1985, pp. 35 e seg. 5 SACMIAR, verbale assemblea soci

32 La storia della Sacmi Due documenti della P.S. di Imola, con i quali si permetteva all ammonito Giulio Miceti di uscire di casa allo scopo di partecipare al Consiglio di amministrazione della Cooperativa; gli era necessaria l autorizzazione anche se doveva recarsi a Bologna nella sua veste di segretario dell azienda. 6 ALBERTAZZI A., ARBIZZANI L., ONOFRI N.S., op. cit., (v. annotazioni corrispondenti ai singoli nominativi). 7 SACMIAR, doc. G. Miceti, cit. 8 SACMIAR, articolo di Benito Benati su La Ruota, numero speciale, 75 di fondazione Sacmi, ottobre 1994; ALBERTAZZI A., ARBIZZANI L., ONOFRI N.S., op. cit., voll. II, III, IV, (v. annotazioni corrispondenti ai singoli nominativi); GALAVOTTI V., Dalla bottega all industria - Origini e sviluppi di una grande esperienza cooperativa (manoscritto). gno della dittatura. Dopo avere sopportato diversi arresti, bastonature e angherie di ogni genere, Miceti fu nuovamente incarcerato il 4 dicembre del 26. Gli fu comminato il confino per tre anni 6, che scontò in parte, circa due anni, nelle isole Tremiti, Ustica e Ponza e nei carceri dell Ucciardone a Palermo e di Poggioreale a Napoli. L incarcerazione avvenne per una pretestuosa denuncia al Tribunale Speciale, dal quale fu assolto per non aver commesso il fatto. L amministrazione della società venne nel frattempo curata dalla moglie del Miceti con l ausilio del sindaco della società Elio Pagani 7. Sempre nel 1926 furono arrestate 276 persone sotto l accusa di ricostituzione del Partito comunista d Italia. Otto appartenevano alla Sacmi, fra le quali cinque soci fondatori: Giovanni Bartoli, Augusto Cassani, Tiepolo Castaldi, Vincenzo Franceschelli, Aldo Galassi, Armando Panari, Giacomo Ravanelli e Guido Selvatici. Armando Panari venne condannato il 23 luglio 1927 dal Tribunale Speciale fascista a quattro anni e nove mesi di reclusione. Fu liberato il 24 febbraio 1929 in seguito a concessione della grazia. Gli altri furono assolti per non luogo a procedere o comunque prosciolti. Il socio Giulio Vespignani si trasferì a Torino come operaio alla Fiat, poi emigrò in Francia, quindi andò in Spagna nelle Brigate Internazionali contro i ribelli franchisti 8. Liberato il 28 agosto 1928, Miceti rientrò a Imola e riprese l attività di amministratore della Sacmi, ma la sua posizione come ammonito politico e sorvegliato speciale era quanto mai precaria. Fu infatti duramente picchiato dai fascisti nell ufficio della Sacmi, già trasferitasi nella sede di viale Francesco Crispi (oggi viale Domenico Rivalta). L 11 febbraio 36

33 La dittatura e il poco lavoro morì il socio fondatore Paolo Nonni. La Cooperativa pubblicò un manifesto che conteneva la frase addolorati per la perdita del nostro compagno di lavoro.... La parola compagno venne incriminata e Miceti assunse la responsabilità del testo. Conseguenza: una bastonatura mentre stava recandosi con il direttore dei lavori del sanatorio di Jesi al ristorante e, successivamente, una condanna a due anni di confino nuovamente in una delle isole Tremiti. La vicenda però si risolse in circa sei mesi. Nel frattempo l amministrazione venne affidata al dottor Gianetto Santi, nominato in seguito direttore della Banca Cooperativa, coadiuvato dalla moglie del Miceti 9. Al trasporto del Nonni parve ai fascisti che troppa gente portasse garofani rossi. E allora botte. Le presero, il giorno dopo il funerale, Andrea Gaddoni, Romeo Galli, Flavio Grandi, Decio Marchesi e naturalmente Miceti, come si è detto. Decio Marchesi, fabbro artigiano, un artista del ferro battuto, aveva già subito il confino nelle isole di Favignana e di Lipari. Lo colpirono violentemente alla bocca facendogli saltare i denti davanti. Stette all ospedale dieci giorni. A causa della sua partecipazione al funerale dei fiori rossi fu arrestato. Ebbe due anni di ammonizione e diffida. Andrea Gaddoni, meccanico, in precedenza condannato dal Tribunale Speciale a cinque anni e tre mesi di carcere per organizzazione e propaganda comunista, si prese cinque anni di ammonizione. Romeo Galli, bibliotecario e numero uno della cooperazione, oltre alla bastonatura in piazza, ebbe due anni di ammonizione. A Flavio Grandi infine, già condannato a cinque anni di confino a Pisticci, Ventotene e Siderno, furono 9 SACMIAR, doc. G. Miceti, cit.; testimonianza di Riccardo, figlio di Giulio Miceti: Portavo il pranzo, contenuto in un pentolino, a mio zio Pietro Scheda, detto Pirìta, che era anche il nome del suo negozio di tessuti sotto il portico Sersanti. Stavo per attraversare la piazza Grande, quando un signore mi disse: E t vest tu pè? Alla mia risposta negativa, aggiunse: Va t a cà, purèn. (Hai visto tuo padre? Va a casa, poverino). Allora capii che avevano picchiato babbo. 37

34 La storia della Sacmi inflitti due anni di ammonizione. Al trasporto funebre di Nonni erano in cinquecento. Nella relazione al ministero degli Interni il prefetto di Bologna, nel tentativo di giustificare la presenza di tanta gente e le selvagge bastonature di alcune persone note e stimate, scrisse che i fascisti avevano dato ai sovversivi una lezione punitiva 10. Durante l occupazione delle armate hitleriane, dopo l 8 settembre 1943, il socio Augusto Cassani per alcuni mesi fu deportato in Germania 11. Questo era il clima in cui vivevano si può dire tutti i soci della Cooperativa sino alla liberazione di Imola (14 aprile 1945) da parte degli eserciti alleati e delle formazioni partigiane. Clima di sospetto, di persecuzione, di violenza alla persona. Basti pensare che l occhiuta polizia dello Stato fascista aveva raggiunto assurdi e persino ridicoli sistemi di vigilanza. Ad esempio ogni spostamento di Miceti, anche se andava nella vicina Bologna per le normali esigenze dell azienda, doveva essere autorizzato da un permesso scritto dell autorità di Pubblica sicurezza. Non solo, ma per uscire di casa la sera, allo scopo di prendere parte al Consiglio di amministrazione, Miceti aveva bisogno del foglio di via della polizia ALBERTAZZI A., ARBIZZANI L., ONOFRI N.S., op. cit., vol. IV, (v. annotazioni corrispondenti ai singoli nominativi); CASADIO Q., Uomini Insieme. Storia delle cooperative imolesi, cit., p SACMIAR, doc. G. Miceti, cit. 12 Archivio casa Miceti, documenti. 13 GALAVOTTI V., op. cit. Tre soci fondatori Luigi Santandrea, Tiepolo Castaldi e Paolo Nonni si erano qualificati meccanici aggiustatori alla Scuola Industriale Francesco Alberghetti, scuola di grande prestigio e tradizione non solo nella città di Imola; gli altri provenivano da esperienze di lavoro in piccole aziende cittadine 13. Si è già detto che nei primi anni di vita l attività produttiva della Cooperativa era alquanto limitata. In un documento firmato da Giulio Miceti è detto: Non esisteva- 38

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