DEFINIZIONE DI UN CRITERIO PER LA DISTINZIONE TRA AMBIENTE ALPINO E PRE-ALPINO NELLA VALUTAZIONE DELL INSTABILITÀ PER FRANE SUPERFICIALI
|
|
- Daniella Bertoni
- 6 anni fa
- Visualizzazioni
Transcript
1 DEFINIZIONE DI UN CRITERIO PER LA DISTINZIONE TRA AMBIENTE ALPINO E PRE-ALPINO NELLA VALUTAZIONE DELL INSTABILITÀ PER FRANE SUPERFICIALI Caso studio: Valle di Mosso (Alpi Biellesi) Evento Alluvionale Novembre 1968 Mauro Tararbra & Gabriele Nicolò Centro per le Ricerche Territoriali e Geologiche - Arpa Piemonte
2 Obiettivi Riconoscere i rapporti esistenti fra morfologia, litologia e struttura all interno del settore in esame, analizzando l influenza che queste ultime possono aver esercitato sullo sviluppo del drenaggio superficiale e sulla configurazione orografica Sviluppo di un metodo di estrazione automatica di parametri morfometrici relativi alle reti di drenaggio DEM-based morphotectonics analysis in Western Ligurian Alps D. Zizioli, P. Boni, L. Pellegrini, F.Zucca GIT Bevagna 2007
3 Obiettivi Distinzione tra Ambiente Alpino e pre-alpino sulla base dell analisi della struttura del reticolo idrografico considerato come OGGETTO FRATTALE nell applicazione di un modello di valutazione dell instabilità per frane superficiali in caso di eventi pluviometrici intensi
4 Progetto Frane superficiali Criteri ispiratori Implementazione di una procedura di analisi in ambiente GIS finalizzata alla valutazione delle condizioni di instabilità dei versanti nel territorio della regione Piemonte Progetto CARG Foglio 1: n. 211 DEGO Carta della pericolosità geologica per instabilità dei versanti Aumentare l affidabilità delle metodologie di valutazione della pericolosità, per ridurre il margine di incertezza connesso alla scelta dei parametri di ingresso Consapevolezza che ad ogni tipologia di dissesto corrisponde una specifica pericolosità, la cui valutazione può richiedere procedure differenziate Predisposizione di una metodologia di analisi esportabile a scala regionale
5 Metodologia In letteratura, la modellazione delle frane superficiali viene affrontata seguendo diverse impostazioni (Crosta et alii, 2001): tecniche statistiche multivariate approcci deterministici basati su modelli meccanico-idrologici metodi euristici, attraverso valutazioni empiriche delle soglie di innesco sulla base di dissesti osservati
6 Modello deterministico meccanico-idrologico Metodologia Modello di Montgomery & Dietrich, 1994 (mod. di stabilità all equilibrio limite + mod. idrologico stazionario) Modificato con assegnazione dei parametri fisico-meccanici per ogni unità elementare su base pedologica (Campus et alii, 2005) metodo studiato, conosciuto e universalmente accettato è di facile realizzazione e richiede la conoscenza di relativamente pochi parametri modella bene processi legati ad eventi meteorologici di lunga durata fornisce risultati accettabili in rapporto ai bassi costi di realizzazione della base dati che richiede
7 Modello deterministico meccanico-idrologico Metodologia pendio infinito; superficie di rottura piana, parallela al pendio, all interfaccia tra livelli con elevato contrasto di ksat; criterio di resistenza Mohr-Coulomb espresso in termini di tensioni efficaci; flusso stazionario parallelo al pendio; assenza di drenaggio profondo e di flusso nel substrato. a c γ tanθ T + 1 sinθ 2 b γw z cos θ tanφ γw tanφ q Componente topografica Componente fisico-meccanica Dietrich & Montgomery, 1998 Componente idrologica
8 Modello deterministico meccanico-idrologico Metodologia Le fasi di applicazione del modello 1. Fase di test. Valutazione della capacità predittiva del modello attraverso: riproduzione di scenario dissestivo pregresso di riferimento e confronto dei risultati con la situazione reale; eventuale taratura dei dati che alimentano il modello e nuovo ciclo elaborativo Simulazione Verifica Esito positivo? No Taratura Sì 2. Fase di calcolo della soglia di infiltrazione critica (qcr) pioggia critica (Pcr) tempi di ritorno carta di pericolosità Calcolo delle soglie di infiltrazione critica
9 Metodologia Simulazione e validazione dei risultati
10 Quadro del dissesto pregresso Ambiente pre-alpino Mappa di densità delle frane superficiali (Sistema Informativo Geologico Arpa Piemonte Sottosistema SIFraP Fenomeni Franosi in Piemonte) Estrazione e successiva analisi di densità dal SIFraP: 34'000 frane, cartografate alla scala 1:10'000 Ricerca eventi alluvionali relativi alle aree ad elevata densità Distribuzione e tipologia diversa dovuta: Ambiente collinare fattore intrinseco del territorio che per caratteristiche morfologiche, litologiche, meccaniche e climatologiche fattore esterno per la diversa disponibilità di documentazione disponibile
11 Quadro del dissesto pregresso Differenti caratteristiche litologiche, morfologiche e geo-strutturali Differenti processi di alterazione chimica e degradazione fisica Differenti tipologie e spessori delle coltri superficiali Ambiente pre-alpino Frane superficiali Per saturazione e fluidificazione della coltre superficiale. Definite secondo tipo di movimento (colamento) e materiale coinvolto (Cruden & Varnes, 1978) Differente densità, la distribuzione e la tipologia delle frane superficiali risulta Ambiente Alpino Colate fangoso-detritiche torrentizie Debris Flow movimenti in massa, caratterizzati da flusso di detrito saturo, non plastico, con velocità molto rapida (Hungr et alii, 2001)
12 Ambiente collinare e pre-alpino Langhe (Cn) novembre 1994 Langhe (Cn) novembre 1994
13 Ambiente collinare e pre-alpino Valle di Mosso (Bi) novembre 1968
14 Ambiente collinare e pre-alpino Val Bormida (Al) ottobre 1977 Ovada (Al) 1935
15 Ambiente collinare e pre-alpino Bassa Valle Grana (Cn) - maggio 2008
16 Ambiente collinare e pre-alpino Bassa Valle Varaita (Cn) - maggio 2008
17 Ambiente Alpino Valle Cervo (Bi) giugno 2002
18 Ambiente Alpino Valle Cervo (Bi) giugno 2002
19 Ambiente Alpino Valle Cervo (Bi) giugno 2002
20 Ambiente Alpino Valle Pellice (To) Maggio 2008 Valle Germanasca (To) Maggio 2008
21 Ambiente Alpino Valle Chisone (To) Maggio 2008
22 Ambiente Alpino Valle Susa (To) 2004
23 Valle di Mosso (Alpi Biellesi) Evento Alluvionale Novembre 1968 Altissima densità di frane riguardanti la coltre superficiale (oltre 1200 frane in 60 km 2 ) Area compresa tra due ambienti a differenti caratteristiche geologiche e geomorfologiche: Ambiente Alpino (A): settore montuoso dell alto bacino T. Strona Alta densità Distribuzione regolare Ambiente pre-alpino (P): settore collinare verso sud fino all alta pianura biellese A P N Bassa densità di frane Fenomeni localizzati lungo impluvi Piano Territoriale Provinciale della Provincia di Biella Densità di frana decresce verso ambiente alpino
24 Le peculiarità, geologiche-geomorfologiche l.s. influenzano la circolazione idrica superficiale e profonda e di conseguenza anche lo sviluppo del reticolo idrografico. Ambiente Alpino (coperture detritiche superficiali poco sviluppate e distribuite con discontinuità) reticolato con caratteristiche tipicamente giovanili reticolo mediamente ben organizzato bassi valori di anomalia gerarchica processi di erosione di tipo lineare ad opera di acque incanalate Ambiente pre-alpino (coltre superficiale estesa diffusamente con spessori considerevoli, > 10 m di spessore) Valle di Mosso (Biella) reticolato più maturo rispetto a quello alpino reticolato idrografico molto fitto alti valori di anomalia gerarchica processi di erosione diffusa e areale Estratto dal Modello Strutturale d Italia, scala 1:
25 Applicazione Modello Montgomery e Dietrich Risultati preliminari Unità elementari utilizzate per valorizzazione parametri fisico-meccanici: derivati da banca dati della Carta dei Suoli del Piemonte in scala 1: A P Coesione: analisi parametrica per incrementi dovuti agli apparati radicali Riproduzione di scenario dissestivo 1968 e confronto dei risultati con la situazione reale Sovrastima delle Aree Instabili nelle zone dell ambiente Alpino È quindi in questa prospettiva che è da inquadrare la scelta di distinguere ambiente Alpino e pre-alpino, analizzando la struttura del reticolo idrografico considerato come oggetto frattale
26 Reticolo come oggetto frattale Un ruolo decisivo nello studio della geometria del bacino di drenaggio è rivestito dalla geometria frattale, la quale permette di prendere in considerazione non solo oggetti e strutture regolari, ma anche quelli irregolari Nel caso della geomorfologia fluviale, l interpretazione frattale caratterizza lo sviluppo planimetrico-areale delle reti fluviali indipendentemente dalla scala di osservazione.
27 Frattali auto-somiglianti (self-similar fractals) Conservano la loro forma a qualsiasi scala di ingrandimento li si osservi (isotropi). Reticolo come oggetto frattale Nelle strutture reali (ad esempio una foglia o un albero) l'autosomiglianza è soddisfatta solo in un intervallo delimitato da un massimo (es.: dimensioni della struttura o dell'oggetto) e un minimo. Per contro nelle strutture matematiche: l'autosomiglianza si può estendere da zero all'infinito Frattali auto-affini (self-affine fractals) Conservano la loro forma in ragione dei differenti rapporti di scala utilizzati nelle diverse direzioni (anisotropi)
28 La dimensione frattale (D) descrive in che modo l'oggetto riempie lo spazio in cui è contenuto. Comportamento spazio-riempiente (space-filling) fluviale a ricoprire interamente il piano topografico Reticolo come oggetto frattale tendenza della struttura La geometria frattale permette quindi di caratterizzare gli aspetti connessi alla variazione della scala di osservazione con la dimensione frattale che rappresenta l invariante di scaling (Malcai et alii, 1997). Possiamo definire la dimensione D di un oggetto attraverso il comportamento della sua misura caratteristica (size = L) rispetto all incremento della sua dimensione lineare (r): L = r -D N(r) = r -D D = - log N(r) / log r Nella geometria euclidea D = 0 rappresenta un punto D = 1 rappresenta una linea D = 2 rappresenta una superficie Quando D non è un numero intero rappresenta la dimensione frattale dell oggetto
29 Reticolo come oggetto frattale Sulla natura frattale dei reticoli idrografici in letteratura si trovano opinioni differenti. La maggior parte delle applicazioni riportate in letteratura, assumono il reticolo idrografico come oggetto auto-somigliante (Claps et alii. 1996) anche se la singola asta fluviale andrebbe trattata come un oggetto auto-affine (Ijjasz-Vasquez et alii. 1994) Dimensione frattale D dell intero reticolo idrografico totale del reticolo D = Dt Ds Dt : dimensione frattale topologica dovuta alla struttura di biforcazione Componente auto-affine Componente auto-somigliante Ds dimensione frattale dovuta alla struttura sinuosa dei singoli corsi d'acqua.
30 Dimensione Frattale di Box-Counting Valle di Mosso - Reticolo idrografico trattato come oggetto auto-somigliante Box-Counting Method (Block et alii, 1990) permette una misurazione sistematica, applicabile ad una qualsiasi struttura nel piano Tale tecnica consiste nel disegnare sopra il reticolo idrografico una griglia regolare di lato s variabile e nel contare il numero di box P nei quali ricade almeno un tratto di segmento fluviale del reticolo di drenaggio. Variando quindi le dimensioni s della box si ottengono coppie di valori [P,s] che vengono diagrammati nel piano cartesiano ponendo in ascissa Log s ed in ordinata Log P. Cieplak M. et alii 1998 Estrazione retic. idr. Da DEM (ris. 10x10 m Arpa Piemonte) In presenza di invarianza di scala la distribuzione dei punti ha andamento lineare. La dimensione frattale corrisponde al coefficiente angolare della retta di regressione
31 Dimensione Frattale di Box-Counting Toolbox DimFrat: implementazione metodo di box counting con Model Builder di ESRI ArcGIS 9.2 Sono parametrizzati (definiti dall utente): La dimensione della cella di output del reticolato idrografico; La dimensione delle box. La Dimensione Frattale è stata calcolata per ognuna delle Unità Cartografiche (UC) della Carta dei Suoli del Piemonte, presenti all interno del bacino della Valle di Mosso. Tali unità infatti caratterizzano le tipologie di suoli e le coperture dei diversi sotto-bacini e di conseguenza anche la geometria del reticolo idrografico (estratto da un DEM Arpa Piemonte a risoluzione 10x10 m)
32 Risultati Dimensione Frattale Valle di Mosso Alpi Biellesi UC di ambiente Alpino: valori medi un reticolo ben organizzato in cui il forte controllo strutturale ne determina lo sviluppo lungo direzioni preferenziali Ambiente Alpino UC di ambiente pre-alpino: valori medi un reticolo sviluppato in modo isotropo, libero quindi da condizionamenti strutturali con forte carattere spazio-riempiente Ambiente pre-alpino Valore Soglia D = 1,6
33 Applicazione Modello Montgomery e Dietrich con distinzione ambiente Alpino e ambiente pre-alpino Dataset dissesti evento del 1-2 novembre 1968 estratti da: 1. Piano Territoriale Provinciale della Provincia di Biella (PTPB); 2. Carta dei dissesti superficiali (RIF), realizzata per questo studio mediante fotointerpretazione (aerofotografie del 23 novembre 1968, Regione Piemonte) Risultati Permeabilità: analisi parametrica in ambiente Alpino per incrementi dovuti alla maggiore influenza dello stato fratturazione crescente Simulazioni con i migliori risultati: dataset VII e VIII discreto rapporto tra aree in frana dell evento e aree instabili (14.1/37.8) area (celle) in frana correttamente previste dal modello (74.9%) discreta performance globale (64.0%)
34 Conclusioni L analisi frattale ha permesso di valutare la differente geometria del reticolo idrografico (a differenti scale di osservazione) in ambiente Alpino e pre-alpino. I risultati del calcolo della Dimensione Frattale confermano il comportamento multifrattale del reticolo idrografico, in analogia a quanto già evidenziato in altri contesti da diversi autori (Ijjasz-Vasquez et alii, 1992; De bartolo et alii, 1995; Gaudio et alii, 2006). Al di sotto del valore soglia della Dimensione Frattale (1.6) il forte controllo geostrutturale determina lo sviluppo del reticolo lungo direzioni preferenziali (ambiente Alpino) mentre nelle aree con valori superiori le estese e potenti coperture superficiali (tipiche dell ambiente pre-alpino) determinano un reticolo sviluppato in modo isotropo libero da condizionamenti strutturali.
35 Conclusioni L applicazione del mod. Montgomery Dietrich, con attribuzione dei parametri di ingresso (fisico-meccanci) tratti esclusivamente dalle informazioni a corredo della carta pedologica (Carta dei Suoli del Piemonte) non riproduce correttamente lo scenario dissestivo dell evento 1968 nel settore Alpino della Valle di Mosso (Alpi Biellesi) Buoni risultati si ottengono attribuendo, in ambiente Alpino, valori di permeabilità indicativamente di un ordine di grandezza superiori a quelli desunti dalle sole considerazioni di carattere pedologico; ciò è probabilmente da imputare ad un non trascurabile contributo della permeabilità secondaria presente in tale ambiente. Tuttavia, visto che la tipologia prevalente dei processi che si verificano nell ambiente Alpino (colate detritiche) non è conforme alle assunzioni richieste dal modello di Montgomery & Dietrich, il passaggio tra ambiente Alpino e pre-alpino potrebbe definire un limite spaziale di inapplicabilità del modello stesso.
36 GRAZIE PER L ATTENZIONE Mauro Tararbra & Gabriele Nicolò Centro per le Ricerche Territoriali e Geologiche - Arpa Piemonte
Variante di adeguamento PAI. Valutazione della stabilità dei versanti. Territorio Comunale. - Relazione E -
COMUNE DI PRAGELATO Valutazione della stabilità dei versanti Territorio Comunale - Relazione E - 10121 Torino (Italy) Via Cernaia 27 www@seaconsult.eu Redatto Controllato Ilaria Stringa Approvato Antonio
DettagliMetodologia per la definizione della predisposizione al verificarsi di fenomeni tipo Flasch Flood nel bacino del fiume Arno
Metodologia per la definizione della predisposizione al verificarsi di fenomeni tipo Flasch Flood nel bacino del fiume Arno La metodologia utilizzata per la verifica della propensione di un determinato
DettagliIdraulica e Idrologia: Lezione 2
Idraulica e Idrologia: Lezione 2 Agenda del giorno - Descrizione del reticolo idrografico; - Descrizione morfometrica del bacino idrografico. Pg 1 Alcune questioni di geomorfologia Il trasporto di acqua
DettagliALLEGATO 1: MAPPA DI SINTESI ALLEGATO 2: MAPPA IDRO PLUVIOMETRICA ALLEGATO 2.1: CARTA GEOMORFOLOGICA E DEI DISSESTI ELEMENTI MORFOLOGICI FQ10 16 Orlo di scarpata di erosione fluviale o di terrazzo di
DettagliRegione Siciliana UFFICIO DEL GENIO CIVILE MESSINA
REPUBBLICA ITALIANA Regione Siciliana UFFICIO DEL GENIO CIVILE MESSINA COMUNE DI MESSINA VILL. PEZZOLO Eventi franosi verificatosi nel 01-10-2009 individuazione aree interessate. DISSESTO N 1-2 c/da Ogliastri
DettagliIdrologica Italiana Venezia, dicembre 2013
Le Giornate dell Idrologia della Societàdell Idrologia Idrologicadella Italiana - 2014 Le Giornate Società Idrologica Italiana - 2013 Venezia, 18-20 dicembre 2013 Cosenza, 26-28 Novembre 2014 Piani di
DettagliESAME DI STATO PER L ABILITAZIONE ALL ESERCIZIO DELLA PROFESSIONE DI GEOLOGO SECONDA SESSIONE ANNO 2010
ESAME DI STATO PER L ABILITAZIONE ALL ESERCIZIO DELLA PROFESSIONE DI GEOLOGO SECONDA SESSIONE ANNO 2010 PRIMA PROVA SCRITTA Tema n. 1 Con riferimento alla normativa vigente, ed in particolare alla circolare
DettagliLIVELLI ALLERTA IDROGEOLOGICA, IDRAULICA E NIVOLOGICA
zona E LIVELLI ALLERTA IDROGEOLOGICA, IDRAULICA E NIVOLOGICA TEMPORALI VERDE Assenza o bassa probabilità a livello locale di fenomeni significativi prevedibili. GIALLA Occasionale pericolo: fenomeni puntuali
DettagliNuova zonazione sismica e procedure per la valutazione degli effetti sismici di sito nel territorio lombardo
Nuova zonazione sismica e procedure per la valutazione degli effetti sismici di sito nel territorio lombardo F. Pergalani, M. Compagnoni, M.P. Boni Politecnico di Milano - Dipartimento di Ingegneria Strutturale,
DettagliSTUDIO PER L ANALISI DEL RISCHIO IDRAULICO E ALLUVIONALE DEL COMUNE DI PARMA
STUDIO PER L ANALISI DEL RISCHIO IDRAULICO E ALLUVIONALE DEL COMUNE DI PARMA La necessità di uno Studio: ultimi studi idraulici organici realizzati sul territorio comunale sono relativi agli anni 2000;
DettagliIl ruolo della progettazione idrologica. linea Bari-Taranto 23 ottobre 2005
LA SIMULAZIONE NUMERICA COME STRUMENTO DI PREVENZIONE DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO Grado, 19 maggio 2016 Federico Cazorzi, Alberto De Luca Progettazione idrologica in ambiente GIS open source Università di
DettagliUniversità della Calabria
Università della Calabria CORSO DI LAUREA IN SCIENZE GEOLOGICHE CORSO DI ELEMENTI DI STATISTICA IDROLOGICA E IDROLOGIA PROF. PASQUALE VERSACE SCHEDA DIDATTICA N Caratteristiche geomorfiche del bacino idrografico
DettagliModellazione numerica a scala di bacino del fiume Ledra
Università degli Studi di Udine CORSO DI DOTTORATO DI RICERCA IN INGEGNERIA CIVILE AMBIENTALE ARCHITETTURA CICLO XXVI TESI DI DOTTORATO DI RICERCA Modellazione numerica a scala di bacino del fiume Ledra
DettagliEsperienze di monitoraggio dei dissesti in Lombardia
Convegno Il monitoraggio dei fenomeni franosi Barzio, 8 aprile 2008 Esperienze di monitoraggio dei dissesti in Lombardia Relatore Dr. Geol. Dario Fossati Il monitoraggio delle frane prima del 1987 Monitoraggi
DettagliIl contributo del monitoraggio nella gestione del dissesto da frana
Convegno ARPAE-OGER PREVENZIONE RIDUZIONE DEL RISCHIO ALLUVIONI E DEL DISSESTO IDROGEOLOGICO: RIORDINO ISTITUZIONALE DELLE COMPETENZE E SOLUZIONI PER LA GESTIONE E IL GOVERNO DELLE ACQUE GEOFLUID, Piacenza
DettagliLe Banche Dati Geologiche di Arpa Piemonte
DATI E INFORMAZIONI DI INTERESSE AMBIENTALE E TERRITORIALE Prima sessione: DATI E INFORMAZIONI INERENTI LO STATO DELL AMBIENTE Le Banche Dati Geologiche di Arpa Piemonte Arpa Piemonte Luca Lanteri, Rocco
DettagliApplicazione dell IFF nel bacino idrografico del Fiume Foglia: l integrazione geologico-geomorfologica nell elaborazione dei modelli interpretativi
Applicazione dell IFF nel bacino idrografico del Fiume Foglia: l integrazione geologico-geomorfologica nell elaborazione dei modelli interpretativi Dott. ssa Valentina Tiberi* *Dipartimento di Scienze
DettagliL'ANALISI DELLA FRAGILITÀ TERRITORIALE PER IL FRIULI VENEZIA GIULIA: UN ESEMPIO AVANZATO DELLE POTENZIALITÁ DEI GIS OPEN SOURCE
UDINE, 19 21 APRILE 2011 QUARTE GIORNATE ITALIANE gvsig L'ANALISI DELLA FRAGILITÀ TERRITORIALE PER IL FRIULI VENEZIA GIULIA: UN ESEMPIO AVANZATO DELLE POTENZIALITÁ DEI GIS OPEN SOURCE LA FRAGILITÁ TERRITORIALE
DettagliTematismi e Cartografie del Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione e del Piano Provinciale di Emergenza.
Tematismi e Cartografie del Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione e del Piano Provinciale di Emergenza Tematismi importanti Rischio Idraulico - Censimento degli eventi di esondazione interessanti
DettagliAUTORITA' DI BACINO NAZIONALE DEL FIUME ADIGE
AUTORITA' DI BACINO NAZIONALE DEL FIUME ADIGE PIANO STRALCIO PER LA TUTELA DAL RISCHIO IDROGEOLOGICO - BACINO DELL' ADIGE- REGIONE DEL VENETO AREE IN DISSESTO DA VERSANTE -VARIANTE- Ë S: MAURO DI SALINE
DettagliLE OPERE DI SBARRAMENTO
LE OPERE DI SBARRAMENTO LE DIGHE Sono opere di sbarramento, di un corso d acqua, che determinano la formazione di un invaso o lago artificiale. L opera può avere diversi scopi: Regolare le portate fluviali
DettagliCaratteristiche dei bacini idrografici
Corso di Idrologia Applicata A.A. 007-008 Caratteristiche dei bacini idrografici Prof. Ing. A. Cancelliere Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale Università di Catania Bacino idrografico Con riferimento
DettagliAUTORITA' DI BACINO NAZIONALE DEL FIUME ADIGE
AUTORITA' DI BACINO NAZIONALE DEL FIUME ADIGE PIANO STRALCIO PER LA TUTELA DAL RISCHIO IDROGEOLOGICO - BACINO DELL' ADIGE- REGIONE DEL VENETO AREE IN DISSESTO DA VERSANTE -VARIANTE- S. MAURO DI SALINE
DettagliDEFINIZIONE DELL ALGORITMO DI CALCOLO DEL DEFLUSSO MINIMO VITALE IN FRIULI VENEZIA GIULIA
DEFINIZIONE DELL ALGORITMO DI CALCOLO DEL DEFLUSSO MINIMO VITALE IN FRIULI VENEZIA GIULIA DANIELA IERVOLINO Regione Friuli Venezia Giulia TOLMEZZO 5 maggio 2015 Linee di indirizzo Corsi d acqua/tratti
DettagliDTM e GIS a supporto della modellazione idraulica per i piccoli bacini: il caso studio del Rio Galeria
DTM e GIS a supporto della modellazione idraulica per i piccoli bacini: il caso studio del Rio Galeria Fabrizia Fiumara, IDRAN Ingegneria e Tecnologia S.r.l., fabrizia.fiumara@libero.it Fernando Nardi,
DettagliAutorità dei bacini regionali del Lazio. Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico (versione 2005 a sx e 2012 a dx)
Autorità dei bacini regionali del Lazio Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico (versione 2005 a sx e 2012 a dx) Aree a pericolosità e rischio di frana Sulla base delle caratteristiche d intensità dei
DettagliVARIANTE AL REGOLAMENTO URBANISTICO
AREA R6 DI CASANOVA VARIANTE AL REGOLAMENTO URBANISTICO RELAZIONE GEOLOGICA DI FATTIBILITA Dott. geol. Ferruccio Capecchi Pistoia 22 marzo 2011 Largo San Biagio 149 51100 PISTOIA Tel./fax 0573 24355 e-mail:gtigeologi@tin.it
DettagliLINEE GUIDA AL RILEVAMENTO DELLA CARTA GEOMORFOLOGICA D ITALIA ALLA SCALA 1:50.000
LINEE GUIDA AL RILEVAMENTO DELLA CARTA GEOMORFOLOGICA D ITALIA ALLA SCALA 1:50.000 CONTENUTI A cura di: Maurizio D Orefice & Roberto Graciotti ISPRA - Dipartimento difesa del suolo Servizio Geologico d
DettagliCapitolo 13 Le frane
Capitolo 13 Le frane Definizione: Movimento di masse di terreno o di roccia lungo un pendio Agente morfogenetico: Gravità principalmente, ma anche acqua nel terreno ha un ruolo importante Materiali: 1.
DettagliPROVINCIA DI PISTOIA Servizio Pianificazione Territoriale S.I.T. Turismo Promozione Commercio Dr. Enrico Bartoli Geol. Marco De Martin Mazzalon Zonazione sismogenetica (I.N.G.V. 2004) Zona 915: Garfagnana
DettagliIdraulica e idrologia: Lezione 9
Idraulica e idrologia: Lezione 9 Agenda del giorno - Relazioni per la stima della portata al colmo; - Tempo di corrivazione di un bacino; - Metodo razionale. 1 LINEA SEGNALATRICE DI PROBABILITA PLUVIOMETRICA
DettagliProblematiche ambientali legate al dissesto idrogeologico
Problematiche ambientali legate al dissesto idrogeologico - Prevenire i fenomeni di dissesto - Attenzione del PPR al dissesto idrogeologico - Finalità delle Linee Guida - Conoscenza del rischio idrogeologico
DettagliSettembre Il Clima in Piemonte. Arpa Piemonte Sistemi Previsionali
Il Clima in Piemonte Settembre 2014 In Piemonte il mese di Settembre 2014 è stato caratterizzato da temperature superiori alla norma e precipitazioni inferiori alla climatologia del periodo 1971-2000.
DettagliRapporto interno. Data 14/4/2015. Numero 1. Versione [numero, data] 2.1, 14/4/2015. Autore Arturo Pucillo
Rapporto interno Verifica delle prestazioni dei modelli sulle aree geografiche relative al QPF del Settore Meteo del Centro Funzionale Decentrato di Protezione Civile del FVG Arturo Pucillo Data 14/4/2015
DettagliINTRODUZIONE 2 1. METODI DI VALUTAZIONE DELLA VULNERABILITA 2 2. VALUTAZIONE DELLA VULNERABILITÀ INTRINSECA DELL ACQUIFERO
SOMMARIO INTRODUZIONE 2 1. METODI DI VALUTAZIONE DELLA VULNERABILITA 2 2. VALUTAZIONE DELLA VULNERABILITÀ INTRINSECA DELL ACQUIFERO SUPERFICIALE MEDIANTE IL METODO GOD (1987) 3 2.1 - Descrizione del metodo
DettagliLa Previsione delle Frane in Emilia-Romagna a breve e lungo termine
La Previsione delle Frane in Emilia-Romagna a breve e lungo termine Marco Pizziolo, Giampiero Gozza Regione Emilia-Romagna - Servizio Geologico, sismico e dei Suoli Alcuni dati riassuntivi: 70.000 frane
DettagliAGGIORNAMENTO IDROGEOLOGICO E IDRAULICO
BOLLETTINO N EMISSIONE VALIDITA' AGGIORNAMENTO S ERVIZIO A CURA DI AMBITO TERRITORIALE 01 Pag.1/3 03/11/2014 21:00 12 ore 04/11/2014 09:00 ARPA - Centro Funzionale SITUAZIONE ATTUALE La saccatura nord-atlantica,
DettagliModellazione di sistemi ingegneristici (parte 2 di 2)
Corso di Teoria dei Sistemi Modellazione di sistemi ingegneristici (parte 2 di 2) Prof. Ing. Daniele Testi DESTeC, Dipartimento di Ingegneria dell Energia, dei Sistemi, del Territorio e delle Costruzioni
DettagliMODELLAZIONE NUMERICA DELLE ACQUE SOTTERRANEE NEI SISTEMI DI GEOSCAMBIO E PER ALTRI UTILIZZI ANTROPICI
Ordine dei Geologi Veneto MODELLAZIONE NUMERICA DELLE ACQUE SOTTERRANEE NEI SISTEMI DI GEOSCAMBIO E PER ALTRI UTILIZZI ANTROPICI STRUMENTI PER LO STUDIO, GESTIONE, E SALVAGUARDIA DELLE ACQUE SOTTERRANEE
DettagliLa BD Frane e Coperture della Regione Toscana. Struttura e applicazioni.
La BD Frane e Coperture della Regione Toscana. Struttura e applicazioni. Guido Lavorini Regione Toscana Massimo Perna Consorzio LaMMA /CNR Ibimet SOMMARIO Progetti regionali inerenti o contigui al tema
DettagliCORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN GEOLOGIA E TERRITORIO CORSO DI MODELLAZIONE GEOLOGICO- TECNICA ED IDROGEOLOGICA MODELLAZIONE IDROGEOLOGICA (2 CFU)
CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN GEOLOGIA E TERRITORIO CORSO DI MODELLAZIONE GEOLOGICO- TECNICA ED IDROGEOLOGICA MODELLAZIONE IDROGEOLOGICA (2 CFU) Docente: Alessandro Gargini (E-mail: alessandro.gargini@unibo.it)
DettagliPresentazione dell edizione italiana
Indice Presentazione dell edizione italiana Prefazione Nota sulle unita di misura Glossario dei simboli L alfabeto greco XIII XVII XIX XX XXIV 1 Introduzione all ingegneria geotecnica 1 1.1 Che cos e l
DettagliLa modellazione numerica nei progetti di riqualificazione fluviale: il caso Ewijkse Plaat, Paesi Bassi
Sarzana 18-19 Giugno 2009 I Convegno Italiano sulla Riqualificazione Fluviale Sessione B: Strumenti e metodi per la riqualificazione fluviale La modellazione numerica nei progetti di riqualificazione fluviale:
DettagliRivisitazione del Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico del Bacino Idrografico del Fiume Sele
AUTORITA DI BACINO REGIONALE CAMPANIA SUD ED INTERREGIONALE PER IL BACINO IDROGRAFICO DEL FIUME SELE Rivisitazione del Piano stralcio per l Assetto Idrogeologico del Bacino Idrografico del Fiume Sele Elaborato
DettagliPaolo Campedel. Servizio Geologico Provincia Autonoma di Trento. Il Progetto IFFI Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia: metodologia e risultati
Analisi del dissesto nella Provincia Autonoma di Trento e contributo dell Inventario IFFI per la redazione della carta della pericolosità ai fini urbanistici Paolo Campedel Servizio Geologico Provincia
DettagliVERONA. Roverè Veronese. Frana in più comuni. ex Cod. PAI. Nome. Autorità di bacino nazionale del Fiume Adige -Aree in dissesto da versante- VARIANTE
- 238 - Nome Cod. IFFI ex Cod. PAI P1 P2 P3 P4 Frana in più comuni VERONA Roverè Veronese Pissarotta 230073500 Nuova La Bettola 230073600 7.620 Autorità di bacino nazionale del Fiume Adige -Aree in dissesto
DettagliRelazione di sopralluogo per la verifica speditiva delle condizioni geo-idrologiche dei siti di interesse
Report attività ISPRA del 03 Settembre 2016 Relazione di sopralluogo per la verifica speditiva delle condizioni geo-idrologiche dei siti di interesse 1. Anagrafica sopralluogo Denominazione sito: Comune
Dettagli1 VALIDAZIONE DATI DA SATELLITE: confronto dati da boe vs. dati da satellite
Presentazione ufficiale V.E.C.T.O.R. (VulnErabilità delle Coste e degli ecosistemi marini italiani ai cambiamenti climatici e loro ruolo nei cicli del carbonio mediterraneo) LINEA 1 CLICOST Effetti dei
DettagliSISMA APPENNINO CENTRALE CONSIDERAZIONI E VALUTAZIONI
Jesi 20 Dicembre 2016 SISMA APPENNINO CENTRALE CONSIDERAZIONI E VALUTAZIONI Effetti di sito e risposta sismica locale: un caso di studio Geol. Daniele Mercuri [ORG Marche] NORME TECNICHE PER LE COSTRUZIONI
DettagliLa Banca Dati Geologica di Arpa Piemonte. gestione mediante strumenti Open Source
La Banca Dati Geologica di gestione mediante strumenti Open Source La Banca Dati Geologica di gestione mediante strumenti Open Source Luca Lanteri Rocco Pispico - DT Geologia e Dissesto Contatti: sigeo@arpa.piemonte.it
DettagliPARTE I. I processi idrologici. Lezione I: Il ciclo idrologico. Dipartimento di Ingegneria Civile
Corso di Laurea Specialistica in N.O. Giuseppe Aronica Corso di Idrologia Tecnica PARTE I Lezione I: Il ciclo idrologico Il ciclo idrologico Il ciclo idrologico è il processo di circolazione dell acqua
Dettagli3. Processi di instabilità dei versanti
3. Processi di instabilità dei versanti La precipitazione intensa ha provocato essenzialmente fenomeni di fluidificazione delle coltri superficiali, talora evoluti in colate di fango e detriti o in fenomeni
Dettagli3. Processi di instabilità dei versanti
3. Processi di instabilità dei versanti La precipitazione intensa ha provocato essenzialmente fenomeni di fluidificazione delle coltri superficiali, talora evoluti in colate di fango e detriti o in fenomeni
DettagliScenari di evento e di rischio nei piani di gestione
Giornate dell Idrologia della Società Idrologica Italiana 2014 Arcavacata di Rende, 26-28 Novembre 2014 Scenari di evento e di rischio nei piani di gestione P. Versace Dipartimento di Ingegneria Informatica,
DettagliPericolosità, Vulnerabilità, Rischio
Provincia di Latina Settore Polizia Provinciale Servizio Protezione Civile Corso specialistico per Operatori di Protezione Civile Rischio Idrogeologico e Idraulico Pericolosità, Vulnerabilità, Rischio
DettagliUNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA CIVILE, EDILE ED AMBIENTALE FACOLTA DI INGEGNERIA
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II FACOLTA DI INGEGNERIA CORSO DI LAUREA IN INGEGNERIA PER L AMBIENTE E IL TERRITORIO (CLASSE DELLE LAUREE IN INGEGNERIA CIVILE ED AMBIENTALE, CLASSE N. L-7) DIPARTIMENTO
DettagliComune di Perugia. Obiettivi
Comune di Perugia Servizio Protezione Civile Centro Funzionale Area Risorse Ambientali Smart City e Innovazione SVILUPPO DI UNO SCENARIO DI RISCHIO IDROGEOLOGICO IN TEMPO REALE PER IL COMUNE DI PERUGIA
DettagliSTUDIO DEI FENOMENI FRANOSI DEL CENTRO STORICO DI SANTA BRIGIDA E TERAPIE D INTERVENTO
Relatore: Prof. Disperati Leonardo Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali Corso di laurea specialistica in Geologia Applicata Tesi di laurea: STUDIO DEI FENOMENI FRANOSI DEL CENTRO STORICO
DettagliSistemi e modelli. Sistemi
Sistemi e modelli Obbiettivo: sviluppare metodologie e strumenti di analisi quantitativa della QoS di sistemi costruzione e soluzione di modelli per la valutazione di prestazioni e affidabilità di sistemi
DettagliStima della portata di piena: un esempio
Stima della portata di piena: un esempio Giuseppe Pino APAT Dipartimento Nucleare, Rischio Tecnologico e Industriale 1 aprile 2008 Stima della portata di massima piena Obiettivo: determinare la portata
DettagliRELAZIONE DI COMPATIBILITA IDRAULICA
RELAZIONE DI COMPATIBILITA IDRAULICA 1. PREMESSA Nella presente relazione viene riportato lo studio idrologico ed idraulico relativo al reticolo idrografico interferente con la strada di collegamento tra
DettagliINDICE Paragrafi. Appendici al testo
INDICE Paragrafi PREMESSA 1 - CARATTERISTICHE DELL INTERVENTO 2 - METODOLOGIA D INDAGINE ED ELABORATI GRAFICI 3 - INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO, GEOLOGICO E LITOTECNICO 4 - CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE
DettagliIndice 1. Presentazione dell opera 2. Meccanica ondulatoria dei mezzi porosi
Indice 1. Presentazione dell opera... pag. 11 1.1. Introduzione all opera...» 11 1.2. Volume I: Introduzione al metodo degli elementi finiti...» 13 1.3. Volume II: Introduzione alla Meccanica del Continuo...»
DettagliIntroduzione...2 Inquadramento geografico...2 Geomorfologia...4 Idrografia...5 Geologia...5 Vincoli...5 Tipologia di interventi...
Introduzione...2 Inquadramento geografico...2 Geomorfologia...4 Idrografia...5 Geologia...5 Vincoli...5 Tipologia di interventi...6 ALLEGATO 1-Estratto del Foglio 43 della Carta Geologica d Italia alla
DettagliCOMUNE DI MARTINENGO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA
COMUNE DI MARTINENGO VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA CONFERENZA INTRODUTTIVA DEL DOCUMENTO DI SCOPING Martinengo,, 11 dicembre 2010 ASPETTI GEOAMBIENTALI DEL DOCUMENTO DI PIANO Dott. Ermanno Dolci Dott.ssa
DettagliSEDUTA UFFICIO DI PRESIDENZA TREDICESIMA COMMISSIONE DEL SENATO. MARTEDI 3 OTTOBRE Ore 14,45. Audizione del Prof. Gilberto Pambianchi
SEDUTA UFFICIO DI PRESIDENZA TREDICESIMA COMMISSIONE DEL SENATO MARTEDI 3 OTTOBRE 2017 - Ore 14,45 Audizione del Prof. Gilberto Pambianchi In merito Al Disegno di Legge 2734 (Cartografia Geologica d Italia
DettagliLa precipitazione. Misura della precipitazione
La precipitazione 1. Misura 2. Distribuzione nello spazio (afflusso) 3. Disponibilità di dati storici 4. Caratterizzazione del clima 1 Misura della precipitazione 2 Misura della Precipitazione Strumenti
DettagliFin qui si sono considerate le variabili casuali ciascuna per proprio conto. Ora consideriamo la possibilità di relazioni tra variabili.
Sistemi di variabili casuali Fin qui si sono considerate le variabili casuali ciascuna per proprio conto. Ora consideriamo la possibilità di relazioni tra variabili. Esempi: - il massimo annuale della
DettagliAnalisi dei Processi Chimici e. Biotecnologici Anno Accademico
Biotecnologici Anno Accademico 2017 2018 Massimiliano Grosso E-mail: massimiliano.grosso@dimcm.unica.it Telefono: 070 675 5075 Indirizzo web: http://people.unica.it/massimilianogrosso Obiettivi del Gli
DettagliLa precipitazione. Misura della precipitazione
La precipitazione. Misura 2. Distribuzione nello spazio (afflusso) 3. Disponibilità di dati storici 4. Caratterizzazione del clima Misura della precipitazione 2 Misura della Precipitazione Strumenti Pluviometro
DettagliEvoluzione del sistema modellistico delle acque superficiali a supporto delle decisioni in Piemonte. Secondo Barbero (Arpa Piemonte)
Evoluzione del sistema modellistico delle acque superficiali a supporto delle decisioni in Piemonte Secondo Barbero (Arpa Piemonte) MODELLO PREVISIONE DELLE PIENE Piattaforma in real time MIKE CUSTOMISE
DettagliStudio di PERICOLOSITÀ SISMICA: definizione di scuotimento atteso
Studio di PERICOLOSITÀ SISMICA: definizione di scuotimento atteso La definizione della pericolosità di un sito viene separata in due fasi distinte: da una parte lo studio di sorgenti e propagazione profonda,
DettagliPrevisione idro-meteorologica nel bacino del Verbano per la gestione di eventi estremi
Milano, 26 ottobre 2010 Previsione idro-meteorologica nel bacino del Verbano per la gestione di eventi estremi Caratterizzazione delle precipitazioni estreme in ambito transfrontaliero Ing. Secondo BARBERO
DettagliRelazione Geotecnica e sulle Fondazioni
Relazione Geotecnica e sulle Fondazioni 1. Premessa In Italia la progettazione geotecnica è regolata dal N.T.C. 2008 ed è redatta ai sensi del p.to 6.2.2. La presente Relazione è relativa all Analisi sulle
DettagliRegione Calabria ARPACAL. Agenzia Regionale per la Protezione dell Ambiente della Calabria
Regione Calabria ARPACAL Agenzia Regionale per la Protezione dell Ambiente della Calabria CENTRO FUNZIONALE MULTIRISCHI DELLA CALABRIA (Centro Funzionale Decentrato di Protezione Civile - Legge n. 100
DettagliL alluvione del 2015: le colate detritiche
L alluvione del 2015: le colate detritiche CENTRALE ELETTRICA DI RUFFINATI CANALE DI SOTTOATTRAVERSAMENTO DI OTTONE Nell evento del 14 settembre 2015 oltre alle piene fluviali che hanno provocato esondazioni,
DettagliS.AMBROGIO DI VALPOLICELLA
AUTORITA' DI BACINO NAZIONALE DEL FIUME ADIGE PIANO STRALCIO PER LA TUTELA DAL RISCHIO IDROGEOLOGICO - BACINO DELL' ADIGE- REGIONE DEL VENETO AREE IN DISSESTO DA VERSANTE -VARIANTE- S.AMBROGIO DI VALPOLICELLA
DettagliMirko Nucci Resp. Servizio Reti Monitoraggio Acque
Il monitoraggio in continuo delle acque superficiali e sotterranee: uno strumento per migliorare l efficacia dei controlli e per valutazioni sullo stato quantitativo delle risorse Mirko Nucci Resp. Servizio
DettagliGhiacciai e permafrost in Trentino: cambiamenti in atto e scenari futuri
Ghiacciai e permafrost in Trentino: cambiamenti in atto e scenari futuri Roberto Seppi Dipartimento di Scienze della Terra Università di Pavia Trentino Clima 2008 Ghiacciai alpini e riscaldamento climatico
Dettagli"GIS e modelli idraulici per l aggiornamento del PAI in area urbana"
Open Day Perugia 9 luglio 2012 GIS e Modelli Idraulici per il Rischio Idrogeologico "GIS e modelli idraulici per l aggiornamento del PAI in area urbana" Ing. Giorgio Cesari Autorità di bacino del Fiume
DettagliAggiornamento dell area di espandimento dello scenario basso in data 10 aprile 2014
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO BICOCCA DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELL'AMBIENTE e TERRITORIO e di SCIENZE DELLA TERRA Regione Autonoma Valle d Aosta Dipartimento difesa del suolo e risorse idriche Servizio
DettagliAosta. 19 Ottobre 2011 STUDI DI PRIMO LIVELLO NELLA MICROZONAZIONE SISMICA: I COMUNI DI SUSA (TO) E DRONERO (CN) Gianluigi Perrone
Aosta 19 Ottobre 2011 STUDI DI PRIMO LIVELLO NELLA MICROZONAZIONE SISMICA: I COMUNI DI SUSA (TO) E DRONERO (CN) Gianluigi Perrone Dipartimento di Scienze della Terra Università di Torino Obiettivo: illustrare
DettagliLe Banche Dati Geologiche di Arpa Piemonte
DATI E INFORMAZIONI DI INTERESSE AMBIENTALE E TERRITORIALE Prima sessione: DATI E INFORMAZIONI INERENTI LO STATO DELL AMBIENTE Le Banche Dati Geologiche di Arpa Piemonte Arpa Piemonte Luca Lanteri, Rocco
DettagliLezione Circolazione idrica sotterranea
Lezione Circolazione idrica sotterranea Obiettivi La lezione pone l attenzione sulle modalità di circolazione idrica sotterranea, partendo dalla scala dei pori fino a giungere alla scala di bacino, attraverso
DettagliPIANO DI PROTEZIONE CIVILE INTERCOMUNALE. Cantalupo Ligure. Carrega Ligure. COM 13 - Comuni della Val Borbera
[ ] Comunità Montana Agenzia di sviluppo TERRE DEL G I A R O L O Regione Piemonte Provincia di Alessandria PIANO DI PROTEZIONE CIVILE INTERCOMUNALE Albera Ligure Borghetto Borbera Cabella Ligure Cantalupo
DettagliRegione Molise Studio del Rischio Idrogeologico nella Regione 1
Regione Molise Studio del Rischio Idrogeologico nella Regione 1 La Carta della pericolosità da frana rappresenta l elaborato di sintesi più utile ai fini della pianificazione territoriale in quanto oltre
DettagliCORPI IDRICI: STATO E OBIETTIVI. II Forum di informazione pubblica Milano, 17 settembre 2009
Progetto di Piano Elaborato ai sensi dell art. 13 della Direttiva 2000/60 CE e dell art. 117 del D.Lgs. 152/06 e dell art. 1, comma 3 bis della L.13/09 CORPI IDRICI: STATO E OBIETTIVI II Forum di informazione
DettagliL invarianza idraulica del territorio: aspetti progettuali e normativi. Marco Maglionico Università di Bologna Dipartimento DICAM
L ALLUVIONE, LE ALLUVIONI - MEMORIA E AZIONE L invarianza idraulica del territorio: aspetti progettuali e normativi Marco Maglionico Dipartimento marco.maglionico@unibo.it www.marcomaglionico.it Bologna,
DettagliProposta su: CONTENUTI MINIMI DELLA RELAZIONE GEOLOGICA, DELLA MODELLAZIONE GEOTECNICA E DELLA RELAZIONE SULLA MODELLAZIONE SISMICA
Proposta su: CONTENUTI MINIMI DELLA RELAZIONE GEOLOGICA, DELLA MODELLAZIONE GEOTECNICA E DELLA RELAZIONE SULLA MODELLAZIONE SISMICA (NTC D.M. 14.01.2008 e la CIRCOLARE C.S.LL.PP. N 617 del 02.02.2009 Linee
DettagliUn processo morfogenetico è un particolare meccanismo attraverso il quale un agente morfogenetico riesce a creare o modificare forme e depositi.
Un agente morfogenetico è un fenomeno fisico e/o chimico che, attraverso l attivazione di meccanismi caratteristici, può generare o modificare le forme del rilevo e/o le caratteristiche dei depositi (morfogenesi).
Dettagli1. Pluviometria sulla città di Napoli
Il nubifragio del 17 e 18 settembre 2005 a Napoli 1. Pluviometria sulla città di Napoli Le precipitazioni registrate dai pluviometri in telemisura di Napoli Camaldoli e Napoli Capodimonte hanno avuto inizio
DettagliCOMUNE DI EMPOLI Provincia di Firenze
Dr. Geol. Paola Violanti via Osteria Bianca, 43-50057 Ponte a Elsa FI tel e fax: 0571 931212 3479186530 e mail: paolaviolanti@timenet.it cod.fisc.vlnpla53p51d403z part. I.V.A. 04363000482 VARIANTE AL REGOLAMENTO
DettagliCartografia geologica e microzonazione sismica
Sala A conferenze, Terza Torre - 19 aprile 12 MICROZONAZIONE SISMICA UNO STRUMENTO CONSOLIDATO PER LA RIDUZIONE DEL RISCHIO L esperienza della Regione Emilia-Romagna Cartografia geologica e microzonazione
DettagliTaratura dei dati sismici con pozzi
Taratura dei dati sismici con pozzi I dati di pozzo, qualora disponibili, sono di fondamentale interesse per la taratura di sommità e base di una sequenza stratigrafica (unconformities e relativa durata
DettagliCorso di Idraulica ed Idrologia Forestale
Corso di Idraulica ed Idrologia Forestale Docente: Prof. Santo Marcello Zimbone Collaboratori: Dott. Giuseppe Bombino - Ing. Demetrio Zema Lezione introduttiva Anno Accademico 2008-2009 2009 1 Obiettivi
DettagliMitigazione del rischio relativo ai dissesti dei corsi d acqua e dei versanti
Mitigazione del rischio relativo ai dissesti dei corsi d acqua e dei versanti Criteri di approccio sistemico Da R. Rosso 2 Misure Strutturali di Manutenzione Straordinaria OBIETTIVI: riparazione, ricostruzione,
Dettagli