Geologia, Geomorfologia. il caso dellavia herculia in basilicata. di Maurizio Lazzari e Dario Gioia. 1. Premessa

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1 Geologia, Geomorfologia e Viabilità antica: il caso dellavia herculia in basilicata di Maurizio Lazzari e Dario Gioia 1. Premessa Il tema della viabilità è fondamentale in quanto spesso connesso alla morfologia di un determinato territorio, così come il popolamento è collegato necessariamente alla viabilità, poiché la capacità di potersi spostare agevolmente crea flussi economici e sociali. L approccio metodologico che si è inteso seguire nell ambito di tale progetto non poteva prescindere dalle diverse chiavi di lettura che ciascun settore disciplinare (geologia, archeologia, storia, agronomia) poteva, di volta in volta, offrire in un ottica di interpretazione moderna dei dati archeologici, storici e territoriali legati alla realizzazione di un tracciato della viabilità romana in Basilicata, su cui spesso sono state esposte conclusioni e interpretazioni non sempre radicate ai vincoli derivanti dalle fonti letterarie, bibliografiche, archivistiche, archeologiche e storiche (Buck, 1971; Dalena, 2006), né tantomeno ad una logica di progettazione della viabilità. In tal senso viene suggerita una discussione sulla scelta del tracciato della via Herculia, partendo da quanto proposto dallo studio archeologico (contributi di Del Lungo e di Sannazzaro in questo volume) e tenendo conto dei possibili condizionamenti geologici e geomorfologici incontrati durante la realizzazione della strada, anche in funzione della sua percorribilità da parte di mezzi, uomini ed animali. 2. Obiettivi e Metodologia Al fine di calibrare il già richiamato approccio metodologico di studio multidisciplinare, dell intero tracciato è stato preso in esame un segmento 91

2 campione della via Herculia, di circa 46 km di estensione, compreso tra Filiano e Sasso di Castalda, per poi estenderlo, in una fase successiva della ricerca, all intero tracciato (fig. 1). Il segmento, di cui è stato calcolato un buffer di 4 km di estensione laterale, attraversa, da sud a nord, i territori comunali di Sasso di Castalda, Abriola, Pignola, Potenza, Pietragalla, Avigliano, e Filiano. Il tratto meridionale di circa 18 km si estende dal limite nord-occidentale del territorio comunale di Sasso di Castalda all abitato di Potenza, lungo una direzione all incirca SO-NE. Il tratto intermedio è allungato in direzione S-N e attraversa la parte centro-settentrionale del territorio di Potenza fino allo scalo di Pietragalla, mentre il tratto settentrionale di circa 10 km, ha un andamento SO-NE e ricade nei territori comunali di Avigliano e Filiano (fig. 2). Fig. 1 Inquadramento geografico dell intero tracciato della via Herculia in Basilicata e del segmento-campione (in verde) su cui è stato calibrato lo studio 92

3 Venosa Iscalunga 502 Filiano Castel Lagopesole Serra Angione 944 Serra Carpineto 998 Avigliano ADRIATICO San Francesco 937 TIRRENO IONIO Monte Cocuzzo 794 Tito Lago di Pantano 763 Serra San Marco 938 Pignola Sasso di Castalda Capelluzzo 1402 Timpa dell Olmo 1247 Monte Pierfaone 1683 Legenda Tracciato della via Herculea Reticolo idrografico Limite amministrativo di comune Fig. 2 Tracciato della via Herculia analizzato in questo lavoro, proiettato su un modello tridimensionale del terreno ottenuto da un DEM 10x10m (Tarquini et al., 2011) con indicazione dei principali toponimi di riferimento 93

4 Lo studio geologico e geomorfologico si è posto l obiettivo di individuare i caratteri litologici e morfologici che possono aver guidato e controllato le logiche progettuali della viabilità, la cui scelta del tracciato è stata chiaramente dettata, oltre che da ragioni storiche, politiche, commerciali ed economiche, anche da valutazioni di carattere orografico, idrografico e ambientale. I criteri guida di tipo geologico e geomorfologico utilizzati per analizzare il tracciato hanno tenuto conto di: 1. Fattori positivi, quali la presenza di elementi morfologici a bassa pendenza, presenza di piane alluvionali, disponibilità di materiale utile alla costruzione del selciato, assenza di processi morfoevolutivi di versante (colate di fango e crolli), esposizione dei versanti, presenza di sorgenti d acqua perenni per l approvvigionamento idrico; 2. Fattori negativi, come la presenza di elevati salti quota con pendenze elevate, aree con intensi e frequenti fenomeni di dissesto, aree palustri. 3. Inquadramento geologico Il tracciato della via Herculia ricade nella zona assiale della catena sudappenninica e si sviluppa lungo una direzione trasversale rispetto all asse NO-SE di sviluppo longitudinale dell Appennino meridionale (fig. 3) e dei suoi principali domini tettono-stratigrafici (Menardi Noguera-Rea, 2000). Nello specifico, i domini strutturali di questa porzione di catena sono le unità tettono-stratigrafiche lagonegresi ed irpine ed i depositi sinorogeni clastici dei bacini satelliti pliocenici (Pescatore et al., 1999). Il tratto meridionale del tracciato è impostato sui depositi appartenenti all unità tettonica lagonegrese, derivante dalla deformazione dell omonimo bacino meso-cenozoico (Scandone, 1972). La sua porzione basale è rappresentata da alternanze di argille siltose rosse, verdi e giallastre con marne ed arenarie quarzoso-micacee di mare basso e calcari organogeni che passano verso l alto a siltiti, arenarie, marne e argilliti rosso vinaccia che segnano un approfondimento del bacino di sedimentazione (Formazione di Monte Facito del Trias inferioremedio; Scandone, 1972); verso l alto la successione è costituita da calcilutiti e calcareniti grigio-nerastre con liste e noduli di selce del Trias superiore (Formazione dei Calcari con Selce; Scandone, 1972) che passano a depositi silicei costituiti da diaspri e selci rosse e verdi alternate a marne e peliti (Formazione degli Scisti Silicei del Giurassico; Scandone, 1972). La facies di transizione tra questa formazione e i Calcari con Selce è caratterizzata da un alternanza di diaspri e selci rosse e verdi, peliti e calcari grigiastri in strati e banchi. I termini cretacei della successione sono costituiti da un alternanza di marne silicee e peliti (Formazione dei Galestri, Cretacico inferiore; Scandone, 1972) e depositi calcareo-clastici alternati a marne e argille rosse (Flysch Rosso, Cretacico superiore Eocene; Scandone, 1972). 94

5 ADRIATICO IONIO Castel Lagopesole Sant Angelo Trani Masseria San Michele avanpaese Spinazzola zona esterna avanfossa TIRRENO Acerenza Potenza Serra San Marco DISTANZA (KM) Potenza spartiacque della catena zona assiale linea delle massime cime Vallo di Diano Monte Cervati Cas.ne Pepe Fossa Cupa Ascea Altitudine (m s.l.m.) Fig. 3 Principali domini morfostrutturali attraversati lungo un transetto appenninico passante per l area di studio. In basso è riportato il profilo topografico ottenuto lungo il tracciato del settore di via Herculia studiato. Il tratto a-a indica il settore di profilo che attraversa la paleosuperficie di Serra S. Marco, di cui si riporta il dettaglio in fig. 7 95

6 Iscalunga (502 m) N Castel Lagopesole Filiano a Serra Angione (944 m) Serra Carpineto (998 m) San Francesco (937 m) Lago di Pantano (763 m) c Monte Cocuzzo (794 m) b Serra di San Marco (983 m) Legenda Litologia Terreni di riporto antropico Accumuli di frana Depositi alluvionali sciolti e addensati e depositi fluvio lacustri Depositi colluviali sciolti ed addensati Depositi di versante e di falda Sedimenti lacustri da poco a mediamente addensati Sedimenti argillosi e argilloso-sitosi plastici, da massivi a stratificati Conglomerati e brecce ben addensati e a luoghi cementate Sabbie ben addensate, massive e a luoghi cementate con rare intercalazioni ghiaiose e argillose Conglomerati massivi o stratificati e arenarie ben cementate Calcari stratificati in sottili livelli con intercalazioni marnose o argillose e selce in lenti o noduli Rocce silicee compatte o straterellate Complesso eterogeneo con prevalenza della componente lapidea Complesso eterogeneo con prevalenza della componente argillosa Tito Timpa dell Olmo (1247 m) Pignola Contatti Contatto stratigrafico Faglia Faglia incerta Faglia normale Faglia normale incerta Sovrascorrimento Sovrascorrimento incerto Tracciato della via Herculia Simboli Asse di anticlinale Asse di sinclinale Asse di sinclinale incerto Giacitura di strato Capelluzzo (1402 m) Monte Pierfaone (1683 m) Fig. 4 Carta litologica del settore studiato 96

7 Immediatamente a nord della parte di tracciato impostata sul top deposizionale lacustre del Pantano di Pignola, la via Herculia intercetta le successioni clastiche depositatesi in bacini di piggy-back pliocenici (Lazzari et al., 1988). Il tratto mediano e settentrionale del tracciato attraversa principalmente i terreni a dominante argillosa del Flysch Rosso e delle Argille Varicolori e i depositi sinorogeni a prevalente componente arenacea di età Oligocene superiore Miocene inferiore della Formazione di Paola Doce e del Flysch Numidico (Pescatore et al., 1999). Al fine di verificare quali fossero i rapporti d interazione tra viabilità e caratteristiche delle rocce e dei terreni di copertura, le formazioni geologiche affioranti nell area sono state raggruppate e distinte in complessi litologici esclusivamente sulla base delle loro caratteristiche litologico-tessiturali, integrando le informazioni presenti nella nuova cartografia geologica a scala 1:50000 (Progetto CARG, fogli Potenza, Marsico Nuovo e Rionero in Vulture) con rilevamenti inediti condotti in settori chiave dell area di studio. I complessi litologici individuati sono i seguenti (fig. 4): 1. Terreni di riporto antropico (rip), ovvero rilevati, materiali di riporto; discariche di rifiuti urbani e di cava. Spessore fino a 10 m. 2. Accumuli di frana e terreni colluviali (fra). Sono stati considerati come gruppo a se stante i corpi franosi attuali ed antichi; sotto il profilo litotecnico questi depositi mostrano comportamento molto diverso da caso a caso in relazione a differenti fattori tra cui principalmente la litologia, il contenuto in acqua ed i rapporti con i terreni a cui si sovrappongono. Nell ambito dei depositi colluviali sono stati inseriti i detriti sciolti, a luoghi pedogenizzati, con giacitura caotica, da ghiaiosi ad argillosi in dipendenza della successione originaria coinvolta da movimenti gravitativi. Il deposito è frammisto a sabbie e limi bruno-nerastri con piccoli ciottoli calcarei, marnosi ed arenacei, rimaneggiati e pedogenizzati di origine colluviale. Tali depositi costituiscono riempimenti di paleoconche e/o vallecole lungo i versanti, ed ai margini delle frane attive e rappresentano gli accumuli di antichi corpi di frana. Lo spessore dei depositi varia sensibilmente da luogo a luogo, fino ad una decina di metri. 3. Depositi alluvionali sciolti ed addensati e depositi fluvio-lacustri (at). A questo gruppo di terreni sono state riferite le alluvioni ciottolose, attuali, recenti e terrazzate, i depositi fluvio-lacustri, ghiaie e ghiaie sabbiose con lenti di sabbia e limo, i depositi di conoidi torrentizie inattive e incise di golena ed i depositi di conoide torrentizia attiva. Questi depositi presentano caratteristiche meccaniche mediocri, tipiche dei materiali per lo più incoerenti, con addensamento non elevato. La stabilità è in funzione dei rapporti giaciturali. La permeabilità per porosità è generalmente elevata in presenza di termini grossolani prevalenti (K= cm/sec); tende ad abbassarsi in relazione all aumentare della componente fine in forma diffusa nella massa o costituente livelli e lenti di dimensioni variabili. Le 97

8 alluvioni terrazzate sono poste mediamente a 8-10 m sul letto attuale e si presentano prevalentemente ciottolose e con matrice e lenti di natura siltosa o limoso-argillosa, a luoghi parzialmente cementate e con stratificazione irregolare o assente. Gli spessori arrivano fino a qualche decina di metri. 4. Depositi colluviali sciolti ed addensati (dc). A questo gruppo sono state riferite le colluvioni sabbioso-limose attuali e recenti, localmente misti anche a prodotti eluviali. Sotto il profilo tecnico essi sono classificabili come depositi semicoesivi e presentano caratteristiche meccaniche mediocri, trattandosi di depositi molto recenti essi risultano anche caratterizzati da elevata compressibilità. Questi depositi risultano facilmente erodibili e la stabilità è in funzione dei rapporti giaciturali. La permeabilità per porosità è generalmente bassa (K= cm/sec) per l abbondanza della componente pelitica rispetto agli elementi più grossolani. Il deposito è prevalentemente sabbioso-argilloso con sottili lenti ghiaiose, limi bruno-nerastri con piccoli ciottoli calcarei, marnosi ed arenacei, frammisti a depositi di varia natura ed origine rimaneggiati e pedogenizzati con stratificazione irregolare o assente. 5. Depositi di versante e di falda sciolti, localmente da addensati a poco cementati (dv). In questo gruppo sono stati compresi i detriti di falda, i livelli lentiformi ghiaioso conglomeratici intercalati ai sedimenti sabbiosi, le brecce di pendio non cementate. In particolare questi ultimi presentano sotto il profilo tecnico un comportamento molto diverso da caso a caso in relazione a differenti fattori tra cui principalmente la litologia, il contenuto in acqua ed i rapporti con i terreni a cui si sovrappongono. Questi depositi presentano caratteristiche meccaniche mediocri, tipiche dei materiali per lo più incoerenti, con addensamento non elevato. La stabilità è in funzione dei rapporti giaciturali. La permeabilità per porosità è generalmente elevata in presenza di termini grossolani prevalenti (K= cm/sec); tende ad abbassarsi in relazione all aumentare della componente fine in forma diffusa nella massa o costituente livelli e lenti di dimensioni variabili; le differenze percepibili sono principalmente connesse ai rapporti giaciturali con i termini a cui si sovrappongono o si intercalano. La stratificazione è assente o indistinta ed assumono un assetto a coni o fasce localizzate alla base di versanti e lungo i valloni. Lo spessore arriva fino a 5-10 m in coni o fasce localizzate. 6. Sedimenti lacustri da poco a mediamente addensati (lac). Si tratta di limi e sabbie biancastre con lenti di ghiaia poligeniche, depositi argillosi, argilloso-marnosi e argilloso-sabbiosi non sovraconsolidati, talvolta con intercalati livelli o banchi di lignite. Posseggono un grado di erodibilità elevato e spesso sono interessate da movimenti franosi sia superficiali che profondi. Globalmente sono da considerarsi relativamente impermeabili. Spessori fino ad una decina di metri. 7. Sedimenti argillosi, argillo-siltosi e argillo-sabbiosi, argille plastiche, massive o stratificate (ag). Il gruppo comprende le varie formazioni 98

9 argillose del Pliocene (Sintema di Tolve e Sintema di Potenza, argille marnose azzurre). Trattasi di sedimenti che presentano in genere discrete proprietà meccaniche, le quali tendono tuttavia a ridursi notevolmente in presenza di discontinuità di tipo sia sedimentario che tettonico (per questo sono state comprese nel gruppo delle caratteristiche tecniche mediocri). Sono spesso interessati da diffusi fenomeni di erosione accentuata fino a fenomeni di tipo calanchivo e da dissesti di estensione variabile. La permeabilità è molto bassa (K < 10-7 cm/sec). Il deposito è formato da argille siltose di colore grigio-azzurro, con piccoli gusci di lamellibranchi e gasteropodi, talora con rari livelli di sabbie limose, arenarie e microconglomerati, siltiti argillose ed argille siltose di colore grigio chiaro con stratificazione sottile o assente. 8. Conglomerati e brecce monogenici o poligenici ben addensati e a luoghi cementati, irregolarmente stratificati, detriti di falda cementati, conoidi di deiezione cementati (cbd). Sono compresi i detriti di falda cementati, conoidi di deiezione cementati ed i termini conglomeratici di età inframedio-pliocenica e suprapliocenico-infrapleistocenica, nonché quelli terrosi rossastri dei depositi recenti. I conglomerati sono poligenici ed eterometrici, a matrice sabbioso-limosa talora prevalente di colore rossastro e giallastro, ben addensati e talora cementati; la stratificazione è assente o indistinta. Le brecce sono cementate ad elementi calcarei e calcareo-dolomitici in strati e banchi più o meno distinti, con intercalazione di paleosuoli. Trattandosi in prevalenza di depositi cementati, anche se in modo variabile, essi presentano buone caratteristiche tecniche, tipiche dei materiali semilapidei. L erodibilità e la franosità sono strettamente collegate alla presenza di intercalazioni e lenti sabbioso-argillose. La porosità è generalmente elevata, unitamente alla fratturazione tettonica essa comporta valori elevati di permeabilità (K= cm/sec). 9. Sabbie ben addensate, massive, a luoghi cementate, in strati e in banchi, con scarse intercalazioni marnose e argillose associate a conglomerati in lenti o in livelli (sab). In questo gruppo rientrano le sabbie ed arenarie in strati e banchi con livelli di microconglomerati, areniti bioclastiche con frammenti di gusci di lamellibranchi, e calcareniti poco cementate di colore giallastro con frammenti di gusci di lamellibranchi (ostreidi e pettinidi). Le arenarie a grana media e fine, talora poco cementate, sono disposte in strati da centimetrici a decimetrici; microconglomerati in strati lenticolari spessi fino a 2-3 metri, gradati e con base spesso erosiva; argille ed argille siltose laminate e straterellate, marne argillose, marne calcareee e calcareniti biancastre in strati da centimetrici a decimetrici. Sono rappresentate dai termini basali e sommitali del ciclo infra-mediopliocenico (Unità del Bacino di Potenza e Tricarico e mioceniche della formazione di Serra Palazzo). Sotto il profilo tecnico sono da considerare un deposito mediamente coerente, con grado di addensamento medio-alta e buone caratteristiche tecniche in genere. La permeabilità, principalmente per porosità e subordinatamente per fessurazione, si attesta su valori medi e cala in presenza dei livelli più argillosi. 99

10 10. Conglomerati monogenici o poligenici, stratificati o massicci ed arenarie ben cementate (cg). Comprende i livelli arenacei e conglomeratici del Flysch di Gorgoglione e delle quarzoareniti del Flysch Numidico. Presentano caratteristiche tipiche dei materiali lapidei per l elevata e frequente cementazione, che implicano caratteristiche di elevata consistenza e caratteristiche meccaniche. La permeabilità per porosità è medio-bassa, a luoghi elevata per fratturazione. Sono costituiti da conglomerati, siltiti ed argille siltose. Le arenarie, a grana media e grossa, si presentano in strati decimetrici e metrici, talora amalgamati. I conglomerati sono massivi o gradati, in strati da metrici a decametrici, marcatamente lenticolari e con base erosiva, spesso amalgamati; gli elementi, da centimetrici a decimetrici, sono costituiti in prevalenza da graniti, diaspri, marne silicifere, calcareniti e calcari di piattaforma. Quarzoareniti e quarzosiltiti di colore grigio o giallo arancio, con granuli di quarzo arrotondato a grana media e grossa e con cemento siliceo, in strati e banchi a luoghi con subordinate intercalazioni marnoso-argillose e calcareo-marnose. 11. Calcari stratificati in strati medi o sottili, talora con intercalazioni marnose e argillose, e con selci in lenti o noduli (Cal). Sono compresi principalmente i termini carbonatici ben stratificati delle successioni mesozoiche di bacino della serie silico-marnosa lucana oltre alle alternanze calcarenitico calciruditiche di età oligo-miocenica. In genere si tratta di rocce prevalentemente lapidee con buone caratteristiche meccaniche. Sono solitamente materiali poco erodibili, dotati di buona stabilità con limitati dissesti localizzati nelle aree a più intensa fratturazione e con modesti processi di dissoluzione. La permeabilità è medio-elevata per fessurazione; essa tende a ridursi in presenza delle intercalazioni marnose e argillose da cui derivano i materiali che si osservano localmente quale riempimento delle discontinuità tettoniche. Il gruppo è litologicamente rappresentato da calcareniti biancastre a grana media e grossa in strati e banchi, da corpi lenticolari calciruditici con base marcatamente erosiva ad elementi costituiti prevalentemente da calcari neritici a macroforaminiferi (nummuliti, discocicline e orbitoline), briozoi, litotamni, spugne e litoclasti a frammenti di rudiste; da livelli decimetrici di calcilutiti bianche, marne ed argille marnose grigie e rossastre. 12. Rocce silicee compatte o straterellate (ss). Il gruppo comprende l alternanza di argilliti, diaspri e radiolariti con intercalazioni di calcilutiti, marne argillose ed argilliti sicilizzate delle successioni mesozoiche bacinali del Flysch Rosso, del Flysch Galestrino e Scisti Silicei. Nell insieme costituiscono termini lapidei a differente grado di consistenza a frattura prismatica, collegato allo stato di tettonizzazione, in genere caratterizzati da buone caratteristiche meccaniche. L erodibilità e la propensione al dissesto sono variabili in relazione ai fattori qui ricordati. La permeabilità è variabile da bassa a media per fratturazione. 13. Complesso eterogeneo con prevalenza della componente lapidea (clap). Sono state assimilate a questo gruppo alcune formazioni calcarenitico- 100

11 marnoso-arenacee delle successioni mesozoiche di piattaforma carbonatica e successioni bacinali terrigene calcarenitico-marnose. In particolare, sono state comprese parte delle formazioni di Corleto Perticara, di Albidona e del Membro Sant Arcangelo, costituiti da alternanze di livelli calcareoclastici, pelitici ed arenacei di natura tufitica e quarzarenitica, da strati e banchi di marne calcaree, calcari marnosi, calcilutiti grigio-giallognole, rare calcareniti biancastre a grana fine, marne ed argille marnoso-siltose bruno-grigiastre con rari sottili livelli siltoso-arenacei e da strati e banchi di marne calcaree e calcilutiti di colore bianco e giallastro e di argille marnose grigie, verdi e rosate, con intercalazioni di calcareniti bioclastiche, arenarie quarzolitiche e arcosiche, areniti vulcanoclastiche muscovitiche generalmente grossolane ed in strati spessi. Le sequenze dei flysch risultano caratterizzate da evidente eterogeneità litologica, comprendendo prevalentemente rocce di tipo lapideo con intercalazioni argillose fortemente preconsolidate. Le caratteristiche meccaniche risultano pertanto da buone a mediocri, in relazione al tipo litologico prevalente e al grado di fratturazione. L erodibilità risulta anch essa da bassa ad elevata in relazione alla frequenza dei livelli argillosi intercalati fra i termini lapidei. Le condizioni generali di stabilità sono influenzate principalmente dall assetto giaciturale e dallo stato di tettonizzazione risultando talvolta precarie. La permeabilità è generalmente bassa; un certo grado di permeabilità per fessurazione risulta localizzata nei livelli calcarei o arenacei. 14. Complesso eterogeneo con prevalenza della componente argillosa (cavg). Sono state assimilate a questo gruppo i termini a prevalente componente argillosa delle formazioni sopracitate, nonché i termini argillitici delle Argille Varicolori. Si tratta di depositi con scadenti proprietà meccaniche. I processi di erosione sono frequenti e diffusi, come anche i fenomeni di instabilità. La permeabilità è da bassa a molto bassa. Tale complesso è costituito da argille, argilliti marnose, marne silicifere ed argille marnososiltose grigie e policrome con intercalazioni in strati e banchi di marne calcaree, calcilutiti e calcareniti bioclastiche, variamente silicizzate ed alterate, talora con selce e diaspri; si rinvengono, inoltre, intercalazioni di rari livelli di quarzareniti e di areniti arcosiche e tufitiche; argille, argilliti marnose e marne di colore rosso, grigio e verde, localmente parzialmente silicizzate, calcilutiti e calcari marnosi bianchi e rosati, spesso bioturbati, e calcareniti torbiditiche bioclastiche grigie e biancastre, con stratificazione sottile e tabulare. Da un punto di vista litologico (figg. 5 e 6), il tracciato campione della via Herculia si sviluppa prevalentemente sui litotipi riconducibili ai complessi eterogenei con componente lapidea e argillosa (cag e clap), ma anche su conglomerati e depositi di versante e falda sciolti o poco cementati (cg e dv). Questi ultimi, insieme ai depositi alluvionali recenti ed attuali sciolti (at) potevano costituire una fonte immediatamente disponibile di materiali già parzialmente disgregati utili per la costruzione del selciato. Tali litotipi sono caratteristici delle aree a morfologia pianeggiante come Piano del Conte (fig. 5a) o della Valle del Basento e dei suoi principali affluenti (fig. 5b). 101

12 102 Fig. 5 Stralci della Carta litologica: a. area di Piano del Conte in cui si evidenzia il passaggio della via Herculia su depositi lacustri di fondovalle; b. tratto della via che giunge a Potenza con attraversamento di segmenti in cui affiorano depositi detritici e conglomeratici utili alla realizzazione del selciato; c. Tratto di raccordo tra un segmento che discende dalla Serra S. Marco (paleosuperficie) e l attraversamento del Pantano di Pignola su depositi lacustri

13 cag clap Lunghezza (m) rip fra Terreni di riporto antropici (rip) Accumuli di frana (fra) at Depositi alluvionali sciolti e addensati e depositi fluvio lacustri (at) Depositi colluviali sciolti ed addensati (dc) dv Depositi di versante e di falda sciolti, localmente da addensati a poco cementati (dv) lac ag Litologia cbd sab cg cal Sabbie ben addensate, massive e a luoghi cementate, in strati e in banchi, con scarse intercalazioni marmose e argillose associate a conglomerati in lenti o in livelli con rare intercalazioni ghiaiose e argillose (sab) ss Conglomerati monogenici o poligenici, stratificati o massivi ed arenarie ben cementate (cg) Calcari stratificati in strati medi o sottili, talora con intercalazioni marnose e argillose e con selci in lenti o noduli (cal) Sedimenti lacustri da poco a mediamente addensati (lac) Sedimenti argillosi, argilloso-sitosi, argille plastiche, massive o stratificate (ag) Conglomerati e brecce monogenici o poligenici ben addensati e a luoghi cementati, irregolarmente stratificati, detriti di falda cementati, conoidi di deiezione cementati (cbd) Rocce silicee compatte o straterellate (ss) Complesso eterogeneo con prevalenza della componente lapidea (clap) Complesso eterogeneo con prevalenza della componente argillosa (cavg) Fig. 6 Istogramma rappresentativo della distribuzione areale cumulata delle unità litologiche attraversate dalla Via Herculia lungo il tracciato campione 4. Inquadramento geomorfologico Dal punto di vista morfologico, il transetto studiato ricade in un settore della zona assiale della catena sudappennica caratterizzato da un elevata energia del rilievo e dall alternarsi di alti e bassi strutturali (Gioia et al., 2011b). Il reticolo idrografico è organizzato in profonde e strette incisioni con fondovalli aggradati da modesti spessori di alluvioni. I versanti sono interessati da franosità diffusa, soprattutto dove affiorano i complessi prevalentemente argillosi del Flysch Rosso e delle Argille Varicolori. La sommità dei rilievi è frequentemente caratterizzata da una topografia debolmente ondulata o sub-orizzontale (fig. 7), attribuibile ai relitti di antiche superfici erosionali (paleosuperfici), che tagliano successioni stratigrafiche e strutture tettoniche di vario genere (Schiattarella et al., 2003). Il sollevamento regionale plio-quaternario e la dislocazione da parte delle faglie coeve ad alto angolo di questi elementi morfologici relitti hanno prodotto la generazione di più ordini di superfici erosionali a bassa pendenza (Boenzi et al., 2004; Capolongo et al. 2005; Gioia et al., 2011a; Lazzari & 103

14 Superficie erosionale di Serra San Marco altitudine (m s.l.m.) distanza (km) Fig. 7 Sezione morfo-stratigrafica del tracciato della Via Herculia che attraversa la dorsale di Serra San Marco Schiattarella, 2010; Schiattarella et al., 2003), attualmente distribuite a quote comprese tra i 500 ed i 1500 metri s.l.m. La Carta idrogeomorfologica (fig. 8), realizzata per il presente studio, sintetizza l idrografia e gli elementi geomorfologici principali che caratterizzano il settore studiato, classificati in elementi morfostrutturali, idrografici e morfoevolutivi di versante. L istogramma di fig. 9a è stato realizzato estraendo i dati digitali di altezza del DEM con risoluzione spaziale di 10 m (Tarquini et al., 2011) lungo l intero tracciato lineare della via Herculia. La distribuzione di frequenza delle quote ricavate da questa metodologia rappresenta quindi la lunghezza cumulativa dei diversi tratti che ricadono in una specifica classe di quota. L istogramma di fig. 9b è stato elaborato invece estraendo i soli dati di altezza dei tratti di tracciato che intercettano le superfici a debole pendenza di natura erosionale e deposizionale. Il tracciato mostra una variazione complessiva delle quote tra i 518 s.l.m. ed i 1388 m s.l.m., una media delle quote di 837 m s.l.m. ed una distribuzione multimodale. La distribuzione di frequenza delle quote dell intero tracciato (fig. 10a) mostra una moda principale molto dispersa a quote comprese tra i 730 e i 850 m s.l.m e diversi massimi relativi non ben definiti come quelli a quote comprese tra 880 m s.l.m. e 930 m s.l.m. e 670 e 700 m s.l.m. (fig. 9a). Ulteriori classi minori sono osservabili negli intervalli altimetrici m s.l.m., m s.l.m., m s.l.m. e 575 e 605 m s.l.m. In particolare, è possibile osservare come parte del tracciato si sia sviluppato a ridosso delle 104

15 Iscalunga (502 m) Castel Lagopesole Filiano Serra Angione (944 m) Serra Carpineto (998 m) San Francesco (937 m) Lago di Pantano (763 m) Monte Cocuzzo (794 m) Serra di San Marco (983 m) Legenda Elementi morfologici Superficie erosionale a bassa pendenza, in posizione sommitale sui versanti o sospesa rispetto al fondovalle e alle piane alluvionali attuali Frana (questo studio) Elementi morfostrutturali Faglia Faglia incerta Faglia normale Faglia normale incerta Sovrascorrimento Sovrascorrimento incerto Asse di anticlinale Asse di sinclinale Asse di sinclinale incerto Tito Timpa dell Olmo (1247 m) Pignola Elementi idrografici Reticolo idrografico Sorgente Depositi tardo-quaternari lacustri e detriticoalluvionali e coperture recenti Accumuli di frana (Fonte Progetto Carg) Depositi alluvionali sciolti e addensati e depositi fluvio lacustri Depositi colluviali sciolti ed addensati Depositi di versante e di falda Sedimenti lacustri da poco a mediamente addensati Capelluzzo (1402 m) Tracciato della via Herculia Monte Pierfaone (1683 m) Fig. 8 Carta idrogeomorfologica dell area di studio 105

16 lunghezza (m) a) quota (m s.l.m.) lunghezza (m) b) D2 D1 quota (m s.l.m.) ELEMENTO S2 S1 S2 D1 D2 DISTRIBUZIONE m m m m S Fig. 9 Istogramma rappresentativo della distribuzione di frequenza delle quote lungo l intero tracciato (a) e per i soli tratti del tracciato che intercettano superfici morfologiche erosionali e deposizionali a bassa pendenza (b) paleosuperfici erosionali S2, come nel caso della dorsale di Serra S. Marco (fig. 7) o lungo le superfici deposizionali (D1 e D2) ubicate in corrispondenza delle piane alluvionali reincise di Piano del Conte e Pantano di Pignola. Il confronto tra le classi di quota evidenziate dalla fig. 9b e le superfici erosionali a bassa pendenza rilevate nell area di studio, in parte coincidenti con elementi morfologici presenti in area appenninica su aree più estese a livello regionale (Gioia et al., 2011a, Lazzari-Schiattarella, 2010, Schiattarella et al., 2003), evidenzia come una parte significativa del tracciato della via Herculia (circa 5 dei 46 km) interagisce con tali elementi morfologici del paesaggio della catena sudappenninica. Dall analisi delle pendenze rilevate lungo il tracciato preso in esame (fig. 10), 106

17 lunghezza (m) a) pendenza (gradi) lunghezza (m) b) pendenza (gradi) Fig. 10 Istogramma rappresentativo della distribuzione di frequenza delle pendenze lungo l intero tracciato (a) e per i soli tratti del tracciato che intercettano superfici morfologiche erosionali e deposizionali a bassa pendenza (b) si evidenzia come gran parte dello stesso (circa 44,7 km) si attesti in una classe principale compresa tra i 3 (5%) ed i 15 (26%). Moreno Gallo (2004) definisce, con uno specifico studio condotto in base al calcolo del peso da trainare con i carri, una pendenza massima dell 8% (4,5 ) come percorribile dai carri, mentre Del Lungo (in questo volume) estende fino al 15% (8,53 ) di pendenza il limite utilizzabile dagli animali da soma. Alla luce di questi riferimenti, analizzando nel dettaglio il dato di pendenza, emerge che il 58,7% del segmento di via Herculia studiato (27 km) poteva essere percorribile da carri (7 km) ed animali da soma, mentre un rimanente 41,3% a piedi. Tali modeste pendenze sono sviluppate per lo più lungo assi di allungamento di paleosuperfici sommitali (località Serra San Marco) o di fondovalle (Piano del Conte, Pantano, fondovalle del Basento) e rappresentative di litologie che si prestavano morfologicamente ad ospitare un tracciato stradale senza necessità di realizzare scavi per tratti in trincea o percorrere tratti di versante a mezza costa interagendo, solo in parte, con fenomeni franosi in atto lungo i versanti argilloso-marnosi. 107

18 Le classi di pendenza più elevate sono legate ai punti di raccordo tra fondovalle e parti pianeggianti sommitali o dove la litologia lapidea imponeva tratti più ripidi che probabilmente non erano praticati da carri, ma solo da animali da soma. In tal senso tale ipotesi è sostenuta anche dalle parole di Strabone (Strab., VI, 3, 7 C ) che, riferendosi alla Via Appia che da Benevento giungeva a Brindisi, descrive la viabilità romana praticabile lungo due itinerari alternativi, a piedi e con animali da soma o con i carri. 5. Considerazioni conclusive L approccio metodologico adottato in questo lavoro e sviluppato in maniera indipendente e non condizionata dello studio archeologico di base, ha permesso di effettuare osservazioni e valutazioni geologiche, geomorfologiche e idrologiche quantitative sul tratto di tracciato della via Herculia preso in esame. Tali valutazioni hanno trovato riscontro sia nei dati di letteratura, come nel caso dei limiti di pendenza adottati per la percorribilità dei carri o degli animali, sia nella sua delineazione geografica. In relazione a quest ultimo punto, infatti, l analisi della carta idrogeomorfologica (fig. 8) ha evidenziato che il tracciato della strada si sviluppa per buona parte al ridosso di superfici subpianeggianti di cresta o fondovalle e in aree non interessate da fenomeni di frana ed erosione accelerata, pur essendo tali fenomeni molto diffusi nel settore studiato. La carta litologica (fig. 4), inoltre, ha consentito di apprezzare come la via Herculia attraversi settori caratterizzati da depositi sabbioso-conglomeratici o alluvionali sciolti o semi-addensati, che potevano costituire fonte immediata di materiale disgregato per la costruzione del selciato. La metodologia implementata, sebbene applicata lungo un segmento campione dell intero tracciato stradale della via Herculia (fig. 1), può rappresentare un concreto esempio di integrazione di dati geologici e archeologici applicati alla definizione e comprensione di problematiche legate ad aspetti strategici di progettazione e costruzione di importanti nodi viari passati. L analisi integrata di tali dati in una simile prospettiva multidisciplinare ha permesso, senza condizionamenti predefiniti, di definire un quadro più completo della progettazione e realizzazione della viabilità romana in Basilicata, tenendo conto di numerosi aspetti spesso trascurati in simili studi. 108

19 109

20 bibliografia Geologia, geomorfologia e viabilità antica il caso della via Herculia in Basilicata Boenzi, F., Capolongo, D., Cecaro, G., D andrea, E., Giano, S.I., Lazzari, M., Schiattarella, M. 2004, Evoluzione geomorfologica polifasica e tassi di sollevamento del bordo occidentale dell Alta Val D Agri (Appennino meridionale), in Bollettino Società Geologica Italiana, 124, pp Buck, R.J. 1971, The via Herculia, in Papers of the British School at Rome, XXXIX, pp Capolongo, D., Cecaro, G., Giano, S.I., Lazzari, M., Schiattarella, M. 2005, Structural control on drainage pattern of the south-western side of the Agri River upper Valley, southern Apennines, Italy, in Geografia Fisica e Dinamica Quaternaria, 28, pp Dalena, P. 2006, Quadri ambientali, viabilità e popolamento, in Storia della Basilicata, a cura di De Rosa, G., Cestaro, A., II. Medioevo, a cura di Damiano Fonseca, C., Bari, pp Gioia, D., Martino, C., Schiattarella, M. 2011a, Long- to short-term denudation rates in the southern Apennines: Geomorphological markers and chronological constraints, in Geologica Carpathica, 62, pp Gioia, D., Schiattarella, M., Mattei, M., Nico, G. 2011b, Quantitative morphotectonics of the Pliocene to Quaternary Auletta basin, southern Italy, in Geomorphology, 134, pp Lazzari, M., Schiattarella, M. 2010, Estimating long to short-term erosion rates of fluvial vs mass movement processes: an example from the axial zone of the southern Italian Apennines, in Italian Journal of Agronomy, 5, pp Lazzari, S., Pescatore, T., Russo, B., Senatore, M. R., Tramutoli, M. 1988, Bacini pliocenici nella zona di Potenza (App. Meridionale), in Memorie Società Geologica Italiana, 41, pp Menardi Noguera, A., Rea, G. 2000, Deep structure of the Campanian- Lucanian Arc (Southern Apennine, Italy), in Tectonophysics, 324, pp Moreno Gallo, I., 2004, Vìas Romanas. Ingenierìa y técnica constructiva, Monterreina. 110

21 Pescatore, T., Renda, P., Schiattarella, M., Tramutoli, M. 1999, Stratigraphic and structural relationships between Meso-Cenozoic Lagonegro basin and coeval carbonate platforms in southern Apennines, Italy, in Tectonophysics, 315, pp Scandone, P. 1972, Studi di geologia lucana: Nota illustrativa alla carta dei terreni della serie calcareo-silico-marnosa, in Bollettino Società Naturalisti Napoli, 81, pp Schiattarella, M., Di Leo, P., Beneduce, P., Giano, S. I. 2003, Quaternary uplift vs tectonic loading: a case study from the Lucanian Apennine, southern Italy, in Quaternary International, , pp Strabone, Geografia. L Italia (libri V-VI), ed. Biraschi, A. M., (Classici Latini e Greci, L687), Milano, 1994, p Tarquini, S., Vinci, S., Favalli, M., Doumaz, F., Fornaciai, A., Nannipieri, L. 2011, Release of a 10-m-resolution DEM for the Italian territory: comparison with global-coverage DEMs and anaglyph-mode exploration via the web, in Computers & Geosciences, 38, pp

22 glossario Geologia, geomorfologia e viabilità antica il caso della via Herculia in Basilicata Arenite o Arenaria Deriva dal latino Arena, ovvero sabbia. è una roccia sedimentaria clastica con una grandezza dei granuli di sabbia compresa tra mm e 2 mm e contiene più o meno un 15% di matrice di materiali fini (argillosi o limosi). Bacino (sedimentario) Un estesa depressione della superficie terrestre o del fondale oceanico in cui avvengono processi di sedimentazione. Bacino di piggy back Con questo termine è indicato un bacino sedimentario posto sul dorso di unità tettoniche limitate alla base da piani di sovrascorrimento e/o al di sopra del cuneo orogenetico. Bacino satellite è un bacino sedimentario che si sviluppa in risposta a stress di tipo estensionale (di rilascio) nei settori interni della catena; i sedimenti deposti in questi bacini sedimentari vengono detti post-orogenici e sono coevi dei sedimenti sin-orogenici che si depongono nelle zone frontali della catena. Bioclastico Costituito da materia organica degenerata ovvero da sedimenti composti di gusci e altri resti di organismi. Breccia di pendio Deposito eterogeneo cementato depositatosi lungo un versante generato per effetto di crolli o termoclastismo. Calcare organogeno Tipiche rocce organogene, sia dovute all accumulo di gusci, cementate in genere da calcite, sia biocostruite, formate quasi esclusivamente da carbonato di calcio. Spesso, queste rocce sono ricchissime di resti di alghe a rivestimento calcareo, coralli di scogliera, ammassi di gusci, con prevalenza di ammoniti, gasteropodi, lamellibranchi, brachiopodi. 112

23 Calcilutite Roccia calcarea composta al 50% da argilla e silt. Calcarenite è un tipo di roccia sedimentaria clastica, formata da particelle calcaree delle dimensioni della sabbia (0,063-2 mm di diametro). Il cemento che unisce le particelle è di solito anch esso calcareo. I clasti che compongono la calcarenite sono spesso di origine biologica, ovvero fossili di organismi marini, spesso frammenti di gusci di molluschi, alghe o foraminiferi. Carbonatico Prevalentemente composto da carbonato di calcio CaCO 3. Catena (Appenninica) Area montuosa lunga circa km che attraversa tutta la penisola italiana da nord a sud disegnando un arco con la parte concava a ovest. Colata di fango Tipo di frana superficiale sviluppata in corrispondenza di litologie argillose in presenza d acqua. Colluviale Terreno formato con i detriti accumulatisi ai piedi di un pendio, per l azione erosiva degli agenti fisici (acqua, gravità, vento). Conglomerato Roccia sedimentaria clastica con dimensioni dei granuli superiori a 2 mm. Conoide di deiezione In sedimentologia e geomorfologia, si definisce conoide di deiezione (o conoide alluvionale, cono alluvionale) un corpo sedimentario costituito da un accumulo di sedimenti clastici con forma caratteristica a ventaglio. Contatto (stratigrafico) diacrono Superficie fisica che mette in contatto sue unità geologiche di età diversa. Diaspro è una roccia sedimentaria mono-mineralogica, ossia formata da un unico minerale, composta da quarzo (SiO2), e contenente sovente alcune impurità, solitamente atomi di ferro che conferiscono alla roccia vivaci colorazioni, rendendola ricercata come pietra semi-preziosa per la lavorazione in opifici. 113

24 Dissesto Il dissesto idrogeologico è l insieme dei processi morfologici che hanno un azione fortemente distruttiva in termini di degradazione del suolo e quindi indirettamente nei confronti dei manufatti. Esso comprende tutti quei processi a partire dall erosione superficiale e sottosuperficiale fino agli eventi più catastrofici quali frane e alluvioni. glossario Eteropia (-ico) Variazione laterale di facies, diverse, derivate dal variare degli ambienti di sedimentazione da un luogo all altro nell intervallo di tempo in cui si è formatta una stessa unità stratigrafica. Facies L insieme dei caratteri petrografici, litografici, sedimentologici e paleontologici che una roccia presenta in un luogo o in una determinata area geografica, che esprimono l ambiente di formazione. Flysch Associazione di sedimenti clastici depositati in gran parte da correnti di torbidità. I flysch tipici sono ritmiti irregolari, con unità di stratificazione a elementi grossolani, spesso gradate alla base, seguite da materiali più fini spesso ricchi di impronte, laminazioni incrociate e altre strutture nella parte medio-alta, spesso concluse da livelli argillosi o anche marnosi di sedimentazione normale. Formazione Unità litostratigrafica fondamentale, superiore allo strato e al membro, distinta dalle altre formazioni sulla base dei suoi caratteri litologici, può essere costituita da un tipo litologico uniforme, o da un alternanza di tipi. La formazione è l unità che più generalmente il geologo distingue in campagna, nel corso del rilevamento, e che viene sempre cartografata; perciò viene considerata l unità litostratigrafica fondamentale. Fossile Resto inorganico, organico o organogeno, o sua tracia, conservato nelle rocce. I fossili costituiscono il più comune mezzo di datazione delle rocce in geologia, dato che l evoluzione degli organismi attraverso i tempi ha permesso fin dagli inizi delle Scienze della Terra il riconoscimento della successione nel tempo delle unità biostratigrafiche. 114

25 Giacitura Disposizione e forma di una massa rocciosa nello spazio e suoi rapporti con le masse litoidi circostanti. Da un punto di vista geometrico, la giacitura viene definita sulla base di tre parametri: direzione, immersione e inclinazione (o pendenza). La direzione è l orientamento, rispetto al Nord geografico, di una retta orizzontale che giace sulla superficie geologica; l immersione è l orientamento di una retta perpendicolare alla precedente e giacente anch essa sulla superficie geologica; l inclinazione è l angolo compreso tra il piano orizzontale e quello della superficie geologica stessa. Gradato Il termine gradato descrive un cambio progressivo delle dimensioni degli elementi, ciottoli, granelli di sabbia ecc., dal basso verso l alto. Lacustre Ambiente di sedimentazione e facies sedimentaria continentale di acque dolci tranquille, dei laghi. Lamellibranchi I Lamellibranchi, così chiamati per l aspetto delle loro branchie, furono anche denominati Bivalvi, Acefali, Conchiferi, Pelecipodi. Formano, dopo i Gasteropodi, la classe più numerosa di Molluschi con specie fossili e quasi altrettante viventi. Sono tutti animali acquatici, prevalentemente marini, che hanno caratteri notevolmente uniformi, e precisamente corpo compresso, genericamente simmetrico, senza capo differenziato, una conchiglia costituita da due valve. Lignite La lignite è un carbon fossile originatosi da foreste del secondario e del terziario. È un sedimento fossile, organico e combustibile; si presenta con colore da bruno a nero. Litologia L insieme dei caratteri fisici e chimici che definiscono l ambiente di una roccia: colore, tessiture, strutture, granulometrie, cristallinità, minerali e fossili visibili, porosità, modo di fatturarsi, compattezza, densità, coerenza, comportamento all alterazione e agli agenti atmosferici, stratificazione, clivaggio, durezza, ed altre proprietà, in genere determinabili per mezzo della semplice osservazione. 115

26 Macroforaminiferi Ordine di protozoi marini (Foraminifera), di dimensioni centimetriche e decimetriche, dotati di un guscio calcareo con piccolissimi fori, da cui fuoriescono gli pseudopodi che servono al movimento e all assimilazione Marna La marna è una roccia sedimentaria, di tipo terrigeno, composta da una frazione argillosa e da una frazione carbonatica data generalmente da carbonato di calcio (calcite) CaCO3, oppure da carbonato doppio di magnesio e calcio (dolomite) [MgCa(CO3)2]. Nelle marne tipiche la percentuale di carbonato di calcio va dal 35% al 65%. Massivo Privo di stratificazione, compatto. Orogene e Orogenesi In geologia il termine orogènesi (dal greco ὄρος = rilievo, montagna + γένεσις = origine, causa produttiva) indica il processo di formazione di un qualsiasi rilievo. Nel linguaggio geologico, il termine si riferisce alla formazione degli orogeni, derivanti da masse rocciose, che hanno subito una deformazione tettonica per prevalenza di spinte laterali, arrivando quindi ad impilarsi creando una catena montuosa. Paleosuperficie Superficie morfologica relitta o riesumata formatasi nel passato geologico, spesso in condizioni climatiche diverse dalle attuali. Ha un assetto subpianeggiante e rappresenta, se esposta, il risultato di azioni erosive policicliche cioè avvenute in diversi momenti della storia geologica locale o regionale. Pedogenesi Processi naturali che determinano la formazione del suolo. Permeabilità Capacità della roccia o di un sedimento di farsi attraversare dall acqua con una determinata velocità che diminuisce con la granulometria del sedimento. Porosità Genericamente definita come il rapporto tra il volume dei vuoti (pori) ed il volume totale del materiale ed indica la capacità di ritenzione idrica di un sedimento. 116

27 Quarzoareniti è un arenaria composta in gran prevalenza (sino al 90%) da granuli di quarzo arrotondati Siltiti Rocce clastiche con granuli a dimensioni comprese fra 1/16 e 1/256 mm. I granuli sono generalmente angolosi; la struttura può essere compatta o laminata. I costituenti principali sono quarzo, minerali argillosi, miche ed altri silicati. Sinorogeno (-ico) Fenomeno che avviene contemporaneamente a un orogenesi. Stratigrafia Disciplina che studia la successione cronologica degli eventi geologici e della formazione delle rocce, i rapporti di giacitura originari dei terreni e la loro distribuzione. I principi e i metodi di correlazione, le datazioni, lo studio degli ambienti, delle facies, le suddivisioni dei terreni formano l oggetto della stratificazione descrittiva. Tettonica Ramo della geologia che si occupa, cercando di investigarne le cause, della struttura e delle deformazioni della crosta terrestre, e in particolare della forma e giacitura delle rocce sedimentarie, delle dislocazioni che possono aver subìto (faglie, pieghe, discordanze tettoniche, ricoprimenti, diapirismo, ecc.), della forma e giacitura delle rocce eruttive. 117

28 LUNGO LA VIA HERCULIA STORIA TERRITORIO SAPORI La collina di Barrata come si sarebbe vista vent anni fa e come è anche adesso nella difficoltà di trovare una zona libera dalle pale eoliche. 118

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