Alta Val Parma Lagoni - Badignana
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- Antonina Di Lorenzo
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1 Alta Val Parma Lagoni - Badignana Partenza: Lagoni, m.1342 Dislivello complessivo in salita: m.540 Tempo complessivo: 5,00 ore Periodo consigliato: Aprile-Novembre Difficoltà: E Cartografia: Parco dei Cento Laghi, Regione Emilia-Romagna, Club Alpino Italiano Le Valli del Cedra e del Parma, carta escursionistica 1:25.000, ed.2005, Reggio Emilia Accesso: da Parma si prende per Langhirano, Corniglio e Bosco. Dopo Bosco ai Cancelli di accesso al Parco si svolta a sinistra e dopo circa 6 km si giunge al piazzale dei Lagoni. Punti di appoggio: Rifugio Lagoni ( ); Cap.ne del L. Scuro e Cap.ne di Badignana (rifugi non gestiti ) I Lagoni in una giornata autunnale visti dal sentiero 711 Relazione Dal piazzale dei Lagoni (1342) la risalita del sentiero 711 verso il bacino del Lago Scuro si sviluppa inizialmente attraverso una faggeta ad alto fusto. Se si pone attenzione alla conformazione morfologica del terreno, è ben evidente la presenza di una lingua di detriti che risale lentamente il monte sul quale si sviluppa il sentiero. Siamo in presenza di un deposito morenico laterale 1 (1) delimitante il fianco occidentale della lingua glaciale che si sviluppava in questo settore dell Appennino. Qua e là ben evidente la presenza di massi erratici 2 (2) depositati dal ghiacciaio durante il ritiro. Intorno a quota 1425 (3) la visione del sottostante Lago Gemio superiore permette di rilevare uno stadio di senescenza dei bacini lacustri delle nostre montagne: il settore verso meridione è interessato dal graduale interramento determinato dal cono di deiezione 3 1
2 dell immissario del lago stesso che, apportandovi detriti, determinerà la futura creazione di una torbiera 4. Tra i due laghi Gemini inferiore e superiore è ben evidente la presenza di un gruppo roccioso arrotondato: una roccia montonata 5. Abbandonato il deposito morenico sul quale si cammina, il percorso si sviluppa sostanzialmente sull arenaria macigno 6. Verso destra, salendo (4), sono ben evidenti piani inclinati di roccia che mostrano la stratificazione dell arenaria: sono gli effetti del distacco di frane provocate dallo scivolamento degli strati di arenaria non più sorretti dal sottostante ghiacciaio. Continuando la salita sono evidenti le tracce del lavoro dell uomo che sottoforma di boscaioli, carbonai e mulattieri necessitavano per le loro attività di solidi sentieri su cui poter far transitare la soma. Interessante a questo riguardo è la presenza di una piccola serie di tornanti selciati (5) ben costruiti e conservati, oltre agli accumuli laterali di materiale roccioso per creare e rispettare il più possibile la pendenza costante della mulattiera. A quota 1460 (6) si fiancheggia sulla sinistra una importante e suggestiva serie di rocce montonate dalle quali è possibile una visione panoramica del sottostante bacino dei Lagoni: da notare la conformazione valliva ad U, effetto dell esarazione glaciale 7. A ben guardare, le rocce montonate su cui siete evidenziano incisioni longitudinali parallele da non confondere con le fessurazioni dell arenaria. Queste furono provocate dallo sfregamento di rocce che, inglobate nella pagina inferiore e profonda della massa glaciale, vennero trascinate dal ghiacciaio nel suo lento slittamento verso valle. Inoltre, sulla superficie di queste rocce sono presenti alcuni esempi di massi erratici in equilibrio. I fenomeni erosivi glaciali evidenti sulle rocce che affiancano il sentiero di salita Altro carattere significativo evidente sulle rocce montonate sono le erroneamente definite marmitte dei giganti, attribuite agli effetti di erosione sub-glaciale. Queste, conche e coppelle quasi sferiche con effetti erosivi ben più evidenti dell arenaria nelle quali si approfondiscono, rappresentano gli spazi occupati da masse rocciose più tenere rispetto all arenaria che le circonda, per cui gli effetti erosivi delle acque e del vento diventano molto più aggressivi. Questo processo di escavazione, probabilmente iniziato con le acque di fusione del ghiacciaio che in torrenti si convoglia nelle profondità del ghiaccio, sicuramente trova maggior esaltazione dalla attuale concomitante erosione dei diversi agenti atmosferici (vento, acqua, gelo). Proseguendo in discesa si giunge ad una conca palustre ora completamente riempita dall apporto di sedimenti (7). Siamo in presenza di una torbiera, ultimo stadio di 2
3 senescenza di un bacino lacustre, con caratteristiche floristiche del tutto particolari quali l erioforo e la pinguicola (pianta carnivora). Si fiancheggia la torbiera al limite della faggeta per poi entrarvi in salita fino a raggiungere un ulteriore deposito morenico in corrispondenza del bivio dei sentieri 711 e 715 (1512), che delimita ed origina verso ovest l immediato Lago Scuro ( minuti dal bivio, sentiero 715). Il deposito morenico si sviluppa immediatamente ad ovest del sentiero 711 sotto forma di un dosso allungato coperto dalla faggeta (8); proseguendo sul 711 si fiancheggia il deposito verso sud ed in breve si devia per il sentiero 713 in corrispondenza di un altro complesso di rocce montonate. Si raggiungono le Capanne del Lago Scuro (1537), complesso rurale composto di una stalla, fontana ed abitazione del pastore (attualmente destinato in parte a rifugio incustodito ed in parte quale punto di appoggio dell Università di Parma per studi sulle zone umide), memorie di oramai antiche attività economiche negli alti bacini dei nostri monti. Si risale il sentiero 713; a sinistra, sui fianchi del crinale M.te Paitino - Rocca Pumacciolo, sono ben evidenti processi di degradazione delle scarpate da cui si origina l accumulo detritico su cui si cammina con passo irregolare. Serie di coppelle incavate sui piani verticali delle pendici del monte richiamano, con complessi ben più articolati, quelle già viste sulle rocce montonate al precedente punto 6. Lungo il sentiero a quota 1705 si apre sul fianco destro un fessura nella roccia arenaria denominta Buca della Neve (9). Si tratta di un fenomeno crioclastico 8 in cui l apporto nevoso invernale si mantiene per l intero anno. È possibile ravvisare in esso l ultimo residuo dell antico ghiacciaio. Raggiunto il campo di pietre della parte sommitale del bacino, ci si congiunge con il sentiero 00-GEA che asseconda il crinale principale. Lo si segue verso ovest in corrispondenza dell orlo di scarpata del circo glaciale 9 (10) la cui ottima conservazione definisce la conformazione a ferro di cavallo della parte sommitale del bacino di accumulo del ghiacciaio, ora colonizzata dal vaccinieto e prateria di quota. Si risale la china lasciando sulla destra il sentiero 717 (passando dal Lago Bicchiere conduce al Passo di Fugicchia) fino al raggiungimento della cima del M.te Matto (1837). Dalla sommità del M.te Matto si evidenziano due scarpate di circhi glaciali: a settentrione quella che stiamo percorrendo; a sud individua un bacino glaciale molto meno esteso che si sviluppava lungo il fianco meridionale lunense del monte. Ai piedi del monte in territorio parmense si specchia il Lago Bicchiere (1725) che si sviluppa in una evidente depressione arginata da un piccolo dosso verso valle. Si tratta della formazione orografica di una depressione creata dall esarazione dei ghiacci succeduta da una scarpata. Assecondato il crinale, stavolta in discesa, si apre davanti ai nostri occhi la vallata della Badignana, anch essa custode di emergenze post-glaciali quali l immediato evidente orlo di scarpata di circo glaciale (11) che congiunge in unica soluzione orografica il M.te Brusà, passando dai passi di Badignana e di Fugicchia, fino al M.te Scala, forse la traccia di circo glaciale più estesa dell Appennino parmense. Raggiunto il Passo di Badignana (1685), si segue sulla destra il sentiero 715A che a mezza costa conduce al 715 che scende dal Passo di Fugicchia. In breve si raggiunge per ammassi detritici una fonte perenne denominata Fontana del Vescovo (1615) a causa della tipica forma a mitria pastorale del roccione dalla base del quale sgorga. Raggiunto a quota 1595 l incrocio, si segue ora il sentiero 715 in discesa verso le Capanne di Badignana con evidenti tracce di antiche selciature della mulattiera. Sulla 3
4 nostra destra, nel vallone, evidenti tracce di rocce montonate cui fanno capolino gli sfasciumi detritici che scendono dal M.te Scala. Nella vasta area paludosa con tracce di torbiere, accumuli ordinati di pietre indicano il lavoro di pastori che provvidero alla pulizia dei pascoli con l asportazione dei detriti rocciosi. Il lago bicchiere e sullo sfondo Rocca Pumacciolo e Rocca Pumaccioletto Scendendo dal Passo di Badignana, in prossimità del Monte Scala si attraversa un zona ricca di piante di mirtillo Raggiunto il margine del bosco, si prosegue in leggera salita per poi discendere fino ad incrociare la strada forestale di fondo valle della Badignana che corrisponde con il sentiero 719. Risalitolo verso monte, in breve si raggiunge la conca prativa delle Capanne di Badignana (1479), circondata da ampie zone palustri e grossi complessi di rocce montonate. Dalle Capanne di Badignana è possibile proseguire per i sentieri 719 che, attraverso il passo delle Guadine, permette di raggiungere il Rifugio CAI G. Mariotti al Lago Santo, oppure il sentiero 721 che conduce alla vetta del Roccabiasca (1731) per poi scendere alla strada Cancelli-Lagoni. Il nostro itinerario prosegue a ritroso ripercorrendo il 719 e continuando per lo stesso fino al raggiungimento della strada Cancelli-Lagoni. Il tracciato segue la strada forestale che percorre l intera valle di Badignana, in un contesto alto valore forestale. La parte terminale di questa strada bianca (il traffico veicolare è interdetto salvo operazioni di servizio), là dove devia sulla sinistra prima di sfociare sulla strada Cancelli-Lagoni, sul 4
5 lato destro si evidenziano depositi del cordone morenico laterale che già percorremmo nella parte iniziale di questo itinerario. In particolare, il varco che permette di raggiungere la strada in corrispondenza della sbarra è stato ricavato intagliando l arco morenico frontale (12) del ghiacciaio che, discendendo dalla Valle di Badignana, qui visse un momento di stasi durante la fase di ritiro depositando i detriti alla sua foce. Allo stesso modo, infine, nel breve tratto di strada che congiunge la Badignana con i Lagoni è ancora evidente l arco morenico frontale (13) che delimitava il ramo glaciale che scendeva dal bacino dei Lagoni. Bibliografia 1. Tellini C., Federici P.R. Carta geomorfologica dell Alta Val Parma da Rivista Geografica Italiana, 90, fasc.4 (1983); 2. Parco dei Cento Laghi, Regione Emilia-Romagna, Club Alpino Italiano Le Valli del Cedra e del Parma, carta escursionistica 1:25.000, ed.2005, Reggio Emilia; Immagine tratta dalla Carta Parco dei Cento Laghi-CAI-Regione Emilia-Romagna Le Valli del Cedra e del Parma 1 Deposito morenico - il complesso dei materiali rocciosi trasportati, o lasciati sul posto dopo la fusione del ghiaccio. Possono trovarsi alla base del ghiaccio stesso (morene di fondo) ed hanno un effetto livellatore poiché colmano le zone depresse, oppure i detriti possono essere trasportati a margini e formare le morene laterali che sono delle vere e proprie strisce di detriti oppure, alla confluenza di due lingue glaciali, l'unione di due morene laterali darà vita ad una morena mediana. Quando un ghiacciaio si ritira lascia sul posto delle costruzioni moreniche che non sono altro che piccole colline e rilievi a morfologia complessa e irregolare costituiti da elementi eterogenei da un punto di vista 5
6 granulometrico e privi di qualsiasi forma di stratificazione. Si possono distinguere in morene frontali di forma tipicamente convessa (tipo anfiteatro) che segnano il limite massimo di espansione glaciale. 2 Masso erratico - blocco di roccia trasportato e poi abbandonato dal ghiacciaio durante la fase di ritiro. Sono caratteristiche la positura in bilico e la superficie levigata e striata. 3 Cono di deiezione - (o conoide) accumulo di detriti depositati da un corso d acqua allo sbocco dello stesso. 4 Torbiera - depressione del suolo più o meno profonda, acquitrinosa, in cui si forma e si stratifica la torba mista a sabbia e porzioni organiche di vegetali ed animali. Gli strati sono studiati per rintracciare tracce di pollini e spore utili allo studio storico dell ambiente vegetazionale. 5 Roccia montonata - effetto dell abrasione sul fondo roccioso della massa ghiacciata e, soprattutto, dai detriti in essa inglobati. Dalle superfici arrotondate (rocce montonate) alle striature e scanalature dirette secondo il flusso del ghiacciaio. 6 Arenaria macigno - roccia di cui è formato in prevalenza la parte sommatale del nostro Appennino. Trae origine dalla successione di frane di sabbia (torbiditi di arena, da cui il nome) verificatesi nei fondali dell Oceano Ligure e successiva compressione. Il movimento delle zolle continentali (l africana verso l europea) ne hanno determinato l elevazione e la tipica inclinazione. 7 Esarazione glaciale - erosione della roccia provocata dal ghiacciaio nel suo lento movimento. 8 Fenomeno crioclastico - disgregazione della roccia provocata dalla gelificazione dell acqua all interno di fratture della stessa; l aumento di volume dell acqua gelando, sviluppa forti pressione all interno della frattura fino al distacco di porzioni di roccia. 9 Circo glaciale - depressione subcircolare contornata da ripide pareti rocciose e parzialmente sbarrata verso valle da una soglia; questo non è altro il punto dove il ghiacciaio nasceva e veniva alimentato. 6
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