Utilizzo di Trefoli Metallici per il Rinforzo di Colonne Murarie con Mattoni Faccia Vista

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2 Utilizzo di Trefoli Metallici per il Rinforzo di Colonne Murarie con Mattoni Faccia Vista Antonio Borri, Giulio Castori, Marco Corradi Department of Civil and Environmental Engineering, University of Perugia, Via Duranti 93, Perugia, 06125, Italy. Keywords: Pilastri; Confinamento; Muratura; Trefoli metallici. ABSTRACT In questo lavoro vengono presentati i risultati di una campagna sperimentale riguardante lo studio relativo alle possibilità di applicazione di trefoli in acciaio in qualità di elementi di rinforzo per colonne murarie con mattoni faccia vista, secondo i principi della più rigorosa conservazione delle testimonianze storiche e secondo i più efficaci criteri di utilizzazione delle moderne tecnologie. In questo ambito vengono riportati i risultati di una serie di sperimentazioni eseguite su 19 pilastrini in muratura rinforzati con trefoli metallici ad alta resistenza inseriti nei giunti di malta. I campioni di prova, costruiti con mattoni pieni in laterizio, presentavano una diversa geometria (quadrata, rettangolare e poligonale) e sono stati rinforzati con schemi di rinforzo differenti. I risultati delle prove sperimentali ha permesso di valutare l efficacia della tecnica di rinforzo proposta, analizzando, al contempo, le modalità di rottura e le deformazioni dei pilastrini durante le prove. Prendendo spunto dal documento CNR DT 200 per il dimensionamento dell intervento di rinforzo con materiali compositi, sono state infine analizzate alcune problematiche relative al dimensionamento e all efficacia dell intervento proposto. 1 INTRODUZIONE Da molti anni il confinamento di pilastri in muratura e in calcestruzzo armato è considerato un metodo per aumentare la capacità portante di elementi strutturali compressi, che risulta efficace, economico e veloce da realizzare. Interventi di questo tipo sono spesso necessari su pilastri in muratura di mattoni o in pietra, soprattutto in strutture ecclesiastiche (chiese, conventi) o civili monumentali (palazzi comunale e civici). La necessità di adeguare gli edifici esistenti alle nuove normative in termini di azioni sulle costruzioni sia di tipo statico che dinamico ha rappresentato un altra causa degli interventi di cerchiaggio dei pilastri. Il cerchiaggio attraverso elementi in cemento armato (Kog et al. 2001; El Gawady et al. 2004; Ilyas et al. 2009) o acciaio è stato diffusamente applicato a colonne in muratura fin dalla fine dell Ottocento, mentre di recente è stato proposto l utilizzo dei materiali compositi FRP o SRP (Bieker et al. 2002; Faella et al. 2004; Krevaikas and Triantafillou 2005; Aiello et al. 2007; Micelli and La Tegola 2007; Di Ludovico et al. 2010; Faella et al. 2011; Borri et al. 2011). Questi nuovi materiali presentano resistenze a trazione estremamente elevate, unitamente ad un peso limitato ed una maggiore facilità di applicazione rispetto alle più tradizionali incamiciature di pilastri con profili di acciaio. D altro canto bisogna tenere conto che il loro utilizzo è fortemente legato all'importanza dell'elemento architettonico, sia per la necessità di dover scarnificare un eventuale intonaco, sia per la smussatura di almeno 2 cm richiesta in corrispondenza dello spigolo di pilastri per evitare la recisione a taglio delle fibre del rinforzo. Inoltre, è necessario eliminare qualsiasi

3 rugosità ed asperità dei materiali, levigando la superficie e, di conseguenza, aumentare la porosità del materiale lapideo o laterizio, il che, volendo sostituire la tipologia di consolidamento, comporta il successivo problema di protezione e trattamento della parte precedentemente interessata dall'applicazione del rinforzo, il quale, pertanto, non può essere ritenuto un intervento provvisionale. Nell ottica di far coesistere il criterio di restauro conservativo alle necessità del consolidamento statico bisogna pertanto che il progettista tenga in conto le risorse residue degli elementi esistenti e affianchi a questi ultimi un sostegno in grado di sopperire alla deficienza strutturale, garantendo la sicurezza dovuta. A questo proposito, obiettivo del presente lavoro è stato quello di indagare, attraverso una campagna di prove sperimentali, una tecnica alternativa di cerchiaggio, di minimo impatto visivo, caratterizzata dall uso di cavi circonferenziali in acciaio inossidabile di piccolo spessore inseriti nei giunti di malta. La tecnica della cerchiatura delle colonne con cavi circonferenziali di piccolo diametro risponde infatti alle esigenze di mantenere in vita tali delicati elementi strutturali nel rispetto delle loro funzioni, consentendone la ritrattabilità in eventuali futuri interventi. Al fine di valutare l efficacia di un tale sistema resistente, in analogia a quanto già fatto in una precedente campagna di prove sperimentali (Borri et al. 2013), è stata recentemente compiuta dagli autori una ricerca sperimentale presso l Università di Perugia, nella quale sono stati testati 19 pilastri in muratura soggetti ad un carico di compressione monoassiale. In particolare, obiettivo del presente lavoro di ricerca è stato quello di valutare l efficacia del cerchiaggio con trefoli d acciaio al variare della geometria dei campioni di prova (ottagonale, quadrata e rettangolare), della quantità e della tipologia di rinforzo 2 DESCRIZIONE DELLA TECNICA DI RINFORZO La tecnica qui proposta rappresenta un evoluzione di una tecnica alternativa di cerchiaggio, di minimo impatto visivo, recentemente proposta da Jurina (Jurina 2010) e poi sviluppata dagli autori (Borri et al. 2013) del presente lavoro di ricerca per il rinforzo di colonne murarie con mattoni faccia vista. Tale tecnica di rinforzo, consiste nella disposizione di cavi circonferenziali in acciaio inossidabile di piccolo spessore (diametro 3 mm), collocati direttamente nel giunto di malta, preventivamente scarnito per una profondità di circa 15 mm (Figura 1). a) b) Figura 1. a) Scarnitura dei giunti; b) Inserimento di angolari in corrispondenza degli spigoli. Più nel dettaglio, i trefoli vengono inseriti all interno di un foro preventivamente realizzato all interno del giunto e quindi avvolti attorno al giunto stesso secondo due differenti modalità di cerchiaggio (denominate rispettivamente HA e HB, Figura 2): a) b) Figura 2. Modalità di confinamento: a) Schema HA; b) Schema HB. Al fine di incrementare l area efficacemente confinata, si è cercato di salvaguardare la continuità tra il cerchiaggio esterno e i trefoli inseriti all interno del foro scavato nel giunto posizionando ad entrambe le estremità del foro dei tubolari metallici opportunamente sagomati (Figura 3a). Mediante l ausilio di una chiave dinamometrica il rinforzo è stato dunque messo in tensione, conferendo un carico pari a circa 1/10 del carico di rottura dei singoli trefoli (Figura 3b). La scelta dell entità del pretensionamento impartito al rinforzo è giustificata dalla volontà di realizzare, come detto, un intervento di presidio attivo, piuttosto che assegnare una precompressione di rilievo alla struttura. Terminata dunque la fase di tiro, i trefoli sono stati bloccati iniettando il foro interno a ciascun giunto di malta. Dopodichè il dispositivo di tiro è stato rimosso e i giunti sono stati ristuccati (Figura 3c).

4 a) c) Figura 3. a) Inserimento tubolare alle estremità dei fori; b) Pretensionamento dei trefoli; c) Intervento ultimato. b) C349. I risultati delle prove di flessione realizzati su sei prismi delle dimensioni di mm hanno permesso di misurare una resistenza pari a 0.22 MPa, mentre dai risultati delle prove di compressione sui rimanenti dodici semiprismi ottenuti dalla rottura dei sei provini nelle prove di flessione è stata calcolata una resistenza pari a 5.60 MPa. Le principali caratteristiche dei mattoni pieni impiegati per la realizzazione dei pilastri sono state determinate invece tramite prove di compressione uniassiale e prove a trazione per flessione (ASTM C1314 e ASTM C1006), che hanno fornito una tensione media di rottura pari rispettivamente a e 6.75 MPa. Per il rinforzo sono state impiegati trefoli in acciaio inox austenico prodotti dalla TECI s.p.a. ( Cronimo 2 ). I suddetti trefoli sono realizzati con filamenti in acciaio inossidabile intrecciati a formare corde, costituite da 49 filamenti. Le caratteristiche meccaniche sono state desunte attraverso l esecuzione di prove di trazione meccanica, eseguite seguendo le indicazioni contenute nelle norme ACI 440 (Tabella 1). Tabella 1. Proprietà meccaniche del rinforzo. Proprietà meccaniche Cronimo 2 Resistenza a trazione (N/mm 2 ) 1211 Modulo Elastico (MPa) Deformazione ultima (%) Test matrix Attraverso l utilizzo dei mattoni pieni, sono stati realizzati pilastri con tre diverse geometrie (Figura 4): ottagonale (con lato di 100 mm), quadrata ( mm), rettangolare ( mm). Tutti i pilastri sono caratterizzati da una altezza di 530 mm, mentre lo spessore dei giunti di malta è risultato di 13 mm. 3 SPERIMENTAZIONE Caratterizzazione meccanica dei materiali costituenti Per la realizzazione dei pilastri è stata utilizzata una malta povera, simile a quella utilizzata nella realizzazione di edifici monumentali, avente la seguente composizione: 1 parte di calce idrata; 0,15 parti di cemento; 2 parti di sabbia fine, diametro massimo 0,5 mm. La malta è stata caratterizzata attraverso prove di flessione e di compressione su prismi seguendo le indicazioni contenute nelle ASTM C348 e ASTM Figura 4. Geometria dei campioni di prova (dimensioni in mm)

5 La Tabella 2 riporta il programma di prova. Ciascun provino è identificato da un codice alfanumerico costituito da tre indici, in cui il primo indice identifica la geometria del provino (OC = Ottagonale, SQ = Quadrato, RL = Rettangolare), il secondo indice lo schema di cerchiaggio adottato (UN = Non rinforzato; HA = Figura 2a; HB = Figura 2B), mentre il terzo il numero del campione di prova. Tabella 2. Test matrix. Provini n giri trefolo Condizioni al contorno OC.UN OC.UN OC.HA OC.HA.02 1 Resina anzichè malta per OC.HA.03 2 la ristuccatura dei giunti OC.HB OC.HB SQ.UN SQ.HA SQ.HA.02 1 Resina anzichè malta per SQ.HA.03 2 la ristuccatura dei giunti SQ.HB SQ.HB RL.UN RL.HA RL.HA.02 1 Resina anzichè malta per RL.HA.03 2 la ristuccatura dei giunti RL.HB RL.HB sulla superficie laterale del provino progressivamente crescenti in dimensione e numero fino alla crisi (Figura 5). Il fatto che la direttrice delle fessure sia risultata preminentemente verticale, è dovuto all azione esercitata dalla malta che elimina i difetti locali che possono generare concentrazioni di stress fra i blocchi e portare a collassi prematuri. a) 3.3 Test Setup Le prove sono state eseguite in controllo di carico con un gradiente di 3 kn/sec utilizzando una pressa oleodinamica con cella di carico da 1200 kn. Il carico è stato misurato attraverso la cella di carico, mentre gli spostamenti sono stati acquisiti attraverso quattro LVDT, con base di misura pari a circa un terzo dell altezza di ogni pilastro (215 mm). 4 RISULTATI SPERIMENTALI 4.1 Pilastri non rinforzati Tabella 3. Pilastri non rinforzati: risultati sperimentali. Provini Resistenza a compressione (MPa) Deformazione ultima (-) Incremento carico OC.UN OC.UN * - SQ.UN RL.UN * La registrazione dei dati si interrompe da questo punto b) In ciascun caso la crisi è avvenuta a seguito della formazione di profonde lezioni verticali

6 qualche forma di ingranamento tra le porzioni fratturate del pilastro. c) Figura 5. Modalità di crisi: a) serie OC; b) serie SQ; c) serie RL. Malgrado la notevole variabilità delle proprietà meccaniche tipica degli elementi in muratura, i risultati delle prove sperimentali hanno evidenziato una dispersione di risultati relativamente contenuta (Tabella 3). I valori della resistenza a compressione dei pilastri esaminati oscillano infatti tra 3.92 e 4.81 MPa, con un valore medio pari a 4.34 MPa e un coefficiente di variazione pari a Per quanto concerne invece i valori della deformazione ultima si è osservata una maggiore dispersione. I valori più elevati sono stati misurati per i pilastri ottagonali (2.43%), mentre valori sensibilmente inferiori sono stati registrati nel caso dei pilastri quadrati (1.97%) e rettangolari (1.04%). Figura 6. Pilastri non rinforzati: curve tensionedeformazione. Le curve tensione-deformazione, riportate in Figura 6, evidenziano un comportamento fragile per ciascuno dei provini testati con un andamento quasi lineare fino a rottura. Non sono stati osservati rami plastici e soltanto in un caso (pilastro OC.UN.01) si è osservato un incrudimento probabilmente dovuto ad una 4.2 Pilastri rinforzati Tabella 4. Pilastri rinforzati: risultati sperimentali. Provini Resistenza a compressione (MPa) Deformazione ultima (-) Incremento carico OC-HA OC-HA OC-HB OC-HA OC-HB SQ-HA * 1.45 SQ-HA SQ-HB SQ-HA * 1.69 SQ-HB RL-HA RL-HA * 1.95 RL-HB RL-HA RL-HB * 1.58 * La registrazione dei dati si interrompe da questo punto Le immagini in Figura 7 illustrano le modalità di rottura per ciascuna delle tipologie esaminate, la cui causa scatenante è legata, in ciascun caso, alla deformabilità della malta, la quale, deformandosi in direzione orizzontale oltre che verticale, trasmette forti tensioni di trazione ai mattoni adiacenti. Quando la resistenza a trazione dei mattoni viene superata, questi si rompono dando luogo a fessure verticali che segmentano la colonna in numerose sotto-colonne di sezione ridotta, soggette a fenomeni di instabilità. Dai risultati delle prove è evidente il contributo della cerchiatura con i trefoli, che avendo limitato l espansione libera della malta in direzione orizzontale, ha rallentato la formazione delle fessure e aumentato la resistenza a rottura del provino. Come conseguenza si osserva un quadro fessurativo molto più diffuso rispetto al caso dei pilastri non rinforzati, con lesioni sottili distribuite lungo l intera colonna.

7 a) La stessa lettura degli andamenti delle curve tensione-deformazione contribuisce ad evidenziare il differente comportamento scaturito dalla presenza del rinforzo. Le curve tensione-deformazione, riportate in Figura 8, evidenziano come nel caso dei pilastri ottagonali la presenza dei trefoli metalllici incrementi significativamente la resistenza degli elementi confinati. Senza far riferimento allo schema di cerchiaggio adottato (HA o HB), si può osservare come l uso di un singolo avvolgimento determini incrementi di resistenza compresi tra il 123% e il 143%, mentre l uso di un doppio avvolgimento ha determinato un incremento medio pari al 196%. Viceversa, per quanto concerne la deformazioni ultima sono stati osservati incrementi simili (80%) per ciascuno dei provini esaminati c) Figura 7. Modalità di crisi: a) serie OC; b) serie SQ; c) serie RL. b) Figura 8. Pilastri ottagonali rinforzati: curve tensionedeformazione. L effetto del confinamento è sembrata essere meno efficace nel caso dei pilastri a sezione quadrata. Tale risultato sembra essere giustificato dalle maggiori dimensioni di tali provini che inevitabilmente conducono ad una minore pressione di confinamento. Le curve riportate in Figura 9 evidenziano un incremento medio in termini di resistenza pari circa il 70% per le colonne rinforzate con doppio avvolgimento, mentre incrementi compresi tra il 93% e il 97% sono stati osservati nel caso di impiego di un singolo avvolgimento. La sola eccezione è rappresentata dal pilastro OC.HA.01, ristuccato con malta anziché con resina epossidica, per il quale l incremento di resistenza è risultato pari al 45%. Un comportamento analogo è stato osservato in termini di deformazioni ultime. Gli incrementi di deformabilità maggiori sono stati ottenuti per i provini rinforzati con un singolo

8 avvolgimento (58%) piuttosto che per quelli con doppio avvolgimento (36%). Figura 9. Pilastri quadrati rinforzati: curve tensionedeformazione. Un comportamento analogo è stato osservato nel caso dei provini rettangolari. Le curve tensione-deformazione, riportate in Figura 10, evidenziano un incremento similare in termini di resistenza (84% e 61% per i provini rinforzati rispettivamente con singolo e doppio avvolgimento), mentre ci sono differenze significative per quanto riguarda gli incrementi di deformazione ultima: 70% nel caso del singolo avvolgimento, 153% per il doppio avvolgimento. Figura 10. Pilastri rettangolari rinforzati: curve tensionedeformazione. 5 ANALISI DEI RISULTATI Allo scopo di realizzare un database di prove a compressione su elementi in muratura confinati con trefoli metallici, le prove sperimentali descritte nel presente lavoro sono state raccolte e catalogate unitamente a quelle (19 test) provenienti da una precedente campagna sperimentale (Borri et al. 2013). Uno degli obiettivi della campagna sperimentale condotta consiste infatti nella verifica della validità della proposta normativa riportata nel documento CNR-DT 200 per la valutazione della resistenza a compressione della muratura confinata con trefoli metallici. Nel corso degli anni sono stati proposti, infatti, diversi modelli analitici mirati alla previsione del comportamento meccanico della muratura confinata con FRP. Tali modelli sono sia di natura analitica, sia di genesi empirica, ossia ottenuti per calibrazione di risultati sperimentali. Con riferimento invece alla tecnica di confinamento proposta nel presente lavoro, inevitabilmente ridotto è il numero di prove sperimentali a disposizione, così come pochi sono i modelli di confinamento proposti. In questo contesto, l auspicata verifica della validità della proposta normativa riportata nel documento CNR-DT 200 potrebbe rappresentare un primo passo vero l introduzione di codici specificatamente dedicati al confinamento di colonne murarie con trefoli metallici. Nel CNR-DT 200/2004 il valore di progetto f mcd della resistenza ultima della muratura confinata si determina in funzione di quello f md della muratura non confinata e della pressione efficace di confinamento f l,eff secondo la seguente relazione lineare: f = f + k f (1) ' mcd md 1, eff Il coefficiente k pari a γ m /1000, dove γ m rappresenta proprio la densità di massa (in kg/m 3 ) della muratura, rappresenta il fattore di proporzionalità tra incremento di resistenza nella muratura e pressione laterale di confinamento e viene denominato fattore di efficacia del confinamento. L espressione adottata per la pressione efficace di confinamento è invece la seguente: f = k k f (2) 1, eff h v 1 dove il coefficiente di efficienza orizzontale k h corrisponde al rapporto tra la sezione confinata e quella globale (A m ) e può essere espresso come segue: k h 2 2( b 2 r) 1 3 Am ( b 2 r) + ( d 2 r) = 1 3 Am π bed 1 12 aed 2 2 (Sezioni quadrate) (Sezioni rettangolari) (Sezioni poligonali) (3) Al contrario, il coefficiente di efficienza verticale k v tiene conto dell eventuale effetto di diffusione delle pressioni di confinamento sul

9 volume dell elemento quando questo non risulta fasciato con continuità lungo il suo asse. Pertanto nel caso di fasciatura continua il coefficiente k v assume valore unitario, altrimenti può essere calcolato in accordo alla seguente espressione: k v pf bf = 1 2 min { bd ; ;2 aed } 2 (4) dove p f è la distanza netta tra i rinforzi e b f è la larghezza del rinforzo. Infine il valore della pressione di confinamento (f 1 ) può essere calcolato in funzione del modulo di Young del rinforzo (E f ) e di un opportuno valore ridotto di calcolo della deformazione del rinforzo all atto del collasso (ε fd,rid ): 1 f1 = ρf Ef ε (5) fd, rid 2 in cui il parametro adimensionale ρ f è espresso come funzione dell area del rinforzo A f : 4 A b pf 4 A ρ f = b pf 2 A aed p reinf reinf reinf f (Sezione quadrata) (Sezione rettangolare) (Sezione poligonale) (6) In Figura 11 è riportato un confronto tra i valori (parametrizzati rispetto alla resistenza a compressione dei provini non confinati) della resistenza della muratura confinata, determinata sperimentalmente, in funzione della pressione laterale efficace di confinamento, definita dalle espressioni (2) - (5). Tali valori sono stati inoltre rappresentati utilizzando simboli differenti in funzione del tipo di malta (cementizia o di calce) e del tipo di sezione (ottagonale, quadrata o rettangolare). La stessa figura riporta anche le rette ottenibili dall applicazione delle relazioni (1) e (2) suggerite dal CNR-DT 200/2004 per gli stessi materiali. Alla luce di un simile confronto, si osserva che la proposta del documento CNR risulta nella maggior parte dei casi conservativa, particolarmente nel caso delle colonne realizzate con malta di calce (nota che la formula adottata per il calcolo è stata applicata senza utilizzare coefficienti di sicurezza ne per il materiale ne per il rinforzo). Figura 11. Resistenza della muratura confinata in funzione della pressione laterale efficace di confinamento: confronto tra i valori sperimentali e la normativa CNR-DT 200/2004. Risultati analoghi si ottengono anche dal confronto riportato in Figura 12. In questo caso per confrontare la normativa col database sperimentale sono state analizzate le coppie di valori (f mcd,exp e f mcd,th ), ossia il valore sperimentale ed il corrispettivo valore predetto dal modello per la prova i-esima. In tal modo è possibile stimare qualitativamente l accuratezza del modello normativo. Sulla base di un simile confronto è stato possibile osservare come i valori ottenuti sperimentalmente differiscano da quelli teorici di non più del 20% per i pilastri con malta cementizia e non più del 45% per quelli con malta di calce. Ma soprattutto, fatta eccezioni per due casi, la formula suggerita dal CNR fornisce sempre previsioni cautelative. Figura 12. Modello proposto nel CNR-DT 200/2004: confronto teorico-sperimentale. 6 CASO DI STUDIO Alla luce dei risultati ottenuti nel corso della sperimentazione, si è provveduto alla progettazione del suddetto sistema di rinforzo per alcuni pilastri in sostituzione delle invasive cerchiature metalliche già presenti (Figura 13,

10 tale intervento sarà oggetto di una futura pubblicazione). Figura 13. Cerchiature metalliche presenti nei pilastri oggetto dell intervento di rinforzo. I pilastri oggetto dell intervento di sostituzione si trovano all interno del chiostro dell ex convento di San Girolamo a Spello (Figura 14). a) b) Figura 14. a) Convento di San Girolamo (Spello - PG); b) Chiostro interno. L adozione del sistema di confinamento oggetto di studio, permetterà la realizzazione di un rinforzo totalmente privo di impatto visivo, oltre al fatto di essere comunque reversibile, in totale accordo con quanto auspicato nelle linee guida del ministero dei beni culturali nei confronti del consolidamento strutturale del patrimonio culturale. Il progetto riguarderà, oltre al dimensionamento del rinforzo, lo studio del sistema di opere provvisionali necessario per la sostituzione delle cerchiature esistenti (Figura 15), nonché quello del sistema di monitoraggio delle deformazioni in corso d opera. Figura 15. Sistema di opere provvisionali necessario per la sostituzione delle cerchiature esistenti. 7 CONCLUSIONI Nel consolidamento statico di elementi strutturali, la conoscenza dell oggetto e delle sue caratteristiche influenzano le scelte progettuali e quindi le tecniche da adottare per garantire il prolungamento in sicurezza della vita della struttura. Il consolidamento della intera struttura ed in particolare quello delle colonne deve sempre basarsi sui criteri di necessità, di efficacia, di durabilità e dove possibile di limitata invasività ed elevata reversibilità. La vasta scelta di metodologie e metodi nell ambito delle cerchiature costituisce una garanzia per il progettista che si trova a dover confinare un elemento in crisi. Nell ottica di anteporre il criterio di conservazione a qualunque decisione di consolidamento statico bisogna tenere in considerazione le risorse residue degli elementi esistenti e affiancare a questi ultimi un sostegno in grado di sopperire alla deficienza strutturale, assicurando la sicurezza dovuta, forniti anche della conoscenza e dalla disponibilità di scelte innovative. La campagna di prove sperimentali a collasso condotta su 19 pilastri in muratura aventi diversa geometria (ottagonale, quadrata e rettangolare) e un diverso schema di confinamento (HA e HB, Figura 2), hanno dimostrato il buon funzionamento di una tecnica alternativa di cerchiaggio, di minimo impatto visivo, caratterizzata dall uso di cavi circonferenziali in

11 acciaio inossidabile di piccolo spessore inseriti nei giunti di malta, garantendo un rilevante incremento della portata ed un miglioramento della duttilità. Inoltre il metodo proposto tiene conto delle esigenze estetiche e del fondamentale criterio di reversibilità finalmente introdotto nella pratica di cantiere, garantendo la buona convivenza con l esistente. Infine, prendendo spunto dal documento CNR DT 200/2004 per il dimensionamento dell intervento di rinforzo con materiali compositi, sono state analizzate alcune problematiche relative al dimensionamento e alla verifica della validità della proposta normativa per la valutazione della resistenza a compressione della muratura confinata con trefoli metallici. La formulazione proposta, a fronte di un espressione relativamente semplice, è risultata essere in grado di consentire un valutazione sufficientemente affidabile della resistenza a compressione della muratura confinata in un range piuttosto ampio di caratteristiche dei materiali di base. experimental study and assessment of analytical models, J Compos Constr, 14(5), El Gawady, M., Lestuzzi, P., Badoux, M., A review of conventional seismic retrofitting techniques for URM. 13 th Int. Brick and Block Masonry Conference. Amsterdam, Holland. Faella, C., Martinelli, E., Paciello, S., Nigro, E., Experimental tests and theoretical models on tuff masonry bricks and columns confined with C-FRP sheets. Proc. Int. Conf. on Innovative Materials for Construction and Restoration (IMTCR04). Lecce, Italy. Faella, C., Martinelli, E., Paciello, S., Camorani, S., Aiello, M.A., Micelli, F., Nigro, E., Masonry columns confined by composite materials: Experimental investigation, Compos: Part B, 42, Ilyas, M., Farooq, S.H., Qazi, A.U., Umair, R., Masonry confinement using steel strips, Pak J Engg & Appl Sci, 5, 1-9. Jurina, L., Tecniche di cerchiatura di colonne in muratura, Struct, 164, Kog Y.C., Ong K.C.G., Yu C.H., Sreekanth P.V., Reinforced concrete jacketing for masonry coumns with axial loads. ACI Mater. J., 98(2), Krevaikas, T.D., Triantafillou, T.C., Masonry confinement with fiber-reinforced polymers, J Compos Constr, 9(2), Micelli, F., La Tegola, A., Structural strengthening of masonry columns: a comparison between steel strands and FRP composites, ICE Constr Mater, 160(2), RINGRAZIAMENTI Le prove sono state eseguite con il contributo del Consorzio ReLUIS (Progetto Linea b Edifici in muratura: sperimentazione e valutazione dell efficacia degli interventi). Si ringrazia Kimia srl per la fornitura delle malte e delle resine utilizzate per il rinforzo e Fibre Net s.r.l. per la fornitura del materiale di rinforzo. BIBLIOGRAFIA Aiello, M.A., Micelli, F., Valente, L., Structural upgrading of masonry columns by using composite reinforcements, J Compos Constr, 11(6), Bieker, C., Seim, W., Stürz, J., Post-strengthening of masonry columns by use of fiber-reinforced polymers. 3 rd Int. Conf. of Composites in Infrastructure (ICCI 02). San Francisco, CA. Borri, A., Castori, G., Corradi, M., Masonry columns confined by steel fiber composite wraps, Mater, 4, Borri, A., Castori, G., Corradi, M., Masonry confinement using steel cords, J Mater Civ Eng, (in press). Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Guide for the design and construction of externally bonded FRP systems for strengthening of existing structures. Technical Document No. 200/2004. Di Ludovico, M., D Ambra, C., Prota, A., Manfredi, G., FRP confinement of tuff and clay brick columns:

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