Prime indicazioni per la predisposizione del Piano integrato per la gestione della fascia costiera L.R. 15/2007

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1 giunta regionale 8^ legislatura ALLEGATOA alla Dgr n del 02 dicembre 2008 pag. 1/36 Prime indicazioni per la predisposizione del Piano integrato per la gestione della fascia costiera L.R. 15/2007 Direzione Regionale Tutela dell Ambiente Unità di Progetto Caccia e Pesca Palazzo Linetti - Calle Priuli Cannaregio Venezia VE

2 ALLEGATOA alla Dgr n del 02 dicembre 2008 pag. 2/36 INDICE Pag. PREMESSA 3 1. LA FASCIA COSTIERA VENETA ASPETTI CONOSCITIVI 4 2. PRINCIPALE QUADRO NORMATIVO E PROGRAMMATORIO Normativa delle attività di pesca e acquacoltura ed iniziative programmatorie Il regime di deroghe previste dal Regolamento (CE) n.1967/ Normativa ambientale ed iniziative programmatorie Normativa sanitaria ed iniziative programmatorie LA PESCA PROFESSIONALE E L ACQUACOLTURA VENETA Alcuni dati strutturali sul comparto ittico veneto che insiste in particolar modo sulla fascia costiera Pesca di molluschi bivalvi con draga idraulica Attrezzi e sistemi di pesca Pesca a traino (strascico, rapidi e reti pelagiche o volanti) Pesca con trappole e reti fisse Pesca con palangari Acquacoltura Alcuni dati riferiti alla capacità dello sforzo di pesca nel Veneto INTERVENTI PER LA TUTELA DELLE ACQUE COSTIERE DELL ALTO ADRIATICO Scarichi a mare di acque reflue urbane Interventi per la tutela dei corsi d acqua Protezione dall eutrofizzazione e aree sensibili Requisiti igienico sanitari delle acque marino-costiere destinate alla balneazione Zone vulnerabili da nitrati di origine agricola Il Progetto Integrato Fusina Il monitoraggio dei corpi idrici regionali ed in particolare delle acque marino-costiere GLI AFFIORAMENTI ROCCIOSI ( TEGNUE ) E I RILIEVI ARTIFICIALI DEL FONDALE PROSPICIENTI LA COSTA VENETA - LE ATTIVITÀ AVVIATE DALLA REGIONE DEL VENETO Stato delle conoscenze ambientali in materia di controllo ambientale e tutela della biodiversità in ambiente marino in regione Veneto Priorità degli interventi di tutela biologica e della biodiversità Prima individuazione di larga sintesi degli aspetti principali trattati nel Piano integrato per la gestione della fascia costiera. 34

3 ALLEGATOA alla Dgr n del 02 dicembre 2008 pag. 3/36 PREMESSA Il primo considerando della Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del , relativa all attuazione della gestione integrata delle zone costiere in Europa, stabilisce che le zone costiere rivestono una grande importanza ambientale, economica, sociale, culturale e ricreativa per l Europa. In particolare, tra gli altri, il nono considerando indica che è di fondamentale importanza attuare una gestione delle zone costiere sostenibile a livello ambientale, equa a livello economico, responsabile a livello sociale, sensibile a livello culturale, per tutelare l integrità di questa importante risorsa, tenendo conto al tempo stesso delle attività e delle usanze tradizionali locali che non costituiscono una minaccia per le zone naturali sensibili e per lo stato di preservazione delle specie selvatiche della fauna e della flora costiere. Sulla scorta di tali indirizzi il Consiglio Regionale il 12 luglio 2007 ha approvato la legge Interventi per la tutela, la promozione e lo sviluppo della zona costiera del Veneto e per la creazione di zone di tutela biologica marina, con il fine di realizzare iniziative rivolte: all istituzione di zone di tutela biologica al largo dei comuni di Chioggia e Caorle; alla diversificazione, valorizzazione e riconversione delle imprese di pesca verso la molluschicoltura e la maricoltura; allo sviluppo del turismo marittimo. La Legge prevede, altresì, di sviluppare un piano integrato per la gestione della fascia costiera entro 180 giorni dalla pubblicazione della stessa sul Bollettino Ufficiale della Regione Veneto. Questo documento è pertanto relativo ad una prima panoramica dello stato dell arte della fascia costiera avendo l obiettivo di citare quanto in essere lungo la costa veneta, la normativa di riferimento attinente ai vari settori ed altre informazioni ritenute necessarie ed utili per acquisire una fotografia completa delle diverse attività che interessano la fascia costiera veneta. Il piano integrato di gestione della fascia costiera mirerà a focalizzare i punti di forza e debolezza di ogni specifico settore di intervento cercando di cogliere in dettaglio gli impatti, sia positivi che negativi, sulla fascia costiera stessa. Il piano prenderà in esame gli interventi necessari per la creazione delle basi socio-economiche ed ambientali cercando di coordinare gli interventi stessi con l evidente scopo di un graduale ma costante miglioramento della fascia costiera sotto i profili della tutela e della sostenibilità.

4 ALLEGATOA alla Dgr n del 02 dicembre 2008 pag. 4/36 1. LA FASCIA COSTIERA VENETA ASPETTI CONOSCITIVI La costa veneta si estende per circa 156 Km, suddivisa tra le province di Venezia con i comuni di San Michele al Tagliamento, Caorle, Eraclea, Jesolo, Cavallino-Treporti, Venezia e Chioggia e di Rovigo con i comuni di Rosolina, Porto Viro e Porto Tolle ed è caratterizzata morfologicamente da litorali sabbiosi a nord e a sud della laguna di Venezia. La scarsa profondità del fondale, gli scambi con le acque della laguna di Venezia, i contributi dei numerosi fiumi che convogliano a mare scarichi di provenienza, agricola, civile e industriale, la variabilità meteorologica e idrodinamica e la pressione legata al turismo balneare e non (traffico marittimo di Venezia), rendono l ambiente marino costiero estremamente sensibile e soggetto a modifiche repentine delle caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche. A ciò si aggiunge il fenomeno erosivo e le opere attuate per ovviare al fenomeno stesso (pennelli, murazzi, e il ripascimento delle spiagge), nonché le opere complementari alle bocche di porto previste nell ambito degli interventi di salvaguardia di Venezia dal fenomeno dell acqua alta. Un aspetto particolare dei fondali generalmente piatti e sabbiosi del Veneto è la presenza di irregolarità di tipo roccioso, denominate Tegnùe, che si estendono per tutto l arco costiero regionale e che costituiscono ambienti particolarmente sensibili e di grande importanza dal punto di vista biologico e naturalistico. Figura 1- La costa veneta bagnata dal mare adriatico

5 ALLEGATOA alla Dgr n del 02 dicembre 2008 pag. 5/36 2. PRINCIPALE QUADRO NORMATIVO E PROGRAMMATORIO 2.1 Normativa delle attività di pesca e acquacoltura ed iniziative programmatorie La principale normativa di riferimento per la disciplina della pesca marittima è rappresentata dalla Legge 14 luglio 1965, n Il Regolamento di esecuzione della Legge medesima è il Decreto del Presidente della Repubblica 2 ottobre 1968, n La Legge 963/65 dispone che l attività della pesca professionale in mare sia disciplinata (art. 32) da specifici decreti del competente Ministero sulla base degli esiti delle indagini svolte dagli Organi di Studio e Ricerca (art.2) e sentito il parere della Commissione Consultiva Centrale di cui all art. 6 della medesima Legge 963/65. A tal proposito si ritiene opportuno citare, per importanza, i decreti ministeriali che disciplinano: - le pesche speciali relative alla pesca a strascico entro le tre miglia dalla costa, la pesca del novellame di sardina (bianchetto) e rossetto, nonché la pesca del novellame da allevamento; - le interruzioni temporanee dell attività di pesca (fermo biologico); - la pesca dei molluschi a mare; - la regolamentazione e/o i divieti di pesca nelle zone di tutela biologica (ZTB). Con la riforma del Titolo V della Costituzione, avviata con il D. Lgs. n. 143/97, la succitata normativa quadro viene parzialmente modificata dal D.Lgs. n. 153 del 26/5/2004 (Attuazione della legge 7 marzo 2003, n. 38, in materia di pesca marittima) e dal D.Lgs. n. 154 del 26/05/2004 (Modernizzazione del settore della pesca e dell acquacoltura, a norma dell art.1, comma 2, della Legge 7 marzo 2003, n. 38). Si tratta dell avvio di un nuovo percorso tecnico-legislativo-amministrativo tra Stato e Regioni finalizzato alla definizione delle funzioni in capo a ciascuna di queste Amministrazioni tenuto conto anche delle esperienze maturate nel corso della programmazione di settore di cui la L.R. n. 15 del 12 Luglio 2007 rappresenta un coerente riferimento legislativo regionale sinergico e attuativo delle disposizioni di cui alle recenti normative comunitarie e nazionali di settore quali: - il Reg. CE n. 1198/2006 relativo al Fondo Europeo per la Pesca (FEP) finalizzato al sostegno delle imprese della filiera ittica regionale; - IL Reg. CE n.498 del 26 marzo 2007 recante le modalità di applicazione del regolamento FEP; - il Reg. (CE) n. 1967/2006 in materia di gestione e sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel mar Mediterraneo; - il D.Lgs. n. 153/04 e il D.Lgs. n. 154/ 04. In particolare, il Reg. CE n. 1198/2006 prevede (art. 15) l adozione da parte di ciascun Stato membro di uno specifico Piano Strategico Nazionale (PSN) contenente le priorità, gli obiettivi e le risorse finanziarie pubbliche (comunitarie, nazionali e regionali) disponibili al fine di sostenere le seguenti tipologie di intervento: - gestione e adeguamento dello sforzo e della capacità di pesca (flotta); - sviluppo sostenibile delle zone di pesca e dell acquacoltura; - sviluppo sostenibile della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti della pesca e dell acquacoltura; - competitività del settore della pesca, incluso il miglioramento delle strutture, dell organizzazione e del contesto operativo del settore; - tutela e miglioramento degli ecosistemi acquatici connessi all attività di pesca attraverso nuove regole di gestione stabilita sulla base di pertinenti dati scientifici. L Italia ha trasmesso, ai sensi dell art.15 del Regolamento del Consiglio sul FEP, il proprio Piano Strategico Nazionale alla Commissione nel mese di luglio L art. 17 del Reg. CE n. 1198/2006 prevede altresì la predisposizione da parte del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, sentiti i partner regionali e le parti sociali, del Programma

6 ALLEGATOA alla Dgr n del 02 dicembre 2008 pag. 6/36 Operativo (P.O.), contenente le strategie di intervento e le azioni finalizzate al raggiungimento degli obiettivi fissati dal richiamato PSN. Detto PO, contenente il piano finanziario annuale relativo al contributo FEP ripartito per esercizio finanziario e per Asse prioritario, è stato approvato dalla Commissione con la decisione del 19 dicembre 2007; Per quanto attiene il Reg. (CE) n. 1967/2006 si rileva l importanza che la Commissione Europea attribuisce alla conservazione degli stock ittici per la quale la medesima Commissione indica contestualmente le seguenti principali politiche di intervento: - una più rigorosa regolamentazione dell attività di pesca che preveda l uso di attrezzi a minor impatto ambientale pena il depauperamento di numerose popolazioni ittiche locali; - tutela delle aree marine maggiormente sensibili all attività di pesca (aree nursery e di accrescimento del novellame); - ampliamento delle aree marine protette (ZTB). L aspetto innovativo dei richiamati Regolamenti comunitari n. 1198/06 e n. 1967/06 è rappresentato dal ruolo che entrambi attribuiscono ai Piani di Gestione al fine della sostenibilità ambientale e socioeconomica dell attività di pesca. Trattasi di un importante e nuovo approccio gestionale finalizzato a migliorare l efficacia e l efficienza delle politiche di salvaguardia degli ecosistemi marini attraverso la condivisione delle strategie di intervento e degli obiettivi con gli operatori della filiera ittica (Organizzazioni di Produttori e Associazioni di Categoria). Piani di Gestione la cui realizzazione prevede l attivazione coordinata delle seguenti misure, sostenute dal FEP, quali: - arresto definitivo; - limitazione del tempo di pesca; - limitazioni sugli attrezzi; - limitazione delle catture; - limitazione numero e tipo di navi autorizzate; - ampliamento e/o nuove aree marine da destinare a aree nursery e deposito uova; - limitazioni sulle taglie delle specie catturate; - introduzione di incentivi e misure socio-economiche; - attuazione di progetti pilota. Altro aspetto innovativo rappresentato dalla nuova programmazione cofinanziata dal FEP è che per la prima volta sono previsti Piani di Gestione a scala Regionale (Locali) le cui finalità sono principalmente rivolte alla regolamentazione delle attività di pesca tradizionali praticate, in particolare, nelle acque lagunari interne e marittime costiere (entro le tre miglia dalla costa) i cui ecosistemi acquatici sono ritenuti i più importanti dal punto di vista ambientale (aree nursery) e dove maggiore risultano i conflitti sociali a causa delle sovrapposizioni delle varie destinazioni d uso (strascico, reti da posta, molluschicoltura). Le finalità e le disposizioni previste dalla nuova L.R. 15/2007 risultano pertanto in linea con gli indirizzi, gli obiettivi e le strategie di intervento previste dalle normative comunitarie e nazionali di settore. In particolare, si ritiene opportuno qui evidenziare: - l art. 2 che prevede la predisposizione da parte della Giunta Regionale di uno specifico Piano integrato per la gestione della fascia costiera e del Piano Triennale degli interventi previsto quest ultimo dal richiamato D.Lgs. 154/04; - l art. 4 e l art. 5 finalizzati alla tutela, salvaguardia e valorizzazione degli ecosistemi acquatici che presentano determinate caratteristiche morfologiche (tegnùe) e/o biologiche (aree di ripopolamento); - l art. 6 finalizzato alla diversificazione e riconversione delle imprese di pesca verso la maricoltura e il turismo marittimo. Il governo, l indirizzo ed il sostegno delle politiche di settore da parte della Regione Veneto nel corso della precedente programmazione hanno avuto come principale riferimento normativo il Reg.

7 ALLEGATOA alla Dgr n del 02 dicembre 2008 pag. 7/36 (CE) n. 1260/99 che ha confermato lo SFOP quale Fondo strutturale specifico per il settore della pesca ed il Reg. (CE) n. 2792/99 che ha definito le modalità di intervento e le condizioni strutturali di settore. In applicazione ai richiamati regolamenti comunitari la Regione Veneto ha attivato la totalità delle risorse finanziarie pubbliche, comunitarie (SFOP), statali (FDR) e regionali disponibili, a beneficio delle imprese di settore, per un importo complessivo pari a circa 22 milioni di Euro, nei segmenti in cui si articola la filiera ittica regionale tra cui la pesca professionale e l acquacoltura, la lavorazione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti ittici, il potenziamento delle strutture ed infrastrutture portuali, la promozione, la ricerca e l innovazione. Alla succitata programmazione la Regione Veneto ha altresì attivato, di concerto con le altre Regioni dell alto Adriatico sia della sponda italiana che balcanica, una serie di iniziative finalizzate alla cooperazione interregionale e transnazionale nell area Alto Adriatico tra le quali si ritiene opportuno evidenziare, quale approccio innovativo, l elaborazione di una Agenda Strategica per lo sviluppo sostenibile del settore ittico dell alto Adriatico. In questo contesto, il progetto ADRI.BLU, realizzato nell ambito del Programma Interreg. III A Transfrontaliero Adriatico, ha dato applicazione ai principi fissati dalla nuova Politica Comune della Pesca (Reg. CE 2371/02 e segg.) in particolare per quel che attiene la tutela dell ambiente marino e la gestione sostenibile delle aree costiere e ciò conformemente ai principi fissati dalla Comunicazione della Commissione Europea, Com (2000) 547, relativa alla Gestione Integrata delle Zone Costiere (GIZS). Una delle misure qualificanti il progetto ADRI.BLU ha riguardato la realizzazione di due importanti interventi di qualificazione ambientale con l allestimento di barriere artificiali sommerse (elevazione artificiali del fondale) in due aree marine, di dimensioni rispettivamente di metri (200X100) e (120X100), prospicienti il territorio della provincia di Rovigo. Trattasi di iniziative realizzate da parte della Regione Veneto, con un approccio tecnico coordinato a livello di parternariato e con il coinvolgimento attivo delle Organizzazioni professionali di settore, finalizzate all ampliamento delle Aree Marine Protette, Zone di Tutela Biologica (ZTB) e quindi alla tutela e alla valorizzazione delle biodiversità della fauna acquatica attraverso la creazione di condizioni favorevoli al ripopolamento dell ambiente marino. A supporto delle iniziative di parternariato Alto Adriatico, avviate dalle Regioni Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, dalla Regione Istriana e Contea Litoranea Montana della Repubblica di Croazia nell ambito del progetto Adri.fish, finanziato dal Programma Interreg IIIB CADSES, la Regione Veneto ha istituito, con sede a Chioggia, l Osservatorio Socio-Economico della Pesca dell Alto Adriatico, quale struttura tecnica avente compiti di fornire informazioni relative degli aspetti economici e sociali del settore (dati sulla flotta, occupati, stock ittici, ecc.) la cui conoscenza risulta fondamentale per la definizione delle strategie di intervento e di cooperazione a sostegno del Distretto Ittico Alto Adriatico. Preso atto delle linee di intervento realizzate e/o attivate dalla Regione Veneto nell ambito della programmazione , sia sotto il profilo del governo del settore sia sotto l incentivazione finanziaria si ritiene opportuno evidenziare i seguenti elementi che hanno caratterizzato la politica di settore: - rafforzamento di una politica di regionalizzazione degli interventi attraverso l applicazione diretta delle normative comunitarie di settore e la predisposizione da parte della Regione Veneto di propri documenti di programmazione e conseguente gestione diretta delle risorse finanziarie di derivazione comunitaria; - maggiore efficacia ed efficienza degli interventi operativi in quanto più aderenti alle specificità territoriali e maturati a seguito della condivisione degli obiettivi e delle strategie prioritarie di intervento con le Associazioni di categoria locali rappresentanti il mondo cooperativo e quindi la totalità delle imprese di pesca; - maggiore sensibilizzazione e attenzione rivolta alle tematiche ambientali e alla tutela, conservazione e valorizzazione delle risorse marine in particolare quelle presenti entro la fascia costiera delle tre miglia; - l avvio di una importante fase di cooperazione e parternariato interregionale e transnazionale in grado di spostare progressivamente alla scala di macroarea alto-adriatica (ove si realizza gran parte della condivisione delle risorse) il riferimento della politica regionale di settore; - istituzione di un Osservatorio Socio-Economico della Pesca dell Alto Adriatico regionale, quale struttura tecnica avente compiti di fornire dati certi e monitorare i principali indicatori del settore (dati sulla flotta, occupati, stock ittici, ecc.) la cui conoscenza risulta fondamentale per la definizione delle strategie di intervento da parte della Regione Veneto;

8 ALLEGATOA alla Dgr n del 02 dicembre 2008 pag. 8/36 - il consolidamento delle attività promozionali finalizzate alla valorizzazione dei prodotti ittici locali di nicchia, veri punti di forza per l impresa ittica veneta in quanto in grado di fronteggiare anche la minaccia della concorrenza estera. Relativamente alla programmazione cofinanziata dallo SFOP si evidenzia il buon tiraggio delle misure di intervento di tipo strutturale i cui indici di realizzazione e di investimento alla data del 31 dicembre 2006, (il programma operativo si concluderà entro il mese di dicembre 2008), risultano, in sintesi, per ciascuna misura, i seguenti: - misura 3.2 Acquacoltura ( molluschicoltura, piscicoltura in aree vallivo-lagunari ed in acque dolci) : numero 68 progetti finanziati per investimenti complessivi pari a Euro; - misura 3.3 Attrezzature dei porti di pesca: realizzati numero 9 progetti di ammodernamento di porti e approdi pescherecci con 146 nuovi posti barca per un investimento complessivo pari a Euro; - misura Trasformazione e Commercializzazione: numero 36 progetti conclusi e finanziati per un investimento complessivo pari a di Euro. - misura Pesca acque interne: numero di imbarcazioni ammodernate 109 per un investimento complessivo pari a Euro. Particolare importanza per le significative ricadute a livello regionale hanno rivestito i progetti realizzati da parte delle Organizzazioni di Produttori (OO.PP), Consorzi, e Associazioni di Categoria nell ambito della misura misure promozionali (organizzazione e partecipazione a fiere ed esposizioni, indagini e studi in materia di mercati) nonché della misura 4.4 Azioni realizzate dagli operatori, volte per lo più alla certificazione volontaria e alla tracciabilità dei prodotti dei propri associati e alle azioni di sensibilizzazione rivolte sia al settore produttivo che ai consumatori (iniziative promozionali) sull importanza che riveste la conoscenza della tipicità e della salubrità delle produzioni ittiche locali. Le iniziative realizzate (n. 35 progetti conclusi per una spesa complessiva pari a circa di Euro) hanno consentito di avviare e consolidare nuove opportunità, ritenute innovative a livello di singola impresa di pesca per quanto attiene la qualificazione delle proprie produzioni ottenuta attraverso anche la regolamentazione dell attività di pesca ottenuta nell ambito di specifici disciplinari di produzione definiti dall organismo associativo. Relativamente alla misura 4.6 Misure innovanti sono stati realizzati e conclusi numero 12 progetti pilota per una spesa complessiva pari a circa di Euro. Tra questi progetti si ritiene opportuno evidenziare quelli a beneficio delle imprese di pesca ( metodiche innovative per la tracciabilità genetica del branzino selvatico delle aree vallive dell Alto Adriatico, produzione di moleche nelle aree lagunari polesane, acquacoltura biologica, tecnologie innovative di preingrasso del seme di mollusco ) e quelli destinati alle imprese che operano nel comparto della lavorazione, trattamento e commercializzazione dei prodotti ittici, volti, in particolare, alle preparazioni di prodotto cotto e pronto al consumo con migliori requisiti di conservabilità attraverso il confezionamento sottovuoto o in atmosfera controllata, e ciò dato atto della rapidissima evoluzione della domanda da parte del consumatore finale in particolare per quel che attiene la riduzione del tempo dedicato alla spesa e alla preparazione del prodotto acquistato in cucina. 2.2 Il regime di deroghe previste dal Regolamento (CE) n.1967/2006 Con l entrata in vigore del Regolamento per il Mediterraneo n.1967 del 21 dicembre 2006 sono stati introdotti vincoli all attività di pesca sia per quanto riguarda le dimensioni delle reti, sia per le profondità e distanze dalla costa. Per quanto attiene alle maglie e dimensione degli attrezzi per le reti trainate diverse da quelle per la sardina e l acciuga, la dimensione minima delle maglie è la seguente: 1) fino al 30 giugno 2008: 40 mm; 2) dal 1 luglio 2008, la rete di cui al punto 1 è sostituita da una pezza di rete a maglia quadrata da 40 mm nel sacco, su richiesta debitamente motivata dell armatore, da una rete a maglia romboidale da 50 mm.

9 ALLEGATOA alla Dgr n del 02 dicembre 2008 pag. 9/36 Per le reti da traino destinate alla pesca delle sardine e delle acciughe, quando tali specie rappresentano almeno l 80% delle catture in peso vivo misurato dopo la cernita, la dimensione minima delle maglie è 20 mm. Per quanto concerne gli attrezzi trainati il Regolamento ne vieta in generale l utilizzo entro le tre miglia dalla costa mentre le draghe in questa fascia sono autorizzate se le specie diverse da molluschi bivalvi catturate sono inferiori al 10% delle catture complessive. L uso delle reti da traino (strascico e volante) è comunque vietato entro 1,5 miglia dalla costa e le draghe sono comunque vietate entro le 0,3 miglia. Fino al 31 dicembre 2007 il Regolamento consente di continuare l attività sia delle draghe idrauliche entro i 600m dalla costa (0,3 miglia) che delle reti da traino. Dopo il la pesca a strascico entro le tre miglia dalla costa (le cosiddette pesche speciali di latterini, seppie) sarà ulteriormente autorizzata dall art. 14 comma 2 del suddetto Regolamento fino al 31 maggio 2010 in quanto oggetto di legiferazione nazionale antecedente il Attualmente i pescherecci che potrebbero essere coinvolti in Veneto sono una settantina per il compartimento di Chioggia e una cinquantina per quello di Venezia. Con nota del 3 dicembre 2007 il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha introdotto una deroga per l uso di reti da traino entro la distanza di 1,5 miglia dalla costa e di draghe idrauliche entro una distanza di 0,3 miglia nautiche dalla costa fino al 31 dicembre 2008, ovvero sino all avvenuta modificazione dell art.14 del Regolamento CE 1967/2006. Per quanto concerne la pesca con draghe idrauliche, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali rispettivamente con il decreto del 15 gennaio 2008 e del 9 aprile 2008 ha rinnovato l affidamento al CO.GE.VO di Chioggia e di Venezia per la gestione della pesca dei molluschi bivalvi nei compartimenti marittimi di competenza. 2.3 Normativa ambientale ed iniziative programmatorie La Direzione Tutela Ambiente, nell ambito dell espletamento delle attività istituzionali e di specifiche attività finanziate ha a disposizione una vasta mole di dati e informazioni sul tema del controllo ambientale e tutela della biodiversità in ambiente marino. Una sintesi generica degli stessi viene di seguito presentata. Rete regionale acque marino costiere Il monitoraggio dell ambiente marino - costiero avviene attraverso una rete, costituita attualmente da otto transetti, direttrici perpendicolari alla linea di costa, ciascuno costituito da più stazioni di prelievo per le varie matrici (Acqua, biota, sedimento). Questa rete viene controllata, su incarico della Direzione Regionale Tutela Ambiente, dall Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto (Servizio Acque Marino Costiere/Osservatorio Alto Adriatico Polo Regionale Veneto), attraverso campagne mensili/quindicinali di misura, prelievi e analisi di laboratorio sulle diverse matrici. Tutti i dati sono utilizzati anche per delineare lo stato ecologico dell ambiente marino in generale. L Osservatorio Alto Adriatico, istituito nel 2003 dalla Regione del Veneto è stato promosso, come linea progettuale, dal programma comunitario Interreg IIIA/Phare CBC Italia-Slovenia Attualmente, l Osservatorio fa parte del Servizio Acque Marino Costiere dell Area Tecnico Scientifica di ARPAV. La struttura attua la sorveglianza, mediante piani di monitoraggio istituzionali e attività di studio e ricerca, sulla balneabilità e sulla qualità ecologica dell ambiente marino, nonché sulle specifiche forme di pressione sulle acque costiere e sulla gestione dei fenomeni anomali e delle emergenze ambientali. Inoltre, nel caso di fenomeni anomali, il Servizio provvede ad attuare puntuali interventi di controllo e di sorveglianza. I dati raccolti da tale attività, convogliati in una specifica banca dati, sono utilizzati per: - la classificazione ecologico-ambientale delle acque marine (D.Lgs. 152/2006 e Direttiva 2000/60/CEE); - l attuazione del programma di sorveglianza algale; - l attuazione del programma di monitoraggio delle acque destinate alla vita dei molluschi (D.Lgs. 152/2006); - il controllo delle sostanze pericolose (D.Lgs. 152/2006 per la matrice acqua e indicazioni tratte dal D.M. 367/03 per la matrice sedimento);

10 ALLEGATOA alla Dgr n del 02 dicembre 2008 pag. 10/36 - il programma di monitoraggio dell ambiente marino-costiero nell ambito della nuova Convenzione triennale ( ) tra Ministero dell Ambiente e Regione del Veneto (Legge 979/82); - l attuazione del Programma di monitoraggio delle acque costiere del Mare Adriatico di cui alla rete interregionale di monitoraggio quali-quantitativo delle acque superficiali del bacino del Po. Di fatto il 29 aprile 2006 è entrato in vigore il D.Lgs. 152/2006 Norme in materia ambientale che abroga il D.Lgs. 152/99 e recepisce la Direttiva 2000/60/CE. In attesa di un ormai prossimo intervento legislativo con l emanazione di decreti attuativi o specifiche linee guida, è necessario attuare per il 2008 un piano di monitoraggio integrato su tutta la Rete Regionale che implementa le attività in funzione delle indicazioni dettate dalla Direttiva 2000/60/CE, con l introduzione degli Elementi di Qualità Biologica; già il programma 2008 pertanto comprende una serie di attività con approfondimenti sulle condizioni del sistema marino dal punto di vista biologico, coerentemente con le indicazioni della Direttiva Europea 2000/60 e del D.Lgs. 152/2006. Un primo Regolamento recante i criteri tecnici per la caratterizzazione dei corpi idrici, la tipizzazione e l individuazione dei corpi idrici, è stato approvato in via definitiva con decreto del Ministero dell ambiente e della tutela del territorio e del mare n.131 del 16 giugno Rete regionale boe meteo marine Realizzata e gestita da ARPAV, costituita da boe e mede localizzate in punti strategici della costa veneta, fornisce informazioni in continuo sull andamento dei principali parametri relativi alla qualità dell acqua di mare. I dati sono disponibili sul sito web di ARPAV e immediatamente accessibili da parte delle strutture regionali competenti. Obiettivi di qualità per le acque marine Con la direttiva 2008/56/CE la Comunità europea ha delineato il quadro all interno del quale gli Stati membri adottano le misure necessarie per conseguire o mantenere un buono stato ecologico entro il La stessa direttiva elenca i descrittori qualitativi per la determinazione del buono stato ecologico. Rete regionale balneazione In esecuzione da parte di ARPAV, fornisce informazioni chimiche e batteriologice su più di 90 stazioni, analizzate da aprile a settembre con frequenza quindicinale. Il programma, ai sensi del DPR 470/82, è integrato con ulteriori azioni mirate in funzione della nuova Direttiva europea 2006/7/CE recepita recentemente in Italia con il D. Lgs. 11 luglio 2007, n.94. Sedimenti marini Sempre attraverso le strutture di ARPAV, gli organismi regionali deputati al controllo ambientale, hanno a disposizione dati e informazioni specifiche sulle caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche dei sedimenti marini del Veneto, utili per la pianificazione annuale degli interventi di ripascimento, di dragaggio nelle zone a maggior deposizione e di ricerca di depositi sabbiosi sommersi. Aree marine di pregio ambientale (Tegnue) La Regione del Veneto (in collaborazione con ARPA Veneto), ha di recente concluso un progetto sostenuto dai finanziamenti comunitari (Interreg III A/Phare CBC Italia-Slovenia, VI Piano Nazionale Triennale della Pesca e dell Acquacoltura e Leader Plus) volto allo studio delle aree marine di particolare pregio ambientale, denominate Tegnùe. Sviluppi futuri Il Servizio Acque Marino Costiere ha continuato negli anni a svolgere le previste attività di coordinamento assumendo anche la responsabilità scientifica di numerose linee progettuali in varie fasi di avanzamento, con un impegno sistematico alla razionalizzazione e all ottimizzazione nell impiego delle risorse umane e strumentali, nonché il coordinamento di tutte le attività istituzionali sul mare. Ad oggi tutta la fase di sviluppo delle conoscenze e di razionalizzazione delle informazioni ha visto il suo perfezionamento nella implementazione di un sistema di archiviazione denominato Sistema Dati Mare Veneto, realizzato su incarico della Regione Veneto. Conclusasi la fase conoscitiva e di organizzazione della informazione sul

11 ALLEGATOA alla Dgr n del 02 dicembre 2008 pag. 11/36 mare, si rende necessario, partendo da queste basi, sviluppare nuove azioni strategiche per una gestione sostenibile dell ambiente marino e costiero non limitatamente agli ambiti locali ma in una visione più ampia. Al fine di garantire un coordinamento unitario e omogeneo delle proposte, ARPAV - OAA ha raccolto in modo organico una serie di idee progettuali, che verranno proposte nell ambito dell OBIETTIVO 3 di cooperazione territoriale su vari programmi (Cooperazione transfrontaliera Italia Slovenia; Cooperazione transfrontaliera Adriatico), formulate sulla base degli indirizzi regionali, su varie tematiche di interesse che si possono sommariamente suddividere in due macroaree: Area Sviluppo e Ricerca Mare e Costa e Area InforMare. La prima è orientata ad approfondire ulteriormente la conoscenza acquisita sull ambiente marino costiero, mentre la seconda si ripromette di sviluppare una strategia integrata di comunicazione e informazione sul mare e le coste, coerentemente con quanto previsto dalla legislazione europea in materia di acque (Direttiva 2006/7/CE relativa alle acque di balneazione e Direttiva 2000/60/CEE quadro per l azione comunitaria in materia di acque), e dal sesto programma d'azione per l'ambiente ( ), che invitano gli stati membri a migliorare i processi partecipativi della cittadinanza alle questioni inerenti la ricerca e l innovazione e l informazione fornita al pubblico. Diverse linee d azione comprese nelle due macroaree progettuali sono inoltre in linea con quanto suggerito nel Libro Verde Verso la futura politica marittima dell Unione Europea: Oceani e Mari nella visione europea adottato dalla Commissione Europea il 9 giugno Normativa sanitaria ed iniziative programmatorie A partire dal 1 gennaio 2006, sono entrati in attuazione i nuovi Regolamenti (CE), nn.852,853,854,882/2004 integrati successivamente dai Regolamenti (CE) nn.2073, 2074, 2075, 2076/2005, recanti norme sanitarie in materia di igiene dei prodotti alimentari, di igiene per gli alimenti di origine animale, di organizzazione dei controlli ufficiali sui prodotti di origine animale destinati al consumo umano e, infine, di norme per i controlli ufficiali intesi a verificare la conformità alla normativa in materia di mangimi e di alimenti e alle norme sulla salute e sul benessere degli animali. Il sopraccitato gruppo di Regolamenti, comunemente indicati come Pacchetto igiene, risponde ai principi generali fissati dal Regolamento (CE) 28 gennaio 2002, n.178, in materia di norme per la sicurezza alimentare e, per le disposizioni in esso contenute, è destinato a rappresentare un cambiamento importante delle norme e delle procedure sino ad oggi adottate dagli operatori delle strutture alimentari e dalle autorità sanitarie in ciascun Stato membro, tanto che, successivamente, il Regolamento (CE) 5 dicembre 2005, n.2076, nella applicazione di alcuni di questi Regolamenti, ha previsto un periodo transitorio per l applicazione di talune prescrizioni. In particolare il Regolamento (CE) 852/2004 stabilisce norme generali estese a tutte le imprese alimentari, comprese le imprese di pesca dedite alla produzione primaria, operazioni che hanno luogo prima del conferimento del prodotto ad uno stabilimento riconosciuto (CE). Con la nuova regolamentazione comunitaria gli operatori sono i principali responsabili della sicurezza degli alimenti e tenuti al rispetto dei requisiti generali d igiene di cui all Allegato 1 del Regolamento 852/2004, in particolare, per il settore ittico: adottare le misure igienico-sanitarie per tenere puliti gli impianti di raccolta e allevamento, le attrezzature di supporto alla pesca, i veicoli e le imbarcazioni; in caso di raccolta di molluschi bivalvi utilizzare per la pesca esclusivamente zone di produzione classificate dalla competente autorità sanitaria; assicurare che il personale addetto alla manipolazione dei prodotti sia in buona salute e segua una formazione sui rischi sanitari; evitare la contaminazione da parte di animali ed insetti nocivi; controllare la possibile presenza di parassiti nei prodotti della pesca; tenere conto dei risultati delle analisi di laboratorio; tenere correttamente i registri; adottare le opportune misure correttive quando sono informati di eventuali problemi individuati nel corso dei controlli ufficiali.

12 ALLEGATOA alla Dgr n del 02 dicembre 2008 pag. 12/36 Per una adeguata applicazione delle norme comunitarie, le disposizioni sanitarie relative al comparto ittico, nel corso del 2006 e 2007 hanno trovato successivamente risposta nei seguenti atti: intesa ai sensi dell articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n.131, tra Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano relativa alle Linee guida sui prodotti della pesca e la regolamentazione comunitaria; (Rep. N del 16 novembre 2006) intesa ai sensi dell articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n.131, tra Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano relativa alle Linee guida sui molluschi bivalvi vivi e alla regolamentazione comunitaria; (Rep. N.7/CSR del 25 gennaio 2007). A livello regionale, il comparto dei molluschi bivalvi vivi, trova supporto nel provvedimento della D.G.R.V. n del 1 agosto 2006, recante Molluschi bivalvi vivi: D.G.R.V. n.3366/2004 e sue integrazioni e modifiche : approvazione Progetto Molluschicoltura, anni ; approvazione Linee Guida Regionali di riordino sistema di sorveglianza igienico sanitaria e avvio del sistema informativo territoriale GeoMolluschi.

13 ALLEGATOA alla Dgr n del 02 dicembre 2008 pag. 13/36 3. LA PESCA PROFESSIONALE E L ACQUACOLTURA VENETA 3.1 Alcuni dati strutturali sul comparto ittico veneto che insiste in particolar modo sulla fascia costiera La flotta peschereccia veneta ha registrato, negli ultimi anni, un trend decrescente pur rappresentando una quota rilevante di quella nazionale. Si tratta comunque di natanti obsoleti (tanto che il 43% supera i 30 anni e solo il 10% dei pescherecci ha meno di 10 anni), poco sicuri e con rilevanti consumi. Nel Veneto circa l 85% delle imbarcazioni svolge la propria attività all interno della fascia delle 6 miglia dalla costa. E comunque la fascia compresa all interno delle 3 miglia marine dalla costa che rappresenta l ambiente marino più importante per l attività di pesca: qui si concentrano infatti i riproduttori e le forme giovanili (aree nursery) di pesci, molluschi e crostacei che danno vita ad un ecosistema marino unico per diversificazione ed abbondanza di biocenosi. All interno delle 6 miglia risultano di rilevante importanza gli allevamenti off-shore di molluschi (vongole e cozze). I dati statistici disponibili attestano una superficie complessiva pari a circa ha. L importanza socio-economica ed ambientale di detti allevamenti, la cui attivazione da parte dei pescatori di professione è in continuo aumento, risulta particolarmente elevata in considerazione: della capacità dei medesimi di sostenere una significativa e crescente componente professionale strettamente connessa alla filiera ittica; dell impatto positivo di dette attività in termini di riconversione produttiva (diminuzione dello sforzo di pesca); della significativa valenza ambientale in quanto aree precluse allo strascico. Vengono qui di seguito analizzati in dettaglio i vari mestieri della pesca e il loro impatto sulla fascia costiera. 3.2 Pesca di molluschi bivalvi con draga idraulica La pesca di molluschi bivalvi nella Regione Veneto è attualmente praticata dalle imprese di pesca che aderiscono ai Co.Ge.Vo. (Consorzi Gestione Vongole) di Venezia e Chioggia a cui, con Decreto Ministeriale del 11 febbraio 2003, è stata affidata in via definitiva la gestione e la regolamentazione della pesca dei molluschi bivalvi nei Compartimenti Marittimi di Venezia e Chioggia. Le specie oggetto di tutela e di raccolta sono rappresentate dalla vongola adriatica (Chamelea gallina), dai cannolicchi (Ensis minor e Solen marginatus), dalle regine o cuori (Acanthocardia sp. pl.) e dai fasolari (Callista chione). La pesca di C. gallina è praticata lungo la fascia costiera tra i 3 e i 10 metri di profondità e rappresenta l attività che coinvolge il maggior numero di addetti. La pesca di E. minor e S. marginatus viene effettuata, invece, da un numero ridotto di vongolari e solamente in limitati periodi dell anno. L areale di pesca è limitato per legge alla batimetria dei 3 m. La raccolta di C. chione, attività di notevole importanza economica, è praticata in limitati areali localizzati a 8-10 miglia dalla costa su profondità di circa 20 m. 3.3 Attrezzi e sistemi di pesca La pesca di questi molluschi bivalvi fossori è esercitata con l impiego di motopesca dotati di draga idraulica, un attrezzo da pesca che penetra nel substrato da pochi a diversi centimetri raccogliendo gli organismi presenti. L attrezzo (detto ferro) è costituito da una gabbia a forma di parallelepipedo in tondini metallici, con una lama per tagliare il sedimento ed un sistema per inviare acqua in pressione agli ugelli presenti in vari punti dell attrezzo stesso. Giunti nell area di pesca la gabbia, posizionata a prua dell imbarcazione, è calata sul fondale, si aziona il getto d acqua in pressione e si inizia l azione di dragaggio procedendo in retromarcia (pesca di vongole, cannolicchi e cuori) o recuperando il cavo dell ancora precedentemente filato per m (pesca dei fasolari).

14 ALLEGATOA alla Dgr n del 02 dicembre 2008 pag. 14/36 Nonostante le modalità di pesca simili, sono presenti alcune differenze sostanziali: a seconda della specie bersaglio varierà in particolare la selettività dell attrezzo (luce dei tondini), la profondità di penetrazione nel sedimento, la velocità di traino dell attrezzo, le modalità di selezione del pescato (manuale o con vibrovaglio), la durata delle pescate, ecc. La sostituzione della gabbia sullo stesso peschereccio permette, con opportune modifiche, di praticare i diversi tipi di pesca rivolti alle differenti specie target (vongole, cannolicchi, fasolari); a seconda della specie pescata si parlerà di vongolara, cannellara o fasolara. 3.4 Pesca a traino (strascico, rapidi e reti pelagiche o volanti) La pesca marittima con reti (reti a strascico e reti pelagiche o volanti) o attrezzi (rapidi o ramponi) da traino rappresenta un importante attività primaria tanto a livello nazionale che per quanto riguarda la Regione Veneto. La pesca a strascico propriamente detta prevede il traino di una rete a livello dei fondali secondo due distinte modalità che prevedono l impiego di un unica imbarcazione o di due pescherecci in coppia. Le reti impiegate sono a forma di sacco con ali laterali di lunghezza anche superiore ai 50 metri, costituite da pezze di rete cucite in modo da formare, durante il traino, un tronco di cono o di piramide. L apertura orizzontale della rete è garantita dai due pescherecci, quando la rete viene trainata in coppia, o dalla presenza di divergenti o porte, qualora la rete a strascico sia trainata da una singola imbarcazione. L apertura verticale della rete è assicurata dalla presenza di due grosse zavorre sui due cavi di traino, dai piombi e dai galleggianti presenti sulle rispettive lime. I rapidi o ramponi, introdotti in Italia alla fine degli anni 50, sono degli attrezzi da pesca costituiti da un telaio metallico rettangolare portante sulla parte superiore una tavola in legno detta depressore ed inferiormente una serie di ferri ricurvi, detti ramponi o denti, che arano il fondale sollevando il pescato (canestrelli, cappesante, sogliole, rombi, passere, seppie, ecc.) che poi viene raccolto nella rete a sacco montata posteriormente al telaio. Generalmente l attrezzo presenta un apertura larga circa tre metri ed alta 40 centimetri. I denti, lunghi circa 20 cm, sono spaziati ad intervalli regolari di 25 cm su lame in ferro che vengono poi fissate inferiormente al telaio. Al sostegno metallico sono saldate, nella parte a diretto contatto col fondale, delle slitte aventi la funzione di impedire ai denti di penetrare nel fango più del necessario e compromettere la funzionalità dell attrezzo. Il peso del singolo attrezzo risulta di kg mentre il sacco in rete dove si raccoglie il pescato ha una maglia di 80 mm. La presenza della tavola in legno inclinata in avanti spinge, per effetto idrodinamico, l attrezzo verso il basso assicurandone la corretta penetrazione nel fondale. Aumentando la velocità di traino aumenta la forza depressoria consentendo di effettuare la pesca anche a velocità di 5/6 nodi esplorando, in tal modo, aree relativamente ampie nell unità di tempo. Ogni peschereccio, dotato di motori molto potenti (oltre 500 HP) traina generalmente 4-5 rapidi. Il sistema di pesca con il rampone coinvolge l intero equipaggio poiché è richiesto un notevole sforzo fisico e tanta attenzione durante le operazioni di cala e salpamento, in quanto è facile riportare ferite causate dai denti. Ogni attrezzo è collegato ad un cavo di traino manovrato con un verricello. In genere le cale hanno una durata di minuti, per poter controllare frequentemente la funzionalità dell attrezzo e non lasciare per lungo tempo nel sacco il prodotto catturato che verrebbe rovinato dal prolungato sfregamento con la rete e con il fondale marino. Le operazioni di pesca consistono in fasi di traino e fasi di recupero. I ramponi vengono issati a turno con il verricello: poi si procede allo svuotamento della rete e, dopo aver calato in mare nuovamente tutti i rapidi utilizzati dal peschereccio, si iniziano le operazioni di cernita del pescato in coperta. Nella pesca a traino con reti pelagiche l apertura della rete è assicurata dal traino di due unità accoppiate ed è definita semipelagica se la pesca viene effettuata in prossimità del fondo marino. Individuato il banco viene calata la rete da parte di una delle imbarcazioni, successivamente la seconda si affianca per ricevere l estremità del cavo di traino. A questo punto i due pescherecci si allontanano rimanendo collegati tramite un cavo d acciaio (traversino) e iniziano l attività di traino della rete. A conclusione della pescata, che può avere una durata variabile da 20 minuti ad un ora, le due imbarcazioni salpano contemporaneamente i cavi di calo e si avvicinano per permettere il recupero della rete da parte di una delle due barche.

15 ALLEGATOA alla Dgr n del 02 dicembre 2008 pag. 15/36 Le operazioni di selezione del pescato, sia per taglia sia per specie, possono risultare particolarmente lunghe in caso di grandi quantitativi di prodotto. La cernita, condotta completamente a mano tra una pescata e la successiva, può anche protrarsi per alcune ore dopo il rientro in porto. Il pesce non subisce nessuna trasformazione a bordo ed è mantenuto, ricoperto con ghiaccio, in cassette di polistirolo o legno fino al momento del conferimento. 3.5 Pesca con trappole e reti fisse La pesca delle seppie rappresenta un attività stagionale limitata al periodo primaverile-estivo, effettuata sottocosta (entro i m dalla linea di battigia) con trappole quali nasse e cogolli (reoni). Le nasse sono attrezzi da pesca di tipo artigianale posizionati sul fondale, di forma cilindrica o di parallelepipedo, costituiti da un intelaiatura rigida in plastica o metallo su cui viene montata la rete, la bocca di ingresso presenta la caratteristica forma ad imbuto. Generalmente sono unite in lunghe serie dette tire ancorate alle estremità, disposte parallelamente alla costa e opportunamente segnalate; la pesca è praticata generalmente da uno o due operatori con piccole imbarcazioni dotate o meno di verricello per il salpamento che può avvenire anche manualmente. La normativa vigente per la pesca professionale con nasse presenta alcune differenze tra la fascia costiera di competenza della Capitaneria di Chioggia e quella di Venezia. Nelle acque del Compartimento Marittimo di Chioggia, in base all ordinanza n. 10/2002 e al Regolamento per l esercizio della pesca delle seppie con l uso di nasse e attrezzi simili nelle acque del Compartimento Marittimo di Chioggia, la pesca è consentita dal 1 aprile al 30 giugno di ciascun anno. Le nasse devono essere posizionate nella fascia di mare compresa tra i 400 e gli 800 m dalla costa in file parallele, al massimo 8, distanziate tra loro di almeno 50 m. Tra due gruppi successivi di nasse deve esserci una distanza di almeno 200 m ed un estensione lineare massima di 300 m. A questo fanno eccezione le zone A e B, dove i pescatori posizionano abitualmente le trappole lungo un fronte lineare di 200 m, con una distanza tra questi di soli 100 m. Il numero massimo di nasse che ciascuna unità di pesca è autorizzata ad utilizzare, a prescindere dal numero di imbarcati, è pari a 400 unità. Per quanto riguarda la fascia costiera di competenza della Capitaneria di Porto di Venezia, in base alle ordinanze n. 10/1991 e n. 20/2006, questa è consentita dal 1 aprile al 31 luglio da 500 a metri dalla battigia. Le nasse devono essere calate in linee parallele alla costa e distanti tra loro almeno 50 m; il numero massimo di nasse è fissato in: 250 per una persona imbarcata, 500 per due persone e 600 per tre persone. Le dimensioni delle nasse, in entrambi i Compartimenti, non possono superare quelle di seguito riportate: Nasse a forma di parallelepipedo: lunghezza: 1,10 m larghezza: 0,60 m altezza: 0,60 m Nasse a forma cilindrica: lunghezza tra i cerchi più esterni: 1,50 m diametro: 0,50 m Ogni fila di nasse deve essere inoltre segnalata con segnali diurni (bandierine gialle con la lettera P, professionale, e numero di iscrizione dell unità di pesca alla quale è intestata la licenza di pesca) e notturni (fanali gialli visibili a distanza di mezzo miglio nautico) Per evitare la distruzione delle uova eventualmente depositate sulle nasse e agevolare i processi riproduttivi, la pulizia degli attrezzi deve essere effettuata esclusivamente in mare e senza l impiego di sistemi quali pompe a pressione, idropulitrici, spazzole in ferro, soda caustica, ecc. I reoni sono trappole costituite da due ali di rete a formare una sorta di imbuto che termina con un cogollo in cui viene catturato il pescato. Questi attrezzi, assicurati al fondale tramite ancoraggi e segnalati con apposite boe, possono essere disposti singolarmente o in gruppi generalmente di 2 o 3, occupando un tratto di mare da 50 a 200 m. Questo tipo di attrezzo è utilizzato da un numero limitato di operatori appartenenti alle cooperative di S. Pietro e Burano.

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