9 APRILE /94 Attuazione delle direttive 89/391/CEE, 89/654/CEE, 89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/679/CEE riguardanti il

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2 Decreto Legislativo n 81 9 APRILE 2008 ex Decreto Legislativo 626/94 Attuazione delle direttive 89/391/CEE, 89/654/CEE, 89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/394/CEE e 90/679/CEE riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro

3 comma 1 art Misure generali di tutela Le misure generali per la protezione della salute e per la sicurezza dei lavoratori sono: D.Lgs. 81/08 a) la valutazione di tutti i rischi per la salute e sicurezza; b) la programmazione della prevenzione, mirata ad un complesso che integri in modo coerente nella prevenzione le condizioni tecniche produttive dell azienda nonché l influenza dei fattori dell ambiente e dell organizzazione del lavoro; c) l eliminazione dei rischi e, ove ciò non sia possibile, la loro riduzione al minimo in relazione alle conoscenze acquisite in base al progresso tecnico; d) il rispetto dei principi ergonomici nell organizzazione del lavoro, nella concezione dei posti di lavoro, nella scelta delle attrezzature e nella definizione dei metodi di lavoro e produzione, in particolare al fine di ridurre gli effetti sulla salute del lavoro monotono e di quello ripetitivo; e) la riduzione dei rischi alla fonte; f) la sostituzione di ciò che è pericoloso con ciò che non lo è, o è meno pericoloso; g) la limitazione al minimo del numero dei lavoratori che sono, o che possono essere, esposti al rischio; h) l utilizzo limitato degli agenti chimici, fisici e biologici sui luoghi di lavoro; i) la priorità delle misure di protezione collettiva rispetto alle misure di protezione individuale; l) il controllo sanitario dei lavoratori; m) l allontanamento del lavoratore dall esposizione al rischio per motivi sanitari inerenti la sua persona e il trasferimento, ove possibile, ad altra mansione;

4 D.Lgs. 81/08 art Misure generali di tutela comma 1 Le misure generali per la protezione della salute e per la sicurezza dei lavoratori sono: n)l informazione e formazione adeguate per i lavoratori; o) l informazione e formazione adeguate per dirigenti e i preposti; p) l informa informazione ione e formazione adeguate ate per i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza; q) l istruzioni adeguate ai lavoratori; r) la partecipazione e consultazione dei lavoratori; s) la partecipazione e consultazione dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza; t) la programmazione delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza, anche attraverso l adozione di codici di condotta e di buone prassi; u) le misure di emergenza da attuare in caso di primo soccorso, di lotta antincendio, di evacuazione dei lavoratori e di pericolo grave e immediato; v)l uso di segnali di avvertimento e di sicurezza; z) la regolare manutenzione di ambienti, attrezzature, t impianti, i con particolare riguardo ai dispositivi di sicurezza in conformità alla indicazione dei fabbricanti. 2. Le misure relative alla sicurezza, all igiene ed alla salute durante il lavoro non devono in nessun caso comportare oneri finanziari per i lavoratori.

5 Articolo 17 - Obblighi del datore di lavoro non delegabili 1. Il datore di lavoro non può delegare le seguenti attività: ità a) la valutazione di tutti i rischi con la conseguente elaborazione del documento previsto dall articolo 28 b) la designazione del responsabile del servizio di prevenzione e protezione dai rischi;

6 ART. 4 ART. 18 OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO non delegabili Ex art. 4 del D.lgs 626 Designa preventivamente i lavoratori incaricati Adotta le misure Misure di prevenzione incendi e lotta antincendio Piano di emergenza Piano di intervento Piano di evacuazione D.M. 10/3/98 VALUTAZIONE RISCHI DI INCENDIO PREVENZIONE E PROTEZIONE INCENDI MISURE DI ESERCIZIO CONTROLLI E MANUTENZIONI IMPIANTI ED ATTREZZATURE ANTINCENDIO PIANO DI EMERGENZA DESIGNAZIONE E FORMAZIONE ADDETTI AL SERVIZIO ANTINCENDIO

7 D.Lgs. 81/08 art obblighi dei lavoratori Art. 5 - comma 1 - Ogni lavoratore deve prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui ricadono gli effetti delle sue azioni o omissioni, conformemente alla sua formazione, alle istruzioni e ai mezzi forniti dal datore di lavoro. - comma 2 - In particolare i lavoratori: a) contribuire, insieme al datore di lavoro, ai dirigenti e ai preposti, all adempimento degli obblighi previsti a tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro; b) osservare le disposizioni e le istruzioni impartite dal datore di lavoro, dai dirigenti e dai preposti, ai fini della protezione collettiva ed individuale; (Arresto fino a un mese o con l ammenda da 200 a 600 euro) c)utilizzare correttamente le attrezzature di lavoro, le sostanze e i preparati pericolosi, i mezzi di trasporto e, nonché i dispositivi di sicurezza; (Arresto fino a un mese o con l ammenda da 200 a 600 euro) d) utilizzare in modo appropriato i dispositivi di protezione messi a loro disposizione;

8 Articolo 20. Obblighi dei lavoratori e) segnalare immediatamente al datore di lavoro, al dirigente o al preposto p le deficienze dei mezzi e dei dispositivi di cui alle lettere c) e d), nonché qualsiasi eventuale condizione di pericolo di cui vengano a conoscenza, adoperandosi direttamente, in caso di urgenza, nell ambito delle proprie competenze e possibilità e fatto salvo l obbligo di cui alla lettera f) per eliminare o ridurre le situazioni di pericolo grave e incombente, dandone notizia al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza; f) non rimuovere o modificare senza autorizzazione i dispositivi di sicurezza o di segnalazione o di controllo; g) non compiere di propria iniziativai i operazioni i o manovre che non sono di loro competenza ovvero che possono compromettere la sicurezza propria o di altri lavoratori; h) partecipare ai programmi di formazione e di addestramento organizzati dal datore di lavoro; i) sottoporsi ai controlli sanitari previsti dal presente decreto legislativo o comunque disposti dal medico competente. 3. I lavoratori di aziende che svolgono attività in regime di appalto o subappalto, devono esporre apposita tessera di riconoscimento, i corredata dt di fotografia, fi contenente t le generalità del lavoratore e l indicazione del datore di lavoro. Tale obbligo grava anche in capo ai lavoratori autonomi che esercitano direttamente la propria attività nel medesimo luogo di lavoro, i quali sono tenuti a provvedervi per proprio conto.

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10 D.M. 10/3/98 D.M. 10/3/98 Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione delle emergenze nei luoghi di lavoro

11 Decreto Ministeriale 10 marzo 1998 art. 1 (attuazione di quanto disposto dall art.13 D.Lgs 626/94) Campo di applicazione 1. Il presente decreto stabilisce, in attuazione al disposto dell'art. 13, comma 1, del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, i criteri per la valutazione dei rischi di incendio nei luoghi di lavoro ed indica le misure di prevenzione e di protezione antincendio da adottare, al fine di ridurre l'insorgenza di un incendio e di limitarne le conseguenze qualora esso si verifichi. 2. Il presente decreto si applica alle attività che si svolgono nei luoghi di lavoro come definiti dall'art. 30, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626,.. (ora art. 3 D.Lgs 81/08) siapplicanosologliartt.6e7ai: - cantieri temporanei di cui al D.Lgs. 494/96 (Titolo IV D.Lgs 81/08) - alle aziende di cui all art. 1 del DPR 175/88

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14 Articolo 46 - Prevenzione incendi 1. La prevenzione incendi è la funzione di preminente interesse pubblico, di esclusiva competenza statuale, diretta a conseguire, secondo criteri i applicativi i uniformi sul territorio nazionale, gli obiettivi di sicurezza della vita umana, di incolumità delle persone e di tutela dei beni e dell ambiente. 2. Nei luoghi di lavoro soggetti al presente decreto legislativo devono essere adottate idonee misure per prevenire gli incendi e per tutelare l incolumità dei lavoratori. (arresto da due a quattro mesi o ammenda da a euro il datore di lavoro - dirigente)

15 Articolo 46 - Prevenzione incendi 3. Fermo restando quanto previsto dal decreto legislativo n. 139 del 8 marzo 2006 e dalle disposizioni concernenti la prevenzione incendi di cui al presente decreto, i Ministri dell interno, del lavoro e della previdenza sociale, in relazione ai fattori di rischio, adottano uno o più decreti nei quali sono definiti: a) i criteri diretti atti ad individuare: 1) misure intese ad evitare l insorgere di un incendio ed a limitarne le conseguenze qualora esso si verifichi; 2) misure precauzionali di esercizio; 3) metodi di controllo e manutenzione degli impianti e delle attrezzature antincendio; 4) criteri i per la gestione delle emergenze; b) le caratteristiche dello specifico servizio di prevenzione e protezione o e antincendio, compresi i requisiti del personale e addetto e la sua formazione.

16 Articolo 46 - Prevenzione incendi 4. Fino all adozione dei decreti di cui al comma 3, continuano ad applicarsi i criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione delle emergenze nei luoghi di lavoro di cui al decreto del Ministro dell interno in data 10 marzo Al fine di favorire il miglioramento dei livelli di sicurezza antincendio nei luoghi di lavoro, ed ai sensi dell articolo 14, comma 2, lettera h), del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139 con decreto del Ministro dell interno sono istituiti, presso ogni direzione regionale dei vigili del fuoco, dei nuclei specialistici per l effettuazione di una specifica attività di assistenza alle aziende. Il medesimo decreto contiene le procedure per l espletamento della attività di assistenza. 6. In relazione ai principi di cui ai commi precedenti, ogni disposizione contenuta nel presente decreto legislativo, concernente aspetti di prevenzione incendi, sia per l attività di disciplina che di controllo, deve essere riferita agli organi centrali e periferici del Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, il di cui agli articoli 1e 2del decreto legislativo l 8 marzo 2006, n. 139 Restano ferme le rispettive competenze di cui all articolo Le maggiori risorse derivanti dall espletamento della funzione di controllo di cui al presente articolo, sono riassegnate al Corpo nazionale dei vigili per il miglioramento dei livelli di sicurezza antincendio nei luoghi di lavoro.

17 art. 2 D.M. 10 marzo 98 DM art. 2 Valutazione dei rischi di incendio è parte specifica del documento previsto dall art D. Lgs. 81/08 occorre indicare nel documento i lavoratori incaricati dell attuazione delle misure di prev. incendi, lotta antincendio e di gestione delle emergenze può essere effettuata t conformemente ai criteri i di cui all Allegato I del Decreto il datore di lavoro deve indicare nel documento il livello di rischio dell azienda ( basso - medio elevato)

18 art. 3 Misure preventive, protettive e precauzionali di esercizio Il datore di lavoro adotta le misure finalizzate a: Art. 3 (a) ridurre la probabilità di insorgenza dell incendio secondo i criteri di cui all All. II (b) realizzare uscite di sicurezza e vie d esodo come indicato nell allegato IV del D.Lgs. 81/08 e in conformità nell All. III (c) realizzare misure per una rapida segnalazione dell incendio al fine di attivare sistemi di allarme e piano di emergenza in conformità all All. IV (d) assicurare l estinzione dell incendio in conformità all All. V (e) garantire l efficienza dei sistemi di protezione incendio secondo i criteri di all All. VI (f) fornire ai lavoratori adeguata informazione e formazione come previsto dagli artt. 36 e 37 del D.Lgs. 81/08 e in conformità all All. VII Per le attività soggette a controllo VV. F. si applicano solo le disposizioni (a) (e) (f)

19 art. 4 Controllo e manutenzione degli impianti e delle attrezzature antincendio La manutenzione ed i controlli devono effettuarsi nel rispetto delle disposizioni legislative e regolamentari vigenti, di norme di buona tecnica (Norme UNI e/o Norme EN) o, in mancanza, delle indicazioni del fabbricante e/o dell installatore installatore. Art. 4

20 Art. 5. Gestione dell'emergenza in caso di incendio 1.All'esito della valutazione dei rischi d'incendio, il datore di lavoro adotta le necessarie misure organizzative e gestionali da attuare in caso di incendio riportandole in un piano di emergenza elaborato in conformità ai criteri di cui all'allegatoallegato VIII Ad eccezione delle aziende di cui all'art. 3, comma 2, del presente decreto, per i luoghi di lavoro ove sono occupati meno di 10 dipendenti, il datore di lavoro non è tenuto alla redazione del piano di emergenza, ferma restando l'adozione delle necessarie misure organizzative e gestionali lida attuare in caso di incendio.

21 Art. 6. Designazione degli addetti al servizio antincendio 1. All'esito della valutazione dei rischi d'incendio e sulla base del piano di emergenza, qualora previsto, il datore di lavoro designa uno o più lavoratori incaricati dell'attuazione delle misure di prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione delle emergenze, ai sensi dell'art. 4, comma 5, lettera a), del decreto legislativo l i n. 626/1994, o se stesso nei casi previsti dall'art. 10 del decreto suddetto I lavoratori designati devono frequentare il corso di formazione di cui al successivo art I lavoratori designati ai sensi del comma 1, nei luoghi di lavoro ove si svolgono le attività riportate nell'allegato X, devono conseguire l'attestato di idoneità i tecnica di cui all'art. 3 della legge 28 novembre 1996, n Fermo restando l'obbligo di cui al comma precedente, qualora il datore di lavoro, su base volontaria, ritenga necessario che l'idoneità tecnica del personale di cui al comma 1 sia comprovata da opposita attestazione, la stessa dovrà essere acquisita secondo le procedure di cui all'art. 3 della legge 28 novembre 1996, n. 609.

22 Art. 7. Formazione degli addetti alla prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione dell'emergenza 1. I datori di lavoro assicurano la formazione dil dei lavoratori addetti alla prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione dell'emergenza secondo quanto previsto nell'allegato IX.

23 art. 8. Disposizioni transitorie e finali 1. Fatte salve le disposizioni dell'art. 31 del decreto legislativo n. 626/1994, i luoghi di lavoro costruiti od utilizzati anteriormente alla data di entrata in vigore del presente decreto, con esclusione di quelli di cui all'art. 1, comma 3, e art. 3, comma 2, del presente decreto, devono essere adeguati alle prescrizioni relative alle vie di uscita da utilizzare in caso di emergenza, di cui all'art. 3, comma 1, lettera b), entro 2 anni dalla data di entrata in vigore del presente decreto. 2. Sono fatti salvi i corsi di formazione degli addetti alla prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione delle emergenze, ultimati entro la data di entrata in vigore del presente decreto. Art. 9. Entrata in vigore g 1. Il presente decreto entra in vigore sei mesi dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.

24 elenco Allegati ALLEGATO I - linee guida per la valutazione dei rischi di incendio nei luoghi di lavoro ALLEGATO II - misure intese a ridurre la probabilità di insorgenza degli incendi ALLEGATO III - misure relative alle vie di uscita in caso di incendio ALLEGATO IV - misure per la rivelazione e l'allarme in caso di incendio ALLEGATO V -attrezzature t ed impianti i di estinzione i degli incendi ALLEGATO VI - controlli e manutenzione sulle misure di protezione antincendio ALLEGATO VII - informazione e formazione antincendio ALLEGATO VIII - pianificazione delle procedure da attuare in caso di incendio ALLEGATO IX - contenuti minimi dei corsi di formazione per addetti alla prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione delle emergenze, in relazione al livello di rischio dell'attività. ALLEGATO X - luoghi di lavoro ove si svolgono attività previste dall'articolo 6, comma 3

25 ALLEGATO I VALUTAZIONE DEI RISCHI DI INCENDIO Proprietà di determinati materiali o attrezzature, oppure di metodologie di lavoro odi utilizzo di un ambiente di lavoro, che presentano la probabilità di causare un incendio probabilità bilità che sia raggiunto il livello ll potenziale di accadimento di un incendio e che si verifichino conseguenze dell'incendio sulle persone presenti

26 ALLEGATO I Obbiettivi della valutazione del La valutazione dei rischio rischio incendio rischio di incendio tiene conto: a) del tipo di attività; b) dei materiali immagazzinati e manipolati; c) delle attrezzature presenti nel luogo di lavoro compresi gli arredi; d) delle caratteristiche costruttive dei luogo di lavoro compresi i materiali di rivestimento; e) delle dimensioni e dell'articolazione del luogo di lavoro; f) del numero di persone presenti, siano esse lavoratori dipendenti che altre persone, edella loro prontezza ad allontanarsi in caso di emergenza.

27 ALLEGATO I CRITERI PER PROCEDERE ALLA VALUTAZIONE DEI RISCHI DI INCENDIO a) individuazione di ogni pericolo di incendio (p.e. sostanze facilmente combustibili e infiammabili, sorgenti di innesco, situazioni che possono determinare la facile propagazione dell'incendio); b) individuazione dei lavoratori edi altre persone presenti nel luogo di lavoro esposte arischi di incendio; c) eliminazione o riduzione dei pericoli di incendio; d) valutazione del rischio residuo di incendio; e) verifica della adeguatezza delle misure di sicurezza esistenti ovvero individuazione di eventuali ulteriori provvedimenti e misure necessarie ad eliminare i oridurre i rischi residui i di incendio.

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33 LA COMBUSTIONE SOSTANZE CONDIZIONI Combustibile Comburente Innesco Fuoco Prodotti Combustione Temp. Infiammabilità Campo Infiammabilità Temp. Accensione Temp. Combustione REAZIONE CHIMICA sufficientemente rapida che avviene tra due sostanze diverse, COMBUSTIBILE e COMBURENTE dette REAGENTI a contatto tra loro in varia composizione percentuale e determinate condizioni fisiche (T, P) producendo come effetto ENERGIA (calore e luce) e PRODOTTI DELLA COMBUSTIONE

34 PRINCIPI DELLA COMBUSTIONE La combustione è una reazione chimica sufficientemente rapida di una sostanza combustibile con un comburente che da luogo allo sviluppo di calore, fiamma, gas, fumo e luce. Solitamente il comburente è l ossigeno contenuto nell aria aria. INCENDIO combustibile Esistono sostanze che contengono nella loro molecola un quantità di ossigeno sufficiente a determinare una combustione, quali ad esempio gli esplosivi e la celluloide. La combustione può avvenire con osenza sviluppo difiamme superficiali. La combustione senza fiamma superficiale si verifica generalmente quando la sostanza combustibile non è più in grado di sviluppare particelle volatili.

35 I PARAMETRI FISICI DELLA COMBUSTIONE 1.TEMPERATURA E DI ACCENSIONE 2.TEMPERATURA TEORICA DI COMBUSTIONE 3.ARIA TEORICA DI COMBUSTIONE 4.POTERE E CALORIFICO 5.TEMPERATURA DI INFIAMMABILITA 6.LIMITI DI INFIAMMABILITA E DI ESPLODIBILITA 7.CAMPO DI INFIAMMABILITA

36 1. TEMPERATURA DI ACCENSIONE 0 AUTOACCENSIONE E LA MINIMA TEMPERATURA DI UNA SOSTANZA SOLIDA, LIQUIDA O GASSOSA ALLA QUALE LA SOSTANZA DEVE ESSERE RISCALDATA PER PRENDERE FUOCO E CONTINUARE A BRUCIARE IN ASSENZA DI SCINTILLA O FIAMMA. In altre parole è la temperatura richiesta perché: Una sostanza venendo a contatto con l aria possa accendersi da sola; Una miscela combustibile-aria possa accendersi da sola per riscaldamento della massa. Temperatura di accensione SOSTANZE ( C) valori indicativi acetone 540 benzina 250 gasolio 220 idrogeno 560 alcool metilico 455 carta 230 legno gomma sintetica 300 metano 537 LA TEMPERATURA DI ACCENSIONE PUO VARIARE PER I MATERIALI SOLIDI IN FUNZIONE DELLA LORO SUPERFICIE ESPOSTA PER UNITA DI PESO (GRANULATI FINI O POLVERI); IN ALTRI CASI DIMINUISCE IN PRESENZA DI SOSTANZE OSSIDANTI QUALI PEROSSIDI ECC.

37 2. TEMPERATURA TEORICA DI COMBUSTIONE E IL PIU ELEVATO VALORE DI TEMPERATURA RAGGIUNTO DAI PRODOTTI DELLA COMBUSTIONE DI UNA DETERMINATA SOSTANZA CHE VIENE OSSIDATA CON LA MINIMA QUANTITA DI ARIA (TEORICA) E IN CONDIZIONI IDEALI In altre parole : È la temperatura massima raggiunta dai prodotti di combustione di una sostanza che brucia (cioè che s ossida) con una quantità di aria definita in un determinato ambiente SOSTANZE Temperatura di combustione ( C teorici) idrogeno 2205 metano 2050 petrolio 1800 propano 2230 DI FATTO, IL VALORE EFFETTIVO DELLA TEMPERATURA DI COMBUSTIONE DIPENDE DALLE MODALITA REALI CON CU TALE FENOMENO SI SVILUPPA, CIOE SE: ALL INTERNO DI UNA CALDAIA IN LOCALE CHIUSO ALL APERTO

38 3. ARIA TEORICA DI COMBUSTIONE É LA QUANTITÀ DI ARIA NECESSARIA PER RAGGIUNGERE LA COMBUSTIONE COMPLETA DI TUTTI I MATERIALI COMBUSTIBILI In altre parole: É la quantità di aria necessaria per raggiungere combustione completa di tutti i materiali combustibili SOSTANZE Aria teorica di combustione (m 3 /Kg) Legno 5 Carbone 8 Benzina 12 Alcool etilico 75 7,5 Polietilene 12,2 Propano 13 Idrogeno 28,5

39 4. POTERE CALORIFICO É LA QUANTITÀ DI CALORE PRODOTTA DALLA COMBUSTIONE COMPLETA DELL UNITÀ DI MASSA O DI VOLUME DI UNA DETERMINATA SOSTANZA COMBUSTIBILE; Più specificatamente: si definisce potere calorifico superiore la quantità di calore sviluppata dalla combustione considerando il calore latente di vaporizzazione si definisce potere calorifico inferiore la quantità di calore sviluppata dalla combustione non considerando il calore latente di vaporizzazione SOSTANZE Potere calorifico inferiore (MJ/Kg) legno 17 carbone benzina 42 alcool etilico 25 polietilene propano 46 idrogeno 120 Calore latente di vaporizzare dell acqua per 1 Kg d acqua è pari a 600 Kcal (2 MJ/kg) In genere nella prevenzione incendi viene considerato sempre il potere calorifico inferiore

40 5. TEMPERATURA DI INFIAMMABILITA E LA MINIMA TEMPERATURA ALLA QUALE UNA SOSTANZA LIQUIDA EMETTE UNA QUANTITA DI VAPORI SUFFICIENTE A FORMARE CON L ARIA, UNA MISCELA IN GRADO INCENDIARSI SE VIENE A CONTATTO CON UNA FONTE D INNESCO. In altre parole è la temperatura richiesta perché: I liquidi combustibili emettano vapori in quantità tale da incendiarsi in caso di innesco QUINDI PER BRUCIARE IN PRESENZA DI INNESCO UN LIQUIDO INFIAMMABILE DEVE PASSARE DALLO STATO LIQUIDO ALLO STATO DI VAPORE SOSTANZE Temperatura di Infiammabilità ( C) Valori indicativi gasolio 65 acetone -18 benzina -20 alcool metilico 11 alcool etilico 13 toluolo 4 olio lubrificante 149

41 6. LIMITI DI INFIAMMABILITA SONO LE CONCENTRAZIONI MINIMA E MASSIMA DI UN COMBUSTIBILE IN MISCELA CON UN OSSIDANTE, ALLE QUALI LA COMBUSTIONE, UNA VOLTA INIZIATA IN QUALSIASI PUNTO DELLA MISCELA, SI PROPAGA A TUTTA LA MASSA. LIMITE INFERIORE DI INFIAMMABILITÀ: E la più bassa concentrazione in volume di vapore della miscela al di sotto della quale non si ha accensione in presenza di innesco per carenza di combustibile; LIMITE SUPERIORE DI INFIAMMABILITÀ: E la più alta concentrazione in volume di vapore della miscela al di sopra della quale non si ha accensione in presenza di innesco per eccesso di combustibile. SOSTANZE Limite inferiore Limite superiore (% in volume) (% in volume) acetone 2,5 13 ammoniaca benzina 1 6,5 gasolio 0,6 6,5 idrogeno 4 75,6 metano Va apori % Zona povera di vapori Campo di infiammabilità Zona satura di vapori Liquido infiammabil e Limite inferiore di infiammabilità Limite superiore di infiammabilità

42 7. CAMPO DI INFIAMMABILITA E IL CAMPO DI CONCENTRAZIONI COMPRESO TRA I LIMITI INFERIORE E SUPERIORE DI INFIAMMABILITA O ESPLOSIVITA ALL INTERNO DEL QUALE SI HA, IN CASO DI INNESCO, L ACCENSIONE E LA PROPAGAZIONE DELLA FIAMMA NELLA MISCELA Ovvero, più semplicemente : Perché una miscela allo stato gassoso risulti infiammabile, il combustibile deve essere presente in determinate proporzioni: p il campo di infiammabilità è un campo di valori espressi in volume percentuale tra combustibile e comburente per i quali la miscela risulti infiammabile All esterno di questo campo la miscela risulta troppo povera o troppo ricca di combustibile rispetto al comburente, per cui la combustione non può avvenire SOSTANZE CAMPO DI INFIAMMABILITA (% in volume) Limite inferiore Limite superiore acetone 2,5 13 ammoniaca benzina 1 6,5 gasolio 0,6 6,5 idrogeno 4 75,6 metano 5 15 VOLUME PERCENTUALE = volume di combustibile X 100 / volume della miscela 0 Vapori % Zona povera di vapori Campo di infiammabilità Zona satura di vapori Liquido infiammabil e Limite i inferiore i di infiammabilità Limite Lmt superiore r di infiammabilità

43 INNESCO L INNESCO È L ELEMENTO CHE, A CONTATTO CON LA MISCELA INFIAMMABILE, AVVIA LA REAZIONE DI COMBUSTIONE. ESSO PUO ESSERE COSTITUITO DA QUALUNQUE SORGENTE DI CALORE. Le fonti d innesco, possono essere suddivise in quattro categorie: 1. ACCENSIONE DIRETTA quando una fiamma, una scintilla o altro materiale incandescente entra in contatto con un materiale combustibile in presenza di ossigeno. Esempi: operazioni di taglio e saldatura, fiammiferi e mozziconi di sigaretta, lampade e resistenze elettriche, scariche statiche. 2. ACCENSIONE INDIRETTA Esempi: correnti di aria calda generate da un incendio e diffuse attraverso un vano scala o altri collegamenti quando il calore d innesco avviene nelle forme della verticali negli edifici; propagazione di calore attraverso convezione, conduzione e irraggiamento termico. elementi metallici strutturali degli edifici. 3. ATTRITO Esempi: malfunzionamento di parti meccaniche rotanti quali cuscinetti, motori; urti; rottura violenta di materiali quando il calore è prodotto dallo sfregamento di due metallici. materiali. 4. AUTOCOMBUSTIONE O RISCALDAMENTO SPONTANEO quando il calore viene prodotto dallo stesso combustibile come ad esempio lenti processi di ossidazione, reazione chimiche, decomposizioni esotermiche in assenza d aria, azione biologica. Esempi: cumuli di carbone, stracci o segatura imbevuti di olio di lino, polveri di ferro o nichel, fermentazione di vegetali.

44 COMBUSTIONE DELLE SOSTANZE SOLIDE PIROLISI: Fenomeno per il quale una sostanza solida portata ad una determinata temperatura emette vapori infiammabili. Terminato questo fenomeno di distillazione dei solidi la combustione continua in assenza di fiamma sotto forma di brace. Parte dell energia rilasciata dalle fiamme sotto forma di irraggiamento termico, riscalda il solido stesso favorendo ulteriore pirolisi; così il processo si autoalimenta fino all esaurimento di tutte le sostanza volatili, per proseguire senza fiamma sotto forma di braci. I principali fattori che influenzano la combustione dei solidi sono: natura; grado di porosità del materiale pezzatura e forma (rapporto tra il volume e la superficie esterna); contenuto di umidità; condizioni di ventilazione

45 LA COMBUSTIONE DEI LIQUIDI INFIAMMABILI Tutti i liquidi sono in equilibrio con i propri vapori che si sviluppano in misura differente a seconda delle condizioni di pressione e temperatura sulla superficie di separazione tra pelo libero del liquido e mezzo che lo sovrasta. La combustione avviene quando, in corrispondenza della suddetta superficie i i vapori dei liquidi, miscelandosi con l ossigeno dell aria in concentrazioni comprese nel campo di infiammabilità, sono opportunamente innescati. Affinché un liquido infiammabile bruci in presenza di innesco, è necessario che passi dallo stato liquido allo stato di vapore ad una determinata concentrazione. Caratteristiche di pericolosità: elevato potere calorico (1Kg Kcal) naturale tendenza all evaporazione rapida propagazione dell incendio minima energia d innesco minor peso specifico rispetto all acqua acqua (tendono a galleggiare) maggiore densità dei vapori rispetto all aria (tendono ad accumularsi in basso)

46 CLASSIFICAZIONE DEI LIQUIDI INFIAMMABILI L indice della maggiore o minore combustibilità di un liquido è fornito dalla temperatura di infiammabilità. La normativa di prevenzione incendi classifica i liquidi infiammabili in base alla temperatura di infiammabilità del liquido classificandoli : Categoria A temperatura di infiammabilità 21 C Categoria B 21 C temperatura di infiammabilità 65 C Categoria C temperatura di infiammabilità 65 C SOSTANZE Temperatura di infiammabilità Categoria ( C) acetone -18 A benzina -20 A alcool metilico 11 A alcool etilico 13 A toluolo 4 A gasolio 55 B acquaragia B Vernici C olio lubrificante 149 C

47 LA COMBUSTIONE DEI GAS INFIAMMABILI La combustione avviene quando il gas miscelandosi con l ossigeno dell aria in concentrazioni comprese nel campo di infiammabilità, viene opportunamente t innescato. I gas infiammabili ai fini della combustione hanno un comportamento simile a quello dei vapori dei liquidi infiammabili, con la pericolosa differenza che si miscelano naturalmente con l aria. Caratteristica principale che contraddistingue le sostanze gassose da quelle solide e liquide, è la capacità di diffondersi rapidamente nell ambiente dando luogo a miscele che innescate, con apporti minimi i i di energia, in pochi secondi sviluppano fiamme che raggiungono temperature dell ordine di 1000 o C. Nelle applicazioni civili ed industriali i gas, compresi quelli infiammabili, sono generalmente contenuti in recipienti atti ad impedirne la dispersione incontrollata nell ambiente ambiente.

48 CLASSIFICAZIONE DEI GAS INFIAMMABILI In funzione delle loro caratteristiche fisiche GAS LEGGERO Gas avente densità rispetto all aria 0,8 Un gas leggero quando liberato dal proprio contenitore tende a stratificare verso l alto. l Gas leggeri sono: (idrogeno, metano, etc.) GAS PESANTE Gas avente densità rispetto all aria 0,8 Un gaspesante quando liberato dal proprio contenitore tende astratificare tifi ed a permanere nella parte bassa dell ambiente ovvero a penetrare in cunicoli o aperture praticate a livello del piano di calpestio. Gas pesanti sono: (GPL, acetilene, etc.)

49 CLASSIFICAZIONE DEI GAS INFIAMMABILI In funzione delle loro modalità di conservazione GAS COMPRESSOO Gas compressi Gas liquefatti Gas Disciolti Gas criogenici o refrigerati Sono i gas con temperatura critica (*) <-10 o C Gas che vengono conservati allo stato t gassosoad una pressione superiore a quella atmosferica in appositi recipienti detti bombole o trasportati attraverso tubazioni. Appartengono a questa categoria: Idrogeno (H 2 ) (gas con il maggior campo d infiammabilità) GAS Metano (CH 4 ) Ossido di carbonio (CO) (*) Temperatura critica = temperatura al di sopra della quale i gas non possono essere liquefatti qualunque sia la pressione Pressione di stoccaggio (bar) valori indicativi metano 300 idrogeno 250 gas nobili 250 ossigeno 250 aria 250 CO 2 (gas) 20

50 GAS LIQUEFATTI (GPL) Sono idrocarburi gassosi e loro miscele, che per le loro caratteristiche chimicofisiche sono facilmente liquefattibili a temperatura ambiente con modeste pressioni. Il vantaggio della conservazione di gas allo stato liquido consiste nella possibilità di detenere grossi quantitativi tat di prodotto in spazi contenuti, in quanto un litro di gas liquefatto può sviluppare nel passaggio di fase fino a 800 litri di gas. Appartengono a questa categoria: butano propano ammoniaca cloro etilene d l l l GPL mescolato con aria, già alla concentrazione del 2% può dare luogo a pericolose esplosioni I contenitori di gas liquefatto debbono garantire una parte del loro volume geometrico sempre libera dal liquido per consentire allo stesso l equilibrio con la propria fase vapore; pertanto è prescritto un limite massimo di riempimento dei contenitori detto grado di riempimento. GPL miscela 0,43-0,47 GAS Grado di riempimento (kg/dm 3 ) LIQUEFATTO ammoniaca 0,53 cloro 1,25 butano 0,51 propano 0,42 CO 2 0,75

51 GAS DISCIOLTI Gas che sono conservati in fase gassosa disciolti entro un liquido ad una determinata pressione Appartengono a questa categoria: acetilene (C 2 H 2 ) anidride carbonica GAS REFRIGERATI Gas che possono essere conservati in fase liquida mediante refrigerazione alla temperatura di equilibrio liquido-vapore con livelli di pressione estremamente modesti, assimilabili alla pressione atmosferica.

52 Classificazione dei combustibili Solidi combustibili generalmente di natura organica la cui combustione normalmente avviene con produzioni di braci Liquidi infiammabili oppure solidi che possono liquefare durante la combustione Gas infiammabili

53 Classificazione dei combustibili Metalli combustibili Divieto di utilizzo su apparecchi elettrici sotto tensione

54 combustibili CARTA - CARTONE LEGNA PAGLIA - CARBONE FIBRE TESSILI [Seta Nylon - Acrilico - Pellami] MAT. PLASTICHE [Pvc Pet Polistirolo] GOMMA CEREALI PETROLIO e derivati: BENZINE NAFTA GASOLIO OLI LUBRIFICANTI OLI VEGETALI ALCOOLI VERNICI - DILUENTI RESINE PLASTICHE LIQUEFACIBILI METANO PROPANO BUTANO [gpl] ACETILENE IDROGENO CLORO AMMONIACA MAGNESIO POTASSIO FOSFORO CARBURO SODIO RIFIUTI ORGANICI

55 ALLEGATO II MISURE INTESE A RIDURRE LA PROBABILITÀ DI INSORGENZA DEGLI INCENDI

56 R F = RISCHIO = FREQUENZA x M MAGNITUDO FREQUENZA probabilità che l evento si verifichi in un intervallo di tempo MAGNITUDO entità delle possibili perdite umane e dei danni conseguenti al verificarsi dell evento

57 CONTROLLO E GESTIONE DEL RISCHIO Il rischio di ogni evento incidentale incidentale è definito dalla funzione: Rischio = Frequenza x Magnitudo dove: La frequenza è la probabilità che l'evento si verifichi in un determinato intervallo di tempo La magnitudo è l'entità delle possibili perdite e dei danni conseguenti al verificarsi dell'evento Frequenza Elevata Medio Alta Protezione Area di rischio inaccettabile possibilità di controllare e gestire il rischio di incendio attraverso l adozione di misure di tipo preventivo o di tipo protettivo tendenti a ridurre rispettivamente la frequenza e la magnitudo Medio Bass a Prevenzion e Bassissima Magnitud o Trascurabil e N.B.: Si noti che NON ESISTE Modesta Notevole Ingente UN AREA DI RISCHIO NULLO.

58 PREVENZIONE INCENDI PREVENZIONE MISURE PROPRIAMENTE PROTEZIONE PRECAUZIONALI DETTA D ESERCIZIO ATTIVA PASSIVA

59 PRINCIPALI MISURE DI PREVENZIONE INCENDI Finalizzate alla riduzione della probabilità di accadimento di un incendio, possono essere individuate id in: Realizzazione di impianti elettrici a regola d'arte Collegamento elettrico a terra di impianti, strutture, serbatoi, ecc. Installazione di impiantii parafulmine Dispositivi di sicurezza degli impianti di distribuzione e di utilizzazione delle sostanze infiammabili Ventilazione dei locali Utilizzazione di materiali incombustibili Adozione di pavimenti ed attrezzi antiscintilla Segnaletica di sicurezza, riferita in particolare ai rischi presenti nell ambiente di lavoro

60 MISURE DI TIPO ORGANIZZATIVO-GESTIONALE Rispetto dell ordine e della pulizia Controlli sulle misure di sicurezza Predisposizione di regolamento interno sulle misure di sicurezza da osservare Informazione e formazione dei lavoratori

61 MISURE PRECAUZIONALI PER PREVENIRE GLI INCENDI l obiettivo principale dell adozione di misure precauzionali di esercizio è quello di permettere, attraverso una corretta gestione, di non aumentare il livello di rischio reso a sua volta accettabile attraverso misure di prevenzione e di protezione. Analisi delle cause di incendio più comuni Informazione e Formazione antincendio Controlli degli ambienti di lavoro e delle attrezzature Manutenzione ordinaria i estraordinaria i

62 INFORMAZIONE E FORMAZIONE ANTINCENDI E' obbligo del datore di lavoro fornire al personale una adeguata informazione i e formazione al riguardo di : a) rischi di incendio legati all'attività attività svolta nell'impresa ed alle specifiche mansioni svolte ; b) misure di prevenzione e di protezione incendi adottate in azienda con particolare riferimento a : ubicazione dei presidi antincendio ; ubicazione e modalità di apertura delle porte delle uscite; l'importanza di tenere chiuse le porte resistenti al fuoco; i motivi per cui non devono essere utilizzati gli ascensori per l'evacuazione in caso di incendio c) procedure da adottare in caso di incendio ed in particolare: azioni da attuare quando si scopre un incendio; come azionare un allarme; azione da attuare quando si sente un allarme; procedure di evacuazione fino al punto di raccolta in luogo sicuro; modalità di chiamata dei vigili del fuoco. d) i nominativi dei lavoratori incaricati di applicare le misure di prevenzione incendi, lotta antincendi e gestione delle emergenze e pronto soccorso; ) l l l l e) il nominativo del responsabile del servizio di prevenzione e protezione dell'azienda.

63 sicurezza antincendio OBIETTIVI PRIMARI I. RIDUZIONE AL MINIMO DELLE OCCASIONI D INCENDIO II. STABILITÀ DELLE STRUTTURE SOTTOPOSTE AD INCENDIO PER UN TEMPO SUFFICIENTE AD ASSICURARE I SOCCORSI III.LIMITARE LA PRODUZIONE DI FUOCO E FUMI ALL INTERNO DEGLI EDIFICI COINVOLTI DALL INCENDIO E LIMITARE LA PROPAGAZIONE AGLI EDIFICI VICINI IV. DARE LA POSSIBILITÀ AGLI OCCUPANTI DI LASCIARE INDENNI L EDIFICIO E/O PERMETTERE AI SOCCORRITORI DI AGIRE IN TEMPI BREVI V. DARE LA POSSIBILITÀ ALLE SQUADRE DI SOCCORSO DI AGIRE IN SICUREZZA

64 PREVENZIONE INCENDI tipologie costruttive tti separazioni riduzione della pericolosità delle lavorazioni impianti a regola d arte manutenzione compartimentazioni (resistenza al fuoco delle strutture) distanze di sicurezza NORME C.E.I. NORME UNI-CIG NORME UNI-VV.F.

65 EVOLUZIONE DELL INCENDIO NEL TEMPO TEMPERATURA flash-over ignizione propagazione incendio generalizzato estinzione i TEMPO

66 EVOLUZIONE DELL INCENDIO NEL TEMPO TEMPERATURA flash-over ignizione propagazione incendio generalizzato infiammabilità del combustibile; possibilità di propagazione della fiamma; instabilità dell incendio; di T diverse nel locale interessato; aumento della velocità di combustione; estinzione possibile estinzione dell incendio se si interviene prontamente. TEMPO enorme produzione dei gas tossici e/o corrosivi; sviluppo di grandi quantità di fumo; brusco aumento della partecipazione alla combustione dei combustibili solidi e liquidi; aumento rapido delle temperature; aumento dell energia di irraggiamento; manovre antincendio tendono ad evitare il propagarsi dell incendio.

67 EVOLUZIONE DELL INCENDIO NEL TEMPO TEMPERATURA flash-over ignizione propagazione incendio generalizzato estinzione TEMPO brusco incremento della temperatura; crescita esponenziale della velocità di combustione; forte aumento di emissioni di gas e di particelle incandescenti, che si espandono e vengono trasportate in senso orizzontale, e soprattutto in senso ascensionale; si formano zone di turbolenze visibili; ibili i combustibili vicini al focolaio si auto accendono, quelli più lontani si riscaldano e raggiungono la loro temperatura di combustione con produzione di gas di distillazione infiammabili; pericolo di crollo delle strutture

68 Evoluzione incendio gas liquidi infiammabili

69 GRAFICO DELL EVOLUZIONE DI UN INCENDIO ( Tempi critici i ) Innesco e prima propagazione Incendio generalizzato Raffreddamento Chi Fuoco Allarme iamata ai VV.F. Arrivo VV.F. Pericolo di morte Estensione o Estinzione

70 GRAFICO DELL EVOLUZIONE DI UN INCENDIO ( Tempi di esodo e di soccorso ) Fuoco Allarme Chiamata ai VV.F. Arrivo VV.F. Pericolo di morte Estensione o Estinzione Esodo Natural e Soccors Tempi per l evacuazione levacuazione Durata critica d incendio i

71 conoscere le cause d incendio vuol dire prevenire l incendio

72 conoscere le cause d incendio prevenire l incendio Deposito ed utilizzo di materiali infiammabili e facilmente combustibili 1. utilizzare quantitativi strettamente necessari 2. depositarli lontano dalle vie d esodo 3. i quantitativi in eccedenza vanno depositati in appositi locali dotati di bacino di contenimento 4. sostituire, se possibile, sostanze infiammabili con altre meno pericolose 5. il personale che manipola sostanze pericolose deve essere adeguatamente addestrato e deve conoscere le schede di sicurezza dei prodotti

73 conoscere le cause d incendio prevenire l incendio utilizzo delle fonti di calore 1. non utilizzare e/o depositare bombole di gas nei locali con presenza di apparecchi di riscaldamento: utilizzare quantitativi i strettamente tt t necessari; 2. non depositare materiali combustibili sopra o in vicinanza degli apparecchi di riscaldamento (almeno 4mt.di distanza) 3. non utilizzare apparecchi di riscaldamento in ambienti con presenza di infiammabili oalto carico d incendio 4. i condotti di aspirazione di cucine, forni, molatrici devono essere tenuti puliti per evitale l accumulo di grassi opolveri facilmente combustibili

74 PRODOTTI DELLA COMBUSTIONE I prodotti della combustione sono suddivisibili in quattro categorie: Gas di combustione Fiamme Famm Fumo Calore Gas di combustione I gas di combustione sono quei prodotti della combustione che rimangono allo stato gassoso anche quando raggiungono raffreddandosi la temperatura ambiente di riferimento 15 C. I principali gas di combustione sono: a) ossido di carbonio b) aldeide acrilica c) anidride carbonica d) fosgene e) idrogeno solforato f) ammoniaca g) anidride solforosa h) ossido e perossido di azoto i) acido cianidrico j) acido cloridrico

75 Fiamme Le fiamme sono costituite dall emissione di luce e calore conseguente alla combustione di una sostanza solida, liquida o gassosa. Nell incendio di combustibili gassosi è possibile valutare approssimativamente il valore raggiunto dalla temperatura di combustione dal colore della fiamma. Scala cromatica delle temperature nella combustione dei gas Colore della fiamma Temperatura ( C) Rosso nascente 525 Rosso scuro 700 Rosso ciliegia 900 Giallo scuro 1100 Giallo chiaro 1200 Bianco 1300 Bianco abbagliante 1500

76 Fumi I fumi sono formati da piccolissime particelle solide (aerosol), liquide (nebbie o vapori condensati). Le particelle solide sono sostanze incombuste che si formano quando la combustione avviene in carenza di ossigeno e vengono trascinate dai gas caldi prodotti dalla combustione stessa. Normalmente sono prodotti in quantità tali da impedire la visibilità ostacolando l attività dei soccorritori e l esodo delle persone. Le particelle solide dei fumi che sono incombusti e ceneri rendono il fumo di colore scuro. Le particelle liquide, id invece, sono costituite i essenzialmente da vapore d acqua chealdisottodei100 C condensa dando luogo a fumo di colore bianco. Calore Il calore è la causa principale della propagazione degli incendi. Il calore è la causa pr nc pale della propagaz one degl ncend. Realizza l aumento della temperatura di tutti i materiali ed i corpi esposti, provocandone il danneggiamento fino alla distruzione.

77 EFFETTI DELL INCENDIO SULL UOMO INCENDIO Nell ambien nte AGITAZIONE ANSIA PAURA PANICO REAZIONI FISIOLOGICHE E PSICOLOGICHE CARATTERIZZATE DA: aumento del battito cardiaco; deflusso del sangue dagli organi digestivi; aumento delle pulsazioni i al cervello; aumento della formazione di adrenalina; aumento della capacità organica di assorbire tossine. CALORE + PRODOTTI DELLA COMBUSTIONE IRRAGGIAMENTO CONDUZIONE CONVENZIONE TERMICA INNALZAMENTO TEMPERATURA La Resistenza umana alle Temperature è: a 120 C 15 a 143 C 5 a 177 C 1 CO2 + CO + altri aumenta il ritmo respiratorio; in concentrazione del 2% fa aumentare del 50% la velocità e profondità di respirazione; in concentrazione del 3% fa aumentare del 100% la velocità e profondità di respirazione; PPM TEMPO DI ESPOSIZIONE IN MINUTI Sotto Riposo sforzo EFFETTI Trascurabile Sensibile Collasso MORTE L aumento della concentrazione di CO 2 rende sempre più irrespirabile l aria; l ambiente diviene invivibile con concentrazioni di CO 2 inferiore al 15%

78 VALUTAZIONI ANALITICHE DEGLI EFFETTI DELL INCENDIO SULL UOMO 1 KG DI LEGNA che brucia produce 6 m 3 di FUMI/KG In una stanza ammobiliata 5 x 4 x 3 di altezza che contiene mediamente da 100 a150kgdilegnastandard,ammessoche ogni 1 bruciano 10 Kg. di legna standard si ha: BASTA 1 PER SATURARE COMPLETAMENTE LA STANZA DI FUMI 10 Kg./min x 6 m 3 /Kg = 60 m 3 /min. (vol. di fumi prodotti in 1 dalla combustione di 10Kg. Di legna standard) 5 x 4 x 3 = 60 m 3 (volume della stanza) Si consideri la tromba di una scala di un edificio a 5 piani fuori terra (H=15 m.) avente S=20 mq. IN 5 MINUTI LA TROMBA DELLE SCALE VIENE COMPLETAMENTE INVASA DAL FUMO Vol.scala l = 300 m mc/60 mc/1 = 5 min. (Tempo entro il quale la scala viene completamente saturata di fumi) Poiché bastano 120 g. dilegna standard in un locale di 60 mc. per avere una concentrazione di CO = 0.016%, dopo la combustione di 10 Kg. di legna nello stesso locale si avrà aràuna concentrazione ntraz n dico = 1.38 % pari a PPM. RESPIRARE 1.38% DI CO PER 1 MIN. PORTA ALLA MORTE

79 EFFETTI DELL INCENDIO SULL UOMO I principali effetti dell incendio sull uomo sono: ANOSSIA * (a causa della riduzione del tasso di ossigeno nell aria) AZIONE TOSSICA DEI FUMI RIDUZIONE DELLA VISIBILITÀ AZIONE TERMICA Essi sono determinati dai prodotti della combustione: GAS DI COMBUSTIONE FIAMMA CALORE FUMO GAS DI COMBUSTIONE ossido di carbonio (CO) anidride carbonica (CO 2 ) idrogeno solforato (H 2 S) anidride solforosa (SO 2 ) ammoniaca (NH 3 ) acido cianidrico (HCN) acido cloridrico (HCl) perossido d azoto (NO 2 ) (*) insufficiente ossigenazione dei tessuti, per scarso apporto o per deficienza di utilizzazione dell ossigeno aldeide (CH 2 CHCHO) fosgene (COCl 2 ) acrilica

80 OSSIDO DI CARBONIO (C0) E sempre presente ed in notevoli quantità in incendi covanti in ambienti chiusi con scarsa ventilazione ed in tutti i casi ove scarseggia l ossigeno necessario alla combustione. Caratteristiche: incolore inodore non irritante E il più pericoloso dei gas tossici del sangue che si sviluppano durante un incendio, ndi sia per l elevato livelloll di tossicità, ità sia per i notevoli quantitativi i generalmente sviluppati. Meccanismo d azione: dazione: Il monossido di carbonio viene assorbito per via polmonare ed altera la composizione del sangue, formando con l emoglobina dei globuli rossi la carbossiemoglobina ed impedendo la formazione dell ossiemoglobina ossiemoglobina, elemento vitale per l ossigenazione dei tessuti.

81 OSSIDO DI CARBONIO (C0) Sintomatologia: Vertigini astenia impotenza muscolare cefalea nausea a palpitazioni Se si sommano gli effetti dell ossido di carbonio sull organismo umano con quelli conseguenti ad una situazione di stress, di panico e di condizioni termiche avverse, i massimi tempi di esposizione sopportabili dall uomo in un incendio reale sono quelli indicati nella seguente tabella: Concentrazione di CO Tempo max di esposizione (sec) (% in volume)

82 ANIDRIDE CARBONICA (CO 2 ) Caratteristiche: Si forma sempre in grandi quantità negli incendi Meccanismo d azione: L anidride carbonica è un gas asfissiante in quanto, pur non producendo effetti tossici sull organismo umano, si sostituisce all ossigeno dell aria aria. Quando ne determina una diminuzione a valori inferiori al 17% in volume, produce asfissia. Sintomatologia: Accelera e stimola il ritmo respiratorio. Con una percentuale del 2% di CO 2 in aria la velocità e la profondità del respiro aumentano del 50% rispetto alle normali condizioni. Con una percentuale di CO 2 al 3% l aumento è del 100%.

83 ACIDO CIANIDRICO HCN Caratteristiche: Gas altamente tossico si sviluppa in modesta quantità in incendi ordinari attraverso combustioni incomplete (carenza di ossigeno) di lana, seta, materie plastiche poliuretaniche e acriliche. Possiede un odore caratteristico di mandorle amare. Meccanismo d azione: dazione L acido cianidrico è un aggressivo chimico asfissiante, impedisce l ossigenazione cellulare impedendo il trasferimento dell ossigeno al sangue. Vie di penetrazione: inalatoria cutanea digerente Sintomatologia: iperpnea (aumento della ventilazione polmonare per maggiore frequenza degli atti respiratori) colore della cute rosso cefalea ipersalivazione bradicardia (diminuzione della frequenza delle pulsazioni del cuore).

84 FOSGENE Il fosgene è un gas tossico che si sviluppa durante le combustioni di materiali che contengono il cloro, come per esempio alcune materie plastiche. Esso diventa particolarmente pericoloso in ambienti chiusi. Meccanismo d azione: Il fosgene a contatto tt con l acqua o con l umidità si scinde inanidride carbonica e acido cloridrico che è estremamente pericoloso in quanto intensamente caustico e capace di raggiungere le vie respiratorie. Sintomatologia: irritazione (occhi, naso, e gola) lacrimazione secchezza della bocca costrizione toracica vomito mal di testa

85 EFFETTI DEL CALORE Il calore è dannoso per l uomo potendo causare la disidratazione dei tessuti, difficoltà o blocco della respirazione e scottature. Una temperatura dell aria di circa 150 C è da ritenere la massima sopportabile sulla pelle per brevissimo i tempo, a condizione i che l aria sia sufficientemente i t secca. Tale valore si abbassa se l aria è umida. Purtroppo negli incendi sono presenti notevoli quantità di vapore acqueo. Una temperatura di circa 60 C è da ritenere la massima respirabile per breve tempo. L irraggiamento genera ustioni sull organismo umano che possono essere classificate a seconda della loro profondità in: ustioni di I grado superficiali ustioni di II grado formazione di bolle e vescicole ustioni di III grado profonde facilmente guaribili consultazione struttura sanitaria urgente ospedalizzazione

86 CALORE ATTIVA ED ALIMENTA ULTERIORMENTE L INCENDIO FAVORISCE LO SVILUPPO DELLE FIAMME ENERGIA DI ATTIVAZIONE AUMENTA LA VELOCITÀ DI COMBUSTIONE DANNI ALLE STRUTTURE Danni a strutture in cls Danni a strutture in acciaio Ignizione di strutture in legno Danneggiamento serbatoi metallici Danneggiamento cavi elettrici Valori di irraggiamento am 60 kw/mq 40 kw/mq 33 kw/mq 12 kw/mq 11 kw/mq

87 Effetti del FUMO Scala normale Scala a prova di fumo

88 Vantaggi della VENTILAZIONE

89 VISIBILITÀ RIDOTTA DIFFICOLTA DI RESPIRAZIONE F U M I ESODO IMPEDITO PANICO PERDITA VITE UMANE INGESTIONE DI PARTICELLE SOLIDE TRASPORTANTI GAS TOSSICI INTOSSICAZIONE DELLE PERSONE PRESENTI

90 PREVENZIONE INCENDI Obiettivo: Conseguimento della sicurezza contro gli incendi Riducendo le occasioni di rischio MISURE PREVENTIVE Contenendo le conseguenze MISURE PROTETTIVE PROTEZIONE PASSIVA PROTEZIONE ATTIVA Caratteristiche Costruttive Geometria delle vie di esodo Presidi Antincendi Strutture e materiali

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