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1 pag.1 newsletter n. 68 Settembre 2014 INDICE Introduzione (Ornella Lavezzoli - Presidente) pag.01 Notizie dal Mondo pag.02 - Ebola, Onu adotta risoluzione pag.02 - Ebola, i medici scappano. Così la Sierra Leone muore pag.03 - Boko Haram, a 5 mesi dal rapimento delle studentesse pag.04 - Violenza contro le donne, una piaga mondiale pag.05 La Festa del Meskel pag.07 Io Volontaria pag.08 Addis Abeba - Le Case Famiglia pag.09 La Campagna di Natale pag.11 INTRODUZIONE Cari amici, dopo la pausa estiva Il Sole ha riaperto i suoi uffici ed il lavoro non manca. In questo numero troverete Notizie dal mondo, la spiegazione inerente la festività etiope di Meskel, un breve articolo di una nostra volontaria, un rapportino relativo alle nostre Foster Home in Etiopia e l anticipazione della prossima Campagna di Natale. Spero che queste notizie siano di vostro interesse, anche se vi chiedo ancora una volta di segnalarci come vorreste fosse strutturata la nostra Newsletter, perché tutti insieme potremmo certamente fare di meglio. Non mi piace continuare a ripetere che la crisi economica in atto ha fatto in modo che diminuissero anche i nostri sostegni a distanza, per via delle difficoltà oggettive di alcuni nostri donatori, ma purtroppo questa è ormai una situazione di fatto. Ci date una mano a fare in modo che specialmente i ragazzi più grandi a cui manca magari un anno o due a finire il loro percorso scolastico non restino bloccati e possano terminare quanto intrapreso? Studiamo insieme una modalità, tutti i suggerimenti sono preziosi e naturalmente non solo quelli. Grazie e buona lettura. Ornella Lavezzoli - Presidente

2 pag.2 NOTIZIE DAL MONDO Ci sono notizie che non hanno la risonanza che meriterebbero, Il Sole le cerca e ve le propone Ebola, Onu adotta risoluzione: È una minaccia per la pace e la sicurezza di: Redazione Il Fatto Quotidiano - 18 settembre ia/ / Il Consiglio di Sicurezza dell Onu a New York ha adottato all unanimità una risoluzione per espandere la risposta globale alla diffusione di Ebola in Africa occidentale, che chiede di non isolare i Paesi colpiti. La diffusione di Ebola costituisce una minaccia per la pace e la sicurezza internazionale si legge nella nota che invita gli Stati membri a fornire assistenza urgente, compresi ospedali da campo e personale e di abolire le restrizioni sui viaggi e alle frontiere imposte a causa dell epidemia, che contribuiscono ad un ulteriore isolamento dei Paesi colpiti. Anche alle compagnie aeree e navali viene chiesto di mantenere i collegamenti con tali Paesi. Tra i firmatari del documento c è anche l Italia. Ebola non è solo un epidemia, non è solo un emergenza sanitaria, ma è una crisi umanitaria, sociale, economica, e una minaccia per pace e sicurezza internazionale ha detto il direttore dell Oms, Margaret Chan, nel corso della riunione del Consiglio di Sicurezza Onu. Nel frattempo l Oms ha diffuso nuovi dati: nella settimana che si è conclusa il 14 settembre ci sono stati per la prima volta dall inizio dell epidemia più di 700 nuovi casi in Africa, che porta il numero totale a 5.335, con morti. Più della metà di questi si sono verificati negli ultimi 21 giorni del conteggio, iniziato lo scorso gennaio. Dopo l annuncio di Obama, che invierà soldati in Africa occidentale, anche il segretario generale dell Onu Ban Ki-moon sta per dare il via ad una nuova missione per coordinare la lotta contro il virus. Il numero uno del Palazzo di vetro ha quindi convocato un vertice dei capi di Stato e di governo per discutere l emergenza il prossimo 25 settembre, durante l Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a cui dovrebbe partecipare anche il presidente Usa. Il Parlamento europeo ha però denunciato che la comunità internazionale ha finora sottovalutato l epidemia. Ora afferma l assemblea di Strasburgo il Consiglio di Sicurezza deve pensare ad inviare risorse di difesa militari e civili. E la Ue deve intensificare gli sforzi a tutto campo, con il Consiglio Ue esortato a convocare una riunione ministeriale per stabilire un piano d emergenza. Per far fronte a questa emergenza, Emergency ha aperto un Centro per la cura dei malati di Ebola a Lakka, a pochi chilometri dalla capitale della Sierra Leone dove l epidemia è fuori controllo. Oltre persone hanno contratto il virus, più della metà sono morte, 500 sono i malati accertati solo nelle ultime tre settimane. Ogni giorno si ammalano più di 20 persone. In Italia, tuttavia, non c è rischio di contagio ad affermarlo Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani di Roma, centro di riferimento per l Ebola nel nostro Paese. Il rischio di contagio è zero, o assolutamente vicino allo zero sottolinea L Italia ha la capacità di gestire eventuali casi, ma il grande lavoro va fatto in Africa, e le istituzioni italiane devono lavorare lì. La volontaria francese di Medici Senza Frontiere contagiata in Liberia sta per essere rimpatriata e ricoverata nell ospedale militare di Saint-Mandè, alle porte di Parigi.

3 pag.3 Ebola, i medici scappano. Così la Sierra Leone muore Scatta il coprifuoco per il virus. Emergency: peggio della guerra di Francesca Paci 20/09/ VyzVcOZasXQHqUGq00RM/pagina.html Il primo dei tre giorni di quarantena imposti dal governo della Sierra Leone per contrastare la diffusione dell Ebola si chiude silenzioso com è iniziato, con le strade deserte di villaggi già fantasma dove sono state sepolte almeno 491 delle 2400 vittime dell epidemia abbattutasi sull Africa occidentale. A circolare sono solo gli operatori sanitari autorizzati: è attraverso i loro occhi che possiamo guardare il collasso del sistema welfare, il deserto della speranza, l abitudine alla coabitazione con la morte. «Sono qui dal 2011 e ho seguito l aggravarsi della situazione giorno dopo giorno, quando il 4 agosto scorso il presidente ha dichiarato l emergenza sanitaria è crollato tutto: anziché accorrere a dare una mano, come avviene in questi casi nel resto del mondo, i medici e gli infermieri sono scappati dagli ospedali che adesso sono vuoti». Il racconto di Luca Rolla, 42 anni, arriva dal nuovo Centro per il trattamento dei malati che Emergency ha aperto giovedì a Lakka, una ventina di minuti da Freetown. L organizzazione fondata da Gino Strada è nel Paese dal 2001 con un Centro chirurgico e pediatrico da 110 posti letto in un villaggio vicino alla capitale. La nuova struttura, che può accogliere 24 persone, ne ha già 5 isolate in attesa del risultato degli esami, verosimilmente positivi. Manca tutto in Sierra Leone, il prezzo dei sacchi di riso e della farina è raddoppiato, l isolamento internazionale del Paese dovuto alla sospensione dei voli si sta facendo sentire. Ma manca soprattutto personale sanitario specializzato. Alcuni giorni fa il direttore generale dell Oms Margaret Chan ha chiesto 1000 effettivi in più: molti mancano all appello. Difficoltà, impreparazione, paura. Il 10% delle persone contagiate in Sierra Leone sono medici o infermieri. Rolla testimonia come milioni di uomini, donne e bambini (anche in Congo e la Liberia) siano prigionieri di questo circolo vizioso: «L Ebola è terribile, la gente lo capisce e infatti ha ascoltato l appello del presidente e se ne sta in casa. Ma c è una tragedia ancora più grande nella tragedia. La Sierra Leone è un Paese con un già altissimo tasso di mortalità infantile (il 178% su 1000 bambini nati vivi ndr.) e a breve peggiorerà. L unico ospedale pediatrico infatti è chiuso ormai da 36 giorni, non era mai accaduto neppure durante i dieci anni di guerra civile. Gli altri ospedali governativi sono deserti o lavorano a regime ridotto da almeno tre mesi, vale a dire pronto soccorso e niente ricoveri. Di fatto siamo la sola struttura funzionante 24 ore al giorno in una situazione in cui oltre che di Ebola si continua a morire di malaria».

4 pag.4 Il primo dei tre giorni di quarantena ha visto un andirivieni regolare laddove il pronto soccorso è aperto. I taxi con l autorizzazione sanitaria fanno la spola per prelevare i malati non necessariamente sospetti d infezione, magari con un problema d ernia. Se ci fossero medici, infermieri e organizzazioni internazionali a garantirne il lavoro, continua Rolla, si riuscirebbe a tamponare l epidemia: «In assenza di assistenza sanitaria effettiva chi non si sente bene e non sa dove andare si reca a casa dei dottori che conosce o dai curatori locali dove non c è protezione, il rischio è molto alto e il virus finisce per espandersi». Boko Haram, a 5 mesi dal rapimento delle studentesse di Chibok in Nigeria cosa ne è stato di #BringBackOurGirls? di: L Huffington Post 16/09/ La campagna #BringBackOurGirls ha già 5 mesi. Era il 14 aprile quando il gruppo estremista islamico di Boko Haram rapiva circa 270 ragazze dalla scuola superiore di Chibok, nel nordest nigeriano. I primi di maggio, 57 studentesse riuscirono a scappare dalle mani dei loro aguzzini. Poi, più nulla. Nonostante la mobilitazione di voci internazionali, da Michelle Obama a Malala, la buona notizia della liberazione sembra ancora lontana. Fino ad oggi, solo false speranze. Negli scorsi mesi militari nigeriani e intelligence americana avevano dichiarato di sapere dove erano tenute prigioniere le ragazze. Sono state tentate delle negoziazioni con i terroristi, tutte fallite. Lo scorso giugno Stephen Davis, un prete e mediatore australiano, parlò di tre tentativi falliti nel mese precedente: aveva addirittura accusato i politici nigeriani di finanziare Boko Haram. Passarono alcune settimane prima che venissero autorizzati gli aiuti internazionali. Ma anche gli interventi esteri sono riusciti a totalizzare ben poco: lo scorso maggio gli Usa inviarono 80 truppe nel paese per coordinare le operazioni di ricerca aeree, così come Canada, Francia, Israele e il Regno Unito mandarono delle forze speciali. Sei settimane dopo fu lo stesso Pentagono ad ammettere di non saperne molto di più sulla localizzazione delle ragazze. Nonostante questo, le truppe sono ancora nel Chad e le operazioni di pattugliamento aereo statunitense continuano. La tensione nella regione intera è forte. In questi cinque mesi Boko Haram ha lasciato dietro di sé più di 2800 vittime, secondo i dati del Council on Foreign Relations. In agosto, nell arco di soli 10 giorni, persone sono rimaste sfollate a causa dei combattimenti nel nordest della Nigeria, dove il grup-

5 pag.5 po terroristico sta portando avanti la propria avanzata: altre città conquistate, ulteriori gruppi di civili, sia ragazze che ragazzi, rapiti. Il più impreparato ad affrontare la crisi sembra essere l esercito nigeriano: in agosto un gruppo di 40 militari si è rifiutato di combattere lamentando la mancanza di armi adeguate, e sono centinaia i soldati che hanno scelto la fuga davanti alla minaccia di Boko Haram. Sulla testa delle forze governative pendono accuse di abusi, violenze, torture ed esecuzioni sommarie a danno di abitanti accusati di avere relazioni strette con il gruppo estremista. Ma l elemento meno chiaro è la posizione del governo, che lo scorso maggio aveva dichiarato di non essere disposto a trattare con i terroristi. La preoccupazione principale del Presidente Jonathan Goodluck sembra essere la strategia mediatica. Innanzitutto proteggere la reputazione del paese: secondo quanto riportato da The Hill, lo scorso giugno il governo ha pagato più di 1 milione di dollari a un azienda di pubbliche relazioni americane per modificare la narrativa mediatica intorno al rapimento delle ragazze. Secondariamente la propria campagna di rielezione presidenziale, per la quale ha deciso di sfruttare l hashtag #BringBackGoodluck2015. Un idea che ha inferocito gli attivisti. Violenza contro le donne, una piaga mondiale Da Malala alle ragazze rapite in Nigeria. Ma gli abusi aumentano anche in Occidente di Enrico Caporale 15/09/ it/2014/09/15/cultura/scuola/ e20/cronaca/donne/violenza-contro-le-donne-una-piaga-mondiale-w7qdbf3pgzxw8qtdgk2jmm/ pagina.html Il 5 maggio 2014 Abubakar Shekau, leader dei Boko Haram (gruppo terroristico che dal 2002 insanguina il nord della Nigeria), in un video di 56 minuti ha rivendicato il rapimento di 270 ragazzine tra 15 e 18 anni. Il 14 aprile le adolescenti erano state prelevate da un istituto femminile di Chibok, nello Stato del Borno, mentre gli islamisti sparavano all impazzata e incendiavano le aule. Shekau ha poi spiegato che le giovani sarebbero finite all asta come schiave (o forzate al matrimonio) per farla finita con l abominio occidentale dell istruzione femminile. In India, Stato dell Uttar Pradesh, il 29 maggio 2014 due ragazzine di 14 e 15 anni sono state stuprate da almeno sette uomini e poi impiccate a un albero di mango: la loro colpa era di essere dalit, fuori casta, e nei villaggi le donne dalit sono spesso considerate a disposizione dei maschi, senza nessun riconoscimento della loro dignità umana. Quasi due anni prima, il 9 ottobre 2012, un commando di talebani aveva gravemente ferito alla testa e al collo l allora 15enne Malala Yousafzai, la giovane pakistana che, attraverso un blog curato per la Bbc, si era opposta alla guerra santa contro le scuole femminili nella città di Mingora. Secondo fonti Onu, una donna su tre, al mondo, è stata picchiata, forzata ad avere rapporti sessuali, o ha comunque subito abusi almeno una volta nella vita. Ogni giorno - calcola Carol Boender della ong Care - 39 mila ragazzine sono costrette a sposarsi. Il maggior numero di matrimoni infantili è concentrato in Africa occidentale, dove si trova anche il 16% dei 29,8 milioni di schiavi nel mondo. Nigeria, India, Pakistan sono i Paesi

6 pag.6 in cui i casi di violenza contro le donne assumono gli aspetti più clamorosi e feroci; ma anche nella civilissima Italia fonti La Stampa dicono che i femminicidi sono passati da 93 nel 2012 a 103 nel Dati, tutti insieme, che dimostrano la portata patologica del problema, e le terribili conseguenze per la salute e il benessere individuali, così come per lo sviluppo sociale ed economico. Boko Haram scrive su La Stampa Maurizio Molinari, citando l africanista Ali Mazrui, della Cornell University di Ithaca vuole liquidare ogni presenza di cristiani o musulmani infedeli nel Nord della Nigeria. Per questo Mazrui usa l espressione pulizia etnica per spiegare stupri di massa, vendita di ragazze schiave e incendi di chiese e scuole nei villaggi. Gli integralisti islamici, conferma sempre su La Stampa Francesca Paci, hanno adottato la pratica dell ugandese Lord s Resistance Army che dava in sposa ai miliziani le bambine rapite. In India le organizzazioni per i diritti umani parlano di uno stupro ogni 22 minuti (un terzo delle vittime sono minori). Nel Paese - spiegano fonti Unicef - circa il 65% della popolazione rurale fa i suoi bisogni all aperto e le ragazze sono tenute a farlo col buio. E una minaccia alla loro dignità, ma anche alla loro incolumità. Qui l orrore della violenza contro le donne ha iniziato a suscitare attenzione dal 2012, dopo che una studentessa di 23 anni rimase vittima di uno stupro di gruppo su un autobus a New Delhi. Da allora le leggi sono state inasprite, ma il fenomeno è ben lontano dall essere stato stroncato: a dimostrarlo, oltre al caso delle due adolescenti dell Uttar Pradesh, ci sono l aggressione a una bimba di 9 anni nel cortile di casa, o una dodicenne bruciata viva, o ancora una ragazza costretta dal branco a bere l acido (solo alcuni degli episodi denunciati nel 2014). Ma nel Pakistan di Malala la situazione non è migliore: a maggio 2014 la 25enne Farzana Parveen, incinta, è stata uccisa a sassate da padre e fratello fuori dal tribunale di Lahore: era colpevole di aver disonorato la famiglia sposando per amore un uomo diverso da quello che le era stato imposto. Poi ci sono gli stupri di guerra: in Siria, in Sud Sudan, nella Repubblica Centraficana e in tutti i conflitti più gravi la violenza sessuale viene usata come arma di guerra. È questa la denuncia che si è levata dalla platea del summit di Londra contro gli abusi (giugno 2014) attraverso la voce dell attrice Usa Angelina Jolie (in veste di ambasciatrice Onu per i rifugiati) e del ministro degli Esteri britannico William Hague. Le vittime sono spesso bambini, cui quest esperienza provoca danni fisici e mentali irreparabili. Ogni volta che viene commesso un reato del genere hanno incalzato Jolie e Hague - e il mondo non fa nulla per intervenire, si stabilisce un precedente in base al quale la violenza sessuale può essere utilizzata impunemente; non importa se a subirla siano profughi siriani o studentesse nigeriane. A fianco delle pratiche più violente e primitive che contemplano i casi di matrimoni coatti o riparatori, schiavitù sessuale, uccisioni, prostituzione forzata, mutilazioni genitali, stupri di guerra ed etnici, aggressioni con l acido, esistono forme di violenza più subdola, diffuse soprattutto nei Paesi più evoluti. Qui domina la violenza domestica, esercitata nell ambito familiare attraverso minacce, maltrattamenti fisici e psicologici, atteggiamenti persecutori, abusi sessuali, delitti d onore, uxoricidi passionali o premeditati. Spesso nei luoghi pubblici e sul posto di lavoro le donne sono esposte a molestie, stupri e ricatti sessuali. Come ricorda la direttrice Generale dell Unesco, Irina Bokova, la violenza contro le donne è una violazione dei diritti e delle libertà fondamentali ed è inaccettabile in qualsiasi delle sue molteplici forme. Non bisogna credere che si tratti di un problema che affligge solo Paesi lontani e sottosviluppati: un rapporto della European union agency for fundamental rights (FRA) dipinge una situazione drammatica anche in Europa, dove su 42mila donne intervistate oltre un terzo è risultata vittima di abusi (sul podio Danimarca, Finlandia, Svezia. L Italia è di poco sotto la media Ue).

7 pag.7 LA FESTA DEL MESKEL Una delle feste religiose più importanti in Etiopia è la Festa del Meskel che ricorre, secondo il calendario etiope il 17 di Meskerem cioè, secondo il nostro calendario il 27 settembre. Durante questa festa si celebra il ritrovamento della croce sul quale Cristo fu crocefisso da parte dell imperatrice Elena del Meskel. Questa festività è conosciuta in Etiopia anche come festa della Croce. E celebrata da tutta la popolazione, indipendentemente dalla religione a cui si appartiene e tutti i membri della famiglia si trovano per mangiare e pregare insieme. In ogni piazza, da quella del piccolo villaggio a quelle di città si fa la cerimonia del Damerà che consiste in un falò in cui si fa bruciare una catasta altissima di legna e paglia in cima alla quale ci sono delle margherite gialle e una piccola croce. Intorno a questo falò si danza e si canta per celebrare oltre al ritrovamento della Croce l inizio della stagione dei raccolti dopo la stagione delle piogge. Con la Damerà si celebra anche la fine dell anno vecchio ( il Capodanno Etiope è l 11 Settembre) e così questa cerimonia ha anche il compito di bruciare l anno passato e con lui tutti le disgrazie e i dolori che ne hanno fatto parte, distruggendoli nelle fiamme. Un altra credenza legata a questa festa è che se il fumo si dirige verso oriente è di buon auspicio per l anno nuovo, se cade verso occidente il nuovo anno non promette nulla di buono.

8 pag.8 IO VOLONTARIA Quando mi è stato chiesto di scrivere un articolo su l essere volontaria presso Il Sole, ho accettato con entusiasmo e con una domanda costante perché ho scelto di fare la volontaria? Spero con questa mia di spiegarlo a tutti quanti. Sono entrata in contatto con Il Sole circa 15 anni fa, dopo la morte di mia sorella Laura. Mia madre ed io avevamo qualche soldo da devolvere alla memoria di e lei mi ha parlato di questa giovanissima associazione. Ho sempre pensato che a mia sorella sarebbe piaciuto avere figli e per mia madre avere una bimba alla quale dare un aiuto concreto ogni anno è sembrata l unica possibile destinazione di quella somma di dena- ro. Sono passati molti anni da quel lontano 1999, ho avuto la gioia di avere un figlio, di fare la mamma a tempo pieno, di sposarmi e il dolore di perdere mia madre. È però solo quando Il Sole si è trasferito da Como a Saronno che improvvisamente mi è scattata la famosa molla. Mentre leggevo una copia della loro Newsletter ho pensato che avrei potuto fare qualche cosa di più, per sentirmi più vicina proprio a quei bambini che in maniera un po asettica ho aiutato per tanto tempo. Dico asettica, perché in fondo quella somma di denaro (per alcuni grande, per altri meno, ma sicuramente per i bambini vitale) ti permette di sentirti più leggera, di scaricarti la coscienza da quell inevitabile senso di colpa che pesa almeno a me, benestante occidentale di pelle chiara! Ho telefonato e ho chiesto di poter aiutare, sapendo io bene l Inglese mi occupo delle traduzioni dei rapporti annuali, delle lettere e di quant altro, lavoro in sede e anche da casa nei momenti più intensi. Tradurre le lettere dei bambini e ragazzi equivale ad entrare nel loro mondo, gustare le loro piccole gioie per avere preso bei voti ed essere stati promossi, condividere la loro tristezza per aver fallito ed essere stati bocciati. Spesso in quelle poche righe c è il loro mondo, i loro sogni e le loro paure. I rapporti parlano di situazioni famigliari inimmaginabili, almeno per me, famiglie poverissime, donne sole, vedove o semplicemente abbandonate, con più figli di quante mani possano tenerli vicini, case che sembrano capanne nel migliore dei casi, o ripari di plastica e lamiera, lavori sottopagati e precari, difficoltà a reperire anche lo stretto indispen- sabile. Le fotografie ritraggono bambini spesso cresciuti troppo in fretta, troppo responsabili, con visini seri seri e occhi pieni di voglia di vivere! Se paragono mio figlio a loro, mi si stringe il cuore e ammetto che spesso mi metto anche a piangere. Il bello è quando, anno dopo anno, scopri che alcuni ce la fanno, si diplomano o laureano, le foto mostrano bimbi diventati, ormai uomini e donne adulte, fieri di essersi riscattati. Un raggio di luce arriva in questi scenari cupi, un raggio che da la speranza concreta a un figlio di studiare di prendere un diploma o una laurea con la quale trovare un lavoro dignitoso. Questo raggio lo porta Il Sole appunto e veramente credo che per chiunque venire qui in sede e dare una mano, possa essere un esperienza straordinaria. C è sempre tanto da fare! Le bomboniere solidali (per matrimoni, comunioni e cresime), richiedono esperienza nella grafica su PC per realizzare pergamene e altro, manualità nel realizzare le bomboniere stesse che vanno assemblate in sede; la campagna natalizia prevede la realizzazione di materiale grafico e dei pacchi da spedire e consegnare ai corrieri. Il sito internet, Facebook, Newsletter e Giornalino tengono tutti impegnati. Insomma non manca certo il lavoro! La cosa più importante è che in cambio di poche ore di lavoro si riceve tutto l amore incondizionato di questi ragazzi, alimentando questo fiume di ottimismo e la positività non ha prezzo! Alessandra Castelli

9 pag.9 ADDIS ABEBA - LE CASE FAMIGLIA Fiori che rinascono, il progetto in cui sono inserite la Case Famiglia, affronta la problematica dell abuso sessuale, attraverso la presenza sul campo di un centro di cura e reinserimento sociale e di operatori specializzati, concentrandosi su alcuni aspetti: - Individuazione dei casi di violenza - Assistenza medica e legale - Riabilitazione psicologica tramite percorsi di terapie - Azioni di informazione, sensibilizzazione e prevenzione nei confronti del contesto famigliare, scolastico e comunitario delle vittime - Accoglienza in Case Famiglia dei bambini che hanno subito l abuso in famiglia o dei bambini orfani - Attività di reinserimento sociali quali i laboratori di fotografia, musica, teatro e vi-deo in grado di creare il pretesto per far incontrare i bambini vittima tra loro e con altri bambini. Tutte le attività sono realizzate grazie alla collaborazione di IFSO Integrated Family Service Organization, ONG locale non-profit e apartitica fondata nel 1995, con l obiettivo di realizzare una rete di supporto a favore di famiglie e bambini in difficoltà sul territorio di Addis Abeba. IFSO è registrata al Ministero di Giustizia Etiope dal Durante i diversi anni di realizzazione del progetto Fiori che Rinascono, i cambiamenti e i miglioramenti sono stati molti. Sono passati più di 10 anni da quando, per la prima volta, attraverso la bella collaborazione che si è instaurata con IFSO, si è iniziato ad organizzare quelle che oggi sono le attività del nostro Progetto. Addis Abeba è cambiata moltissimo, così come si sono modificati e rinnovati i pericoli che i bambini di questa grandissima città possono correre. Uno studio relativo ad

10 pag.10 Addis Abeba pubblicato nel 2012 sull Ethiopian Journal of Health Science, ha evidenziato come sul totale dei crimini commessi contro minori, circa il 23% siano reati a sfondo sessuale. Dai dati è possibile evincere che circa 21 bambini sono vittime di abuso sessuale ogni mese, spesso ad opera di persone a loro vicine. Il Sole Onlus, attraverso le attività di Fiori che Rinascono, svolge un ruolo di primo piano nel contrasto, nella prevenzione e nella cura di queste inaccettabili forme di abuso sui minori. Il tuo contributo ha permesso di continuare a sviluppare le attività di una parte importantissima del Progetto. In particolare, il tuo contributo ha permesso: - di gestire 3 Case Famiglia Queste strutture, equivalenti alle Case Famiglia che si ritrovano sul territorio italiano, sono state individuate, allestite, fornite di materiale e ammobiliate in modo tale da assicurare ai bambini e ragazzi ospitati di poter pensare, giocare, studiare, pianificare il futuro. Ogni Casa Famiglia è stata fornita del materiale che possa permettere ai bambini ospiti di crescere in un ambiente familiare e sereno. - garantire assistenza psicologica ai bambini ospiti delle Case Famiglia L equipe di psicologi del Progetto garantisce il costante monitoraggio della riabilitazione dei bambini. L assistenza psicologica è garantita anche ai bambini orfani presenti che non hanno subito violenza, data la difficile situazione nella quale vivono. Spesso ci capita di dover parlare di risultati, di numeri. Lo facciamo, lo dobbiamo fare, perché è il modo più chiaro, più diretto e decisamente più misurabile per raccontare cosa significa gestire delle Case Famiglia In ogni Casa, però, c è un bambino o una bambina, ci sono i suoi occhi, c è la sua storia. Voglio raccontarvi proprio una di queste storie. Non ho scelto né la più bella, né la più tragica, né la più complicata; ho scelto una delle tante, troppe storie con cui ogni giorno ci dobbiamo confrontare Mohammed, 21 anni, si è da poco diplomato e oggi sta pianificando il suo futuro. La famiglia di Mohammed è molto povera e spesso i genitori sono fuori casa in cerca di lavoro. 10 anni fa, in una di queste occasioni, Mohammed viene avvicinato da un poliziotto, il quale abusa di lui nella stessa casa del bambino. Poco tempo dopo tutto il villaggio viene a conoscenza dell accaduto, questo porta a una forte discriminazione verso Mohammed. In questi contesti, infatti, spesso l abusato viene discriminato da chi gli è vicino. Questo atteggiamento porta il trauma subìto ad ampliarsi, fino al momento in cui entra a far parte del Progetto Fiori che Rinascono. Si decide, quindi, di inserirlo in una Casa Famiglia per proteggerlo da ulteriori discriminazioni e garantirgli assistenza psicologica continua. Sebbene la Casa Famiglia sia solitamente un rifugio temporaneo per i bambini abusati, Mohammed ci rimane molto a lungo. Il reinserimento sociale non è un percorso breve né privo di difficoltà, Mohammed dimostra di avere grande forza e affronta gli ostacoli con grande determinazione. Oggi Mohammed ha terminato gli studi e può guardare al suo futuro senza timore. Spesso dobbiamo parlare dei risultati, quasi sempre lo facciamo con i numeri. Oggi l abbiamo voluto fare con Mohammed.

11 pag.11 A PARTIRE DALLA META DI NOVEMBRE PUBBLICHEREMO SUL NOSTRO SITO L ORMAI CONSUETA CAMPAGNA DI NATALE COME OGNI ANNO I NOSTRI SARANNO PRODOTTI PROVENIENTI DA UN NEGOZIO EQUO SOLIDALE IL RICAVATO DELLA CAMPAGNA SARA DEVOLUTO AD UN NOSTRO PROGETTO. SAPPIAMO CHE MANCA ANCORA UN PO DI TEMPO AL NATALE, MA NEL PENSARE AD UN REGALO PER I VOSTRI CARI TENETE CONTO ANCHE DI QUESTA POSSIBILITA, FARETE CONTENTO CHI RICEVE IL DONO MA DONERETE ANCHE IL SORRISO AD UN BAMBINO DEL NOSTRO PROGETTO. GRAZIE

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