Basi tecniche per la pianificazione di emergenza nazionale in Italia e sistema di risposta

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1 CHERNOBYL 25 ANNI DOPO: STUDI, RIFLESSIONI E ATTUALITÀ Giugno 2011 Auditorium Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Via Sabbadini 31, UDINE 1 Basi tecniche per la pianificazione di emergenza nazionale in Italia e sistema di risposta Paolo Zeppa ()

2 Piano nazionale delle misure protetive contro le emergenze radiologiche 2 DPCM 19 marzo 2010 approva l aggiornamento del Piano nazionale (precedente versione del 1997) Art. 121 D.Lgs 230/1995 e s.m. l, sentita la Commissione tecnica per la sicurezza nucleare e la protezione sanitaria (ex art. 9), propone le basi tecniche per la pianificazione delle misure protettive contro le conseguenze radiologiche di incidenti che avvengono in impianti al di fuori del territorio nazionale

3 Perché una revisione dei presupposti tecnici 3 I presupposti tecnici del Piano Nazionale 1997 tenevano già conto dei possibili eventi al di fuori del territorio nazionale (esperienza di Chernobyl); Pur confermando, alla luce delle valutazioni più recenti, l elevato grado di cautela da loro offerto, si è tuttavia ritenuto di dover considerare: La disponibilità di studi aggiornati sul comportamento incidentale degli impianti; L influenza di nuovi fattori di rischio esterni (crisi internazionale) Le indicazioni del DPC di potenziare comunque il livello di protezione offerto dal piano Tener conto delle basi tecniche e delle pianificazioni operative presso i paesi confinanti

4 Gli impianti transfrontalieri 4 Criteri di scelta degli impianti di riferimento: maggior vicinanza al territorio italiano, caratteristiche orografiche del territorio interposto, direzione dei venti dominanti. I criteri adottati non sono basati su valutazioni di merito sul livello di sicurezza degli impianti esaminati 4 IN SVIZZERA Fessenheim 1, 2 6 IN FRANCIA < < Goesgen Bugey 2, 3, 4, 5 St. Alban 1, 2 Cruas 1, 2, 3, 4 Phenix Tricastin 1, 2, 3, 4 < Isar 1, 2 Grundemmingen B, C Monaco Muehleberg < Leibstat Torino Genova Stoccarda Bezenau 1, 2 Milano 2 IN GERMANIA Trieste 1 IN SLOVENIA Ljubljana Vienna Krsko

5 Gli impianti transfrontalieri 5 PWR BWR BWR + PWR 2 x 1335MWe PWR BWR PWR BWR 656 MWe PWR PWR PWR FBR PWR Impianti di riferimento 100 km

6 Gli scenari incidentali Le valutazioni del piano precedente inviluppano correttamente circa il 90% delle sequenze già evolutesi nella fusione del reattore, alla luce degli studi sistematici più recenti effettuati negli USA Frazioni di inventario che riescono a fuoriuscire nei vari scenari Rilascio di prodotti di fissione dal sistema primario (es.:iodio 75% dell inventario nel caso inviluppo delle sequenze di fusione del nocciolo non estreme) Fuoriuscita dal contenimento. Sequenze con bypass del contenimento o con fallimento grave e precoce del contenitore normali perdite <1/1000 Piccolo foro per qualche ora o rottura ritardata di qualche giorno ~ 1/1000 (Piano Precedente) Rotture di dimensioni più rilevanti qualche percento.

7 Gli scenari incidentali Le nuove ipotesi 7 Eventi interni: Fusione totale del nocciolo, perforazione del vessel ma sistema di contenimento parzialmente integro (si ritiene realistico dar credito a interventi di Accident Management almeno sul contenimento, valore anomalo del tasso di fuga dal contenimento = 1,6% del volume al giorno > 3 volte quello di progetto, per circa 6 ore

8 Gli scenari incidentali 8 Eventi Esterni: Le nuove ipotesi Distruzione del contenimento e danno al nocciolo ma con recupero della refrigerazione azioni di Accident Management con i sistemi rimasti integri; Rilascio della radioattività contenuta nel gap direttamente all ambiente; Distruzione del contenimento, fusione totale del nocciolo, perforazione del vessel, ma parziale abbattimento dei rilasci Si da credito ad interventi mitigativi che consentano fattori di di riduzione di 0,1 interventi di spruzzamento o allagamento.

9 Gli scenari incidentali Evoluzione di un tipico incidente severo (sintesi dei risultati di studi svolti in USA) FASI FENOMENOLOGICHE DEL RILASCIO DAL SISTEMA PRIMARIO AL CONTENIMENTO 9 fase di Attività Attività del Evoluzione Rilascio Rilascio rilascio refrigerante gap nel vessel fuori dal Vessel successivo dal vessel rilasci al contenimento associati alla ridotta contaminazion e del refrigerante primario piccola percentuale dei nuclidi più volatili (gas nobili, iodio, cesio) quantità significativa dei nuclidi volatili e piccola parte nuclidi poco volatili quantità significativa di nuclidi poco volatili rivolatilizzazion e e rilascio dei nuclidi prima depositatisi nel refrigerante primario tempo 0 20 s 0.5 h 1.8 h 3.8 h 11.8h eventi innesco incidente rottura tubazione primaria fessurazione prima barretta cambiamento di geometria e inizio fusione combustibile rottura fondo vessel raffreddamento dei frammenti di nocciolo fuso fine dei rilasci al contenimento

10 Gli scenari incidentali Frazioni dell inventario di nocciolo che si trasferiscono dal reattore al contenimento (US NRC) 10 Rilasci nel contenimento per un impianto di tipo PWR Gap Release Early In-Vessel Ex-Vessel Late In- Vessel Tot. Tot. BWR Duration (Hours) Noble Gases Halogens (I, Br) Alkali Metals (Cs, Rb) Tellurium group (Te, Sb,Se) Barium, Strontium Noble Metals (Ru, Tc, Co) Cerium group (Ce, Pu, Np) Lanthanides (La, Zr, Am)

11 Isotopi Il termine di sorgente Frazioni di inventario rilasciati all ambiente per diverse tipologie di evento in un PWR Evento di totale fusione del nocciolo, perforazione del vessel e contenimento parzialmente degradato Evento di distruzione del contenimento e danno al nocciolo fino a rilascio di tutto il contenuto nel gap Evento di distruzione del contenimento, totale fusione del nocciolo, perforazione del vessel, parziale abbattimento dei rilasci Inviluppo Gas nobili 0, Alogeni 0, ,075 0,075 Metalli Alcalini 0, ,075 0,075 Gruppo del Tellurio 0, ,0305 0,0305 Bario e Stronzio 0, ,012 0,012 Metalli Nobili (Ru, Tc, Co) Gruppo del Cerio (Ce, Pu,Np) Lantanidi (La, Zr, Am) 0, ,0005 0,0005 0, , , , , ,

12 Il termine di sorgente la nuova ipotesi inviluppa quello dei paesi confinanti 12 Gruppi di Isotopi Piano Nazionale 1997 Ipotesi francese Ipotesi slovena Ipotesi svizzera Ipotesi Nuovo Piano Gas Nobili 1,00E-01 7,50E-01 3,00E-01 1 Alogeni 6,80E-04 8,60E-03 1,00E-03 1,00E-04 7,00E-05 7,5E-02 Metalli Alcalini 6,80E-04 3,50E-03 5,00E-05 7,5E-02 Gruppo del 1,20E-03 3,50E-3-5E-02 Tellurio Bario, Stronzio 3,80E-04 4,00E-04-1,2E-02 Metalli Nobili 7,00E-5 3,0E-4-5E-04 Gruppo del Cerio E-04 Lantanidi 5,40E-06 5,40E E-04

13 Il termine di sorgente Confronti Rilasci (Bq) 13 Radioisotopi Chernobyl Fukushima Stima NISA Piano Nazionale 2010 Centrale di St Alban Piano Nazionale 2010 Centrale Krsko I E E E E+17 Telluri 1.39E E E E+17 Cs E E E E+16 Cs E E E E+16 Sr E E E E+16 Sr E E E E+15

14 Il trasporto dei contaminanti radioattivi Conseguenze radiologiche in Italia 14

15 Il trasporto dei contaminanti radioattivi Conseguenze radiologiche in Italia 15 ST.ALBAN - Dosi da inalazione Gruppo di popolazione dei bambini Dosi Efficaci Dosi equivalenti alla tiroide Intervallo di dose msv 1 < dose < Val. max 0,1 1 Territorio impegnato nel caso di incidente alla centrale di St. Alban (1-3,5) Piemonte, Valle d Aosta, aree delle regioni Lombardia e Liguria Gran parte del Nord Italia Intervallo di dose msv 10<dose<val. max Territorio impegnato nel caso di incidente alla centrale di St. Alban (10-70) Piemonte, Valle d Aosta, aree Liguria, Lombardia, E. Romagna

16 Il trasporto dei contaminanti radioattivi Conseguenze radiologiche in Italia 16 KRSKO - Dosi da inalazione Gruppo di popolazione dei bambini Dosi Efficaci Dosi equivalenti alla tiroide Intervallo di dose 1 < dose < Val. max 0,1 1 Territorio impegnato nel caso di incidente alla centrale di Krško (1-1,5) Aree limitate del Friuli Venezia Giulia Regioni del Nord- Est ed Emilia Romagna Intervallo di dose 10<dose<val. max Territorio impegnato nel caso di incidente alla centrale di Krško (10-27) Aree delle regioni in prossimità del confine di nordest

17 Il trasporto dei contaminanti radioattivi Conseguenze radiologiche in Italia Andamento temporale delle dosi 17 Dose equivalente alla tiroide bambini (Krsko, punto a sud di Trieste) Dose da inalazione equivalente alla tiroide bambini St Alban 3.50E E E E E E E E Dose (msv) 8,00E+01 7,00E+01 6,00E+01 5,00E+01 4,00E+01 3,00E+01 2,00E+01 1,00E+01 0,00E Istituto superiore per la protezione e la hricerca ambientale

18 Il trasporto dei contaminanti radioattivi Conseguenze radiologiche in Italia Andamento temporale delle dosi 18

19 Il trasporto dei contaminanti radioattivi Conseguenze radiologiche in Italia 19 I valori di deposizione al suolo richiedono attenzione ai fini dei controlli radiometrici di medio - lungo termine da effettuarsi sulle matrici alimentari ed ambientali. RADIO NUCLIDI Deposizione al suolo valori massimi Bq /mq I Sr Cs Cs Te Ce

20 Considerazioni operative utili al Piano 20 Le stime delle conseguenze radiologiche associate agli scenari incidentali presi a riferimento suggeriscono l opportunità di prendere in considerazione, in aree del Nord e Centro Nord d Italia: La possibile adozione di una misura protettiva di riparo al chiuso; la previsione della disponibilità e delle modalità di distribuzione di Iodio stabile; Il controllo delle matrici ambientali e degli alimenti, prolungato nel tempo e su vaste aree del territorio nazionale.

21 Lineamenti della pianificazione Assicurare la funzionalità del sistema di allertamento e lo scambio delle informazioni in ambito nazionale e internazionale 2. Assicurare il coordinamento operativo per la gestione delle risorse e degli interventi 3. Assicurare il monitoraggio delle matrici ambientali e delle derrate alimentari nel corso dell evento 4. Attuare le misure a tutela della salute pubblica 5. Assicurare l informazione pubblica sull evoluzione dell evento e sui comportamenti da adottare

22 Sistema di allertamento e 22 scambio delle informazioni EMERCON/IAEA (Convenzione internazionale pronta notifica del 1997) NWP: NCA(D): DPC e NCA(A): DPC ECURIE/UE (Decisione del Consiglio UE 87/600 EURATOM) NCP: NCA: DPC

23 Sistema di allertamento e scambio delle informazioni 23 ACCORDI BILATERALI: Dal 1990 accordo intergovernativo con la Svizzera per lo scambio rapido delle informazioni. Ci sono periodici test di verifica comunicazioni tra i punti di contatto ( e la NAZ-Nationalen Alarmzentrale) L ha nel 2010 stipulato accordi bilaterali con le omologhe Autorità di Sicurezza Nucleare di Francia (ASN) e Slovenia (SNSA) per lo scambio diretto d informazioni in caso di eventi incidentali presso i rispettivi impianti, che possono avere ricadute sull altro paese.

24 Sistema di allertamento e scambio delle informazioni 24 RETI DI MONITORAGGIO DI ALLARME: Rete nazionale dei VVF Reti automatiche dell ; Reti automatiche regionali; (integrazione reti automatiche) SVIZZERA PIEMONTE FRANCIA PIEMONTE

25 Sistema di allertamento e scambio delle informazioni TRASMISSIONE DATI A LIVELLO INTERNAZIONALE: EURDEP (EUropean Radiological Data Exchange Platform) Strumento indicato dalla CE per lo scambio rapido delle informazioni radiometriche nel corso di un emergenza (risponde alle richieste della Decisione del Consiglio 87/600/EURATOM - più efficiente del Fax e della stazione CoDecS) L Italia partecipa con la rete GAMMA dell integrata con le reti della Valle d Aosta e del Piemonte; 25

26 Coordinamento operativo per la gestione degli interventi Il coordinamento operativo è assicurato dal Dipartimento della Protezione Civile presso il quale si riunisce il Comitato Operativo della Protezione Civile Il Dipartimento si avvale della Commissione Nazionale Grandi Rischi e del CEVaD (Centro Elaborazione e Valutazione Dati - istituito presso l ) quali organi tecnico-consultivi. 26

27 Modello di intervento Fasi operative della risposta d emergenza 27 Il modello di intervento previsto dal Piano nazionale prevede due distinte fasi operative: PREALLARME Incidente ad un NPP entro 200 km dal confine nazionale ALLARME Evoluzione del preallarme con interessamento del territorio nazionale ed eventuale attivazione delle misure protettive previste dal Piano

28 28

29 Monitoraggio delle matrici ambientali e degli alimenti Assicurare il monitoraggio delle matrici ambientali e delle derrate alimentari nel corso dell evento, tramite: Rete nazionale di sorveglianza della radioattività ambientale (RESORAD) Reti regionali Reti di sorveglianza locale delle installazioni nucleari ha il compito dell attivazione; 29

30 Esempio: attività delle Regioni Fase Allarme 30 Obiettivo Funzionalità del sistema di allertamento e scambio delle informazioni nazionali e internazionali Coordinamento operativo Azione Ricevono la comunicazione dell evento dal Dipartimento Protezione Civile Attivano, in base a proprie procedure, la struttura regionale di protezione civile e assicurano l attivazione a livello provinciale di un Centro Coordinamento Soccorsi Attivano le Province e i Comuni secondo le proprie procedure interne Monitoraggio dell ambiente e degli alimenti Tutela della salute pubblica Informazione al pubblico Attivano le reti regionali Raccolgono i dati della propria rete di rilevazione e li condividono con il CEN di Attivano le strutture del servizio sanitario regionale per gli eventuali interventi di iodoprofilassi e le attività di controllo sulle derrate alimentari D intesa con il DPC, attivano in base alla propria pianificazione l informazione al pubblico

31 Attività da sviluppare ad integrazione del 31 Piano Nazionale Piano di informazione alla popolazione: Dipartimento nazionale della protezione civile / Prefetture Regioni Comuni Procedure per l attivazione e l attuazione degli interventi di iodoprofilassi (organizzazione stoccaggio, modalità di distribuzione) Dipartimento nazionale della protezione civile Ministero della salute Regioni (Sanità e Protezione Civile) Prefetture Comuni ESERCITAZIONI a verifica dell efficacia del Piano

32 32 Grazie per l Attenzione

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