Appunti del corso SISTEMI IMPIANTISTICI E SICUREZZA. IMPIANTI TERMICI parte II

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1 Università Mediterranea degli Studi di Reggio Calabria Facoltà di Architettura CdL CEGA Appunti del corso di SISTEMI IMPIANTISTICI E SICUREZZA IMPIANTI TERMICI parte II Docenti: R. Carbone, F. Nicoletti 1

2 1. GLI IMPIANTI TERMICI IL CONSUMO DI ENERGIA PRIMARIA PER RISCALDAMENTO La legge 10/91 > la sua attuazione il DPR 412/93 Ogni anno in Italia per riscaldare gli ambienti vengono consumati circa 15 miliardi di metri cubi di gas naturale, più di 8 miliardi di chilogrammi di gasolio, oltre ad altri combustibili solidi, quali il carbone e la legna. E facile comprendere, allora, quale importanza possa rivestire una corretta gestione del servizio di condizionamento e di climatizzazione termica degli ambienti abitati, ai fini del bilancio economico nonché della tutela del patrimonio ecologico. Il risparmio dell energia, infatti, è ottenuto con una corretta progettazione e realizzazione dell impianto, ed un responsabile comportamento dell utente nella gestione di esso. Nel seguito si daranno chiarimenti relativamente alla norma attinente alla: progettazione, installazione, esercizio e manutenzione degli impianti termici degli edifici,

3 il D.P.R. 412/93. ESERCIZIO MANUTENZIONE MIGLIORAMENTO Si forniranno, dunque, le indicazioni utili al fine di assicurare un corretto esercizio, una buona manutenzione ed il miglioramento delle prestazioni degli impianti di climatizzazione. Appare evidente, la stretta attinenza fra aspetti energetici ed antinfortunistici, nonché ambientali. Ottenere buone prestazioni energetiche da una caldaia, infatti, richiede interventi che implicano, allo stesso tempo, un minore impatto ambientale e, soprattutto, una maggiore sicurezza di funzionamento. 3

4 LA LEGGE 10 (vedi stralcio della legge 10) Disciplina LA PROGETTAZIONE, L INSTALLAZIONE, L ESERCIZIO E LA MANUTENZIONE DEGLI IMPIANTI DI RISCALDAMENTO. La LEGGE 10 dedica particolare attenzione al contenimento del consumo di energia negli edifici, fissando criteri generali relativi alla progettazione ed alla realizzazione del sistema energetico, edificio-impianto termico. IL DPR 412, Attuazione della legge 10 Il D.P.R. 412 del 26 agosto 1993, emesso in attuazione del comma 4 dell art.4 della legge 10, costituisce, il regolamento per l attuazione delle misure previste nella Legge 10. 4

5 CONTENUTI ESSENZIALI DEL DPR 412.Oltre a disciplinare la progettazione, l installazione, l esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia, IL DPR 412 ha introdotto: metodologie di progettazione più avanzate ; (ai fini dell adeguamento alla normativa europea) prestazioni più severe per l impianto ed i suoi componenti al fine di contenerne emissioni e consumi; vincoli più stretti per quanto attiene alla manutenzione dell impianto. 5

6 IL DPR 412 CHI COINVOLGE? La nuova normativa, quindi, interessa diversi soggetti quali: i proprietari degli stabili, gli installatori, gli amministratori, i progettisti, i manutentori, etc. La legge fissa i criteri per un corretto funzionamento ed una puntuale ed oculata manutenzione degli impianti termici, quale condizione essenziale per l uso razionale dell energia. Il proprietario, o colui che fruisce dell impianto, è responsabile, per legge, della conduzione, del controllo, nonché della manutenzione. 6

7 Conduzione dell impianto che cos è? Con il termine conduzione si intende il complesso di operazioni che vanno dalla prima accensione invernale sino all ultima stagionale. Di norma, la conduzione di un impianto di climatizzazione consiste di: avviamento e spegnimento dell impianto; predisposizione del valore della temperatura ambiente desiderata; predisposizione del periodo annuale di accensione e della durata di accensione giornaliera dell impianto. 7

8 IMPOSTAZIONE DELLA TEMPERATURA AMBIENTE La normativa prevede la temperatura massima dell aria ambiente da non superare durante il periodo di funzionamento dell impianto: 20 C per gli edifici adibiti ad abitazione 18 C per quelli adibiti ad attività industriali. La legge, e più esattamente il D.P.R. 412/93, fissa, per gli impianti termici al servizio di edifici, i limiti massimi relativi al periodo annuale di esercizio e alla durata giornaliera di attivazione dell impianto. I GRADI GIORNO.. e ZONA CLIMATICA.. che cosa sono? Tale attribuzione, ovvero la durata massima giornaliera di attivazione dell impianto, è fatta identificando l appartenenza dell impianto a una zona climatica, definita sulla base di un altro parametro il grado giorno. 8

9 Stabilita la zona geografica oggetto di interesse, si individua la relativa fascia climatica e, mediante un apposita tabella, si determina il periodo e il numero di ore di accensione consentiti. L utente ha facoltà di suddividere il totale di ore in due o più frazioni. 9

10 Superamento delle ore giornaliere Le ore giornaliere possono essere superate per alcuni edifici adibiti ad usi particolari, come le scuole materne, gli alberghi, le piscine etc., o nel caso di impianti termici con riscaldamento incassato nelle opere murarie, o con generatore di calore che presenti un rendimento di combustione almeno uguale a quello previsto dalla legge e dotati di cronotermostato che consenta di programmare la regolazione della temperatura e lo spegnimento della caldaia su richiesta. Facolta dell utente..in condizioni climatiche particolari Ogni utente in situazioni climatiche particolari limitatamente ad un numero di ore pari alla metà di quelle previste a regime può accendere l impianto in qualsiasi periodo dell anno. 10

11 Facolta dell autorità locale Può emanare delle regole speciali E facoltà delle autorità locali modificare i periodi di esercizio e le durate di attivazione degli impianti termici per situazioni climatiche straordinarie, oppure stabilire, per giustificati motivi, l appartenenza di determinate frazioni ad una fascia climatica diversa da quella cui realmente appartiene l edificio. 11

12 CONTROLLO DELL IMPIANTO di che si tratta? Il controllo dell impianto consiste in una serie di verifiche, visive e strumentali, da effettuare almeno una volta ogni due anni; alcune sono stabilite sul libretto di conduzione dell impianto. Le principali verifiche sono: stato ed efficienza dei componenti dell impianto e della caldaia; corretto funzionamento del termostato di sicurezza caldaia e della valvola di sovrapressione; stato della coibentazione e della canna fumaria; dispositivi di regolazione e controllo; sistema di areazione del locale in cui è installata la caldaia; rilevamento di temperatura e composizione fumi; rendimento di combustione della caldaia. 12

13 MANUTENZIONE ORDINARIA DELL IMPIANTO Si tratta del complesso di operazioni previsto nel libretto d uso e manutenzione degli apparecchi e componenti dell impianto. Le operazioni vanno effettuate almeno una volta l anno; tra queste: controllo e pulizia del bruciatore; controllo della regolarità di accensione e di funzionamento della caldaia ed eventuale regolazione della combustione; lubrificazione delle parti rotanti; controllo di stato ed efficienza del sistema di scarico dei fumi con prova di tiraggio; prova di tenuta e prova dei dispositivi di sicurezza; pulizia dello scambiatore di calore. 13

14 MANUTENZIONE STRAORDINARIA DELL IMPIANTO Si tratta di quegli interventi che si possono rendere necessari per ricondurre il funzionamento dell impianto alle condizioni e caratteristiche previste dal progetto e dalla normativa vigente, mediante riparazioni, ricambi, revisioni o sostituzioni di componenti. Ad esempio, la sostituzione della caldaia, gli interventi sul circuito del gas, la sostituzione o la bonifica della canna fumaria, etc.; per molti di questi interventi è necessario che il manutentore rilasci la dichiarazione di conformità, ai sensi della Legge 46/90. 14

15 RESPONSABILE DELL IMPIANTO Il responsabile dell impianto è una nuova figura introdotta dalla Legge 10/91. Egli si assume : la responsabilità dell esercizio, nonché della manutenzione ordinaria e straordinaria dell impianto. In sostanza, il proprietario dell impianto o l utente, dovrà ottemperare agli obblighi introdotti dalla normativa: delegando completamente a una persona o ad un impresa qualificata ed abilitata la responsabilità delle operazioni di controllo e di manutenzione ordinaria e straordinaria, oppure affidando il controllo e la manutenzione ad una impresa abilitata, mantenendo per se l impegno della conduzione e della firma del libretto d impianto e quindi della responsabilità di legge. Qualora abbia le competenze tecniche richieste, il proprietario o utente può mantenere la responsabilità completa dell impianto in ordine al controllo, alla manutenzione ordinaria e straordinaria, alla compilazione ed alla firma del libretto. 15

16 Il proprietario ovvero l occupante dell alloggio che, a qualsiasi titolo, abbia affidato ad un terzo la responsabilità del controllo e della manutenzione ordinaria e straordinaria dell impianto è comunque responsabile della conduzione ovvero del rispetto di periodi ed orari di accensione e del mantenimento della temperatura di legge. 16

17 LIBRETTO DI CENTRALE PER POTENZE SUPERIORI A 35 KW Per ogni tipo di impianto di potenza superiore ai 35 kw, la legge richiede che sia compilato il cosiddetto libretto di centrale, mentre per potenze inferiori A 35 kw prevede che sia corredato un libretto d impianto redatto secondo il modello allegato al D.P.R

18 CONTENUTI DEL LIBRETTO D IMPIANTO Quest ultimo serve a dare evidenza e a registrare, ai fini dei controlli previsti dall art. 31 della Legge 10/91 da parte dei comuni, i seguenti dati, operazioni e verifiche: indicazione del responsabile di esercizio e manutenzione; componenti dell impianto: situazione alla prima installazione o alla ristrutturazione; le operazioni eseguite ai fini dei controlli previsti dalle norme UNI e dalle norme CEI; descrizione dell eventuale sostituzione di componenti; risultati delle rilevazioni del rendimento di combustione; descrizione degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. Firmando il libretto, il responsabile dell esercizio e della manutenzione si impegna ad osservare le disposizioni di legge in materia, divenendo passibile, in caso di inosservanza, delle sanzioni previste dall art. 34 della Legge 10/91. A partire dal 1 agosto 1994 tutti gli impianti termici devono essere muniti del libretto d impianto, siano essi stati realizzati prima o dopo l entrata in vigore del regolamento. 18

19 Il libretto deve essere costantemente aggiornato e tenuto in ordine dal responsabile dell esercizio e della manutenzione. Su di esso devono essere annotate tutte le operazioni e gli interventi che vengono fatti sull impianto termico, nonché le operazioni di controllo previste dalla normativa vigente già descritte. In caso di sostituzione del generatore di calore il libretto va sostituito. Le operazioni di manutenzione e verifica devono essere effettuate secondo le norme UNI e CEI vigenti. Anche gli impianti che utilizzano macchine diverse dai generatori di calore, quali le pompe di calore, i sistemi cogenerativi, gli scambiatori di calore alimentati da impianti di teleriscaldamento devono essere muniti di idoneo libretto di impianto, predisposto dall installatore o dal responsabile dell esercizio ed aggiornato dal manutentore. Il libretto deve sempre contenere la descrizione dell impianto, l elenco degli elementi da sottoporre a verifica, i limiti di accettabilità in conformità alle leggi vigenti, la periodicità delle verifiche e l annotazione degli interventi di manutenzione straordinaria. Il rendimento delle caldaie di nuova installazione è fissato dall attuale legislazione e certificato dal costruttore stesso. 19

20 Esso è funzione della potenza nominale del generatore di calore riportata sulla targhetta presente sull involucro della caldaia. Nel regolamento il rendimento di combustione è considerato come un parametro di confronto per accertare la bontà di una caldaia. Nel caso in cui il rendimento di combustione di un generatore di calore non sia conforme e non riconducibile ai valori limite con operazioni di manutenzione, a seconda che l installazione sia avvenuta prima o dopo l entrata in vigore del regolamento (1 agosto 1994), sono state previste le seguenti indicazioni: installazione antecedente al 1 agosto 1994, sostituzione entro l anno 1996 secondo la potenza e la fascia climatica di appartenenza; installazione posteriore al 1 agosto 1994, entro 300 giorni dalla data di verifica e con l immediata esclusione della conduzione in regime continuo se applicato. Il regolamento, inoltre, dispone che le verifiche da eseguire e riportare sul libretto per generatori con potenza nominale inferiore a 35 kw sono le seguenti: operazioni di manutenzione da effettuare almeno una volta l anno; operazioni di controllo della funzionalità dell impianto da effettuare almeno due volte l anno; operazioni di controllo del rendimento di combustione da effettuare almeno una volta ogni due anni. 20

21 VERIFICA OGNI ANNO SE. Qualora la potenza nominale dell impianto risulti superiore a 35 kw, le verifiche appena richiamate vanno effettuate ogni anno. Ogni due anni, i comuni (se con popolazione superiore ai abitanti) o le province, con onere a carico degli utenti, devono effettuare su tutti gli impianti i controlli atti all accertamento dell effettivo stato di manutenzione e di corretto esercizio dell impianto termico, compresa la verifica del rendimento di combustione. Per le nuove realizzazioni e le ristrutturazioni, il servizio del comune provvede: alla verifica del progetto e della realizzazione tecnica che lo accompagna; ad effettuare i controlli e le verifiche di rispondenza dell impianto realizzato al progetto approdato; questi controlli possono essere effettuati in corso d opera, oppure entro cinque anni dalla data di fine lavori. Per tale attività gli Enti locali si possono avvalere di proprie strutture o di organismi esterni aventi specifica competenza. 21

22 Nel caso in cui i Comuni e le province non potessero dotarsi di personale competente, per i primi anni della fase transitoria di attuazione del regolamento l attività di controllo è stata regolamentata in modo da agevolare tutte le operazioni. Il responsabile dell esercizio e manutenzione dell impianto termico, invia all autorità locale un apposita dichiarazione autenticata da lui sottoscritta in cui attesta di avere effettuato i controlli periodici secondo la normativa vigente, assumendo la responsabilità per quanto dichiarato. Per gli impianti autonomi al servizio di una singola unità immobiliare, la durata di questa fase transitoria è pari a sei anni. Durante la fase transitoria, sono previsti controlli a campione da parte dell ente locale per verificare la veridicità delle dichiarazioni. Si ritiene opportuno richiamare l attenzione sulle prescrizioni più importanti relative alla progettazione ed all esercizio degli impianti termici. Tutti i generatori di calore di qualsiasi tipo e potenza, nuovi o di installazione antecedente all entrata in vigore della nuova normativa, impiegati per la climatizzazione e la produzione di acqua calda sanitaria, devono avere un punto di prelievo dei gas della combustione per l inserzione di sonde da utilizzare per la determinazione del rendimento di combustione. 22

23 CONDOTTO EVACUAZIONE FUMI CAMINO Tutti gli impianti termici in edifici multipiano e plurifamiliari, centralizzati od autonomi, devono avere, per lo scarico dei fumi prodotti dalla combustione, un condotto di evacuazione con sbocco sopra il colmo del tetto, secondo le indicazioni stabilite dalle norme UNI, nei seguenti casi: nuove installazioni in edifici nuovi o esistenti; ristrutturazione della totalità degli impianti individuali appartenenti allo stesso edificio; trasformazioni da impianto centralizzato a impianto individuale; impianto realizzati per distacco da quello centralizzato. Il condotto di evacuazione può essere indicato come camino, canna fumaria, condotto fumi, sistema di scarico fumi a seconda della specificità del generatore di calore collegato. Per semplicità, si indicherà il sistema di evacuazione fumi con il termine camino. Il camino può essere singolo, multiplo o costituito da una canna collettiva di scarico ramificata al servizio delle utenze dei vari piani. 23

24 Il corretto funzionamento del sistema collettivo di scarico sarà garantito da una adeguata progettazione ed il suo funzionamento deve essere verificato mediante collaudo. L obbligo non si applica nel caso di ristrutturazione di impianti individuali già esistenti. L obbligo in questione non si applica, inoltre, agli apparecchi non considerati impianti termici, quali stufe, caminetti, radiatori individuali e scaldacqua unifamiliari, a meno che il Comune, per motivi di igiene ambientale, non decida diversamente, obbligando in ogni caso ad effettuare lo scarico dei fumi sopra il colmo del tetto. 24

25 CALDAIE A CAMERA STAGNA Nel caso di nuova installazione o ristrutturazione dell impianto termico con installazione di generatori di calore individuali, è prescritto l impiego di generatori isolati rispetto all ambiente abitato ovvero: se la caldaia viene installata in casa (all interno), deve essere di tipo stagno dove il prelievo dell aria comburente e lo scarico dei fumi avviene esternamente all alloggio; se la caldaia viene installata all esterno, o in locali tecnici adeguati, la caldaia può essere di tipo qualsiasi, quindi a fiamma libera; nel caso di impianti già esistenti, poi, le caldaie a fiamma libera possono rimanere nell abitazione, purché l aerazione del locale sia adeguatamente assicurata, valutata da un esperto, verificata per collaudo ed il locale abbia la giusta volumetria. Nei casi di nuove installazioni o ristrutturazioni, la rete di distribuzione del calore dovrà essere progettata in modo da assicurare il rispetto del rendimento globale medio stagionale. 25

26 COIBENTAZIONE DELLE TUBAZIONI In ogni caso, le tubazioni devono essere coibentate secondo le modalità dettate dal regolamento che fissa, ad esempio, lo spessore dell isolante in funzione dei materiali e dei dati di progetto, considerando separatamente il caso di quelle di mandata da quelle di ritorno. L isolamento può avere: se posto all esterno, uno spessore da 13 a 30 mm secondo il materiale isolante utilizzato; se posto all interno, uno spessore da 4 a 10 mm. Anche gli impianti adibiti alla climatizzazione di singoli appartamenti devono essere dotati di una centralina pilotata da una o più sonde di misura della temperatura ambiente, che comandi l accensione e lo spegnimento della caldaia sulla base degli orari impostati e della temperatura ambiente impostata su due valori nell arco delle 24 ore. 26

27 IL CRONOTERMOSTATO La centralina prende il nome di cronotermostato. La progettazione di un impianto termico deve essere affidata ad un tecnico abilitato, che sia a conoscenza delle prescrizioni di legge, e in particolare della legge 10/91 e del D.P.R. 412/93. LA RELAZIONE TECNICA DELLA LEGGE 10 Infatti, la relazione tecnica prevista dall art.28 della legge 10/91, che deve accompagnare il progetto dell impianto e la restante documentazione prevista dall iter di approvazione della licenza edilizia, deve dare evidenza della corretta progettazione dell impianto termico dell unità abitativa. 27

28 RISPETTO DELLE PRESCRIZIONI AI SENSI DELLA LEGGE 10 LA RELAZIONE, deve in particolare dimostrare il rispetto delle prescrizioni per quanto attiene a: rendimento globale medio stagionale dell impianto, definito come il rapporto tra il fabbisogno di energia termica utile per la climatizzazione invernale e l energia primaria richiesta per la sua realizzazione Energ. Term. utile / Energia primaria richiesta si tratta, in pratica, del combustibile bruciato in caldaia che produce il riscaldamento utile, avuto riguardo alle perdite associate ai fumi, alle dispersioni sulla rete di tubazioni dell acqua, all efficienza dei radiatori e del sistema di regolazione; 28

29 rendimento di produzione medio stagionale, da considerare in luogo di quello globale nel caso di sostituzione del solo generatore di calore; esso è definito come il rapporto tra l energia termica utile generata, trasferita all acqua, e l energia contenuta nelle fonti energetiche (il progettista deve procedere al calcolo dell uno o dell altro dei due parametri energetici richiamati, tenendo conto nel calcolo del bilancio energetico del sistema edificio - impianto); 29

30 fabbisogno energetico convenzionale, cioè la quantità di energia primaria richiesta, in un anno, per mantenere la temperatura ambiente al valore pari a 20 C con un adeguato ricambio d aria; fabbisogno energetico normalizzato (FEN) è il fabbisogno convenzionale per unità di volume dell ambiente riscaldato e per grado giorno della località, si esprime in kj/m 3 gg; si tratta, in pratica, della quantità di energia primaria per unità di volume e per grado giorno, necessaria a mantenere la temperatura interna di un alloggio al valore costante di 20 C per tutto il periodo di riscaldamento; in sostanza, è un indicatore dell efficienza energetica di un edificio: più è basso il FEN, minore è il consumo di energia. 30

31 Si possono verificare casi e situazioni diverse per ciascuno dei quali è prescritto un tipo diverso di relazione tecnica, i cui modelli possono essere trovati nel Decreto Ministeriale del 13 dicembre La relazione deve essere redatta e firmata da un professionista abilitato e competente; 31

32 ALTRI CASI CHE SI POSSONO VERIFICARE: nuovo impianto con potenzialità inferiore a 35 kw in edificio di nuova realizzazione: bisognerà presentare all approvazione la relazione tecnica redatta secondo il modello A di cui al DM del 13 dicembre 1993; nuovo impianto con potenzialità inferiore a 35 kw in edificio esistente che ne era sprovvisto: relazione tecnica secondo il modello B; sostituzione della caldaia in impianti esistenti; se la potenzialità è maggiore di 35 kw, occorre presentare una relazione conforme al modello C; se è minore di 35 kw, è facoltà dei Comuni richiederla. 32

33 IN CASO DI NUOVI GENERATORI Si fa osservare che in tutti i casi di installazione di un nuovo generatore di calore la ditta installatrice abilitata deve allegare OLTRE alla dichiarazione di conformità dell impianto, obbligatoria per legge, anche una dichiarazione rilasciata dalla casa costruttrice attestante che la caldaia installata presenta rendimenti, al 100 % ed al 30 % della sua potenza nominale, nei limiti previsti dal regolamento. L installazione e ristrutturazione dell impianto termico infine, come le operazioni di controllo e manutenzione, devono essere affidati a soggetti in possesso dei requisiti indicati dalla Legge n. 46 del 5 marzo 1990; gli elenchi delle imprese abilitate sono consultabili presso le Camere di Commercio. 33

34 DECRETO MINISTERO DELL INTERNO 12 APRILE 1996 REGOLA TECNICA DI PREVENZIONE INCENDI PER LA PROGETTAZIONE, LA COSTRUZIONE E L ESERCIZIO DEGLI IMPIANTI TERMICI ALIMENTATI A GAS Art. 1. Campo di applicazione 1. Il presente Decreto ha per scopo l emanazione di disposizioni riguardanti la progettazione, la costruzione e l esercizio dei sottoelencati impianti termici di portata complessiva maggiore di 35 kw (convenzionalmente tale valore è assunto corrispondente al valore di kcal/h indicato nelle precedenti disposizioni), alimentati da combustibili gassosi alla pressione massima di 0,5 bar ed individua le misure di sicurezza per il raggiungimento degli obiettivi descritti nell art

35 Gli impianti interessati dalla norma sono: a) climatizzazione di edifici e ambienti; b) produzione centralizzata di acqua calda, acqua surriscaldata e/o vapore; c) forni da pane e altri laboratori artigiani; d) lavaggio biancheria e sterilizzazione; e) cucine e lavaggio stoviglie. Non sono oggetto del Decreto gli impianti realizzati specificatamente per essere inseriti in cicli di lavorazione industriale, gli apparecchi di tipo A, le stufe catalitiche, i nastri radianti e gli inceneritori. Due apparecchi termici in uno stesso locale come si considerano? 2. Più apparecchi termici alimentati a gas, di seguito denominati apparecchi, installati nello stesso locale o in locali direttamente comunicanti sono considerati come facenti parte di un unico impianto, di portata termica pari alla somma delle portate termiche dei singoli apparecchi. 35

36 La somma della portata termica degli utilizzatori può essere superiore a 35 kw All interno di una singola unità immobiliare adibita ad uso abitativo, ai fini del calcolo della portata termica complessiva, non concorrono gli apparecchi domestici di portata termica singola non superiore a 35 kw quali gli apparecchi di cottura alimenti, le stufe, i caminetti, i radiatori individuali, gli scaldacqua unifamiliari, gli scaldabagno ed i lavabiancheria. Art. 2. Ai fini della prevenzione degli incendi ed allo scopo di raggiungere i primari obiettivi di sicurezza relativi alla salvaguardia delle persone, degli edifici e dei soccorritori, gli impianti di cui all articolo precedente devono essere realizzati in modo da: evitare accumuli pericolosi di combustibile gassoso nei luoghi di installazione e nei locali direttamente comunicanti con essi, nel caso di fuoriuscite accidentali del combustibile medesimo; limitare, in caso di evento incidentale, danni alle persone; limitare, in caso di evento incidentale, danni ai locali vicini a quelli contenenti gli impianti. 36

37 Art. 3. Ai fini del raggiungimento degli obiettivi descritti è approvata la regola tecnica di prevenzione incendi allegata al presente Decreto. Art marcatura CE.. che sia sempre presente! 1. Gli apparecchi a gas che rientrano nel campo di applicazione della direttiva 90/396/CEE del 29 giugno 1990 e i relativi dispositivi di sicurezza, regolazione e controllo, devono essere muniti rispettivamente di marcatura CE e di attestato di conformità ai sensi della citata direttiva. 2. Fino al 31 dicembre 1995 gli apparecchi e i dispositivi fabbricati in Italia, privi rispettivamente della marcatura CE e dell attestato di conformità, devono rispondere alle prescrizioni della legislazione italiana vigente. Comunque tali apparecchi e dispositivi, immessi in commercio fino al 31 dicembre 1995 possono essere installati anche dopo tale data. 3. Gli apparecchi che non rientrano nel campo di applicazione della citata direttiva 90/396/CEE devono essere costruiti secondo le regole della buona tecnica ai fini della salvaguardia della sicurezza ed essere rispondenti alla vigente legislazione in materia. In ogni caso tali apparecchi dovranno 37

38 essere dotati di dispositivi di sicurezza, di regolazione e controllo, muniti di attestato di conformità ai sensi della direttiva stessa. Art. 5 libera circolazione in Europa dei prodotti.. I prodotti legalmente riconosciuti in uno dei Paesi dell Unione europea sulla base di norme armonizzate o di norme o regole tecniche straniere riconosciute equivalenti, ovvero originari di Paesi contraenti l accordo SEE, possono essere commercializzati in Italia per essere impiegati nel campo di applicazione disciplinato dal presente Decreto. Nelle more della emanazione di apposite norme armonizzate, agli estintori, alle porte e agli elementi di chiusura per i quali è richiesto il requisito di resistenza al fuoco, nonché ai prodotti per i quali è richiesto il requisito di reazione al fuoco, si applica la normativa italiana vigente, che prevede specifiche clausole di mutuo riconoscimento, concordate con i servizi della commissione CEE, stabilite nei seguenti Decreti del Ministro dell interno: - Decreto 12 novembre 1990 per gli estintori portatili; - Decreto 5 agosto 1991 per i materiali ai quali è richiesto il requisito di reazione al fuoco; - Decreto 6 marzo 1992 per gli estintori carrellati; - Decreto 14 dicembre 1993 per le porte e gli altri elementi di chiusura a cui è richiesto il requisito di resistenza al fuoco. 38

39 Art. 6 e per gli impianti esistenti?..se P>116 kw 1. Agli impianti esistenti alla data di emanazione del presente Decreto e di portata termica superiore a 116 kw, purché approvati e autorizzati dai competenti organi del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, in base alla previgente normativa, non è richiesto alcun adeguamento, anche nel caso di aumento di portata termica, purché non superiore al 20% di quella già approvata od autorizzata e purché realizzata una sola volta. 2. Agli impianti esistenti alla data di emanazione del presente Decreto e di portata termica non superiore a 116 kw, purché realizzati in conformità alla previgente normativa, non è richiesto alcun adeguamento, anche nel caso di aumento di portata termica, purché non superiore al 20% di quella esistente e purché realizzata una sola volta e tale da non comportare il superamento della portata termica oltre i 116 kw. 3. In ogni caso successivi aumenti della portata termica realizzati negli impianti di cui ai precedenti commi, richiedono l adeguamento alle disposizioni del presente Decreto. 39

40 Allegato - TITOLO I - GENERALITÀ 1.Termini, definizioni e tolleranze dimensionali Ai fini delle presenti disposizioni si applicano i termini, le definizioni e le tolleranze dimensionali approvati con il DM 30 novembre Inoltre, si definisce: a) apparecchio di tipo A: apparecchio previsto per non essere collegato ad un condotto o ad uno speciale dispositivo per l evacuazione dei prodotti della combustione all esterno del locale di installazione; b) apparecchio di tipo B: apparecchio previsto per essere collegato ad un condotto o ad un dispositivo di evacuazione dei prodotti della combustione verso l esterno. L aria comburente è prelevata direttamente dall ambiente dove l apparecchio è collocato; 40

41 c) apparecchio di tipo C: apparecchio con circuito di combustione a tenuta, che consente l alimentazione di aria comburente al bruciatore con prelievo diretto dall esterno e contemporaneamente assicura l evacuazione diretta all esterno di prodotti della combustione; d) condotte aerotermiche: condotte per il trasporto di aria trattata e/o per la ripresa dell aria degli ambienti serviti e/o dell aria esterna da un generatore d aria calda; e) condotte del gas: insieme di tubi, curve, raccordi ed accessori uniti fra loro per la distribuzione del gas. Le condotte oggetto della presente regola tecnica sono comprese in una delle seguenti specie definite nel DM : - 6a specie: condotte per pressioni massime di esercizio maggiori di 0,04 fino a 0,5 bar, - 7a specie: condotte per pressioni massime di esercizio fino a 0,04 bar; f) gas combustibile: ogni combustibile che è allo stato gassoso alla temperatura di 15(gradi) C e alla pressione assoluta di 1013 mbar, come definito nella norma EN 437; 41

42 g) generatore di aria calda a scambio diretto: apparecchio destinato al riscaldamento dell aria mediante produzione di calore in una camera di combustione con scambio termico attraverso pareti dello scambiatore, senza fluido intermediario, in cui il flusso dell aria è mantenuto da uno o più ventilatori; h) impianto interno: complesso delle condotte compreso tra il punto di consegna del gas e gli apparecchi utilizzatori (questi esclusi); i) impianto termico: complesso dell impianto interno, degli apparecchi e degli eventuali accessori destinato alla produzione di calore; l) modulo a tubo radiante: apparecchio destinato al riscaldamento di ambienti mediante emanazione di calore per irraggiamento, costituito da una unità monoblocco composta dal tubo o dal circuito radiante, dall eventuale riflettore e relative staffe di supporto, dall eventuale scambiatore, dal bruciatore, dal ventilatore, dai dispositivi di sicurezza, dal pannello di programmazione e controllo, dal programmatore e dagli accessori relativi; m) locale esterno: locale ubicato su spazio scoperto, anche in adiacenza all edificio servito, purché strutturalmente separato e privo di pareti comuni. Sono considerati locali esterni anche quelli ubicati sulla 42

43 copertura piana dell edificio servito, purché privi di pareti comuni; n) locale fuori terra: locale il cui piano di calpestio è a quota non inferiore a quella del piano di riferimento; o) locale interrato: locale in cui l intradosso del solaio di copertura è a quota inferiore a + 0,6 m al di sopra del piano di riferimento; p) locale seminterrato: locale che non è definibile fuori terra né interrato q) piano di riferimento: piano della strada pubblica o privata o dello spazio scoperto sul quale è attestata la parete nella quale sono realizzate le aperture di aerazione; r) portata termica nominale: quantità di energia termica assorbita nell unità di tempo dall apparecchio, dichiarata dal costruttore, espressa in kilowatt (kw); s) pressione massima di esercizio: pressione massima relativa del combustibile gassoso alla quale può essere esercito l impianto interno; 43

44 t) punto di consegna del gas: punto di consegna del combustibile gassoso individuato in corrispondenza: - del raccordo di uscita del gruppo di misurazione; - del raccordo di uscita della valvola di intercettazione, che delimita la porzione di impianto di proprietà dell utente, nel caso di assenza del gruppo di misurazione; - del raccordo di uscita del riduttore di pressione della fase gassosa nel caso di alimentazione da serbatoio; u) serranda tagliafuoco: dispositivo di otturazione ad azionamento automatico destinato ad interrompere il flusso dell aria nelle condotte aerotermiche ed a garantire la compartimentazione antincendio per un tempo prestabilito; 44

45 2. Luoghi di installazione degli apparecchi Gli apparecchi possono essere installati: - all aperto; - in locali esterni; - in fabbricati destinati anche ad altro uso o in locali inseriti nella volumetria del fabbricato servito. Gli apparecchi devono in ogni caso essere installati in modo tale da non essere esposti ad urti o manomissioni. 45

46 TITOLO II - INSTALLAZIONE ALL APERTO 2.1 Disposizioni comuni Gli apparecchi installati all aperto devono essere costruiti per tale tipo di installazione. Installazione a parete È ammessa l installazione in adiacenza alle pareti dell edificio servito alle seguenti condizioni: la parete deve possedere le seguenti caratteristiche: resistenza al fuoco almeno REI 30 realizzata con materiale di classe 0 di reazione al fuoco essere priva di aperture nella zona che si estende, a partire dall apparecchio, per almeno 0,5 m lateralmente e 1 m superiormente.. parentesi.. ma che cos è la classe di reazione al fuoco? 46

47 La classe di reazione al fuoco La classe di reazione al fuoco e' indicativa del comportamento dei materiali sotto l'azione del fuoco; nella classificazione di un materiale vengono considerati tre aspetti del suo comportamento sotto l'azione del fuoco: la velocita' di propagazione della fiamma; la emissione di fumi irritanti o tossici; il gocciolamento di materiale incandescente. Le classi sono 6 (da 0 a 5) ma per i materiali da costruzione, di arredo e di rivestimento sono considerate le sole classi: ZERO (materiale incombustibile), UNO DUE. I materiali di classe ZERO sono elencati in appositi DD.MM. I materiali di classe UNO e DUE sono certificati solo da laboratori autorizzati dal Ministero dell'interno. 47

48 Qualora la parete non soddisfi in tutto o in parte tali requisiti: - gli apparecchi devono distare non meno di 0,6 m dalle pareti degli edifici, oppure - deve essere interposta una struttura di caratteristiche non inferiori a REI 120 di dimensioni superiori 0,50 m della proiezione retta dell apparecchio lateralmente ed 1 m superiormente. 48

49 2.2 Disposizioni particolari Limitazioni per gli apparecchi alimentati con gas a densità maggiore di 0,8. Gli apparecchi devono distare non meno di 5 m da: - cavità o depressioni, poste al piano di installazione degli apparecchi; - aperture comunicanti con locali sul piano di posa degli apparecchi o con canalizzazioni drenanti. Tale distanza può essere ridotta del 50% per gli apparecchi di portata termica inferiore a 116 kw. 49

50 2.2.2 Limitazioni per i generatori di aria calda installati all aperto Nel caso il generatore sia a servizio di locali di pubblico spettacolo o di locali soggetti ad affollamento superiore a 0,4 persone/m 2, deve essere installata sulla condotta dell aria calda all esterno dei locali serviti, una serranda tagliafuoco di caratteristiche non inferiori a REI 30 asservita a dispositivo termico tarato a 80(gradi) C o a impianto automatico di rivelazione incendio. Inoltre, nel caso in cui le lavorazioni o le concentrazioni dei materiali in deposito negli ambienti da riscaldare comportino la formazione di gas, vapori o polveri suscettibili di dare luogo ad incendi o esplosioni, non è permesso il ricircolo dell aria. Le condotte aerotermiche devono essere conformi al punto

51 TITOLO III - INSTALLAZIONE IN LOCALI ESTERNI I locali devono essere ad uso esclusivo e realizzati in materiali di classe 0 di reazione al fuoco. Inoltre essi devono soddisfare i requisiti di ubicazione richiesti al Titolo II, di aerazione richiesti al punto e di disposizione degli apparecchi al loro interno, richiesti al punto

52 TITOLO IV - INSTALLAZIONE IN FABBRICATI DESTINATI ANCHE AD ALTRO USO O IN LOCALI INSERITI NELLA VOLUMETRIA DEL FABBRICATO SERVITO 4.1 Disposizioni comuni Ubicazione a) Il piano di calpestio dei locali non può essere ubicato a quota inferiore a -5 m al di sotto del piano di riferimento. Nel caso dei locali di cui al punto è ammesso che tale piano sia a quota più bassa e comunque non inferiore a -10 m dal piano di riferimento... una parete almeno pari al 15% del perimetro..confina con spazio scoperto.. b) Almeno una parete, di lunghezza non inferiore al 15% del perimetro, deve essere confinante con spazio scoperto o strada pubblica o privata scoperta o nel caso di locali interrati, con intercapedine ad uso esclusivo, di sezione orizzontale netta non inferiore a quella richiesta per l aerazione e larga non meno di 0,6 m ed attestata superiormente su spazio scoperto o strada scoperta. 52

53 4.1.2 Apertura di aerazione Aperture permanenti! I locali devono essere dotati di una o più aperture permanenti di aerazione realizzate su pareti esterne di cui al punto 4.1.1, b); Ok per griglie e protezioni..ma è consentita la protezione delle aperture di aerazione con grigliati metallici, reti e/o alette antipioggia a condizione che non venga ridotta la superficie netta di aerazione. Le aperture di aerazione devono essere realizzate e collocate in modo da evitare la formazione di sacche di gas, indipendentemente dalla conformazione della copertura. Nel caso di coperture piane tali aperture devono essere realizzate nella parte più alta della parete di cui al punto 4.1.1, b). Ai fini della realizzazione delle aperture di aerazione, la copertura è considerata parete esterna qualora confinante con spazio scoperto e di superficie non inferiore al 50% della superficie in pianta del locale, nel caso dei locali di cui al punto 4.2 e al 20% negli altri casi. 53

54 ..il calcolo delle superfici libere minime Le superfici libere minime, in funzione della portata termica complessiva non devono essere inferiori a («Q» esprime la portata termica, in kw ed «S» la superficie, in cm2): a) locali fuori terra: S >= Q x 10; b) locali seminterrati ed interrati, fino a quota -5 m dal piano di riferimento: S >= Q x 15; c) locali interrati, a quota compresa tra -5 m e -10 m al di sotto del piano di riferimento, (consentiti solo per i locali di cui al punto 4.2.): S >= Q x 20 (con un minimo di cm2). Alle serre non si applicano tali valori. In ogni caso ciascuna apertura non deve avere superficie netta inferiore a 100 cm2. 54

55 4.1.3 Disposizione degli apparecchi all interno dei locali la filosofia.. Le distanze tra un qualsiasi punto esterno degli apparecchi e le pareti verticali e orizzontali del locale, nonché le distanze fra gli apparecchi installati nello stesso locale devono permettere l accessibilità agli organi di regolazione, sicurezza e controllo nonché la manutenzione ordinaria. 55

56 4. 2 Locali di installazione di apparecchi per la climatizzazione di edifici ed ambienti, per la produzione centralizzata di acqua calda, vapore e/o acqua surriscaldata I locali devono essere destinati esclusivamente agli impianti termici Ubicazione..MAX ATTENZIONE PER I LOCALI PUBBLICI!!! I locali non devono risultare sottostanti o contigui a locali di pubblico spettacolo, ad ambienti soggetti ad affollamento superiore a 0,4 persone/ m 2 o ai relativi sistemi di vie di uscita... PERO E AMMESSO SE Tale sottostanza o contiguità è tuttavia ammessa purché la parete confinante con spazio scoperto, strada pubblica o privata scoperta, o nel caso di locali interrati con intercapedine ad uso esclusivo, attestata superiormente su spazio scoperto o strada scoperta, si estenda per una lunghezza non inferiore al 20% del perimetro e la pressione di esercizio non superi i 0,04 bar. 56

57 4.2.2 Caratteristiche costruttive I locali posti all interno di fabbricati destinati anche ad altri usi devono costituire compartimento antincendio. Le strutture portanti devono possedere i requisiti di resistenza al fuoco non inferiore a R 120, quelle di separazione da altri ambienti non inferiore a REI 120. Le strutture devono essere realizzate con materiale di classe 0 di reazione al fuoco. Nel caso di apparecchi di portata termica complessiva inferiore a 116 kw è ammesso che tali caratteristiche siano ridotte a R60 e REI 60. Ferme restando le limitazioni di cui al punto 4.2.4, l altezza del locale di installazione deve rispettare le seguenti misure minime, in funzione della portata termica complessiva: - non superiore a 116 kw: 2.00 m; - superiore a 116 kw e sino a 350 Kw: 2.30 m; - superiore a 350 kw e sino a 580 kw: 2,60 m; - superiore a 580 kw: 2.90 m. 57

58 4.2.4 Disposizione degli impianti all interno dei locali Lungo il perimetro dell apparecchio è consentito il passaggio dei canali da fumo e delle condotte aerotermiche, delle tubazioni dell acqua, gas, vapore e dei cavi elettrici a servizio dell apparecchio. È consentita l installazione a parete di apparecchi previsti per tale tipo di installazione. È consentito che più apparecchi termici a pavimento o a parete, previsti per il particolare tipo di installazione, siano posti tra loro in adiacenza o sovrapposti, a condizione che tutti i dispositivi di sicurezza e di controllo siano facilmente raggiungibili. Il posizionamento dei vari componenti degli impianti deve essere tale da evitare il rischio di formazione di sacche di gas in misura pericolosa 58

59 4.2.5 Accesso L accesso può avvenire dall esterno da: - spazio scoperto; - strada pubblica o privata scoperta; - porticati-intercapedine antincendio di larghezza non inferiore a 0,9 m; oppure dall interno tramite disimpegno, realizzato in modo da evitare la formazione di sacche di gas, ed avente le seguenti caratteristiche: a) impianti di portata termica P<116 kw: resistenza al fuoco della struttura REI 30 e con porte REI 30; b) impianti di portata termica P>116 kw: - superficie netta minima di 2 m 2 ; - resistenza al fuoco della struttura REI 60 e con porte REI 60; - aerazione a mezzo di aperture di superficie complessiva non inferiore a 0,5 m 2 realizzate su parete attestata su spazio scoperto, strada pubblica o privata scoperta, intercapedine. Nel caso di alimentazione con gas a densità non superiore a 0,8, è consentito l utilizzo di un camino di sezione non inferiore a 0,1 m 2. 59

60 ..PER I LOCALI DI PUBBLICO SPETTACOLO Nel caso di locali ubicati all interno del volume di fabbricati destinati, anche parzialmente a pubblico spettacolo, caserme, attività comprese nei punti 51, 75, 84, 85, 86, 87, 89, 90, 92 e 94 (per altezza antincendio oltre 54 m), dell allegato al DM 16 febbraio 1982 o soggetti ad affollamento superiore a 0,4 persone per m 2, l accesso deve avvenire direttamente dall esterno o da intercapedine antincendio di larghezza non inferiore a 0,9 m. 60

61 Porte Le porte dei locali e dei disimpegni devono: - essere apribili verso l esterno e munite di congegno di autochiusura, di altezza minima di 2 m e larghezza minima di 0,6 m. Per impianti con portata termica complessiva inferiore a 116 kw il senso di apertura delle porte non è vincolato - possedere caratteristiche di resistenza al fuoco non inferiori a REI 60 o REI 30, per impianti di portata termica rispettivamente superiore o non a 116 kw. Alle porte di accesso diretto da spazio scoperto, strada pubblica o privata, scoperta, o da intercapedine antincendio non è richiesto tale requisito, purché siano in materiale di classe 0 di reazione al fuoco. 61

62 4.2.6 Limitazioni per l installazione a quota inferiore a -5 m e sino a -10 m al di sotto del piano di riferimento a) Le aperture di aerazione e l accesso devono essere ricavate su una o più intercapedini antincendio, attestate su spazio scoperto, non comunicanti con alcun locale e ad esclusivo uso del locale destinato agli apparecchi. b) All esterno del locale ed in prossimità di questo deve essere installata, sulla tubazione di adduzione del gas, una valvola automatica del tipo normalmente chiuso asservita al funzionamento del bruciatore e al dispositivo di controllo della tenuta del tratto di impianto interno tra la valvola stessa e il bruciatore. c) La pressione di esercizio non deve essere superiore a 0,04 bar. 62

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