Archeologia Preistorica Le più antiche presenze umane in Italia

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1 Archeologia Preistorica Le più antiche presenze umane in Italia Programma (scaricabile dal sito - Manuale: A.Palma di Cesnola, Il Paleolitico inferiore e medio in Italia, Firenze 2001 (la parte I pp in PDF - Marra F, Ceruleo P, Pandolfi L, Petronio C, Rolfo MF, Salari L (2017) The Aggradational Successions of the Aniene River Valley in Rome: Age Constraints to Early Neanderthal Presence in Europe. PLoS ONE 12(1) (in formato PDF) - Assegnazione di uno o più articoli scientifici in inglese personalizzati da portare all esame. orario Dal 14 al 28 marzo orario martedì e venerdì ore aula 6 Frequenza obbligatoria

2 Geologia cronologia climatologia - paleontologia

3 Paleolitico inferiore Paleolitico superiore Paleolitico medio

4 I quattro elementi essenziali della ricerca

5 Creazione degli strumenti

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8 La Rift Valley

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11 La gola di Olduvai

12 Lucy

13 Paranthropus boisei Australopithecus africanus Bambino di Taung

14 Australopithecus sediba 1,9 MA

15 Australopithecus Sediba

16 Homo Naledi - SA Ha una morfologia cranica unica, assai vicina al genere Homo (habilis, erectus, rudolfensis), così come gli arti inferiori mentre il resto del postcraniale è più arcaico.

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18 1 6 Olduvaiano antico sito HWK East Olduvai

19 Olduvai Bed 1 Sito DK

20 Olduvai Bed I Sito DK Olduvai Bed II Sito HWK

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24 L UOMO POTENTE CACCIATORE

25 Raymond Dart: l uomo sanguinario assassino Lavorò in Sudafrica, scopritore del giovane di Australopithecus africanus poi definito giovane di Taung (1924), decise di studiare i reperti non semplicemente solo dal punto di vista anatomico ma anche in base al suo comportamento: l uomo è l unico primate che mangia regolarmente carne, crea il fuoco, fabbrica utensili, queste attività lo distinguono dalle altre specie, dandogli unicità comportamentale.

26 Dart ipotizzò che l uomo di Taung usasse il fuoco, definendolo Australopithecus prometheus, inoltre studiando i reperti faunistici osservò come...le ossa degli animali non erano presenti nella stessa quantità in cui si trovavano nelle strutture anatomiche degli attuali animali.... Dart attribuì questa discrepanza all attività e selezione umana, l uomo aveva cacciato gli animali li aveva smembrati e riportato al campo solo alcune parti: crani, mandibole, arti inferiori, con un comportamento assai simile all uomo moderno di cacciatore spietato.

27 Critiche a Dart Negli anni 50 una serie di articoli di A.R.Huges misero in discussione le idee di Dart, ipotizzavano che l australopithecus lungi dall essere un grande cacciatore era più che altro una preda di iene, gli archeologi si rivolsero allora allo studio dei resti ossei delle iene. L idea era nuova: osservare e studiare i comportamenti dei predatori animali per chiarire i dati archeologici, in altre parole si incominciarono a domandare quali fossero i processi di formazione di un deposito archeologico attuale.

28 L alternativa di Leakey Nel 1959 Mary Leakey moglie di Louis Leakey rinvenne ad Olduvai Gorge un frammento di mandibola umana, era l Australopithecus robustus. A differenza dei reperti di Dart possedeva una mascella assai robusta e dentizione che faceva ipotizzare una dieta essenzialmente vegetale con sporadiche integrazioni carnee, inoltre i suoi resti erano in stretta associazione con strumenti litici ben definiti. La ripresa degli scavi ad Olduvai fece emergere un quadro ben più complesso con numerosa fauna di medie-grandi dimensioni (antilopi, okapi, proboscidati), mentre non fu trovata alcuna traccia di fuoco nelle vicinanze.

29 C.K.Brain Alla metà degli anni 60 cerca di inquadrare meglio lo studio dei depositi sudafricani di Dart, si soffermò specialmente sui processi di formazione dei depositi stessi, osservando come l ambiente di savana ipotizzato da Dart fosse in realtà molto più arborato a causa della conformazione geologica calcarea del suolo, che permetteva la crescita di alberi di grandi dimensioni. A questa osservazione collega la presenza del predatore che predilige per eccellenza gli alberi: il leopardo.

30 Studiando il comportamento dei leopardi notò come consumino le prede sui rami facendo cadere al suolo arti e mandibole, osservò che le fratture dei crani rinvenuti da Dart non erano opera dell australopiteco bensì frutto dell attività predatoria dei leopardi che serrano nelle fauci il cranio della preda. In seguito allargò le ricerche anche all attività della iena osservando come anche loro potessero essere corresponsabili della formazione del record faunistico di molti siti

31 Per Brain la presenza di resti di ominidi e delle loro attività non è giustificabile da sola, le associazioni si devono riferire agli aspetti dinamici dell ecosistema, più che al comportamento specifico di una sola specie. Il lavoro di Brain sul processo di formazione sviluppò metodi deduttivi per la ricerca delle caratteristiche che forniscono una diagnosi di un deposito e la precisa attribuzione delle sue componenti a fattori e processi che sono responsabili della loro presenza. Il quadro che ne esce è di un comportamento degli ominidi completamente differente da quello fino ad allora ipotizzato, assai più schivo e defilato.

32 Queste osservazioni fecero propendere Brain per una conclusione sulla formazione dei depositi pleistocenici: il ritrovamento differenziato delle ossa di ungulati è il riflesso della loro diversa resistenza al rosicchiamento di animali o al loro spostamento causato dalle acque più che il risultato delle attività venatorie degli australopiteci. Lupi, iene e grandi felini hanno comportamenti simili: producono accumuli di ossa analoghe anche in ambienti del tutto differenti. Non variano tanto i tipi di ossa frutto dell attività predatoria quanto le quantità presenti.

33 Per Brain leopardi e altri predatori sono stati un fattore importante per la formazione dei depositi pleistocenici, l Australopithecus non era necessariamente vissuto nei luoghi dove si rinvenivano le ossa ma faceva parte del record della fauna cacciata, li dove sono stati ritrovati i reperti umani non erano siti dove viveva ma ripari e trappole naturali. Formazione del deposito del sito di Swartkrans

34 Considerazioni sul Pleistocene Il confronto dei record faunistici da Olduvai hanno fornito dati interessanti: non tutte le ossa presenti sono attribuibili all attività di animali predatori, rimane una certa quantità di ossa mandibole e frammenti di cranio nelle aree marginali, e una notevole quantità di ossa spezzate di arti inferiori associati a strumenti litici, l uomo era piuttosto un ripulitore di midollo dalle carcasse abbandonate dai grandi predatori. L uomo lungi dall essere stato un potente cacciatore è stato il più marginale dei ripulitori con attività di scavenging (carognaggio).

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36 Lo studioso L. Binford notò inoltre che nei livelli superiori dei siti di Olduvai cambiavano anche gli strumenti, nei più antichi grossi ciottoli per spezzare le ossa, nei più recenti strumenti più piccoli e schegge il cui utilizzo era differente, l uomo non è più soltanto utilizzatore di midollo ma entra in competizione con altri animali spazzini per spolpare la carne dalle carcasse degli animali.

37 lo spazio utilizzato: vita e morte vicino alle sorgenti Esistono differenti interpretazioni circa la definizione degli spazi utilizzati dagli ominini, lo studio dei resti provenienti dai siti dell Africa orientale ha fatto ipotizzare agli studiosi che lì gli ominini creassero campi base dove portare il cibo e consumarlo, creando caratteristiche chiazze di resti di pasti e manufatti abbondanti, al contrario lo studio dei siti sudafricani ha fatto ritenere agli studiosi che i siti dove l uomo consumava le prede erano distinti dai luoghi dove dormiva.

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39 Lo studioso americano L. Binford ha pensato di prendere in considerazione gli aspetti dinamici del sistema: capire come funziona un luogo di caccia. Di giorno la savana è il regno incontrastato degli ungulati, che pascolano e si muovono in gruppo, all imbrunire entrano in scena i predatori: prima le iene di seguito leopardi e leoni. La notte è il periodo di caccia, l attività va scemando verso le prime luci dell alba. Dove collocare l uomo in questo panorama? 1) l uomo non possiede una vista adatta per la visione notturna 2) la struttura corporea degli ominidi era esile (40-60 kg) non adatta ad uccidere prede 3) medesime considerazioni per la difesa dai predatori, l uomo è preda piuttosto che predatore 4) attualmente le popolazioni di cacciatori non pongono mai i campi nelle immediate vicinanze dell acqua.

40 Anche le associazioni strumenti-fauna non sono direttamente correlati, non sempre strumenti litici sono serviti per manipolare tutta la fauna presente né possiamo ipotizzare quanta (a meno che non siano presenti tracce evidenti di fratturazioni intenzionali sulle ossa). Ovvero i modelli di formazione del deposito faunistico possono essere svariati: animali predatori (ognuno con le sue caratteristiche) oppure l uomo.

41 Per Binford quelli che sono considerati siti stanziali strutturati sono in realtà momenti finali di episodi effimeri di frequentazione, in cui gli ominidi al mattino ricercano il cibo (carcasse di animali), portando con sé gli strumenti litici necessari, una volta utilizzati gli attrezzi, vengono abbandonati con un comportamento che definisce noncuranted, il cibo così ottenuto viene utilizzato in loco e poi portato nei nascondigli, lungi dall idea di essere di fronte a luoghi di occupazione e campi base. Utensili ossa

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43 Holduvai I

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