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1 L OBBLIGO DI ASTENSIONE Il D.Lgs. n. 231/2007 pone ai professionisti stringenti obblighi di adeguata verifica della clientela, da svolgere alternativamente in modalità ordinaria, semplificata o rafforzata in funzione del caso di specie. I professionisti secondo tale previsione normativa ricoprono il ruolo di controllori obbligati e responsabili del rispetto delle disposizioni volte a contrastare e prevenire la commissione dei reati di riciclaggio. In tale veste, l attività svolta dal professionista ha la funzione di cancello, di bloccare l immissione nel mercato di capitali derivanti da attività criminosa, c.d. sporchi, in canali leciti attraverso i quali vengono sottoposti a ripulitura. Il professionista all atto di accettare l incarico deve, pertanto, verificare adeguatamente la clientela, identificando il cliente, l eventuale titolare effettivo nonchè acquisire informazioni circa lo scopo e la natura prevista del rapporto continuativo o della prestazione professionale. Nell ipotesi, però, in cui il professionista non sia in grado di adempiere ai doveri imposti in materia di adeguata verifica della clientela come prevista dall art. 18 (lettere a, b e c), viene previsto un preciso obbligo di astensione dal fornire la prestazione professionale. In particolare, l art. 23 prevede come in tale caso il professionista non possa instaurare alcun rapporto continuativo né eseguire operazioni o prestazioni professionali, situazione drastica che comporta non solo l impossibilità di dare avvio a un qualsiasi rapporto, ma determina anche l obbligo di porre termine alle prestazioni in corso.

2 - 2 - Una situazione delicata in cui il professionista può trovarsi nell impossibilità di instaurare un rapporto professionale è quando non sia possibile identificare il titolare effettivo. Nel caso, infatti, in cui il cliente fornisca un informazione non credibile in quanto indica come il titolare effettivo di una prestazione professionale o di un operazione sia un prestanome o un fiduciario, il professionista si trova in una situazione da valutare attentamente prima di accettare l incarico. Nel caso di catene societarie italiane, il professionista può verificare l informazione ed accertare il titolare effettivo risalendo la catena di controllo della società cliente attraverso la consultazione dei Pubblici Registri. Problematico risulta, invece, il caso di catene societarie non italiane, specie se ubicate in paesi ove viene garantito l anonimato societario, per le quali il professionista non ha alcuno strumento per accertare il titolare effettivo. Un esempio potrebbe essere l identificazione del titolare effettivo nel caso di una società italiana detenuta al 100% da una società svizzera con azioni al portatore. Il professionista non ha alcun modo di accertare il titolare effettivo della società italiana e si deve unicamente basare sulle informazioni fornite dal cliente che, però, se non sono verosimili in quanto indica come beneficiario effettivo un fiduciario elvetico con numerosi incarichi in società, non può essere considerata informazione sufficiente per aver svolto adeguatamente la verifica.

3 - 3 - Altro esempio potrebbe essere una società italiana detenuta da un castello societario a capo del quale risultano società ubicate a Panama o altre giurisdizioni ove viene garantito l anonimato societario. Anche in questo caso il professionista non può fermarsi alla mera dichiarazione del cliente se inverosimile. In entrambi le ipotesi, pertanto, il professionista non riesce a svolgere l adeguata verifica della clientela perché manca un tassello fondamentale nel capire il cliente ovvero chi beneficia in ultima istanza dell operazione o della prestazione professionale. La normativa antiriciclaggio prevede, poi, un ulteriore ipotesi di astensione ovvero quando il professionista sospetta vi sia una relazione tra l operazione o la prestazione professionale richiesta ed il riciclaggio come definito dall Art. 2 della legge Antiriciclaggio ovvero il finanziamento del terrorismo. Tale fattispecie si concretizza quando si verificano uno o più indicatori di anomalia che fanno sospettare al professionista di una operazione a forte rischio di riciclaggio. Tali indicatori di sospetto tengono in particolare conto: - del comportamento del cliente; - della modalità di esecuzione delle prestazioni professionali; - della modalità di pagamento dell operazione. Esempi possono essere quando il cliente fornisce informazioni palesemente inesatte o incomplete con l intento di occultare informazioni essenziali, quali la propria identità ovvero l identità del titolare effettivo, o anche utilizza documenti identificativi apparentemente contraffatti.

4 - 4 - Altra ipotesi potrebbe verificarsi quando il cliente, in assenza di plausibili giustificazioni, richiede lo svolgimento di prestazioni relative ad operazioni non abituali e/o non giustificate rispetto all attività esercitata, ovvero con scopo non compatibile o per importo non coerenti con il profilo economico-patrimoniale del cliente. Altro caso ancora si potrebbe verificare quando il cliente, pur detenendo un capitale sociale di importo ridotto, acquista a diverso titolo la disponibilità di beni, anche di lusso, di elevato valore, soprattutto con uso di denaro contante. In tali casi il professionista deve attentamente valutare il rischio correlato al cliente ed alla prestazione professionale fornita e se sà, sospetta o ha motivi ragionevoli per sospettare che siano in corso o che siano state compiute o tentate operazioni di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo deve astenersi dal fornire la prestazione ed inviare immediatamente all UIF una segnalazione di operazione sospetta ai sensi dell Art. 41. Si precisa, però, come al di là della segnalazione all UIF, estremamente delicato risulta il compito del professionista quando deve interrompere la prestazione professionale in corso. Al verificarsi di determinate ipotesi, infatti, il professionista non può più lavorare senza però poter spiegare al cliente tale interruzione in quanto la segnalazione dell operazione sospetta risulta coperta da segreto. In tal caso non è chiaro come deve fare il professionista ad interrompere la prestazione professionale e contemporaneamente mantenere il segreto sulla segnalazione effettuata all UIF.

5 - 5 - Di recente è stata normativamente prevista (Art. 28 commi 7 bis, ter e quater) un ulteriore ipotesi in cui il professionista deve astenersi dal fornire la prestazione professionale ovvero quando sia direttamente o indirettamente parte società fiduciarie, trust, società anonime o controllate attraverso azioni al portatore aventi sede in paradisi dell anonimato societario (paesi in cui non è difatti possibile identificare il titolare effettivo e verificarne l identità). In merito è in corso di emanazione un decreto del Mef in cui verranno stabilite le modalità applicative di tale stingente adempimento e l elenco dei paesi considerati paradisi a rischio di riciclaggio. La normativa antiriciclaggio prevede come ci possano essere due ipotesi in cui il professionista non ha l obbligo di astenersi. La prima è quando il professionista in relazione alle particolari funzioni e della natura dell attività svolta dallo stesso non possa astenersi dal fornire la prestazione richiesta dal cliente, risultando pertanto impraticabile l astensione (come per i notai). In particolare, il comma 3 prevede come nei casi in cui l astensione non sia possibile in quanto sussiste un obbligo di legge di ricevere l atto ovvero l esecuzione dell operazione per sua natura non possa essere rinviata o l astensione possa ostacolare le indagini, gli enti e le persone soggetti al presente decreto informano la UIF immediatamente dopo aver eseguito l operazione. In questi casi, il professionista può quindi proseguire nella prestazione, ma deve informare immediatamente l UIF dell esecuzione della stessa. Si sottolinea, però, la difficoltà interpretativa di tale previsione normativa nell individuare le fattispecie applicative.

6 - 6 - In particolare, la previsione che il professionista non sia obbligato ad astenersi dalla prestazione professionale quando l esecuzione dell operazione per sua natura non possa essere rinviata fa pensare ad un operazione avente ad oggetto, per esempio, merce deperibile, evidenziando sicuramente situazioni limite. Ancor più problematica risulta l ipotesi in cui l astensione possa ostacolare le indagini perché risulta impossibile da parte del professionista capire, se non è a conoscenza di procedimenti penali in corso, dello stato degli stessi, se l astensione possa o meno ostacolare le indagini se non in casi estremi, quando i soggetti coinvolti siano già noti alle cronache. In ogni caso un consiglio potrebbe essere quello di contattare l UIF e chiedere informazione su come comportarsi. Si segnala, peraltro, come il professionista in difficoltà interpretativa possa contattare l ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Milano per il tramite del servizio antiriciclaggio che risponderà, nel totale segreto d ufficio, ai quesiti posti dai colleghi. Ulteriore ipotesi in cui l obbligo di astensione non opera è quando il professionista è nella fase di esame della situazione giuridica del cliente ovvero nell espletamento di compiti di difesa o di rappresentanza in un procedimento giudiziario, compresa la consulenza relativa all eventualità di intentarlo o di evitarlo (es. contenzioso fiscale). Concludendo, l obbligo di astensione nella previsione normativa, pertanto, risulta essere la chiave di volta per il contrasto e per la prevenzione della commissione delle condotte di riciclaggio, come definite dalla legge antiriciclaggio all Art. 2.

7 - 7 - Imponendo ai professionisti di non instaurare alcun rapporto continuativo né eseguire operazioni o prestazioni professionali ovvero di porvi termine nel caso di prestazioni in corso, determina un impossibilità di dar seguito a situazioni con un elevato rischio di riciclaggio, bloccandole sul nascere, sul tentativo.

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