Buone prassi istituzionali contro l omofobia. Ferrara 15 gennaio Paola Bastianoni, Università di Ferrara
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1 Buone prassi istituzionali contro l omofobia Ferrara 15 gennaio 2013 Paola Bastianoni, Università di Ferrara
2 EDUCAZIONE ALLE DIFFERENZE Necessità di un educazione alle differenze Co-costruzione dei progetti con le associazioni LGBT Costruzione di una rete strutturata interistituzionale per la promozione e la stabilizzazione di una cultura delle differenze e di buone prassi educative
3 Educare alle differenze» L educazione alle differenze necessita di metodologie, contenuti e strumenti di lavoro, in grado di strutturare adeguati percorsi di riflessione nei contesti educativo-formativi,» per sensibilizzare e consentire l accesso ad una lettura delle nuove configurazioni familiari e genitoriali che sia in grado di riconoscere e contrastare visioni pregiudizievoli ed ideologicamente connotate sul piano dell esclusione e della patologizzazione.
4 PRESUPPOSTI I contesti educativi hanno bisogno di dotarsi di spazi di riflessione e di condivisione collettiva che consentano a coloro che devono gestire il processo educativo (genitori, educatori, insegnanti, etc.), di interiorizzare paradigmi della differenza in grado di destrutturare, in sé e negli altri (i bambini, i figli) le dimensioni sostanziali del pregiudizio, dello stigma, della discriminazione, dell esclusione dell altro.
5 Paradigmi teorici Quali paradigmi teorici è necessario fare riferimento per realizzare tale processo? Quali contenuti proporre? Quali dimensioni del pregiudizio sull omogenitorialità andare a destrutturare? Quali costrutti dovrebbero regolare l organizzazione dei contesti preposti all educazione alla differenza? Quali sono le differenze alle quali educare?
6 Come realizzare l educazione alle differenze Il valore del partire dalla riflessione sui modelli interiorizzati dai partecipanti relativi ai costrutti di famiglia e di omogenitorialità l identificazione delle eventuali criticità dei modelli stessi, riconoscendo i pregiudizi e gli stereotipi impliciti, in un ottica di destrutturazione delle dimensioni latenti di pregiudizi e stereotipi stessi Il riconoscimento di ciò che agisce ad un livello di inconsapevolezza e la possibilità di trovare un luogo pensato proprio a favorire processi di consapevolezza e condivisione
7 La costruzione del setting formativo Realizzarei le condizioni ottimali per l attivazione di dinamiche di conoscenza condivisa ; conoscenza intesa come processo interattivo, in cui la dimensione comunicativo/narrativo/conversazionale pone le condizioni per la negoziazione di significati da attribuire all esperienza interattiva, alla relazione e ai contenuti veicolati dall interazione stessa. Formazione come un setting relazionale in cui si verifica la stretta interdipendenza/interconnessione tra emozioni, cognizioni, azioni e relazioni e che può configurarsi come un imprescindibile spazio simbolico di co-costruzione di modelli culturali e di campi rappresentazionali condivisi.
8 Il processo formativo a garanzia di trasformazione L interazione in un gruppo formativo può assumere conseguentemente la funzione di promuovere processi di riconoscimento dei propri modelli culturali interiorizzati, delle proprie categorie interpretative della realtà, dei propri e comuni stereotipi e pregiudizi interiorizzati che, una volta riconosciuti e discussi consentono di perseguire un possibile cambiamento in termini di acquisizione di nuove conoscenze, di ri-definizione di vissuti, emozioni, rappresentazioni, modelli culturali legati alla differenza e alle differenze. Il Processo formativo si fa dunque fatta garante di una struttura relazionale orientata a promuovere in ciascun partecipante una personale capacità di acquisizione di paradigmi della differenza non discriminanti, intervenendo sulla dimensione emotivo-affettiva attivata dal confronto con l altro.
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