INTRODUZIONE. Provincia di Bergamo Settore Affari Generali e Politiche Sociali

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Aniella Simone
6 anni fa
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1 INTRODUZIONE L obiettivo di questa breve introduzione è quello di condividere sinteticamente alcuni appunti sul senso e la struttura del seminario, così come pensati dal Gruppo di Studio Genitori e genitorialità. Da dove ha origine la scelta del tema del seminario? riflessioni nate nel dialogo con gli educatori e gli operatori, sempre più spesso interpellati da situazioni familiari difficili e dai risvolti che esse assumono nel lavoro quotidiano nei servizi per l infanzia, nelle scuole, nel lavoro sociale, nelle comunità locali; riflessioni imposte dai dati e dalla cronaca legata al tema delle conflittualità familiari. La cronaca irrompe con fatti drammatici e sconvolgenti che aprono letture inquietanti su dinamiche di relazione tra uomo e donna. I dati dicono cose importanti rispetto ai comportamenti, alle scelte, alle tendenze, alle dimensioni e alle evoluzioni della realtà delle unioni e delle separazioni, al tema dei legàmi familiari. 1

riflessioni sollecitate dalla necessità di dipanare e svolgere il filo disegnato con il Convegno Legàmi del 2008, e di usarlo per collegare pensieri e direzioni di attenzione.

2 riflessioni sollecitate dalla necessità di dipanare e svolgere il filo disegnato con il Convegno Legàmi del 2008, e di usarlo per collegare pensieri e direzioni di attenzione. In questi quattro anni, il Gruppo Genitori e genitorialità ha sviluppato un percorso (come schematicamente rappresentato nella scheda in cartellina) punteggiato da iniziative pubbliche nelle quali abbiamo condiviso alcuni temi di lavoro. Tra questi ne riprendiamo tre, per cenni. Nel campo delle scienze sociali la resilienza è un termine mutuato dalla fisica dei metalli nella quale sta ad indicare la capacità di un materiale di assorbire gli urti senza rompersi. Chi opera in campo educativo si rende conto che ci sono persone e famiglie che non solo sono capaci di far fronte ad un trauma o ad un evento critico, ma riescono ad utilizzare la sofferenza in modo creativo, riescono, diventare umani attraverso la propria ferita. Da studi di questi ultimi anni diceva la relatrice Paola Milani emerge che 2

3 sono tre le grandi famiglie di fattori di protezione: la prima famiglia è quella delle caratteristiche del bambino (che il bambino abbia una buona rete sociale di pari), la seconda è quella delle caratteristiche dei genitoriadulti significativi (che nell'ambiente del bambino ci sia almeno un adulto significativo, capace di rapporti affettivi di sostegno; può essere un nonno, uno zio, un insegnante, un educatore, la vicina di casa), la terza è quella che riguarda le caratteristiche dell'ambiente in cui bambini e famiglie vivono (l'aiuto che i genitori ricevono rispetto all'educazione dei figli attraverso la rete formale e la rete informale di relazioni). E continuava: dobbiamo ragionare in termini di costellazioni di determinanti: se una stella maggiore si spegne (la madre muore, è depressa, il padre se ne va, una malattia isola il bambino, i genitori si separano, ecc.) restano nella costellazione altre stelle, che possono essere tutori dello sviluppo di questi bambini o almeno di un certo sviluppo, che possono aiutare il bambino narrativo a costruire significati riguardo la rappresentazione del suo trauma. 3

Ogni bambino, ogni individuo, ogni famiglia ha una storia fatta di affetti, continuità, discontinuità, legami annodati o sfilacciati, cambiamenti lenti o improvvisi, progettati o traumatici.

4 Ogni bambino, ogni individuo, ogni famiglia ha una storia fatta di affetti, continuità, discontinuità, legami annodati o sfilacciati, cambiamenti lenti o improvvisi, progettati o traumatici. Che siano frammentati, discontinui, poveri, o stabili, arricchenti, codificati, sono i LEGAMI che costituiscono la trama della storia. Come aiutare i bambini, gli adolescenti e le famiglie a narrare il filo della propria storia per potersi riconoscere? Come creare spazi di ascolto che abbiano come parole di riferimento: riconoscimento, rispetto e dignità? L ascolto (come interazione dialogica) è un fattore protettivo potente. Come diceva la psicoterapeuta Luisa Della Rosa occorre che la comunicazione che non sia indignata, stupita, troppo emotiva ma che abbia in sè la compostezza e il contenimento emotivo dell adulto. neo genitorialità (20 ottobre 2011) rappresenta infatti una fase delicata e sensibile perché è il periodo in cui si forma l identità del bambino e l identità del genitore, mamma e papà con le loro differenze, per quel bambino. La nascita di un bambino, richiede la 4

5 costruzione di nuovi equilibri nella coppia, nella famiglia, nella famiglia allargata, nel sistema relazionale di quella famiglia. La neo genitorialità è una fase delicata e sensibile, così come delicati e sensibili sono i momenti di transizione (tra continuità e discontinuità) che i bambini, i genitori, le famiglie vivono. Nel gruppo Genitori e genitorialità quindi è stata elaborata questa nuova proposta seminariale, una proposta con una chiave di lettura specifica: quella delle emozioni dei bambini di fronte alla conflittualità dei genitori e quella del compito possibile degli adulti che abitano e animano i luoghi educativi dove vivono i bambini. Altre esperienze, altri approcci e altri luoghi sono importanti, necessari, anche se oggi li lasciamo un po sullo sfondo: i luoghi della mediazione familiare, dell intervento clinico, i luoghi della tutela, sociale e giuridica E a partire da questa chiave di lettura abbiamo provato a mettere in fila alcune considerazioni, per consegnarle ai relatori e a tutti voi partecipanti: la conflittualità sta dentro la vita e le storie normali delle persone e delle famiglie ed è altro, non va confusa con la conflittualità violenta, grave, persistente, ostile la conflittualità dolorosa, quella che ferisce nell anima, può non avere quale esito la separazione e quando l esito è una separazione i vissuti e le emozioni possono essere molto diversi (ad es. se gli adulti non espongono i bambini a conflitti di lealtà, obbligandoli a fare scelte prioritarie di amore ) gli adulti/educatori nell incontro con l esperienza dei bambini, incontrano i propri conflitti dolorosi, non risolti. E, per concludere: abbiamo scelto di parlare di emozioni difficili. Il dizionario dice che l aggettivo difficile indica ciò che richiede impegno, fatica; mette alla 5

6 prova le capacità intellettive, la forza interiore delle persone. Noi, nel Gruppo, l abbiamo scelta perché è una parola sufficientemente ambigua, che permette di dire delle cose senza già scivolare nelle interpretazioni. E con questa sua ambiguità la consegniamo alla riflessione. Grazie 6

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