PIANO PROVINCIALE PER L IMMIGRAZIONE EXTRACOMUNITARIA 2010/2011 TRIENNIO REGIONALE A valere per tutto il 2010
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1 PIANO PROVINCIALE PER L IMMIGRAZIONE EXTRACOMUNITARIA 2010/2011 TRIENNIO REGIONALE A valere per tutto il 2010 PREMESSA Il Piano provinciale per l immigrazione, riferito al triennio regionale 2007/2009, vigente anche per l anno 2010, ha un periodo di validità che si estenderà fino alla fine di agosto 2012, termine ultimo per la trasmissione alla Regione Piemonte dei resoconti finali su quanto realizzato. Il Piano è stilato in conformità alle priorità individuate dalla Regione Piemonte relative all attuazione del piano Regionale integrato dell immigrazione, triennio , vigente, nelle more dell approvazione di un nuovo documento programmatico, anche per l anno I RIFERIMENTI STATISTICI FONDAMENTALI 1 All inizio del 2010 l Istat, in Italia, ha registrato 4 milioni e 235mila residenti stranieri, ma, secondo la stima del Dossier Statistico 2010 della Caritas Migrantes, includendo tutte le persone regolarmente soggiornanti seppure non ancora iscritte in anagrafe, si arriva a 4milioni e 919mila. La Lombardia accoglie un quinto dei residenti stranieri (23,2%) mentre il Piemonte con residenti si assesta all 8.9% al di sotto della media che si aggira per altre regioni intono all 11%. Le donne incidono mediamente per il 51,3% e i nuovi nati da entrambi i genitori stranieri nel corso del 2009 sono oltre (7 mila in Piemonte). Oltre un ottavo dei residenti stranieri ( ,13%) è di seconda generazione, per lo più bambini e ragazzi nei confronti dei quali l aggettivo stranieri è del tutto inappropriato, in quanto accomunati agli italiani dal luogo di nascita, di residenza, dalla lingua, dal sistema formativo e dal percorso di socializzazione. I figli degli immigrati iscritti a scuola sono e incidono per il 7,5% sulla popolazione scolastica. I dati mettono in evidenza un ritardo scolastico tre volte più elevato rispetto agli italiani, sottolineando la necessità di dispiegare più risorse per il loro inserimento nel caso giungano per ricongiungimento familiare. Gli immigrati assicurano un valido sostegno demografico all Italia. L età media è salita da 31,5 a 43,3 anni. Gli ultrasessantacinquenni sono il 2,2% tra gli stranieri e il 20,2% tra l insieme della popolazione residente. 1 Cfr. Caritas/Migrantes Immigrazione Dossier Statistico 2010 XX Rapporto sull immigrazione 1
2 L IMMIGRAZIONE NEL BIELLESE 2 Il fenomeno migratorio nel Biellese ha visto nell ultimo anno un rallentamento nel trend di crescita. L incidenza della popolazione immigrata è pari al 5,6% della popolazione complessiva, la minore tra tutte le province piemontesi segnale questo, insieme ad altri indicatori, di una scarsa attrattività del territorio. Le persone immigrate presenti nel Biellese oggi provengono da ben 108 nazioni diverse, un evidente segnale della multiculturalità e delle trasformazioni in atto nella composizione demografica. La nazionalità più rappresentata nel Biellese è quella marocchina, equilibrata per genere, seguita da quella rumena, con una prevalenza femminile, così come per la nazionalità ucraina,polacca o moldava, legate ai lavori di assistenza familiare. La distribuzione sul territorio si conferma essere disomogenea, con una concentrazione nella città capoluogo, Biella (31% del totale) e in misura minore nella Valle di Mosso, in Pianura e a Cossato. La popolazione immigrata viene spesso indicata come un elemento capace di contrastare l'invecchiamento e incidere sulle dinamiche in atto. Si tratta certamente di un contributo importante, che si concentra nelle classi di età centrale dell'età adulta. La distribuzione per fasce d età mostra una popolazione immigrata relativamente giovane, con il 68%al di sotto dei 39 anni. e la distribuzione nella cosiddetta piramide delle età, mostra una presenza immigrata relativamente importante nelle età più giovani (19% nella fascia 0-13 anni) Il valore elevato delle acquisizioni della cittadinanza italiana (3,8% sul totale della popolazione immigrata) il cui trend si conferma e si consolida rispetto agli ultimi anni, testimonia che l immigrazione nel territorio Biellese è presente da molto tempo. Questi immigrati scompaiono dalle statistiche, diventando cittadini italiani a tutti gli effetti contribuiscono, insieme alla grave crisi del lavoro del 2009 a spiegare il rallentamento del trend di crescita sopradescritto. In ambito lavorativo la crisi ha colpito certamente anche i lavoratori immigrati che, pur in presenza di un forte calo delle procedure di assunzione registrato nel 2009, si confermano presenti soprattutto negli impieghi umili, ovvero nel settore del lavoro domestico, dei servizi, dell edilizia. I numeri dei lavoratori autonomi sono in lieve aumento, ma questo dato va letto, in caso di perdita del posto di lavoro, come uno strumento utile per non perdere anche il permesso di soggiorno. Le condizioni di irregolarità o di precarietà lavorativa influiscono sulle condizioni di salute dei migranti e sulla loro possibilità di accedere a cure idonee. Da questo punto di vista, si ripresenta il problema dell utilizzo improprio dei servizi di emergenza. Questo significa un bisogno di prevenzione,di informazione e di corretto utilizzo dei servizi sanitari. 2 Cfr.L immigrazione nel Biellese:dossier di aggiornamento dell indagine RTM anni 2009/2010 Q.R.S. Biella 2
3 Il contributo alla natalità rappresenta probabilmente l aspetto più eclatante dell immigrazione. Anche nel 2009 l incidenza di nascite da parte di donne non italiane è stata del 20%, tuttavia insufficiente a contrastare il calo complessivo di nascite, calo attribuibile alla sola componente italiana. Oltre alle nuove nascite è da considerare anche la presenza nelle scuole e, più in generale, la quota di minorenni. In provincia di Biella all i minori immigrati erano pari al 9% del totale di minori residenti. Se si aggiungono i figli di coppie miste e i nati da genitori immigrati che nel frattempo sono diventati cittadini italiani, la stima è che un minorenne su 10 è di origine immigrata. La presenza nelle scuole materne, elementari, medie e superiori del Biellese è pari al 9,1% che si concentra per il 12% nelle materne e l 11% nelle scuole elementari. Ultima riflessione ma per questo non meno importante è dedicata ai giovani figli di migranti. Seconde generazioni di migranti stranieri oppure prima generazione di italiani nuova e differente? Questi giovani si trovano spesso a crescere nell ambivalenza di codici culturali che generano, soprattutto in età adolescenziale, una crisi nei ruoli generazionali, culturali ed identitari. A tale proposito si evidenzia come da una recente ricerca sugli stili di vita dei ragazzi biellesi 3 appare chiaro l atteggiamento di apertura nei confronti dei ragazzi immigrati, espresso dalla grande maggioranza del campione degli intervistati e in modo ancora più marcato dalla componente femminile, ma si delinea,comunque,una frazione non irrilevante di intervistati,quasi un quarto, che si collocano sulla posizione ambigua di chi preferisce non pronunciarsi, oppure su quella di esplicito rifiuto. Osservare come questi giovani stanno costruendo i loro modelli di identificazione, quali domande di inclusione avanzano e quali strategie utilizzano, può costituire un elemento rilevante per comprendere come e verso quali direzioni sta mutando la società contemporanea. I POSSIBILI INTERVENTI Come già citato in premessa la Delibera regionale che sancisce la vigenza del piano triennale per l immigrazione 2007/2009 anche per l anno 2010, nelle more dell approvazione di un nuovo documento programmatico, approva e conferma nel contempo le priorità sulla cui base indirizzare l attuazione del Piano regionale integrato dell Immigrazione. Tali priorità sono in linea con quanto già predisposto e realizzato dal Piano Provinciale dello scorso anno. Le azioni previste nel piano precedente e puntualmente realizzate dagli Enti e dalle Associazioni coinvolti rispondono inoltre alle esigenze evidenziate nella parte di questo documento dedicata all Immigrazione nel Biellese. 3 cfr. Uscire dal cerchio- Una ricerca sugli stili di vita dei ragazzi biellesi di Bruno Guglielminotti e Gabriele Biscaro.Fondazione Cassa di Risparmio di Biella e Provincia di Biella Assessorato alle Politiche Giovanili. 3
4 L esigenza di promuovere e sostenere attività volte all integrazione delle persone extracomunitarie risponde ad una duplice esigenza: da un lato, sostenere l integrazione e limitare il ritorno all illegalità di persone che erano già inserite nel contesto locale; dall altro, non ingenerare percorsi che potrebbero predisporre negativamente la popolazione verso la presenza immigrata a causa anche degli effetti della crisi economica occupazionale in atto. L Assessorato Provinciale alle Politiche sociali e alla famiglia intende muoversi cercando di sostenere l inclusione sociale, favorendo azioni ed interventi in ambiti definiti come la conoscenza e l accesso ai servizi, l educazione e la formazione scolastica, la mediazione familiare ed interculturale, la valorizzazione del ruolo delle donne, il coinvolgimento delle seconde generazioni, il sostegno alla genitorialità. Per tali motivi, ritenendo al contempo importante stimolare azioni concrete e sostenibili per il territorio biellese ed avendo a riferimento le priorità individuate dalla Regione Piemonte, si delineano di seguito le principali aree di intervento: Sostegno ai minori e alle famiglie Tale priorità si fonda sulla considerazione che l immigrazione biellese si qualifica sempre più come un fenomeno che coinvolge in modo crescente il gruppo familiare. Le criticità principali rilevate nell ambito familiare, in tema di salute intesa in senso globale del termine, sono legate alla minore conoscenza delle opportunità e dei servizi a disposizione, nonchè alla minore attenzione al tema della prevenzione che emerge in modo particolare per quanto riguarda la maternità. Inoltre per le donne un altro fattore di rischio per la salute risulta essere la solitudine, con un disagio psicologico accentuato in quanto rimangono spesso isolate fra di loro senza sviluppare rapporti con la comunità locale o con le reti di vicinato. La recente crisi industriale,e tessile in particolare, inoltre ha comportato anche la ridefinizione dei ruoli all interno della famiglia,con l uomo che si ritrova a casa, senza lavoro, mentre la donna trova impiego nei servizi di cura. Questo scenario ha portato per alcuni a crisi familiari. Per quanto riguarda i minori, i dati mettono in evidenza l alto numero di inserimenti nelle scuole materne elementari e medie e la presenza di un ritardo scolastico tre volte più elevato rispetto agli italiani, sottolineando la necessità di dispiegare più risorse per il loro inserimento specialmente nel caso in cui giungano per ricongiungimento familiare. Attenzione da porre anche ai giovani di seconda generazione favorendo azioni di inclusione sul territorio e nel gruppo dei pari. Si individuano quindi, quali possibili azioni per il sostegno del nucleo familiare, con particolare attenzione a donne e minori: - la diffusione di informazioni circa i diritti e le tutele riconosciuti dall ordinamento giuridico italiano in tema di istruzione, pari opportunità, ambito familiare, cura della salute nonchè in tema di accesso a opportunità formative e professionali e dei doveri connessi alla normativa italiana; - il favorire, in un ottica di prevenzione, la conoscenza dei servizi e delle opportunità a disposizione; - il sostegno alla famiglia e alla genitorialità attraverso il supporto socio - educativo - psicologico e la mediazione familiare, con attenzione ai minori più emarginati; 4
5 - la promozione di progetti mirati all incontro scuola-famiglia e a garantire l inserimento e il supporto scolastico e le attività di animazione anche in orario extra-scolastico e nel periodo estivo. A tal proposito si sottolinea l'importanza di dedicare particolare attenzione al mondo scolastico, visto il ruolo formativo ed educativo essenziale per un'efficace integrazione dello straniero fin dall'età giovanile oltre che per gli stretti contatti esistenti con le famiglie degli alunni extracomunitari. Tale intento potrà essere perseguito attraverso il sostegno di progetti promossi dalle Autonomie Scolastiche, alle quali dare particolare spazio; - il favorire occasioni di incontro tra donne straniere e native finalizzate alla socializzazione, all ascolto, allo scambio di esperienze e saperi appartenenti a culture diverse; - il realizzare progetti rivolti ai giovani di seconda generazione e progetti di peer education. Messa a sistema di interventi mirati a facilitare le pratiche di rilascio dei permessi di soggiorno L Amministrazione Provinciale, quale ente locale territoriale, non ha competenze in merito alle politiche per l immigrazione intese come misure atte a stabilire le condizioni di ingresso e di soggiorno sul territorio nazionale, materia di esclusiva competenza statale. La Provincia, come nel caso delle pratiche per il rilascio dei permessi di soggiorno, non deve pertanto sovrapporsi ai compiti che l attuale ordinamento assegna ad altre Amministrazioni pubbliche, nè deve derogare ai limiti ed alle regole imposte dalla normativa vigente in materia di immigrazione extracomunitaria. Risulta però importante valorizzare le buone prassi adottate negli anni passati per favorire una maggiore comprensione ed integrazione della persone immigrate e a questo proposito si ritiene pertanto di favorire l utilizzo della risorsa della mediazione interculturale da parte della locale Prefettura/U.T.G., quale utile supporto alle funzioni esercitate dallo Sportello Unico per l Immigrazione costituito ed attivo presso la Prefettura medesima. Valorizzazione della diffusione della lingua e della cultura italiana e delle tradizioni del territorio biellese, ai fini di una migliore integrazione sul territorio. Formazione degli operatori e utilizzo della figura del mediatore interculturale L informazione e il migliore utilizzo dei servizi da parte della cittadinanza passa anche attraverso la formazione degli operatori e la previsione di strumenti di facilitazione a favore dell utenza straniera ivi inclusa la possibilità di avvalersi della figura del mediatore culturale. Nell'ambito dell'attività di orientamento ai servizi e di facilitazione dei rapporti tra cittadini stranieri ed enti, si segnala l'esigenza di assicurare al Centro per l'impiego Provinciale la possibilità di avvalersi a sua volta di mediatori interculturali, per un miglior orientamento sulle possibilità lavorative esistenti sul territorio, quale azione specifica da inserire nel piano provinciale. 5
dal quale emerge un incremento del 4,3% rispetto al 2001 quando si contarono residenti.
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