Piano Nazionale Prevenzione Vaccinazioni

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1 Piano Nazionale Prevenzione Vaccinazioni Dalla meningite meningococcica all influenza pandemica. Come gli eventi epidemici possono cambiare il nostro lavoro, i nostri comportamenti e la nostra vita personale IANNAZZO Stefania D ERRICO Marcello M.

2 In occasione del Consiglio Direttivo del mese di luglio 1999, l ANIN (Associazione Nazionale Infermieri Neuroscienze) ha deciso di intestare a Bruna Pedali il Centro documentazione Infermieristica. Bruna oltre dd essere una nostra socia attiva per molti anni è stata la prima infermiera professionale morta per aver contratto il virus dell AIDS in servizio. Bisognerebbe sempre ricordare che la NON SICUREZZA ha un costo elevatissimo!!

3 I diritti: operatori sanitari

4 Una tutela integrata Misure ambientali Misure comportamentali Vaccinazioni

5 .In qualità di medici operanti in un ospedale universitario di Toronto, non avevamo mai pensato che le malattie infettive contagiose rappresentassero per noi un rischio personale..

6 .Il lavaggio delle mani si trasformò da un abitudine irregolare e dimentica in una necessità eseguita di frequente e in modo deliberato. Dovemmo appendere le tecniche corrette, in quanto non avevamo realizzato quanto il processo fosse intricato...non mordicchiavamo e non scambiavamo più le penne, e ne gettavamo via una alla fine di ogni turno (le BIC soppiantarono le Mont Blanc durante l epidemia)...le fedi matrimoniali creavano uno spazio dove il virus della SARS si poteva annidare e perciò dovevano sparire. Ma dove conservare l anello? Avremmo potuto infilarlo nel cinturino dell orologio, ma anche gli orologi erano vietati. Gli orologi andarono a finire nelle tasche con gli anelli assicurati saldamente..

7 Avevamo sottostimato l esaurimento che derivava dal lavorare per ore bardati con l equipaggiamento protettivo completo

8 Le vaccinazioni per gli operatori sanitari La base legislativa delle vaccinazioni negli operatori sanitari è il Decreto Legislativo 9 aprile 2008, n. 81, che all articolo 279 recita: 1. I lavoratori addetti alle attività per le quali la valutazione dei rischi ha evidenziato un rischio per la salute sono sottoposti alla sorveglianza sanitaria. 2. Il datore di lavoro, su conforme parere del medico competente, adotta misure protettive particolari per quei lavoratori per i quali, anche per motivi sanitari individuali, si richiedono misure speciali di protezione, fra le quali la messa a disposizione di vaccini efficaci per quei lavoratori che non sono già immuni all'agente biologico presente nella lavorazione, da somministrare a cura del medico competente. Il medico competente dell azienda dalla quale l operatore sanitario è dipendente è, pertanto, responsabile dell identificazione e dell esecuzione delle vaccinazioni che devono essere effettuate al personale sanitario. In altri casi (es. vaccinazione anti-influenzale) l immunizzazione attiva riveste un ruolo non soltanto di protezione del singolo operatore, ma soprattutto di garanzia nei confronti dei pazienti, ai quali l operatore potrebbe trasmettere l infezione determinando gravi danni e persino casi mortali. Partendo da tali considerazioni, a tutti gli operatori sanitari e gli studenti dei corsi di laurea e di diploma dell area sanitaria sono fortemente raccomandate le seguenti vaccinazioni

9 MPR Test mantoux Influenza VACCINAZIONI Epatite B Pertosse Varicella

10 Copertura vaccinale operatori sanitari

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16 LA NOSTRA ESPERIENZA

17 HANNO PARTECIPATO: 326 SOGGETTI 65 STUDENTI 57% DONNE: età media 22 anni (range 20-26) MALATTIA IMMUNITA DICHIARATA % MORBILLO 79.6 PAROTITE 59.7 ROSOLIA 72.8 VARICELLA 82.5 PERTOSSE 54.3 EPATITE B OPERATORI SANITARI 82% DONNE: età media 42 anni (range 24-65) 17% MEDICI 52% INFERMIERI 31% ALTRE FIGURE PROFESSIONALI

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19 810 studenti Età media 21, 2 anni (mediana: 20 ; range 18-54); 64,7 % femmine (N= 524). MALATTIA IMMUNI SUSCETTIBILI borderline EPATITE B 41,5% 57.1% (463) 1,4% MORBILLO 69.1% 21.6% 9,3% PAROTITE 80.9% 16.0% 3.1% ROSOLIA 91.1% 7.7% 1.2% PERTOSSE 51,9% 44.4% 3,7% VARICELLA 89.6% 10,4% -- POSITIVI POSITIVI MISSING MANTOUX 95.4% 2% 2,6%

20 Le vaccinazioni per gli operatori sanitari

21 Vaccinazione anti-epatite B L epatite B rappresenta l infezione per la quale il rischio professionale per l operatore sanitario è massimo, ed è quindi indispensabile che la vaccinazione sia effettuata a tutti, possibilmente prima di iniziare le attività a rischio. Sono somministrate 3 dosi di vaccino ai tempi 0, 1 e 6-12 mesi. Qualora si sia immediatamente esposti al rischio di infezione, è possibile effettuare la vaccinazione con una schedula rapida a 4 dosi (0, 1, 2, 12 mesi), che garantisce elevate probabilità di risposta protettiva già dopo le prime 3 dosi. Si rammenta inoltre la necessità di verificare l avvenuta sieroconversione (presenza di anticorpi anti- HBs) un mese dopo l esecuzione dell ultima dose (secondo quanto disposto dal D.M 20/11/2000, art.4), per avere certezza dell instaurazione della memoria immunologica. Agli studenti dei corsi dell area sanitaria e agli operatori sanitari nati dal 1980 in poi, che si presume siano stati sottoposti a vaccinazione anti-epatite B al dodicesimo anno di età, si raccomanda l esecuzione del test per verificare il livello di anti-hbs prima di iniziare le attività a rischio. Un risultato positivo testimonia la presenza della memoria immunologica e non necessita di ulteriori interventi. Al contrario, ai soggetti che risultano negativi al test si raccomanda l effettuazione di una sola dose di vaccino ed un nuovo controllo anticorpale a distanza di un mese. La positività di anti-hbs indica la presenza di memoria immunologica, la sua persistente negatività indica la necessità di completare il ciclo vaccinale con ulteriori due dosi, seguite da un nuovo controllo sierologico a distanza di un mese. Ai soggetti non rispondenti ad un ciclo vaccinale, è possibile somministrare fino a 3 ulteriori dosi (ai tempi 0, 1, 6 mesi) per tentare di conferire protezione all operatore. Recentemente è stato proposto un nuovo schema vaccinale per i non rispondenti, che prevede la somministrazione di 2 dosi simultaneamente nei due muscoli deltoidi, seguita da analoga somministrazione dopo 2 mesi, e controllo sierologico per verificare l eventuale siero-conversione (anti-hbs 10 mui/ml) a distanza di ulteriori due mesi. 21

22 ESPOSIZIONE EMATICA HBV

23 Diversi cluster di epatite B (HBV) sono stati collegati a ostetrici, ginecologi e chirurghi infetti, attraverso la trasmissione del virus ai loro pazienti durante l esecuzione di procedure invasive (Williams et al., 2004). I fattori di rischio associati alla trasmissione di HBV dagli operatori sanitari ai pazienti includono stato di sieropositività dell operatore, tipo di procedura chirurgica effettuata (isterectomia vaginale, chirurgia cardiaca, chirurgia pelvica maggiore) potenziale possibilità di incorrere in lesioni accidentali (es. punture da ago in corso di sutura) durante l esecuzione delle medesime.

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27 Tassi di sieroconversione (SC) per modalità di esposizione (SIROH, ) HCV HBV Tipo di esposizione SC/esp Tasso % I.C. 95% Esp. Percutanea 30/ Ago cavo con sangue residuo 26/ Ago cavo senza sangue 0/ Ago/tagliente solido 4/ Esp. Mucosa 2/ Esp. congiuntivale a sangue 2/ ad altri materiali biologici 0/ Esp. altre mucose a sangue 0/ ad altri materiali biologici 0/ Esp. di cute lesa a sangue 0/ Esp. Percutanea 1/ Soggetti non immuni né vaccinati (118 vaccinati post-esposizione)

28 INFLUENZA

29 Vaccinazione anti-influenzale Obiettivi: 1. salvaguardia della salute del singolo 2. proteggere i pazienti con cui l operatore può venire a contatto ed ai quali può trasmettere l infezione, 3. evitare l interruzione di servizi essenziali assistenza in caso di epidemia influenzale. di Per tale ragione è necessario che ogni azienda sanitaria promuova attivamente tutte le iniziative ritenute idonee ad incrementare l adesione alla vaccinazione da parte dei propri operatori e degli studenti dei corsi durante l annuale campagna vaccinale che si svolge nella stagione autunnale.

30 Riportata in: ospedali per acuti strutture di lungodegenza, TRASMISSIONE NOSOCOMIALE le epidemie di influenza sono più comuni nelle strutture di lungodegenza ove la trasmissione può avvenire da residente a residente, da personale sanitario a residente, da residente a personale sanitario e tra il personale sanitario. Le epidemie di influenza nelle lungodegenze possono essere causa di significativa morbosità e mortalità, con tassi di attacco del 70% e tassi di mortalità in media sopra il 10%.

31 Epidemia di influenza A/H1N1/2009 in una terapia intensiva neonatale di III livello in Grecia. Tre bambini hanno sviluppato l infezione; in due casi è stato necessario il supporto ventilatorio. L indagine epidemiologica ha identificato un operatore sanitario quale probabile sorgente di infezione. Il tasso di vaccinazione fra gli operatori sanitari era molto basso (15%). L influenza contratta in ambiente ospedaliero può risultare in un quadro clinico complicato soprattutto nel caso in cui vengano coinvolti neonati prematuri. Per prevenire le epidemia, è necessario migliorare l adesione degli operatori sanitari alla vaccinazione.

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35 EVIDENZE ECONOMICHE La vaccinazione antinfluenzale nel bambino è una scelta sanitaria vantaggiosa sotto il profilo economico e addirittura può generare risparmi, rispetto alla decisione di non vaccinare (Nichol K, Vaccine 2011). Nella popolazione generale un recentissimo studio ha dimostrato che la vaccinazione di massa della popolazione nordamericana sarebbe una scelta più vantaggiosa economicamente rispetto ad un programma di vaccinazione per target di età/gruppi di rischio, producendo un saldo positivo sia in termini di ridotta morbosità sia a livello di costi sanitari (Clements K et al. Value Health. 2011). Infine, un lavoro Italiano anche questo pubblicato nel 2011, ha mostrato che sia il vaccino standard che il vaccino con adiuvante MF59 negli ultrasessantacinquenni rappresentano una scelta economicamente vantaggiosa per il SSN Italiano, rispetto alla ipotesi di non vaccinare (Iannazzo S, J Prev Med Hyg. 2011).

36 Vaccino anti-influenzale riduce i ricoveri in terapia intensiva pediatrica Iniziata nel 2010 e terminata nel 2012, la ricerca ha coinvolto tre gruppi di piccoli pazienti tra i 6 mesi e i 17 anni. I primi due erano composti da bambini ricoverati nei reparti di terapia intensiva pediatrica che facevano parte del progetto: nel primo c erano 44 soggetti con diagnosi confermata di influenza, nel secondo 172 bambini ricoverati ma con test negativo per il virus influenzale. Il terzo gruppo era composto da 93 bambini della stessa area geografica, ma non ricoverati. Si è visto che più della metà dei bambini con influenza e circa il 70 per cento dei pazienti ricoverati con altra diagnosi aveva di base una malattia cronica che predisponeva a complicanze respiratorie. Per quanto riguarda la copertura vaccinale, è emerso che era completamente vaccinato solo il 18 per cento dei bambini con influenza e circa il 40 per cento dei bambini ricoverati con altra diagnosi. Se si considerano i bambini non ricoverati, invece, poco più della metà era completamente vaccinata. Dall analisi dei dati, quindi, il vaccino antiinfluenzale sembra ridurre del 74 per cento il rischio di ricovero in terapia intensiva pediatrica. Non sembrano, invece, esserci vantaggi per la vaccinazione non completa

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38 Vaccinazione MPR L età di incidenza di queste infezioni è progressivamente aumentata negli ultimi anni, tanto che sono sempre più frequenti le descrizioni di epidemie nosocomiali da tali agenti infettivi. La vaccinazione con MPR degli operatori sanitari suscettibili è indispensabile: per evitare danni all operatore stesso (basti rammentare la pericolosità del morbillo nell adulto e della rosolia per le donne in età fertile), per evitare la possibile trasmissione di agenti infettivi ai pazienti e di sostenere pertanto epidemie nosocomiali. Somministrazione: due dosi distanziate di almeno 4 settimane, e che, per tutte queste malattie, il ricordo di aver avuto la malattia non può essere considerato affidabile. In particolare, per la rosolia è necessario avere documentazione sierologica di immunità. La vaccinazione può essere effettuata anche in caso di suscettibilità ad una soltanto delle 3 malattie prevenute dal vaccino MPR. 38

39 MORBILLO

40 È una malattia molto contagiosa e può trasmettersi facilmente negli ambulatori medici e nei Pronto soccorsi; viene introdotta da pazienti o da operatori infetti ed è facilmente trasmessa anche attraverso il contatto con le secrezioni respiratorie. Il virus rimane nell aria per lunghi periodi (Kelly et al., 2002; Steingart et al., 1999). Dato che il morbillo è altamente trasmissibile, un solo caso in un reparto (anche uno acquisito in comunità) dovrebbe essere considerato come segnale di una potenziale epidemia. Nelle epidemie ospedaliere il virus viene introdotto da pazienti o da operatori infetti, all interno delle varie strutture sanitarie (ambulatori medici, Dipartimenti di emergenza) e la trasmissione nosocomiale può diffondere a sua volta nella comunità

41 La Figura 1 mostra l'andamento in Italia delle notifiche annuali in classe II di morbillo dal 1970 al 2009 e l'andamento delle coperture vaccinali per una dose di vaccino anti antimorbillo (M) o morbillo-parotite-rosolia (MPR) entro due anni di età, dal Come si può osservare, all'aumentare della copertura vaccinale entro i due anni di età corrisponde una diminuzione del numero di casi di morbillo Notifiche annuali di morbillo e copertura vaccinale per M-MPR nei bambini entro 2 anni di età, Italia, Fonte: ministero della Salute Figura 2. Numero di casi riportati di morbillo in Italia (fonte dati: ECDC)

42 RISCHIO MORBILLO NEL PERSONALE SANITARIO 2-13 VOLTE > POPOLAZIONE GENERALE 5% DEI CASI E CONTRATTO IN OCCASIONE DI PRATICHE SANITARIE 38% E A CARICO DEGLI OPERATORI SANITARI 25% NECESSITA DI OSPEDALIZZAZIONE (SPEC. PER COMPLICANZE POLMONARI) 29% INFERMIERI 15% MEDICI 4% STUDENTI

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44 Descrizione di un cluster di morbillo che ha coinvolto gli operatori sanitari in un ospedale universitario italiano. Sono stati identificati 4 casi di morbillo in operatori sanitari; è stata condotta un indagine epidemiologica fra gli operatori sanitari; la maggior parte ha riferito una storia pregressa di morbillo. Fra quelli sottoposti a test sierologici solo un caso è risultato IgG negativo. Si è proceduto quindi alla tempestiva sospensione dell attività lavorativa. Anche se gli elevati livelli di copertura immunitaria documentati sono rassicuranti, è necessario sensibilizzare tutti gli operatori sanitari a vaccinarsi per quelle malattie trasmissibili che possono causare notevoli problemi non solo a pazienti e personale suscettibile ma anche all organizzazione dell assistenza.

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46 Parotite

47 Osservando i dati epidemiologici sui casi di parotite in Italia dal 1996 al 2006 (figura 1) si nota che l'andamento mostra una serie di oscillazioni, con un numero massimo di quasi 65 mila casi riportati nel A partire dal 1999, anno di inizio della campagna nazionale di eradicazione del Morbillo Parotite Rosolia con vaccino trivalente MPR il trend vede un calo continuo del numero dei casi di parotite registrati, fino al minimo rappresentato dai 721 casi identificati nel 2010.

48 In questo studio vengono descritte le misure di controllo intraprese in una terapia intensiva neonatale negli USA dopo che un medico, di ritorno dall Africa, risultò affetto da parotite e altri 2 operatori sanitari, a contatto con quest ultimo, svilupparono l infezione. Il controllo dell epidemia ha previsto l allontanamento del personale infetto, l isolamento e il cohorting dei neonati esposti e l implementazione delle precauzioni droplet. Tutti gli operatori sanitari (2.904) sono stati sottoposti a test sierologici; dei 287 risultati negativi, il 70% è stato vaccinato. Nessun caso di parotite è stato riportato fra i neonati, i bambini o i pazienti adulti ricoverati durante l epidemia. E stata analizzata un ampia epidemia di parotite all interno di una popolazione studentesca universitaria con alti tassi di immunizzazione, attraverso uno studio di coorte retrospettivo fra i membri delle associazioni studentesche universitarie in Olanda. E stato utilizzato un questionario on-line in cui oltre ai fattori socio-demografici venivano indagati i possibili fattori di rischio per parotite e il verificarsi della malattia. Percentuale di risposta del 20% (989 studenti); fra quelli per cui era disponibile lo stato vaccinale (776), il 98% aveva ricevuto una dose di vaccino. Il tasso di attacco:13,2%. L aver frequentato feste studentesche, il non essere vaccinati e la convivenza con più di 15 compagni di università sono risultati fattori di rischio indipendenti per la parotite. Fra i frequentatori delle feste universitarie non sono stati identificati altri fattori di rischio specifici. Insorgenza di un caso di parotite in un bambino messicano ricoverato in un reparto pediatrico negli USA; istituzione di misure di controllo: isolamento del paziente sintomatico e di quelli potenzialmente infetti; immunizzazione dei pazienti e degli operatori sanitari suscettibili. Uno dei bambini ricoverati nello stesso reparto del caso indice e 2 operatori sanitari svilupparono la patologia. Le misure di controllo adottate si sono dimostrate solo parzialmente efficaci nell arrestare l epidemia.

49 ROSOLIA

50 Con l'aumentare della copertura vaccinale entro i due anni di età corrisponde una diminuzione del numero di casi di rosolia. In particolare con la campagna nazionale di eliminazione del Morbillo Parotite e Rosolia con vaccino MPR si è avuto un drastica diminuzione del numero dei casi.

51 Pediatria 23 casi di malattia in HCW Età: anni Nessuno era vaccinato

52 Vaccinazione anti-varicella Perché vaccinare: La presenza di fasce di suscettibilità (in questo caso ci si può affidare al ricordo di aver già avuto la malattia in passato) alla varicella tra gli adulti (età nella quale l infezione può assumere caratteri di maggiore gravità) la descrizione dell insorgenza di diverse epidemie nosocomiali La vaccinazione va effettuata in due dosi distanziate di almeno 4 settimane 52

53 varicella varicella RISCHIO PER OS: 2-15% 2-5% OPERATORI E SUSCETTIBILE

54 Si diffonde rapidamente da persona a persona tramite contatto diretto con le lesioni infette, droplet, o per trasmissione aerea (Gelber, Ratner, 2002). Epidemie nosocomiali di varicella negli ospedali e negli ambulatori medici sono state ben documentate in letteratura. Le epidemie comunitarie possono risultare in esposizioni e trasmissioni nosocomiali; il virus può facilmente essere introdotto attraverso pazienti infetti, personale e visitatori (inclusi i bambini del personale). Gli infetti possono essere contagiosi già due giorni prima dell inizio dei sintomi.

55 Sono disponibili i dati epidemiologici sui casi di varicella in Italia dal 1996 al 2006: l'andamento mostra una serie di oscillazioni all'interno di un trend fondamentalmente di crescita fino a metà degli anni Novanta. Il numero massimo di casi notificati in un anno è di oltre 126 mila, riportati nel Dopo questo picco, si è registrata una diminuzione dei casi, soprattutto dopo il 2005, quando alcune regioni italiane, in particolare Sicilia e Veneto, hanno introdotto la vaccinazione universale a tutti i nuovi nati.

56 Eclatanti sono i risultati ottenuti dall'introduzione della vaccinazione universale in alcune regioni italiane come mostra il grafico sottostante per la Regione Veneto in cui la vaccinazione per la varicella nei nuovi nati è stata introdotta nel Casi notificati e tasso di notifica (per ) di varicella nella Regione Veneto

57 In un anno di sorveglianza, cinque casi di infezione primaria con il virus VZV sono stati diagnosticati in operatori sanitari di un ospedale negli USA; tutti gli operatori sanitari coinvolti erano stati considerati immuni al programma di screening per il VZV effettuato prima dell assunzione. E stato dimostrato che il test di agglutinazione effettuato al momento dell assunzione e che aveva indicato la presenza di immunità nei confronti del VZV, aveva dato dei risultati falsi positivi. Sulla base di ulteriori indagini effettuate in un campione più numeroso di operatori sanitari e in conseguenza dei numerosi risultati falsi positivi riscontrati, il test utilizzato è stato considerato non adatto per lo screening degli operatori sanitari. 57 bambini ricoverati presso la terapia intensiva neonatale ad Hong Kong e 129 operatori sanitari sono stati esposti a virus VZV ma nessuno ha sviluppato l infezione. Le misure messe in atto per arrestare tempestivamente la trasmissione della malattia includevano: la rapida determinazione dello stato immunitario in tutti i neonati e in quegli operatori sanitari con storia clinica dubbia; il cochorting dei bambini esposti a seconda dello stato immunitario rilevato; la tempestiva somministrazione delle Ig anti VZV ai pazienti suscettibili. Poiché l identificazione degli operatori sanitari suscettibili risulta difficoltosa attenendosi unicamente alla storia clinica, si propone di effettuare uno screening e proporre la vaccinazione al personale suscettibile, in particolare in quei reparti ad elevato rischio come le neonatologie.

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59 Vaccinazione anti-tubercolare (BCG) Il DPR 465/2001 ha drasticamente limitato le indicazioni di uso di questa vaccinazione ai: 1. soli operatori sanitari ad alto rischio di esposizione a ceppi di bacilli tubercolari multi-farmacoresistenti, 2. che operino in ambienti ad alto rischio 3. e non possano, in caso di cuticonversione, essere sottoposti a terapia preventiva, perché presentano controindicazioni cliniche all uso di farmaci specifici. 59

60 TUBERCOLOSI Epidemie di TB si sono verificate in: Reparti ospedalieri Strutture ambulatoriali Strutture residenziali o carceri Tassi di cuticonversione tra il personale di assistenza: dal 13 al 50%

61 VERONA /18 PAZIENTI CON HIV CONTRASSERO LA TB 1 INFERMIERE 4 VOLONTARI

62 Nel periodo Novembre 1996 Marzo 1997, è stata rilevati 44 casi di presunta tubercolosi polmonare attiva negli operatori sanitari di un ospedale universitario in Perù. Per valutare l impatto dell epidemia e determinare i fattori di rischio per la trasmissione occupazionale del Mycobacterium tuberculosis, sono stati identificati gli operatori sanitari con TB polmonare attiva diagnosticata nel periodo gennaio 1994-gennaio 1998, è stato calcolato il tasso per anno e per reparto e condotta un indagine con il test cutaneo alla tubercolina. 36 operatori sanitari sono risultati affetti da TB polmonare attiva; il tasso di TB era significativamente più elevato negli operatori sanitari impiegati presso il laboratorio. Nell analisi multivariata, l unico fattore di rischio indipendente per l infezione TB negli operatori sanitari del laboratorio, è stato l utilizzo di aree di lavoro comuni. Revisione della letteratura riguardo prevalenza e incidenza di TB negli operatori sanitari nei diversi Paesi, raggruppati per reddito medio. La prevalenza media dell infezione TB latente negli operatori sanitari è risultata del 63% (range 33-79%) nei Paesi a reddito medio-basso e del 24% (range 4-46%) in quelli a reddito alto. L incidenza media annuale dell infezione TB attribuibile agli Operatori sanitari era del 5,8% (0-11%) nei paesi a reddito medio-basso e dell 1,1% (0,2-12%) in quelli a reddito elevato. I tassi di TB attiva negli operatori sanitari sono risultati costantemente più elevati che nella popolazione generale, in ogni nazione. Le misure di controllo sono risultate essere scarsamente efficaci nei Paesi a reddito medio-basso.

63 Vaccinazione anti-pertosse Per la protezione del neonato è consigliabile per gli operatori dei reparti ostetrici e del nido un richiamo con dtap, così come lo è per tutte le altre figure che accudiscono il neonato.

64 Pertosse

65 La pertosse è considerata generalmente una malattia dell infanzia, ma può interessare anche persone di 15 anni o adulte. La malattia negli adulti può presentarsi con forme subcliniche lievi o atipiche ed è poco riconosciuta. Si diffonde facilmente da persona a persona attraverso il contatto diretto con i droplet respiratori di persone infette. Sono state riportate epidemie multiple di pertosse nelle strutture assistenziali per acuti che hanno coinvolto sia i pazienti che lo staff. Anche le epidemie comunitarie possono coinvolgere personale ospedaliero (Bassinet et al., 2004; Spearing et al., 2002).

66 Dopo l'introduzione della vaccinazione si è osservato una diminuzione dei casi di pertosse. La pertosse comunque non è stata ancora eliminata in nessun Paese del mondo. Vaccino DTPa (Difterite-Tetano-Pertosse acellulare)

67 Obiettivo: identificare la sorgente della pertosse nosocomiale che ha interessato un neonato prematuro di 2 mesi durante il ricovero in una unità neonatale di livello intermedio. Raccolta campioni nei pazienti ed operatori sanitari con sintomi di pertosse; coltura ed identificazione B.pertussis con PCR. Test sierologici con determinazione delle IgG negli operatori sanitari con tosse dal almeno 14 gg. 4 operatori sanitari sono risultati affetti da pertosse. Il caso indice è stato identificato in un operatore sanitario di 36 anni. Le misure di controllo hanno previsto: isolamento del neonato infetto, allontanamento e trattamento degli operatori sanitari sintomatici, somministrazione di chemioprofilassi ai contatti (72 bambini e 70 operatori sanitari) e sorveglianza per la ricerca di ulteriori casi. Epidemia di pertosse nello staff chirurgico di un ospedale statunitense. Gli operatori sanitari sono stati intervistati riguardo la presenza di sintomi della pertosse e i campioni sono stati analizzati dal laboratorio analisi. I pazienti esposti ad un membro dell equipe durante il periodo infettante di 3 settimane, sono stati intervistati per telefono per determinare l entità della diffusione dell infezione. 12 operatori sanitari su 53 (23%) sono risultati affetti da pertosse clinica; 6 casi sono stati confermati dal laboratorio. Dei 146 potenzialmente esposti, nessuno ha riportato sintomi suggestivi di pertosse. Lo staff chirurgico è stato responsabile di una trasmissione dell infezione all interno dei suoi stessi membri ma non ai pazienti grazie all appropriato uso delle mascherine e delle precauzioni respiratorie che hanno limitato i contatti ravvicinati. Indagine epidemiologica avviata in seguito alla diagnosi di pertosse in un operatore sanitario di un Pronto Soccorso pediatrico in Francia. Gli operatori sanitari del PS (n=61) sono stati intervistati per stabilire l eventuale presenza di sintomi suggestivi di pertosse; inoltre sono stati effettuati i test sierologici. Sono stati identificati 10 casi di pertosse negli operatori sanitari. Per evitare la trasmissione ai pazienti e ai colleghi, tutti gli operatori sanitari con tosse sono stati trattati con terapia antibiotica e quelli con sintomatologia acuta sono stati allontanati dal lavoro per 5 giorni. La pertosse deve essere considerata una potenziale minaccia per gli operatori sanitari a contatto con i bambini. In caso di pertosse in un operatore sanitario, tutto lo staff che ha avuto contatti intensi e non protetti con quella persona deve essere sottoposto a terapia antibiotica con un macrolide per bloccare la trasmissione ai colleghi e ai piccoli pazienti. Epidemia di pertosse con trasmissione fra gli operatori sanitari in un reparto di oncologia nel Regno Unito. Un paziente è stato identificato come probabile fonte. 3 dei 4 operatori sanitari risultati positivi per la pertosse erano stati vaccinati nell infanzia; il quarto operatore sanitario coinvolto non era mai stato vaccinato. Non c è stata evidenza di diffusione della malattia fra i pazienti; mentre è stata identificata la trasmissione dell infezione nella famiglia di uno degli operatori sanitari.

68 CONCLUSIONI.Sapevamo che le nostre vite non avrebbero mai potuto essere eroiche, e credevamo che le nostre morti non sarebbero state conseguenza di una malattia presa sul lavoro. Poi la SARS ha cominciato a reclamare i nostri coetanei. La SARS ci è servita per ricordarci di un rischio occupazionale che non è mai veramente sparito: la maggior parte dei medici che hanno contratto la SARS erano normali clinici che svolgevano normali mansioni, proprio come noi.

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