UNIVERSITA DEGLI STUDI DI SALERNO

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1 UNIVERSITA DEGLI STUDI DI SALERNO Facoltà di Scienze delle Formazione Corso di Laurea Magistrale in Scienze delle Valutazione Motorio Sportiva e Tecniche di Analisi e Progettazione dello Sport per Disabili Tesi di Laurea Magistrale in Teoria, Tecnica e Didattica dello Sport per Disabili IL KARATE INTEGRATO Relatore Ch.mo Prof. Candidato Nicola La Marca Filippo Gomez Paloma Matr. 4422/ Anno accademico

2 Il vero Karate Do è questo: ciò che nella vita quotidiana allena e sviluppa la mente nello spirito di umiltà e, nei momenti critici, è totalmente devoto alla causa della giustizia. Lo scopo ultimo del Karate Do non risiede nella vittoria o nella sconfitta, ma nella perfezione del carattere dei suoi praticanti Come la superficie levigata di uno specchio riflette qualunque cosa le stia intorno senza distorsioni e una valle silenziosa riecheggia anche i rumori più deboli; allo stesso modo lo studente di Karate deve rendere vuota la mente da egoismi e debolezze La mente è un tutt'uno con cielo e terra Il ritmo circolatorio del corpo è simile al sole e alla luna La legge include durezza è morbidezza Agisci in armonia con tempo e mutamento Le tecniche si portano quando esiste un apertura La distanza "MA" richiede di avanzare e arretrare, separare e incontrare Gli occhi non perdono neppure il più piccolo cambiamento Le orecchie ascoltano in tutte le direzioni Ciò che avete imparato ascoltando le parole altrui lo dimenticherete molto rapidamente; ciò che avete imparato con tutto il vostro corpo lo ricorderete per il resto della vostra vita. GICHIN FUNAKOSHI 2

3 INDICE Introduzione 1.IL KARATE 1.1 Cenni storici La storia di Gichin Funakoshi Le basi del Karate : il Taiso e il Kihon I Kata del Karate Il Kumite Differenze nell allenamento del Kata e del Kumite Il Karate nello sviluppo psico-fisico globale LA DISABILITA 2.1 Storia della disabilità Caratteristiche peculiari del deficit Sport e disabilità IL KARATE INTEGRATO 3.1 I benefici della pratica del Karate Il Karate Integrato L allenamento, il Kata e il Kumite nel Karate Integrato Il Ruolo del Maestro nel Karate Integrato 52 Conclusioni 55 3

4 INTRODUZIONE Da qualsiasi ottica lo si guardi : biologica, medica, pedagogica, psicologica, sociologica o economica, è indiscusso che lo sport svolga un ruolo essenziale nella società d oggi. Il fattore fondamentale che lo contraddistingue da altri tipi di attività consiste, quindi, in questa sua pluridimensionalità, che va dalla normale ginnastica di tipo domestico, alla rapida camminata o corsa quotidiana fino ad arrivare all attività svolta dai campioni olimpici o dai detentori dei record mondiali. Ogni tipo di sport promuove un certo tipo di mentalità e di comportamento, incoraggiando, allo stesso tempo, l integrazione sociale integrando effetti psicoregolatori. La ricerca scientifica rivolta allo studio delle attività motorie prese in ogni singolo aspetto e disciplina, ha permesso lo sviluppo di veri e propri programmi di allenamento che, da una parte, sono utili ed efficaci allo scopo di prevenire malattie e salvaguardare il benessere fisico del soggetto, dall altra ha permesso di evidenziare l immenso beneficio che l attività sportiva crea non solo a livello fisico ma anche a livello psico-comportamentale. Lo sport può considerarsi un importante strumento educativo, promuove la piena fruibilità dei valori umani, quali la progressiva scoperta e realizzazione dell immagine di sé, la maturazione di una profonda moralità sociale di percezione e di rapporto con gli altri. Un attività motoria o un programma motorio ben definito specialmente in età evolutiva costituisce un importante fattore di crescita e di maturazione personale, specialmente quando i processi di sviluppo sono turbati, modificati o alterati da difficoltà o handicap. In quest ambito lo sport non è più un semplice mezzo di allenamento, ma diventa una risorsa essenziale per lo sviluppo senso motorio dello schema corporeo, un modo di mettersi o rimettersi in gioco nonostante limitazioni o alterazioni psicofisiche. Negli ultimi anni, si è posta l attenzione sul ruolo essenziale che le arti marziali svolgono sia in campo sportivo che in campo educativo e medico-preventivo. In genere l approccio alle arti marziali e alle discipline di combattimento nasce spesso dall insicurezza dovuta : cause fisiche o psichiche, problemi di aggressività o di personalità repressa, problemi di mancata capacità di socializzazione o sfiducia in se stessi. Da questo punto di vista la ricerca scientifica ha potuto appurare che, le arti marziali, producono miglioramenti psicosociali decisamente migliori rispetto alle altre attività fisiche. Vi sono casi in cui i risultati forniti da una terapia marziale, risultino migliori della psicoterapia stessa. Ciò è dovuto principalmente al lavoro, soddisfacente quanto estenuante, sul corpo e sulla mente. In questo trattato si porrà l attenzione su una delle arti marziali più antiche provenienti dal mondo orientale : Il Karate, noto non solo come arte marziale e da combattimento, ma specialmente negli 4

5 ultimi anni, viene impiegato come attività sportiva avente lo scopo di migliorare la condizione psico-fisica del soggetto sia normodotato che disabile. Da questo punto di vista il Karate (cosi come qualsiasi altra arte marziale), diventa un mezzo in più per migliorare l equilibrio psichico e fisico del soggetto che lo pratica. Come ogni arte marziale, il Karate è improntato verso la filosofia marziale del conoscere se stessi, i propri limiti e come superarli, nel caso delle persone disabili o affette da altri disturbi, siano essi psichici che fisici, tale arte marziale diventa non solo un attività sportiva improntata alla prevenzione e cura del deficit, ma si trasforma in una vera e propria opportunità, uno strumento con il quale il soggetto disabile può mettersi in gioco, mostrare il proprio potenziale e la sua capacità di non arrendersi proprio come un qualsiasi soggetto normodotato. Tramite il Karate il soggetto disabile può migliorare e migliorarsi, sia dal punto di vista sociale, psicologico, comportamentale e fisico. In questo trattato verrà messo in evidenza come un allenamento di Karate venga aggiornato e adeguato a quelle che sono le capacità residuali del soggetto disabile, vedremo come viene gestito un allenamento di Karate in base al tipo di disabilità e quali migliorie apporta la pratica del karate su un soggetto disabile o affetto da handicap particolari. Tale studio, pone in evidenza la storia secolare di un arte marziale conosciuta a tutto il mondo, che non viene più vista come una disciplina da combattimento, bensì come un attività sportiva accessibile a tutti, un arte marziale che permette a persone affette da handicap o limitate da deficit psico-fisici di migliorare la loro condizione tramite programmi di allenamento marziale improntati a migliorare le loro capacità residuali, cercando persino di recuperare quelle capacità compromesse dalla disabilità stessa. Si metterà in evidenza il Karate, non più visto come disciplina sportiva fatta di gare, eventi o incontri tra atleti allenati al solo scopo del successo, ma si parlerà di Karate come opportunità, come vera e propria attività sportiva dedita a migliorare la capacità psico-fisica del soggetto non solo disabile ma anche normodotato, il cui scopo è quella di mettere a confronto queste due tipologie di soggetti, i quali insieme cooperano per il miglioramento delle proprie capacità. Vedremo come si gestisce un allenamento di Karate ai fini di prevenzione e cura dei deficit psicofisici, come modificare un allenamento di karate con soggetti disabili, e come fare a gestire un allenamento con una classe mista di normodotati e disabili. Quali benefici comporta l attività marziale al soggetto disabile non solo dal punto di vista fisico, ma anche sociale e psicologico. Si tratta di uno studio, che pone le basi sul concetto di Karate visto come arte marziale da una parte, mentre dall altra si cercherà di mostrare il Karate come opportunità, un metodo che permetta al soggetto disabile di migliorarsi non solo dal punto di vista fisico, ma soprattutto dl punto di vista psichico, combattendo le sue paure, mettendosi in mostra, cercando di raggiungere livelli sempre più alti di comprensione di tecniche sempre più articolate e 5

6 complesse. Vedremo come il Karate andrà a migliorare la vita del disabile dal punto di vista sociologico, permettendogli di entrare a contatto con i soggetti normodotati, sulla base del confronto marziale, ciò li permetterà quindi di relazionarsi con altri soggetti, confrontarsi e entrare in contatti con altre persone diverse da lui ottenendo quindi una spinta in più al processo di relazione e rapporto con persone che appartengono a un mondo diverso rispetto a quello della sua famiglia. 6

7 1. IL KARATE 1.1 CENNI STORICI Secondo i dati e le testimonianze raccolte, il Karate nasce nell isola di Okinawa, una delle più grandi isole del Giappone. Si ritiene che i primi abitanti di Okinawa non provenissero soltanto dalla Cina ma anche dalle isole settentrionali del Giappone e dell Asia Meridionale. Nel periodo in cui le arti marziali cominciavano a svilupparsi, il popolo di Okinawa viveva in modo semplice, sostenuto da semplici forme di agricoltura e pesca. Tuttavia le continue invasioni militari in Giappone, costrinsero il popolo ad organizzarsi in piccoli gruppi organizzati. Si crearono i primi tre regni rivali e Okinawa si ritrovò disunita. Più tardi il più grande di questi regni iniziò ad avere delle relazioni commerciali con la Cina, in seguito quando Okinawa fu unita sotto un unico regno e nacque la prima dinastia Sho, si creò una fitta rete di vie commerciali che si estese non solo fino alla Cina ma comprese anche la Thailandia, Indocina, Filippine, Malesia e Borneo. Questa fitta rete di scambi commerciali, permise al popolo di Okinawa di scoprire nuove culture. I nobili giapponesi di quel tempo, poterono studiare e apprendere l arte e le scienze cinesi e di altri popoli, avendo modo di approfondire la cultura millenaria delle arti marziali cinesi e di altri popoli. Un evento di fondamentale rilevanza nello sviluppo del Karate, fu la caduta della dinastia Sho nel 1470, ciò creò un periodo di turbolenza politica e amministrativa del Giappone, che fini nel 1477 con l avvento di una nuova dinastia sempre nota col nome Sho. In questo periodo, il nuovo monarca Sho Shin, per affrontare i rivali, che miravano al controllo del Giappone, introdusse una norma che bandiva l uso, il trasporto e il commercio di armi da parte di chiunque senza distinzione tra nobile e contadino. Furono sequestrate tutte le armi del paese e custodite nel castello del monarca stesso. Secondo gli studiosi, fu proprio questo evento che portò la nascita del TE ossia l arte marziale della mano, in cui il corpo si allena per trasformarsi in qualsiasi arma per l autodifesa. Il Karate-do cosi come lo conosciamo oggi, è un prodotto di sintesi tra l antica arte del TE del diciottesimo secolo originaria di Okinawa, e le antiche arti cinesi provenienti dal tempio Shaolin con altri stili praticati nel sud della Cina e altri paesi come Thailandia o Corea. 7

8 L arte originaria del TE quindi risale a circa 1000 anni fa, nel periodo in cui i territori non erano ancora unificati e la coscienza di una forma di autodifesa divenne necessaria. Si tratta forma di autodifesa progenitrice della forma di difesa personale sviluppatasi tra quindicesimo e sedicesimo secolo, quando gli isolani iniziarono gli scambi commerciali e incontrarono altre forme di combattimento nel Sud dell Asia che finirono con l influenzare l arte locale del TE. Tutt ora molte tecniche di Karate appartengono ad antiche forme di combattimento, tuttavia lo stile di Okinawa è unico in quanto tutto ciò che provenisse da altre parti del mondo veniva ritrasformato e adattato ai principi di combattimento di Okinawa. Quando l imperatore Sho Rin disarmò l intera isola di Okinawa, si svilupparono diversi tipi di arti marziali. Da una parte vi erano i nobili che unendosi impararono a sviluppare il combattimento a mano nuda (TE), dall altra vi erano i contadini ed i pescatori che iniziarono a sviluppare un arte marziale che usava armi provenienti dal mondo del lavoro come falci, falcetti, bastoni per la mietitura ecc. Ben presto a Okinawa si vennero a creare tre stili differenti in 3 centri urbani vicino la capitale. Tali tre stili prendevano il nome di : Shuri Te praticata dai samurai della corte imperiale che abbracciava lo stile e la filosofia Shaolin, mentre nella vicina Shuri la gente sviluppò diversi tipo di Te, come il Naha Te fatta di tecniche morbide e taoiste che comprendevano la respirazione e il controllo del Ki, il Tomari Te che deriva da una fusione tra queste due correnti. Alla fine del diciannovesimo secolo questi stili cambiarono, l arte Shuri e Tomari si fusero andando a creare lo Shorin-Ryu (scuola del pino flessuoso). Il Naha-te si trasformo in Goju-Ryu (scuola dura e morbida). Nel 1935, infine, un comitato formato da maestri di stili diversi si riunì, al fine, di decidere un nome da dare alla loro Arte. Cosi nacque il termine Karate-Do ossia via della mano vuota o arte della difesa senza armi. Nel Karate originale il numero di tecniche è incredibilmente vasto,il repertorio di colpi, si avvale di tutte le tecniche di pugno del pugilato, più altre ancora, frutta proiezioni e strangolamenti provenienti dal judo, adopera il sistema di leve provenienti dall Aikido, non disdegna alcun tipo di percossa e trasforma ogni parte del corpo in un arma potenziale. Oggi molte scuole di Karate sia europee che internazionali, hanno perso gran parte di quel baglio di tecniche tramandate dalla cultura giapponese. Molti maestri spinti dal desiderio della competizione, ritengono che basti la conoscenza di un paio di tecniche fondamentali per conoscere bene il Karate, tutto ciò ha causato un lento, quanto degradante percorso di commercializzazione del Karate, che lo ha 8

9 lentamente limitato di gran parte delle sue tecniche più antiche che lo hanno reso un arte marziale commercializzata. In questo modo, da una parte si è cercato di rendere il Karate meno cruento e, quindi, più accessibile in modo da favorire l adesione di un gran numero di allievi, dall altra parte questo processo di limitazione ha allontanato il Karate da quell arte originaria del passato nata come strumento di difesa assoluta, intrisa di tecniche, a volte mortali, che l hanno resa famosa in tutto il mondo. 1.2 LA STORIA DI GICHIN FUNAKOSHI Gichin Funakoshi comincia a praticare il Karate a 12 anni sotto la direzione di Anko Asato uno dei più brillanti allievi di Sokon Matsumura, per tutta la vita egli rimarrà legato agli insegnamenti del suo maestro, l allenamento si svolgeva di notte all aperto. In seguito con l inizio della sua carriera nell insegnamento scolastico, Gichin Funakoschi conosce Anko Itosu, anch egli allievo di Matsumura quindi anch egli un grande maestro, ma a differenza di Asato, Itosu si soffermava sui problemi dell educazione nel sistema scolastico ancora in via d elaborazione e su come introdurre il karate all interno di tale sistema. Cosi Funakoschi diventerà ben presto il discepolo di questi due maestri. 9

10 Nel 1921 la corte imperiale si ferma a Okinawa, e in tale occasione G. Funakoschi è incaricato di dirigere una dimostrazione di karate fatta dagli scolari. Un anno dopo tale avvenimento Funakoschi viene mandato a Kyoto a presentare il Karate nell esposizione nazionale dell educazione fisica. In seguito J. Kano, il fondatore del judo, il quale ricopre importanti funzioni al ministero dell educazione, lo invita a tenere una presentazione del karate nel suo dojo Kodokan a Tokyo. Cosi comincia la storia di Funakoshi a Tokyo il quale abbandonò famiglia e lavoro, per trasferirsi nella capitale per lavorare come maestro di karate. Nel 1935 Funakoshi scrive la sua opera più importante, intitolata Karate-do Kyohan. Il primo dojo di karate viene costruito dai suoi allievi, Funakoshi chiama questo dojo Shotokan (casa del fruscio della pineta). A sette anni dalla sua costruzione, nel 1945 il dojo Shotokan viene distrutto dai bombardamenti, al termine della guerra Funakoshi lascia Tokyo a 77 anni per raggiungere la moglie a Oita. Nel 1947 la moglie di Funakoshi muore, intanto gli studenti hanno ripreso l allenamento, cosi Funakoshi ritorna a Tokyo e fonda, nel 1949, la Japan Karate Association (J.K.A.). Tuttavia, agli inizi degli anni 50 nasceranno alcune divergenze tra studenti riguardanti i modi di praticare e insegnare Karate e anche sull organizzazione della scuola. Funakoshi muore nel 1957 all età 89 anni. Grazie alle testimonianze riportate dai suoi allievi e ai testi scritti e pubblicati da Funakoshi stesso, possiamo dire che egli fu l autore dei principi del Karate. Nel suo libro Karate - do Kyohan, introduce quelli che noi oggi conosciamo come i venti precetti del Karate stesso : Il Karate comincia e finisce con il saluto Il Karate non è mezzo di offesa o danno Il Karate è rettitudine, riconoscenza Il Karate è capire se stessi per capire poi gli altri Nel Karate lo spirito viene prima dell'azione Il Karate è lealtà e spontaneità Il Karate insegna che le avversità colpiscono quando c'è rinuncia Il Karate non si pratica solo nel dojo Il Karate è regola per tutta la vita Lo spirito del Karate deve animare tutte le azioni Il Karate va tenuto vivo con il fuoco dell'anima Il Karate non è vincere, ma l'idea di non perdere Lo spirito si adegua agli avversari Concentrazione e rilassamento devono essere usati al momento giusto Usare mani e piedi come spade Pensare che tutto il mondo può esserti nemico 10

11 Il praticante mantiene sempre la posizione di guardia; la posizione naturale è solo per i livelli elevati Il Kata è perfezione della forma: l'applicazione è un'altra cosa Come l'arco, il praticante deve usare contrazione, espansione, velocità ed analogamente in armonia, rilassamento, concentrazione, lentezza Lo spirito deve sempre tendere al livello più alto Si tratta di una serie di principi, i quali sono punti fondamentali che un Karateka deve seguire, non solo durante l allenamento ma anche durante l arco della sua vita. Una serie di punti fondamentali che ispirano e influenzano la vita dentro e fuori dal dojo e che fanno del karate una discipline marziali basate non solo sul concetto di miglioramento e allenamento del corpo ma anche dello spirito. Oggi il Karate Shotokan è una delle discipline marziali più praticate nel mondo, i sui Kata le sue tecniche di Kumite vengono tramandate da generazioni, ed è lo stile che più si avvicina al Karate originario introdotto da Matsumura. In Giappone esistono varie scuole di Karate, le più famose sono: Shito Ryu fondato da Kenwa Mabuni, tale stile è la combinazione di vari stili di karate, usa movimenti circolari e alterna tecniche dure e morbide ponendo attenzione sulla respirazione. Si tratta di uno stile estremamente veloce, ma che allo stesso tempo risulta essere artistico e potente. Goju Ryu fondato da Chojun Miyagi, si tratta di uno stile che combina insieme tecniche dure e molli, in esso vi sono presenti tecniche a mano chiusa con attacchi lineari e dritti, alternati ad altrettante tecniche a mano aperta e movimenti circolari. In esso sono presenti tecniche e metodiche che portano alla fortificazione e al condizionamento del corpo. Shotokan Ryu, fondato da Gichin Funakoshi, si tratta di uno degli stili più moderni del Giappone. Si tratta di uno stile che divide l allenamento in tre parti. Il kihon ossia le tecniche fondamentali, il Kata che sono forme e sequenze di movimenti e il Kumite ossia il combattimento vero e proprio. Le tecniche eseguite nel Kata e nel Kihon sono caratterizzate da posizioni lunghe e profonde che consentono stabilità, permettono movimenti forti e rinforzano le gambe. Le tecniche di Kumite rispecchiano tali posizioni e movimenti ma con maggiore esperienza diventano più flessibili e fluide Wado Ryu fondato da Hironori Otsuka,al contrario dagli altri stili che si sono sviluppati a Okinawa, tale stile è originario del Giappone, le caratteristiche di questo stile si basano su posizioni molto alte con una distanza di combattimento medio-corta. Tale stile pone l accento sulla mobilità, sulla velocità e soprattutto alla fluidità delle tecniche. In esso vi è uno studio 11

12 approfondito sull utilizzo di tecniche di proiezioni, leve articolari, immobilizzazioni o strangolamenti che si accompangnano all uso di tecniche di percussione derivati dal Karate originario il cui scopo fondamentale è quello di causare un trauma a zone sensibili del corpo umano per neutralizzare l avversario in modo più rapido possibile.uno stile che al classico attaccoparata-contrattacco, sostituisce un più efficace attacco-contrattacco rifiutando il contrasto e prediligendo l evasione o la schivata. Ogni tecnica del Wado Ryu pone l accento sul principio di flessibilità con l adozione del principio di circolarità dell Aikido. Il tutto basato su un attanto controllo della respirazione e della muscolatura mediante la contrazione al momento dell impatto per tornare a una rapida decontrazione Kyokushinkai fondato da Masutatsu Oyama, si tratta di uno stile a contatto pieno o Full Contact Karate, improntato su una severa disciplina e un allenamento estremamente rigoroso. Il sistema di allenamento è quello tipico dello Shotokan e del Goju Ryu, ma incorpora anche precetti di allenamento tipici della Boxe o della Kickboxe. In questo stile, quindi, si pone piena enfasi sul combattimento a contatto pieno attuato a mani nude senza protezione, il tutto si basa su una filosofia ispirata al concetto di circolo, comincia in un punto e termina in un cerchio. Ognuno di questi stili si presenta come Karate, tuttavia si differenziano tra loro su alcuni particolari rilevanti ad esempio : lo Shito Ryu utilizza un gran numero di Kata e pone l enfasi sulla potenza nell esecuzione delle tecniche, il Goju Ryu da importanza alla combinazione di parate circolari morbide seguite da forti e veloci tecniche di contrattacco,il Wado Ryu combina movimenti di base del jujitsu con tecniche di evasione dando enfasi alla fluidità e alla disciplina dell armonia spirituale, lo Shotokan è caratterizzato da potenti tecniche lineari e posizioni solide nel Kata mentre nel Kumite predilige una certa armonia, morbidezza e velocità di esecuzione in parate e contrattacco, cosi come il Kyokushinkai (Oyama era allievo di Funakoshi). Tuttavia ognuno di questi stili si basa su due pratiche fondamentali del Karate : il Kata e il Kumite. Si tratta di due pratiche, che fanno parte della stessa disciplina. Tramite il Kata l allievo impara il concetto di posizione, comincia ad apprendere ciò che sono le tecniche e le combinazioni fondamentali nel Karate, comincia a capire come attuare la respirazione e il concetto di concentrazione e contrazione del corpo, in modo da ottenere movimenti fluidi, ben saldi con tecniche potenti e veloci, morbide e fluide. Nel Kumite, invece, l allievo si avvicina al concetto di artista marziale devoto al combattimento, in questa fase si presuppone che il soggetto abbia acquisito un 12

13 bagaglio di tecniche, sia di difesa che d attacco, tale da permettergli di affrontare un combattimento contro altri allievi. Tramite il Kumite l allievo cerca di superare le sue paure, impara a misurarsi con altre persone, a capire quali sono i suoi limiti e come superarli, e avvia quel processo di autocritica che gli permette di capire quali sono i punti in cui deve migliorare. Kata e Kumite quindi sono due facce della stessa medaglia, tramite queste due pratiche l allievo si avvicina al mondo del Karate, avviando quel processo di conoscenza di una disciplina millenaria che ancora oggi, affascina molte persone. 1.3 LE BASI DEL KARATE : IL TAISO E IL KIHON La parola Kihon, potremmo tradurla in itasliano con le parole basilare o rudimenti. In effetti si tratta di un termine giapponese, divisa in due sezione, Ki il quale sta a significare fondamenta, e Hon che significa base. La parola nella sua interezza ha il significato di porre delle solide fondamenta, delle profonde radici per poter costruire qualche cosa di duraturo. Nella cultura giapponese, viene data molta importanza alla preparazione, prima di mettere mano a qualunque progetto ed è importante essere padroni delle basi di qualunque disciplina, prima di progredire in essa. Nel Karate, come in qualsiasi altra disciplina, senza la perfetta e impeccabile padronanza degli esercizi di base, non è possibile progredire e raggiungere notevoli livelli di pratica. Le basi del Karate, i primi esercizi insegnati all allievo, portano a imparare il corretto uso del proprio corpo, sia esso in movimento statico, che in quello dinamico. Sotto questo profilo, il Kihon è la forma di allenamento di base, di parata e di attacco, su cui si basa il Karate. Nella pratica del Kihon si impara a migliorare la propria rsistenza, a ottenere una maggiore rapidità nell esecuzione, aiut anche a rafforzare lo spirito combattiv e l allievo apprande come gestire le armi del proprio corpo. Agli inizi del secolo, i primi maestri di Okinawa praticavano e insegnavano pochi Kata che conoscevano alla perfezione, in effetti lo stesso Kata poteva essere ripetuto per lunghissimi periodi, prima di progredire al Kata successivo. L allenamento di Karate in quel periodo si svolgeva essenzialmente su due basi : il Taiso e il Kihon. Il primo è un tipo di allenamento strettamente associato alla preparazione atletica di chi tutt ora pratica arti marziali. Il Taiso nel Karate viene utilizzato in modo più generico per indicare un particolare tipo di ginnastica, svincolata dalla pratica maziale, tale connotazione si riferisce al fatto che, a causa dell incredibile quantità di tecniche che 13

14 comprende, il Taiso risulta una pratica estremamente variabile, in grado di adattarsi alla preparazione dell atleta agonista, cosi come alla riabilitazione muscoloarticolare. Ogni singolo movimento del Taiso non esiste se non è accompagnato dalla giusta dose di respirazione, attraverso l emissione e l immissione continua di aria, mette in moto il Ki ossia l energia vitale. Nella sua versione dolce il Taiso, si presenta come un insieme di esercizi volti a riportare e mantenere in equilibrio il livello energetico dell organismo, attraverso tecniche di auto massaggio, di allungamento del sistema muscolo-tendineo e di sblocco delle articolazioni, accompagnate da una corretta respirazione e un intenso e costante ascolto del proprio sé interiore. Nella versione forte, invece, permette al praticante di potenziare i muscolo, allungare e allo stesso tempo rafforzare i tendini, aumentare la capacità polmonare, migliorare l efficienza del sistema cardiovascolare e sviluppare la concentrazione. La pratica del Kihon, comincia subito dopo il Taiso, ogni singola tecnica fondamentale del Kihon, veniva studiata interamente nella sua essenza. Si tratta di dare origine a uno studio primario della gestualità, in modo da aiutare i praticanti ad apprendere in modo automatizzato ciò che inizialmente è razionalizzato. Strutturare un gesto tecnico, permettendone l esecuzione in modo spontaneo e naturale attraverso l apprendimento induttivo e deduttivo, è compito specifico del Kihon. Un elemento fondamentale nel Kihon è il Kime. Nella pratica del Karate, il Kime, può essere definito come la focalizzazione della massima potenza esplosiva del colpo in un punto stabilito. Lo studio e la corretta comprensione di ogni singola tecnica di Karate impressa ed eseguita nel Kihon, ad opera dell allievo, dovrà trovare un suo naturale coronamento nel Kime, conferendo ad ogni attacco e ad ogni parate la massima incisività, potenza e pulizia. Nessun praticante di Karate può aspirare a progredire verso gradi superiori della disciplina se non è in grado di applicare un buon Kime durante l esecuzione delle tecniche. Lo stesso principio si applica, a maggior ragione, nelle manifestazioni agonistiche, nelle quali uno degli elementi fondamentali di valutazione dell atleta, è proprio l esplosione del Kime nella tecnica finale. A livello agonistico, la pratica del Kihon risulta particolarmente importante al fine del perfezionamento tecnico di ogni singolo gesto. Le continue e infinite ripetizioni di combinazioni di attacco e parata, calci e pugni, non devono solo produrre un coinvolgimento emotivo, ma devono portare l atleta una consapevolezza del proprio grado di abilità, tramite la ripetizione costante delle tecniche nel Kihon, l atleta impara ad attuare una sorta di valutazione del proprio bagaglio tecnico, comincia a 14

15 capire quali movimenti deve effettuare per ottenere una tecnica perfetta, quale base migliorare affinchè il suo colpo sia impeccabile, come posizionarsi in modo da ottenere una base più salda e attuare un rapido spostamento. Tramite il Kihon l allivo, attua quella sorta di autocritica, fondamentale nell arte marziale, in quanto rappresenta il primo passo verso la perfezione dell atleta, e un passo in più verso la Via del Maestro di Karate. 1.4 I KATA NEL KARATE La parola Kata nella lingua giapponese, assumeva il significato di simbolo per enfatizzarne il contenuto spirituale, in seguito assunse un significato più semplice di forma. Un kata è un succedersi di tecniche di parate a attacco prestabilite contro più avversari immaginari e forme. Nell esecuzione dell esercizio, riveste grande importanza la qualità delle singole tecniche, delle posizioni e degli spostamenti. Ma non ci si dee fermare solo sull aspetto estetico, il kata infatti è un vero e proprio combattimento, seppur codificato, quindi deve sprimere efficacia, sia dal punto di 15

16 vista tecnico che strategico. Per i praticanti di Karate, esso esprime l essenza stessa dell arte marziale, perché racchiude in sé sia lo studio delle tecniche fondamentali, ossia i Kihon, che il ritmo e la tattica di combattimento, il kumite. Quindi tale pratica risulta importante nel Karate in quanto pratica di insegnamento e avvicinamento all apprendimento del Karate stesso. Dal punto di vista tecnico si può dire che studiare i Kata, è l equivalente di studiare il Karate nella sua completezza senza quelle limitazioni imposte dal Karate agonistico, le caratteristiche di ogni singolo stile possono essere comprese appieno soltanto dopo lo studio dei Kata propri dello stile steso. Non si deve commettere l errore di interpretare ciò che si è detto, nel senso che uno stile è completo quanto più elevato è il numero dei Kata che in esso si praticano. Ciò che conta non e il numero dei Kata presenti in uno stile, ma ciò che conta è che in tali Kata siano rappresentati gli elementi distintivi e caratterizzanti dello stile stesso. L esercizio dei Kata si pratica, infatti, in tutte le discipline di arti marziali che abbiano come scopo la ricerca della Via o del Do, si prenda, ad esempio, il judo, l aikido, il taekwondo e tanti altri. In tutte queste discipline ci si propone di fondere, attraverso la respirazione, le componenti fisica e mentale eseguendo una predeterminata sequenza di gesti per raggiungere una più elevata condizione spirituale. Ogni Kata è composto da una serie di movimenti che costituiscono la caratteristica evidente, ma presenta altri elementi che sfuggono alla comprensione più immediata, i maestri che li hanno creati hanno spesso mascherato il significato di alcuni passaggi per evitare che altri se ne impadronissero. Molti Kata infatti vennero mimetizzati sottoforma di danze innocue, specialmente nel periodo in cui vigeva la proibizione di praticare qualsiasi tipo di arte marziale. Vi sono vari punti che caratterizzano l esecuzione di un Kata nel Karate, ad esempio : ogni Kata inizia e finisce col saluto, tale inchino testimonia un mutato atteggiamento mentale dell esecutore, che da quel momento esprime tutta la sua forza interiore. Tale stato di massima concentrazione, si evidenzia soprattutto nel momento del saluto e nel Kiai ossia il grido che accompagna i momenti più importanti di un Kata. Tramite il Kiai l individuo esprime tutta la sua energia vitale, che viene manifestata in ogni singolo tratto del Kata stesso. Ogni tecnica deve essere sostenuta da un corretto uso della respirazione e della contrazione addominale che, in due particolari momenti esplodono poi col kiai. Dimenticare il grido, o eseguirlo fuori tempo, è indice di emotività incontrollata, significa che l allievo ancora non ha la massima padronanza delle sue emozioni, e ciò rappresenta un erro nelle arti maziali. 16

17 I kata si sviluppano su di un tracciato determinato, se spostamenti e cambi di direzione vengono eseguiti correttamente, il punto di arrivo del Kata, corrisponde perfettamente a quello di partenza. Ogni karateka deve individuare un Tukui Kata, ossia una forma preferita, scelto in funzione dell abbiettivo da raggiungere, che si tratti di gara, esame o miglioramento tecnico. Tale forma, quindi, deve cambiare nel tempo per le diverse fasi di evoluzione del praticante. Si tratta di una sequenza prestabilite di tecniche composte da gesti formalizzati e codificati che simulano un combattimento contro avversari immaginari. Una sorta di danza da combattimento basata su tecniche di braccia e di gambe accompagnate da una giusta respirazione e capacità di equilibrio mentale e fisico. Ogni Kata,quindi, è composto da una serie di combinazioni di blocchi, parate, pugni, calci effettuati con spostamenti in tutte le direzioni, i quali, vengono ripetuti e variati in modo da allenare e associare i vari i differenti gruppi muscolari del nostro corpo alle differenti tecniche, migliorando le capacità coordinative, la velocità ed il ritmo di esecuzione. Il Karate tradizionale prevede una trentina di Kata, ai quali vengono ad aggiungersi le varianti in base agli stili. Ognuno degli stili appartenenti al Karate presenta un numero svariato di Kata, ad esempio : nel Wado Ryu vi sono i Kata di base per cinture inferiori e i kata superiori praticati da cinture nere e maestri, nello Shotokan vi sono un numero imprecisato di Kata sia di base che superiori che porta a dividerli nelle sottocategorie di Kata Shorin (agili e veloci), e Shorei (potenti con posizioni stabili). Lo Shito Ryu, come lo Shotokan, presenta anch esso molti Kata ma la maggior parte sono tutti Kata superiori, mentre il Goju Ryu suddivide i Kata in quelli di base, intermedi e, infine, superiori. L importanza di tale sequenza di movimenti, è dovuta al fatto che, tali Kata sono la testimonianza pratica tramandata dai maestri che per secoli si sono susseguiti alla guida del Karate, ogni Kata è l eredità delle conoscenze acquisite da antichi maestri. Ogni Kata può essere eseguito in base a vari criteri : Omote (sequenza con una normale direzione), Ura (direzione opposta a Omote), Ko-No Omote (sequenza normale ma se il Kata avanza, si indietreggia e viceversa), Ko-ni Ura (direzione opposta a Ko-no Omote). Ma la vera essenza del Kata non consiste nei gesti in sé, ma nel modo in cui lo spirito li rende precisi, ineluttabili. Secondo il maestro Zen Deshimaru bisogna saper creare un gesto totale dove, in un istante, si ritrovi tutto il Ki (forza spirituale). Vivere 17

18 il vero spirito del gesto: il Kata, attraverso l'allenamento, deve fondersi con lo spirito. Più lo spirito sarà forte, più sarà forte il Kata." Da questo punto di vista, ogni Kata è che l esternazione codificata di un combattimento immaginario tra più avversari, dove le situazioni possono variare e di volta in volta richiederanno tecniche di attacco e difesa diverse, in risposta ai movimenti degli avversari. Non essendo creati da un unico maestro, ogni Kata proviene dall esperienza accumulata da molte generazioni, a ogni tecnica gli allievi possono dare un interpretazione personale, ogni Karateka, quindi, individua in maniera personale il significato dei gesti che compie in base all esperienza raggiunta. Pertanto non esistono delle interpretazioni sicure ogni Karateka di un certo livello interpreta il Kata alla luce della propria esperienza. Un altro aspetto fondamentale dei Kata è la loro applicazione pratica in un combattimento simulato. Nel Karate tale pratica viene chiamata Bunkai, il quale altro non è che la rappresentazione pratica del Kata fatta con due o più avversari. A ogni Kata corrisponde un Bunkai correlato il quale viene anch esso personalizzato in base all interpretazione che il maestro o l allievo fa del Kata stesso. Il termine Bunkai, è un termine giapponese utilizzato per indicare la spiegazione testuale e palese di un gesto simbolico contenuto in un esercizio formale qual è, appunto, il Kata. Ogni Bunkai, di solito, viene eseguito nel dojo con un partner o un gruppo di partner, che danno dimostrazione del significato delle tecniche eseguite in un Kata, oppure mettono in patic un attacco predefinito cui occorre rispondere con un determinato Kata. In questo modo, l allievo, comprende i vari movimenti sui quali si compone il Kata, migliorando la propria capacità tecnica, imperando a valutare i tempi di reazione e il ritmo predefinito di attacco e contrattacco, impara ad aggiustare le distanze e adattare la tecnica alle dimensioni e alle tipologie divers di avversario che si troverà ad affrontare. Nel Bunkai, si presuppone che a ogni tecnica del Kata corrisponda una precisa decodificazione in termine di difesa da un attacco, al quale segue una tecnica di contrattacco. Ogni Bunkai associato al Kata si fonda su queste combinazioni di difesa e contrattacco che permettono all allievo di capire il perche di quelle tecniche a vuoto, e come applicarle in un combattimento simulato. In pratica il bunkai rappresenta una ulteriore via di conoscenza e avvicinamento al mondo del Karate, una vera e propria forma di rappresentazione del Kata, il quale viene letto e codificato sottoforma di combattimento simulato, in modo tale da poter capire cosa si cela dietro tutto quel susseguirsi di tecniche di Kihon, e interpretare in maniera perfetta il 18

19 momento cruciale del Kata ossia l esplosione del Kime finale corrispondente alla focalizzazione della massima potenza esplosiva del colpo in un punto stabilito. Oggi il Kata e il suo Bunkai, vengono utilizzati non solo per eventi di grande importanza come gare nazionali o mondiali, ma ogni Kata viene studiato, applicato e memorizzato dall allievo, in modo tale da poter comprendere il livello di maturità marziale raggiunto. Ogni Karateka sa, che esistono delle gerarchie nel Karate, tali gerarchie vengono impresse nel colore della cintura che il Karateka possiede. A ogni cintura corrisponde un certo livello di maturazione. Ogni anno, o quando il Maestro stesso lo ritiene opportuno, l allievo viene chiamato a svolgere una prova. Si tratta di un vero e proprio esame in cui l allievo mostra, al proprio maestro, ai compagni o a una commissione d esame composta da maestri di un certo grado, il proprio livello raggiunto. Si tratta di un esame che prevede l esecuzione del Kata standard, necessario per raggiungere il prossimo livello, il Kihon ossia l esecuzione di una serie di tecniche di difesa e attacco richieste dal maestro o dalla commissione stessa, e infine il Kumite, ossia il combattimento, dove l allievo può mostrare quale livello, di maturazione marziale, ha raggiunto. A ogni grado o cintura corrisponde un Kata, un Kihon e un Kumite determinato, ognuno di questi Kata varia di tecniche e soprattutto di difficoltà nell esecuzione man mano che l allievo avanza di cintura. In ordine Gerarchico a ogni cintura corrisponde un Kata diverso, nel libro Ryukyu Karate Kenpo, Funakoshi afferma che i Kata possono essere di due tipi : Shorin riferito a Kata veloci e dinamici. Funakoshi stesso afferma che i primi cinque Heian, ossia i Kata utilizzati dalle cinture inferiori (bianca,gialla,arancione, verde e blu) sono Shorin e quindi utilizzati dall allievo nei primi anni del suo apprendimento. 19

20 Shorei fa riferimento a Kata eseguiti con lentezza e potenza. Sono Kata che mettono in risalto quello che Funakoshi chiama Zanshi ossia condizione mentale, si tratta di una serie di tecniche apportate in mniera potente e veloce dove i piedi e la posizione del corpo rimane ben salda a terra in perfetto equilibrio con l esecuzione delle tecniche. Ninjushiho o Sochin sono un esempio di questi Kata dove si alternano colpi e spostamenti lenti ad altrettanti spostamenti veloci e potenti. Ancora oggi l esecuzione di un Kata, Shorin o Shorei, viene tramandata di dojo in dojo: lo stato di concentrazione tipico di chi si sente attaccato, il susseguirsi di tecniche di attacco e difesa, il grado di forza da utilizzare in ogni momento del Kata, il grado di velocità con cui eseguire una ecnica, la concentrazione e l espansione dei muscoli del corpo, la respirazione in sintonia con i movimenti, il significato che deve avere ogni tecnica e l immediata visualizzazione mentale dell avversario, il Kiai, ossia l urlo causato dalla contrazione della parete addominale che va a migliorare la respirazione in un momento di particolare necessità di potenza nel Kata, la corretta posizione da eseguire in ogni movimento, il rispetto delle posizioni,lo stato mentale di allerta e di guardia da tenersi fino alla fine del kata, e infine il Bunkai fatto in gruppo con altri allievi, sono tutti elementi essenziali che permettono di capire quali siano le basi del Karate stesso. Agli occhi di un karateka il Kata cerca di mostrare la vera essenza del Karate, ossia non si tratta di una semplice arte marziale bensì di un insieme di tecniche combinate che ci sono state tramandate in eredità dai più grandi maestri del passato. 1.5 IL KUMITE 20

21 Come i Kata, una delle altre componenti fondamentali del Karate è il Kumite, e consiste nell allenamento con un avversario. Infatti mentre le tecniche di Kihon, e l esecuzione del Kata avvengono singolarmente, il Kumite avviene in coppia o con più avversari. Il termine giapponese Kumite, viene tradotto con la parola Combattimento, anche se, volendo essere più specifici, tal termine è l unione di due termini : Kumi che vuol dire mettere insieme, e la sillaba Te che significa mano. Letteralmente si intende quindi l incontrarsi con le mani, ossia, nel confronto reale. Lo scopo vero del combattimento tipico della Boxe o della KickBoxe, è quello di abbattere l avversario, quello del Kumite tipico delle discipline orientaliè la crescita reciproca dei praticanti. Ogni Kumite presuppone due fasi ben distinte : l apprendimento delle tecniche dal punto di vista formale e la loro applicazione. In questo contesto, riveste particolare importanza la forma, ossia il Kata, in funzione del combattimento, in quanto sia il Kata e il Kihon racchiudono le basi del Karate stesso. La ilosofia del Karate si basa, in sostanza, sul migliorarsi reciprocamente e continuamente, in modo tale da ricercare la massima padronanza tecnica e mentale, cosi da raggiungere uno stabile equilibrio interiore, stabilità e consapevolezza. Per allenare il combattimento, nel Karate, esistono vari tipi di Kumite fondamentale : Gohon Kumite ossia il combattimento a cinque passi, e il Sanbon Kumite che conta solo tre passi. Sono le prime forme di combattimento a cui viene avvicinato l atleta, hanno lo scopo di far assimilare l aspetto pratico e formale delle tecniche, di perfezionare, calci, pugni e parate che vanno collegati agli spostamenti propri e a quelli dell avversario. La distanza e la precisione sono gli aspetti che maggiormente vengono evidenziati ed appresi in tale fase. In questa fase viene utilizzto il termine Maai, per evidenziare la distanza da mantenere nei confronti dell avversario non solo in termini spaziali, ma anche temporali. Riguarda il ritmo, un intervallo tra due fasi temporali, un movimento di avvicinamento ed allontanamento variabile ai fini dell attacco e della difesa. Tale forma di distanza, non va misurata, ma intuita tramite un buon atteggiamento mentale, con la percezione istintiva della spazialità delle tecniche, basta pensare che un errore di distanza nel combattimento caua l immediato attacco d parte dell avversario e la perdita dell inconro come conseguenza. Kihon Ippon Kumite ossia combattimento a un solo passo. Si tratta della forma più essenziale del combattimento, i due atleti posti ad una distanza corrispondente all estensione del del loro braccio, prestabiliscono l area verso il quale indirizzeranno l attacco : viso, tronco o bacino. Quindi alternativamente e senza fine, attaccano e parano. La relativa facilità strategica 21

22 e coordinativa del combattimento a un solo passo, ha lo scopo di fare emergere la massima intenzione durante l attacco e di annullare il tempo intercorrente tra la parata e il contrattacco. Jiyu Ippon Kumite, corrisponde al combattimento semilibero. Esso è lo stadio preliminare al combattimento libero. I contendenti si pongono in guardia a distanza libera, l attaccante dichiara l area su cui porterà la tecnica, il difensore esegue una parata libera e contrattacca. Questo tipo di allenamento è finalizzato allo studio dell applicazione in campo reale delle tecniche del Karate. Chi attacca deve sapere sfruttare ogni singola apertura che l avversario gli offre, utilizzando finte e spostamenti liberi, ed entrambi i praticanti devono acquisire abilità nella respirazione quanto nella distanza e nel giusto tempo di azione e reazione, parata e contrattacco. Jiyu Kumite, è il combattimento in cui sfociano le precendeti modalità di Kumite. In esso nulla è prestabilito, i due atleti si afrontano, esprimendo le priprie capacità tecniche e psicologiche. Nella maggior parte degli stili, elemento fondamentale rimane, però, il controllo, cioè la capacità di portare la tecnica con potenza e precisione a pochi millimetri dal bersaglio. Nel Kyokushinkau, e negli altri stili di karate a contatto pieno esistenti, i colpi si possono affondare, in altri è previsto un semplice tocco con il Kiai finale. Per poter praticare il combattimento libero, questi elementi dovranno essere già interiorizzati, dato che su di essi si imperniano le scelte strategiche di parata e contrattacco, attacco al momento della partenza dell avversario, attacco sul primo movimento dell avversario e infine la tecnica di anticipo e di intuizione. Ad Okinawa, anticamente, il Karate veniva allenato attraverso esercizi individuali. Lo studio del combattimento fondamentale si sviluppò dopo l introduzione del Karate in Giappone, e ilkumite apparve molto tempo dopo le pratiche del Kihon e del Kata. Nella sua variante sportiva, esso è sempre l incontro tra due avversari che utilizzano tecniche di gambe e di braccia, proiezioni, atterramenti, con colpi precisi sopra la cintura ma che non affondano ossia non infliggono un danno massimo all avversario. Si tratta di un leggero contatto o low contact. Nella sua variante sportiva secondo le regole della Fijilkam o W.k.f (world Karate Federation) il Kumite si svolge in un tempo prestabilito con la presenza di un arbitro o giudice di gara e quattro guardalinee, i quali si accertano che un colpo sia portato a segno o meno, in modo da conferire il punto o una penalità nell eventualità che il colpo sia stato affondato o abbia recato danno all avversario. Il regolamento delle gare, e i punti assegnati per la qualità delle tecniche, quali, Wazari ossia tecnica buone, e Ippon ossia tecnica eccezionale, prevede l utilizzo di 22

23 diverse penalità a seconda della gravità delle scorrettezze commesse. Recentemente il sistema di puntggio è variato, il nuovo regolamento, ora, assegna i punti in base alla parte del corpo colpita e la tecnica, vi sono tecniche da tre punti come le spazzate o calci al viso, da due punti come colpi al busto o alla schiena o da un punto come una normale percussione di braccio. Nel Kumite la perfetta conoscenza delle qualità tecniche è essenziale, e lo sono altrettanto la padronanza mentale e la convinzione di combattere utilizzando tutte le proprie risorse, come se si stesse simulando un combattimento per la vita o per la morte. Non è importante il numero di colpi, bensì la loro efficacia, e la dimostrazione della padronanza e del dominio di sé e dell avversario. Il senso della distanza, la capacità di comprendere come e quando entrare, o uscire dallo spazio del avversario, introducono nel combattimento un aspetto non sempre razionale, il presentimento dell attacco, l istinto alla parata o al contrattacco, sono tutti elementi essenziali nella pratica del Kumite. In sostanza stiamo parlando di una forma primordiale ma allo stesso tempo controllata e disciplinata di combattimento, eseguito in coppia che richiede la padronanza di varie abilità, in primis, il controllo degli attacchi in modo da mantenere l incolumità degli atleti, ciò richiede la totale padronanza delle azioni specialmente quando si porta a segno un colpo o una parata, un corretto uso della distanza e della scelta di tempo in cui colpire seguito da una buona tattica, la quale richiede organizzazione, razionalità e creatività sia in fase d attacco che in fase di difesa il tutto accompagnato da una buona dose di reattività e riflessi. Anche in questo caso il Kumite in tutte le sue forme viene utilizzato come prova d esame per la cintura, ognuna di queste forme di Kumite variano in base al grado di maturazione del Karateka, quanto più è alto il grado tanto più grande sarà il bagaglio di tecniche e movimenti che l artista marziale può utilizzare al fine di creare un Kumite adatto al suo grado raggiunto Ogni singolo giorno maestri come Funakoshi, Matsumura, Oyama e gli allievi di quest ultimi, allenavano il proprio corpo a resistere ai colpi e a colpire l avversario avvalendosi delle tecniche, dei movimenti, delle posizioni sviluppate nel Karate. Tramite il Kumite si allenava il corpo per renderlo un arma pronta ed efficace. Si tratta, però, di una pratica che non ha nulla a che vedere con le forme di combattimento brutali, il Kumite non è solo combattimento, si tratta di un metodo efficace d allenamento basato non solo sul perfezionamento dell efficacia delle tecniche, tramite il Kumite l allievo o il maestro, imparano a sviluppare una percezione tattica e personale dell ambiente esterno e interno. Ogni giorno, il Karateka prova e riprova tecniche di parate e di offesa fino a quando non diventano degli automatismi, fino a quando l esecuzione della tecnica stessa diventa fluida, 23

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