I distretti rurali in Abruzzo

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1 NUOVE DIMENSIONI DELLO SVILUPPO RURALE IN ABRUZZO Relatore: Bruno Massoli Primo Workshop Regionale Guardiagrele (CH), 16 marzo 2006

2 Cenni introduttivi Numerosi sono stati gli approcci al problema della definizione di rurale, per lo più identificabili: con l utilizzo del criterio di ampiezza demografica, con l assimilazione del rurale al mondo agricolo con il criterio basato sulla definizione di rurale come ambiente caratterizzato da forti ed evidenti segnali di ritardo nello sviluppo socio-economico.

3 Da parte OCSE ed Eurostat Verso la fine degli anni 80 Eurostat ha utilizzato un metodo gerarchico di cluster analysis applicato a 10 indicatori ritenuti idonei a classificare le regioni europee (NUTS2). Tale esperienza consentiva l identificazione di aree contigue che, tuttavia, a causa del livello di dettaglio regionale adottato, risultavano assai vaste e poco utilizzabili per l indirizzo di politiche territoriali. Infatti, per l Italia, l applicazione di tale metodo ha riprodotto sostanzialmente il dualismo, già noto, Nord- Sud.

4 Da parte OCSE ed Eurostat Nel corso degli anni 90 OCSE ed Eurostat hanno sperimentato nuove metodologie che identificano il grado di urbanizzazione privilegiando algoritmi basati prevalentemente sulla densità di popolazione per la discriminazione delle aree urbane

5 Da parte OCSE ed Eurostat Eurostat ha introdotto l algoritmo grado di urbanizzazione, attraverso il quale, basandosi sulla densità di popolazione e sulla contiguità tra aree locali (NUTS5), il territorio risulta classificato nelle seguenti tipologie: aree densamente popolate o urbane: trattasi di un insieme di aree locali, ognuna delle quali con densità di popolazione superiore ai 500 abitanti/kmq, la cui popolazione totale sia di almeno abitanti; aree intermedie : insieme contiguo di aree locali, non comprese in aree densamente popolate, ognuna delle quali con densità di popolazione superiore ai 100 abitanti/kmq, che sia adiacente ad un area densamente popolata oppure abbia una popolazione totale di almeno abitanti; aree poco popolare o rurali: insieme di aree locali non comprese in aree densamente popolate o in aree intermedie.

6 Da parte OCSE ed Eurostat Il peso dello sviluppo rurale in quello dell intero territorio hanno indotto l OCSE a realizzare un programma con l obiettivo di fornire agli Stati membri strumenti efficaci per le politiche e per i programmi di sviluppo rurale. Al riguardo sono state realizzate mappe territoriali cui riferire i dati statistici in fase di raccolta, aggregazione e presentazione. Il sistema delle aree geografiche, inoltre, è stato esteso anche ai dati sulle zone urbane, in modo da poter conoscere le relazioni di scambio tra le zone rurali e le altre zone

7 Da parte OCSE ed Eurostat Nel caso particolare dell Italia, l unità geografica di base per la raccolta dei dati presa in considerazione dall OCSE, è stata il Comune. A livello locale (NUTS5), l OCSE identifica le aree rurali come zone con una densità di popolazione sotto i 150 abitanti/kmq, mentre a livello regionale (principalmente NUTS3) sono state distinte 3 tipologie di regioni: - essenzialmente rurali, dove più del 50% della popolazione vive nelle comunità rurali; - relativamente rurali, dove tra il 15% ed il 50% della popolazione vive nelle comunità rurali; - essenzialmente urbane, dove meno del 15% della popolazione vive nelle comunità rurali.

8 Da parte OCSE ed Eurostat Un contributo (finanziato da Eurostat) alla definizione di aree rurali in Europa è stato apportato anche da K.Hay con lo sviluppo di un set di indicatori per l identificazione delle aree protette e per la costruzione di una classificazione tipologica europea delle aree rurali, attraverso un analisi statistica multivariata delle variabili e dopo aver individuato i seguenti 10 argomenti generali rilevanti nel contesto rurale: caratteristiche e variazioni demografiche; occupazione e capitale umano; stato sociale, redditi e qualità della vita; agricoltura e cambiamenti strutturali (lavoro familiare e non, pluriattività, vitalità dell agricoltura, bilancio tra piccole e grandi aziende, intensità di produzione e struttura per età delle aziende)

9 Da parte OCSE ed Eurostat (segue) multifunzionalità dell agricoltura (la diversificazione delle attività nell azienda, l applicazione di misure poste a tutela dell agro-ambiente, la tutela delle superfici a bosco, le aziende che effettuano agricoltura biologica) diversificazione economica nelle aree rurali (la crescita dei servizi, in particolare il turismo e le attività ricreative, il valore aggiunto delle attività connesse al settore primario, lo sviluppo di nuove attività, nonché l importanza del settore pubblico) innovazioni ed impresa; politiche; ambiente rurale e paesaggi; infrastrutture e decentramento.

10 Da parte Italia Una prima classificazione del territorio in aree rurali ed urbane fu predisposta dall'istat già dai primi anni 60 (Somogy, 1959 e Barberi, 1960) utilizzando 5 indicatori costruiti su 10 variabili del Censimento della popolazione Le 10 variabili in considerazione erano: popolazione attiva, popolazione attiva in agricoltura, popolazione attiva nel settore terziario, popolazione residente comunale, popolazione con almeno un titolo di studio di scuola media inferiore, popolazione di 14 anni ed oltre, popolazione residente nel centro capoluogo del comune, abitazioni fornite di acqua potabile e servizi igienici, abitazioni in complesso

11 Da parte Italia Venti anni più tardi fu condotta una nuova ricerca (Ornello Vitale, 1983) per la classificazione dei comuni, intesi come unità territoriali elementari, secondo le caratteristiche urbane o rurali ottenute dai 3 censimenti demografici 1951, 1961 e A tal fine fu adottata una definizione composita di area urbana o rurale, basata su una serie di indicatori e una classificazione multipla, adottando il metodo tipologico ideato fa Max Weber. In sintesi, lo schema teorico alla base della ricerca fu quello del continuum rurale-urbano, sganciato, pertanto, dal vincolo di una semplice alternativa dicotomica rurale-urbana, e rivolto verso un modello che tenesse conto delle graduazioni esistenti all interno di un area continua tra i due poli originari, con il risultato di prevedere 4 tipologie di comuni: rurali, semirurali, semiurbani e urbani.

12 Da parte Italia (segue) Per la tipologia di ciascun comune furono individuati 6 indicatori, utilizzando le seguenti variabili: popolazione residente complessiva del comune, popolazione attiva (intesa come forze di lavoro), popolazione attiva nel settore terziario, popolazione attiva in agricoltura, popolazione fornita almeno di titolo di studio di scuola media superiore, popolazione di oltre 21 anni in totale, popolazione nei comuni con più di 20 mila abitanti, superficie complessiva del comune espressa in kmq, abitazioni fornite di acqua potabile di acquedotto, abitazioni fornite di servizi igienici, abitazioni in complesso

13 Da parte Italia Con tecniche di analisi multivariata, una ulteriore esperienza è stata svolta dall Istat nel 1986, con la classificazione dei comuni italiani nelle 4 tipologie (rurali, semirurali, semiurbani e urbani) mediante un algoritmo di cluster analysis calcolato su 13 indicatori. Le variabili impiegate per l individuazione delle caratteristiche di urbanità-ruralità dei comuni italiani sono state le seguenti: densità (abitanti per kmq) % della popolazione attiva in condizione professionale sul totale della popolazione in età di 14 anni ed oltre, % della popolazione attiva in agricoltura sul totale della popolazione attiva in condizione professionale, % delle donne attive nei settori extra-agricoli sul totale della popolazione femminile in età di 14 anni ed oltre, percentuale delle persone in possesso di laurea o diploma sul totale della popolazione di 18 anni ed oltre,

14 Da parte Italia (segue) Le variabili impiegate per l individuazione delle caratteristiche di urbanità-ruralità dei comuni italiani sono state le seguenti: % degli occupati con luogo di lavoro situato all esterno del comune sul totale degli occupati, percentuale del totale degli addetti sulla popolazione di 14 anni ed oltre, % degli addetti del settore terziario (commercio escluso) sulla popolazione in età di 14 anni ed oltre, numero medio di componenti per famiglia, % delle abitazioni godute in proprietà sul totale delle abitazioni occupate, % delle abitazioni fornite di alcuni servizi all interno delle abitazioni (acqua potabile di acquedotto, gabinetto) sul totale delle abitazioni occupate, % delle utenze telefoniche (totale) sulla popolazione, % delle utenze telefoniche (affari) sulla popolazione.

15 Da parte Italia (segue) In pratica, ogni comune italiano, esistente alla data del censimento demografico del 1981, è stato assegnato ad una delle 4 tipologie secondo i seguenti criteri: rurali: caratterizzati dalla prevalenza assoluta o relativa dell attività agricola e da modi di vita integrati con l ambiente, con la storia e le tradizioni; semirurali: caratterizzati da una certa differenziazione nei modi di vita rispetto ai comuni rurali, ed in misura più accentuata dalle trasformazioni avvenute nella società moderna; semiurbani: caratterizzati da strutture ed organizzazioni proprie dell ambiente cittadino, conservando elementi culturali e comportamentali propri del mondo rurale; urbani: caratterizzati dall assenza dei modi di vita rurali, con sistemi di produzione basati su attività prevalentemente industriale, commerciale e di servizio.

16 Da parte Italia Nel 1994 viene proposta da parte dell Istituto Nazionale di Sociologia Rurale (INSOR) una classificazione dei comuni italiani, con una definizione di ruralità comprendente anche l incidenza delle superfici verdi (coltivate, boschive oppure in stato di abbandono) su quella complessivamente edificata. Recentemente (2000), da parte dell Istituto Nazionale di Economia Agraria (INEA), è stato sviluppato un ulteriore tentativo di definizione di aree rurali Le variabili scelte per definire lo spazio rurale sono state: la densità di popolazione (abitanti/kmq) la percentuale delle superfici delle aree protette sulla superficie totale. In base a tali variabili, un area è considerata rurale se la densità abitativa è inferiore a 100 abitanti per kmq o se il rapporto superficie delle aree protette/superficie totale è almeno il 30%.

17 Le metodologie impiegate per la classificazione dei comuni in base alle loro caratteristiche urbane e rurali possono essere sostanzialmente ricondotte a due approcci principali: 1. classificazioni mediante procedure combinate e basate su alcuni indicatori dell insediamento sul territorio e sulla contiguità territoriale tra i comuni; 2. classificazioni basate sull integrazione di indicatori di tipo tematico idonei a rappresentare la contrapposizione urbano-rurale. Trattasi per lo più di metodologie che ricorrono a tecniche di cluster analysis, di analisi discriminante o altre tecniche simili di analisi multivariata.

18 I miglioramenti e le integrazioni metodologiche Il set di indicatori Istat costruiti su variabili reperite a livello comunale dai tre censimenti (agricoltura, industria e popolazione) è stato integrato con altri di natura territoriale più specifici di tipo rurale e strutturale, oltre che produttivo. Con l ausilio dell analisi bivariata, sono stati selezionati gli indicatori che presentavano elevati coefficienti di correlazione (uguali o superiori a + o - 0,50), ottenendo sostanzialmente una matrice osservazioni/variabili di dimensioni 305 comuni x 67 indicatori.

19 L analisi statistica Varianza totale spiegata Compone nte Totale Autovalori iniziali % di varianza % cumulata Pesi dei fattori ruotati Totale % di varianza % cumulata 1 19,057 35,956 35,956 19,057 35,956 35, ,966 13,144 49,100 6,966 13,144 49, ,628 6,845 55,945 3,628 6,845 55, ,170 4,094 60,040 2,170 4,094 60, ,846 3,483 63,523 1,846 3,483 63, ,761 1,689 1,508 1,273 1,242 1,145 Altri componenti (da 12 a 67).. 3,323 3,187 2,845 2,402 2,344 2, ,846 70,033 72,879 75,280 77,624 79, ,761 1,689 1,508 1,273 1,242 1, ,323 3,187 2,845 2,402 2,344 2, ,846 70,033 72,879 75,280 77,624 79, ,000

20 L analisi statistica Dopo la riduzione nelle nuove variabili, si è proceduto alla rotazione della matrice contenente le variabili originarie con il metodo Varimax con normalizzazione di Kaiser

21 L analisi statistica L analisi dei valori più significativi, sia negativi che positivi, della matrice dei componenti ruotata ha portato alla seguente interpretazione dei nuovi fattori: Fattore 1 insediamento abitativo non agricolo Fattore 2 pluriattività familiare Fattore 3 agricoltura professionale Fattore 4 salvaguardia del territorio Fattore 5 agricoltura di sussistenza Fattore 6 attività extragricole di tipo ricreativo Fattore 7 attività economiche non agricole Fattore 8 attività extragricole di tipo industriale Fattore 9 attività extragricole di tipo artigianale Fattore 10 agricoltura marginale Fattore 11 multifunzionalità generica

22 L analisi statistica Centri dei cluster finali Descrizione Cluster Insediamento abitativo non agricolo 0,475-0,271-0,132-0,176-0,267-0,427 3,866 12,858 0,682-0,147-0,199 Pluriattività familiare 0,665 0,049-0,328-0,417-0,995-0,149 2,496-3,352 6,083-0,492-0,033 Agricoltura professionale -0,121-0,286-0,584 0,128 0,022 8,796-0,305-0,037 0,403 0,886 0,011 Salvaguardia del territorio 0,923-0,064-0,576-0,497 1,469 2,226-2,864-0,142-1,142 0,500-0,337 Agricoltura di sussistenza 0,487 0,064 0,140 0,003 0,836 2,511-1,272-0,538-0,865-3,053 0,314 Attività extragricole di tipo ricreativo Attività economiche non agricole Attività extragricole di tipo industriale Attività extragricole di tipo artigianale Agricoltura marginale Multifunzionalità generica NUMERO DI COMUNI -0,117-0,338-0,254-0,008 0,147-0, ,037 0,991-0,071-0,189 0,068-0, ,982-0,132-0,504 1,434 0,840-0, ,138-0,585-0,077-0,172 0,032-0, ,431 0,357 6,408 2,009 1,483-0, ,440-0,065 1,166-1,550-3,114-0, ,378 0,177 5,540-2,363-1,192-0, ,014 2,051-1,856 0,310-0,162 2, ,314 0,249-0,017 7,501-1,556-1, ,175-0,124-0,038 0,163-0,604-0, ,125-0,512 0,096 0,932-0,362 2,524 24

23 L analisi statistica Comuni dell Abruzzo ricadenti negli 11 cluster

24 GRAZIE PER L ATTENZIONE Primo Workshop Regionale Guardiagrele (CH), 16 marzo 2006

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