R & S Industria. I 50 maggiori raggruppamenti italiani quotati: (marzo)

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1 R & S 2010 I 50 maggiori raggruppamenti italiani quotati: (marzo) (erano 1,9 a fine 2005). Per le banche la valutazione della Borsa era particolarmente negativa (ogni euro di mezzi propri era valutato in Borsa sotto la pari, a 0,7 euro), mentre la valutazione dell industria era più generosa (1,3 euro). Pur in un contesto generalmente negativo, le società pubbliche hanno ripiegato in Borsa ( 19%) meno delle private ( 25%), ma la Borsa ha riconosciuto il carattere eccezionale dei risultati di queste ultime, consentendo al loro P/E a fine 2009 di arrivare a valori prossimi a 50x. Industria Medio periodo: L aggregato dei 51 maggiori gruppi quotati, 40 industrie, 6 banche e 5 assicurazioni, ha segnato una caduta del risultato netto del 52%, da 39,6 a 19 miliardi di euro (Tab. 1). Il risultato aggregato si scompone nella performance particolarmente deludente del settore assicurativo ( 74%) ed in quelle negative ed allineate di banche ( 51%) ed industria ( 50%). L industria pubblica ha contenuto la caduta degli utili al 27%, ma ove si escluda dal computo l ENI ( 50% l utile a causa delle quotazioni del greggio), il segno sarebbe addirittura positivo (+7%). E l effetto delle marcate crescite delle società statali: Enel (+39%, anche per l effetto del consolidamento di Endesa), Finmeccanica (+75%, anche per effetto dell acquisizione della DRS) e Terna (+159%). Ad esse si contrappongono le controllate dagli enti locali, tutte in flessione: Acea ( 141%), Iride ( 91%), A2A ( 82%) e la sua partecipata Edison ( 52%) e Hera ( 11%). Si segnala che otto dei dieci gruppi energetici sono a controllo pubblico (fanno eccezione Erg e Saras), mentre due sole imprese manifatturiere (Finmeccanica ed STM) sono a controllo statale. Per i Gruppi industriali privati la flessione dell utile è invece stata nell ordine dell 80%. Per soli 12 Gruppi (comprese banche ed assicurazioni) si è avuto un aumento dell utile (o una riduzione delle perdite) tra 2005 e 2009, per 38 una caduta (per uno la Parmalat il raffronto non è possibile). Tra gli incrementi si rilevano tre passaggi in positivo: Banco Popolare (perdeva 147 milioni, ne ha guadagnati 267), Prysmian (da 29 milioni a +248 milioni) e Impregilo (da 358 a +78 milioni); tra i restanti Gruppi (già in positivo nel 2005), la migliore performance è del gruppo Danieli (+286% il risultato netto), seguito da Terna (+159%) e da IMMSI (+100%). Tra le riduzioni (38), ben dodici Gruppi segnano un passaggio da utile a perdita (tra i più eclatanti: Fiat da a 838 milioni, Exor da +676 a 389 milioni, Unipol da +255 a 772 milioni, STM da +185 milioni a 785 milioni, De Agostini da 448 a 273 milioni e RCS da +219 a 130 milioni). Il capitale netto (esclusi gli interessi di terzi) nello stesso quinquennio è cresciuto complessivamente del 33,5%, in maniera più accentuata per i gruppi bancari (53%), rispetto ad assicurazioni (+5%) e industria (+25%). Il rafforzamento patrimoniale dei gruppi pubblici (+34%) è marcatamente superiore a quello dei privati (+15%). Segnano un andamento in controtendenza: Pirelli ( 58%), Fastweb ( 51%), Unipol ( 35%) e STM ( 16%) assieme ad altri sei Gruppi (Acea, De Agostini, Indesit, Italmobiliare, Premafin e RCS). Pirelli, STM e Fastweb sono i soli grandi gruppi ad avere cumulato una perdita netta nel quinquennio (rispettivamente: milioni, 934 milioni e 406 milioni). L industria ha generato nel quinquennio un cumulo di utili pari a 114,6 miliardi di euro, che si ridurrebbe a 73,4 mld. ( 36%) escludendo l Eni. Senza il colosso petrolifero (il cui cumulo di utili, pari a 41 miliardi, è equivalente a quello di tutti i gruppi privati), i 38 Gruppi industriali quotati avrebbero cumulato tra 2005 e 2009 utili del 20% superiori agli undici gruppi finanziari (banche e assicurazioni). La Borsa non ha penalizzato i grandi Gruppi con una caduta delle quotazioni comparabile a quella degli utili. La capitalizzazione è scesa tra fine 2005 e fine 2009 del 29,5%, colpendo più duramente le banche ( 42%) di assicurazioni ( 26%) e industria ( 22%). A fine 2009 ogni euro di utili valeva (P/E) 20 euro di valore di Borsa (erano 14 nel 2005); ogni euro di capitale netto (P/BV) portava 1 euro di capitalizzazione 1 Da segnalare, in controtendenza rispetto alla flessione generale, gli apprezzamenti in Borsa da fine 2005 di Danieli & C. (+58%), Tenaris (+55%), Terna (+44%), Fiat (+31%). Maglia nera a Seat PG ( 90%), RCS ( 68%), Autostrada TO MI ( 68%) e Banco Popolare ( 66%). L insieme dei 40 gruppi industriali (Tab. 2) segnala tra 2005 e 2009 una progressione del fatturato del 23%, ma una riduzione del margine industriale (Mon) del 5%. I gruppi pubblici, che nel 2005 fatturavano 138 mld. di euro, hanno segnato una crescita del 41% (addirittura 74% escludendo l ENI) portandosi a 194 mld. e superando i gruppi privati, capaci di una più modesta progressione del 7%, a 168 mld. Anche nei margini (Mon) gli andamenti sono differenti: +3% i Gruppi pubblici (addirittura +70% senza l ENI), contro una caduta del 17% di quelli privati. In evidenza le local utilities, con fatturati in progressione del 71% e margini del 31%. La ricomposizione nel quinquennio tra pubblico e privato è stata ragguardevole: nel 2005 i privati fatturavano il 15% in più dei pubblici, nel 2009 il coacervo pubblico supera quello privato di un eguale misura (15%). Ed anche i margini (Mon) pubblici, già superiori a quelli privati nel 2005 (+45%), hanno nel 2009 accumulato un maggiore distacco (+81%). I maggiori progressi di fatturato sono da attribuire a Hera (+146%), Prysmian (+127%), Gemina (+123%), per effetto del diverso consolidamento di AdR, Danieli (+116%), A2A (+104%), per effetto della fusione con l Asm Brescia. Le cadute maggiori: Exor ( 55%), che ha ceduto le attività del cartario per assumere quelle nell immobiliare, ERG ( 33%) per la cessione di asset produttivi alla russa Lukoil, Beni Stabili ( 20%), Seat PG ( 15%), Indesit ( 15%), Telecom ( 9,7%) e Buzzi ( 9,5%). Circa i margini, si segnala Prysmian (ha quasi decuplicato, da 35 a 311 milioni di euro), Fastweb ed Impregilo che sono passate a margini positivi. Seguono: Astaldi (+143%), Enel (+106%) grazie all apporto di Endesa, De Agostini (+104%) e Gemina (+91%). Passano a margini negativi: Bulgari, Exor, Erg, RCS ed STM. La struttura finanziaria dell industria (Tab. 3) segna un incremento dei mezzi propri del 29% a fronte di un aumento del 46% dei debiti finanziari. Ne consegue un deterioramento del debt/equity che passa dal 94,5% al 106,8% (+12,3 p.p.). L incremento dei mezzi propri (inclusi gli interessi di terzi) è stato assai più marcato per le società pubbliche (49% contro 11%), con Enel che, da sola, ha rappresentato circa il 60% dell incremento, ma è soprattutto la massa debitoria dei player pubblici a segnare una forte crescita (+154%), ancora per lo più riferibile ad Enel (da sola rappresenta il 73% dell incremento complessivo), rispetto al modesto progresso dei gruppi privati (+4%). Ciononostante, il rapporto debt/equity del settore pubblico (dal 56% al 95%) resta più favorevole di quello dei privati che pure è in riduzione (dal 129% al 121%). Il rapporto tra fatturato e debito finanziario cade tra 2005 e 2009, dal 173% al 146%, in modo drastico per i gruppi pubblici (da 292% a 162%), mentre è in lieve risalita per i privati (da 128% a 131%). I maggiori incrementi nel rapporto tra debiti finanziari e mezzi propri sono segnati da Fastweb (da 33% a 185%), De Agostini (da 29% a 146%) e Acea (da 92% a 205%). Tra il 2005 ed 2009 il valore aggiunto per dipendente (proxy della produttività) ha segnato un regresso dell 8%, sintesi tra l incremento del 4,5% dei Gruppi pubblici e la caduta del 15% dei Gruppi privati (Tab. 4). La progressione dei Gruppi pubblici è ancora più evidente ove si escluda l ENI (+8%). Il costo del lavoro pro capite è aumentato nello stesso periodo del 2,1%, più nei Gruppi pubblici (+3,8%) che in quelli privati (+2,1%). Il costo del lavoro nei Gruppi pubblici (54mila euro) è circa il 13% più elevato di quello dei Gruppi privati (48mila euro), il valore aggiunto dei Gruppi pubblici (230mila euro) è più che doppio di quello 2

2 privato (107mila euro). La quota di valore aggiunto assorbita dal costo del lavoro è molto più elevata nei gruppi privati (45%) che in quelli pubblici (23,5%). Tra il 2005 ed il 2009, 20 Gruppi hanno segnato una riduzione del valore aggiunto per dipendente, in alcuni casi di entità importante: ERG ( 64%), Saras ( 52%), Bulgari ( 47%), A2A ( 40%). I maggiori incrementi sono segnati da Impregilo (+110%), Fastweb (+54%), Prysmian (+31%), Hera (+30%) ed Enel (+29%). Il valore aggiunto per dipendente più elevato è registrato a fine 2009 da Edison 457mila euro, Eni e Terna 337mila, Fininvest 262mila ed ENEL 238mila. Il costo del lavoro unitario più alto è di Fininvest (93mila euro), cui seguono RCS (72mila euro) e Exor ed Erg (68mila euro). La società in cui il costo del lavoro assorbe la quota maggiore della ricchezza (valore aggiunto) prodotta da un dipendente è la Exor (94%), seguita da Bulgari (79%) e RCS (78%); i livelli più contenuti sono di Edison (14%), Eni e Terna (15%), Enel (21%). La società privata con l incidenza più bassa è Telecom (25%) seguita da Seat (28,5%). La distribuzione della ricchezza (=valore aggiunto netto) prodotta dai grandi Gruppi (Grafico 1) differisce profondamente tra pubblico e privato: nel 2009 il 61% del valore aggiunto privato è stato assorbito dal costo del lavoro, contro il 36% del pubblico, mentre è assai inferiore la quota destinata alle imposte (10% privati, 24% pubblici) e che residua come utile (8% privati, 25% pubblici). Quest ultima è stata pressoché integralmente prelevata a titolo di dividendo nelle imprese private, mentre nei gruppi pubblici è rimasta per il 30% in azienda,a titolo di rafforzamento patrimoniale. Nella grande industria il settore pubblico è presente in settori (energetico in particolare) meno labour intensive di quelli dell industria privata. L industria: 2008/2009 (Tabb. 5 6) Questi i risultati aggregati: Fatturato: in calo del 12% (Gruppi privati: 15%, pubblici: 10%). Quanto ai settori: 15% gli energetici (EE, gas e raffinazione), contenuta decrescita per servizi ( 5% ), intermedia la caduta delle altre attività (per lo più manifattura, 11%); MON: in calo del 21% (società pubbliche 19%, private 25%); energia 18%, servizi 2%, altre società 45,5%); Risultato corrente: in calo del 25% (società pubbliche 22%, private 31,5%); energia 20%, servizi 0,8%, altre società 54%); Risultato netto: in calo del 43% (società pubbliche 31%, private 66%); energia 32%, servizi 22,5%, altre società 78%); In calo tutte le incidenze dei margini sul fatturato, con i Gruppi pubblici sistematicamente superiori a quelli privati. Rispetto a tali tendenze, solo nove società hanno segnato un incremento di fatturato tra 2008 e 2009: Astaldi (+22,6%), Finmeccanica (+20,9%), Hera (+13,3%), Fastweb (+8,6%), Campari (+7%), Enel (+4,4%), Danieli & C. (+2,9%), De Agostini (+1,5%), Parmalat (+1,4%). Le caduta maggiori sono segnate da Erg ( 48%), Saras ( 38,9%) e Tenaris ( 32,8%). Nel settore energetico: ENI meno peggio degli altri player (Erg e Saras), mentre Hera è la sola local utilities con fatturato in crescita (+13,3%); nei servizi tengono solo Atlantia (+1,1%), Fastweb (+8,6%) e Lottomatica (+5,7%); nelle attività manifatturiere incrementi in doppia cifra per Astaldi (+23%) e Finmeccanica (+21%). Quanto al MON, i maggiori incrementi sono di Saras (da 6 a 111 milioni) e Pirelli & C. (da 40 a 251 milioni). I maggiori cali sono di Fiat ( 72%, da a 909 milioni), Caltagirone ( 60%, da 152 a 61 milioni) e Buzzi Unicem ( 59%). Passano in negativo ST (da +180 a 518 milioni), RCS (da +152 a 51 milioni) e Bulgari (da +112 a 14 milioni). Complessivamente, 25 gruppi hanno ridotto il MON (3 in misura superiore al 50% e tre sono passati in negativo), 15 gruppi hanno 3 accresciuto il MON (di cui 2 in misura superiore al 30%). Il risultato corrente vede 24 variazioni negative (in tre casi superiori al 50%: Fiat, Buzzi e Caltagirone e tre casi di passaggio a saldo negativo: Exor, RCS e Bulgari) e 16 in positivo (in quattro casi superiori al 50%: Saras, Fastweb, Aurelia e Immsi, con il caso di Pirelli & C. che segna il passaggio in positivo). Quanto infine al risultato netto si hanno 19 variazioni negative (tre società perdevano già nel 2008 ed hanno aggravato la propria posizione: STM, De Agostini e Gemina) e sette passano da un utile ad una perdita netta (Fiat, Exor, Acea, RCS, Bulgari, Beni Stabili e Fastweb). Quattordici i casi di variazione positiva. Pirelli & C. e Italmobiliare passano da un risultato netto negativo ad uno positivo. In termini di risultato netto sul fatturato, a parte l incidenza mostre di Terna (58,5%) che sconta componenti straordinarie, si segnalano in doppia cifra: Tenaris (14,2%), Campari (13,6%) e Parmalat (13,1%). L export (Tab. 7) A fronte della riduzione complessiva del 12%, il fatturato all estero segna una flessione del 9%(E), quello domestico del 18%(E). Sul mercato nazionale la caduta dei gruppi pubblici ( 26%) è più accentuata di quella dei gruppi privati ( 9%); il contrario sui mercati esteri, dove il calo del 15% dei privati si confronta con la limatura dei pubblici ( 2%). In effetti, i due principali gruppi pubblici hanno segnato performance significativamente peggiori sul mercato domestico (ENI: 35%, Enel: 15%) rispetto all estero (ENI: 15%, Enel: +34,5%, grazie all effetto Endesa). Ma l aspetto più significativo è la maggiore proiezione internazionale assunta dalla grande industria pubblica di stato (fa eccezione quella riconducibile a EELL, prettamente domestica) su quella privata: la quota di vendita all estro passa, tra il 2008 ed il 2009, dal 52,8% a poco meno del 60% (+7 p.p.), superando la quota dell industria privata che regredisce dal 59,3% al 57,6% ( 1,7 p.p.). Tra i maggiori progressi in termini di incidenza del fatturato all export sul totale si segnalano Enel (+11,4 p.p.), Astaldi (+6,4 p.p.), Eni (+6,1 p.p.) e Parmalat (+3,9 p.p.). Tra i maggiori regressi RCS ( 7,5 p.p.), Catlagirone ( 4,6 p.p.), Prysmina ( 3,4 p.p.). Le maggiori quote di fatturato all estero sul totale (>80%) sono segnate da Luxottica (96,4%), Bulgari (88,5%), Pirelli (83%), Indesit (82,4%) e Prysmian (80,3%). Modesta la presenza all estero (<20%) dei gruppi Cofide (17,4%) e Seat (18,4%). La struttura finanziaria (Tabb ) Tra il 2008 ed il 2009 il patrimonio netto dei grandi gruppi industriali aumenta dell 11,5%, media tra la crescita pronunciata dei gruppi pubblici (+19,1%) e quella più modesta dei privati (+3,8%); i debiti finanziari sono cresciuti del 9,1%, in aumento sia per i gruppi pubblici (+13,8%) che per quelli privati (+5,1%). Complessivamente migliora lievemente la struttura finanziaria: i debiti onerosi passano dal 109% al 107% del capitale netto (95% i gruppi pubblici, 121% quelli privati). Gli attivi immateriali hanno ridotto la propria incidenza sul capitale netto dal 72% al 69%, ma il peso è molto differenziato tra operatori pubblici (47%) e privati (95%). In forte aumento la liquidità (+32,3%), con una riduzione in capo a Gruppi pubblici ( 7%) cui si contrappone l aumento dei privati (+53,8%). Ne consegue che i Gruppi pubblici avevano a fine 2009 mezzi liquidi pari al 9% dei debiti finanziari contro un incidenza assai più pronunciata per i privati (25,2%, in aumento dal 17,2% del 2008). La struttura finanziaria dei gruppi industriali (esclusi gli energetici) è relativamente più solida (92,6% il capitale netto sui debiti finanziari, rispetto al 98% delle energetiche ed al 159,5% dei servizi). L industria dei servizi ha sette gruppi su nove con capitale netto tangibile negativo (sei casi nella manifattura, nessuno nell energetico), tanto che l aggregato del settore segna esso stesso un patrimonio netto tangibile negativo (42 miliardi mezzi propri contro 71 miliardi di intangibles). La struttura del debito segna una ricomposizione quanto a scadenza e strumenti di raccolta: l aumento del debito complessivo (+9,1%) deriva da una crescita sensibile di quello a medio lungo (+11%) e da una modesta di quello a breve (+2,5%). Nella componente a lunga vi è poi la crescita cospicua delle obbligazioni (+32,2%), 4

3 con conseguente riduzione ( 7,2%) del restante debito a m/l (essenzialmente verso banche). La crescita della quota obbligazionaria è particolarmente accentuata per le imprese pubbliche (+54,5%, rispetto al +15% delle private). A fine 2009 facevano capo ai maggiori Gruppi obbligazioni a ml termine per 108,4 miliardi di euro, riconducibili per 55,2 miliardi (51% del totale) a Gruppi pubblici, per il resto (53,2 miliardi) a privati. Il rapporto tra debito finanziario a breve e cash flow (utile corrente + ammortamenti) è lievemente peggiorata tra 2008 e 2009 (da 0,7x a 0,8x), ma i livelli sono significativamente peggiori per gli operatori privati (1,2x) rispetto ai pubblici (0,6x). I gruppi più solidi per incidenza del debito sui mezzi propri sono: Parmalat (7,7%), Tenaris (14,9%), Caltagirone (22,5%) Exor (24,3%) ed STM (29,8%). Le società con la struttura finanziaria meno equilibrata sono: Seat PG (291,8%), Fiat (256,7%), Astaldi (256,6%) e Acea (205,3%). In alcuni casi i Gruppi presentano patrimonio netto tangibile negativo: Telecom Italia, Edizione/Benetton (Atlantia e Autogrill), Finmeccanica, Lottomatica, Luxottica, Seat PG, Gemina, RCS, le società del Gruppo Fininvest (Mondadori e Mediaset), Campari ed IMMSI (rispetto al 2008 aumentano di una unità, la Campari). Tutte queste società hanno attivi immateriali superiori al patrimonio netto, con massimo rapporto raggiunto da Seat (331,5%). In alcuni casi la giacenza di liquidità è superiore allo stock di debito finanziario in essere: eclatante il caso della Danieli (428,2%), seguita da Parmalat (169,8%) e Tenaris (106,7%). Nel dettaglio della struttura del debito, Erg presenta la maggiore quota di debito in scadenza entro i 12 mesi successivi la chiusura dell esercizio (69,4% per milioni di euro), seguita Impregilo (57,1% per 621 milioni) e da Saras (56,5% per 377 milioni di euro). Le incidenze più basse sono di Gemina (2%), Terna (3,1%) e Campari (4,8%). L esposizione finanziaria è per lo più rappresentata da obbligazioni per Campari (97%), Finmeccanica (82%), Telecom (78%), Exor (76,5%), Gemina ed Hera (76%). A fine 2009 presentavano un rapporto percentuale tra debiti finanziari e fatturato al di sopra del 150% Beni Stabili (1.092%), Terna (329%), Gemina (258%), Seat PG (249%) e Telecom (150%). Il rapporto tra debiti finanziari in scadenza e cash flow del 2009 (risultato corrente+ammortamenti) è particolarmente elevato per Erg (13,5x), RCS (11,7x), Impregilo (4x), Fiat (3,5x) e Astaldi (3,1x). Dividendi e payout (Tabb ) Il monte dividendi è caduto da 12,9 mld. nel 2008 a 10,7 mld di euro nel 2009 ( 17,1%); gli azionisti di controllo pubblici hanno ridotto gli introiti del 21,4% (da 3,1 a 2,4 mld.), assai di meno quello privati ( 11,2%), nonostante le loro attività abbiano subito la maggiore riduzione degli utili netti ( 79,8%). Lo Stato ha incassato in cinque anni da Eni ed Enel 11,4 mld. a titolo di dividendi. In effetti, nella classifica dei 16 maggiori pagatori di dividendi (payout>50%) nel quinquennio troviamo nove società pubbliche (tre nelle prime cinque posizioni): dopo Lottomatica (100%), figurano Mediaset (92%), Hera (90%), Terna (76%) e Enel (75%). La media nel quinquennio è pari al 39,5%: 34% per i privati, 62% per i Gruppi pubblici. Primo trimestre 2010 (Tabb ) Il primo scorcio del 2010 mette in luce la ripresa complessiva dell industria: il fatturato cresce del 7,6% rispetto al primo trimestre del 2009, il mon del 19%, il risultato corrente del 26%, mentre il risultato netto segna un miglioramento del 9%. La performance del coacervo pubblico è superiore a quella dei privati quanto a fatturato (+8,6% vs +6,4%) e margini industriali (mon in progresso del 21,3% vs +14,1%), mentre il risultato corrente e quello netto dell industria privata risultano più dinamici di quelli pubblici (+36,3% e +56,8% i privati, contro +23,6% e 1% il pubblico, essenzialmente per i minori proventi straordinari iscritti da Enel). Gli investimenti e occupazione (Tabb ) Nel 2009 gli investimenti materiali dei maggiori gruppi sono calati, passando da 35,8 miliardi di euro a 33,9 miliardi ( 5,4%). Quindici dei 40 maggiori gruppi industriali hanno accresciuto i propri investimenti nel 2009; sei di essi sono a controllo pubblico. A livello aggregato, i Gruppi pubblici hanno mantenuto stabile il proprio livello di investimento (+0,6%), mentre i gruppi privati lo hanno ridotto in misura significativa ( 15,5%, pari a circa 2 miliardi di euro). I Grandi Gruppi pubblici hanno sviluppato nel 2009 un volume di investimenti (22,7 mld.) circa doppio rispetto a quello dei player privati. Nel 2009 i Gruppi pubblici hanno destinato ad investimento il 67% delle risorse generate dalla gestione industriale contro il 57,5% dei Gruppi privati. La maggiore riduzione in termini assoluti degli investimenti materiali è stata fatta da Fiat ( 1,3 miliardi), in termini percentuali da RCS ( 74%); i maggiori incrementi sono di Astaldi (+111%), Impregilo (+99%) e Cofide (+52%). L occupazione ha segnato nel 2009 una lieve flessione ( 2%). Tredici gruppi hanno incrementato o almeno mantenuto il livello occupazionale. I Gruppi pubblici hanno segnato un incremento dell 1,6%, quelli privati un regresso del 3,8%. Limitatamente a un campione di 16 grandi Gruppi (pari a circa il 56% del totale in termini di addetti), che segnala una calo occupazionale del 2,3%, si evidenzia una caduta degli occupati più marcata in Italia ( 3,7%) rispetto a quella dei dipendenti all estero ( 1%). In alcuni casi (Parmalat, Pirelli, Buzzi e Impregilo) la quota di dipendenti all estero è superiore all 80%. Per Fiat la quota era, a fine 2009, del 57,7%. 5 Banche Nel 2009 i ricavi delle maggiori banche (Tab. 18) hanno segnato una lieve ripresa (+0,7%), grazie al recupero del risultato di negoziazione tornato in positivo a milioni di euro, dopo il saldo pesantemente negativo per milioni segnato nel Nel primo trimestre del 2010 i ricavi complessivi mostrano una sostanziale tenuta (+0,3%) rispetto al primo trimestre del 2009, con il risultato di negoziazione che si mantiene positivo (+893 milioni contro +354 milioni del primo trimestre 2009) e che presenta un saldo marginalmente negativo solo per UBI Banca a 26 milioni di euro (Tab. 19). Nel 2009 si sono registrate perdite su crediti in aumento del 71,7% (da 8,7 a 14,9 miliardi di euro), dopo che erano già cresciute del 72,5% nel 2009 (da 5 a 8,7 mld.); nel primo trimestre del 2010 le perdite su crediti hanno segnato una crescita ulteriore sul primo trimestre del 2009 (+6,7%), toccando 3,2 miliardi di euro rispetto ai 3 miliardi nel primo trimestre del 2009, ragguagliandosi al 22% circa dei ricavi. Ove si estendessero all intero 2010 le tendenze di costi e ricavi manifestatesi nei primi tre mesi del 2010, l esercizio 2010 chiuderebbe a livello aggregato con un risultato corrente di 5,3 miliardi di euro, in riduzione dai 6,5 miliardi del 2009 ed in forte ridimensionamento dai circa 10 miliardi del Si tratta dell effetto delle perdite su crediti, più che triplicate rispetto al 2006 quando l insieme delle maggiori banche generava ricavi sostanzialmente in linea con quelli del (poco sopra i 60 miliardi), ma un risultato corrente aggregato di quasi 19 miliardi di euro. Inoltre, ove le perdite su crediti consolidassero il proprio trend, esse arriverebbero a segnare nel 2010 un incidenza sui ricavi pari al 27% (25,3% il consuntivo 2009). Le perdite su crediti (Tab. 20), in un trend di costante crescita sui ricavi, hanno incidenze differenziate, particolarmente elevate per Unicredit (30% dei ricavi nel 2009 e 26,3% nei primi tre mesi del 2010) e Banca MPS (rispettivamente 25,7% e 21,5% nel 2009 e a marzo 2010), anche ove rapportate al patrimonio netto. 6

4 I crediti deteriorati netti (Tab. 21) sono cresciuti da 44,8 miliardi di euro a fine 2008 (pari al 3,3% degli impieghi ed al 30% circa del capitale netto) a 76,7 miliardi (+71%) a fine 2009 (pari al 5,8% degli impieghi ed il 46,6% del capitale netto) fino a toccare, a marzo 2010, i 79,4 miliardi di euro, pari al 6% dei crediti verso la clientela ed al 46,2% del capitale netto. A marzo 2010 la situazione meno favorevole è del Banco Popolare i cui crediti deteriorati sono pari al 10,5% dei crediti alla clientela ed all 83% del capitale netto; sopra la media del panel per entrambi gli indicatori anche Banca MPS (rispettivamente: 7% sugli impieghi e 60,7% sul capitale netto). Quanto invece al tasso di copertura (dati a fine 2009), le percentuali più basse sono del Banco Popolare (26,8%) e di UBI Banca (28,9%), mentre le politiche più prudenti sono di Mediobanca (48,4%) e Unicredit (46%). Si segnala peraltro la progressiva riduzione del tasso di copertura dei crediti per il panel, il cui valore scivola dal 51,3% del 2007 al 41,1% del A fine 2009 lo stock di 76,7 mld. di crediti deteriorati era composto per il 43,5% da incagli, 35% da sofferenze e per resto da ristrutturati (12%) e scaduti (10%) (Tab. 22). Tale assortimento segna un significativo mutamento rispetto alla situazione in essere a fine 2008 quando le sofferenze rappresentavano il 45% del totale, con gli incagli al 38,5% (ma nel 2007 le sofferenze erano ancora più rilevanti, pari al 50% dei crediti deteriorati). Tale ricomposizione spiega, da un lato, il tasso di copertura dei crediti calante (gli incagli rappresentano posizioni meno problematiche delle sofferenze e richiamano quindi minori accantonamenti), dall altro costituisce un elemento di potenziale fragilità ove, perdurando le incertezze del contesto economico, la massa degli incagli dovesse passare a sofferenza, richiedendo allora più cospicui accantonamenti che graverebbero sui conti economici. A puro titolo d esempio, ove lo stock dei crediti deteriorati a fine 2009 dovesse assumere la composizione di fine 2007 (con le sofferenze al 50% del totale), i maggiori istituti dovrebbero effettuare ulteriori accantonamenti per circa 7 miliardi di euro, una grandezza superiore ai 5 mld. di utili realizzati nel Si tenga presente che, nella media dei maggiori istituti, gli incagli hanno una copertura del 23,5%, le sofferenze del 60,7%, gli scaduti solo del 7,5% (ma con situazioni differenziate come emerge dalla Tab. 23). Tenuto conto che le sofferenze rappresentano la forma di più seria di deterioramento, le incidenze più ampie rispetto ai crediti (Tab. 23 bis e 23 ter) sono segnate da Banca Mps (3,1%) e Banco Popolare (2,8%), prime anche per incidenza sul capitale netto tangibile (47,5% e 39% rispettivamente). La maggiore concentrazione di incagli è in capo al Banco Popolare (5,7% sui crediti alla clientela e 79,8% del patrimonio netto). Si segnala che i crediti deteriorati rappresentano il 143% del capitale netto tangibile del Banco Popolare ed il 104% di quello di Banca Mps. Parte dei crediti deteriorati è coperta con garanzie che ne compensano, in caso di inesigibilità, le svalutazioni (Tab. 24). A fine 2009, la quota dei crediti integralmente garantiti per i cinque maggiori istituti era pari al 53% circa, con valori della garanzie ampiamente capienti per una copertura più che totalitaria del credito (>100%). Un ulteriore 13% dei crediti deteriorati ha copertura parziale, mediamente il 73% del proprio valore. In sintesi, circa il 66% dei crediti deteriorati ha copertura con garanzia, il che lascia per le maggiori banche, circa 25,8 miliardi di crediti dubbi netti senza assistenza; il valore complessivo delle garanzie è prossimo o superiore al 90% del credito. Ove si tenga conto di tali garanzie, tutte le misure di incidenza dei crediti dubbi (sui crediti, sui mezzi propri, ecc.) andrebbero ridotte di circa i 2/3. La quota di crediti totalmente garantiti più elevata è in capo ala Banco Popolare (61,7%), quella più bassa e di Unicredit (47%). Intesa Sanpaolo è al 57,7%. Banca MPS ha la quota di garanzie complessive più contenuta (61,3%), il Banco Popolare quella più alta (71,7%). Anche le banche italiane hanno attività fuori bilancio (Tab. 25): si tratta di un insieme di poste che, in aggregato, rappresentano circa il 27% dei totali in bilancio. La loro suddivisione per classe di rating (esterno) segnala che oltre 1/3 è investment grade, un 10% speculativo ed il resto privo di rating esterno. UBI Banca e Banca MPS hanno le incidenze più alte di attivi fuori bilancio (oltre il 30% del totale attivo). 7 La raccolta pro capite più elevata (Tab. 26) è segnata dal Banco Popolare ( euro per dipendente), quella più contenuta di Unicredit ( euro). UBI banca segna il volume di credito alla clientela procapite più elevato ( euro), contro il minimo di Intesa Sanpaolo ( euro). Il costo del lavoro per addetto nel 2009 è così articolato: 52mila euro Unicredit, 53mila euro Intesa Sanpaolo, 72mila euro Banca MPS e UBI Banca, 80mila Banco Popolare. Unicredit aveva a fine 2009 il maggiore numero di sportelli (Tab. 27): 8.910, di cui all estero; seguono Intesa Sanpaolo (7.884, di cui all estero). Il minore numero di sportelli è per UBI Banca (1.966) non dissimile da Banco Popolare (2.167). La raccolta per sportello più elevata è appannaggio di Unicredit (67 milioni), seguito da Intesa (54 milioni), Banca MPS (50 milioni) Banco Popolare e UBI (49 milioni). Complessivamente gli sportelli calano del 4,2% tra 2008 e 2009, del 3,5% all estro e del 4,5% in Italia. La raccolta per sportello aumenta del 5,5%. Sai ricorda che le banche italiane avevano goduto nel 2008 di agevolazioni sotto forma di esonero dalla valutazione al fair value di certe attività (riclassificate per 34,2 miliardi) e di esenzione fiscale (legata all affrancamento dell avviamento) che hanno comportato un beneficio pari a 6,9 miliardi di euro, dei quali 3 miliardi in termini di mancate minusvalenze iscritte a conto economico e 3,9 miliardi di minori imposte (Tab. 28). A tale beneficio si aggiungeva la mancata imputazione al netto patrimoniale di ulteriori allineamenti di valore per 1,1 miliardi. Nel 2009 si sono avuti ulteriori benefici fiscali per 759 milioni di euro (a vantaggio di Intesa Sanpaolo e Banca MPS) mentre il congelamento del fair value, con la parziale ripresa dei mercati, ha impedito alle banche di iscrivere proventi per circa 1,7 miliardi di euro. Tuttavia, il saldo della modifica allo IAS39 nel biennio resta favorevole per 2,4 miliardi di euro. Assicurazioni Le maggiori assicurazioni hanno chiuso il 2009 con una generalizzata ripresa dei premi del ramo vita, cresciuti del 22,6%, ed una lieve caduta di quelli del ramo danni ( 1,6%). Nel ramo vita tutte le compagnie mettono a segno progressioni in doppia cifra (+22% Premafin, +45,5% Cattolica, +49,2% Unipol, fino all exploit di Mediolanum a +251,7% legato al lancio di nuovi prodotti), ad eccezione delle Generali (+4,8%). Omogenea invece la caduta del ramo danni, con flessioni attorno al 2%. Il risultato netto delle maggiori assicurazioni segna una flessione del 33,1% nel 2009, dopo essere già caduto di oltre il 70% nel 2008, a causa delle perdite segnate da Unipol ( 772 milioni) e Premafin ( 34 milioni) (Tabb. 29 e 30). 8

5 R&S 2010 I maggiori 50 gruppi societari quotati in Borsa Tutti i dati economici e finanziari dal 2005 al marzo gruppi industriali (*) 6 gruppi bancari 5 gruppi assicurativi (*) 40 considerando anche la Fiat, valutata al patrimonio netto nel consolidato Exor

6 Tab.1 DATI (importi in milioni di euro) Industriali, banche e assicurazioni IN ORDINE DI RISULTATO NETTO 2009 Risultato netto (*) Capitale netto (*) Risult. netto Valore di Borsa Var % Rank Var % Rank GRUPPI ENEL , , , Eni , , , Intesa Sanpaolo (1) , , , UniCredit (1) , , , Telecom Italia , , , Assicurazioni Generali , , , Tenaris , , ,5 2 8 TERNA , , ,7 3 9 Finmeccanica , , , Parmalat 519 n.c , , Luxottica Group , , , UBI Banca (2) , , , Banco Popolare (1) , , , Prysmian , , n.c Edison , , , Banca Monte dei Paschi di Siena (3) , , , Mediolanum , , , Fininvest (4) , , , Buzzi Unicem , , , Davide Campari , , , Danieli & C , , , Edizione (5) , , , Italmobiliare , , , A2A (6) , , , Impregilo , , , Saras , , n.c HERA , , , Cofide , , , Cattolica Assicurazioni , , , Aurelia (7) , , , Astaldi , , , Indesit Company , , , Pirelli & C , , , IMMSI , , , ERG , , , Iride , , , Caltagirone , , , Mediobanca , , , FASTWEB , , , SEAT PG , , , Gemina (8) , , , Bulgari , , , Beni Stabili , , , ACEA , , , RCS MediaGroup , , , Premafin HP Premafin Finanziaria , , , De Agostini (9) , , , Exor , , , Unipol Assicurazioni , , , STMicroelectronics , , , FIAT , , ,9 4 Totale , , ,5 12 Gruppi con utile in aumento ,9 38 Gruppi con utile in diminuzione ,3 37 Gruppi con utile in diminuzione (al netto di ENI) ,3 Var % Rank Assicurazioni , , ,2 Banche , , ,2 Industria , , ,8 Totale industria al netto di Eni , , ,6 Gruppi industriali pubblici , , ,3 Statali , , ,8 Local utilities , , ,5 Gruppi industriali privati , , ,9 Gruppi industriali pubblici al netto di ENI , , ,7 (*) Esclusi gli interessi di terzi. (1) Nel 2005 si tratta, rispettivamente, della somma di Banca Intesa e Sanpaolo IMI, di UniCredito Italiano e Capitalia, e di Banco Popolare Verona e Novare e Banca Popolare Italiana. (2) Nel 2005 si tratta della somma di BPU Banca e Banca Lombarda. Con effetto BPU Banca ha incorporato la Banca Lombarda, modificando denominazione in UBI Banca. (3) Nel 2005 si tratta della somma della Banca Monte dei Paschi di Siena e della Banca Antonveneta. (4) Il valore di Borsa si riferisce alla Mediaset e alla Arnoldo Mondadori, consolidate dalla Fininvest. (5) Dall' Edizione consolida la Atlantia; nel 2005 si tratta del raggruppamento Edizione Atlantia. Il valore di Borsa si riferisce alla Atlantia, Autogrill e Benetton Group. (6) Nel 2005 si tratta della somma di AEM e ASM Brescia. (7) Il valore di Borsa si riferisce alla Autostrada Torino Milano; nel 2005 è inoltre inclusa la capitalizzazione della SIAS, successivamente acquisita dall'autostrada Torino Milano. (8) Dall' la Gemina consolida la AdR; nel 2005 era consolidata proporzionalmente. (9) Il valore di Borsa si riferisce i alla Lottomatica ti e alla DeA Capital l( (quest'ultima rilevata nel 2007), consolidate dalla De Agostini. i

7 Tab. 2 FATTURATO E MON (importi in milioni di euro) IN ORDINE DI MON 2009 Fatturato netto MON Var. % Var. % GRUPPI Rank Rank 1 Eni , , ENEL , ,8 5 3 Telecom Italia , , Edizione (1) , , Tenaris , , Finmeccanica , ,8 9 7 FIAT , , Edison , , TERNA , , A2A , , Luxottica Group , , Fininvest , , De Agostini (2) , , SEAT PG , , Italmobiliare , , Aurelia , , Prysmian , , ACEA , , Buzzi Unicem , , HERA , , Pirelli & C , , Davide Campari , , Parmalat n.c n.c Iride , , Beni Stabili , , FASTWEB , , Astaldi , , Indesit Company , , Danieli & C , , Impregilo , , Cofide , , Saras , , IMMSI , , Gemina , , Caltagirone , , Bulgari , , Exor , , ERG , , RCS MediaGroup , , STMicroelectronics , ,5 39 Totale , ,3 Gruppi pubblici , ,9 Gruppi pubblici (esclusa ENI) , ,0 Statali , ,1 Local utilities , ,3 Gruppi privati , ,2 (1) Nel 2005 è stato considerato il raggruppamento inclusa Atlantia. (2) Si tratta della somma dei dati della Lottomatica e della De Agostini Editore. N.b. Quotazioni del Brent: +13% (in Usd) tra 2005 e 2009

8 Tab. 3 CAPITALE INVESTITO (importi in milioni di euro) IN ORDINE DI CAPITALE INVESTITO 2009 Capitale netto Var. % Debiti finanziari Var. % Debiti finanziari/capitale netto in % Var.in p.p. Fatturato/debiti finanziari in % Var.in p.p. GRUPPI Rank Rank SEAT PG , , ,6 291,8 79,8 38,3 40,1 1,8 2 FIAT , , ,7 256,7 17,0 180,7 175,6 5,1 3 Astaldi , , ,9 256,6 70,7 203,6 185,4 18,2 4 ACEA , ,6 9 92,3 205,3 113,0 128,0 106,8 21,2 5 Edizione (2) , , ,4 193,7 24,3 67,7 69,8 2,1 6 FASTWEB , ,0 5 32,9 184,7 151,8 166,7 118,0 29,2 7 TERNA , , ,3 173,3 46,0 42,3 30,4 11,9 8 ENEL (1) , ,9 2 68,3 149,5 81,2 241,3 93,8 147,5 9 Prysmian , , ,0 148,4 432,6 137,9 360,1 222,2 10 Telecom Italia , , ,9 148,1 40,8 58,3 66,9 8,6 11 De Agostini , ,2 1 28,6 146,1 117,5 191,4 66,2 125,2 12 Iride , , ,9 137,3 11,4 127,1 105,9 21,2 13 IMMSI , , ,7 136,7 23,0 266,0 190,1 75,9 14 HERA , , ,9 133,7 50,8 136,4 181,6 45,2 15 ERG , ,2 6 76,2 127,6 51,4 972,6 243,1 729,5 16 Aurelia , , ,1 122,0 0,1 53,6 63,6 10,0 17 Cofide , , ,3 121,9 5,6 152,6 148,1 4,5 18 Impregilo , , ,5 120,5 101,0 194,1 238,8 44,7 19 Beni Stabili , , ,8 117,6 11,8 14,8 9,2 5,6 20 RCS MediaGroup , ,8 3 29,5 103,8 74,3 658,0 196,1 461,9 21 A2A , , ,3 102,2 62,1 46,7 123,0 76,3 22 Indesit Company , , , ,5 53, ,0 550,1 168,11 23 Finmeccanica , ,4 8 57,4 99,4 42,0 414,7 279,3 135,4 24 Luxottica Group , , ,8 95,1 3,3 241,9 187,3 54,6 25 Gemina , , ,6 85,6 183,0 21,2 38,7 17,5 26 Davide Campari , , ,5 83,3 3,8 146,5 115,7 30,8 27 Pirelli & C , , ,3 71,9 33,6 211,3 248,6 37,3 28 Buzzi Unicem , , ,4 66,8 1,6 193,5 147,5 46,0 29 Italmobiliare , , ,4 60,7 1,3 146,8 149,6 2,8 30 Edison , , ,6 56,8 24,8 126,3 189,1 62,8 31 Saras , ,0 4 44,2 54,3 10, ,5 784, ,4 32 Eni , , ,1 49,5 16,4 567,2 335,6 231,6 33 Fininvest , , ,1 48,6 15,5 318,1 217,4 100,7 34 Danieli & C , , ,1 33,4 71,7 273, ,6 865,1 35 Bulgari , ,5 7 14,4 31,8 17,4 923,2 371,1 552,1 36 STMicroelectronics , , ,1 29,8 8,7 492,8 341,4 151,4 37 Exor , , ,1 24,3 9,8 261,6 185,6 76,0 38 Caltagirone , , ,5 22,5 8,0 200,6 255,9 55,3 39 Tenaris , , ,7 14,9 11,8 667,0 563,4 103,6 40 Parmalat , , ,5 7,7 38,8 116, , ,6 Totale , ,7 94,5 106,8 12,3 173,2 145,8 27,4 Gruppi a controllo pubblico , ,9 55,8 94,8 39,0 291,6 162,2 129,4 Gruppi privati , ,3 128,7 121,0 7,7 127,9 130,6 2,7 (1) L'incremento nel 2009 è dovuto in massima parte all'acquisizione di Endesa. (2) Nel 2005 si tratta del raggruppamento Edizione Atlantia.

9 Grafico 1 A chi è andata la ricchezza prodotta nel 2009 (valore aggiunto netto) Gruppi privati: 39,5 mld Gruppi pubblici: 43 mld 8,0 10,1 25,0 35,8 6,8 13,7 61,4 24,4 5,6 9,2 Costo del Lavoro Voci Straordinarie Utile netto Saldo finanziario di Gestione Imposte

10 Tab. 4 VALORE AGGIUNTO E COSTO DEL LAVORO PRO CAPITE (importi in migliaia di euro) Valore aggiunto Var. % Costo del lavoro Var. % per dipendente per dipendente CL/VA % A B 2009 GRUPPI (A) (B) Rank 1 Impregilo , ,9 95,8 63,1 9 2 FASTWEB , ,0 46,6 28, Gemina , ,2 36,5 35, Prysmian , ,0 31,0 55, TERNA , ,4 29,2 14, ENEL , ,0 28,6 21, Parmalat , ,3 16,6 57, Edison , ,7 16,1 14, Indesit Company , ,5 13,8 53, Astaldi , ,0 13,5 53, HERA , ,7 7,3 41, IMMSI , ,9 6,4 57, Finmeccanica , ,3 5,1 71, ACEA , ,3 4,0 35, Aurelia , ,8 3,9 33, FIAT , ,0 1,9 65, Telecom Italia , ,9 0,0 25, Iride , ,7 0,4 29, Pirelli & C , ,8 3,6 66, Davide Campari , ,0 4,8 29, Edizione , ,2 7,1 43, Cofide , ,4 7,5 67, SEAT PG , ,5 8,7 28, Italmobiliare , ,0 12,5 51, De Agostini , ,8 13,9 44, Danieli & C , ,4 14,0 60, RCS MediaGroup , ,7 19,9 78, Fininvest , ,8 20,6 35, Buzzi Unicem , ,9 21,7 46, Eni , ,9 23,4 15, Exor , ,0 23,5 94, Caltagirone , ,0 25,4 63, Bulgari , ,1 32,5 78, A2A , ,2 34,7 33, Saras , ,3 39,9 30, Tenaris , ,0 43,6 33, ERG , ,5 75,6 50,4 17 Media , ,1 10,2 35,8 Gruppi pubblici , ,8 0,7 23,5 Gruppi pubblici (escluso ENI) , ,9 6,1 25,0 Gruppi privati , ,1 17,2 44,9 NB: Non disponibili/non confrontabili: Beni Stabili, Luxottica e STMicroelectronics.

11 sintesi dell'industria: il conto economico ( ) Nel 2009: 29 gruppi in utile e 11 gruppi in perdita (erano 7 nel 2008): Fiat, STMicroelectronics, Exor, De Agostini, RCSMediaGroup, Acea, Beni Stabili, Bulgari, Gemina (AdR), Seat PG, Fastweb RISULTATI NETTI: 43% pubblici: 30,8% === privati: 65,9% i gruppi privati nel loro insieme contano per il 21% degli utili complessivi === Eni ed ENEL insieme per il 72% energia 32,4% === servizi 22,5% === altre società 78,4% RISULTATO CORRENTE: 25,5% pubblici: 22,3% === privati: 31,5% energia 20,2% === servizi 0,8% === altre società 54,4% MARGINI OPERATIVI NETTI (MON): 21,3% pubblici 19,4% === privati 24,6% energia 18,1% === servizi 2,4% === altre società 45,5% FATTURATO: TOTALE 12,2%; INTERNO 17,9%; ESTERO 8,9% pubblici: totale 10%; interno 25,8%; estero 2,1% (essenzialmente Eni ed ENEL) privati: totale 14,7%; interno 8,7%; estero 15% energia 15,2% === servizi 4,6% === altre società 10,6%

12 Tab. 5 DATI ECONOMICI (importi in milioni di euro) IN ORDINE DI FATTURATO 2009 % sul fatturato Fatturato netto MON Risultato corrente Risultato netto MON Risultato corrente Risultato netto Var. % Var. % Var. % Var. % GRUPPI Rank Rank Rank 1 Eni , , , ,5 18,8 16, ,9 16,0 7 8,2 5,2 9 2 ENEL , , , ,9 15,8 16,8 9 11,1 12,5 8 8,9 8,7 5 3 FIAT , , , n.c. 5,4 1,8 35 4,3 0,8 34 2,7 1, Telecom Italia , , , ,4 18,6 20,5 6 9,6 10,8 10 7,6 5,9 8 5 Finmeccanica , , , ,5 7,5 6,9 24 6,4 5,0 23 3,8 3, Edizione , , , ,9 18,2 19,2 8 12,7 12,3 9 1,7 0, Edison , , , ,6 8,4 8,4 20 7,4 6,7 18 3,4 2, ERG , n.c n.c ,9 0,2 0,5 36 1,1 0,2 35 5,6 0, STMicroelectronics , n.c n.c n.c. 2,6 8,8 40 2,3 12,5 40 8,0 13, A2A , , , ,7 12,0 10,7 15 9,8 9,1 14 5,3 1, Tenaris , , , ,4 30,4 24,1 4 29,3 23,0 3 17,5 14, Fininvest , , , ,8 16,9 9, ,5 10,4 11 2,1 3, Italmobiliare , , , n.c. 10,0 8,5 19 6,9 8,5 15 1,7 1, Saras , , , ,7 0,1 2,1 34 0,1 1,5 33 0,7 1, Luxottica Group , , , ,1 14,5 11, ,8 9,9 12 7,3 6, Pirelli & C , , n.c n.c. 0,9 5,6 27 4,1 2,5 32 7,5 0, Cofide , , , ,2 5,0 2,9 33 4,0 3,4 29 1,1 1, HERA , , , ,3 7,2 6,4 25 4,6 4,0 27 2,6 1, Parmalat , , , ,9 4,8 5,9 26 5,2 5, ,2 13, Prysmian , , , ,6 9,0 8,3 21 5,9 9,6 13 4,6 6, De Agostini , , , n.c. 12,9 11,1 13 4,2 4,1 26 3,5 7, Danieli & C , , , ,5 6,8 4,1 32 6,9 5,4 22 4,8 4, ACEA , , , n.c. 12,5 10,1 17 9,3 7,1 16 6,2 1, Buzzi Unicem , , , ,6 19,7 10, ,0 7, ,2 5, Indesit Company , , , ,5 4,9 5,3 29 3,5 3,3 30 1,8 1, Impregilo , , , ,6 6,3 4,8 30 5,0 3,7 28 5,9 3, Exor , n.c n.c n.c. 0,6 0, ,1 11, ,3 16, RCS MediaGroup , n.c n.c n.c. 5,7 2,3 39 3,3 3,9 37 1,4 5, Iride , , , ,6 9,8 11,5 12 7,4 6,4 19 4,7 0, FASTWEB , , , n.c. 7,1 8,0 23 2,4 4,8 24 0,1 1, Astaldi , , , ,4 8,9 8,2 22 4,8 4,3 25 2,9 2, Aurelia , , , ,3 16,3 20,3 7 8,1 16,5 6 0,7 3, IMMSI , , , ,3 4,4 5,3 28 1,8 3,1 31 0,8 1, TERNA , , , ,1 53,8 52,9 2 39,7 53,5 1 24,8 58, Caltagirone , , , ,0 9,6 4, ,1 5,9 21 0,5 0, SEAT PG , , , n.c. 39,8 37,5 3 20,8 18,9 5 13,2 3, Davide Campari , , , ,9 20,8 23,6 5 18,7 19,8 4 13,5 13, Bulgari , n.c n.c n.c. 10,4 1,5 38 8,4 4,4 38 7,7 5, Gemina , , n.c n.c. 9,3 11,0 14 8,1 3,2 36 5,8 6, Beni Stabili , , , n.c. 84,2 84,6 1 19,6 23,9 2 17,7 25,4 40 Totale , , , ,0 13,1 11,8 10,8 9,2 5,8 3,7 Gruppi pubblici , , , ,8 15,8 14,2 14,1 12,1 7,2 5,5 Gruppi pubblici (escluso ENI) , , , ,8 12,9 12,6 9,2 9,2 6,2 5,7 Gruppi privati , , , ,9 10,2 9,0 7,2 5,8 4,2 1,7

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