VIII ATLANTE CRONOTIPOLOGICO DELLE MURATURE

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1 VIII ATLANTE CRONOTIPOLOGICO DELLE MURATURE Lo studio condotto sulle murature attestate nel territorio di Chiusdino, in un arco cronologico compreso tra fine XI-inizio XII secolo e XVIII secolo, ha portato all individuazione di 6 Tipi murari principali. I Tipi individuati con una certa frequenza nell area di indagine, tali da permettere confronti interni a una stessa tipologia, sono stati a loro volta distinti in base alle principali varianti rintracciate 1. I dati raccolti nel corso della ricerca sono stati esemplificati nelle schede che seguono, dove sono prese in esame le USM ritenute più significative per la descrizione delle diverse tipologie murarie individuate 2. Per ogni campione 3 è riportata l ubicazione, la documentazione grafica (in scala 1:20) o fotografica, una descrizione della muratura, basata sui suoi componenti principali 4, e l eventuale presenza di tracce di lavorazione. solo parzialmente, il paramento murario presenta profonde lesioni che, specialmente nella parte settentrionale dell abside, hanno causato un distacco (da 0,7 a 1,5 cm) dei giunti della muratura. Composizione: calcare. Posa in opera: paramento in conci di medie e medio-piccole dimensioni, disposti per orizzontale e, raramente, faccia quadra, su corsi generalmente orizzontali e paralleli. In alcuni punti il paramento presenta un andamento leggermente irregolare dei filari. I filari hanno un altezza compresa tra 17 e 27 cm. 1. I CAMPIONI Campione CH 1 Frosini, chiesa di San Michele Arcangelo (sito 105) Il campione è stato rilevato tramite ripresa fotografica all esterno dell edificio, nella porzione inferiore della facciata. In buono stato di conservazione, il paramento murario presenta un degrado superficiale minore rispetto a quello visibile sul fianco sinistro del tempio. Composizione: calcare, travertino compatto. Posa in opera:paramento in conci di medie e medio-grandi dimensioni, disposti per orizzontale e faccia quadra su corsi perfettamente orizzontali e paralleli. I filari hanno un altezza compresa tra 21 e 37 cm. Nella zona di raccordo con i prospetti laterali dell edificio il paramento non presenta differenze nelle dimensioni dei conci impiegati nella definizione delle angolate. Lavorazione e finitura: conci perfettamente squadrati e spianati con l uso del nastrino, per la definizione degli spigoli, e dell ascettino per la faccia a vista. Le tracce della finitura superficiale sono conservate nella porzione inferiore della facciata e, sporadicamente, in alcuni conci del fianco sinistro. Giunti e letti di posa: lo spessore dei giunti (0,3-0,9 cm) e dei letti di posa (0,2-1 cm) è sottile e regolare. Campione CH 2 Frosini, chiesa di San Michele Arcangelo (sito 105) Il campione è stato rilevato tramite ripresa fotografica all esterno dell edificio, nella porzione inferiore del prospetto absidale. Conservato 1 Per la classificazione delle murature campionate, è stata seguita la linea metodologica, inizialmente proposta da T. Mannoni, sviluppata da R. Parenti (MANNONI, 1976, pp ; PARENTI, 1987). 2 Per il metodo d indagine adottato nella campionatura delle tecniche costruttive si veda cap. IV, paragrafo 6. 3 L indagine stratigrafica si è limitata ai soli paramenti murari esterni degli edifici indagati. 4 La descrizione tiene infatti conto dei seguenti parametri: materiali, posa in opera, lavorazione, finitura, spessore dei giunti e dei letti di posa. Figura 81. CH 1. Frosini, chiesa di San Michele Arcangelo Figura 82. CH 2. Frosini, chiesa di San Michele Arcangelo 184

2 Lavorazione e finitura: conci da bene a perfettamente squadrati, spianati con uno strumento a punta, di cui non sempre sono riconoscibili le tracce. Giunti e letti di posa: lo spessore dei giunti (0,3-1,1 cm) e dei letti di posa (0,4-1 cm) risulta abbastanza regolare e sottile. Campione CH 3 Castello di Frosini (sito 105) Il campione è stato rilevato, tramite documentazione grafica in scala 1:20, nel prospetto esterno sud del palazzo, in prossimità del portale d ingresso ad arco senese. Composizione: calcare, travertino compatto. Posa in opera: bozze di medie e piccole dimensioni disposte per orizzontale e faccia quadra, raramente per verticale, su corsi generalmente orizzontali e paralleli. La parte superiore del campione presenta bozze di piccole dimensioni disposte su filari più irregolari. I filari hanno un altezza compresa tra 16 e 25 cm. Lavorazione e finitura: bozze sommariamente squadrate e spianate con uno strumento a punta (probabilmente picconcello). Giunti e letti di posa: lo spessore dei giunti (0,3-1,6 cm) e dei letti di posa (0,6-1,8 cm) è variabile e irregolare. superficiale della faccia a vista dei conci; è ipotizzabile l utilizzo di uno strumento a tranciante piano (ascettino). Giunti e letti di posa: lo spessore di giunti (0,4-1,2 cm) e dei letti di posa (0,3-0,9 cm) è abbastanza regolare ma si riferisce a pochi punti di verifica. Figura 84. CH 4. Luriano, pieve di Santa Maria Figura 83. CH 3. Frosini, castello Campione CH 5 Papena, chiesa dei SS. Fabiano e Sebastiano (sito 72) Il campione è stato rilevato, tramite documentazione grafica in scala 1:20, all esterno dell edificio religioso, sul fianco sinistro; questo lato del complesso architettonico presenta un paramento in buono stato di conservazione, contrariamente a quello visibile nella facciata, oggetto di numerosi rimaneggiamenti. Composizione: calcare, travertino spugnoso. Posa in opera:paramento in conci di medie dimensioni disposti per orizzontale e faccia quadra su corsi orizzontali e paralleli. Raro utilizzo di zeppe in scaglie di laterizio nei giunti della muratura. I filari hanno un altezza compresa tra 18 e 29 cm. Lavorazione e finitura: conci ben squadrati e spianati; la finitura delle superfici non è leggibile a causa dell erosione superficiale degli elementi lapidei. Giunti e letti di posa: lo spessore dei giunti (0,4-1,2 cm) e dei letti di posa (0,5-1,5 cm) è variabile e si riferisce a pochi punti di verifica. Campione CH 4 Pieve di Santa Maria a Luriano (sito 51) Il campione è stato rilevato tramite ripresa fotografica all esterno dell edificio, nella parte inferiore della facciata, in prossimità del portale d ingresso. È questo il punto dove è meglio leggibile la muratura originaria dell edificio, in gran parte coperta dal rivestimento a intonaco della parete. Composizione: calcare, travertino, e rara arenaria. Posa in opera: paramento in conci di medie dimensioni posti per orizzontale e faccia quadra, raramente per verticale, su corsi orizzontali e paralleli. Nella zona inferiore della facciata si nota, in relazione all impiego di alcuni conci di grandi dimensioni, uno sdoppiamento di corsi della muratura. I filari hanno un altezza compresa tra 18 e 27 cm. Lavorazione e finitura: conci ben squadrati e spianati. La finitura degli elementi lapidei è difficilmente individuabile a causa dell erosione Figura 85. CH 5. Papena, chiesa dei SS. Fabiano e Sebastiano 185

3 Campione CH 6 Chiusdino, chiesa dei SS. Iacopo e Martino (sito 29) Relativo alla muratura esterna della chiesa, il campione è stato rilevato, tramite documentazione grafica in scala 1:20, sulla facciata dell edificio religioso, nel punto di raccordo tra questa e il fianco destro. Composizione: calcare. Posa in opera: paramento in conci di medie e grandi dimensioni disposti per orizzontale e faccia quadra, raramente per verticale, su corsi orizzontali e paralleli. In prossimità dell angolata destra, è visibile la cesura di un concio del pannello. La presenza di scaglie di laterizio nei giunti e nei letti di posa della muratura è da attribuire ai rimaneggiamenti subiti. I filari hanno un altezza compresa tra 17 e 35 cm. Lavorazione e finitura: conci squadrati e spianati con uno strumento a punta (subbia o picconcello). Giunti e letti di posa: lo spessore dei giunti (0,2-0,8 cm) e dei letti di posa (0,3-1 cm) è abbastanza sottile e regolare. Figura 87. CH 7. La Magione Podere Tamignano (sito 110) Relativo alla muratura esterna, a scarpa, della torre, il campione è stato rilevato, tramite una ripresa fotografica, nella parte inferiore del prospetto sud dell edificio. Composizione: calcare cavernoso e rari laterizi. Posa in opera: paramento in bozze di medio-piccole dimensioni disposte su filari generalmente orizzontali e paralleli; frequente impiego di zeppe in scaglie di pietra nei giunti e nei letti della muratura. Nella parte sud-est del prospetto si notano alcuni laterizi, forse di reimpiego, in qualità di elementi verticali. Nella zona di raccordo con il prospetto ovest, l impiego di conci di grandi dimensioni e perfettamente squadrati nella definizione dell angolata, impone, rispetto a questi conci, lo sdoppiamento dei corsi del pannello. I filari hanno un altezza compresa tra 15 e 23 cm. Lavorazione e finitura: pietre spaccate o sommariamente sbozzate, prive di finitura. Giunti e letti di posa: il restauro in cemento dei giunti e dei letti di posa ne impedisce la lettura. Figura 86. CH 6. Chiusdino, chiesa dei SS. Iacopo e Martino Campione CH 7 La Magione (sito 157) Il campione è stato rilevato, tramite una ripresa fotografica, nella parte centrale del prospetto nord-est dell abitazione. Composizione: arenaria, travertino compatto. Posa in opera: paramento in bozze di medio-piccole e piccole dimensioni disposte per orizzontale e faccia quadra su corsi generalmente orizzontali e paralleli, in alcuni punti sdoppiati. I filari hanno un altezza compresa tra 14 e 34 cm. Lavorazione e finitura: bozze sommariamente squadrate e spianate con uno strumento a punta (forse picconcello), di cui restano poche tracce. Giunti e letti di posa : lo spessore dei giunti (0,4-1,7 cm) e del letti di posa (0,3-1,5 cm) è variabile e si riferisce a pochi punti di verifica. Campione CH 8 Figura 88. CH 8. Podere Tamignano Campione CH 9 Le Palazze (sito 145) Relativo alla muratura esterna della torre, il campione è stato rilevato, tramite una ripresa fotografica, nella parte inferiore del prospetto ovest dell edificio. Composizione: calcare cavernoso, alberese, ciottoli fluviali. Posa in opera: paramento in bozze e ciottoli di fiume di medio-piccole dimensioni disposti su corsi sub-orizzontali e paralleli, spesso sdoppiati nel punto di raccordo tra pannello e angolata; quest ultima è risolta in conci squadrati di medie dimensioni. Utilizzo di zeppe in 186

4 scaglie di pietra nei letti di posa. I filari hanno un altezza compresa tra 16 e 23 cm. Lavorazione e finitura: pietre spaccate o prive di lavorazione. Giunti e letti di posa: lo spessore dei giunti (0,5-1,5 cm) e dei letti di posa (0,3-2 cm) è variabile. Lavorazione e finitura: solo le pietre di reimpiego, di medie e grandi dimensioni, sono squadrate e spianate. In generale la muratura presenta pietre messe in opera prive di lavorazione. Giunti e letti di posa: lo spessore dei giunti (0,4-2,8 cm) e dei letti di posa (0,2-3,2 cm) è fortemente irregolare. Campione CH 11 Vesperino (sito 152) Relativo alla muratura esterna dell abitazione poderale, il campione è stato rilevato tramite documentazione grafica in scala 1:20, nella parte superiore del prospetto ovest del corpo di fabbrica centrale, in prossimità della porta di ingresso. Composizione: calcare cavernoso, laterizi. Posa in opera: paramento formato da elementi lapidei apparecchiati su filari irregolari, in parte regolarizzati con l utilizzo di laterizi organizzati su brevi filari di orizzontamento. Frequente uso di zeppe in scaglie di pietra e frammenti di laterizio. Lavorazione e finitura: pietre spaccate messe in opera prive di lavorazione con frequente utilizzo di bozze di medie dimensioni, squadrate, verosimilmente di riutilizzo. Giunti e letti di posa: lo spessore dei giunti è irregolare, non verificabile. Figura 89. CH 9. Le Palazze Campione CH 10 Podere San Martino (sito 153) Relativo alla muratura esterna dell abitazione poderale, il campione è stato rilevato tramite ripresa fotografica nella parte inferiore del prospetto ovest del corpo di fabbrica centrale, in prossimità della porta di ingresso. Composizione: calcare marnoso, calcare cavernoso, laterizi. Posa in opera: muratura irregolare con periodici filari di orizzontamento ogni cm. Numerosi conci di reimpiego. Frequenti zeppe in pietra e laterizio, anche di copertura. Figura 91. CH 11. Vesperino Figura 90. CH 10. Podere San Martino Campione CH 12 Valloria (sito 150) Relativo alla muratura esterna della grangia, il campione è stato rilevato tramite ripresa fotografica nella parte inferiore del prospetto sud del corpo di fabbrica centrale. Composizione: calcare cavernoso e marnoso. Posa in opera: paramento in conci di medie dimensioni, disposti per orizzontale e, in misura minore, per faccia quadra, su corsi sub-orizzontali e paralleli. Utilizzo abbastanza frequente di zeppe in scaglie di pietra nei giunti e nei letti di posa. I filari hanno un altezza compresa tra 20 e 34 cm. 187

5 Lavorazione e finitura: conci squadrati e sommariamente squadrati, spianati ad ascettino, di cui restano rare tracce. Giunti e letti di posa: lo spessore dei giunti (0,5-2,3 cm) e dei letti di posa (0,4-3,5 cm) è variabile. stato rilevato tramite documentazione grafica in scala 1:20 nella parte inferiore del fianco laterale sinistro. Composizione: calcare marnoso. Posa in opera: paramento in bozze di medio-piccole e piccole dimensioni, disposte per faccia quadra su corsi generalmente orizzontali e paralleli. Utilizzo di periodiche zeppe in scaglie di pietra nei giunti della muratura. I filari hanno un altezza compresa tra 15 e 20 cm. Lavorazione e finitura: pietre sbozzate e spianate con un picconcello. Il materiale litoide, poco gelivo, mostra fratture concoidi che hanno in parte asportato le tracce superficiali di lavorazione. Giunti e letti di posa: lo spessore dei giunti (0,4-1,5 cm) e dei letti di posa (0,4-1,7 cm) è abbastanza regolare. Figura 92. CH 12. Valloria Campione CH 13 Chiusdino, casa di San Galgano (sito 29) Relativo alla muratura esterna dell abitazione, il campione è stato rilevato tramite documentazione grafica in scala 1:20, nella parte inferiore della facciata, in prossimità del portale d ingresso. Composizione: calcare marnoso. Posa in opera: paramento in bozze di medio-piccole e piccole dimensioni, disposte per faccia quadra e, in misura minore, per orizzontale su corsi generalmente orizzontali e paralleli. I filari hanno un altezza compresa tra 12 e 21 cm. Lavorazione e finitura: pietre sbozzate e sommariamente spianate con un picconcello, di cui restano rare tracce a causa delle frequenti fratture concoidi del materiale lapideo, scarsamente gelivo, visibili sulle superfici esterne delle pietre. Giunti e letti di posa: lo spessore dei giunti (0,3-1 cm) e dei letti di posa (0,2-1,3 cm) è abbastanza regolare. Campione CH 15 Figura 94. CH 14. Chiusdino, chiesa dei SS. Iacopo e Martino Chiusdino, circuito murario, via delle Mura (sito 29) Relativo alla muratura del circuito murario più esterno all abitato di Chiusdino, il campione è stato rilevato, tramite documentazione fotografica, a pochi metri di distanza dalla Porta Bacucchi (o Senese), in via delle Mura, nella parte inferiore del paramento. Composizione: calcare e calcare marnoso. Posa in opera: paramento in bozze di medie e medio-piccole dimensioni, disposti per orizzontale e faccia quadra su corsi generalmente orizzontali e paralleli. Utilizzo di frequenti zeppe in scaglie di pietra e frammenti di laterizio nei giunti e nei letti della muratura. I filari hanno un altezza compresa tra 18 e 26 cm. Figura 93. CH 13. Chiusdino, casa di San Galgano Campione CH 14 Chiusdino, chiesa dei SS. Iacopo e Martino (sito 29) Relativo alla muratura esterna dell edificio religioso, il campione è Figura 95. CH 15. Chiusdino, circuito murario, Via delle Mura 188

6 Lavorazione e finitura: pietre sbozzate e sommariamente spianate con un picconcello. Alcuni conci di grandi dimensioni, squadrati e spianati, sono forse di reimpiego. Giunti e letti di posa: lo spessore dei giunti (0,5-3,1 cm) e dei letti di posa (0,4-3,2 cm) è variabile. Campione CH 16 Luriano (sito 58) Relativo alla muratura esterna del complesso architettonico, il campione è stato rilevato, tramite documentazione grafica in scala 1:20, nella parte inferiore del prospetto a monte del corpo di fabbrica centrale. Composizione: calcare, ciottoli fluviali. Posa in opera: paramento in ciottoli e bozze di medio-piccole dimensioni disposte, per orizzontale e faccia quadra, su corsi sub-orizzontali e paralleli. Periodicamente, a intervalli di 1,20-1,40 m, filari formati da bozze lamellari (max. 9 cm di spessore) indicano forse la fine della giornata di lavoro. La muratura presenta sdoppiamenti dei corsi in prossimità delle angolate. Utilizzo di zeppe in scaglie di pietra nei giunti e nei letti di posa. I filari hanno un altezza compresa tra 14 e 24 cm. Lavorazione e finitura: pietre spaccate o prive di lavorazione. Giunti e letti di posa: lo spessore dei giunti (0,2-2,7 cm) e dei letti di posa (0,5-3,5 cm) è irregolare. Figura 97. CH 17. Miranduolo, Area 1, US 8 Campione CH 18 Miranduolo, Area 2, US 2 (sito 28) Il campione è stato rilevato, tramite documentazione grafica in scala 1:20, nel paramento esterno del circuito murario visibile nel versante meridionale del poggio. Composizione: calcare. Posa in opera: paramento in bozze di medie e medio-piccole dimensioni disposte, per orizzontale e faccia quadra, su corsi generalmente orizzontali e paralleli. Raro utilizzo di zeppe in scaglie di pietra lamellari (max. 3,5 cm di spessore) nei giunti della muratura. I filari hanno un altezza compresa tra 17 e 22 cm. Lavorazione e finitura: pietre spaccate e sommariamente sbozzate con un picconcello. Giunti e letti di posa: lo spessore dei giunti (0,5-3,7 cm) e dei letti di posa (0,4-2,5 cm) è irregolare. Figura 96. CH 16. Luriano, castello Campione CH 17 Miranduolo, Area 1, US 8 (sito 28) Relativo alla muratura dell edifico rinvenuto durante la campagna di scavo condotta nei mesi di agosto-settembre 2001, nella parte sommitale del colle, il campione è stato rilevato, tramite documentazione grafica in scala 1:20, nel paramento esterno dell edificio. Composizione: calcare cavernoso. Posa in opera: paramento in conci squadrati di medie dimensioni, disposti su filari orizzontali e paralleli. Sono visibili, allo stadio attuale delle indagini, solo quattro filari dell alzato. I filari hanno un altezza compresa tra 18 e 27 cm. Lavorazione e finitura: conci squadrati e spianati; rare tracce di finitura fanno ipotizzare che per la spianatura delle superfici sia stato utilizzato uno strumento a punta. Giunti e letti di posa: lo spessore dei giunti (0,4-1,6 cm) e dei letti di posa (0,5-1 cm) è abbastanza sottile e regolare. Figura 98. CH 18. Miranduolo, Area 2, US 2 Campione CH 19 Miranduolo, Area 1, US 7 (sito 28) Relativo alla muratura dell edificio situato nel Settore A, il campione è stato rilevato, tramite documentazione grafica in scala 1:20, nel paramento murario interno del lato orientale della struttura. Composizione: calcare cavernoso. Posa in opera: paramento in conci di medie e medio-piccole dimensioni, disposti per orizzontale e faccia quadra su corsi generalmente orizzontali e paralleli. Utilizzo di zeppe in scaglie di pietra lamellari (max. 4,1 cm di spessore) nei giunti della muratura. I filari hanno un altezza compresa tra 16 e 25 cm. Lavorazione e finitura: conci squadrati e sommariamente squadrati, spianati con un ascettino di cui non sempre sono riconoscibili le tracce. Giunti e letti di posa: lo spessore dei giunti (0,3-1,3 cm) e dei letti di posa (0,5-2 cm) è variabile. 189

7 CAMPIONE CH 20 La Cura, pieve di San Bartolomeo (sito 155) Il campione è stato rilevato tramite ripresa fotografica all esterno dell edificio, nella parte inferiore della facciata, in prossimità del portale d ingresso. Composizione: calcare, travertino. Posa in opera: paramento in conci di medie e medio-grandi dimensioni posti per orizzontale e faccia quadra, raramente per verticale, su corsi orizzontali e paralleli. I filari hanno un altezza compresa tra 22 e 34 cm. Lavorazione e finitura: conci ben squadrati e spianati. La finitura degli elementi lapidei, dove conservata, mostra tracce di uno strumento a tranciante rettilineo (ascettino). Giunti e letti di posa: lo spessore di giunti (0,3-1,6 cm) e dei letti di posa (0,3-1,4 cm) è abbastanza regolare ma si riferisce a pochi punti di verifica. 2. CRONOTIPOLOGIA DELLE MURATURE Tipo 1 Figura 99. CH 19. Miranduolo, Area 1, US 7 Figura 100. CH 20. La Cura, pieve di San Bartolomeo Paramento in conci di calcare e calcare cavernoso disposti su corsi orizzontali e paralleli, per orizzontale e faccia quadra. Conci di medie e grandi dimensioni, da bene a perfettamente squadrati. Le superfici lapidee sono finite con ascettino. L altezza dei filari è compresa tra 17 e 35 cm. Lo spessore dei giunti (0,2-1,4 cm) e dei letti di posa (0,3-1,5 cm) è abbastanza sottile e regolare. Appartengono al Tipo i campioni CH 4, 5, 6, 17 e 20. Cronologia: fine XI-inizio XIII secolo. Variante A: simile al Tipo 1, ma realizzato in conci di travertino disposti su corsi perfettamente orizzontali e paralleli. I conci, perfettamente squadrati e spianati, presentano una finitura delle superfici con uso dello scalpello per la resa del nastrino e dell ascettino per la superficie lapidea. Lo spessore dei giunti (0,3-0,9 cm) e dei letti di posa (0,2-1 cm) è sottile e regolare. Variante attestata dal campione CH 1. Cronologia: fine XI-metà XIII secolo Variante B: simile al Tipo 1, ma in conci di medie e medio-piccole dimensioni disposti per orizzontale e, raramente, per faccia quadra su corsi generalmente orizzontali e paralleli. Variante attestata dal campione CH 2. Cronologia: fine XI-metà XII secolo. Tipo 2 Paramento in bozze di calcare marnoso disposte su corsi generalmente orizzontali e paralleli per faccia quadra e, più raramente, per orizzontale. Bozze di medio-piccole dimensioni, sommariamente spianate a picconcello. Utilizzo di zeppe in scaglie di pietra nei giunti e nei letti di posa. I filari hanno un altezza compresa tra 12 e 26 cm. Lo spessore dei giunti (0,3-3,7 cm) e dei letti di posa (0,2-3,2 cm) è variabile. Appartengono al Tipo i campioni CH 13, 14, 15 e 18. Cronologia: fine XII-inizio XIII/inizio XIV secolo. Tipo 3 Paramento in bozze di calcare e ciottoli di fiume disposti su corsi suborizzontali e paralleli sdoppiati in prossimità delle angolate. Bozze di medio-piccole dimensioni non spianate. I filari hanno un altezza compresa tra 14 e 24 cm. Lo spessore dei giunti (0,4-1,5 cm) e dei letti di posa (0,3-2 cm) è irregolare. Appartengono al Tipo i campioni CH 9 e 16. Cronologia: metà XIII-XIV secolo. Variante A: simile al Tipo 2, ma con frequente utilizzo di zeppe in scaglie di pietra nei giunti e nei letti della muratura e di sporadici laterizi in qualità di elementi verticali. Variante attestata dal campione CH 8. Cronologia: fine XIII-XIV secolo. Tipo 4 Paramento in conci di calcare cavernoso disposti per orizzontale e, più raramente, per faccia quadra su corsi generalmente orizzontali e paralleli. Conci di medie e medio-piccole dimensioni, da sommariamente squadrati a squadrati. Finitura ad ascettino. I filari hanno un altezza compresa tra 20 e 34 cm. Lo spessore dei giunti (0,3-2,3 cm) e dei letti di posa (0,4-3,5 cm) è variabile. Appartengono al Tipo i campioni CH 12 e 19. Cronologia: XIII-inizio XIV secolo. Tipo 5 Paramento in bozze di travertino compatto disposte per orizzontale e faccia quadra, raramente per verticale, su corsi generalmente orizzontali e paralleli, in alcuni casi sdoppiati. Bozze di medie e piccole dimensioni, sommariamente squadrate e spianate con uno strumento a punta. I filari hanno un altezza compresa tra 14 e 34 cm. Lo spessore dei giunti (0,3-1,7 cm) e dei letti di posa (0,3-1,8 cm) è abbastanza regolare. Appartengono al Tipo i campioni CH 3 e 7. Cronologia: metà XIII XIV secolo. 190

8 Tipo 6 Paramento in pietre spaccate e laterizi, spesso spezzati, disposti su filari irregolari, con periodici filari di orizzontamento ogni cm. Notevole riutilizzo di materiale da costruzione. Frequente uso di zeppe in scaglie di pietra e frammenti di laterizi. Lavorazione presente soltanto sulle pietre di reimpiego. Appartengono al Tipo i campioni CH 10 e 11. Cronologia: XVII-metà XVIII secolo. 3. TECNICHE COSTRUTTIVE NEL TERRITORIO DI CHIUSDINO All interno di uno studio diacronico delle tipologie murarie individuate nel territorio indagato per il periodo compreso tra fine XI secolo e metà XVIII secolo, emergono alcune linee di tendenza riscontrabili sia nell evoluzione dell apparecchiatura muraria e nella sua lavorazione sia nella scelta del materiale utilizzato. Il territorio di Chiusdino, geologicamente non omogeneo, è, in linea di massima, caratterizzato nella porzione settentrionale, zona delle ultimi propaggini della Montagnola Senese, dalla presenza di litologie riconducibili a formazioni calcaree (verrucano e calcari cavernosi); la parte centrale del territorio, caratterizzata dalla piana alluvionale del Feccia, è occupata da depositi alluvionali associati a depositi travertinosi. La parte sud-ovest infine, interessata dal sistema di rilievi collinari che costituiscono la base delle Colline Metallifere, presenta formazioni carbonatico-argillose-silicee e rocce calcareo-conglomeratiche. In questo contesto l indagine archeologica ha permesso di constatare come la distribuzione dei materiali sul territorio indichi in genere un utilizzo locale del materiale lapideo nel corso dei secoli: l impiego diffuso di rocce calcaree, impiegate come materiale da costruzione e per la produzione della calce, è collegabile anche alla vicinanza della Montagnola Senese, ricca di cave di calcare cavernoso e di marmo 5 ; l utilizzo del travertino compatto, presente in una porzione limitata di territorio, è attestato nella costruzione di edifici posti nelle immediate vicinanze delle cave, come Villanuova, o a breve distanza da queste, come Frosini e l abbazia di San Galgano 6. Il rapporto tra disponibilità dei materiali litoidi e loro utilizzazione, basato su condizioni che spesso guidavano la scelta dei costruttori medievali, come la distanza tra la cava e l edificio, la facilità del percorso e la lavorabilità della pietra, sembra dunque essere confermato anche dal loro raggio di diffusione nel territorio 7. Gli edifici indagati mostrano un utilizzo quasi esclusivo della pietra come materiale da costruzione per tutto il periodo medievale. Il laterizio, a eccezione del cantiere dell abbazia di San Galgano, dotato di fornaci proprie 8, sembra non essere attestato prima del XIII secolo e limitato a impieghi particolari quali pavimentazioni, stipiti e volte interne 9. I laterizi si trovano utilizzati nella costruzione delle aperture a 5 Nel XIV secolo i marmi della Montagnola erano inviati a Siena, per la costruzione del Duomo, a Firenze, per il cantiere di Santa Maria del Fiore, e a Orvieto. PARENTI, 1995, p Nella seconda metà del XIII secolo il travertino utilizzato per l edificazione dell abbazia di San Galgano era estratto nelle cave poste in prossimità della grangia di Villanuova, località tuttora chiamata Cave di Travertino; nella grangia ci si occupava di dirigere l attività di estrazione e di lavorazione delle pietre. GABBRIELLI, 1998b, p Definire i confini dell areale di diffusione di un litotipo è comunque difficoltoso e spesso legato a fattori quali il minore o maggiore successo costruttivo del materiale nel corso del tempo (PARENTI, 1995, p. 388). 8 La fabbricazione in proprio di laterizi è attestata nel cantiere a partire dal 1234 (GAB- BRIELLI, 1998b, p. 18). 9 Il dato sembra trovare conferma nei primi risultati della campagna di scavo, condotta nei mesi di agosto-settembre 2001, nel castello di Miranduolo. I livelli di crollo perti- partire dal XV secolo, oppure se usati, interi o spezzati, come zeppe nei giunti e nei letti di posa delle murature sono indicativi di consolidamenti di solito databili tra XVI e XVIII secolo. Rimpelli e rifacimenti in laterizi di murature in pietra sono in genere riferibili anch essi a un periodo tardo, non prima della fine del XV secolo. La messa in opera di paramenti realizzati in conci ben squadrati e spianati 10, disposti su corsi orizzontali e paralleli, mostra, negli edifici indagati, il buon livello tecnico raggiunto, nel periodo compreso tra fine XI secolo e XIII secolo, dalle maestranze operanti nel territorio. In particolare edifici quali la chiesa dei SS. Martino e Iacopo a Chiusdino e la chiesa di San Michele Arcangelo a Frosini che, ricostruita quasi completamente nel secolo successivo, conserva nella parte inferiore dell abside (fig. 101) resti della muratura più antica, presentano un attenzione particolare nella resa delle superfici esterne dei conci. La lavorazione e la finitura degli elementi litoidi, dove conservata, attesta a partire dalla metà del XII secolo, in edifici religiosi quali la pieve di San Michele Arcangelo a Chiusdino e la chiesa di Frosini, l utilizzo dell ascettino 11. Tracce di questo strumento si ritrovano poi in alcuni edifici religiosi romanici del XII e XIII secolo, come le pievi di Luriano e di Pentolina e la chiesa di Papena 12. Se dunque è possibile datare l introduzione di questo strumento alla metà del XII secolo, è forse ipotizzabile collegare la sua diffusione all introduzione di un tipo di paramento che, come abbiamo visto, era particolarmente accurato e, richiedendo una buona finitura delle superfici, necessitava di strumenti di finitura raffinati 13. L analisi di strutture abitative datate tra XIII e XIV secolo ci mostra invece un netto cambiamento sia nel tipo di paramento che nel tipo di finitura del materiale da costruzione. È possibile osservare, oltre alla tendenza delle maestranze a dedicare una cura maggiore nella realizzazione delle murature destinate alle facciate rispetto a quelle destinate ai prospetti laterali, un evoluzione nella tecnica edilizia: strumenti a punta, quali la subbia o il picconcello, prendono gradualmente il posto dell ascettino nella spianatura degli elementi lapidei della muratura. Nel paramento murario l attenzione si concentra sempre più nella resa degli elementi architettonici; nella lavorazione dei conci, perfettamente squadrati, delle angolate, delle finestre e dei portali, si ritrova l uso dell ascettino e, a partire dalla metà del XIII secolo, i primi esempi di lavorazione a martellina dentata 14. La martellina dentata a punte fini, uno degli strumenti più diffusi nell architettura medievale europea e, a partire dal XIV secolo, uno degli strumenti di finitura più usati in Toscana 15, è utilizzata intorno al 1220 nel cantiere dell abbazia di San Galgano. Questo è probabilmente il primo utilizzo attestato nel territorio di Chiusdino 16. nenti alla struttura palaziale, situata in posizione sommitale, hanno reso porzioni di muratura in laterizi, interne alla struttura. A tale proposito, si veda sito A tale proposito si veda il Tipo L ascettino, costituito da due trancianti piani, appartiene alla categoria degli strumenti a percussione lanciata. La sua presenza è attestata nello stesso periodo in Val d Elsa, a Colle, San Gimignano e Castelfiorentino (MENNUCCI, , pp ). 12 Si vedano i campioni CH 5, 6 e L indagine condotta sulle murature databili tra fine XI e XII secolo, è basata, allo stato attuale delle ricerche, essenzialmente sullo studio di edifici religiosi (campioni CH 1, 2, 4, 5, 6). Questo, purtroppo, rende parziale l analisi delle tecniche edilizie in uso al tempo. 14 È questo il caso, ad esempio, del castello di Frosini dove il portale di accesso al palazzo, coronato da un arco senese, mostra nelle superfici esterne dei conci una finitura a martellina dentata. Similmente le grange di Villanuova e Valloria (siti 151 e 150) mostrano, nei conci del portale d ingresso a sesto acuto, tracce di finitura a martellina dentata. 15 BIANCHI-PARENTI, 1991; PARENTI, GABBRIELLI, 1998b, pp

9 Figura 101. Chiesa di San Michele Arcangelo a Frosini, suddivisione per fasi Figura 102. Le Palazze, raddrizzamento fotografico e suddivisione per fasi Figura 103. Chiusdino, chiesa dei SS. Jacopo e Martino, raddrizzamento fotografico e suddivisione per fasi Figura 104. Pieve di San Bartolomeo a La Cura, raddrizzamento fotografico e suddivisione per fasi 192

10 Presente sporadicamente già nella seconda metà del secolo precedente in Val d Elsa, dove il suo impiego è documentato nella pieve di San Salvatore a Colle e nella chiesa di Sant Agnese a Poggio Bonizio 17, la martellina è stata, con molta probabilità, introdotta nella Toscana centrale dalle maestranze pisane che, utilizzando già da tempo questo strumento, lo portarono, nel corso del XIII secolo, nel contado volterrano e in Val d Elsa 18. Al momento, le uniche attestazioni dell utilizzo della martellina dentata rintracciate nel territorio di Chiusdino, riferibili alla seconda metà del XIII secolo, appartengono o a edifici di committenza signorile come quello di Frosini, o a strutture pertinenti l ordine cistercense, come le grange di Valloria e Villanuova. Sebbene le attestazioni siano sporadiche, è comunque ipotizzabile, allo stadio attuale delle indagini, che la presenza sul territorio di maestranze specializzate abbia contribuito alla diffusione della martellina già nel corso del XIII secolo. Pertanto, in una fase ancora preliminare della ricerca, un filone d indagine di particolare interesse potrebbe essere aperto dallo studio dell influenza e del contributo apportato, nella diffusione di nuove metodologie e nello sviluppo di nuove tecniche, sul territorio circostante da un cantiere che, come quello di San Galgano, vedeva operare maestranze specializzate probabilmente a fianco di maestranze locali 19. Nel corso del XIV secolo persiste l attenzione costante nella resa di tutti quegli elementi architettonici che caratterizzano la destinazione signorile dell edificio, mentre la muratura, forse coperta da intonaco, presenta una resa sempre meno accurata del paramento, che passa da pietre sommariamente squadrate o solo sbozzate nella seconda metà del Duecento a ciottoli di fiume e materiale il più delle volte non lavorato nel Trecento 20. È questo il caso, a esempio, delle Palazze, dove l edificio principale del complesso, una casa-torre signorile (fig. 102), mostra nel contrasto tra il paramento murario, costruito con materiali disponibili in loco, e le aperture in conci spianati di travertino compatto, il gusto e le esigenze dei committenti. A partire dal XV secolo i laterizi compaiono sempre più frequentemente negli edifici rurali del territorio: le apparecchiature messe in opera con il mattone risultano irregolari, con un vasto ricorso a elementi spezzati e a materiale lapideo non lavorato che, spesso di reimpiego, è ancora una componente fondamentale nella muratura. Numerosi nuclei rurali di epoca medievale si trasformano, a partire dal XV-XVI secolo, in strutture a conduzione mezzadrile che, caratterizzate da un insieme di annessi e corpi di fabbrica addossati all abitazione principale, mostrano murature irregolari con angolate sempre ben definite e risolte in conci ben squadrati. In generale, la tendenza all impiego di materiale eterogeneo è attestata, in numerosi edifici rurali presenti nel territorio, fino almeno alla metà del XVIII secolo. Murature in laterizio sono inoltre caratteristiche di tutta una serie di interventi di restauro che interessarono, a partire dal XVI secolo, numerosi edifici religiosi romanici, come nel caso della chiesa di SS. Iacopo e Martino a Chiusdino (fig. 103). A questo proposito è interessante notare come i restauri condotti in alcune chiese romaniche nel XIX secolo, in sintonia con il rinnovato interesse per il periodo medievale, siano invece caratterizzati da un utilizzo esclusivo della pietra. La pieve di Pentolina, ad esempio, mostra nella parte superiore della facciata, una muratura in conci ben squadrati e spianati, frutto di un restauro della seconda metà del XIX secolo (fig. 104). Improntati all imitazione delle strutture romaniche, questi restauri si sono spinti a volte fino all utilizzo degli stessi strumenti che, come l ascettino, erano utilizzati per la finitura delle superfici nelle costruzioni del XII-XIII secolo. Marie Ange Causarano 17 MENNUCCI, 1996a, pp Sulla diffusione della martellina dentata si veda BIANCHI-PARENTI, 1991, pp e PARENTI, 1995, p Per un inquadramento della questione si veda GABBRIELLI, 1998b, p. 15. Sul ruolo svolto da maestranze monastiche e maestranze laiche nel cantiere dell abbazia di San Galgano, si veda GABBRIELLI, Si vedano i Tipi 2 e 3. Questa tecnica costruttiva è attestata non solo in strutture abitative ma anche in costruzioni dal carattere difensivo, come nel caso del circuito murario di Chiusdino. 193

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