Redditi e piattaforma sindacale

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1 Roma 14 Febbraio 2008 Redditi e piattaforma sindacale Dipartimento Democrazia Economica, Economia Sociale, Fisco e Previdenza Paola Paola Serra Serra Dipartimento Democrazia economica, Dipartimento Democrazia economica, Economia sociale, fisco e previdenza Economia sociale, fisco e previdenza 1

2 Niente di nuovo, molto da fare Rapporto Caaf Cisl fotografa la situazione dei redditi 2005 e 2006; Schiacciamento dei redditi verso il basso; Dipendenti: 74,9% tra i 10 e i 30mila euro (80,9% entro i 30mila); Donne: 61,3% tra 10 e 25mila euro (92,5%( entro i 30mila euro); Squilibrio territoriale nord-sud; Pensionati: 68,9% tra i 5 e i 20mila euro (92,7% entro i 30mila euro); Il passaggio da lavoratore dipendente a pensionato decurta considerevolmente il reddito. 2

3 La logica della piattaforma Gli interventi proposti vanno nella direzione del recupero del potere d acquisto di lavoratori dipendenti e pensionati; La piattaforma prevede un ventaglio di interventi coordinati; Il fisco da solo non è sufficiente a raggiungere l obiettivo (dati); Sono previsti interventi congiunturali e strutturali; Ogni proposta ha una scheda di approfondimento con la valutazione numerica dei benefici e dei costi. 3

4 I punti della piattaforma Fisco Aumentare e regolarizzare le detrazioni da lavoro dipendente e da pensione; Ridisegnare nel tempo aliquote e scaglioni Irpef,, partendo dalla riduzione della terza aliquota; Introdurre lo strumento Dote Fiscale per i figli (che unisce le detrazioni e l assegno al nucleo familiare); Riequilibrare la tassazione sul TFR a favore dei redditi medio- bassi Pacchetto casa Innalzamento detrazioni Irpef; Incentivi ai contratti a canone concordato Prezzi e Tariffe Controllo di prezzi e tariffe; Estensione delle tariffe sociali. Contrattazione Detassare gli aumenti contrattuali con particolare riferimento al secondo livello di contrattazione Fonti di finanziamento Armonizzare al 20% la tassazione delle rendite finanziarie; Evasione fiscale; Qualificazione spesa pubblica. 4

5 Quanto si guadagna? Effetti sull'irpef dei lavoratori dipendenti della detrazione allineata (Ipotesi LS) Classe di reddito Dipendenti interessati (campione caaf-cisl) Variazione Imposta media Totale

6 Quanto si guadagna dalla variazione dell aliquota Effetti sull'irpef della riduzione della terza aliquota al 37% Classe di reddito Oltre Totale Contribuenti Interessati (campione caaf cisl) Variazione imposta media

7 Sistema fiscale ancora da cambiare? Riforma Tremonti e Visco,, nuove aliquote e scaglioni, passaggio alle deduzioni e poi di nuovo alle detrazioni: Il nostro sistema fiscale è adeguato ai cambiamenti sociali? Il sistema fiscale deve avere un ruolo regolatore oppure deve adattarsi ai mutamenti? 7

8 Semplice e trasparente? Come semplificare e rendere più trasparente il sistema fiscale, in modo che sia quantificabile il reddito disponibile? 8

9 Il difficile equilibrio tra tassazione centrale e locale Attualmente tasse centrali e locali si sommano: Si può trovare un meccanismo che armonizzi i due livelli di tassazione? Si E possibile mettere un tetto alla pressione fiscale complessiva? 9

10 Taglio delle tasse o taglio dell Irpef Irpef? Quando si parla di taglio delle tasse si fa riferimento prevalentemente all Irpef Quali altre direzioni sono percorribili con effetti più consistenti sui redditi e sul potere d acquisto? 10

11 Dipartimento Democrazia Economica, Economia Sociale, Fisco, Previdenza 11

12 La riduzione delle entrate, la riforma della spesa: Tertium non datur? Mauro Marè Università della Tuscia Febbraio 2008

13 Argomenti 1. aggiustamento finanza pubblica ultimi anni effettuato essenzialmente con aumento entrate (vedi grafici e dati) 2. Pressione fiscale è aumentata notevolmente: ora v è la necessità di ridurla: come? quanto? 3. Importanza lotta all evasione fiscale 4. Riforma spesa: altrimenti impossibili riduzione entrate, ma allora come e quanto? 5. Tertium non datur! 6. Patrimonio per riduzione debito ed eliminazione rendite per aumentare crescita

14 2 Aumento entrate tributarie e pressione fiscale Una domanda importante è quella di sapere quanto aumento entrate deriva da andamento economia, quanto da lotta evasione. Alcuni elementi: a) Crescita gettito deriva da autotassazione Irpef e Ires su redditi 2006; quindi v è sicuramente crescita e misure antielusive. b) ma anche modifica regime Irpef introdotta nel 2006 con abolizione sistema precedente, ritorno 5 scaglioni e nuove, maggiori aliquote. c) V è sicuramente effetto lotta evasione ma difficile quantificare in modo preciso.

15 2 Aumento entrate tributarie e pressione fiscale Si deve valutare quanto aumento entrate sia stabile e duraturo. Mi sarei aspettato forte aumento Iva come prodotto della notevole azione di contrasto evasione Invece IVA cresce ma meno altre imposte..

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19 Table A. Total tax revenue as percentage of GDP Provisional Canada 32,0 32,5 35,9 35,6 35,6 33,6 33,4 33,4 Mexico 17,0 17,3 16,7 18,5 19,0 19,9 20,6 United States 25,6 25,6 27,3 27,9 29,9 26,0 27,3 28,2 Australia 25,8 28,3 28,5 28,8 31,1 31,1 30,9 n.a Japan 20,9 27,4 29,1 26,8 27,0 26,3 27,4 n.a Korea 15,1 16,4 18,9 19,4 23,6 24,6 25,5 26,8 New Zealand 28,5 31,1 37,4 36,6 33,6 35,5 37,8 36,5 Austria 36,7 40,9 39,6 41,1 42,6 42,8 42,1 41,9 Belgium 39,5 44,4 42,0 43,6 44,9 44,8 45,4 44,8 Czech Republic 37,5 35,3 38,3 37,8 36,7 Denmark 1 38,4 46,1 46,5 48,8 49,4 49,3 50,3 49,0 Finland 36,5 39,7 43,5 45,7 47,2 43,4 44,0 43,5 France 1 35,4 42,8 42,0 42,9 44,4 43,5 44,1 44,5 Germany 2 34,3 36,1 34,8 37,2 37,2 34,8 34,8 35,7 Greece 16,9 22,2 22,8 25,2 29,7 27,1 27,3 27,4 Hungary 41,3 38,0 37,6 37,2 37,1 Iceland 30,0 28,2 30,9 31,2 38,1 38,3 41,4 n.a Ireland 28,7 34,6 33,1 32,0 31,7 30,2 30,6 31,7 Italy 25,4 33,6 37,8 40,1 42,3 41,1 41,0 42,7 Luxembourg 32,8 39,5 35,7 37,1 39,1 37,9 38,6 36,3 Netherlands 41,2 42,6 42,9 41,5 39,7 37,4 39,1 39,5 Norway 39,2 42,6 41,0 40,9 42,6 43,3 43,7 43,6 Poland 36,2 31,6 33,4 34,3 n.a Portugal 19,7 25,2 27,7 31,7 34,1 33,8 34,8 35,4 Slovak Republic 1 32,9 31,6 31,6 29,6 Spain 1 18,4 27,2 32,5 32,1 34,2 34,7 35,8 36,7 Sweden 41,6 47,8 52,7 48,1 52,6 49,9 50,7 50,1 Switzerland 24,5 26,1 26,0 27,8 30,5 29,1 29,7 30,1 Turkey 16,0 15,4 20,0 22,6 32,3 31,3 32,3 32,5 United Kingdom 35,3 37,6 36,3 34,7 37,3 35,6 36,5 37,4 Unweighted average: OECD Total 29,5 32,7 33,9 34,9 36,2 35,5 36,2 n.a OECD America 28,8 25,0 26,8 26,7 28,0 26,2 26,9 27,4 OECD Pacific 22,6 25,8 28,5 27,9 28,8 29,4 30,4 n.a OECD Europe 31,1 35,4 36,2 37,2 38,6 37,8 38,4 n.a EU 19 32,1 37,4 38,0 38,7 39,2 38,3 38,7 n.a EU 15 32,1 37,4 38,0 38,8 40,4 39,1 39,7 39,8

20 3 Riduzione pressione fiscale Aumento pressione fiscale molto netto: si passa dal 40,6% del 2004 al 43% del Pressione resterà elevata come previsto da RPP e Finanziaria: 43% nel 2008, 42,8 nel 2009, 42,6 nel 2010, 42, 5 nel Scenderà poco e lentamente. Pressione fiscale apparente ed effettiva (oltre il 53%) Serve invece una riduzione pressione fiscale netta e decisa sia per aumentare potere acquisto famiglie, sia per stimolare crescita. valutare naturalmente effetti

21 3 Riduzione pressione fiscale Caveats: studi e stime empiriche mostrano che riduzioni fiscali hanno effetti apprezzabili sulla crescita solo se sono tagli consistenti e non anticipati.. tipo 3-5 punti pressione fiscale, oppure diversi punti % di aliquota: l Italia può permettersi queste riduzioni?? Infine, Tagli efficaci se accompagnati da equivalenti riduzioni di spesa (budget balance)? Siamo pronti per ciò?

22 3 riduzione pressione fiscale Questione cruciale allora è: come e quanto ridurla??? Misure recenti positive ma concentrate su imprese, ditte individuali e professionisti. Oppure su ICI, incapienti e sgravi abitazioni. Servono invece sgravi lavoro dipendente e contribuenti onesti Come? Quanto? 2 strade possibili :

23 3 riduzione pressione fiscale a)aumento detrazioni lav. dipendenti. Si possono fare diverse ipotesi, anche graduali. Costi non elevati (5-12 mld.) e alquanto visibile b) modifica scaglioni ed aliquote. Da 23 a 20, oppure da 38 a 36/7 Forse revisione struttura Irpef? Si ma costa molto e forse non possibile con attuali condizioni finanza pubblica Possibili manovre su IVA??

24 4 Lotta evasione fiscale Risorsa particolare e straordinaria può essere però la riduzione dell evasione fiscale Dato di fatto: in Italia si evade tra il (40) % reddito/base imponibile si può parlare di oltre 100 mld. di gettito evaso! È ora di avviare definitiva azione contrasto evasione. Come? Vi sono diverse strade e soluzioni possibili:

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27 Figura 7. Stime della Produzione Sommersa in Italia % Chiarini Marzano1 Chiarini Marzano2 Bovi Castellucci Istat Max Zizza

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30 4 Lotta evasione fiscale a) studi di settore: vanno revisionati e potenziati, sono adesso arma un po spuntata. contribuenti (soprattutto commercialisti) hanno imparato e anticipano possibili azioni di controllo b) Migliorare e meglio focalizzare accertamenti e controlli (minor numero e più efficaci) c) certezza sanzioni, con riforma contenzioso e amministrazione

31 4 Lotta evasione fiscale d) Contrasto Iva tra consumatori e dettaglio: funziona se sconto è elevato, oppure altri approcci innovativi (lotteria ). Escogitare sanzioni licenze, ecc. e) riduzione pressione fiscale, riduce incentivi monetari evasione. f) Semplificazione e trasparenza sistema tributario g) Scambio per alcune categorie fisco-previdenza (paghi imposte ma io ti offro una vera copertura previdenziale)

32 Caveat 4 Lotta evasione fiscale Evasione fiscale/sommerso non è eliminabile del tutto Evasione ha andamento da buffer: aumenta quando economia va male, si riduce quando va bene. Inoltre forti differenze geografiche: reddito interi settori, soprattutto al Sud dipendono da evasione

33 4 Lotta evasione fiscale Comunque, se si riduce evasione, almeno nell immediato aumenta pressione fiscale.. Si certo, poi si può restituire e redistribuire carico fiscale Comunque valutare con attenzione effetti su PIL e crescita (aumenta numer. ma diminuisce denominatore )

34 5 Riduzione spesa È bene ricordare che. Spesa primaria dal 2000 è cresciuta moltissimo va ridotta e messa sotto controllo senza riduzione spesa ha poco senso parlare di riduzione della pressione fiscale oppure discutere su utilizzo gettito inatteso (rischio che extragettito permetta aumento spesa, che così diverrebbe meno controllabile)

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36 5 Riduzione spesa Riduzione fiscale impensabile senza ridurre spesa Diverse questioni delicate: a) ma allora quale spesa? Pensioni? Sanità? b) Questione di fondo: ridurre prima le spese oppure prima le entrate? c) è possibile e credibile, dato sistema politico, riduzione spesa??? d) Oppure dobbiamo usare una strategia starving the beast?? Forse si.

37 5 Riduzione spesa Ma allora si deve iniziare a pensare a misure concrete di riduzione spesa Si deve anticipare e non subire questa azione Possibili linee di azione: a) Pubblica amministrazione: ci vuole coraggio, non fannulloni ma aumento produttività, rimozione certezze e diritti acquisiti b) Spesa sanitaria, si certamente c) Spesa pensionistica?????

38 5 Riduzione spesa Si riesce a far digerire 2 punti d riduzione spesa? Come? In quali settori? Faccio osservare che azione incisiva riduzione carico fiscale sul lavoro (famiglie) e sulle imprese finanziata con riduzioni di spesa aumenterebbe potenziale crescita economia

39 5 Riduzione spesa Recente Spending Review lanciata dal MEF molto importante Riforma procedure di bilancio, riclassificazione bilancio Introduzione budget performance Aumento efficienza ed efficacia spesa pubblica

40 6 É possibile azione sul debito? Si, in teoria ma quale è una stima attendibile del patrimonio vendibile? Vantaggi: diversi, si aggredisce con forza dimensione debito e si mutano aspettative Svantaggi: molti forse superiori ai vantaggi Problemi di governance di trasparenza del veicolo di vendita; rischio del Sacco di Roma aspetti distributivi aspetti finanziari

41 Distribuzione del reddito, produttività e crescita Leonello Tronti (Istat) 14 febbraio 2008

42 Argomenti La mancata crescita dell economia italiana in prospettiva internazionale Distribuzione primaria del reddito e crescita economica Gli effetti perversi dell asimmetria tra mercato del lavoro e mercato del prodotto Lo scambio politico equo: un patto sociale per la produttività e la crescita 2

43 Crescita reale media annua del Pil ,0 8,0 7,6 7,0 6,0 5,0 4,4 4,0 3,8 3,8 3,8 3,9 3,0 2,2 2,2 2,3 2,3 2,3 2,4 2,7 2,8 3,0 3,0 3,1 3,2 2,0 1,3 1,5 1,5 1,5 1,0 0,0 Japan Italy Germany Fonte: Eurostat Switzerland France Austria EU (15 countries) Denmark EU (25 countries) Belgium Netherlands United Kingdom Portugal Sweden Norway United States Spain Greece Finland Hungary Poland Ireland 3

44 Pil pro capite in PPA 1995 e 2006 (numeri indice media Ue15=100) 160, , ,0 100, ,0 60, , ,0 BG PL SK HU PT CZ SI GR ES IT FR EU15 JP DE FI SE UK BE DK AT NL CH IE US NO Fonte: Eurostat 4

45 Pil pro capite Differenze (numeri indice, media Ue15=100) 50,0 40,0 40,4 40,8 30,0 20,0 14,7 15,1 15,5 16,0 10,0 8,3 8,8 10,5 10,6 10,8 11,7 0,0-10,0-7,9-6,3-4,2-2,9-0,3-0,2 0,0 1,5 1,8 2,8 4,7-13,5-12,1-20,0 IT CH JP DE Fonte: Eurostat FR PT AT BE EU15 DK SE US BG CZ NL FI PL UK ES HU GR SK SI NO IE 5

46 Popolazione occupata. Tassi di variazione percentuale Japan Slovenia Slovakia Germany Fonte: Commissione Europea Denmark Turkey Sweden France United Kingdom Portugal Italy European Union 15 United States Netherlands Finland Spain Ireland 6

47 Produttività del lavoro oraria in PPA 1995 e 2005 (numeri indice, media Ue15=100) 180,0 160,0 140, ,0 100, , , , ,0 0,0 LT CK HU Fonte: Eurostat SK PT GR JP ES IT FI CH AT UK EU15 SE EURO DK DE US FR NL IE BE NO LU 7

48 Produttività oraria Differenze (numeri indice, media Ue15=100) 50,0 45,2 40,0 30,0 24,5 20,0 16,6 18,5 10,0 0,0 0 0,7 1,3 1,7 2,5 4,4 5,3 7,6 8, ,2 11,2 12,9-4,2-2,7-2,2-2 -1,2-1 -0,8-10,0-14,8-20,0 IT ES DK EURO BE CH PT AT EU15 DE FI FR SE JP NL US CK UK GR HU LT LU SK IE NO 8 Fonte: Eurostat

49 Produttività multifattoriale Tassi di crescita medi annui ,5 4,0 3,5 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 0,0 Spain Fonte: Oecd Italy Netherlands Germany Japan France United Kingdom Portugal United States Ireland 9

50 Retribuzioni reali per occupato (defl. consumi priv.; numeri indice 1995=100) Grecia 125 Regno Unito Portogallo Francia Italia Germania 100 Spagna Fonte: Eurostat 10

51 Retribuzioni reali per occupato. Tasso di crescita medio annuo (defl. consumi priv.) 3,5 3,0 3,0 2,5 2,1 2,3 2,0 1,6 1,7 1,7 1,8 1,5 1,3 1,0 0,9 1,0 1,0 0,5 0,4 0,1 0,0-0,5 Spagna -0,2 Fonte: Eurostat Italia Giappone UE 15 Paesi bassi Germania Francia Irlanda Portogallo USA Danimarca Regno Unito Svezia Grecia 11

52 La quota del lavoro italiana in prospettiva internazionale (1992 e 2005) 90,00 80, ,00 60,00 50,00 40,00 30,00 Norway Ireland Fonte: Oecd Luxembourg Japan Australia Spain Euro area Hungary Finland Austria Netherlands United States Germany Italy France Denmark Sweden Belgium United Kingdom Korea 12

53 La caduta della quota del lavoro in Italia e nei principali paesi avanzati ( ) 1,00-1,00-0,7-2,0-1,8-3,00-2,5-3,5-3,3-3,3-5,00-5,2-4,2-5,8-7,00-7,6-9,00-9,8-11,00-10,8-10,7-10,4-11,8-13,00 Hungary Ireland Fonte: Oecd Finland Norway Italy Spain Euro area Japan Germany Sweden United States Netherlands France United Kingdom Belgium Denmark 13

54 Il nuovo scambio politico : aumento della quota dei profitti contro crescita economica 3,50 3,31 3,00 Elasticità della crescita del Pil all'aumento della quota dei profitti ( ) 2,50 2,00 1,50 1,43 1,34 1,00 0,97 0,86 0,85 0,82 0,71 0,50 0,50 0,39 0,36 0,35 0,33 0,29 0,26 0,15 0,00 Denmark United Kingdom Belgium Fonte: Oecd, Eurostat. United States Sweden France Netherlands Ireland Spain Euro area Finland Germany Hungary Norway Japan Italy 14

55 Quota del lavoro e crescita: il caso italiano 6 Relazione tra quota del lavoro dipendente nel reddito e crescita media del pil nel triennio t-t Tasso di crescita del pil nel triennio successivo vpil t,t+2 = - 10, ,2599QL t R 2 corr. = 0, Quota del lavoro dipendente 15

56 Effetto macroeconomico combinato dei due livelli negoziali Contrattazione nazionale Produttività del lavoro Contrattazione decentrata Quota del lavoro nel reddito Preserva il potere d'acquisto delle retribuzioni Cresce Non distribuisce tutti i guadagni di produttività? Si riduce Preserva il potere d'acquisto delle retribuzioni Cresce Distribuisce tutti i guadagni di produttività? Stabile Preserva il potere d'acquisto delle retribuzioni Preserva il potere d'acquisto delle retribuzioni Non cresce Si ferma? Stabile Si riduce Si ferma? Cresce 16

57 Aspetti critici del funzionamento del sistema contrattuale Il sistema tende ad accrescere automaticamente la quota dei profitti, senza contropartite in termini di investimenti, formazione, riorganizzazione ecc. Paradossalmente, questa tendenza implicita si può arrestare o riequilibrare solo attraverso una riduzione della produttività del lavoro. Si tratta evidentemente di un meccanismo socialmente iniquo e perverso rispetto alla crescita economica. 17

58 Relazione tra quota del lavoro dipendente e produttività del lavoro Produttività del lavoro Quota del lavoro dipendente (%) Quota del lavoro dipendente Produttività del lavoro (eu00) 46.0 lnp = lnQl R 2 c= Fonte: Istat, Conti nazionali

59 Produttività non distribuita ai salari: per settore 4,0 3,0 2,0 1, ,0-2,0-3, Agricoltura, silvicoltura e pesca Costruzioni Intermediazione mon. e fin.; attività immob. ed imprendit. TOTALE Industria in senso stretto Commercio, riparaz., alberghi e rist., trasporti e com. Altre attività di servizi 19

60 Produttività non distribuita: per ripartizione Media ,0 7,0 Valore aggiunto per ula Retribuzioni lorde per ula Produttività non distribuita 6,0 5,0 4,0 3,0 2,0 1,0 0,0 Nordovest Nordest Centro Mezzogiorno Italia -1,0 20

61 Conveniva ai lavoratori fare produttività? 2,00 1,69 1,67 1,50 1,34 1,00 0,80 1,04 0,50 0,45 0,27 0,27 0,26 0,00 0,05-0,03-0,50 Produttività del lavoro Retribuzione lorda reale -0,52-0,64-0,54-1,00 Elasticità della retribuzione alla produttività -1,08-1, Differenze tra e Fonte: Istat, Conti nazionali 21

62 Investimenti: rapporti caratteristici 27,5 110,0 26,5 104,0 25,5 98,0 24,5 23,5 In rapporto al prodotto lordo (scala di sinistra) 92,0 86,0 80,0 22,5 74,0 21,5 68,0 20,5 19,5 In rapporto ai profitti lordi (scala di destra) ,0 56,0 22

63 Investimenti: relazione con la quota del lavoro 120,0 lnifl?? 15,124? 4,4527 lnsl?? 86,00 110,0 84,00 100,0 90,0 R 2? 0, ,00 80,0 80,00 70,0 60,0 Investimenti f.l./profitti lordi Quota del lavoro (scala di destra) 78,00 76,00 50, ,00

64 Conveniva alle imprese fare produttività? 5,000 4,000 3,000 2,000 Tradeoff produttività-occupazione 1,000 0,000-1,000-2,000-3,000-4,000 Elasticità profitti/produttività Elasticità profitti/occupazione Elasticità produttività/investimenti Elasticità produttività/occupazione Accelerazione dei profitti rispetto alla produttività e all'occupazione Indebolimento del legame investimenti-produttività A) B) Differenze B-A Fonte: Elaborazioni su dati Istat, Conti nazionali 24

65 Nuove tecnologie e globalizzazione: il modello Blanchard-Giavazzi (2003) Liberalizzazione (o riregolazione) in due mercati fondamentali: quello del prodotto e quello del lavoro: Accelerazione dell innovazione e della produttività; Contenimento parallelo di prezzi e salari; Accelerazione della crescita economica. 25

66 Il modello di Blanchard e Giavazzi Liberalizzazione dei mercati di prodotti e servizi Flessibilizzazione del mercato del lavoro Innovazione Incremento produttività Contenimento prezzi Moderazione salariale Incremento competitività Aumento del potere d'acquisto Crescita 26

67 Il caso italiano Liberalizzazione dei mercati di prodotti e servizi Flessibilizzazione del mercato del lavoro Innovazione Incremento produttività Contenimento prezzi Moderazione salariale Perdita di competitività Compressione del potere d'acquisto Stagnazione 27

68 Dinamica delle rendite nell economia italiana (quote percentuali sul valore aggiunto) 40,0 Constructions 30,0 20,0 Manufacturing, energy, gas and water 10,0 Trade, repair, hotels and restaurants, transport and communication Total (excluding public administration) 0,0-10,0 Health, education and other social and personal services Banking, finance and business services Agriculture, forestry and fishing -20,0-30, Source: Istat, National Accounts and Author s own calculations.

69 Competitività 1: rendite a prezzi costanti e in rapporto al Pil 12, , , , , Rendite00 Rendite/Pil 2,

70 Competitività 2: saldo commerciale

71 Tre aree di intervento 1. Eliminare le rendite. 2. Completare il disegno del Protocollo di luglio. 3. Riorganizzare i luoghi e i rapporti di lavoro, orientandoli alla crescita della produttività. 31

72 Eliminare le rendite Liberalizzare i settori protetti; Regolamentare in modo fine i monopoli e le attività pubbliche; Migliorare il tradeoff tra imposizione fiscale e costi dei servizi. 32

73 Completare il disegno del Protocollo di luglio Far rispettare a tutti gli attori l inflazione programmata. Assicurare la stabilità delle quote distributive. Sviluppare la contrattazione di secondo livello. Completare il meccanismo per il pubblico impiego, con variabili di sostenibilità della spesa. 33

74 Assicurare la stabilità della quota del lavoro Riformare il meccanismo negoziale in modo da arrestare e invertire la caduta della quota del lavoro. Oltre ad essere un costo per l impresa, infatti: il salario non è soltanto la principale componente della domanda aggregata; è anche il principale incentivo all aumento della produttività dei lavoratori, e il principale pungolo alle imprese per l innovazione tecnologica e organizzativa (Marshall, Keynes, Tarantelli, Sylos Labini). 34

75 Ruolo di supplenza del contratto nazionale Negoziare sul primo livello gli incrementi di produttività che non si riescono a distribuire attraverso il secondo; fino a quando e nella misura in cui il secondo livello negoziale (impresa/ territorio) è diffuso in modo insufficiente. Si tratta di un incentivo a imprese e rappresentanze sindacali locali a sviluppare il secondo livello negoziale. 35

76 Rinnovare l organizzazione e i rapporti di lavoro, in accordo con le nuove tecnologie La gran parte della crescita della produttività: scaturisce dagli effetti congiunti (e moltiplicativi): 1. delle nuove tecnologie, 2. della riorganizzazione dei luoghi di lavoro (organizzazioni ad alta performance), 3. della riorganizzazione dei rapporti di lavoro 36

77 Riorganizzare i luoghi e i rapporti di lavoro Esplicitare il nuovo scambio politico, chiedendo alle imprese, in cambio della mutata distribuzione del reddito, di accelerare la crescita della produttività e dei salari: adottando nuove tecnologie, modelli innovativi e learning di organizzazione dei luoghi di lavoro e di gestione delle risorse umane, investendo in misura adeguata in ricerca e innovazione, monitorando e disseminando a tutto il tessuto produttivo i modelli organizzativi, le pratiche di lavoro e gli accordi di eccellenza. 37

78 Un nuovo patto sociale La questione produttività è ormai tale da richiamare la necessità di un impegno forte, diffuso, generale. Il problema è talmente grave che non se ne esce soltanto con misure di politica economica, di incentivazione fiscale di comportamenti virtuosi. È necessario un grande sforzo collettivo, chiamare energie collettive alla mobilitazione. La chiamata, come è stato negli episodi salienti della storia del nostro sviluppo economico e sociale (la ricostruzione, il rientro dall inflazione, l entrata nel club dell euro), può avvenire soltanto attraverso un nuovo patto sociale. 38

79 Il Manifesto per un nuovo patto sociale sulla produttività e la crescita A livello nazionale i tre attori siglano un protocollo in cui: le parti sociali si impegnino a riorganizzare i luoghi e i rapporti di lavoro secondo i principi dell impresa innovativa; e il governo si impegna: a sostenere finanziariamente le riorganizzazioni; e ad applicare gli stessi principi nel pubblico impiego. A livello aziendale, di categoria o territoriale le imprese e le RSU sottoscrivono progetti di riorganizzazione delle imprese secondo i principi del protocollo; le imprese possono accedere (a stato di avanzamento) alle risorse pubbliche; i lavoratori migliorano la qualità, la soddisfazione, la produttività e la remunerazione del loro lavoro. 39

80 SEGRETERIA GENERALE AGGIUNTA 14 FEBBRAIO ROMA ""CAMBIARE IL FISCO PER UN PAESE PIÙ FORTE " Relazione di Pier Paolo Baretta, Segretario Generale Aggiunto della Cisl 1

81 1. Il dibattito e il nodo dei problemi Lo scorso anno non eravamo meno poveri, la pressione fiscale era comunque elevata, i redditi erano schiacciati verso il basso così come negli anni passati e la crisi della terza settimana era già cronaca nota e ricorrente. Eppure in questo anno qualcosa è cambiato. Il tema dei redditi, dell impoverimento delle famiglie, del fisco e del taglio delle tasse è diventato centrale nel dibattito, sulla spinta di un aggravamento generalizzato della situazione di lavoratori dipendenti, giovani e pensionati, certificato da autorevoli studiosi e quotati osservatori, come di recente anche Bankitalia. E cresciuta la consapevolezza di un paese bloccato nella sua dinamicità sociale, ingessato nell andamento dei redditi fissi e con un consistente spostamento di ricchezza dal reddito da lavoro dipendente verso le rendite, i profitti ed il reddito da lavoro autonomo. Un paese duale, dove molti vivono una condizione di progressivo scivolamento verso il basso, e una minoranza mantiene saldamente e incrementa la propria situazione reddituale e patrimoniale, alimentando il trend già positivo dei consumi di lusso. La circostanza che le difficoltà che vivono i lavoratori dipendenti, i giovani, i precari, i pensionati siano ormai comunemente riconosciute e oggetto di dibattito, garantisce un elevato livello di attenzione anche se non la soluzione immediata dei problemi. In questo contesto, fortemente deteriorato, la crisi di governo con una nuova campagna elettorale ed elezioni avranno l effetto di sviare l attenzione mediatica dai problemi reali delle persone per focalizzarli sulle alchimie elettorali ed istituzionali. Con le quali, è noto, non si aumentano i redditi. 2. Le origini del disagio Tutti coloro che hanno a disposizione redditi medio bassi vivono un disagio che è legato in particolare ad un livello di risorse molte volte non sufficienti ad assolvere l insieme di consumi di base mensili (i dati sulla povertà e sull indebitamento delle famiglie testimoniano questa circostanza); e ben sa il lavoratore o il pensionato che la mistica del taglio delle tasse non migliorerà di molto il suo netto mensile. La sofferenza, in questo caso, è legata a diversi fattori: salari rigidi con dinamica di crescita contenuta, elevata tassazione centrale, elevata tassazione locale, elevato livello delle imoposte indirette (per esempio bolli bancari, iva), delle tariffe, e fenomeni di doppia imposizione (per esempio l iva sulla tarsu); infine l estrema complicazione delle norme tributarie che non rende immediato il calcolo del carico fiscale. La gran parte di questi fenomeni sono difficilmente aggredibili e risovibili ragionando solo in termini di riduzione delle tasse, per quanto questo sia un tema da tenere in dovuta considerazione. La riduzione delle tasse è solo uno dei tasselli e benchè sia quello di più immediata visibilità, non è detto che sia quello più efficiente in termini di risultato (ovvero di incremento del reddito disponibile). La riduzione del carico fiscale deve essere affrontata senza semplificazioni, scorciatorie e superficialità che rischiano di portare a risultati nefasti. O comunque a risultati parziali rispetto agli obiettivi prefissati, e creando effetti negativi sul bilancio dello Stato. 2

82 Un taglio delle tasse finanziato con altre tasse, difficilmente raggiungerà gli obiettivi per il quale è stato realizzato. Inoltre, difficilmente un intervento di tipo fiscale determinerà risultati stupefacenti sulla struttura dei redditi, a meno che le risorse impiegate non siano più che plurimiliardarie. Non dimentichiamo che qualsiasi ragionamento sulle tasse si riflette sull entità delle entrate e quindi sulla quantità di risorse disponibili per finanziare la spesa: meno entrate significano meno spese e il vincolo è tanto più stringente quanto più elevato è il debito. E la prima imputata è sempre la stessa: la spesa per il welfare (e in particolare pensioni e salute). Ma nei prossimi anni le dinamiche economiche e demografiche e i mutamenti dell organizzazione del lavoro e dei sistemi produttivi ci indicano un che la spesa sociale è destinata ad aumentare e non a diminuire. Il nostro Paese detiene il primato per bassa natalità, corrisposto dal tasso più alto di aspettativa di vita che, per le donne passerà dagli 82 anni nel 2002 agli 89 nel 2040, quattro - cinque anni in più degli uomini; il tasso di fecondità, pari ad 1,3 figli per donna, è destinato ad attestarsi ad un valore di 1,4 nei prossimi decenni, nonostante il sensibile apporto alla natalità delle famiglie di cittadini extracomunitari. Il numero degli ultra-ottantenni in Italia nei prossimi 15 anni è destinato a raddoppiare, passando da 2,5 milioni a quasi 5 milioni. Infine, é cambiato l equilibrio all interno e all esterno della famiglia. Si pensi soltanto al evoluzione del ruolo della donna nella nostra società. Il tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro è in crescita, rispetto ai decenni passati, anche se ancora troppo inferiore alla media europea. Il 20% delle donne fra i 35 e i 44 anni lascia il lavoro alla nascita del primo figlio; 3 milioni di donne non cerca lavoro a causa degli impedimenti che derivano dalla maternità o dai lavori di cura; problema accentuato dalle difficoltà di diffondere il part time. In questo contesto, per evitare che il rovescio della medaglia del ragionamento del taglio delle tasse passi attraverso un ridimensionamento della protezione sociale, occorre sicuramente approfondire gli strumenti di lotta all evasione fiscale ma anche riflettere su come ripensare l offerta, per renderla maggiormente razionale e funzionale, non solo quantitativamente, alle esigenze di una società in rapida trasformazione, e che richiede una maggiore articolazione e personalizzazione dei servizi sociali. 3. Il fardello dell evasione fiscale I positivi risultati raggiunti negli ultimi anni dal Governo sul versante del contrasto all evasione fiscale rappresentano un passo in avanti importante per trovare il necessario equilibrio fra un adeguato finanziamento della spesa e dei servizi pubblici e l esigenza di un fisco più equo e sostenibile Negli anni passati, annunci di riforme, complicità giuridiche, condoni fiscali, scudi e sanatorie, hanno fatto si che la questione fiscale rimanesse confinata in un dibattito fra addetti ai lavori, quasi 3

83 che dovessimo rassegnarci all anomalia italiana di un economia irregolare e sommersa che sottrae ogni anno oltre un quinto dell intera ricchezza prodotta dal Paese. L Italia, all interno dell area OCSE, occupa uno dei primi posti per livelli, intensità e diffusione di evasione fiscale. Alcuni sostengono che il nero raggiunge il 25% del Pil. Ma, limitiamoci ai dati ufficiali: l'istituto centrale di statistica indica un «sommerso» compreso tra il 15% e il 17%. Rispetto ai dati Istat, però, l'evasione stimata dall'agenzia delle Entrate è molto più alta: circa 270 miliardi di euro annui circa. Vengono, così, sottratti all erario imposte e contributi calcolabili su un quinto dell intera ricchezza prodotta nel Paese (circa il 19,12 % del Pil), risorse che da sole basterebbero a finanziare l intera spesa sanitaria italiana, e a rendere più marginale la questione del debito pubblico. Secondo l Eurispes, nel 2007 il maggior carico per coloro che pagano le tasse si traduce, a causa delle mancate entrate derivanti dall evasione, in una pressione effettiva, che oscilla tra il 52% e il 53% del reddito, calcolabile in circa 10 punti percentuali in più rispetto alla pressione ufficiale. Il sindacato confederale e la Cisl in prima linea, si sono sempre battute per una seria lotta alla evasione, ma recentemente abbiamo messo maggiore incisività nella nostra iniziativa, anche in relazione alla esigenza di correggere la iniqua distribuzione del reddito fra salari, profitti e rendite. Oggi tutti, finalmente, riconoscono la centralità di questa denuncia. Sembra superata la fase, anche recente, nella quale venivano dipinte come invidie sociali le giuste reazioni sindacali a questa, ormai non più sostenibile, frattura finanziaria, economica e sociale. 4. I dati della ricerca I dati del Rapporto del Caaf in collaborazione con la Cisl sulle dichiarazioni dei redditi del 2005 e 2006, illustrano numericamente la realtà che abbiamo appena tratteggiato. La distribuzione dei redditi mostra l ormai consueto schiacciamento verso il basso: la maggior parte dei dipendenti ha un reddito entro i 30 mila euro, mentre i pensionati sono concentrati tra i 5 ed i 20mila euro; le donne si posizionano su valori sensibilmente inferiori; al sud il reddito è inferiore al reddito medio e al nord è superiore al valore medio. Ma lo schiacciamento della distribuzione dei redditi verso il basso, se per un verso è una zavorra che rischia di frenare il nostro sistema economico attraverso un significativo rallentamento dei consumi, dall altra non è una iattura da accettare passivamente come uno statu quo immodificabile. Se questo deriva da una sperequazione nella distribuzione dei redditi che genera iniquità sociale, è compito di tutti e del sindacato in particolare, farsene carico immaginando vie di uscita praticabili. Così come si è incominciato a fare nella Piattaforma unitaria. Altro elemento di rilievo, e che conferma le molte battaglie della federazione dei pensionati, è il drastico ridimensionamento del reddito nel passaggio dalla condizione lavorativa a quella di pensionato; e le future pensioni delle carriere discontinue dei giovani rischiano di accentuare questo fenomeno. Secondo la ricerca, il reddito reale dei pensionati stenta a tenere il passo dell inflazione. Ritengo che non sia accettabile considerare come un dato di fatto questa situazione dei redditi, e credo che la Cisl abbia il preciso dovere di agire con tutte le leve a sua disposizione (contrattazione, 4

84 contrattazione di secondo livello, proposte di revisione di alcuni istituti fiscali ecc.) per riequilibrare una situazione deteriorata e che, a mio avviso, ha margini esigui prima di raggiungere il punto di inversione. Le donne fanno registrare come è noto redditi inferiori rispetto agli uomini, oltre a tassi di occupazione nettamente più bassi. Non riteniamo che una fiscalità differenziata (come prospettato lo scorso anno da Alesina) sia una via praticabile. Ma riteniamo che un azione combinata di rafforzamento dei servizi e il riconoscimento del costo fisso dei figli in termini fiscali, possa essere una strada di approfondimento proficua. Infine, le differenze territoriale tra nord e sud nel livello di reddito. L insieme di questi elementi è la spia di un sistema complessivamente in affanno e fortemente squilibrato. Una drastica inversione di tendenza, seppure auspicabile, richiede la messa in campo di politiche articolate e ben focalizzate sugli obiettivi nel pieno rispetto degli equilibri di finanza pubblica. Il Rapporto Caaf Cisl, è solo il caso di ricordarlo, prosegue nel percorso di analisi delle variabili significative per il sindacato già avviato da alcuni anni: i redditi, l imposta, la distribuzione dei lavoratori dipendenti e pensionati rispetto al reddito, gli incapienti e la percentuale di incapienza rispetto al reddito. Tutti dati necessari per interpretare la realtà e calibrare opportunamente la proposta sindacale, con la consapevolezza che sono i numeri a fornire l unica base solida di ragionamento. Senza di questi, qualsiasi proposta diventa debole e attaccabile, anche se pregiudizialmente o ideologicamente. 5. La logica della Piattaforma unitaria E in questo contesto che si inserisce la Piattaforma unitaria unitaria presentata il 24 novembre scorso a Milano nella quale abbiamo assunto implicitamente il tema del potere d acquisto come argomento centrale rispetto al quale tarare la proposta di breve e medio periodo. L insieme degli interventi proposti all interno della Piattaforma, infatti, vanno tutti nella direzione del recupero del potere d acquisto di lavoratori dipendenti e pensionati. Per perseguire questo obiettivo vengono prospettati una serie di interventi coordinati (fisco, prezzi, tariffe, casa, contrattazione di secondo livello), nell ottica che non possa essere un solo strumento a consentire di raggiungere l obiettivo prefissato. Il fisco è una delle parti del ragionamento, ma da solo come già osservato - non è sufficiente a garantire il recupero del potere d acquisto. 5

85 Da sottolineare, invece, che alcuni interventi segnano l avvio di un necessario processo di semplificazione. Inoltre, nella piattaforma vengono prospettati interventi di tipo congiunturale e strutturale per poter pianificare la scansione temporale degli interventi in base alle risorse disponibili nel breve e medio periodo. Ognuna delle proposte ha una scheda di approfondimento con le valutazioni numeriche dei benefici e dei costi. Questo rappresenta sicuramente una novità nella modalità operativa del sindacato. Non è una piattaforma parziale o corporativa perché viene presa in considerazione tutta la scala dei redditi prevedendo interventi differenziati in modo da massimizzare i benefici. In particolare, per i redditi bassi e medi si interviene sulla detrazione da lavoro dipendente e da pensione, mentre l'ipotesi di abbassare la terza aliquota va a beneficio dei redditi medio-alti. 6

86 6. Oltre la piattaforma La Piattaforma unitaria rappresenta quindi un cambiamento di logica dell azione sindacale, ma è un passaggio, seppure di straordinario rilievo. La Cisl guarda avanti, e ritiene che si possa e si debba andare oltre la piattaforma nell interesse dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani, delle donne. La Piattaforma insiste, opportunamente, sulla riduzione del carico fiscale. Ma noi riteniamo che il percorso debba essere intensificato agendo anche su alcune imposte indirette e che all azione di riduzione della pressione fiscale si debba accompagnare l avvio di un processo di semplificazione e trasparenza, come già prospettato nella Piattaforma con l intervento, per esempio, sulle detrazioni o sulla dote fiscale. Altro elemento di criticità è quello della trasparenza del carico fiscale e del reddito disponibile. Quanti di noi sono in grado di dire quanto resta in tasca dopo tutti gli adempimenti fiscali, centrali e locali? Questo ragionamento ha uno sbocco naturale sul tema del federalismo fiscale. Sul quale è bene essere molto chiari: il decentramento dell autonomia tributaria può determinare incrementi di tassazione locale. I fatti recenti ci confortano in questa affermazione. Allora è necessario approfondire il tema di quale sia il carico fiscale complessivo sopportabile, e se sia opportuno ragionare in questi termini e con quali conseguenze. Il Disegno di Legge delega sul federalismo fiscale ha segnato la tappa di avvio di un percorso che spero vivamente ci veda coinvolti in un confronto decisivo con il prossimo Governo. Ma la Cisl è anche per una riclassificazione fiscale che accorpi in grandi capitoli gli interventi per la famiglia e per il welfare. Potremmo chiamarla la via delle doti, dove la dote fiscale per i figli rappresenta un primo passaggio (peraltro prospettata nella Piattaforma) e l altro è quello di una creazione di una dote welfare dove far confluire un insieme di capitoli (dalla badante alla spesa per i non autosufficienti) procedendo anche verso una riduzione della frammentazione degli interventi fiscali su queste voci. Tra i temi che in prospettiva andranno attentamente considerati, c è quello dell evasione fiscale. Complicato puntare ad un recupero del gettito sommerso o evaso in un sistema fiscale che riguarda decine di milioni di contribuenti senza il coinvolgimento delle categorie sociali. Per questi motivi appare necessario, anche in questo settore, rilanciare una forte azione di concertazione, con l apertura di un tavolo di confronto, da parte del Governo, con le parti sociali e le categorie professionali interessate. Un contributo alla lotta alla evasione viene certamente dal superamento totale del divieto di cumulo: E una misura sulla quale esiste un impegno politico del governo, a seguito del protocollo del 23 luglio, ma sulla quale non si sta procedendo. E un ritardo grave del governo che va superato al più presto. La possibilità di superamento del divieto di cumulo tra pensione e lavoro è un forte deterrente al lavoro nero. La fortunata demografia italiana, che incrementa tra i primi posti del mondo l aumento della attesa di vita, pone al tempo stesso, problemi inediti nella gestione sociale. Aumentare la permanenza al lavoro di molti anziani, favorendo una società attiva, si presenterà a breve come una necessitàopportunità con la quale fare i conti. 7

87 Un ulteriore provvedimento che va adottato, per rendere significativamente prossima allo zero la probabilità che un contribuente evada, è la definizione di un ambito fiscale destinato a realizzare il contrasto degli interessi tra i diversi contribuenti, allo scopo di evitare accordi collusivi tra gli interessi del venditore e quelli del compratore (di beni, servizi o prestazioni professionali), nel pieno rispetto degli equilibri di finanza pubblica. Si tratta di costruire un sistema che renda, cioè, immediatamente visibile ed accertabile su ciascun contribuente il danno causato dall evasione fiscale dell imprenditore, del lavoratore autonomo o del professionista che non emette la ricevuta o la fattura fiscale, consentendo la possibilità di dedurre dal reddito o detrarre dall imposta alcune spese sostenute. Come ci insegnano molti studiosi ciò può presentare dei limiti. Ma l approccio a cui pensiamo dovrebbe essere sostanzialmente diverso, avendo come obiettivo non solo quello di recuperare base imponibile, ma anche alleviare i bassi redditi da alcune spese. Il rapporto Caaf ci dice quanto pesino sui bilanci familiari le spese sanitarie ed in particolare sui redditi medio bassi. Allora, questo può essere uno dei capitoli adatti su cui intervenire per sperimentare un contrasto di interessi selettivo che ampli la percentuale di detrazione, elimini la franchigia e contempli percentuali crescenti di detrazione in modo da limitare comportamenti omissivi da parte di chi deve (o dovrebbe) emettere la fattura. 8

88 Conclusioni La lotta alla evasione fiscale, che sta dando apprezzabili risultati, va intensificata con il consenso e l'appoggio di tutte le amministrazioni pubbliche e categorie sociali, a cominciare proprio dal mondo del lavoro autonomo, dei commercianti e degli artigiani che devono diventare preziosi alleati in questa battaglia, perché gli evasori non sono figli di alcuna rappresentanza sociale collettiva, anzi provocano danni incommensurabili a tutti. Ma correggere le ingiustizie sarà più facile se l economia riprende un circolo virtuoso di crescita. La costruzione di una politica redistributiva, di fronte ad un quadro politico fragile e sballottato dai vincoli del debito, è possibile se si porta, innanzi tutto, in chiaro il legame indissolubile tra accumulazione e redistribuzione. A questo primario obiettivo è dedicata la iniziativa sindacale di queste settimane, anche attraverso la richiesta di apertura di un confronto sulla riforma e sul decentramento del modello contrattuale per affidare alla contrattazione il delicato compito di ristabilire un equilibrio tra crescita della produttività e crescita delle retribuzioni. A tale scopo vanno incentivati, anche fiscalmente, gli aumenti salariali derivanti dalla produttività, stipulati negli accordi aziendali di secondo livello. Un compito serio di responsabilità e di iniziativa, su questo punto, spetta agli imprenditori. Le imprese hanno ottenuto negli ultimi tempi importanti benefici: la riduzione del cuneo fiscale con la finanziaria del 2007, la riduzione dell'irap, dell ires, con la legge finanziaria per il 2008, la decontribuzione del lavoro straordinario. Su questo aspetto controverso un contributo al dibattito viene dalla Francia, dove la detassazione degli straordinari è esplicitamente finalizzata a stimolare un maggior numero complessivo di ore lavorate. Una politica fiscale direttamente collegata a degli obiettivi deve valere anche per tutti gli incentivi fiscali destinati alle imprese. Agli incentivi a pioggia, il cui legame a piani di crescita della redditività è affidato alla sensibilità soggettiva dell'imprenditore, va preferito e privilegiato un sistema di sgravi e di riduzione fiscali ancorato, inequivocabilmente e preventivamente, a nuovi investimenti, innovazione tecnologica ed organizzativa, incremento qualitativo e quantitativo dell occupazione, crescita della produttività. Con un occhio puntato alla responsabilità sociale dal cui radicamento nella frontiera di specializzazione del nostro modello produttivo dipenderà, sempre di più, la capacità competitiva del sistema Italia nello scenario internazionale. 9

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