Rischio di frana RISCHIO FRANA 1

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1 Rischio di frana RISCHIO FRANA 1

2 In generale, territorio è esposto a diversi tipi di eventi calamitosi: RISCHIO FRANA 2

3 Rischio frana L instabilità dei versanti costituisce uno dei rischi più estesi poiché appare, in circostanze molto differenti, su tutte le regioni climatiche del globo. Le frane sono le catastrofi che producono il maggior numero di danni. La crescita della pressione urbanistica in determinate aree ha come conseguenza diretta l aumento del rischio. Per quanto riguarda le definizioni relative alle varie componenti che concorrono nella determinazione del rischio frana, si ricorda che nel 1976 l'unesco ha costituito un apposita "commissione frane" con il fine di promuovere studi sulla pericolosità per frana. La previsione del rischio comprende "le attività dirette allo studio ed alla determinazione delle cause dei fenomeni calamitosi, all identificazione dei rischi ed all individuazione delle zone del territorio soggette ai rischi stessi" (articolo 3 Legge istitutiva del Servizio Nazionale della protezione Civile 225/1992). RISCHIO FRANA 3

4 RISCHIO FRANA 4

5 Definizioni E necessario definire le seguenti entità necessarie per la definizione di rischio: AREE VULNERABILI (ESPOSTE AL PERICOLO): aree potenzialmente soggette a subire un EVENTO. EVENTO: fenomeno impattante che supera in intensità un determinato valore-soglia (livello sopportabile dalla comunità). I H E INTENSITÀ: grandezza che caratterizza l attitudine di un evento potenzialmente distruttivo a produrre danno. PERICOLOSITA (hazard H): probabilità che un fenomeno potenzialmente distruttivo di una certa intensità si verifichi in un dato periodo di tempo ed in una data area. ELEMENTO A RISCHIO: popolazione, proprietà, attività economiche, inclusi i servizi pubblici ecc., a rischio in una data area. RISCHIO FRANA 5

6 V R VULNERABILITÀ (vulnerability): del sito è il danno prodotto dal verificarsi dell evento. Si può anche definire come: grado di perdita di elementi esposti, provocato dal verificarsi di un fenomeno calamitoso, di intensità nota. Rischio totale (total Risk R=HEV): atteso numero di perdite umane, feriti, danni alla proprietà, interruzione di attività economiche, in conseguenza di un particolare fenomeno naturale. É necessario distinguere tra Rischio potenziale e Rischio attuale. I rischi attuali solitamente sono accompagnati da un danno, pur non avendo sviluppato tutto il loro potenziale, i rischi potenziali sono latenti. RISCHIO POTENZIALE Vulcani inattivi, versante suscettibile di instabilità, ecc. RISCHIO ATTUALE Vulcani in eruzione, frane attive, acquiferi utilizzati soggetti ad inquinamento, ecc. RISCHIO FRANA 6

7 Altra distinzione deve essere fatta tra Rischio e CATASTROFE: una catastrofe si produce nelle aree in cui un rischio potenziale si attualizza in assenza di Prevenzione, dovuta alla mancata Predizione. RISCHIO ACCETTABILE Si definisce "rischio accettabile" (o tollerabile) il rischio connesso con una probabilità di accadimento dell evento e/o un entità di danno potenziale compatibili con il quadro sociale, economico e culturale del territorio. La definizione di soglia di rischio accettabile è particolarmente importante nell'ambito delle attività di prevenzione e di programmazione dello sviluppo del territorio, infatti, questa consente di individuare le priorità d intervento e di decidere i criteri di gestione del rischio. Le problematiche di definizione del rischio possono essere affrontate, pur con modalità differenti, nei campi più disparati (rischio sismico, vulcanico, di frana, di esondazione fluviale). Sono possibili valutazioni probabilistiche derivate dalla analisi di serie storiche e valutazioni di gravità intrinseca dell'evento per mezzo di scale empiriche (scale di intensità sismica, quote idrometriche, ecc.). RISCHIO FRANA 7

8 Iter procedurale delle ANALISI DI RISCHIO: 1.Acquisizione dei dati (=> conoscenza del territorio) 2.Organizzazione e gestione dei dati 3.Applicazione di metodologie per la valutazione del rischio (=> scelta della scala di lavoro) 4.Scelta progettuale degli interventi RISCHIO FRANA 8

9 NOTA Generalmente si assume che: Una frana già avvenuta tenderà a riattivarsi con la stessa tipologia. Zone con caratteristiche simili a quelle nelle quali si sono rilevate frane esistenti saranno suscettibili di fenomeni analoghi. Gli assetti geologico, idrologico e geomorfologico possono fornire indicazioni sulla tipologia dei potenziali fenomeni di instabilità. PRIMI MOVIMENTI SIGNIFICATIVI SIGNIFICATIVI / DIFFICOLTÀ DI VALUTAZIONE / SOGLIA DI INNESCO : MAGGIORE FACILITÀ DI VALUTAZIONE RISCHIO FRANA 9

10 Trattamento dei fenomeni franosi e del rischio connesso: STRATEGIE Qualunque strategia possa essere adottata è necessario che il fenomeno sia completamente noto nelle sue: CAUSE EFFETTI SVILUPPI CONSEGUENZE: sociali, economiche e politiche R=HEV Strategie non mutuamente esclusive strategia EVITARE E (= elementi a rischio) strategia INTERVENIRE (CAUSE) H (= pericolosità) strategia INTERVENIRE (EFFETTI) V (= vulnerabilità) strategia ACCETTARE R (= rischio) RISCHIO FRANA 10

11 EVITARE E (= elementi a rischio) INTERVENIRE (CAUSE) H (= pericolosità) rilocazione elementi a rischio in zone meno pericolose evacuazione di aree instabili e trasferimento dei centri abitati franosi; interdizione o limitazione dell espansione urbanistica in zone instabili; definizione dell utilizzo del suolo più consono per le aree instabili (es. prato-pascolo, parchi, etc.). trattamento delle cause intervenendo sulle cause predisponenti alla franosità, per esempio mediante opere di bonifica e di sistemazione idrogeologica del territorio, oppure attraverso la razionalizzazione delle pratiche agricole o di utilizzo del suolo; intervenendo direttamente sui fenomeni franosi esistenti al fine di prevenire la loro riattivazione o limitare la loro evoluzione, mediante interventi di stabilizzazione. La stabilizzazione di una frana può realizzarsi attraverso la riduzione delle forze destabilizzanti (es. riprofilatura o gradonatura) o l incremento di quelle resistenti (drenaggio, trattamento chimico-termico, iniezioni di cemento, chiodature, tiranti, gabbionate, muri di sostegno, palificate, etc.). RISCHIO FRANA 11

12 INTERVENIRE (EFFETTI) V (= vulnerabilità) riduzione della suscettività al dissesto delle opere soggette agli effetti consolidamento degli edifici con conseguente riduzione dell entità di danneggiamento dell elemento interessato dalla frana; installazione di misure di protezione quali reti o strutture paramassi (parapetti, gallerie, rilevati o trincee), in modo da determinare una riduzione della probabilità che l elemento a rischio venga interessato dalla frana, senza tuttavia limitare la probabilità di occorrenza di questa; messa a punto di sistemi di monitoraggio e di allarme, che consentano un adeguato preannuncio in modo da limitare la probabilità che la vita umana sia vulnerata dall evento franoso; organizzazione di piani di emergenza e di soccorso, al fine di limitare il più possibile i danni prodotti dalla frana. ACCETTARE (Si definisce "rischio accettabile" " (o tollerabile) il rischio connesso con una probabilità di accadimento dell evento e/o un entità di danno potenziale compatibili con il quadro sociale, economico e culturale del territorio) R (= rischio) rischi noti ma accettabili accettazione razionale analisi costi-benefici RISCHIO FRANA 12

13 Normativa L. n 183/89 PIANI DI BACINO L. n 225/92 Servizio nazionale di Protezione Civile D.L. n 180/98 Procedure e tempi per la prevenzione del rischio idrogeologico idraulico di frana RISCHIO FRANA 13

14 Importanza del D.L. n 180/98 Art. 1 Comma 1 : idrogeologico : PIANI STRALCIO DI BACINO per l assetto individuazione e perimetrazione delle aree a rischio valutazione dei livelli di rischio (R 1 - R 4 ) programmazione della mitigazione del rischio INIZIATIVE E NORMATIVE REGIONALI RISCHIO FRANA 14

15 Classificazione della pericolosità Valutazione di un grado di pericolosità relativa classificando il territorio secondo classi di pericolosità generali. La valutazione della PERICOLOSITA è basata soprattutto sulla considerazione che un dato fenomeno franoso avviene con maggiore frequenza laddove si è verificato in passato. Primi movimenti significativi/ soglia di innesco : difficoltà di valutazione Maggiore facilità di valutazione => rilevamento di dettaglio delle forme e dei processi che sono stati attivi sul territorio, nonché l'indicazione del loro stato di attività, può consentire una previsione in termini qualitativi della ricorrenza dei fenomeni. L individuazione delle aree a pericolosità più elevata si basa sulla valutazione dei seguenti parametri direttamente rappresentati nella "carta inventario dei fenomeni franosi": a) presenza di fenomeni franosi attivi, sospesi e riattivati; b) presenza di fenomeni franosi inattivi (quiescenti e stabilizzati) In una fase successiva sono stati identificati, oltre ai due parametri citati, anche i seguenti elementi: presenza di indicatori geomorfologici che possano rappresentare indizi precursori di fenomeni di instabilità; presenza di caratteri fisici del territorio che rappresentino fattori predisponenti di fenomeni di instabilità, quali caratteri litologici, clivometrici e giaciturali nonché caratteri relativi alle coperture detritiche superficiali. RISCHIO FRANA 15

16 Tab.1 - Classi di pericolosità Pericolosità Descrizione H0 nulla Aree esenti da pericolosità per frana nelle quali i processi geomorfologici e le caratteristiche fisiche dei terreni non costituiscono fattori predisponenti al verificarsi di movimenti di massa. Aree con moderata pericolosità per frana valutabile come tale sulla base di caratteri fisici territoriali (litologia e caratteri geotecnici dei materiali, struttura e giacitura geologica, processi di degradazione meteorica, dinamica geomorfologica in atto), vegetazionali e di uso del suolo, ma prive al momento di indicazioni morfologiche di movimenti, sia superficiali che moderata H1 profondi, riferibili a fenomeni franosi. Rientrano in questa classe anche le paleofrane e le frane relitte non più riattivabili nelle condizioni climatiche attuali e le frane per le quali ci sia la certezza di una naturale o artificiale stabilizzazione. H2 elevata Aree interessate da elevata pericolosità per frana evidenziata da indicatori geomorfologici diretti, quali l'esistenza di frane quiescenti o di segni precursori di movimenti gravitativi (ondulazioni, contropendenze, periodiche lacerazioni, etc.). H3 estremam. elevata Aree interessate da pericolosità per frana estremamente elevata, in cui sono presenti movimenti di massa in atto, con una dinamica geomorfologica tendente o meno all'estensione areale della pericolosità (frane attive, riattivate e sospese). Rientrano in questa classe anche le deformazioni gravitative profonde e i fenomeni di soliflusso, che sono intrinsecamente caratterizzati da attività continua nel tempo o stagionale. RISCHIO FRANA 16

17 Classificazione dell intensità Nella Tab.2 viene proposta una classificazione dell intensità basata essenzialmente sulla velocità presunta del fenomeno e correlata con il danno potenziale. In genere la valutazione della velocità dei fenomeni franosi è estremamente problematica; una stima molto approssimata della velocità può essere ottenuta sulla base della tipologia del fenomeno, del materiale coinvolto e del tipo di rottura (neoformazione o riattivazione), elementi che dovrebbero essere messi in evidenza nella "carta inventario". Per una valutazione semplificata dell intensità nella Tab.2 vengono proposte solo quattro classi generali per la zonazione del territorio, correlate empiricamente alla tipologia di fenomeno franoso. RISCHIO FRANA 17

18 Tab.2 - Classi di intensità dei fenomeni franosi. Intensità Velocità presunta Conseguenze attese Tipologia di dissesto I0 nulla trascurabile - non sono presenti fenomeni franosi o non si ritengono possibili frane di entità apprezzabile I1 lieve < 10-8 m/s (< 1 m/anno) Nessun rischio per la vita umana. Possibilità di evacuazione dei beni mobili. Possibilità di intraprendere lavori di rinforzo e restauro degli edifici durante il movimento. Frane superficiali o a cinematica lenta: espansioni laterali deformazioni gravitative profonde colate di terra riattivate scivolamenti di terra riattivati soliflusso I2 media m/s (1 m/anno- 1 m/h) Possibilità di incidenti per la vita umana anche se in genere l evacuazione delle persone rimane possibile. Difficoltà per l evacuazione dei beni mobili. Danni agli edifici senza possibilità di effettuare lavori di ripristino e rinforzo durante il movimento. Frane a cinematica moderata: scivolamenti di terra di neoformazione colate di terra di neoformazione scivolamenti di roccia riattivati I3 elevata > 10-4 m/s (> 1 m/h) Rischio per la vita umana; difficoltà nell evacuazione delle persone. Perdita della maggior parte dei beni mobili. Distruzione di strutture, immobili e installazioni permanenti. Frane a cinematica rapida: colate e scivolamenti di detrito crolli e ribaltamenti scivolamenti di roccia di neoformazione RISCHIO FRANA 18

19 Classificazione degli elementi a rischio Nella Tab.3 viene proposta una classificazione dell importanza dei diversi elementi a rischio in termini di "valore relativo" che tiene conto implicitamente non solo del valore intrinseco delle strutture e delle infrastrutture ma anche di criteri legati ad esigenze di protezione civile (es. presenza o meno di persone in forma stabile o occasionale), di attività produttive e di gerarchizzazione delle vie di comunicazione. Le tipologie di elementi a rischio possono essere suddivise in prima approssimazione nelle 4 classi secondo quanto presentato nella Tab. 3. Tab.3 - Classi di "valore relativo" degli elementi a rischio. Elementi a rischio Zone urbanistiche E0 Aree disabitate o improduttive E1 Edifici isolati, infrastrutture viarie minori, zone agricole o a verde pubblico E2 Nuclei abitati minori, insediamenti industriali, artigianali e commerciali minori, infrastrutture viarie secondarie E3 Centri abitati, grandi insediamenti industriali e commerciali, beni architettonici, storici e artistici, principali infrastrutture viarie, servizi di rilevante interesse sociale Le principali informazioni sugli ELEMENTI A RISCHIO sono state ottenute dal "mosaico degli strumenti urbanistici", dai Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali e dai Piani Regolatori Comunali. RISCHIO FRANA 19

20 Classificazione del danno potenziale Il "danno potenziale" D esprime l entità dei danni dato il verificarsi di un fenomeno franoso ed è definito dal prodotto del valore degli elementi a rischio E per la loro vulnerabilità V. Per un analisi preliminare del rischio a livello provinciale e regionale il danno potenziale è valutato con una metodologia semplificata che prescinde dalla precisa valutazione del valore degli elementi a rischio e della loro vulnerabilità. In pratica la mappatura si ottiene attraverso il confronto della "carta mosaico degli strumenti urbanistici" con la "carta inventario dei fenomeni franosi" mediante la matrice rappresentata in Tab.4. Vengono proposte quattro classi generali di danno potenziale (Tab.5) ottenute dall incrocio fra le quattro classi di intensità definite in Tab.2 e le quattro classi di elementi a rischio definite in Tab.3 Tab.4 - Schema per il calcolo del danno potenziale. I0 I1 I2 I3 E0 D0 D0 D0 D0 E1 D0 D1 D1 D2 E2 D0 D1 D2 D3 E3 D0 D2 D3 D3 RISCHIO FRANA 20

21 Tab.5 - Classi di danno potenziale. Danno Descrizione D0 trascurabile Nessun danno o danni irrilevanti. D1 modesto Danni estetici o danni funzionali minori agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale che non pregiudicano l incolumità della vita umana, l agibilità degli edifici e la continuità delle attività socio-economiche. D2 medio Danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente possibile inagibilità degli stessi, possibile interruzione temporanea delle attività socio-economiche e danni al patrimonio ambientale. Possibilità di senzatetto e di incidenti occasionali. D3 elevato Possibili problemi per l incolumità delle persone. Danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale. Distruzione o interruzione di attività socioeconomiche. RISCHIO FRANA 21

22 Classificazione e zonazione del rischio Il "rischio" R esprime il "danno atteso" e dipende pertanto dal "danno potenziale" e dalla probabilità di occorrenza del fenomeno franoso. La valutazione del rischio si realizza attraverso l incrocio fra la "pericolosità" e il "danno potenziale". D0 D1 D2 D3 Tab.7 - Schema per la valutazione del rischio. H0 R0 R0 R0 R0 H1 R0 R1 R1 R2 H2 R0 R1 R2 R3 Tab.6 - Classi di rischio. H3 R0 R2 R3 R3 Rischio Descrizione R0 trascurabile rischio trascurabile R1 modesto rischio socialmente tollerabile non sono necessarie attività di prevenzione R2 medio rischio in qualche caso non tollerabile sono consigliate attività di prevenzione da valutare caso per caso R3 elevato rischio non socialmente tollerabile sono necessarie attività di prevenzione RISCHIO FRANA 22

23 Una volta selezionate le aree a rischio elevato (R3) in modo automatico (mediante GIS), con una serie di sopralluoghi effettuati dai tecnici degli enti locali, sono state evidenziate quelle situazioni particolari che, per gravità del dissesto e importanza degli elementi a rischio, possono essere attribuite ad una ulteriore classe di rischio (R4) descritta in Tabella: Rischio Descrizione R4 Estremamente elevato rischio non socialmente tollerabile sono necessarie attività di prevenzione con assoluta priorità Le aree individuate attraverso questa ulteriore selezione a partire da quelle indicate nella classe R3 dal sistema esperto, rappresentano situazioni in cui il dissesto del territorio è tale che i relativi elementi a rischio quali popolazione, beni e attività devono essere protetti mediante attività di prevenzione da attuarsi con assoluta priorità, al fine di riportare il grado di rischio a un livello socialmente tollerabile. RISCHIO FRANA 23

24 I risultati ottenuti con le fasi di analisi illustrate ha consentito la stesura di carte della pericolosità e di carte del rischio frana, che costituiscono un elemento fondamentale per la pianificazione del territorio e per la scelta progettuale degli interventi di stabilizzazione volti alla mitigazione del rischio. RISCHIO FRANA 24

25 Prevenzione del rischio e misure di salvaguardia La "prevenzione" del rischio comprende le attività volte ad evitare o ridurre al minimo la possibilità che si verifichino danni conseguenti agli eventi franosi. Le attività di prevenzione devono essere programmate per tutte le zone in cui il rischio risulti socialmente non tollerabile (R3) con priorità assoluta per le zone ad alto rischio (R4). La Legge n. 267 del 3/8/1998 e il relativo Atto di indirizzo e coordinamento (DPCM 19/9/1998) prevedono che le Autorità di Bacino e le Regioni sottopongano a misure di salvaguardia quelle aree che risultano esposte a rischio idrogeologico R3 e R4. Le stesse leggi indicano che per le restanti aree (R2 e R1) si provvederà comunque a definire individuazione, perimetrazione e misure di salvaguardia nell ambito della predisposizione del Piano stralcio. RISCHIO FRANA 25

26 Misure di salvaguardia in base al livello di rischio L "Atto di indirizzo e coordinamento" della L.267/1998 (DPCM 29/9/1998) prevede l applicazione delle seguenti misure di salvaguardia per le aree classificate nelle classi di rischio R4 ed R3. Classe R4 (Aree a rischio estremamente elevato) In tali zone sono consentite esclusivamente: gli interventi di demolizione senza ricostruzione; gli interventi di manutenzione ordinaria; gli interventi strettamente necessari a ridurre la vulnerabilità degli edifici esistenti e a migliorare la tutela della pubblica incolumità, senza aumenti di superficie o volume, senza cambiamenti di destinazione d uso che comportino un aumento del carico urbanistico; gli interventi necessari per la manutenzione ordinaria e straordinaria di opere pubbliche o di interesse pubblico; tutte le opere di bonifica e sistemazione dei movimenti franosi. Classe R3 (Aree a rischio elevato) Oltre agli interventi ammessi per le aree R4 sono consentiti esclusivamente: gli interventi di manutenzione straordinaria, restauro, risanamento conservativo, senza aumento di superficie o volume, gli interventi volti a mitigare la vulnerabilità dell edificio. gli interventi di ampliamento degli edifici esistenti unicamente per motivate necessità di adeguamento igienico-sanitario. RISCHIO FRANA 26

27 Misure di salvaguardia in base al livello di pericolosità Nell ambito della pianificazione del territorio e, in particolare, nella programmazione dello sviluppo urbanistico, il documento base che fornisce le indicazioni sulla propensione intrinseca al dissesto del territorio è rappresentato dalla carta della pericolosità. All'interno delle classi di instabilità ivi descritte si possono definire vincoli all'utilizzo del territorio e criteri di mitigazione del rischio, sulla base della attività dei fenomeni che sono responsabili dell'instabilità stessa. Classe H3 In queste aree, a seguito anche di ulteriori indagini di dettaglio, qualsiasi nuova utilizzazione agricola, urbanistica o edilizia, non è consentita fino a quando non siano state realizzate opere di intervento e di sistemazione per la rimozione o mitigazione della pericolosità, tali da comprovare, nel tempo, un raggiunto grado di stabilità. In tale caso una nuova perimetrazione, o deperimetrazione per annullamento del pericolo, può essere realizzata da parte dell'amministrazione locale. Classe H2 In dette aree, per un intorno significativo che comprenda la possibile zona di influenza del processo in atto, si richiedono da parte dell'amministrazione locale studi ed indagini geologiche e geotecniche di dettaglio che facciano da supporto ad ogni intervento sistematorio volto alla utilizzazione o al recupero funzionale dell'area. Classe H1 In tali aree, ferma restando la necessità di approfondimenti nelle indagini geologico-tecniche per un'area di congrua estensione nel caso di grandi opere e importanti trasformazioni territoriali, si ritiene che per interventi di modesta entità l'esecuzione di indagini specifiche possa limitarsi al sito dell'intervento. Classe H0 In dette aree sono ammissibili, senza specifiche indagini geologico-geotecniche, interventi di modesta entità ad eccezione di quanto prescritto dalla legislazione inerente l'edificazione. RISCHIO FRANA 27

28 NOTA: Su scala locale la stima del rischio può essere affinata mediante: Zonazioni più puntuali Caratterizzazioni locali sui terreni interessati Relazioni climatiche (a scala locale) Etc. RISCHIO FRANA 28

29 ESEMPI Cartografia da: RISCHIO FRANA 29

30 PIANO/TEMATICA : PIANO DI BACINO AMBITO 16 NOME TAVOLA : CARTA DELLA FRANOSITÀ REALE SIGLA/DENOMINAZIONE: NR TAVOLA: 1 DI 9 SCALA : 1:10000 COMUNI : CHIAVARI LAVAGNA COGORNO CARASCO MEZZANEGO BORZONASCA NE LEIVI SAN COLOMBANO CERTENOLI ZOAGLI NOTE: RISCHIO FRANA 30

31 PIANO/TEMATICA : PIANO DI BACINO AMBITO 16 NOME TAVOLA : CARTA DEGLI ELEMENTI A RISCHIO SIGLA/DENOMINAZIONE: NR TAVOLA: 1 DI 9 SCALA : 1:10000 COMUNI : CHIAVARI LAVAGNA COGORNO CARASCO MEZZANEGO BORZONASCA NE LEIVI SAN COLOMBANO CERTENOLI ZOAGLI NOTE: RISCHIO FRANA 31

32 PIANO/TEMATICA : PIANO DI BACINO AMBITO 16 NOME TAVOLA : CARTA DELLA SUSCETTIVITÀ AL DISSESTO SIGLA/DENOMINAZIONE: NR TAVOLA: 1 DI 9 SCALA : 1:10000 COMUNI : CHIAVARI LAVAGNA COGORNO CARASCO MEZZANEGO BORZONASCA NE LEIVI SAN COLOMBANO CERTENOLI ZOAGLI NOTE: RISCHIO FRANA (classi speciali!) 32

33 NOTA La Carta della suscettività al dissesto dei versanti è articolata in base alle seguenti classi: 1) suscettività al dissesto molto elevata frana attiva (Pg4): aree in cui sono presenti movimenti di massa in atto; 2) suscettività al dissesto elevata (Pg3): comprendenti: -(Pg3a) aree in cui sono presenti indicatori geomorfologici diretti, quali l esistenza di frane quiescenti o di segni precursori o premonitori di movimenti gravitativi; -(Pg3b) aree prive al momento di movimenti gravitativi attivi e e quiescenti, in cui sono presenti indicatori indiretti di elevata suscettibilità valutabili dalla combinazione di elementi geomorfologici, litologici, strutturali e di uso del suolo anche se. Sono comprese in tale fattispecie le frane stabilizzate e relitte (paleofrane) e le zone a franosità diffusa inattive- 3) suscettività al dissesto media (Pg2): aree, in cui sono presenti elementi geomorfologici e di uso del suolo, dalla cui valutazione combinata risulta una propensione al dissesto di grado inferiore a quella indicata al punto 2); 4) suscettività al dissesto bassa (Pg1): aree, in cui sono presenti elementi geomorfologici e di uso del suolo caratterizzati da una bassa incidenza sulla instabilità, dalla cui valutazione risulta una propensione al dissesto di grado inferiore a quella indicata al punto 3); 5) suscettività al dissesto molto bassa (Pg0): aree, in cui i processi geomorfologici e le caratteristiche fisiche dei terreni non costituiscono, se non occasionalmente, fattori predisponenti al verificarsi di movimenti di movimenti di massa. RISCHIO FRANA 33

34 Nelle aree a suscettività al dissesto molto elevata (Pg4 frana attiva ) non sono consentiti: a) gli interventi di nuova edificazione; b) gli interventi eccedenti la manutenzione straordinaria salvi quelli di demolizione senza ricostruzione e strettamente necessari a ridurre la vulnerabilità delle opere esistenti e a migliorare la tutela della pubblica incolumità, non comportanti peraltro aumenti di superficie e volume fatti salvi i modesti ampliamenti a fini igienico-sanitari; c) l installazione di manufatti anche non qualificabili come volumi edilizi e la sistemazione di aree che comportino la permanenza o la sosta di persone; d) la posa in opera di tubazioni condotte e similari; Gli interventi consentiti non possono in ogni caso comportare aumento del carico insediativo. RISCHIO FRANA 34

35 Nelle aree a suscettività al dissesto elevata (Pg3a) non sono consentiti: a) gli interventi di nuova edificazione; b) gli interventi eccedenti la ristrutturazione edilizia degli edifici fatti salvi gli interventi pertinenziali, che le norme tecniche degli strumenti urbanistici, in relazione alla zonizzazione ed al pregio ambientale e paesaggistico delle aree, non qualifichino come interventi di nuova costruzione, fermo restando che gli interventi ammessi non devono aumentare la vulnerabilità degli edifici e le condizioni di rischio rispetto a fenomeni di dissesto; nel caso di interventi di demolizione con ricostruzione deve essere assicurata la riduzione della vulnerabilità dell edificio, rendendola maggiormente compatibile con la condizione di elevata pericolosità dell area anche attraverso la messa in opera di tutti gli accorgimenti tecnici e le misure finalizzate a tutelare la pubblica incolumità. Sono fatti salvi gli interventi di viabilità, servizi tecnologici ed aree a verde attrezzato, corredati di progetti supportati dal parere vincolante della Provincia e basati su studi che dettaglino le caratteristiche geologiche, geomorfologiche e geotecniche che determinano la suscettività elevata e che verifichino che la realizzazione dell opera non interferisca negativamente con le condizioni di stabilità dell intera area. RISCHIO FRANA 35

36 Nelle aree a suscettività al dissesto elevata (Pg3b) non sono consentiti interventi di nuova edificazione ed esecuzione di opere ed infrastrutture fatti salvi gli interventi corredati da indagini di maggior dettaglio. Nelle aree a suscettività al dissesto media (Pg2), bassa (Pg1) e molto bassa (Pg0) si demanda ai Comuni, nell ambito della normativa geologica di attuazione degli strumenti urbanistici o in occasione dell approvazione sotto il profilo urbanistico-edilizio di nuovi interventi insediativi e infrastrutturali, la definizione della disciplina specifica di dette aree, attraverso indagini specifiche, che tengano conto del relativo grado di suscettività al dissesto. Tali indagini devono essere volte a definire gli elementi che determinano il livello di pericolosità, ad individuare le modalità tecnico-esecutive dell intervento, nonché ad attestare che gli stessi non aggravino le condizioni di stabilità del versante. NOTA: Per maggiori dettagli si veda la normativa dei piani di bacino per l assetto idrogeologico (si guardino anche gli indirizzi tecnici di carattere idrogeologico per la prevenzione del dissesto). NOTA: Ci sono specifici indirizzi per la riperimetrazione e riclassificazione delle frane attive e quiescenti a seguito di studi di maggior dettaglio e specifici criteri per la definizione di classi di pericolosità relativa in aree Pg4 e Pg3 per frana a cinametica ridotta. RISCHIO FRANA 36

37 PIANO/TEMATICA : PIANO DI BACINO AMBITO 16 NOME TAVOLA : CARTA DEL RISCHIO IDROGEOLOGICO SIGLA/DENOMINAZIONE: NR TAVOLA: 1 DI 9 SCALA : 1:10000 COMUNI : CHIAVARI LAVAGNA COGORNO CARASCO MEZZANEGO BORZONASCA NE LEIVI SAN COLOMBANO CERTENOLI ZOAGLI NOTE: RISCHIO FRANA 37

38 PIANO/TEMATICA : PIANO DI BACINO AMBITO 16 NOME TAVOLA : CARTA DEGLI INTERVENTI SIGLA/DENOMINAZIONE: NR TAVOLA: 1 DI 9 SCALA : 1:10000 COMUNI : CHIAVARI LAVAGNA COGORNO CARASCO MEZZANEGO BORZONASCA NE LEIVI SAN COLOMBANO CERTENOLI ZOAGLI NOTE: RISCHIO FRANA 38

39 PIANO/TEMATICA : PIANO DI PROTEZIONE CIVILE NOME TAVOLA : RISCHIO FRANE SIGLA/DENOMINAZIONE: TAVOLA 19 - EST NR TAVOLA: 2 DI 2 SCALA : 1:50000 COMUNI : NOTE: (diversità tra PPC e PdB) RISCHIO FRANA 39

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