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1 18/05/ Pagina 1 Periodico di informazione dell A.S.S. N. 5 Bassa Friulana giornale base 14mag.qxp La squadra La sorpresa iniziale sta lasciando posto alla consapevolezza che l essere stati chiamati dal Direttore Generale, dott. Paolo Bordon, a far parte della squadra che via via si sta componendo, è al tempo stesso un onore e una sfida. Siamo onorati dalla scelta fatta da un Direttore giovane che affronta, lui stesso, una nuova esperienza, chiedendoci di supportarlo nel perseguimento di un così delicato mandato assegnatogli dalla Giunta Regionale. Ci onora la possibilità di mettere a sua disposizione, a disposizione dell Azienda e dei collaboratori il nostro vissuto professionale e gestionale, con la speranza che la conoscenza dell Azienda da parte del Direttore Sanitario e l apporto di metodiche nuove da parte del Direttore Amministrativo possano garantire continuità sulle buone prassi e innovazione ove ciò sia richiesto per la soddisfazione del mandato, prima di tutto nei confronti dei nostri utenti. La sfida consiste nell essere all altezza del compito assegnato. In questo momento particolare, più impellente si fa sentire l esigenza di un management che possa contribuire a garantire il diritto alla salute, nei suoi momenti della prevenzione-cura e riabilitazione - nel rispetto dei principi che ispirano le politiche sociosanitarie della nostra Giunta Regionale: equità nell accesso, qualità delle prestazio- ni, sostenibilità economica, trasparenza delle scelte, sicurezza sul piano delle procedure e delle condizioni di lavoro degli operatori. Centrare l obiettivo affidato presuppone, in primis, una maggior responsabilizzazione dei ruoli da noi agiti per avviare prima possibile il processo di innovazione e semplificazione che non va intesa come banalizzazione delle procedure con le quali diamo risposte all utenza. Alla maggior responsabilizzazione va aggiunta la capacità di ascolto e di coinvolgimento dei collaboratori e di tutti gli operatori dell Azienda, affinché ciò che viene deciso nella stanza dei bottoni possa trovare fattiva realizzazione. Nessuna decisione trova compimento se non con la collaborazione di tutti coloro che, con il proprio quotidiano contributo, costituiscono l ossatura dell Azienda ed, in una azienda di servizi qual è la nostra, il vero Capitale. Con la coscienza di ciò, ringraziamo il dott. Paolo Bordon per l opportunità fornita e ci auguriamo di essere capaci di rendere ancora più prezioso quanto lasciatoci dal dr. Roberto Ferri, dal dr. Andrea Collareta e dal dott. Graziano Girardi. Tecla Del Dò, Direttore Amministrativo Maurizio Andreatti, Direttore Sanitario

2 giornale base 14mag.qxp 18/05/ Pagina 2 La salute e il sociale A colloquio con Pietro Paviotti, sindaco di Cervignano del Friuli Pietro Paviotti, il sindaco è il primo responsabile della salute dei suoi cittadini: quali sono le criticità che Lei riscontra a questo proposito nella popolazione del Cervignanese? Il mio osservatorio non mi permette di valutare compiutamente e con competenza le problematiche di tipo sanitario ma piuttosto quelle di carattere sociale e socio sanitario e questo perché molto maggiore è il coinvolgimento del sindaco in questi ambiti; a questo proposito ho più volte ribadito in diverse sedi come una vera e propria emergenza che rileviamo nel territorio di competenza della nostra azienda (ma ascoltando diversi colleghi non solo nella nostra) sia data da due problematiche socio-sanitarie che si stanno affacciando con sempre maggiore gravità e che sono: la gestione sempre più frequente di casi di Pietro Paviotti minori e famiglie in grave difficoltà che mette in evidenza una forte crisi della genitorialità e la fragilità della famiglia di oggi; la salute mentale e cioè quell insieme sempre maggiore di persone che vivono un disagio di tipo psicologico o psichico e che debbono necessariamente rivolgersi ai servizi sociali e sanitari. Ecco: ritengo che in questi due ambiti di intervento noi dobbiamo investire maggiormente, sia con risorse umane che finanziarie, per dare una risposta più completa e aderente alle necessità di questo momento storico. L'Azienda Sanitaria risponde ai bisogni di salute dei cittadini. quali sono secondo Lei i punti di forza e i punti di criticità dell'agire aziendale? Direi che in generale possiamo definirci soddisfatti della risposta in termini di servizi che l azienda offre; certo: quando parliamo di salute e di persone che soffrono le risposte e le attenzioni non sono mai sufficienti e tuttavia il giudizio, nel complesso, deve essere positivo. La forza sta nella capacità di avere una relazione positiva e forte con il territorio il che significa che vi è un forte riconoscimento e radicamento dell attività dei distretti e degli ospedali nell area di competenza; la criticità potrebbe essere stata, storicamente, una certa concorrenzialità tra le strutture ospedaliere di Palmanova e Latisana e, di fatto, due ospedali in un area piccola come la nostra non sono facili da gestire. E tuttavia ritengo che in questi ultimi anni un atteggiamento positivo e molto meno campanilistico si sia fatto strada e che una gestione unitaria e territoriale si sia oramai positivamente affermata. Cosa chiede alla nuova dirigenza? Dirigere una struttura grande e complessa come un Azienda Sanitaria certamente non è facile e a noi pubblici amministratori spetta il compito certamente di stimolare la dirigenza ma anche di aiutarla per arrivare ai risultati auspicati ed attesi. Direi che in particolare, da pubblici amministratori, chiediamo di essere informati compiutamente sulle linee di indirizzo che il dirigente ed i suoi collaboratori intendono portare avanti; chiediamo evidentemente di essere ascoltati, perché noi più di altri raccogliamo il sentire del territorio, le esigenze della comunità e dei singoli cittadini e utenti. E un percorso non facile nel quale ciascuno ha il proprio compito ma è nella contaminazione di queste diverse competenze e professionalità che si può ottenere una crescita globale del sistema e della proposta che lo stesso riesce ad elaborare. Lei è anche il presidente della Conferenza dei Sindaci: quali sono i rilievi che, assieme ai suoi colleghi, fa rispetto alla salute del territorio? In genere nelle assemblee dei sindaci l attenzione è focalizzata sulla qualità del servizio che viene erogato al cittadino e dunque ci troviamo spesso a fare proprie e riportare le considerazioni e le critiche che ci vengono avanzate dagli utenti e talvolta dagli operatori del settore. Le liste d attesa sono indubbiamente uno dei punti che maggiormente è stato affrontato e discusso, ma devo rilevare come un passo in avanti sia stato compiuto seppure ci sia ancora della strada da percorrere; si sente inoltre forte il disagio per la carenza di personale che è stato uno dei punti deboli dell organizzazione in questi anni: parliamo di infermieri in particolare, ma anche di medici quali anestesisti, psichiatri, pediatri ecc., punto che ha segnato negativamente la qualità del servizio erogato e le condizioni di lavoro degli operatori. Sappiamo che in genere queste mancanze non dipendono da una cattiva organizzazione, ma dalla oggettiva difficoltà a reperire sul mercato particolari professionalità e tuttavia è certo che su questo versante sarà necessario operare cercando di intervenire e prevenire i momenti di crisi acuta che diventano un problema insormontabile per chi necessita in un certo momento di un determinato servizio di tipo sanitario. Gli ospedali di Palmanova e Latisana sono soddisfacenti? Andrebbe cambiato qualcosa? Andrebbero potenziati dei servizi? Ho già anticipato in una risposta precedente quello che risulta essere una reale difficoltà, cioè gestire due distinte strutture ospedaliere in un territorio come il nostro; questo evidentemente non significa che io pensi a modifiche organizzative cosa, di fatto, inattuabile e probabilmente sbagliata, ma piuttosto alla necessità di ricercare sempre una maggiore e positiva integrazione tra i due ospedali al fine di poter proporre ai nostri cittadini un offerta intergrata, fatta di servizi di alto livello, ma anche con costi che risultino accettabili ed in linea con quelli medi regionali. Si parla molto della medicina territoriale, della continuità delle cure: l'istituzione dell'infermiere di comunità è stata una scommessa vinta in questo territorio. Come sindaco ha altre idee? Altre progettualità da esperire? L infermiere di comunità è stata senz altro un idea vincente perché ha permesso di portare in ogni Comune un servizio importante per il benessere della collettività ed ha favorito una presa in carico delle situazioni in modo capillare ed integrato con la parte sociale. Questa progettualità ha permesso anche un forte collegamento del Distretto con il territorio, valorizzando così la parte territoriale dell assistenza sanitaria, sempre secondaria di fronte alla centralità dell ospedale. Gli amministratori locali puntano, invece, a dare all assistenza territoriale il giusto risalto e a creare un percorso continuo ed agevole per il cittadino all interno della rete degli interventi e dei servizi della sanità e del sociale. Per favorire proprio la continuità e la territorialità delle cure nella programmazione locale sono stati previsti e realizzati due interessanti progetti che vedono insieme Distretto sanitario ed Ambito, volti a garantire al cittadino particolarmente fragile delle dimissioni ospedaliere protette favorendo il rientro a domicilio e sostenendo i familiari nella loro funzione assistenziale. Sia il progetto delle dimissioni protette che quello dei moduli respiro domiciliari sono molto innovativi e unici nel panorama regionale. Come impiega il tempo libero? Vado al cinema, generalmente una volta alla settimana in inverno, di meno nei periodi primaverili ed estivi. Visto che a cinquant anni (superati) bisogna fare una certa attività fisica e non mi piace molto correre, allora cammino e vado in bicicletta, ma quando posso vado a ballare (che è più coinvolgente e divertente). Sono poi un medio lettore di libri, cosa che faccio a periodi alterni con soddisfazione. Intervista curata da Marco Bertoli 2

3 giornale base 14mag.qxp 18/05/ Pagina 3 Dalla parte dei bambini Cosa si intende per abuso all'infanzia? Nel 2001 la Dichiarazione di consenso in tema di abuso sessuale all infanzia, approvata dall Assemblea Nazionale del CISMAI (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l Abuso all Infanzia) così lo definisce: è il coinvolgimento di un minore da parte di un partner preminente in attività sessuali anche non caratterizzate da violenza esplicita, che significa concretamente, spiega A. Pellai, medico e ricercatore in Sanità Pubblica, qualsiasi interazione con connotazione sessuale tra un adulto e un soggetto in età evolutiva, finalizzata alla gratificazione sessuale dell adulto. Può avvenire in modo attivo con atti di libidine sul corpo del minore, ma anche in modo passivo quando è esposto alla visione di materiale pornografico, se fotografato nudo senza esserne consapevole, quando obbligato ad assistere a incontri sessuali tra adulti. Parlare di infanzia violata, dell abuso sessuale ci mette di fronte all indicibile, all impensabile, a ciò che necessariamente ci costringe a fare i conti con la realtà di tutti i giorni, dove riusciamo a concepire l esistenza della violenza, della guerra, della malattia, del cancro, ma ancora ci rifiutiamo di considerare questo fenomeno in tutta la sua portata e gravità, rifugiandoci nella negazione per difenderci dalle emozioni scatenate dall impatto con questo evento, dalla presa di contatto con l esperienza del trauma da abuso. Le conseguenze più gravi sono quelle relative alla dimensione psicologica, affettiva e relazionale della vittima, che presenta disturbi della sfera cognitiva, della memoria e della concentrazione, disattenzione e irrequietezza, disturbi di apprendimento, difficoltà del sonno, appiattimento emotivo, depressione e disinteresse alle normali attività, comportamenti aggressivi, ostilità e comportamenti sessualizzati. Ogni abuso costituisce comunque una storia a sé perché, per ogni bambino, l intensità e la qualità del danno dipende dalle caratteristiche dell evento, come la precocità, la durata, la frequenza, la gravità degli atti sessuali, dai fattori di protezione quali le risorse individuali del bambino e del suo ambiente familiare, ma non ultimo dalla tempestività degli interventi psico-sociali, sanitari e giudiziari messi in atto. Nel lavoro quotidiano sempre più frequentemente, gli operatori sanitari che si dedicano all'infanzia vengono chiamati a prendersi cura, prestare aiuto e proteggere quelle bambine e quei bambini che vivono situazioni di grande sofferenza fisica e psicologica provocata da abuso sessuale. Nella nostra realtà, contiamo 12 minori vittime, di cui 9 sono bambine di età tra 6 12 anni, dato che rispecchia la situazione nazionale per età e sesso, per lo più perpetrato da persona a loro vicina e non sconosciuta, nella maggioranza dei casi è un familiare: il padre, lo zio, il fratello maggiore, il cugino. Tutti i minori del nostro territorio sono in carico ai nostri servizi per gli interventi terapeutici riparativi del danno, la protezione con il collocamento in struttura, che viene messa in atto nei casi di abuso intrafamiliare, non ultimo per l accompagnamento nel percorso giudiziario, dove il bambino spesso è unico testimone del reato subito e l esito del procedimento penale dipende dalla sua capacità di rendere testimonianza dei fatti in modo attendibile, credibile. Chi tratta queste tematiche non può che provare forti emozioni e reazioni non sempre razionali, con il rischio istintivo di schierarsi o di attuare comportamenti poco utili alla migliore capacità professionale di intervenire con consapevolezza, tempestività e competenza data la pregnanza e la complessità dell'intervento. In questo senso diventa indispensabile acquisire conoscenze specifiche nel campo per saper rispondere alle esigenze di ogni caso, ma ogni professionista non può pensare di farsi carico del problema da solo, deve contare sulla collaborazione di altri operatori con cui costituire un'équipe in grado, ognuno per le proprie competenze, di sostenere il minore nel percorso clinicosociale-giudiziario. Nel nostro territorio un equipe di psicologipsicoterapeuti, assistenti sociali, educatori, in sinergia con le scuole e le istituzioni giudiziarie lavora da alcuni anni, secondo un modello operativo specifico, alla rilevazione dei casi di abuso, alla valutazione psicodiagnostica, al trattamento del minore e dei suoi genitori, avvalendosi di procedure di intervento multiprofessionale, della consulenza di specialisti sanitari e legali e della integrazione con i servizi dell area materno-infantile distrettuale e ospedaliera. Si stanno approntando linee guida e predisponendo protocolli di lavoro tra servizi sanitari e sociali per la presa in carico condivisa che mette al centro dell intervento il minore e la sua famiglia. Rosalia Morsanuto - EMT Latisana Come si ferma il tumore In Friuli Venezia - Giulia ogni anno si ammalano donne di tumore mammario. L incidenza di questa patologia è in aumento ma la mortalità è in diminuzione, grazie all'incremento delle diagnosi precoci (soprattutto per lo screening mammario), all introduzione di nuovi farmaci e ad un modello lavorativo multidisciplinare che nella nostra Azienda è in atto da qualche anno. Ed è proprio per illustrare tale modello organizzativo, con i suoi percorsi diagnostico-terapeutici integrati, che il 22 e il 23 aprile si sono tenuti a Latisana e a Palmanova degli incontri informativi rivolti alla popolazione. In questi incontri, che hanno visto la partecipazione complessiva di circa 200 persone, tutte le figure professionali coinvolte nella gestione del tumore mammario (l oncologo, il chirurgo, il radiologo, il patologo, l infermiera, la 3 psicologa, le associazioni di volontariato) hanno svolto una breve relazione. In entrambe le serate sono intervenuti rappresentanti delle amministrazioni comunali e della nostra Azienda Sanitaria ed è stato distribuito materiale informativo (libretti, DVD, copia di relazioni). Sono stati illustrati i risultati del programma di screening regionale, l andamento epidemiologico del tumore della mammella, le varie tappe che una donna con questa patologia effettua all interno delle nostre strutture e le modalità con le quali queste sono coordinate, sottolineando la qualità e la competenza di tutti gli operatori coinvolti che hanno consentito di ottenere risultati positivi in termini non solo di sopravvivenza, ma anche di soddisfazione e sicurezza espressi dall utente. Aldo Iop - Oncologia

4 giornale base 14mag.qxp 18/05/ Pagina 4 Noi, volontari in Abruzzo Cristina, seduta dietro è silenziosa mentre torniamo a casa con il furgone della Croce Rossa; Tiziana è rimasta al campo di Paganica per un altra settimana, per dare continuità ad un lavoro di organizzazione e di risposte che deve proseguire nonostante i frequenti ricambi delle persone. Stiamo tornando in undici volontari da questa settimana incredibile trascorsa in Abruzzo, ognuno con l animo visibilmente impressionato da tante immagini della realtà che stiamo abbandonando: i nostri discorsi continuano a riproporre le immagini scattate dai nostri occhi in tanti angoli di visuale, immagini che hanno l immediatezza della pellicola appena sviluppata, che arriverà alla stampa nitida solo dopo un processo ulteriore di elaborazione. E notte, il paesaggio scorre veloce e la neve del Gran Sasso è ormai scomparsa dietro di noi. Ogni tanto il bagliore delicato di un mandorlo fiorito riverbera la luce dei fari e in lontananza su queste lente colline si adagiano centinaia di piccole luci come su un albero di natale. Eravamo partiti in fretta lunedì, i primi a pochissime ore dalla scossa che aveva devastato e poi il secondo piccolo convoglio con il materiale per il posto medico avanzato. Cristina era arrivata già nel pomeriggio a Paganica e subito aveva dovuto soccorrere un giovane pompiere di Bergamo che aveva manifestato un malore in mezzo alla strada, mentre cercava di orientare i mezzi di soccorso. Si trattava in realtà di un arresto cardiaco che fatica e stress avevano probabilmente fatto precipitare. Il team di Cristina aveva cercato di rianimare con tenacia e ribellione quel giovane che alla fine se n era comunque andato, nella sua divisa impolverata, in silenzio. Mentre Cristina raccontava nei giorni seguenti quei minuti, le sue mani si muovevano in continuazione, come nel tentativo di afferrare qualcosa che continuamente le sfuggiva, provocandole immensa tristezza, frustrazione, dolore. Le giornate erano volate veloci, quasi senza soluzione di continuità una dall altra. A riempirle bene era stata un idea di Fabio, formidabile e instancabile capo-campo della Protezione Civile Nazionale: ogni giorno costituivamo un convoglio che chiamavamo orgogliosamente istituzionale. Era formato da un insieme di mezzi e persone della Protezione Civile, della Croce Rossa Militare e Civile, dei Carabinieri, della rappresentanza di Associazioni di Volontariato e di un gruppo di giovani psicologi. Andavamo a Pesco Maggiore, Onna, Bazzano, Tempera, Filetto, Cavanica, Assergi, Aragno... per portare la presenza di un soccorso finalmente integrato, attento, istituzionale. Il primo livello di interesse era nei confronti delle comunità raccolte nelle tendopoli, con l attenzione rivolta ai loro bisogni (di comunità appunto): i letti nelle tende, le cucine da campo, le latrine, la luce... Tutto veniva puntualmente registrato, immediatamente affrontato se possibile con una gragnuola di telefonate di Fabio ai Centri ed alle aziende coinvolte. Il giorno successivo a quella stessa comunità si rendeva conto poi dell esito di tutte le azioni intraprese. L altro livello era quello individuale, della singola persona, specie se anziana, mamma, persona malata. Questo era il pane per i nostri denti, perchè ci permetteva di mettere in campo sia la nostra competenza tecnica sanitaria che la possibilità di intrattenere una relazione umana e gratificante con le persone. Davanti Cristina e Tiziana che raccoglievano informazioni sulle condizioni di salute e sulle specifiche necessità delle persone, con una esasperante precisione di dettagli e di annotazioni utili per avviare un circuito di risposta che andasse a buon esito, fornendo a chi l aveva richiesto il farmaco, il presidio, il genere alimentare particolare, la prestazione diagnostica: preoccupate del prendersi in cura oltre che del curare quelle persone. Con loro, un passo indietro, mi muovevo anche io, entrando nelle situazioni che mi segnalavano e completando la valutazione delle persone più fragili. Era una situazione particolarmente ricca di significato e di risultati, che permetteva di assaporare un senso forse perduto nella nostra quotidianità di semplicità, di concretezza e di essenzialità nei rapporti. Così, silenziosamente, senza eroismi o chissà quale intervento spettacolare, avevamo giorno per giorno scaldato anche il nostro animo, stando accanto a quelle persone piene di dignità, immergendo il nostro sguardo nei loro occhi, stringendo le loro mani mentre ci raccontavano la loro storia e parlavano del loro orto o vigneto, accarezzando le loro rughe e sfiorando le loro lacrime. Mentre tornavamo da quei paesi martoriati vivevamo un senso di distacco strano e faticoso, era come se non tornassimo a casa ma andassimo via da casa, troppo presto, con tante cose ancora da fare. Questo era certamente il tormento di Cristina, inappagata di tutte le sue ore trascorse in ambulanza, in giro per quei paesi, a cercare e raccogliere bisogni di persone segnate. Per Cristina il tempo era stato troppo veloce, troppo scarso il segno lasciato dal suo lavoro, troppo isolati gli incontri con le stesse persone per costruire in loro un senso di fiducia e di speranza. Personalmente mi sentivo finalmente in buon equilibrio: avevo ritrovato l immagine civile del mio Paese che, per quanto avevamo potuto vedere, stava mettendo in campo risorse fantastiche per quantità e qualità, pur con l enorme difficoltà di una organizzazione incredibilmente complessa. Di ora in ora, di giorno in giorno la capacità di intervento stava crescendo nelle mani di semplici volontari, di pompieri, delle persone del posto che uscivano dallo stordimento iniziale. Un buon avvio. Dentro di me stavo ritrovando un po di pace in una parte importante dell animo: sì, perché anche io, come Cristina, mi sono portato dietro per 30 anni (dal terremoto del Friuli) la mia silenziosa frustrazione per un appuntamento mancato, perché sono vissuto con l idea di aver fatto troppo poco allora per aiutare chi aveva perso tutto. Avevo 21 anni ed il mio orizzonte si fermava alla mia famiglia, la morosa e gli impegni dello studio. Finalmente mi sono riconciliato con me stesso. Cristina vuole tornare da quelle parti. Cristina deve tornare. Crisitina, Luciano, Tiziana 4

5 giornale base 14mag.qxp 18/05/ Pagina 5 Corsi in programma nei mesi di maggio giugno Per eventuali informazioni ci si può rivolgere al proprio referente di dipartimento o all Area di Formazione Aziendale (0432/ ) per le Strutture afferenti a Palmanova, e al numero per le Strutture afferenti a Latisana). Possibili variazioni o integrazioni del programma verranno comunicate quanto prima. GLI ABSTRACT DI TUTTI I CORSI CHE L AZIENDA PROPONE SONO DISPONIBILI SUL SITO: 5

6 giornale base 14mag.qxp 18/05/ Pagina 6 Alimenti, allergie e intolleranze "Che l'alimento sia la tua medicina e la tua medicina sia il tuo alimento, ma gli alimenti possono diventare anche veleno (Ippocrate). Le intolleranze alimentari sono le "allergie non allergiche". Questa definizione risale al 1991, quando l'allergologo Kaplan presentò un suo articolo in cui descriveva l'esistenza di stati allergici che non era possibile correlare alle immunoglobuline IgE. Quindi, il primo punto da comprendere è che le allergie tradizionali e le intolleranze alimentari non sono la stessa cosa. Quest ultime derivano dall'impossibilità dell'organismo di digerire un dato alimento, a causa di difetti metabolici che possono essere causati dallo stile di vita (scarsa masticazione, errate combinazioni alimentari, ecc) o da stati emotivi alterati, oppure possono essere scatenate dall'assunzione di antibiotici. Originano a livello intestinale, avendo come presupposto un'irritazione della mucosa di tale distretto, ma non provocano produzione di anticorpi e raramente hanno come effetto la produzione di Istamina. Possono però innescare, manifestazioni allergiche quali le allergie ai pollini, agli acari od al contatto di tessuti, metalli, ecc. Se una sostanza verso la quale si è intolleranti raggiunge il nostro organismo le difese vengono distolte dai loro normali compiti per far fronte all'aggressore; in tal modo si crea una diminuzione delle difese immunitarie generali. Il campo delle intolleranze alimentari è in continua evoluzione; secondo chi opera con le intolleranze, il 40-50% della popolazione ne sarebbe afflitto, secondo la scienza ufficiale non più del 5-10% avrebbe disturbi dovuti alle intolleranze. Le intolleranze alimentari si manifestano quasi sempre con una sintomatologia generale più o meno sfumata (stanchezza, cefalea, gonfiori addominali postprandiali, colon irritabile, infezioni ricorrenti, dolori articolari, congiuntiviti ecc...) o con modificazioni cutanee (pelle secca, eczemi, orticaria, psoriasi, acne rosacea) e spesso sono correlate a disordini del peso corporeo, sia in difetto che in eccesso. Esse sono riconducibili all'accumulo nel tempo delle sostanze responsabili di ipersensibilità, fino ad un livello che, ad un certo punto supera la "dose soglia". A causa di questo periodo di latenza, spesso risulta difficile accettare e comprendere come si possa "improvvisamente" diventare intolleranti ad un cibo comunemente introdotto quotidianamente. Queste reazioni inoltre non sempre sono immediate, ma si presentano da 1 a 36 ore dall'assunzione del cibo in questione. Per ottenere un miglioramento del quadro sintomatologico, è necessario astenersi rigorosamente per almeno 2-3 mesi dall'assunzione del cibo incriminato. Va rimarcato inoltre che, come accade per le allergie respiratorie e l'inquinamento atmosferico, le sostanze chimiche addizionate nel corso di qualsiasi momento della lavorazione di un cibo possono: 1) renderlo allergizzante 2) produrre un'intolleranza alle sostanze aggiunte oppure, ancor peggio, 3) diventare veicolanti delle molecole contenute nell'alimento (soprattutto proteine) e renderle fonte di intolleranza. Tra gli alimenti, quelli che più frequentemente danno reazioni sono : 1- ricchi di istamina: pomodoro, birra, formaggio stagionato e fermentato, spinaci, funghi, cioccolato, tonno in scatola, ecc...; 2- istamino liberatori : fragole Alcuni degli alimenti più comuni che causano intolleranze 3- tendenzialmente allergizzanti : pesce, arance, uova, soia, latte vaccino, pesche, kiwi, crostacei; 4- cibi che più frequentemente causano intolleranza : latte e latticini, lieviti, frumento, oli vegetali, olio di oliva. Attualmente la medicina convenzionale ha evidenziato intolleranze solo nei casi del lattosio e del glutine (celiachia). Le intolleranze, viste come una rottura dell'equilibrio cibo-ospite, si insediano comunque in un organismo predisposto geneticamente. Un peso importante rivestono la carica antigenica dell'alimento, l'età dell'individuo, gli insulti al sistema immunitario. Gli starter più frequenti di un'intolleranza alimentare sono: introduzione precoce nel lattante di latte vaccino e derivati, uso di antibiotici, infezioni virali o batteriche dell'intestino, infestazioni parassitarie intestinali, stress emotivi. Per rilevare la presenza di un'intolleranza alimentare, sono a disposizione diversi tipi di test. Alcuni test vengono effettuati su un campione di sangue intero. Questo metodo prevede che il plasma sanguigno venga posto a contatto con numerosi estratti di alimenti e, dopo un certo tempo di incubazione, venga valutato al microscopio da un tecnico se i neutrofili hanno subito delle modificazioni in seguito al contatto con alcuni degli alimenti esaminati. Il limite del test, risiede nella parzialità della risposta. Un'altra categoria di metodiche di valutazione si avvale della misurazione della tensione muscolare. Quando assumiamo, ma anche solo teniamo in mano, un alimento od una sostanza che ci disturba, la nostra forza muscolare diminuisce. Il Metodo Kinesiologico testa la diminuzione della forza in modo manuale, prendendo in esame la muscolatura della mano (Oring) oppure delle braccia e/o delle gambe, mentre il test Dria utilizza lo stesso principio, ma le rilevazioni sono fatte tramite un sistema computerizzato. Questi test sono validi perché prendono in considerazione tutto l'organismo. Il loro limite risiede nella manualità dell'operatore per quanto riguarda il Test Kinesiologico e nell'estrema noiosità del test Dria (devono essere messe in bocca fialette con diversi alimenti e sostanze chimiche per un totale di circa 2 ore di test). Di altra impostazione sono i test elettrici come l'eav (elettroagopuntura di Voli) ed il Vega Test. Con appositi apparecchi, può essere misurata, lungo i meridiani classici dell'agopuntura cinese, una microcorrente elettrica che attraversa la persona ed all'uscita permette di derivare informazioni su incidenti trovati lungo il percorso oppure sull'impatto che producono piccole quantità di alimenti interposti tra la persona e l'apparecchio. In conclusione:"quando deve essere sospettata un intolleranza alimentare?" Come specificato i sintomi sono molteplici, il sospetto va posto quando un disturbo, anziché comparire in modo passeggero o saltuario, inizia a presentarsi sempre più frequentemente fino ad interferire con la vita "normale" della persona. Dalle Intolleranze si guarisce, seguendo diete ad eliminazione, associate eventualmente ad un sostegno fitoterapeutico. Eliminazioni parziali o per tempi troppo brevi non portano risultati soddisfacenti, solo tanta inutile fatica e scoraggiamento! Concetta Interlandi - Medicina Generale Palmanova 6

7 giornale base 14mag.qxp 18/05/ Pagina 7 In nome dell etica La bioetica è una disciplina recente, che costituisce un "ponte" tra le scienze mediche sperimentali e le scienze umanistiche e rappresenta una sfida che l'uomo di oggi lancia a sé stesso, alla capacità di programmare, tecnologicamente ed anche eticamente, il futuro suo e delle generazioni che verranno. La bioetica si è sviluppata parallelamente ai progressi delle biotecnologie e al riconoscimento, nei confronti dei singoli individui - anche per l'influenza dei movimenti civili e politici - di diritti, poteri, facoltà, prerogative, stili di vita, compresi i nuovi modi di definire, interpretare e vivere la salute e la malattia. In definitiva, è uno strumento che permette di orientarsi verso un futuro che presenta diverse incertezze, mai perfettamente decifrabile in tutta le sua complessità. I campi di applicazione della bioetica sono legati alla salute in senso lato, ma principalmente ai due momenti cruciali dell'esistenza: l'inizio e la fine della vita. Legata al primo momento è la creazione in vitro di embrioni umani, per curare l'infertilità, ma anche per ricavarne le cellule staminali. Queste ultime sono cellule totiponenti, che, opportunamente programmate, si trasformano in qualsiasi tessuto; questo presupposto permetterebbe di riparare gli organi danneggiati e di curare malattie per il momento incurabili: Alzheimer, Parkinson, tumori... E' possibile lo sviluppo dell'embriologia umana su scala industriale, dato che molte aziende in questo campo presentano richieste di brevetti anche su embrioni geneticamente modificati. Ma l'embrione è anche un prodotto potenzialmente umano: unico sul piano genetico, esso contiene in sé un potere misterioso che può dar vita a un essere umano; in questa fase non è titolare di diritti o senziente, ma occorrerebbe una riflessione su ciò che è Le Dichiarazioni Anticipate di Trattamento (DAT) o Direttive Anticipate (DA), comunemente dette Testamento Biologico, consistono in un documento con il quale una persona, dotata di piena capacità, esprime la propria volontà circa i trattamenti ai quali desidererebbe o non desidererebbe essere sottoposta nel caso in cui, nel decorso di una malattia o a causa di traumi improvvisi, non fosse più in grado di esprimere il proprio consenso o il proprio dissenso informato (Comitato Nazionale per la Bioetica ). E auspicabile che tale documento sia controfirmato da un medico, che garantisca di aver adeguatamente informato il sottoscrittore in merito alle possibili conseguenze delle decisioni da lui assunte nel documento e che lo stesso venga riconfermato o modificato negli anni affinché risulti il più aderente possibile alle volontà attuali del sottoscrittore e alle conoscenze mediche del momento. La necessità delle Direttive Anticipate si evince dalla considerazione che il consenso libero e informato del paziente all atto medico rientra tra i diritti fondamentali del cittadino, come sancito dalla Carta dei diritti fondamentali dell Unione Europea e come recepito dal nostro Codice di deontologia medica, che all art.38 (Autonomia del cittadino e Dichiarazioni anticipate) recita: Il medico, se il paziente non è in grado di esprimere la propria volontà, deve tener conto nelle proprie scelte di quanto precedentemente manifestato dallo stesso in modo certo e documentato. Le DAT si iscrivono dunque in un positivo processo di adeguamento della nostra concezione dell atto medico ai principi di autonomia decisionale del paziente. D altro canto, lo stesso Codice di deontologia medica all art.17 (Eutanasia) pone un limite etico al soddisfacimento delle richieste del paziente da parte del medico affermando: Il medico, l'embrione, ora e in prospettiva. Un altro grande capitolo è rappresentato dall'ingegneria genetica e dallo studio del genoma, che rappresenta un approccio decisamente affascinante per le enormi potenzialità diagnostiche e terapeutiche, ma solleva anche delle perplessità perché i mutamenti indotti nel DNA sono trasmissibili alle generazioni future e per una possibile deriva verso la valorizzazione genetica, intesa a creare nuove capacità umane e, in teoria, nuovi parametri di salute e di forma fisica. Un altro problema riguarda l'uso degli screening genetici e del rischio clinico individuale, sapendo di essere portatori di mutazioni genetiche potenzialmente pericolose. Infine, la clonazione: creare un essere umano con questa tecnica provoca istintivamente una certa inquietudine, perché costituisce una cesura profonda della nostra natura di esseri procreativi e altera profondamente il concetto di identità. Un possibile uso della clonazione potrebbe essere la produzione del "bambino perfetto", con pesanti riflessi biologici, familiari e giuridici. E la morte? Anch'essa riflette i mutamenti indotti dalle biotecnologie rianimative, che impediscono alle persone di morire quando dovrebbero e vorrebbero: il "diritto alla morte", oggi, viene rivendicato per liberarsi di una medicina troppo pervasiva. L'ultima parte della vita, insomma, dovrebbe essere meno disumana ed indegna: la morte, forse, andrebbe ripensata in senso "umano" e non tecnico; morire con dignità vuol dire evitare ogni accanimento diagnostico - terapeutico, ma anche mantenere un atteggiamento dignitoso e un comportamento virtuoso fino alla fine, in nessun caso eliminando deliberatamente le persone o permettere che lo facciano a noi. Francesca Sirianni - Laboratorio Analisi Palmanova Testamento biologico, la scelta del malato 7 anche su richiesta del malato, non deve effettuare né favorire trattamenti finalizzati a provocarne la morte. Le DAT avrebbero anche il compito, molto delicato e complesso, di rendere ancora possibile un qualche rapporto interpersonale tra il medico e il paziente proprio in quelle situazioni estreme in cui non sembra poter sussistere alcun legame tra la solitudine di chi non può esprimersi e la solitudine di chi deve decidere. E comunque evidente che le DAT, anche se redatte con scrupolo, potrebbero rivelarsi non calibrate sulla reale situazione esistenziale nella quale il paziente potrebbe venire a trovarsi. La strategia per risolvere questa difficoltà potrebbe essere quella della nomina da parte dell estensore delle Dichiarazioni di un curatore o fiduciario, il cui compito sarebbe quello di operare sempre e solo secondo le legittime intenzioni esplicitate dal paziente. A lui il medico dovrebbe comunicare le strategie terapeutiche che intendesse adottare nei confronti del malato, illustrandone la compatibilità con le Dichiarazioni di quest ultimo o, se questo fosse il caso, giustificando adeguatamente le ragioni per le quali egli ritenesse doveroso discostarsi da esse. Ci auguriamo che la ormai prossima promulgazione di una legge del Parlamento Italiano sulle DAT possa contribuire ad avvicinare quanto più possibile le cure sanitarie alla volontà del malato, a ridurre il rischio di trattamenti sproporzionati per difetto o per eccesso, a condividere il peso di decisioni che altrimenti graverebbero totalmente sul medico, a prevenire conflitti decisionali tra familiari e curanti e, soprattutto, a favorire una forte presa di consapevolezza bioetica nella nostra distratta società. Ugo Colonna - Anestesia e Rianimazione Latisana

8 giornale base 14mag.qxp 18/05/ Pagina 8 IN & OUT IN & OUT IN & OUT IN & OUT IN & OUT IN & OUT IN & OUT IN & OUT IN & OUT Con l inizio del mese di giugno si chiude la lunga collaborazione del dr. Giuseppe Pujatti con il Servizio Veterinario di questa Azienda. Una storia iniziata con l istituzione dell allora USL n. 8 Bassa Friulana a cui furono trasferite nell ormai lontano 1981 le competenze sanitarie e quindi anche veterinarie fino ad allora compito dei Comuni. Con le competenze, ci siamo trasferiti anche noi Veterinari Condotti ritrovandoci, sotto la guida della sig.ra Anna Maria Gregoratto, a costruire con le nostre esperienze un servizio che non c era, con la cronica penuria di mezzi e con la scarsa visibilità che ancora ci affligge nonostante le numerose crisi che siamo stati chiamati ad affrontare. E non possiamo dimenticare le difficoltà, affrontate assieme, per rinnovare un organizzazione del lavoro che ci chiedeva continuamente di cambiare, quando per anni ci eravamo crogiola- ti nel sogno di uno status immutabile. Ma ce l abbiamo fatta, senza bisogno dell analista, grazie anche ad un esperienza maturata in situazioni di crisi. Parlando di esperienza dobbiamo riconoscere al dr. Pujatti il merito di aver saputo gestire con saggezza e pragmatismo i problemi che, nel territorio di nostra competenza, non sono mai mancati ed hanno alimentato le preoccupazioni dei Responsabili che si sono avvicendati alla Direzione del Servizio Veterinario. Un saluto di benvenuto a: Un arrivederci e grazie a: Valentina Buglisi, Jennifer Clemente, Maria Cristina De Cesare, Roberta Feresin, David Iuri, Paola Marchesan, Maria Carla Terlicher, Barbara Vidussi (P.O. di Palmanova) Giuseppe Dicaro, Giuseppe Gattuso, Julie Merz (P.O. di Latisana) Stefania Calligaris, Fabio Spanghero (Tecnologie e Investimenti) Giulio Rocco (Dipartimento di Prevenzione) Cristina Ellero (Distretto Est) Raffaele Cozzolino (Distretto Ovest) Antonella Di Pangrazio (Direzione Sanitaria) Antonella Puppo (Gestione Risorse Umane) Mario Colucci (Dipartimento di Salute Mentale) Fabio Bedin, Anna Durì, Raffaele Prosperi (P.O. di Palmanova) Vincenzo Barbieri, Raffaella Chicco, Donatella Cristante, Marinella Maset, Giulia Nonis (P.O. di Latisana) Silvana Buzancic, Livio Polchi, Giuseppe Pujatti, Adriana Scogna (Dipartimento di Prevenzione) Marco Cumini, Marina Iob (Distretto Ovest) Un atteggiamento sicuro quello del dottor Bepi Pujatti che ha contagiato positivamente i colleghi più giovani, anche quando si sono trovati a sostituire le colonne del Servizio andate in quiescenza. Ci mancherà la possibilità di confrontarci con lui per avere il conforto di un parere equilibrato, utile a risolvere situazioni spinose e l ironia con cui commentava episodi che ad alcuni di noi apparivano molto critici, per usare un eufemismo. Ma siamo sicuri che per noi non si renderà irreperibile e ci permetterà di disturbare le sue ferie prolungate per sfogarci come sempre sugli argomenti classici suggeriti dal dèja vu. I colleghi La festa degli alberi e del dono L Azienda n.5 Bassa Friulana da numerosi anni è impegnata a diffondere la cultura della donazione del sangue, dei tessuti e degli organi. Anche quest anno, si è svolta la 9 edizione della Festa degli alberi e del dono che ha coinvolto gli alunni delle scuole primarie di primo e secondo grado di Palmanova e le associazioni di volontariato. I ragazzi hanno ascoltato con interesse i vari interventi e la testimonianza di una persona trapiantata e, dopo aver regalato all azienda i disegni realizzati ed eseguito dei brani musicali, hanno messo a dimora alcuni mandorli ed oleandri acquistati con il contributo dei nostri nuovi Direttori, nonché del Sindaco e dell Assessore alle Politiche Sociali di Palmanova. A conclusione della giornata, gli alunni hanno donato al vento numerosi palloncini. Arianna Sellan e Paola Virgolin 8

9 giornale base 14mag.qxp 18/05/ Pagina 9 Terza pedalata della salute In una bellissima giornata di sole, domenica 10 maggio si è svolta la 3 Pedalata della Salute promossa dall AROS dell A.S.S. n.5 Bassa Friulana allo scopo di incentivare la scoperta degli angoli più nascosti delle nostre zone e nel contempo promuovere l aggregazione, il movimento e la vita all aria aperta. Il gruppo, percorrendo l antichissima scalinata di pietra che conduce alla chiesetta di Sant Antonio, é stato accompagnato da racconti storici e leggendari sapientememente descritti per l occasione da Gianluigi Martinis, appassionato del luogo. In seguito, il gruppo ha attraversato il paese dove si svolgeva la festa degli spaventapasseri nata per valorizzare le tradizioni antiche del mondo contadino e di un passato non così lontano. Al termine della passeggiata l allegra comitiva ha raggiunto l ospedale di Palmanova per un ottima pastasciutta. Arianna, Marcello e Paola Lavoro, chi rappresenta la sicurezza mezzi per svolgere i propri compiti senza specificare che cosa si intende, tutto rimane da chiarire. Ecco che allora questi mezzi vengono individuati di comune accordo: l uso della posta elettronica e Internet, l acquisto di testi e riviste, armadi per la conservazione del materiale di pertinenza, l uso dell aula sindacale e del telefono aziendale e, ultima ma non meno importante, anche il rimborso delle trasferte previste e autorizzate per l attività inerente i compiti di legge che in precedenza gravavano sulle tasche dei rappresentanti. Il testo dell accordo sarà a breve consultabile sul sito aziendale e ciò consentirà a tutti i lavoratori, anche da casa, di entrare nel dettaglio della disciplina locale e di conoscere meglio la figura e le possibilità di azione dei propri rappresentanti per la sicurezza. Abbiamo già riportato dalle pagine del notiziario aziendale alcune informazioni riguardo a questa figura, istituita dalla vecchia 626/94, tuttavia le novità intercorse ci danno l opportunità di riprendere l argomento. Il Decreto Legislativo 9 aprile 2008 n. 81, chiamato anche Testo Unico sulla sicurezza, sostanzialmente recepisce quanto già previsto dalla 626 e la integra, introducendo ulteriori novità derivanti dalla normativa comunitaria ed ampliando e chiarendo numerosi aspetti normativi. Trascuriamo di entrare nei dettagli per brevità, accenniamo per semplice curiosità che, per quanto attiene il nostro argomento, l espressione rappresentante o rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza ricorre 67 volte nel Testo Unico rispetto alle 36 della 626/94. Questo ci dà sinteticamente conto dell importanza attribuita alla figura e della maggiore attenzione ad essa rivolta. Il testo unico mantiene la precedente definizione che qui riproponiamo. Il «Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza» è la persona eletta o designata per rappresentare i lavoratori per quanto concerne gli aspetti della salute e della sicurezza durante il lavoro. I compiti del Rappresentante (colloquialmente abbreviato in RLS) e le sue attribuzioni sono complesse e numerose; fra i più rilevanti segnaliamo, ad esempio, che le sue osservazioni devono essere considerate obbligatoriamente dal datore di lavoro per la valutazione e l informazione circa i rischi per la sicurezza derivanti dai processi produttivi e dalle tecnologie adottate. I Rappresentanti hanno anche il diritto ad essere formati adeguatamente in merito all ampia gamma di rischi che incombono sui lavoratori. Ma non si limita solo ad un aspetto consultivo e conoscitivo: per una maggiore incisività della propria azione dispone di potere di verifica e per questo può accedere ai luoghi di lavoro. Per quanto riguarda la nostra Azienda vi è una importante novità da segnalare. Dopo una serie di consultazioni fra Azienda, Sindacati territoriali e Rappresentanza Sindacale Unitaria, si è giunti alla firma dell accordo in materia di attività degli RLS. Nel nostro caso, l accordo interno dà concretezza alle previsioni normative che, essendo di carattere generale, spesso finiscono per essere disattese. In concreto, tanto per fare un esempio, quando la norma generale stabilisce che agli RLS devono essere forniti i Va aggiunto che a questo accordo è opportuno faccia seguito un ulteriore accordo operativo fra i Rappresentanti per riuscire a svolgere i propri compiti con precisione e presidiare questo importante aspetto della vita lavorativa con capillarità e assiduità e non soltanto a spot, ovvero solo quando si affaccia un problema evidente e noto a tutti. Le problematiche legate alla sicurezza dei vari comparti produttivi sembrano essere all attenzione delle Istituzioni politiche e amministrative visto l impatto dei drammatici infortuni sul lavoro e sulla perdita di vite umane. In tale quadro, la nostra Regione ha recentemente insediato un "Comitato regionale di coordinamento in materia di salute e sicurezza sul lavoro" che avrà il compito di coordinare gli sforzi delle istituzioni e delle parti sociali nel campo dei rischi e della riduzione degli infortuni sul lavoro. Intorno al tavolo si siederanno vari assessori regionali, rappresentanti delle categorie produttive, datoriali e dei lavoratori, dei servizi di prevenzione della Aziende Sanitarie e tutti gli altri enti a vario titolo coinvolti istituzionalmente quali i Vigili del Fuoco, INPS, INAIL, eccetera. Fra tanti e simili partners, da parte nostra, vedremmo di buon grado anche la partecipazione di rappresentanti per la sicurezza dei lavoratori, che sono coloro che poi si trovano in prima fila a contatto con i colleghi di lavoro e, purtroppo, anche con le vittime. Sergio Petiziol RLS 9

10 giornale base 14mag.qxp 18/05/ Pagina 10 Palme cence fum In ocasion dal 31 di Mai, li che e cole la Zornade mondiâl cence tabac, o sin braurôs di pandi che la nestre Aziende Sanitarie e je stade sielzude par sperimentâ un progjet di comunitât, mandât indevant dal Ministeri de Salût - CCM propri pe prevenzion dai dams leâts al fum di spagnolet. Un progjet di comunitât al è un progjet che si davuelç intune comunitât no tant grande, li che lis istituzions e lis associazions dal puest, insiemit a la popolazion a cirin di inmaneâ une schirie di azions, ativitâts e lavôrs suntun teritori, par rivâ a vê ducj insieme un unic risultât, che in chest câs al è la prevenzion dai dams leâts al tabagisim. La comunitât sielzude e je chê dal Comun di Palme e il progjet al è coordenât de Promozion de Salût dal Dipartiment di Prevenzion e dal Dipartiment Salût Mentâl e dal Ser.T, ma par fâ lâ indenant chest progjet si scugne meti adun ancje difarentis figuris professionâls che a lavorin tal Distret, tal Dipartiment Materni-infantîl, tai Consultoris, tal Ospedâl, ma soredut si scugne inmaneâ une rêt ancje fûr de sanitât, prin di dut cu lis istituzions: comun e scuelis, ma ancje ricreatoris, volontariât, puescj di vore, associazions dal puest. Obietîf dal progjet al è chel di fâ calâ lis malatiis causionadis dal fum di spagnolet, sedi il fum che si fume parcè che a si vûl (fum atîf) che il fum che a si fume par vie di chei altris (fum passîf o di seconde man). Si sa che fumâ al fâs mal, forsit no si sa ben trop mâl che al fâs, e forsit no si pense avonde che cuant che a si fume - molâ di fumâ al fas vivi cualchi biel an di plui, ma soredut sta cence fumâ al fas vivi miôr, cence tos, cence problemis par tirâ il flât, cun mancul disturps respiratoris e de circolazion, cun mancul complicancis par cûr, diabete, polmons.par no fevelâ dai bruts mâi che al fâs vignî sei il fum atîf sei chel passîf. Par rivâ a prevignî i dams leâts al fum dal tabac, si scugne bati tre stradis: fâ in mût che i zovins a no tachin a fumâ, parâ la popolazion dai efiets negatîfs dal fum passîf, e fâ molâ di fumâ chei che za a fumin. Il progjet di comunitât al à ancjemò un altri obietîf plui ambizionôs: fâ cognossi ae popolazion la impuartance che al à un bon stîl di vite pe nestre salût. Chest progjet - Palme cence fum - che al cjaparà drenti dute la comunitât di Palme, si davuelzarà diluncfûr dut il 2009 e cualchi mês dal Comun, Universitât de Tierce Etât a àn za firmât un protocol di intese tai mês passâts, e ai 7 di chest a lu an firmât ancje l Istitût Comprensîf e i Donadôrs di Palme (te fotografie o podês viodi il Diretôr Gjenerâl, il President dai Donadôrs e la Dirigjente de Squelis di Palme). Se volês savè di plui podês domandâ li de Promozion de Salût tel In occasione del 31 maggio, Giornata mondiale senza tabacco, siamo orgogliosi di comunicarvi che la nostra Azienda Sanitaria è stata scelta per sperimentare un progetto di comunità promosso dal Ministero della Salute - CCM proprio per la prevenzione dei danni fumo-correlati. Per progetto di comunità si intende un progetto che si sviluppa in una comunità non molto estesa, dove istituzioni e associazioni locali, di concerto con la popolazione, cercano di attivare una serie di azioni, attività e interventi su quel territorio con un fine comune, che in questo caso è la prevenzione dei danni legati al fumo di tabacco. La comunità dove si svolgerà il progetto è Palmanova. Il progetto è coordinato dalla Promozione Salute del Dipartimento di Prevenzione e dal Dipartimento di Salute Mentale Ser.T, ma per la realizzazione di questo progetto è necessaria l azione comune anche di altre figure professionali, appartenenti al Distretto Sanitario, al Dipartimento materno infantile, al Consultorio, all Ospedale ma è necessaria soprattutto l attivazione di una rete anche al di fuori del contesto sanitario, in primo luogo è necessaria l alleanza con le istituzioni, scuola e comune, ma anche con i luoghi del tempo libero, con il volontariato, con i luoghi di lavoro, con le associazioni locali. Obiettivo di questo progetto è la diminuzione dei danni alla salute fumo-correlati, sia quelli dovuti al fumo attivo (quello che si vuole fumare) che quelli dovuti al fumo passivo (quello che si subisce dagli altri). Tutti sappiamo che il fumo fa male, forse non tutti si rendono conto che fa tanto male, e forse non si riflette a sufficienza che smettere di fumare migliora la qualità della vita e regala qualche anno di vita in più. Vivere senza fumare fa stare meglio, si vive senza tossire, senza problemi di respiro, con meno disturbi cardiocircolatori e respiratori, con meno complicanze quando si hanno già altri problemi di cuore, diabete, polmoni senza parlare della cancerogenicità del fumo di tabacco attivo e passivo. Anche all interno del nostro progetto di comunità la prevenzione del tabagismo percorre tre strade: limitare l iniziazione nei giovani, tutelare la popolazione dal fumo passivo, aiutare a smettere chi già fuma. Il progetto di comunità ha inoltre un altro obiettivo, molto ambizioso: far crescere nella popolazione la consapevolezza dell importanza che ha un corretto stile di vita sulla nostra salute. Comune, Università della Terza Età e StudioDanza di Palmanova hanno già siglato un protocollo di intesa nei mesi scorsi, mentre il 7 maggio (giornata del dono) è stata la volta dell Istituto Comprensivo e dell AFDS di Palmanova (nella foto il Direttore Generale dell A.S.S. 5, il Presidente AFDS e la Dirigente dell Istituto Comprensivo). Il progetto Palma senza fumo si svolgerà durante tutto il 2009 e nei primi mesi del Per maggiori informazioni: Promozione Salute tel Silla Stel - Dipartimento di Prevenzione LA DETULE Alc al è alc e nuie al è nuie IL PROVERBIO Poco è meglio di niente 10

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