ERACLITO: l oscuro (nato alla metà del VI secolo ac)
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- Giustina Viola
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1 : l oscuro (nato alla metà del VI secolo ac) Prof. Monti a.s PERSONAGGIO STRANO Nella figura di Eraclito incontreremo diversi aspetti apparentemente strani, se non addirittura contraddittori. Vediamone alcuni: Eraclito era di stirpe regale, eppure non volle prendere parte alla vita politica della sua città.
2 Prof. Monti a.s PERSONAGGIO STRANO Di lui conserviamo numerosi frammenti, ma la loro comprensione risulta molto difficile perché sono scritti in modo volutamente ambiguo. Nonostante ciò, Eraclito desiderava farsi capire! Egli pareva schierarsi contro la democrazia, assumendo una impostazione aristocratica. Uno per me vale diecimila, a patto che sia il migliore. È legge anche obbedire alla volontà di uno solo. Ma allora perché rifiutava di governare la sua città?
3 ELIMINIAMO UNA PRIMA CONTRADDIZIONE! Tradizionalmente si era aristocratici, nobili, per nascita, per ricchezza e potere. Secondo Eraclito, invece, aristocratico non è il nobile come lui era! ma il sapiente. La stessa opinione sarà espressa anche da Pitagora. Possedere saggezza è la virtù più grande, e sapienza è dire la verità e operare secondo la natura delle cose.
4 MA CHI È IL SAPIENTE? A questo punto, occorre comprendere in che modo Eraclito intendeva la figura del sapiente. Proprio su questo tema, egli condusse una dura polemica, senza risparmiare neppure coloro i quali erano comunemente considerati i più sapienti di Grecia: Esiodo, Pitagora, persino Omero, a suo dire, non sono veramente sapienti! Chi possiede, allora, la sapienza? A questo riguardo Eraclito dice una cosa che pare davvero paradossale e contraddittoria: Pensare è ciò che in tutti è comune.
5 UNA NUOVA FIGURA DI SAPIENTE Se neppure Omero è davvero sapiente, come può la sapienza essere comune a tutti? Vediamo di comprendere meglio! -1- Con il termine pensiero, Eraclito intende qualcosa di preciso: l attività dell intelligenza che riesce a penetrare l esteriorità delle cose, l apparenza, per giungere al loro significato nascosto. -2- Questa capacità, dice Eraclito, appartiene a tutti. Infatti afferma anche che occorre seguire ciò che è comune. Inoltre, rimprovera gli uomini dicendo che la maggior parte di loro vive come se possedesse una saggezza privata.
6 IN PAROLE PIÙ VICINE A NOI... In termini più semplici, possiamo descrivere le idee di Eraclito in questo modo: gli uomini, e i cosiddetti sapienti non fanno eccezione, tendono a vivere chiusi ognuno nelle proprie persuasioni e nei propri interessi privati e personali. Ma che valore può avere una sapienza privata e, per di più, fatta solo di opinioni personali? Eraclito definisce dormienti le persone che si comportano in questo modo. Le loro conoscenze, infatti, sono come quelle che ciascuno di noi ha (o crede di avere) nel sogno: qualcosa di privato e strettamente personale, che riguarda solo noi e che per gli altri non ha valore né importanza.
7 Ecco che i poeti della tradizione, come Omero, non sono più considerati dei veri sapienti. Essi, infatti, proponevano il loro sapere come frutto di ispirazione divina e non di ragionamento (pensate ai poeti e ai cantori che, prima di iniziare a declamare le loro opere, invocavano l assistenza delle Muse), cioè come qualcosa di personale e di privato. Dire invece, come fa Eraclito, che Pensare è ciò che in tutti è comune, significa dire che si deve parlare di sapienza solo di fronte a qualcosa che tutti possono comprendere con il proprio intelletto. Si tratta, ancora una volta, di un atteggiamento polemico verso il discorso mitico e religioso.
8 Se gli uomini sono, per la maggior parte, dei dormienti questo accade anche perché: cattivi testimoni sono agli uomini gli occhi e gli orecchi, se hanno anime da barbari. Cosa ci sta suggerendo? Una cosa oggi molto chiara per tutti noi, ma che ai tempi di Eraclito era tutt altro che scontata. Per conoscere davvero il mondo, per scoprire la verità, non basta affidarsi semplicemente alle conoscenze che derivano dai sensi! Queste vanno opportunamente approfondite e comprese alla luce dell intelletto, intelletto che è comune a tutti gli uomini!
9 REALTÀ SENSIBILE E PENSIERO La natura ama nascondersi Questo è uno dei più noti e commentati frammenti di Eraclito. Egli intende dire che la verità è profonda e non viene rivelata dalle sensazioni, essa è difficile sia da capire che da insegnare. Ecco, allora, che idee come quelle di Talete o di Anassimene in relazione all arché, che si basano sulla generalizzazione di evidenze esteriori e sensibili, non sono sufficienti. Già Anassimandro, lo abbiamo visto, e i pitagorici, come vedremo, mostrano di cercare la verità oltre le apparenze, ma Eraclito è il primo a sottolineare esplicitamente la distanza, seppure non si tratta di distacco, fra realtà sensibile e pensiero.
10 Riassumiamo: per Eraclito occorre seguire il pensiero, perché esso è a tutti comune e riesce ad andare oltre le apparenze. Spieghiamo così anche il perché Eraclito si esprima in termini volutamente ambigui: egli sta solo cercando di stimolare i suoi ascoltatori a non accontentarsi di una comprensione superficiale. Un esempio lo rende davvero molto chiaro: Il sole ha la larghezza di un piede umano. Presa alla lettera, senza rifletterci sopra, questa affermazione è chiaramente assurda. Allora perché Eraclito dice una cosa del genere? Si tratta di una provocazione! È come se ci dicesse: se tu non ti sforzi di approfondire e di comprendere con la tua intelligenza ciò che ti viene detto, allora accetterai come vere anche delle assurdità!
11 Ma cosa scopre il pensiero cui Eraclito fa riferimento? Vediamo un altro famoso frammento di Eraclito e, commentandolo, rispondiamo a questa domanda! non a me dando ascolto ma al discorso [logos], è saggio dire con esso che tutte le cose sono uno.
12 - 1 - Non dovete convincervi di una cosa, dice Eraclito nella prima parte del frammento ( non a me dando ascolto ma al discorso ), solo perché l avete sentita dire da una persona importante e famosa, magari famosa proprio per la sua sapienza. Se accettate un idea ( discorso ) deve essere per uno e un solo motivo: perché l avete compresa, perché questa via ha convinto con la forza della sua razionalità Dicendo, con la seconda parte del frammento, che tutte le cose sono uno, Eraclito sostiene che la realtà dell universo non è costituita da una immensa molteplicità di cose fra loro separate, ma che tutte le cose sono unite perché tutte dipendono dal Principio, dall arché. Si tratta, ora, di capire in che modo Eraclito provi a individuare il suo arché!
13 L INTERPRETAZIONE TRADIZIONALE DI Tradizionalmente Eraclito viene descritto come il filosofo che, più di tutti, insiste sul divenire, cioè sulla continua e inarrestabile mutazione della natura. Per Eraclito il Principio, l arché sarebbe appunto il divenire, simbolo del quale sarebbe il fuoco.
14 Questa antica interpretazione è stata sostenuta anche utilizzando altri famosi frammenti di Eraclito, segnatamente quelli che riferiscono la celebre immagine del fiume: Non è possibile entrare due volte nel medesimo fiume. Nello stesso fiume entriamo e non entriamo, siamo e non siamo. Molto noto è anche un detto proverbiale, attribuito a Eraclito (ma che non troviamo nei suoi frammenti): panta rei, che significa tutto scorre.
15 L INTERPRETAZIONE ODIERNA DI L interpretazione più recente del pensiero di Eraclito, quella che qui vi propongo, non insiste semplicemente sul fatto del divenire, ma sul come questo divenire si sviluppa e si spiega. Eraclito, cioè, ci vuol parlare non tanto del divenire universale della natura, ma vorrebbe capire in che modo le continue trasformazioni naturali si possano descrivere e spiegare.
16 il conflitto è padre di tutte le cose e di tutte è re. Conflitto in greco si dice polemos, che significa anche guerra, polemica, scontro, lotta. Le continue trasformazioni della natura, vuol qui dire Eraclito, si possono spiegare come il continuo alternarsi, susseguirsi e scontrarsi fra loro di elementi opposti. Insomma: la natura è, al suo fondamento, costituita da contrari che si scontrano e succedono continuamente: luce e tenebre; giorno e notte; veglia e sonno, ecc.
17 Gli opposti, però, solo superficialmente sembrano annullarsi l un l altro. In realtà, la sparizione di un opposto, porterebbe alla fine dell altro. Come potrebbe, per fare solo un esempio, darsi il giorno senza poterlo contrapporre alla notte? Non esisterebbe nella realtà, nel pensiero e nemmeno nella parola. La stessa cosa sono il vivo e il morto, il desto e il dormiente, il giovane e il vecchio: questi mutando trapassano in quelli e quelli ritornano a questi. Questo non vuol dire che con l essere vivo o morto ci si trovi nella medesima situazione, ovviamente, ma solo che vita e morte non devono essere viste come due realtà separate, ma aspetti diversi di una realtà unica.
18 IL CONFLITTO COME EQUILIBRIO TRA FORZE Dunque sia la realtà nel suo complesso sia il singolo ente trovano il loro fondamento nell equilibrio fra le contrastanti forze che ne sono le componenti di base. Ogni cosa, pur nella sua apparente staticità, è il prodotto di questo equilibrio. Esempio dell arco Esempio della lira Ciò che è opposto concorda e dai discordi [nasce] l armonia più bella. L armonia invisibile è migliore di quella visibile.
19 IL CONFLITTO CON EQUILIBRIO TRA FORZE: UN ESEMPIO ATTUALE In che modo la fisica odierna spiega questo equilibrio? Esattamente come faceva Eraclito, invocando l idea di forze opposte (per esempio, la forza peso e la reazione vincolare). Riassumendo: una trasformazione avviene quando c è un momentaneo squilibrio fra forze opposte; una situazione di quiete (apparente!) si ha quando forze uguali e opposte si annullano.
20 ANCORA SUL DIVENIRE Ecco che anche il continuo divenire del mondo risulta spiegato: ci sono contrari che, sussistendo insieme, mantengono l equilibrio (si pensi all esempio dell arco, oppure a quello del libro sul tavolo), ma anche contrari che si succedono in tempi differenti: giorno-notte, vecchiogiovane, caldo-freddo... Non si tratta però di una successione di cose diverse, ma il giorno diventa notte, il freddo diventa caldo, il giovane diventa vecchio... Il divenire è così diretta conseguenza della sostanziale unità del tutto, l armonia degli opposti, che è il principio più alto: l arché. Il diverso rapporto fra contrari spiega sia il divenire che gli stati di quiete, spiega dunque ogni cosa!
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