Johann Gottlieb Fichte

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1 ADESIONE A KANT Il primo Fichte riteneva che la prospettiva emersa con Kant fosse, in ambito filosofico, insuperabile. -1- Oggetto proprio della Filosofia non è l Essere (quindi l ontologia) ma il sapere (quindi la gnoseologia). -2- La gnoseologia, inoltre, deve assumere una prospettiva di tipo fondazionale, proprio p come in Kant. Occorre, quindi, scoprire e chiarire al meglio quali sono i caratteri capaci di garantire all uomo un sapere solido e fecondo.

2 SUBITO SMENTITA! Ben presto, Fichte si distacca da Kant e, anzi, lo critica aspramente! -1- Kant presuppone, ma non giustifica in alcun modo la cosa in sé, il noumeno. -2- Ammettere l esistenza di qualcosa il noumeno, appunto che si pone come del tutto indipendente da chi ha consapevolezza e sapere di tale esistenza cioè l uomo significa accettare qualcosa che si sottrae alla riduzione ad un unico Principio capace di spiegare la realtà, qualcosa che si sottrae alla sistematizzazione. Insomma: il noumeno di Kant non è accettabile perché si tratta di qualcosa di Insomma: il noumeno di Kant non è accettabile perché si tratta di qualcosa di radicalmente inspiegabile.

3 IL PRINCIPIO Proponiamo ora una breve descrizione di come Fichte provi a qualificare il Principio assoluto da lui chiamato Io. 1 Il Principio è INCONDIZIONATO Cioè non c è nulla che, esternamente ad esso, lo condizioni e determini. In Principio, in quanto tale, non ha nulla prima e fuori di sé, ma tutto deriva da lui: esso è originario e originante. In quanto incondizionato, poi, il Principio non potrà essere una realtà data una sorta di oggetto, diciamo ma dovrà essere un atto, una attività. Solo l azione infatti in principio era l azione dirà anche Goethe può essere radicalmente prima. Ogni cosa, infatti, richiede una qualche giustificazione che la preceda, dunque non può essere un vero Principio.

4 IL PRINCIPIO Proponiamo ora una breve descrizione di come Fichte provi a qualificare il Principio assoluto da lui chiamato Io. 2 Il Principio AGISCE SU UN CONTENUTO CHE GLI È INTERNO Se, infatti, il Principio che è attività agisse su qualcosa che gli è ab origine esterno, allora non sarebbe più il Principio. Questo qualcosa di esterno, infatti, proprio perché esterno al Principio richiederebbe un altro principio giustificativo. PRINCIPIO

5 IL PRINCIPIO In considerazione di quanto appena ricordato, Fichte ritiene che il Principio si possa esprimere efficacemente tramite la seguente formula : L IO PONE SE STESSO Tale formulazione mostra tanto il carattere incondizionato quanto quello condizionante del Principio. Chiamare il Principio Io significa coglierlo non come frutto di un processo (ciò che vale per ogni cosa, ogni oggetto ), ma come soggettività originariamente produttrice (e non prodotta!).

6 IL PRINCIPIO L IO PONE SE STESSO Questo io è appunto azione, attività: in effetti esso pone. Pone che cosa? Pone innanzitutto se stesso! Dire questo significa che l Io non ha nulla di fronte a sé come esterno a sé, ma tutto è q g, interno ad esso e da esso posto.

7 IL PRINCIPIO L IO LIO PONE SE STESSO Non esiste alterità alcuna: tutto ciò che il Principio compie, è sempre e comunque interno a se stesso. In questo assoluto monismo, l alterità è sempre e solo apparente. Ciò che chiamiamo alterità (l altro da me) è, non a caso, la stessa soggettività, l io, fattosi contenuto (della propria azione). È la soggettività che prende sé medesima a contenuto della propria azione e della propria riflessione, sdoppiandosi come in uno specchio.

8 CHIARIMENTO Per provare a rendere più chiara questa sua concezione così astratta, Fichte evoca il PRINCIPIO DI IDENTITÀ. A = A Il fatto che A è A, che A = A è autoevidente. Si tratta, cioè, di qualcosa che non abbisogna di alcuna dimostrazione, spiegazione, chiarimento, fondazione, ecc. Nulla costituisce il fondamento di tale Principio: nulla infatti è più chiaro o basilare o fondamentale di esso, sì da poterlo spiegare o giustificare. Al contrario, è a partire da esso ogni cosa può essere spiegata, dimostrata, ecc. L io pone se stesso di Fichte è come questo principio logico-matematico (almeno nell opinione di Fichte medesimo!). L io pone se stesso (come oggetto) come identico a sé, identico al proprio operare (come soggetto).

9 CHIARIMENTO A = A Io pone se stesso In quanto soggetto In quanto oggetto Esempio: pensiamo a una persona che si ponga davanti a uno specchio. Accade proprio che l io (in quanto soggetto che guarda l immagine) pone se stesso (si pone come oggetto guardato) dicendo, appunto, quello che vedo qui davanti (oggetto) sono io (soggetto).

10 CHIARIMENTO Nel Principio di identità, Fichte ritiene di ritrovare implicitamente un secondo principio, il PRINCIPIO DELLA SEPARAZIONE E DELLA OPPOSIZIONE. È vero che l io pone se stesso come identico a sé, ma anche e necessariamente come altro da sé: in effetti l io pone se stesso non come soggetto, ma come oggetto. Dunque nel principio dell io si deve pensare simultaneamente l identico e il diverso, l uguale e l opposto: l io in quanto puro atto e identità assoluta e l io in quanto si oggettiva e si oppone a sé. Nei termini di Fichte, l io è allo stesso tempo io e non io, cioè soggetto e oggetto. Il non io, in particolare, è la natura: ciò che si manifesta alla coscienza di ciascuno come esteriorità. Qui la contraddizione è palese, ma l esempio dello specchio ci aiuta a comprenderne la necessità: di fronte alla mia immagine rifletta posso dire, e posso farlo allo stesso tempo, sia quello sono io sia quella è solo la mia immagine.

11 CHIARIMENTO La contraddizione appena denunciata viene però risolta : se ne occupa il PRINCIPIO DI RAGIONE. In accordo con tale principio, Fichte afferma che il non-io è negazione non dell io stesso, ma solo di una parte di lui. L io assoluto, infinito e illimitato, viene a trovarsi limitato e in sé diviso dal suo atto autoponente. L io Lio oppone sé come soggettività a sé come oggetto, oggetto che viene colto come limite e ostacolo all estrinsecazione della soggettività stessa. Il processo con il quale l io si autolimita è di per sé incondizionato: in quanto soggetto che si condiziona da sé l io è l assoluto stesso: è quell assoluto di cui la coscienza singola, che è finita, ha coscienza. Esempio: una persona prende una decisione libera e consapevole dicendo a se stessa: diventerò un avvocato!. Questa medesima decisione, di per sé incondizionata (almeno idealmente!) limita e condiziona il soggetto che pure ne è l artefice lartefice. Ciò che la persona ha posto, la sua decisione, nell atto stesso della sua effettiva realizzazione limiterà, ostacolerà il soggetto stesso (per diventare avvocato devo fare certe cose e devo escluderne altre!).

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