L accordo Basilea 3 : principali contenuti, obiettivi, implicazioni per le singole banche e per il settore bancario nel suo complesso.
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- Renato Cavalli
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1 L accordo Basilea 3 : principali contenuti, obiettivi, implicazioni per le singole banche e per il settore bancario nel suo complesso. Le criticità in Basilea II alla base della nascita del nuovo accordo In seguito alla recente crisi finanziaria, sono venuti alla luce punti di criticità su fattori relativi la struttura ed il modo di operare dei sistemi finanziari (mercati e intermediari), oltre a problematiche riguardanti l impianto regolamentare stabilito con l accordo di Basilea II. Il tentativo di risolvere le problematiche si è concretizzato con l approvazione da parte del Comitato di Basilea per la Vigilanza Bancaria, di nuove regole sull adeguatezza patrimoniale e sulla liquidità, emanate il 16 dicembre Basilea III rende più rigorosa la disciplina del capitale dettata da Basilea II e introduce anche regole nuove sui requisiti di liquidita e sul grado di leverage consentito. Le problematiche rilevate non contesto sono le seguenti: Capitale delle banche. Le banche avevano assunto rischi eccessivi senza un proporzionale aumento del capitale. La situazione è resa più grave in quanto si trattavano di capitali per la maggior parte di qualità insufficiente per assorbire le perdite, in quanto di scarsa qualità. Misura e copertura dei rischi (ponderazioni). Basilea II utilizza dei coefficienti di ponderazione dell attivo per i rischi che hanno fatto si che venissero sottovalutati i rischi degli impieghi di natura finanziaria. Il trattamento delle attività finanziarie, in termini di assorbimento di capitale, e basato sull ipotesi che i mercati in cui sono trattate queste attività siano costantemente liquidi ed efficienti. Il fatto che un'aliquota rilevante delle perdite subite dagli intermediari finanziari sia derivata dalle attività di mercato ha dimostrato la fragilità di questa ipotesi. Inoltre in Basilea II molte delle poste fuori bilancio hanno una ponderazione che non tiene conto del rischio di reintermediazione delle esposizioni fuori bilancio, cioè il rischio che queste operazioni si trasformino in attivi per cassa di bassa qualità in situazione di stress per i mercati. A causa della minore ponderazione attribuita alle attività finanziaria si sono venute a creare in particolare due distorsioni, cioè lo spostamento dell'intermediazione bancaria verso l'attività di mercato, con il contestuale rafforzamento del sistema bancario ombra (rappresentato da istituzioni finanziarie non regolamentate), su cui le banche hanno trasferito parte della loro operatività e inoltre sono stati discriminati dal punto di vista regolamentare i prestiti alle imprese. Liquidità. Durante gli anni precedenti la crisi, molte banche si erano abituate a operare con uno
2 sbilancio di scadenze e di valute molto consistente e con margini ridotti di disponibilita liquide, confidando nella costante possibilita di approvvigionarsi di liquidita sul mercato facilmente e a costi contenuti. All esplodere della crisi, per effetto della perdita di fiducia nella liquidita delle banche, l offerta di risorse liquide si e ridotta drasticamente, obbligando le banche centrali ad erogare volumi consistenti di credito di emergenza. Profili macroprudenziali. L'ottica microprudenziale è stato uno dei maggiori limiti di Basilea II, non avendo considerato che garantire la solvibilità della singola banca non equivalesse a garantire la stabilità del sistema bancario aggregato, generando fattori di rischio e instabilità a livello sistemico. Tra i fattori principali ci sono la prociclicita, ossia la tendenza delle banche a comportarsi in modo da amplificare le fasi cicliche dell economia, un secondo fattore è l'interconnessione, ossia la concentrazione di rischi all interno di settori del sistema finanziario fra loro legati da contratti di scambio e di copertura dei rischi. Un ulteriore fattore riguarda i fenomeni di azzardo morale originati da banche divenute di dimensioni troppo grandi e interconnesse per essere lasciate fallire che quindi potevano contare su interventi statali a carico dei bilanci pubblici, trasferendo dagli azionisti ai contribuenti i costi dei salvataggi di queste grandi banche. Gli obiettivi di Basilea 3 Con la terminologia Basilea 3 si vuole indicare un insieme di provvedimenti approvati dal Comitato di Basilea sul tema della vigilanza bancaria a seguito della recente crisi finanziaria del con la volontà di perfezionare la previgente regolamentazione prudenziale in ambito del settore bancario. I principali obiettivi di Basilea 3 sono i seguenti: Accrescere la quantità minima di capitale richiesta alle banche, aumentando le soglie sul quoziente di capitale minimo obbligatorio. Migliorare la qualità del capitale delle banche adottando criteri più stringenti per la computabilità nel patrimonio di vigilanza degli strumenti ibridi. Ridurre la pro ciclicità attraverso l introduzione di determinati cuscinetti patrimoniali quali il cuscinetto per la conservazione del capitale con la funzione di garantire che le banche mantengano un patrimonio di riserva per assorbire le perdite durante lunghi periodi di stress economico e finanziario, ed il cuscinetto anticiclico che verrà introdotto solo se l economia tenderà a surriscaldarsi per eccesso di credito. Aumentare la copertura dei rischi, aumentando i requisiti patrimoniali per il rischio di mercato e il rischio di controparte, per le cartolarizzazioni e per le operazioni fuori bilancio.
3 Integrare dei coefficienti basati sul rischio con un indice di leva finanziaria (leverage ratio), introducendo una misura massima del 3% di leva finanziaria,calcolata come rapporto fra il Tier I e l attivo non ponderato, comprensivo delle poste fuori bilancio. Aumentare i requisiti a fronte del rischio di liquidità e del mismatching di scadenze, introducendo due regole quantitative sulla liquidità: un indicatore di breve termine,liquidity coverage ratio (LCR) e un indicatore strutturale, net stable funding ratio (NSFR). Contenere il rischio sistemico ed il grado di interconnessione, attraverso cui le banche che saranno classificate come rilevanti nel sistema in base a una serie di indicatori quantitativi dovranno avere una capacità di assorbimento delle perdite maggiore dei requisiti minimi. Da cosa è composto il capitale di vigilanza secondo Basilea III IL COMMON EQUITY TIER 1 (CET1) In Basilea III, il CET1 è il più importante presidio del patrimonio di vigilanza. Esso è composto da: 1. Strumenti di diretta emissione della banca, che abbiano i requisiti necessari per essere classificati come azioni ordinarie secondo la regolamentazione; 2. Sovrapprezzo delle azioni degli strumenti ammessi nel CET1 3. Utili portati a nuovo 4. Riserve di rivalutazione e altre riserve palesi; Da questi elementi devono togliere le deduzioni stabilite dalla regolamentazione, che, a differenza di quanto previsto da Basilea II, si applicano in prevalenza al CET1 e non all intero patrimonio di vigilanza. Le regole introdotte da Basilea III, alquanto stringenti, non risultano totalmente nuove al mercato italiano che già nel 2010 aveva subito una regolamentazione finanziaria. Gli strumenti regolamentati sono le azioni ordinarie e resta valida l'esclusione dal CET1 delle preference shares (tra cui, le azioni privilegiate e le azioni di risparmio della normativa italiana). La regolamentazione sul CET1 prevede: 1. Permanenza a tempo indefinito dei fondi a disposizione dell emittente: nessuna scadenza predefinita, nessuna aspettativa di rimborso anticipato.
4 2. E qualificato come capitale proprio e non passività secondo dalle norme internazionali sulla contabilità e quelle ai fini della determinazione dell insolvenza. 3. Subordinazione totale in caso di liquidazione. 4. E concessa flessibilità nel pagamento dei dividendi. La corresponsione dei dividendi non può essere proporzionata al valore nominale delle azioni, non deve essere obbligatoria, né preferenziale, né cumulativa. Il mancato pagamento dei dividendi non identifica mai un evento riconoscibile come insolvenza. 5. Il pagamento dei dividendi deve avvenie solo dopo che la banca ha effettuato il pagamento degli oneri finanziari su tutti gli strumenti meno subordinati. 6. Gli strumenti che rientrano nel CET1 saranno i primi ad rispondere delle perdite on a going concern. Le perdite saranno dedotte da ogni strumento proporzionalmente. IL TIER1 ADDIZIONALE Gli strumenti che compongono il Tier1 addizionale sono poste patrimoniali che hanno capacità di assorbire le perdite on a going concern, ma non superano i presupposti per la configurazione nel Tier 1 ordinario. Per l ammissione di uno strumento patrimoniale nel Tier I addizionale esso deve soddisfare i seguenti criteri: Deve essere subordinato ai depositanti, ai creditori non assicurati e al debito subordinato della banca. Non deve avere una data di scadenza e non deve prevedere elementi di rimborso anticipato: gli strumenti innovativi di capitale non sono più ammessi nella composizione del patrimonio di base. Può prevedere il rimborso su iniziativa dell emittente, ma comunque non prima che siano trascorsi 5 anni dalla data di emissione, e ad condizione che tale eventualità riceva l autorizzazione dall organo di Vigilanza. Il rimborso può avvenire a patto che la banca dimostri a tale organo che la sua dotazione patrimoniale non subisca vizi e rimanga superiore ai vincoli anche dopo il rimborso; oppure se lo strumento che verrà rimborsato venga sostituito da un altro strumento di capitale di qualità non inferiore. Non deve rientrare tra le passività che superino le attività ai fini della dichiarazione d insolvenza;
5 Lo strumento deve essere capace di assorbire le perdite attraverso la conversione automatica in azioni o con la diminuzione del suo valore nominale, se i requisiti di patrimonializzazione scendano sotto la soglia minima. IL TIER II Il Tier II assorbe le perdite in caso di crisi (on a gone concern) e sarà composto esclusivamente da titoli di debito che onorino i requisiti di copertura delle perdite quando la banca è in fase di liquidazione (on a gone concern basis). I requisiti alla base del Tier II sono: Subordinazione nei confronti dei depositi e dei crediti non garantiti. Scadenza contrattuale minima superiore a 5 anni ed assenza di clausole che prevedano il rimborso prima della maturity. Possibilità di richiamo o rimborso solo su diretta iniziativa da parte dell emittente, dopo 5 anni dalla loro emissione e solo dopo aver ottenuto la necessaria autorizzazione dell Autorità di vigilanza. Il rimborso sarà posto in essere solo se lo strumento che verrà rimborsato sarà sostituito con capitale di qualità non inferiore. Assenza nello strumento di remunerazione sensibile al merito creditizio dell emittente. Saranno inoltre inseriti nel Tier II, come già Basilea II aveva definito: A) Per le banche che adottano il metodo standardizzato per il calcolo del requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito: gli accantonamenti generici per perdite su crediti future, non quantificabili nel presente, fino ad un massimo di 1,25% dell attivo di rischio ponderato. B) Per le banche che adottano il metodo più complesso dell IRB: l eccedenza degli accantonamenti rispetto alle perdite attese, fino ad un massimo pari allo 0,6 % di rischio di credito calcolato col metodo IRB. Si prevede inoltre l eliminazione del TIER III. GLI AGGIUSTAMENTI PREVISTI Innovazione rispetto Basilea II, le deduzioni si applicheranno per lo più direttamente sul CET1. Le principali deduzioni applicate sul CET1 sono le seguenti:
6 Avviamento e attività immateriali. Attività per imposte anticipate. Per quelle attività per imposte anticipate di natura temporanea, la deduzione prevista è del 90% dal CET1; il rimanente 10% costituisce un credito il cui coefficiente di ponderazione è pari a quello del Paese di origine della banca. Invece per le attività per imposte anticipate derivanti da perdite portate a nuovo la deduzione è totale, in quanto sono attività che hanno valore esclusivamente nel caso in cui la banca registrerà utili tassabili in futuro e che quindi si annulleranno nel caso di crisi. Interessi di Minoranza: visto il fatto che gli interessi di minoranza non possiedono piena capacità di assorbimento delle perdite, sono ammessi parzialmente nel capitale della capogruppo. E questa la spiegazione per cui Basilea III prevede che sia inclusa nel capitale consolidato solamente la parte degli interessi di minoranza che riesce a copre i requisiti minimi di capitale della subordinata, escludendo le quote in eccesso. Differenza negativa fra la consistenza delle svalutazioni complessive e le perdite attese. Investimenti in azioni proprie Partecipazioni nel capitale di società bancarie, finanziarie e assicurative : a) Per le partecipazioni non superiori al 10% del capitale delle singole partecipate, si detrae l ammontare delle partecipazioni che supera il 10% del capitale di vigilanza della banca partecipante.. b) Per le partecipazioni che eccedono il 10% del capitale delle singole partecipate, si deduce l intero ammontare che supera il 15% del CET1 della partecipante. IL BUFFER DI CONSERVAZIONE DEL CAPITALE Le società bancarie dovranno conservare come regola dei buffer di capitale superiori i minimi imposti dalla regolamentazione. Nell eventualità che tali buffer vengano smobilizzati per la copertura di perdite verificate in momenti di stress, si deve procedere poi alla loro ricostituzione attraverso l accantonamento a riserve di utili non distribuiti. Il buffer di conservazione del capitale che Basilea III inserisce nella regolamentazione è pari al 2,5% delle attività ponderate per il rischio ed è costituito da CET1, da detenere insieme al 4,5% che configura il minimo richiesto. Nell ipotesi che il buffer scenda sotto il livello del 2.5%, la banca non sarà obbligata ad inserire maggiore capitale e può continuare a svolgere la propria attività, ma sarà vincolata in ambito della distribuzione del capitale. I vincoli alla distribuzione aumentano con l avvicinarsi del capitale verso i requisiti di soglia minima.
7 IL BUFFER ANTICICLICO Questo buffer assolve a scopi macroprudenziali, prevenendo il sistema bancario da rischi a livello sistematico, derivanti da un eccessiva offerta di credito. Il buffer anticiclico ha la finalità di promuovere la conservazione di riserve di capitale in superiori rispetto ai minimi da parte del sistema bancario considerato nel suo complesso, che consentano di soddisfare la domanda di finanziamenti da parte dell economia anche nelle congiutture negative del ciclo economico, nelle quali sarà necessario sostenere perdite su crediti particolarmente pesanti se nella fase di ciclo positiva l offerta di credito da parte della banca è stata eccessiva. Questo requisito di capitale aggiuntivo sarà richiamato dalle Autorità solo se in un paese si verifichi un espansione di concessione di credito anormale, dalla quale potrebbero seguire eventuali crisi di liquidità. L obiettivo di questo buffer è quindi quello di minimizzare i rischi sistemici derivanti dal ciclo economico. La facoltà di imporre al sistema bancario la costituzione di buffer anticiclici, è di competenza delle Autorità di vigilanza nazionali, che decideranno se e quando richiamare il buffer in funzione dell andamento del differenziale fra il valore corrente del rapporto credito/pil e il suo trend di lungo periodo. Il buffer anticiclico, quando applicato, opera come un estensione del buffer di conservazione del capitale. L entità dei vincoli alla distribuzione degli utili è graduata per fasce discrete di surplus di CET1 addizionali rispetto al minimo 4,5%. Aumento della copertura dei rischi In risposta alla crisi, il Comitato di Basilea nella età 2009 stabilì un aumento dei requisiti patrimoniali per il rischio di mercato, cercando di rimuovere gli incentivi agli arbitraggi. La nuova regolamentazione, conosciuta come Basilea II.5, sono entrate in vigore negli ultimi mesi del Si è previsto l aumento del fabbisogno di capitale per il rischio di mercato di circa tre volte rispetto alla prima versione di Basilea II. L aumento dei requisiti patrimoniali per il rischio di controparte originato dai derivati OTC è un punto aggiuntivo rispetto alle regole di Basilea II. In particolare la regolamentazione prevede: Un aumento del coefficiente di correlazione per il calcolo delle perdite inattese. La stima del costo di sostituzione dei contratti tenendo conto di volatilità, liquidità e condizione dei mercati.
8 Introduzione di un requisito patrimoniale volto a coprire future e ipotetiche perdite derivanti dal deterioramento del credito. Infine il comitato ha aggiunto degli incentivi affinchè sia possibile trasferire le esposizioni in derivati verso le Centrale Counterparties. Tutto ciò è entrato in vigore dal primi giorni del Il passaggio a Basilea III: applicazione. La nuova regolamentazione comporterà per le banche, soprattutto per le maggiori, uno sforzo notevole in termini di maggiore capitalizzazione e rilevanti ristrutturazioni della loro operatività, necessarie per diminuire l elevata trasformazione delle scadenze (mismatching). Il Comitato di Basilea ha valutato il rischio che il settore bancario, per onorare gli incrementati requisiti patrimoniali e di liquidità, potesse reagire riducendo gli impieghi e in particolare i finanziamenti all economia. Per questo, visto anche l attuale recessione in essere e la bassa redditività del patrimonio delle banche, Basilea III prevede una prolungata fase di transizione, con inizio graduale dal 2013 e completamento entro il Per adeguarsi alla nuova legislazione, le banche di troveranno costrette ad incrementare il loro capitale per coprire il deficit di patrimonio. Le maggiori problematiche sono ravvisabili nell aumento dei requisiti minimi richiesti per il CET1 e Tier I, nell esclusione di alcune poste oggi ammesse nelle diverse componenti del patrimonio di vigilanza, nelle maggiori deduzioni che riducono l ammontare del capitale computabile ai fini del rispetto dei requisiti. La tabella evidenzia le variazioni dei
9 coefficienti di capitale che le banche registrerebbero in base alle nuove regole di Basilea III (sia per la definizione del capitale sia per il calcolo dell attivo di rischio ponderato). Le banche maggiori registrerebbero una diminuzione del CET1 dall 11,1% al 5,7%, per effetto dell applicazione delle nuove deduzioni previste e delle nuove metodologie di calcolo delle ponderazioni. Questo significa che queste banche registrerebbero un deficit di CET1 pari all 1,3%.Ne deriva che, per adeguarsi alla normativa ultima imposta dagli accordi di Basilea III per il CET1, le banche dovranno aumentare tale componente del patrimonio o ridurre l attivo ponderato per il rischio delle somme necessarie per passare dal 5,7 % al 7%. Di nota è l impatto atteso per i nuovi requisiti di liquidità (la cui definitiva applicazione è posticipata rispetto all entrata in vigore delle nuove regole sul capitale). I valori previsti per il LCR e per il NSFR risultavano nel 2010, per le banche maggiori, pari rispettivamente all 83% e al 93% (rispetto al minimo voluto del 100%). La minore trasformazione delle scadenze e l aumento della detenzione di attività liquide provenienti dalla necessità di onorare i nuovi indici di liquidità avranno effetti negativi sulla redditività delle banche (sotto il punto di vista di minore margine d interesse e minore ROA). E inoltre prevedibile che, a parità di altre condizioni, le banche incrementino gli investimenti in titoli di Stato a scapito dei crediti alla clientela, specie quelli a lungo termine. Realizzato da: Francesco Cascio ( ) Endi Hasho ( ) Gabriele Carà ( ) Valerio Bracale ( ) Alessio Scorcini ( )
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