La direttiva europea e l analisi l irriguo delle acque
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- Severina Righi
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1 Congresso Internazionale luglio 2011 Roma Acqua: Irrigazione, energie rinnovabili, ambiente La sfida dei Consorzi di bonifica La direttiva europea e l analisi l economica per l uso l irriguo delle acque Gabriele Dono (Università della Tuscia) Giovanni Scarano (Università Roma Tre)
2 Obiettivi della presentazione Individuare gli aspetti della Direttiva CE 2000/60 che sono rilevanti per l irrigazione da un punto di vista economico. Contribuire alla loro corretta interpretazione. Individuare i modi migliori per applicare la direttiva al contesto dell irrigazione.
3 Obiettivi della Direttiva CE 2000/60 La Direttiva CE 2000/60 presenta obiettivi di carattere ambientale, relativi alla protezione delle acque interne e costiere. In particolare, la direttiva ha le finalità di: proteggere gli ecosistemi acquatici e quelli ad essi direttamente connessi; favorire un utilizzo idrico sostenibile; proteggere e migliorare le acque interne e costiere; ridurre l inquinamento l delle acque sotterranee; mitigare gli effetti di inondazioni e siccità.
4 Utilizzo idrico sostenibile In particolare, la direttiva chiede agli Stati che le politiche dei prezzi dell'acqua incentivino adeguatamente gli utenti a usare le risorse idriche in modo efficiente e contribuiscano in tal modo agli obiettivi ambientali della presente direttiva (art. 9). L obiettivo ambientale dell utilizzo sostenibile della risorsa idrica va perseguito anche mediante strumenti di prezzo, Gli strumenti di prezzo dovrebbero porre in una relazione adeguata i benefici che i privati ottengono dall uso dell acqua con i costi che la collettività nel suo complesso sostiene per rendere disponibile la risorsa.
5 Lo strumento del recupero dei costi In coerenza con l obiettivo di un uso sostenibile, la direttiva chiede che, in generale, il pagamento degli utenti per l uso dell acqua costituisca un adeguato contributo al recupero dei costi del servizio idrico. Questi costi comprendono le seguenti categorie: Costi operativi della produzione del servizio; Costi ambientali; Costi delle risorse (costi-opportunità dell acqua e delle risorse finanziarie).
6 Il principio del chi inquina paga La direttiva, inoltre, prevede che il recupero dei costi debba avvenire rispettando il principio chi inquina paga. Nella tutela delle risorse naturali questo principio ha un effetto sull identificazione dei costi ambientali. Infatti, il principio chi inquina paga si può tradurre in chi contribuisce a depauperare la risorsa paga. Così, per una risorsa rinnovabile come l acqua, l uso sostenibile rende inutile ogni pagamento perché non depaupera il bene ambientale.
7 Direttiva e Irrigazione In Italia, l irrigazione è gestita dai Consorzi di Bonifica e di Irrigazione. È dunque interessante verificare l adeguatezza delle modalità di copertura dei costi dell irrigazione alle linee fissate dalla direttiva. Ebbene, è facile rilevare che i metodi utilizzati dai Consorzi per ripartire i costi tra gli agricoltori sono storicamente coerenti con le indicazioni della direttiva.
8 Contributi irrigui consortili I contributi irrigui consortili pagati dagli agricoltori includono, infatti: Costi correnti di gestione e manutenzione ordinaria (lavoro, energia elettrica, ); Quota parte delle spese generali (amministrazione, ) Canoni di derivazione (costi ambientali + costi opportunità). In alcuni casi, e ormai in misura sempre più limitata, la Pubblica Amministrazione contribuisce a pagare i costi sostenuti per superare alcuni svantaggi naturali (energia elettrica per sollevare l acqua in quota).
9 Contributi irrigui consortili L elenco delle componenti di costo richiede di soffermarsi su tre aspetti: 1. La mancanza di una componente di costo di lungo periodo: ammortamento e interessi sui capitali investiti nel sistema. 2. Il modo in cui è trattata la componente di costo ambientale. 3. Il modo in cui è trattata la componente di costo-opportunità.
10 Primo aspetto: costi di lungo periodo L assenza di pagamenti per ammortamento e interessi sui capitali investiti nel sistema è del tutto coerente con le indicazioni della direttiva. la direttiva chiede agli Stati... che i prezzi dell acqua incentivino adeguatamente gli utenti a usare la risorsa in modo efficiente. L efficienza economica richiede che i pagamenti degli utenti permettano il recupero adeguato (e non pieno) solo dei costi dei servizi (e, dunque, dei benefici) ricevuti.
11 Primo aspetto: costi di lungo periodo Il contributo è adeguato perché molti benefici forniti dagli impianti irrigui sono d interesse collettivo. Ad esempio: economie di agglomerazione (effetti su redditi a monte e a valle dell agricoltura, e sul territorio); mitigazione dei cambiamenti climatici (senza irrigazione c è desertificazione); costruzione e difesa del paesaggio e dell identità culturale (viviamo in paesaggi che esistono solo grazie all irrigazione); rimpinguamento delle falde idriche e del reticolo idrografico naturale (contrasto del cuneo salino); produzione di energie rinnovabili.
12 Primo aspetto: costi di lungo periodo Proprio per questa produzione di beni pubblici e di esternalità positive, gran parte degli investimenti nelle infrastrutture irrigue sono realizzati dallo Stato e finanziati dalla fiscalità generale. Così, i costi di lungo periodo non rientrano nella contabilità dei Consorzi, che non possono dunque attribuirli ai consorziati. In ogni caso, da un punto di vista economico non sarebbe efficiente attribuire agli agricoltori che irrigano dei costi che vanno imputati alla collettività nel suo complesso.
13 Secondo aspetto: costi ambientali Questi costi, dovuti alla perdita di funzioni ecosistemiche, sono già affrontati con lo strumento del deflusso minimo garantito. Questo strumento, limitando i prelievi dell acqua, assicura che il costo ambientale di questi ultimi sia contenuto entro livelli ecologicamente ed economicamente sostenibili. Ai fini della sostenibilità ambientale, non vi sono, dunque, altri costi da internalizzare nelle funzioni di costo privato. Così, una volta assolto l obbligo del deflusso minimo garantito, qualunque pagamento imposto agli agricoltori non può essere giustificato da finalità ambientali.
14 Terzo aspetto: costi opportunità Il costo-opportunità dell uso di una risorsa scarsa è l onere da sostenere nel rinunciare all alternativa migliore tra quelle scartate. I costi opportunità dell acqua sono, di fatto, attribuiti all agricoltura mediante i canoni di derivazione. Tuttavia il concetto del costo opportunità va usato con molta cautela per valutare le condizioni di impiego della risorsa idrica nelle varie destinazioni alternative. Infatti la misura del costo opportunità presuppone la scarsità, l omogeneità della risorsa nei vari usi e una possibilità di sostituzione di tipo continuo.
15 Invece la definizione del costo opportunità per l acqua irrigua incontra vari problemi; infatti: È difficile comparare le alternative d impiego (a differenza degli altri utilizzatori, l agricoltura restituisce gran parte dell acqua che usa e senza pregiudicarne drasticamente la qualità); In genere sono assenti i mercati e sono necessari gravosi investimenti per connettere i vari possibili usi; Vi sono notevoli differenze di qualità tra le alternative che richiedono costosi interventi di adeguamento (acqua potabile vs. irrigua); Le tecnologie di trasferimento sono a blocchi (ciò impedisce le tipiche valutazioni al margine dei costi opportunità).
16 Al netto di queste considerazioni, in alcune specifiche condizioni, l acqua irrigua può mostrare costi opportunità significativi. Tuttavia, si ricordi che secondo la teoria economica i costi opportunità sono valutazioni al margine ossia, per l ultima, infinitesima, unità di acqua trasferibile. Questo rende importante la differenza tra i volumi idrici degli usi irrigui (con restituzione all ambiente) e quelli consumati dalle attività industriali e civili. Questa differenza è tale che qualsiasi valore di costo opportunità si stimi, questo diventa piccolissimo quando si rapporta ai volumi d acqua interessati dall irrigazione.
17 In definitiva: Se il canone di derivazione è lo strumento impiegato per trasferire all agricoltura i costi opportunità dell uso irriguo dell acqua. questo pagamento non può che assumere valori molto bassi (spesso anche inferiori ad alcuni di quelli attuali) quando è applicato a tutto il volume d acqua usato per irrigare.
18 Rischi di un aumento dei canoni di derivazione Infine, si consideri che accrescere i canoni di derivazione per la motivazione (spesso ingiustificata) di attribuire costi di lungo periodo, di opportunità e ambientali può avere effetti svantaggiosi. Infatti, con sistemi di pagamento volumetrico, le imprese riducono l'impatto del canone sui loro redditi riducendo l uso della rete collettiva e aumentando quello dell acqua di falda. Quest effetto contrasta con gli obiettivi della direttiva che vuole proteggere le acque di falda. Può essere anche pregiudicata la copertura dei costi per la fornitura idrica consortile e la stessa efficienza operativa.
19 La condizione d efficienza è che la fornitura idrica sia svolta al minimo costo: i pagamenti Costi Pagamento al m 3 Domanda acqua Costi marginali fornitura irrigui (rettangolo sfumato) coprono tutti i costi, V 1. CM V 1 Costi Medi fornitua Costi Domanda acqua Tassa + Costi marginali ambientale fornitura V 1 Volumi d acqua forniti dal Consorzio Pagamento al m 3 con tassa CM V CM V 2 1 Costi Medi fornitura Aumenti del canone di derivazione confrontano gli agricoltori con nuovi e più alti costi marginali. Si riduce l uso dell acqua consortile da V 1 a V 2, dove i costi medi della V 2 V 1 Volumi d acqua forniti dal consorzio fornitura sono più alti (CM V 2 ).
20 Includendo il canone di Costi Domanda acqua Tassa + Costi marginali ambientale fornitura derivazione, il pagamento Costi marginali fornitura chiesto agli agricoltori per metro cubo d acqua, è più alto dei nuovi costi medi Pagamento al m 3 con tassa a Costi Medi fornitura della fornitura idrica. CM V 2 b Il suo valore corrisponde all area a + b + c. c Volumi d acqua forniti dal consorzio V 2 a + b va trasferito all ente che riscuote il canone; al Consorzio resta solo c per coprire i costi della fornitura idrica, il cui valore è, però, b + c. In altre parole, incrementare il canone di derivazione ostacola la copertura dei costi della fornitura idrica.
21 Per concludere: I sistemi irrigui hanno una dimensione di notevole interesse collettivo: è improprio gravarne le imprese agricole con loro costi di lungo periodo. Il contrasto al depauperamento dovuto ai prelievi dell acqua è esercitato con il sistema del deflusso minimo garantito. In sistemi resi sostenibili dal deflusso minimo garantito non vi èmotivazione economica ad applicare costi ambientali.
22 La dimensione dei canoni di derivazione è già ora in linea con i costi-opportunità dell uso irriguo dell acqua. Aumenti dei canoni pregiudicherebbero la copertura dei costi della distribuzione idrica consortile.. e farebbero allontanare il sistema dalle condizioni di uso efficiente degli impianti irrigui.
23 I contributi irrigui consortili devono quindi includere: Costi correnti di gestione e manutenzione ordinaria dei sistemi (lavoro, energia elettrica, ); Quota delle spese generali da attribuire all irrigazione rispetto a tutte le attività del Consorzio; Canoni di derivazione ma del tutto contenuti, poiché: non hanno motivazione ambientale e di lungo periodo, sono attribuiti a volumi d uso (e non di consumo) che sono sovrastanti rispetto a quelli (spesso di consumo netto) degli altri impieghi dell acqua.
24 Congresso Internazionale luglio 2011 Roma Acqua: Irrigazione, energie rinnovabili, ambiente La sfida dei Consorzi di bonifica La direttiva europea e l analisi l economica per l uso l irriguo delle acque Gabriele Dono (Università della Tuscia) Giovanni Scarano (Università Roma Tre)
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