INDAGINE TRIMESTRALE SETTORE COMMERCIO. Rapporto annuale Informazione economica a cura di Luca Pellegrini
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- Rocco Scognamiglio
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1 INDAGINE TRIMESTRALE SETTORE COMMERCIO Rapporto annuale 213 Informazione economica a cura di Luca Pellegrini Marzo 214
2 1. Il contesto di riferimento Il quarto trimestre del 213 si chiude con una stabilizzazione dell attività economica del Paese (PIL +,1%) e, dunque, con la prospettiva di una lenta uscita da un lungo periodo di crisi che dura ormai, con due fasi recessive, da sei anni. E quindi anche l occasione per commentare i dati relativi al quarto trimestre 213, riconsiderando l andamento del commercio da quando, nel primo trimestre del 28, le vendite del settore iniziano a flettere. Grafico 1.1 Variazioni tendenziali del PIL e dei consumi delle famiglie in Italia Valori concatenati con anno di riferimento 25 Dati trimestrali, anni Pil Consumi II III IV 28 II III IV 29 II III IV 21 II III IV 211 II III IV 212 II III IV 213 II III Fonte: Istat In questa prospettiva, prima di esaminare i risultati dell indagine congiunturale di Unioncamere Lombardia, è utile richiamare brevemente l andamento di Pil e consumi nel periodo considerato. Come mostra il Grafico 1.1, la prima fase della crisi inizia nel secondo trimestre del 28, quando le variazioni di entrambi entrano in territorio negativo. Questa prima fase si chiude nel primo trimestre del 21, quando le variazioni del Pil ridiventano positive e restano tali per sette trimestri, mentre i consumi anticipano il ciclo con una riduzione già nel terzo trimestre del 211. Da allora, la riduzione dell attività e della spesa delle famiglie si accentua, ma segue andamenti diversi da quelli che hanno caratterizzato la prima fase recessiva. Nel 28 e nel 29, infatti, la produzione si riduce in modo molto marcato, mentre i consumi segnano variazioni negative complessivamente contenute, almeno se confrontate a quelle del Pil. Nel ciclo successivo avviene l opposto e la caduta dei consumi è assai più marcata di quella della produzione. Se dunque nella prima fase le famiglie italiane hanno tentato di mantenere il loro livello di spesa nella prospettiva di una ripresa, nella seconda l hanno invece ridotta, a
3 fronte di previsioni di una stabile riduzione del reddito disponibile. Un comportamento che è particolarmente evidente con riferimento al 212, quando si determina una diffusa presa di coscienza che la crisi ha implicazioni strutturali di lungo periodo. Grafico 1.2 Variazioni della spesa per consumi alimentari in Italia dal 27 al 212 Valori concatenati con anno di riferimento Generi alimentari -8,9 pane e cereali -1,9 carne -7,2 pesce -11,4 latte, formaggi e uova -9,1 oli e grassi -11,4 frutta -8,3 vegetali incluse le patate -6,7 zucchero, marmellata, cioccolato e pasticceria -9, Bevande non alcoliche -12,2 caffè, tè e cacao -1,4 acque minerali, bevande gassate e succhi-12,8 Bevande alcoliche -7,3 Tabacco -12,3 Totale -9,4 Fonte: Istat Se si considera l intero periodo tra il 27 e il 212 (ultimo anno per il quale sono disponibili dati disaggregati), la caduta della spesa per beni, quella che attiva l attività commerciale, risulta nettissima. Per l alimentare (Grafico 1.2) si registra una riduzione di poco inferiore ai 1 punti percentuali, con punte attorno agli 11 per pane e cereali, pesce e oli e grassi, e oltre i 12 per le bevande non alcooliche, le acque minerali, le bevande gassate e i succhi, e il tabacco. Per il non alimentare la riduzione è ancora più consistente (Grafico 1.3), e anche tralasciando il settore auto, qui non considerato, supera i 2 punti percentuali nei giornali e cancelleria, nel 3
4 mobile, nelle calzature e nei combustibili. Solo due categorie di prodotto presentano variazioni positive, quella legata alla salute e una parte dei prodotti a elevato contenuto tecnologico, ossia la telefonia e l audio-video. Grafico 1.3 Variazioni della spesa per consumi non alimentari in Italia dal 27 al 212 Valori concatenati con anno di riferimento 25 Mezzi di trasporto -45, Giornali e cancelleria Mobili e articoli d arredamento Calzature Combustibili e lubrificanti Libri Piccoli elettrodomestici Abbigliamento Utensili e attrezzature per casa e giardino Cristalleria, vasellame ed utensili per la casa Tessuti per la casa Elettrodomestici bianchi Beni non durevoli per la casa Fiori, piante e animali domestici -3,1-21,5-19,8-19,4-13,9-13,3-1,5-1,4-1,2-9,9-8,9-7, -1,8 Prodotti per la cura della persona Beni e servizi per l'igiene 3,1 4,6 Medicinali e articoli sanitari Audiovisivi, cinefoto e computer 13,6 2,8 Telefonia 77,4 I dati appena presentati, che non richiedono ulteriori commenti, descrivono le difficili condizioni di mercato in cui si sono trovate ad operare le imprese commerciali. 4
5 2. Gli indicatori congiunturali Secondo l indagine congiunturale di Unioncamere Lombardia il 213 si chiude ancora con un dato negativo del fatturato degli esercizi del commercio al dettaglio su base annua (-1,%), ma si tratta della perdita più ridotta dal 27, pari a quella del terzo trimestre del 21. Considerando l andamento relativo al complesso del 213, e tenendo anche conto di quanto emerge da altri indicatori congiunturali di Unioncamere Lombardia sulla produzione, sembra di poter dire che il secondo ciclo di riduzione dell attività di una crisi che dura ormai da sei anni stia lentamente esaurendosi anche per le imprese commerciali. Grafico ,4 -,1 Variazioni tendenziali del fatturato Lombardia, imprese del commercio al dett. - anni Dati trimestrali -1,1,4-2,2-2,7-3,2-4,4-7,7-6,4-7,3-3,5-2,6-1,2-1,3-1, -2,5-2,8-2,8-5,4-3,3-6,6-5,2-5,6-6,5-3,5-1, -1,7 27 II III IV 28 II III IV 29 II III IV 21 II III IV 211 II III IV 212 II III IV 213 II III IV Fonte: Unioncamere Lombardia La dinamica del fatturato del settore e la tendenza che essa mette in evidenza è il risultato di un diverso contributo dei tre comparti analizzati dall indagine Unioncamere Lombardia. Il riscontro più positivo viene, infatti, dal dettaglio non specializzato, sul quale pesa la presenza della grande distribuzione, che ha raggiunto vendite uguali a quelle del quarto trimestre del 212, (,%), seguito dal non alimentare (-1,6%), il comparto che ha risentito di più della riduzione della capacità di spesa dei consumatori, che hanno potuto rimandare l acquisto di beni durevoli e semi durevoli. Rimane invece ancora elevata la riduzione di fatturato dichiarata dagli esercizi dell alimentare (-2,8%), in cui sono compresi principalmente piccoli punti vendita specializzati, quelli che sembrano avere maggiori difficoltà a ritrovare un sentiero di recupero delle vendite. 5
6 Grafico 2.2 Variazioni tendenziali del fatturato Lombardia, imprese del commercio al dett. - anni Dati trimestrali per comparto merceologico Alimentare Non alimentare Non specializzato Fonte: Unioncamere Lombardia I dati relativi alla Lombardia trovano anche riscontro nell andamento del fatturato registrato a livello nazionale, sebbene gli indicatori di Unioncamere Lombardia abbiano un andamento complessivamente più negativo di quelli elaborati da Istat. Va però rilevato l allineamento che si verifica nel terzo trimestre del 213 grazie ad un miglioramento delle vendite più rapido, in particolare in Lombardia. Un ulteriore segnale di un avvicinamento a una svolta del ciclo economico che inizia ad avere un impatto anche sui consumi e quindi sulle vendite del dettaglio. 6
7 Grafico 2.3 Variazioni tendenziali del fatturato Imprese del commercio al dett. - anni Dati trimestrali Lombardia (Unioncamere Lombardia) Italia (Istat) III 28 III 29 III 21 III 211 III 212 III 213 III Fonte: Istat e Unioncamere Lombardia Grafico Numeri indice del fatturato per comparto Lombardia, imprese del commercio al dett. - anni Medie mobili dei numeri indice trimestrali (26=1) Totale Alimentare Non alimentare Non specializzato 6 27 II III IV 28 II III IV 29 II III IV 21 II III IV 211 II III IV 212 II III IV 213 II III IV Fonte: Unioncamere Lombardia 7
8 Se si traducono le variazioni tendenziali del fatturato in numeri indice, è possibile valutare l effetto cumulato dei sei anni di recessione sulle vendite del commercio lombardo (Grafico 2.4). Con riferimento al totale delle imprese, la caduta del fatturato si mostra continua per tutto il periodo, con un leggero appiattimento del trend negativo in corrispondenza della fase di ripresa del 21 e dei primi tre trimestri del 211. Ma, in coerenza con l andamento dei consumi commentato più sopra, si tratta solo di un rallentamento poiché i fatturati ritornano a un trend più marcatamente negativo con la fine del 211. Nel complesso del periodo, la perdita dell indice è così valutabile in circa 2 punti percentuali. Tale riduzione media i diversi andamenti delle tre principali componenti del settore. Infatti, per l alimentare specializzato l indice ha una riduzione di circa 27 punti, per il non alimentare di circa 25 e per il despecializzato (grande distribuzione) di circa 11. Grafico Numeri indice del fatturato per dimensione Lombardia, imprese del commercio al dett. - anni Medie mobili dei numeri indice trimestrali (26=1) Totale 3-9 addetti 1-49 addetti addetti 2 addetti e oltre 6 27 II III IV 28 II III IV 29 II III IV 21 II III IV 211 II III IV 212 II III IV 213 II III IV Fonte: Unioncamere Lombardia Differenze altrettanto marcate si rilevano se si considera l indice del fatturato per dimensione d impresa (Grafico 2.5). Le imprese più piccole (3-9 addetti) perdono infatti circa 3 punti percentuali, quelle con un numero di addetti compreso tra 1 e 49 unità perdono, come le più grandi (+2 unità), circa 12/15 punti, mentre meglio di tutte fanno le imprese con unità che perdono solo 5 punti. E un dato non scontato, che mostra una migliore capacità di adattamento alla crisi non delle imprese maggiori, quelle della grande distribuzione, ma di quelle di dimensioni intermedie, sufficientemente grandi per essere in grado di sfruttare 8
9 economie di scala, ma non così grandi da risentire di rigidità organizzative che penalizzano in una congiuntura come quella in parola, dove sono premiati un elevata flessibilità e costi fissi centrali non troppo alti. Grafico 2.6 Variazioni congiunturali dei prezzi Lombardia, imprese del commercio al dett. - anni Dati trimestrali per comparto merceologico Alimentare Non alimentare Non specializzato Fonte: Unioncamere Lombardia Il Grafico 2.6 riporta l andamento congiunturale dei prezzi per i tre principali aggregati di imprese commerciali: alimentari, non alimentari e non specializzate. Negli anni di recessione sono evidenti due periodi caratterizzati da andamenti diversi. Nel primo, che arriva alla fine del 211, i tre settori si muovono in modo nel complesso assai simile e i loro prezzi seguono da vicino le diverse fasi della congiuntura economica. Nel 212 e nel 213 le differenze si fanno più marcate e se l alimentare, e anche in parte il despecializzato, si mantengono su un trend di aumento vicino all 1% a trimestre, il non alimentare oscilla attorno allo zero per entrambi i due anni. Sul piano congiunturale, da rilevare, dopo un dato del terzo trimestre che poteva sostanziare un ipotesi di deflazione, l inversione di tendenza dei prezzi che si riportano, anche nel non alimentare, su valori positivi. Difficile dare il senso di variazioni di breve così contrastate, se non che esse dimostrano uno stato di incertezza e di difficoltà delle imprese, 9
10 che alternano tentativi di recuperare vendite in valore a tentativi opposti di recuperarle in volume con una maggiore aggressività di prezzo. Con riferimento alla sola grande distribuzione e alle informazioni fornite da IRi Information Resources sulle vendite di beni di largo consumo confezionato nei supermercati e ipermercati, è in merito possibile un approfondimento. Il Grafico 2.7 riporta le variazioni delle vendite in volume e in valore e consente di evidenziare le politiche di prezzo adottate dalla grande distribuzione nel periodo considerato. Dal confronto fra le due grandezze appare un iniziale tentativo della grande distribuzione di ridurre l impatto della caduta dei volumi sui fatturati durante il 28, a cui fa seguito un allineamento delle due dimensioni, che segnala una sostanziale stabilità dei prezzi dal secondo trimestre 29 fino al secondo trimestre 211. Da quel momento in poi i prezzi tornano a salire e mantengono una dinamica di stabile e contenuto incremento fino alla fine del 213. Malgrado non si possa parlare di deflazione, va comunque rimarcato che per l economia italiana, notoriamente caratterizzata da tendenze inflattive superiori alla media europea, le dinamiche dei prezzi che emergono dai dati appena commentati appaiono notevolmente contenute. Esse sono il risultato di un rilevante sforzo di contenimento dei prezzi da parte delle insegne della grande distribuzione, che hanno avuto un impatto significativo sui risultati di gestione e che hanno portato in questi anni a una marcata riduzione dei margini di profitto delle imprese. Grafico 2.7 Variazioni tendenziali dei volumi e dei valori Lombardia, GDO - anni Dati trimestrali relativi ai prodotti del Largo Consumo Confezionato Volumi Valori II III IV 28 II III IV 29 II III IV 21 II III IV 211 II III IV 212 II III IV 213 II III IV Fonte: elaborazioni Unioncamere Lombardia su dati IRI Information Resources 1
11 L andamento del fatturato condiziona inevitabilmente quello dell occupazione e il Grafico 2.8 mostra come ciò sia avvenuto per dimensione d impresa. Le diversità di comportamento del commercio al dettaglio lombardo con riferimento all occupazione sono, infatti, più rilevanti se analizzate segmentando gli operatori per classi di addetti piuttosto che per comparto. Da questa prospettiva, il dato sull occupazione conferma in modo evidente le difficoltà delle imprese più piccole (3-9 addetti), che non solo mostrano di avere risentito di più dei sei anni di crisi, ma di averne risentito in modo particolare nella seconda fase recessiva, quando, a partire dal primo trimestre del 213, il numero di addetti segna variazioni negative molto forti e sempre più distanti da quelle delle altre classi d impresa. Queste ultime, nel complesso e trascurando difformità di breve periodo, mostrano invece un andamento dell occupazione abbastanza allineato. Anche per loro va comunque rilevato il comportamento relativo alla seconda fase della crisi, che evidenzia con chiarezza come tutti gli operatori, arrivati con molte difficoltà alla fine del 211, non abbiano più trattenuto, o lo abbiano fatto in misura inferiore, manodopera inutilizzata in una prospettiva di ripresa dell attività (labour hoarding). La ripresa della crisi ha costretto a ridurre in modo deciso e uniforme l occupazione per fare fronte, senza più risorse economiche da poter investire per trattenere i propri dipendenti, alla nuova caduta dell attività. Grafico 2.8 Variazioni del numero di addetti nel trimestre Lombardia, imprese del commercio anni Medie mobili delle variazioni trimestrali degli addetti 3-9 addetti 1-49 addetti addetti 1 2 addetti e oltre Fonte: Unioncamere Lombardia
12 La situazione congiunturale che emerge dai dati sul fatturato sia di Unioncamere Lombardia che di IRI è caratterizzata da segnali di una svolta del ciclo per le imprese commerciali ritardata rispetto a quanto sta avvenendo per la produzione, come effetto di una parallela e altrettanto debole ripresa della spesa delle famiglie. E quindi rilevante analizzare ciò che emerge dalle aspettative delle imprese commerciali (Grafico 2.9), che potrebbero, pur in assenza di risultati di fatturato ancora in ripresa, già registrare un primo cambio di passo nelle attese. Ciò però non avviene poiché le previsioni sul fatturato degli operatori non segnalano sostanziali miglioramenti e rimangono fortemente depresse anche nell ultimo trimestre, con un saldo aumento-diminuzione ormai stabile da sei trimestri su valori molto negativi. Lo stesso vale per gli ordini, che come si vede dal grafico si muovono in modo sostanzialmente allineato al fatturato. Anche le aspettative sull occupazione rimangono depresse, confermando per il quarto trimestre del 213 valori fra i più bassi registrati in tutti i sette anni considerati. Le imprese del commercio, in definitiva, non vedono segnali significativi di un uscita da questa seconda fase della crisi che, contrariamente alla prima, ha visto una riduzione dei consumi più marcata rispetto a quella della produzione e ha quindi avuto un impatto molto forte sul settore (Tabella 2.1). Grafico Aspettative degli imprenditori Imprese del commercio - anni Medie mobili dei saldi trimestrali giudizi aumento-diminuzione Fatturato Occupazione Ordini ai fornitori II III IV 28 II III IV 29 II III IV 21 II III IV 211 II III IV 212 II III IV 213 II III IV Fonte: Unioncamere Lombardia 12
13 Tabella 2.1 Variazioni delle principali variabili Lombardia, imprese del commercio - IV trimestre 213 Dati per comparto merceologico Fatturato (1) Prezzi (2) Scorte (3) Ordini ai fornitori (1) (4) Addetti (2) Commercio al dettaglio -1,,9 5,9-3,1 -,1 - Alimentare -2,8,5-3,4-29,7, - Non alimentare -1,6,6 13,5-3,8,9 - Non specializzato, 1,4-3,9-29, -,6 Fonte: Unioncamere Lombardia (1) Variazione tendenziale (2) Variazione nel trimestre (3) Differenza giudizi di esuberanza e scarsità (4) Saldo giudizio di aumento e diminuzione 3. Le vendite della grande distribuzione I dati forniti da IRi - Information Resources riportati nel Grafico 3.1 consentono un approfondimento sull impatto che la crisi ha avuto sulla grande distribuzione despecializzata. I dati riguardano esclusivamente le vendite nei supermercati e ipermercati di beni di largo consumo confezionato, che quindi non comprendono i prodotti freschi non confezionati e i beni non alimentari di acquisto meno frequente come l elettronica e l abbigliamento. Anche in questo caso, la chiusura del 213 è un occasione per riconsiderare l intero periodo Come si rileva dai dati sui volumi, il profilo delle variazioni tendenziali del fatturato risulta in parte diverso da quello per l intero settore del commercio considerato più sopra e non allineato all andamento generale dei consumi. Le vendite mostrano una forte riduzione nel secondo trimestre del 28, il primo che vede i consumi entrare in territorio negativo, ma seguono solo in parte il profilo della spesa delle famiglie nei restanti trimestri di quell anno e, in particolare nel 29. Contrariamente ai consumi, che cedono fino a un massimo di tre punti nel primo trimestre del 29, le vendite della grande distribuzione riprendono fino a raggiungere nel secondo e nel terzo trimestre di quell anno alcune delle migliori performance di tutto il periodo considerato. L opposto accade nel 21, quando avviene il contrario e la grande distribuzione non beneficia della ripresa dei consumi, se non in modo ritardato. A partire dal terzo trimestre del 212 le due dimensioni assumono una dinamica simile, anche se quella delle vendite della 13
14 grande distribuzione resta permanentemente migliore di quella dei consumi totali, andamento non sorprendente considerando che le grandi superfici despecializzate di questa componente della distribuzione offrono prodotti di uso quotidiano. Nella prima fase della crisi si rilevano quindi due tendenze. Da un lato, come si è detto, le famiglie italiane reagiscono alla caduta dell attività economica riducendo solo in parte la spesa, tanto più quella per i beni di prima necessità. Dall altro, esse hanno visto nella grande distribuzione un possibile riferimento per difendere il proprio potere d acquisto: nel primo periodo della crisi la grande distribuzione ha quindi venduto relativamente di più rispetto ai negozi tradizionali, perché ha consentito ai suoi clienti consistenti risparmi. Non solo praticando prezzi più bassi, ma elevando la pressione promozionale. E un ruolo che si attenua durante la debole ripresa del 21, e ciò spiegherebbe l andamento sfavorevole delle vendite, e ritorna invece a manifestarsi nella seconda fase recessiva, seppure in modo meno pronunciato rispetto alla prima. Grazie a un offerta fortemente connotata alla convenienza, le vendite della grande distribuzione hanno dunque avuto un andamento in parte anticiclico. E un ruolo che essa ha svolto anche con riferimento alla Lombardia (Grafico 3.2), dove è ancora più forte nel secondo ciclo della crisi rispetto al complesso del Paese. Come alternativa di acquisto più conveniente del dettaglio specializzato e per le caratteristiche dei beni offerti, quelli di prima necessità, va in ogni caso evidenziato come le vendite della grande distribuzione abbiano comunque subito una riduzione nel 212 e, in particolare, nel 213. Un ulteriore segnale di quanto sia stata forte la compressione dei consumi e di come sia radicalmente mutato il sentiment delle famiglie italiane, che hanno iniziato a ridurre anche gli acquisti di beni di prima necessità. Grafico 3.1 Variazioni tendenziali dei volumi di vendita della GDO e dei consumi reali delle famiglie in Italia Dati trimestrali, anni Vendite GDO Consumi II III IV 28 II III IV 29 II III IV 21 II III IV 211 II III IV 212 II III IV 213 II III Fonte: elaborazioni Unioncamere Lombardia su dati IRi Information Resources e Istat 14
15 Grafico 3.2 Variazioni tendenziali dei volumi di vendita GDO - anni Dati trimestrali relativi ai prodotti del Largo Consumo Confezionato Lombardia Italia II III IV 28 II III IV 29 II III IV 21 II III IV 211 II III IV 212 II III IV 213 II III IV Fonte: elaborazioni Unioncamere Lombardia su dati IRI Information Resources Sul piano congiunturale, e con riferimento alla Lombardia, la flessione delle vendite anche nel quarto trimestre 213 (-1,6%), conferma quanto siano ancora difficili le condizioni delle famiglie e quindi come le variazioni dei consumi stentino a riportarsi su valori positivi. Ciò è anche confermato dall andamento del fatturato, che dopo la leggera crescita del terzo trimestre del 213 (+,4%), torna ad essere negativo nel quarto (-,4%). I dati disaggregati sulle vendite delle diverse categorie di prodotto permettono una valutazione più analitica dell incidenza della riduzione degli acquisti. Facendo riferimento alla Lombardia, alcune categorie hanno avuto marginali riduzioni di venduto in volume nel periodo, la drogheria alimentare, il fresco, il freddo e le bevande, quindi, nel loro complesso, i prodotti per l alimentazione, ma anche i beni per la cura della persona, mentre ci sono stati andamenti particolarmente negativi per i prodotti per la cura della casa. Se si considera il periodo , la rete della distribuzione moderna segna un regresso in volume pari all 1,2% per l intero Pese e una crescita del 4,4% per la Lombardia. Risultati comunque molto contenuti se si considera che i dati analizzati si riferiscono alla rete della grande distribuzione con incluse le nuove aperture - per la verità poche in questi ultimi anni - e quindi delineano un quadro migliore di quanto non sarebbe stato se si fosse ragionato a parità di rete. 15
16 Tabella 3.1 Variazioni tendenziali di volumi e valori di vendita Lombardia, GDO - IV trimestre 213 Dati per comparto merceologico Lombardia Italia Volumi Valori Volumi Valori Totale Largo Consumo Confezionato -1,6 -,4-2,1 -,3 - Drogheria alimentare -1, 1, -,3 1,4 - Bevande -,1 -,1,2,2 - Freddo -,3-1,7-1,6-1,4 - Fresco -1,1 -,5-1,4 -,4 - Cura persona -1,4-2,9-2,2-3,5 - Cura casa -2,5-5,6-2,9-5,3 Fonte: elaborazioni Unioncamere Lombardia su dati IRI - Information Resources I dati messi a disposizione dal IRI permettono anche una disaggregazione fra le vendite dei supermercati e degli ipermercati, un dato interessante per quanto fa intravvedere sulle trasformazioni interne alla grande distribuzione. Le performance dei due insieme di punti di vendita sono infatti radicalmente differenti (Grafico 3.3). Le vendite degli ipermercati si sono dimostrate stabili nel periodo, con una tendenza a cedere molto evidente nel corso del 213, in particolare nell ultimo trimestre quando il numero indice scende a 93. Al contrario, i supermercati mostrano un trend costantemente in crescita, che porta l indice al valore di 113 nell ultimo trimestre del 213 e, sempre in controtendenza rispetto agli ipermercati, registra una variazione positiva. Se si considera la variazione dei volumi di vendita dei due formati distributivi nei sei anni della crisi, tra il 27 e il 213, l ipermercato arriva a una perdita di 3,7 punti, mentre il supermercato una crescita di 8,4 punti, un delta di ben 12,1 punti. Va sottolineato che anche se per un certo numero di ipermercati vi sono stati in questi anni alcune riduzioni di superficie, esse hanno riguardato la componente non alimentare dell offerta, che non influenza le vendite dei prodotti di largo consumo e dunque neppure i trend appena commentati. Queste diverse performance danno conto della crisi dell ipermercato, di cui molto si è parlato in questi anni, proprio nella regione dove essi hanno la loro massima diffusione e la loro più alta quota di mercato. E il segnale di un ritorno a formule che offrono un maggiore livello di prossimità, che si spiega, in particolare, con la modifica della composizione dei nuclei familiari a favore di quelli con uno o due componenti. 16
17 Grafico 3.3 Numeri indice dei volumi di vendita nei supermercati e ipermercati in Lombardia 26=1, anni Dati trimestrali relativi ai prodotti del Largo Consumo Confezionato Ipermercati Supermercati II III IV27 II III IV28 II III IV29 II III IV21 II III IV211 II III IV212 II III IV213 II III IV Fonte: elaborazioni Unioncamere Lombardia su dati IRI Information Resources 4. La demografia d impresa Il forte e prolungato impatto della crisi che si sta forse concludendo sul fatturato delle imprese commerciali, commentato nei paragrafi precedenti, porterebbe a pensare che una parte non marginale delle imprese, in particolare le più piccole che hanno maggiormente risentito della caduta delle spesa per consumi, abbiano lasciato il mercato. Sia a livello nazionale che per la Lombardia, questo non è invece avvenuto. Il 212 e il 213, i due peggiori anni per il commercio italiano dal secondo dopoguerra, non hanno portato a una riduzione della capillarità della rete. Come mostra il Grafico 4.1, la numerica delle imprese attive nel commercio al dettaglio lombardo non è significativamente variata. Unico effetto rilevabile è l arresto della crescita che era avvenuta nei due anni precedenti e, a partire dal primo trimestre del 212, un assai limitato oscillare della numerica attorno alle 92 mila unità. 17
18 Variazione % Grafico Imprese attive del commercio al dettaglio Lombardia - anni Dati trimestrali, valori assoluti e variazioni % Variazione tendenziale Variazione congiunturale Numero imprese attive 2,% ,% ,% II III IV 21 II III IV 211 II III IV 212 II III IV 213 II III IV Fonte: elaborazioni Unioncamere Lombardia su dati Movimprese -1,% Con riferimento all intero periodo considerato nel Grafico 4.1, tra il 29 e il 213 lo stock di imprese commerciali al dettaglio attive in Lombardia è dunque cresciuto di unità, l 1,7% del totale. Se si analizzano gli andamenti dei diversi comparti, emergono però alcune differenze che è utile segnalare. La crescita si concentra infatti in due comparti particolari, quello dell ambulantato (+2.76 unità, pari a +11,1%) e delle forme di commercio al di fuori dei negozi, banchi e mercati che, significativamente, include l e-commerce (+1.23 unità, pari a +33,2%), e, nel commercio in sede fissa, nel solo comparto degli specializzati in apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni, uno dei pochi segmenti di offerta che ha visto un aumento dei consumi (+181 unità, pari a +17,7%). Registrano anche una crescita gli esercizi specializzati di prodotti alimentari, bevande e tabacco, ma in questo caso essa va interamente ascritta a tabaccherie e enoteche (+484 unità, pari a +4,5%). Sono tutte tendenze che vengono confermate analizzando le variazioni della numerica della rete tra il 212 e il 213 (Tabella 4.1). Nel complesso, il numero di imprese attive si riduce di 227 unità (-,2), ma se si isolano i comparti appena menzionati, che vedono una crescita di 957 unità, la riduzione nei restanti sale a unità, pari al 2,2%. Una percentuale non piccola se si considera che si riferisce a un solo anno. Questi andamenti rendono evidente che una lettura dell impatto della crisi sul commercio è possibile solo se si analizza a fondo quanto avvenuto nei singoli segmenti di offerta. In altri termini, la compensazione fra andamenti positivi e negativi nasconde un elevato ricambio interno al settore. Dando per scontata la crescita dell e-commerce, un dato particolarmente rivelatore è in merito quello che riguarda l ambulantato, che in un solo anno mette a segno un +2.2%. Si tratta per intero 18
19 dell ambulantato non alimentare, uno dei segmenti di offerta dove è più elevata l entrata di imprenditori stranieri. Il loro peso è infatti cresciuto negli ultimi anni in modo molto significativo. Nel primo trimestre del 211 gli imprenditori stranieri gestivano in Lombardia imprese attive, il 14.% del totale. Nell ultimo trimestre del 213 le imprese con titolare straniero sono diventate , il 21,7% in più e il 16,9% del totale. Tabella 4.1 Imprese attive nel commercio al dettaglio Lombardia, IV trimestre 212 e IV trimestre 213 Consistenze, variazioni assolute e percentuali per gruppi ATECO 27 ATECO 27 Descrizione Attive IV Attive IV Var. assoluta Var. % 471 Esercizi non specializzati ,5% Alimentari, bevande e tabacco in esercizi specializzati Carburante per autotrazione in esercizi specializzati Prodotti per l'informatica e Ict in esercizi specializzati Altri prodotti per uso domestico in esercizi specializzati Articoli culturali e ricreativi in esercizi specializzati ,9% ,1% ,3% ,4% ,8% 477 Altri prodotti in esercizi specializzati ,2% 478 Commercio al dettaglio ambulante ,2% 479 Al di fuori di negozi, banchi e mercati ,1% Esercizi non classificati a tre cifre ,% 47 Totale ,2% Fonte: elaborazioni Unioncamere Lombardia su dati Movimprese Ciò che è avvenuto con gli imprenditori stranieri, fenomeno documentabile grazie alla possibilità di identificarli, è probabilmente avvenuto anche in altro modo in molti segmenti dell offerta commerciale dove è invece più difficile valutare l intensità del ricambio delle imprese. Nell abbigliamento, ad esempio, vi è stata una rilevante, anche se non facilmente quantificabile, sostituzione di esercizi indipendenti con punti vendita monomarca legati ai grandi brand del settore. In definitiva, se è vero che la numerica della rete sembra non avere risentito della crisi, è anche probabilmente vero che il ricambio c è stato ed è stato intenso, portando a sostanziali modifiche nelle caratteristiche degli operatori commerciali, concentrate agli estremi dell offerta. Verso il basso, e l ambulantato ne è la manifestazione più evidente, 19
20 sono entrati imprenditori stranieri che presidiano l offerta di prezzo, verso l alto, nei comparti come l abbigliamento, la sostituzione ha riguardato le imprese indipendenti meno in grado di fare fronte alle dinamiche negative della domanda, sostituite da punti vendita inseriti, anche verticalmente, in imprese di maggiori dimensioni, meglio in grado di resistere alla caduta della domanda. 2
21 Note metodologiche: L indagine sulla congiuntura economica di Unioncamere Lombardia si svolge ogni trimestre su quattro campioni: aziende industriali, aziende artigiane, aziende commerciali e aziende dei servizi. Il campione industria comprende aziende con più di 1 addetti, mentre i campioni artigianato, commercio e servizi comprendono imprese con più di 3 addetti. Per la selezione delle aziende da intervistare è stata utilizzata la tecnica del campionamento stratificato proporzionale secondo l attività economica (in base alla codifica delle attività economiche ATECO 27), la dimensione d impresa e la provincia di appartenenza. Alcuni degli strati sono stati sovracampionati per garantire una maggiore significatività dei dati disaggregati per classe dimensionale, provincia o settore. Le interviste vengono realizzate tramite tecnica CATI (Computer Assisted Telephone Interview) o CAWI (Computer Assisted Web Interview). Nel quarto trimestre 213 per l indagine congiunturale del commercio sono state realizzate 1.98 interviste, così distribuite per settore e classe dimensionale: 3-9 addetti 1-49 addetti addetti 2 addetti e più Totale Alimentare Non alimentare Non specializzato Totale Al fine di ottenere la stima della variazione media delle variabili quantitative, si procede alla ponderazione dei dati in base alla struttura dell occupazione, aggiornata periodicamente in modo da recepire significative modifiche nella struttura dell universo. Le informazioni ottenute dall indagine sul settore del commercio sono disaggregabili per 4 classi dimensionali (3-9 addetti, 1-49 addetti, addetti, oltre 2 addetti), 3 settori di attività economica (specializzato alimentare, specializzato non alimentare, non specializzato) e 12 province lombarde. Le informazioni sulle vendite della grande distribuzione sono acquisite da IRI Information Resources tramite il servizio Tracking di mercato, che rileva via scanner i dati dei prodotti di Largo Consumo Confezionato (LCC) di Ipermercati e Supermercati. Il servizio garantisce la copertura di circa l 8% del fatturato LCC realizzato da tutto l universo Iper + Super in Italia; di conseguenza solamente il 2% viene stimato sulla base del campione. I dati vengono elaborati a rete corrente, includendo quindi gli effetti di eventuali aperture o chiusure di punti vendita, e vengono forniti in valore e quantità. Sono inoltre disponibili dettagli per canale distributivo (ipermercati e supermercati), comparto merceologico (drogheria alimentare, bevande, freddo, fresco, cura persona, cura casa) e provincia (con l esclusione di Sondrio e Monza-Brianza, compresa nella provincia di Milano). I dati sulla consistenza dello stock di imprese provengono da Movimprese, l'analisi statistica trimestrale della nati-mortalità delle imprese condotta da InfoCamere, per conto dell'unioncamere, sugli archivi di tutte le Camere di Commercio italiane. L'archivio sul Web, attivo dal 1997, consente l'accesso ai dati in formato elettronico a partire dal primo trimestre
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