Il minore cittadino:proposte e spunti di riflessione. Introduzione

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1 Introduzione Questa tesi nasce come tentativo di esplorare e, per quanto possibile, approfondire, un tema oggi più che mai attuale ma ancora fin troppo poco discusso: i diritti di rappresentanza dei minori. Se non ci si ferma neanche per un attimo a riflettere, appare ovvio che coloro che non abbiano ancora compiuto diciotto anni non possano godere del diritto di voto. Appare ovvio perché è la nostra Costituzione a stabilirlo e perché è sempre stato così. Oggi però risulta necessaria una riflessione sul concetto di minore cittadino. Molti paesi europei e del mondo sono colpiti da un drastico calo della natalità, di fronte al quale è urgente porsi delle domande. Ma questo è solo uno dei motivi per i quali è fondamentale una trasformazione culturale nei confronti dei minori, ancora troppo spesso considerati soltanto come proprietà dei genitori, e non come persone autonome, che vanno interrogate, ovviamente tenendo conto delle capacità relative all età, sulle questioni che li riguardano e vanno educati sin da piccoli a partecipare alla società civile, per sviluppare in loro il senso del bene comune. Purtroppo questo oggi ancora non accade, o si tratta comunque di processi agli albori che, a lungo termine, potrebbero portare però a dei buoni risultati. Di questi tempi ci troviamo di fronte ad una profonda crisi della politica, di fronte alla quale la parola che i cittadini utilizzano più spesso è CAMBIAMENTO. Ecco quindi che un CAMBIAMENTO della politica, ma non solo, nei confronti dei minori e delle loro famiglie potrebbe essere un primo passo in questo senso. L elaborato inizia la sua indagine partendo dal più importante documento emanato nei confronti dei diritti dei minori, la Convenzione dei diritti del fanciullo, passando poi per il dibattito riguardante il minore come cittadino e individuo autonomo, diviso in teorie pro e contro, e proseguendo con le proposte effettuate da coloro che sono a favore di una sua realizzazione, i cosiddetti liberazionisti. Ci si è concentrati in particolar modo sul progetto avanzato dal Professore Campiglio, a favore della concessione del diritto di voto alla nascita su delega ai genitori ( e in particolare della madre). 2

2 I.I Cenni storici Per guardare ad alcuni aspetti del futuro, non abbiamo bisogno di proiezioni elaborate da supercomputer. Molto di ciò che sarà il prossimo millennio si può già vedere nel modo in cui ci occupiamo oggi dell infanzia. Il mondo di domani forse sarà influenzato dalla scienza e dalla tecnologia, ma più di ogni altra cosa, sta già prendendo forma nei corpi e nelle menti dei nostri bambini. 1 Così si esprimeva Kofi Annan, nel 1997, in un discorso alle Nazioni Unite evocativo di quanto importante sia la questione dei diritti dei minori a livello internazionale. La categoria dei diritti dei bambini rappresenta, infatti, un caso particolare all interno della cornice dei diritti umani, a causa di tutta la sua problematicità, dovuta a diversi fattori. Ecco quindi che essa ci fornisce un importante spunto di riflessione riguardo agli attuali dibattiti sulla democrazia e sulla globalizzazione. La storia dei diritti dei minori è storia recente e nasce i) da un evoluzione del concetto di bambino; ii) dal modo in cui gli adulti lo vedono e lo descrivono; iii) dal ruolo che di volta in volta gli assegnano nella società. Oggi noi sappiamo che un bambino è portatore di diritti, ma se ripercorriamo per sommi capi la nostra storia, ci accorgiamo che il posto occupato dai bambini è stato molto marginale, almeno fino al XIX secolo. Solo con la nascita della famiglia borghese e la rivoluzione industriale si forma una nuova cultura del bambino che, a poco a poco, prende un posto centrale all interno della famiglia. Essa è però ancora l unica sua garanzia. Infatti è solo nel XX secolo che l attenzione per il bambino comincia a riguardare anche lo Stato e le istituzioni sovranazionali. È nel 1924 che viene fatto il primo passo verso la positivizzazione giuridica del concetto di minore come soggetto di diritto e verso il riconoscimento della protezione speciale che gli spetta, a causa della sua condizione particolare, attraverso la Dichiarazione dei diritti dell infanzia 2. A questa seguirono numerose altre dichiarazioni 1 K. A. Annan,Segretario Generale delle NU,1997, riportato su:les droits des enfants,créer une culture des droits de l homme, brochure d information n 3 in Haut Commissariat aux Droits de l Homme, Tous les droits de l Homme :nos droits à tous, Cinquantième Anniversaire de la Dèclaration Universelle des Droits de l Homme-1948/1998, Nations Unies, New York et Genève, La Dichiarazione dei diritti del fanciullo, adottata dalla Società delle Nazioni, conteneva 5principi: -il fanciullo deve essere messo in grado di crescere normale, fisicamente e spiritualmente -ha diritto di essere nutrito se ha fame, di essere curato se è malato, di essere aiutato se svantaggiato, di essere recuperato se deviante - ha diritto ad essere accolto e soccorso se orfano o abbandonato - ha diritto ad essere il primo a ricevere soccorsi in caso di difficoltà - ha diritto ad essere protetto da qualsiasi forma di sfruttamento Documento consultabile al sito: 3

3 (dalla Dichiarazione dei diritti dell uomo del alla Dichiarazione dei diritti del fanciullo del ) ma è solo con la Convenzione dei diritti del fanciullo del che si fa un salto in avanti in questo processo di riconoscimento, essendo esso il primo documento ad obbligare gli Stati che la firmarono e lo ratificarono a rispettarlo (unico documento internazionale ad essere stato ratificato da quasi tutti gli stati) 6. Si tratta quindi del primo documento di natura pattizia dal punto di vista del diritto internazionale, che assume perciò un valore vincolante per gli Stati firmatari. Furono due i principi ispiratori della Convenzione: - il superiore interesse del fanciullo - il principio di non discriminazione. Essa ha rappresentato, oltre che un punto di arrivo, anche un punto di partenza, o meglio, di riferimento, per tutta una serie di iniziative legislative, a livello sia statale che sovranazionale, a beneficio dell infanzia. La Convenzione internazionale sui diritti dell infanzia rappresenta, inoltre, il primo documento a dare una definizione precisa di bambino, ovvero di individuo che non ha ancora compiuto 18anni, tranne nel caso in cui la legislazione del proprio paese non stabilisca un età diversa. Nonostante i vari documenti che mirano alla tutela e al riconoscimento dei minori, il loro processo di affermazione è tuttora in fieri e necessita di ulteriori ricerche e monitoraggi. 3 Documento consultabile al sito 4 Documento consultabile al sito 5 Documento consultabile al sito 6 Attualmente 192 Stati hanno provveduto alla ratifica della Convenzione; gli USA hanno solo sottoscritto la Convenzione, senza procedere alla successiva ratifica; la Somalia non ha neanche provveduto alla sottoscrizione. Fonte: Office of the United Nations Hight Commissioner for Human Rights; Status of ratifications of the principal International Human Rights treaties. 4

4 I.II Perché per i bambini occorre un impegno sociale? La particolare condizione del fanciullo che lo vede: - da un lato, portatore di diritti che dovrebbe poter rivendicare individualmente in quanto essere umano, - ma dall altro, come un soggetto ancora troppo spesso inteso come proprietà esclusiva dei genitori, i quali si arrogano il diritto di esercitare per lui questi diritti, fa sì che si necessiti, nei suoi confronti, di un forte impegno sociale, affinché si possa affermare pienamente la sua condizione di cittadino, non solo come soggetto passivo di diritti, ma anche come attore attivo di essi. 5

5 CAPITOLO 1:La particolare condizione del minore 1.1 Il fanciullo, un Uomo particolare Infanzia è una parola di origine latina che individua un periodo ben preciso della vita umana, che corrisponde alla breve stagione della mancanza della parola. Da qui anche fanciullo che deriva da infans, cioè colui che ancora non parla; si tratta dunque di termini connotati negativamente, in quanto indicatori di incapacità, impossibilità di esprimersi e quindi di farsi capire. Anche minore deriva dal latino: minor era, nella società romana, colui che viene temporalmente dopo i majores, depositari del sapere e del senso della società, da tramandare ai minores, ovvero alle nuove generazioni che avevano il compito di proseguire il sentiero dei padri, sulle quali bisognava investire, affinchè il presente non andasse perduto e si arricchisse nel futuro. 7 Ciò dimostra che, già dal punto di vista etimologico, la parola di fanciullo o di minore, rimanda immediatamente ad una condizione di mancanza. Questa concezione si è per lungo tempo riflettuta anche nella concezione che la società aveva del bambino, inteso unicamente come individuo che deve essere oggetto di tutela e protezione (almeno nell era contemporanea) e non, invece, come un soggetto che deve essere anche pienamente titolare dei suoi diritti. È la Convenzione sui diritti del fanciullo del 1989 ad introdurre, per la prima volta, una definizione di minore come essere autonomo, con delle caratteristiche a sé stanti, delle capacità interpretative, di discernimento e di formulazione di proprie opinioni. Essa affianca ai diritti universalmente riconosciuti e sanzionati, che amplia e specifica (quali il diritto al nome, alla sopravvivenza, alla salute, all istruzione), una serie di diritti di nuova generazione (come il diritto all identità del bambino, il rispetto della sua privacy, della sua dignità e della sua libertà d espressione). La Convenzione è stata quindi uno strumento estremamente innovativo in questo senso, sancendo per la prima volta che i bambini sono soggetti di diritto e non semplicemente oggetti di preoccupazione e beneficiari di servizi. È ad essi, in prima persona, che deve rivolgersi l attenzione degli Stati, delle istituzioni e dei privati, affinché i loro diritti siano pienamente realizzati. 7 Per le definizioni,cfr. : G. Devoto, Avviamento alla etimologia italiana. Dizionario etimologico, Mondadori, Milano, 1999, p.45 6

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