UNIVERZA NA PRIMORSKEM FAKULTETA ZA HUMANISTI NE ŠTUDIJE UNIVERSITÀ DEL LITORALE FACOLTÀ DI STUDI UMANISTICI NASTJA PIPAN

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1 UNIVERZA NA PRIMORSKEM FAKULTETA ZA HUMANISTI NE ŠTUDIJE UNIVERSITÀ DEL LITORALE FACOLTÀ DI STUDI UMANISTICI NASTJA PIPAN PRIMERJALNA ANALIZA SLOVENSKEGA IN ITALIJANSKEGA JEZIKA NA PRIMERU GLAGOLSKEGA NAKLONA KONJUNKTIVA ITALIANO E SLOVENO A CONFRONTO: IL CASO DEL MODO VERBALE CONGIUNTIVO DIPLOMSKO DELO TESI DI LAUREA Koper-Capodistria, 2014

2 UNIVERZA NA PRIMORSKEM FAKULTETA ZA HUMANISTI NE ŠTUDIJE UNIVERSITÀ DEL LITORALE FACOLTÀ DI STUDI UMANISTICI NASTJA PIPAN Primerjalna analiza slovenskega in italijanskega jezika na primeru glagolskega naklona konjunktiva Italiano e sloveno a confronto: il caso del modo verbale congiuntivo Diplomsko delo Tesi di laurea Študijski program: Italijanistika Corso di Laurea in Italianistica Mentorica / Relatrice: doc. dr. Anja Zorman Somentorica / Correlatrice: dr. Helena Bažec, asistentka Koper-Capodistria, 2014

3 Italiano e sloveno a confronto: il caso del modo verbale congiuntivo Sintesi La presente tesi affronta il tema dell impiego del modo verbale del congiuntivo nella lingua italiana paragonando in chiave contrastiva con tutti i mezzi di espressione che adotta la lingua slovena per esprimere le nozioni che in italiano vengono espresse mediante il modo del congiuntivo. Esso rappresenta un gioiello della lingua italiana, ovvero, una ricchezza che va curata e difesa. Tale forma verbale nello sloveno, facendo parte delle lingue slave, è del tutto inesistente, per cui lo scopo principale del presente elaborato è il comparare i due sistemi linguistici in contesto, soffermandosi sull impiego del modo congiuntivo nelle proposizioni subordinate e principali con le rispettive traduzioni nella lingua slovena. Inoltre, sempre dal punto di vista contrastivo, abbiamo affrontato le due lingue delineandone i tratti distintivi. La presente ricerca contrastiva si basa sul testo letterario Io e te di Niccolò Ammaniti e la sua traduzione in sloveno Jaz in ti. L analisi, dunque, si propone di mettere a confronto le proposizioni subordinate e indipendenti individuate nel testo italiano identificando tutte le varianti espressive che adopera lo sloveno per tradurre quanto specificato nel testo originario. Basandoci sull analisi quantitativa dei dati riscontrati nella ricerca, abbiamo tratto delle conclusioni classificandole in tre sezioni: traduzione del modo verbale del congiuntivo nello sloveno, traduzione di specifici tempi verbali del congiuntivo, e infine, traduzione del congiuntivo nello sloveno in diversi tipi di dipendenti. Parole chiave: congiuntivo, analisi contrastiva, traduzione, proposizioni dipendenti, proposizioni indipendenti, sloveno, italiano

4 Primerjalna analiza slovenskega in italijanskega jezika na primeru glagolskega naklona konjunktiva Izvle ek Diplomsko delo obravnava rabo glagolskega naklona konjunktiva v italijanš ini in ga analiti no primerja z vsemi izraznimi sredstvi, ki jih poseduje slovenš ina za izražanje teh vsebin. Konjunktiv predstavlja zaklad italijanskega jezika, katerega je vredno ohranjati. Slovenš ina, ki med drugim spada v družino slovanskih jezikov, ne pozna konjunktiva, zato je cilj te primerjalne analize med dvema razli nima jezikoma ugotoviti, katera vsa jezikovna sredstva uporablja slovenš ina v prevodu tega glagolskega naklona. Empiri na raziskava je bila opravljena na korpusu literarnega dela Io e te italijanskega avtorja Niccoloja Ammanitija ter prevoda v slovenš ino, z naslovom Jaz in ti. V obeh literarnih delih smo izluš ili vse odvisne in neodvisne stavke ter jih primerjali s slovenskimi ustreznicami, uporabljenimi v slovenskem prevodu. Na podlagi kvantitativne analize smo pridobljene podatke podrobneje razvrstili v tri ve je skupine: v prvi smo analizirali prevod glagolskega naklona konjunktiva glede na glagolski naklon v slovenskem jeziku, v drugi skupini smo natan neje preu ili slovenski prevod posameznih glagolskih asov konjunktiva ter nenazadnje, v tretji skupini smo raziskali jezikovna sredstva v prevodu glede na vrsto odvisnika. Klju ne besede: konjunktiv, primerjalna analiza, odvisni stavki, neodvisni stavki, slovenš ina, italijanš ina

5 Contrastive analysis of Slovenian and Italian language based on grammatical mode subjunctive Abstract The thesis explores the status of a grammatical mode subjunctive in Italian language and compares all means of expression that uses Slovenian language for translating these contents. The subjunctive mode, sometimes called conjunctive mode, is the verb form used to express a wish, a suggestion, a command or a condition that is contrary to fact, therefore it rappresents grammatical treasure of Italian language which is worth to be maintained. Slovenian language belongs to a group of Slavic languages and it does not have this particular mood. The primary purpose of this contrastive analysis is to determine a list of all grammatical expressions used in Slovenian language in translation of the subjunctive mode. The empirical part of this study is based on analysis of the book Io e te written by Niccolò Ammaniti and a translation into Slovenian language Jaz in ti by Vera Troha. In the Italian text we extracted all dependent and independent clauses containing the subjunctive mode and compared them with those that were used in the Slovenian translation. Based on the quantitative anaysis, we classified date into three groups: in the first one, we analized which grammatical mode was used in Slovenian translation for the subjunctive mode in the Italian text, in the second group we specifically examined the Slovenian translation of each verb tense of subjunctive mode in Italian and, finally, in the third group we studied all linguistic expressions in translation depending on a type of clauses. Keywords: subjunctive, contrastive analysis, dependent clauses, indipendent clauses, Slovene, Italian

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7 INDICE 1 INTRODUZIONE IL CONGIUNTIVO LA NASCITA DEL MODO CONGIUNTIVO L EVOLUZIONE DEL CONGIUNTIVO NEL TEMPO IL CONGIUNTIVO NELLE GRAMMATICHE L uso del congiuntivo in frasi indipendenti L uso del congiuntivo in frasi subordinate Il congiuntivo in diversi tipi di subordinate ANALISI CONTRASTIVA TRA L'ITALIANO E LO SLOVENO IL MODO VERBALE IN ITALIANO E IN SLOVENO CONCORDANZA DEI TEMPI E DEI MODI ANALISI DEL CORPUS IO E TE DI NICCOLÒ AMMANITI DESCRIZIONE DELLA METODOLOGIA DELL ANALISI DEL CORPUS IL CONGIUNTIVO NELLE PROPOSIZIONI INDIPENDENTI IL CONGIUNTIVO NELLE PROPOSIZIONI DIPENDENTI La proposizione soggettiva La proposizione oggettiva La proposizione comparativa modale La proposizione condizionale La proposizione finale La proposizione esclusiva La proposizione limitativa La proposizione temporale La proposizione interrogativa indiretta La proposizione relativa MEZZI LESSICALI NELLE TRADUZIONI IN SLOVENO ANALISI QUANTITATIVA TEMPO VERBALE DEL MODO CONGIUNTIVO

8 5.1.1 Il presente del congiuntivo L imperfetto del congiuntivo Il trapassato del congiuntivo MODO VERBALE NELLA TRADUZIONE SLOVENA Il congiuntivo nello sloveno TIPO DI DIPENDENTE PER CIASCUN MODO VERBALE DELLA TRADUZIONE SLOVENA Indicativo (povedni naklon) nelle traduzioni in sloveno Condizionale (pogojni naklon) nelle traduzioni in sloveno CONCLUSIONI PRIMERJALNA ANALIZA SLOVENSKEGA IN ITALIJANSKEGA JEZIKA NA PRIMERU GLAGOLSKEGA NAKLONA KONJUNKTIVA BIBLIOGRAFIA E FONTI ELENCHI DEI GRAFICI DIAGRAMMI TABELLE APPENDICE

9 1 INTRODUZIONE Il congiuntivo è un modo verbale che, metaforicamente, può essere definito un vero gioiello della lingua italiana che arricchisce le nostre possibilità espressive, consentendo di esprimere particolari sfumature di significato. Di certo, si tratta di un argomento alquanto spinoso poiché sono in molti a ritenere che il congiuntivo pian piano stia scomparendo o che non si usi più di tanto. Certamente, si è sicuri della crisi nel registro informale, dove esso, anche a causa della scarsa padronanza della lingua, è sostituito dall indicativo, il modo della certezza e dell oggettività. Ad ogni modo, non c è alcuna ragione perché si debba rinunciare al congiuntivo se esso ci dà la possibilità di esprimere al meglio i nostri pensieri, opinioni, credenze, giudizi e paure. Va sottolineato, invece, che il congiuntivo, nonostante i vari mutamenti che subisce la lingua italiana, continua ad essere vitale in determinati contesti d uso di cui si parlerà nei capitoli seguenti. Il presente elaborato si propone di presentare l analisi di un aspetto sintattico e morfologico della lingua italiana, trattando l impiego del modo congiuntivo, e i vari mezzi di espressione che usa lo sloveno per esprimere i medesimi contenuti. Ci soffermeremo sull uso sia nelle proposizioni indipendenti sia nelle dipendenti in italiano che verranno messe a confronto con le relative traduzioni in sloveno. Pertanto, la tesi non è soltanto un riassunto complessivo delle caratteristiche del congiuntivo ma mira anche a illustrare in maniera contrastiva quali sono i mezzi di espressione che usa lo sloveno al posto del modo congiuntivo. L obiettivo della presente tesi di laurea è di individuare tutte le proposizioni indipendenti e dipendenti in italiano che contengono la forma verbale al congiuntivo e le relative possibilità traduttive in sloveno, riassumendo infine strategie utilizzate in sloveno per esprimere gli stessi significati. Lo scopo della tesi, quindi, è di scoprire tutti gli elementi linguistici di cui si serve lo sloveno per tradurre le stesse nozioni che in italiano vengono espresse mediante il congiuntivo, identificando il mezzo d espressione più frequente. In base alle nostre preconoscenze possiamo ipotizzare che nelle traduzioni in sloveno per la maggioranza degli esempi si userà il condizionale, seguito dall indicativo. 9

10 La tesi di laurea è suddivisa in due parti, più precisamente in parte teorica e parte pratica. La parte teorica comincerà dalla breve descrizione della nascita del modo coniuntivo fino al suo uso odierno, illustrandone le varie fasi del suo sviluppo. Si procederà, poi, con lo studio del modo congiuntivo delineando le sue proprietà e usi che esso assume nelle proposizioni subordinate. Alla fine di questo capitolo, verrà presentato il ruolo che assume il congiuntivo nelle proposizioni dipendenti e indipendenti sottolineando le caratteristiche di ciascuna di esse. Il capitolo seguente tratterà in chiave contrastiva il tema del modo verbale nei due sistemi linguistici in cui verrà posta maggiore attenzione sulla concordanza dei tempi comparata con l uso dei tempi verbali nello sloveno. La parte pratica che seguirà, suddivide l analisi svolta in due parti: l analisi del corpus e l analisi quantitativa. Nella prima parte, si cercherà di estrapolare tutte le forme verbali del congiuntivo, presenti nelle proposizioni subordinate e principali del testo italiano comparandole, di conseguenza, come esse vengono tradotte in sloveno, o meglio, quali mezzi di espressione vengono usati nelle relative traduzioni presenti nelle proposizioni subordinate e principali. Nella seconda parte, ovvero quella quantitativa, si cercherà di presentare i risultati ottenuti durante la ricerca, trasformandoli nelle percentuali e negli schemi raffigurativi. La rappresentazione dei risultati può essere divisa in tre sezioni: la prima tratterà i risultati della traduzione del modo verbale del congiuntivo nello sloveno, nella seconda sezione verrà approfondito il concetto dela traduzione di specifici tempi verbali del congiuntivo, e infine, verranno illustrati i risultati della traduzione del congiuntivo nello sloveno apparso nei diversi tipi di dipendenti. 10

11 2 IL CONGIUNTIVO In questo capitolo si ripercorrerà in breve la storia del modo congiuntivo a partire dalla sua nascita al suo uso contemporaneo. Verranno poi presentati diversi usi del congiuntivo con numerosi esempi pratici, in particolare nelle frasi subordinate, ovvero si darà maggiore attenzione alle varie proprietà e usi del modo del congiuntivo, nonché all impiego del congiuntivo nelle frasi indipendenti e subordinate il che rappresenta il tema fondamentale della tesi. Si parlerà, inoltre, anche della concordanza dei tempi. Tutti questi livelli d analisi verranno infine messi a confronto con le strategie, o meglio, i mezzi di espressione utilizzati dallo sloveno nelle rispettive traduzioni. 2.1 La nascita del modo congiuntivo Il termine congiuntivo proviene dal latino conjunctivus e significa che congiunge. Nel latino volgare il congiuntivo si adoperava soltanto nelle frasi indipendenti ed esprimeva diverse funzioni e diversi significati che verranno elencati in seguito. Come hanno descritto Della Valle e Patota (2009, 60) un congiuntivo poteva esprimere manifestazioni della volontà come esortazioni (Amemus patriam = Amiamo la patria!), divieti (Ne falsum dixeris = Non dire il falso!) e desideri (Utinam verum dicas = Speriamo che tu dica la verità); poi espressioni di dubbi (Quid dicam = Che dovrei dire?) e di fatti valutati come impossibili (Ego me Phidiam ese mallem = Preferirei essere Fidia dice Cicerone in un suo scritto, ben sapendo di non essere Fidia, il grande scultore greco). Benché il congiuntivo all'inizio si usasse soltanto nelle frasi semplici, più in avanti si adoperò anche nelle frasi subordinate o dipendenti. Per illustrare questo sviluppo riportiamo un esempio di Della Valle e Patota (2009), partendo da una frase che esprime comando (FASE 1) e la sua successiva evoluzione (FASI 2, 3 e 4): FASE 1: Inizialmente, per dare un comando a una persona diversa da quella a cui ci si rivolgeva, si adoperava il congiuntivo da solo. FASE 2: Secondariamente, a quel congiuntivo si accompagnò un verbo che esprimeva ordine o richiesta, e lo si pospose al congiuntivo. 11

12 FASE 3: In seguito, il verbo che esprimeva ordine o richiesta fu anteposto al congiuntivo. FASE 4: Per ultimo, tra quel verbo e il congiuntivo venne inserita una parola che assunse il valore di un elemento subordinante (ut = che ) e così l'indicativo del verbo bandiera divenne il verbo di una reggente e il congiuntivo, infine, divenne il verbo di una frase subordinata. Riassumendo: FASE 1 FASE 2 FASE 3 FASE 4 Eat! Eat! Postulo! Postulo! Eat! Postulo ut eat (= Vada!) (=Vada! [Lo] chiedo!) (= [Lo] chiedo! Vada!) (= Chiedo che vada) Tabella 1: Il congiuntivo nel passaggio dal latino volgare all italiano. Infine, il risultato della cosiddetta maturazione fu che il congiuntivo entrò in un uso che in precedenza non gli era familiare e conosciuto, in altre parole quello dell'uso nelle frasi subordinate che dipendono da altre frasi e che saranno descritte più in dettaglio nei prossimi capitoli. 2.2 L evoluzione del congiuntivo nel tempo Il congiuntivo dispone di quattro tempi tra cui due tempi semplici, che sono il presente e il passato, e due tempi composti che sono l imperfetto e il trapassato. Benché si usi anche nelle frasi indipendenti, è un modo caratteristico delle frasi subordinate e la scelta della forma (del tempo verbale) è largamente condizionata dalla relazione temporale tra la frase reggente e la frase dipendente. Il termine reggente, secondo Serianni (2012, 369), indica una proposizione, principale o secondaria, che ne regga un altra. In alcune subordinate il congiuntivo riflette bene la componente volitiva-potenziale-dubitativa considerata tradizionalmente caratteristica di questo modo verbale. È il caso delle dipendenti causali, consecutive, ipotetiche e restrittive, concessive, temporali, avversative (solo dopo nonché), comparative (in pochi casi), eccettuative, relative, incidentali tutte proposizioni in cui accanto al congiuntivo si adopera in diversa misura anche l indicativo e di dipendenti 12

13 finali ed esclusive, nelle quali il congiuntivo è l unico mezzo verbale disponibile in italiano. Oltre che nelle frasi subordinate, il congiuntivo compare anche in alcuni tipi di frasi indipendenti, ovvero nelle interrogative con valore dubitativo, nelle volitive (congiuntivo esortativo e congiuntivo permissivo) e nelle ottative. (Serianni 2012, 331) La lingua italiana come tutte le altre lingue del mondo si evolve nel tempo. Questo significa che è proprio il cosiddetto dinamismo o vitalità che rende una lingua interessante nei suoi molteplici punti di vista. Come fa notare Sobrero (1993, VII) la lingua odierna ovvero la lingua che parliamo è in continua rinnovazione, ovvero, deve essere percepita non solo nei suoi elementi di continuità, ma anche come fattore, indice e presagio del cambiamento. La riduzione dell uso del congiuntivo rappresenta senz ombra di dubbio un grande indebolimento della lingua italiana poiché essa investe un ruolo fondamentale nella grammatica italiana, arricchendo così non solo tutto il sistema grammaticale e linguistico, ma contribuisce anche alla conoscenza e abilità più complesse dei suoi parlanti abili nell utilizzo di questo modo verbale. Già negli anni Settanta si faceva notare che l alternanza tra questi due modi non riflette l opposizione tra la certezza e l incertezza, la soggettività e l oggettività, secondo i valori propri dell indicativo e del congiuntivo. Molte volte è solo una questione di scelta fra il seguire la tradizione letteraria, ovvero usare il congiuntivo, o la popolarità dell espressione, uso dell indicativo. (Moretti e Orvieto 1979, 111) Ma come fa notare Serianni (2012, 386) più recentemente: Si parla di una presunta morte del congiuntivo nell italiano di oggi, o almeno di un suo accentuato declino dai tradizionali domini di completive tra cui le oggettive e le soggettive, interrogative indirette, ipotetiche. Ma in realtà, il congiuntivo è ben saldo nell italiano scritto, anche senza pretese letterarie. Il cosidetto disuso dell uso del modo congiuntivo implica una semplificazione della lingua cui definizione è stata citata nel capoverso precedente. Il fonomeno si sta allargando anche nei media, radio e giornali. 13

14 Il cambiamento e il progressivo mutamento che sono due caratteristiche basilari di qualsiasi lingua di questo mondo, non solo dell italiano, è inevitabile. La semplificazione, in particolare, è una necessità da sempre sentita, infatti, Berruto (1990, 20) propone la seguente definizione: Per semplificazione linguistica, proponiamo di intendere il processo secondo cui a un elemento, forma o struttura X di una certa lingua o varietà di lingua si sostituisce / contrappone/paragona un corrispondente elemento, forma o struttura Y della stessa lingua o varietà di lingua o di un'altra lingua o varietà di lingua, tale che Y sia di più immediata processabilità, cioè più facile, più agevole, meno complesso, meno faticoso, meno impegnativo cognitivamente ecc. a qualche livello per l'utente. Il progressivo disuso del congiuntivo, quindi, può dipendere da una semplificazione della lingua italiana caratteristica soprattutto del registro informale, o meglio familiare. Vediamone di seguito un esempio: (1) Non c è nessuno che mi può cambiare. L esempio illustra un uso molto semplificato della lingua italiana, ovvero, la frase è considerata molto più consona ad un discorso parlato che si tiene al livello familiare e meno formale, mentre nella varietà standard, utilizzabile in tutti gli ambiti alti della lingua compare il modo congiuntivo. Infatti, nel registro informale e colloquiale, il congiuntivo viene utilizzato sempre di meno. Al suo posto troviamo l indicativo soprattutto nelle proposizioni oggettive rette da verbi come credere, pensare, ritenere (credo che tu hai ragione invece di che tu abbia ragione), nelle interrogative indirette (non so se tu sei tornato a casa invece di non so se tu sia tornato a casa), e nel periodo ipotetico dell irrealtà (se me lo dicevi, non ti sgridavo invece di se me lo avessi detto, non ti avrei sgridato). Come nota Serianni (2012), con alcuni verbi la scelta tra il modo congiuntivo e indicativo comporta le differenze nel significato del verbo. Di seguito si propongono alcuni esempi in cui si possono riscontrare le diverse sfumature di significato: Ammettere ind. riconoscere cong. suporre, permettere (2) Ammisi davanti al professore che non avevo studiato bene. (3) Ammettendo che tu abbia ragione, cosa dovrei fare? 14

15 Badare ind. osservare cong. aver cura (4) Cercò di non badare all'effetto che gli faceva quella strana voce. (5) Mi consigliava di badare che non cadessi. Capire ind. rendersi conto cong. trovare naturale (6) Non vuole capire che io non sono un suo dipendente. (7) Capisco che tu voglia andartene. In italiano, la scelta dell indicativo o del congiuntivo è condizionata, oltre che dal registro, anche dalla maggiore o minore sicurezza che caratterizza l enunciato. Dunque, cerchiamo di individuare la differenza tra questi due esempi: (8) Penso che lui è arrogante. (9) Penso che lui sia arrogante. La scelta del modo indicativo nell esempio (8) esprime il maggiore grado di sicurezza poiché la voce del verbo pensare (penso) esprime una convinzione, mentre nell esempio (9) contenente la forma del verbo al congiuntivo, si rileva una sicurezza minore, infatti viene espressa una supposizione. Non solo nello scritto ma anche nella lingua parlata spesso accade che al posto del congiuntivo esso venga sostituito dall indicativo, anche senza particolare funzione semantica: (10) Credo che le cose stanno diversamente. (11) Temo che gli è successo qualcosa. Va però sottolineato che nonostante la varietà di significato rinvenuta dalla scelta del modo verbale, in italiano, dopo i verbi di opinione (pensare, credere ecc.), di desiderio (volere, desiderare ecc.), di un augurio, speranza (sperare) la varietà standard non accetta l'utilizzo dell'indicativo. 15

16 Vari autori e linguisti tra cui menzioniamo Gaetano Berruto, Luca Serianni, Alberto A. Sobrero e infine anche Francesco Sabatini, presidente onorario dell Accademia della Crusca, studiano i motivi per cui i parlanti scelgono l indicativo, ovvero il modo verbale che esprime certezza e fatti reali al posto del congiuntivo che è il modo della possibilità, dell irrealtà, della soggettività. Nell ambito italiano a questa varietà Francesco Sabatini (1985) ha assegnato il nome dell italiano dell uso medio, mentre Gaetano Berruto (1987) attribuisce l alternanza congiuntivo/indicativo a una delle caratteristiche dell italiano neostandard. In merito a tale varietà sembra indispensabile aggiungere la seguente valutazione espressa da Alberto Sobrero (1992, 5): Il neostandard è difuso nelle classi medio-alte e nella parte più acculturata della popolazione, ed è realizzato più nel parlato che nello scritto. L etichetta di neostandard si riferisce al fatto che su questo livello, oggi in piena evoluzione, troviamo un gran numero di forme che via via risalgono dai livelli inferiori (sub-standard): prima relegate nell area delle forme colloquiali (o, come dicevano vocabolari, triviali), ora si diffondono e sono accettate nella lingua nazionale. Lo standard così estende i propri confini. A questo punto ci interessa soprattutto la semplificazione del sistema verbale, ovvero, recentemente si parla di economia linguistica, che ha subito il modo verbale congiuntivo. Come già detto, il neostandard è caratterizzato dalla riorganizzazione nell uso dei tempi e dei modi del verbo rispetto allo standard. (Berruto, 2006) Come introdotto proprio da Berruto (2006), per quanto riguarda i modi verbali, la tendenza più significativa del neostandard è quella che conduce alla sostituzione del congiuntivo con l indicativo. La troviamo ad esempio nel cosiddetto imperfetto ipotetico o nelle proposizioni ipotetiche dell irrealtà. Di seguito sono riportati due esempi: (12) Se lo sapevo, non ci venivo. (= Se l avessi saputo, non ci sarei venuto.) (13) Se arrivavamo prima, non perdevamo il treno. (= Se fossimo arrivati prima, non avremmo perso il treno.) Vi è un analoga preferenza verso l indicativo a scapito del congiuntivo nelle frasi dipendenti da verbi di opinione, o da verbi di sapere e dire al negativo. (14) Penso che ormai non viene più. (= penso che ormai non venga più) 16

17 Nelle interrogative indirette: (15) Mi chiedo come può essere accaduto. (= come possa essere accaduto) Nelle relative restrittive: (16) C è qualcuno che mi può dare un consiglio? (= che mi possa dare un consiglio) 2.3 Il congiuntivo nelle grammatiche L uso del congiuntivo in frasi indipendenti Come riportano Della Valle e Patota (2009, 81) il congiuntivo si può incontrare, in un primo tempo, in alcuni tipi di frasi autonome, ovvero quelle frasi che non dipendono da altre frasi. Queste forme di congiuntivo autonomo si suddividono nei seguenti gruppi tra cui il congiuntivo esortativo, il congiuntivo dubitativo, il congiuntivo esclamativo e il congiuntivo desiderativo. Si cercherà a questo punto di esaminare in breve le principali caratteristiche di ciascuna delle forme di congiuntivo sopra elencate. Il congiuntivo esortativo si usa per rivolgere un ordine, un comando, un incitamento, un invito o un esortazione a una terza persona singolare (lui, lei), a una prima persona plurale (noi) o a una terza persona plurale (loro). (Della Valle e Patota 2009, 81-82) Il verbo in questo caso viene preceduto dalla parola che come mostrato dagli esempi dati. (17) (Che) nessuno si muova! (18) Proviamo! (19) Diano loro il buon esempio! (20) (Che) quei due se ne vadano! (21) (Che) la cena sia pronta alle otto! Il congiuntivo esortativo è la forma specifica per esprimere un comando, un ordine o un esortazione quando ci si rivolge alla terza persona singolare femminile, lei. Vedansi gli esempi sotto elencati. 17

18 (22) Esca subito da questa stanza! (23) Si sposti, per piacere! (24) Ragazzo, dia il posto alla signora! (25) Abbia un po di pazienza! Il congiuntivo dubitativo è usato tipicamente nelle frasi interrogative in cui esprime un dubbio dove esso può riguardare o il presente o il passato. In entrambi i casi, il congiuntivo che esprime un dubbio è introdotto dalla parola che. (Della Valle e Patota 2009, 83) (26) Che abbiano perso il treno? (= Ho un dubbio: hanno o non hanno perso il treno?) (27) Che domani venga anche Andrea? (= Ho un dubbio: domani verrà anche Andrea?) (28) Che abbiano sbagliato strada? (= Ho un dubbio: hanno o non hanno sbagliato strada?) (29) Che si siano pentiti? (=Ho un dubbio: si sono o si saranno pentiti?) Il congiuntivo esclamativo può esprimere un esclamazione e si verbalizza con due forme diverse. La prima forma del congiuntivo esclamativo è introdotta dalla congiunzione che seguita da un congiuntivo presente o passato in riferimento a un fatto presente o passato. (30) Che un appartamento costi così caro! (31) Che un appartamento sia costato così caro! (32) Che si siano lasciati dopo tanti anni! La seconda forma del congiuntivo esclamativo, invece, si ha con la seconda persona singolare e plurale del congiuntivo imperfetto o trapassato dei verbi come ad esempio sapere, vedere, sentire ecc. seguiti da una frase interrogativa indiretta. In generale, queste forme verbali sono precedute dalla congiunzione se, che però non è obbligatoria. (33) (Se) sapessi come mi sento! (34) (Se) sentiste come suona il piano! (35) (Se) avessi visto come era bello quando è nato! (36) (Se) aveste visto che cena ci hanno preparato! Il congiuntivo desiderativo esprime un desiderio o un augurio senza che compaia un verbo che significhi desiderare. (Della Valle e Patota 2009, 86) 18

19 (37) Qui in Sicilia l estate è sempre molto calda: magari piovesse un po! Nel romanzo Io e te, scelto come corpus d analisi contrastiva (cfr. cap. 3) si prevede di riscontrare alcuni esempi dell uso del congiuntivo nelle frasi indipendenti tra cui ci si aspetta la prevalenza degli esempi appartenenti al congiuntivo esortativo il quale dovrebbe tradursi in sloveno con l imperativo L uso del congiuntivo in frasi subordinate Sono molto più numerosi gli esempi dell uso del congiuntivo nelle frasi subordinate, introdotte da una congiunzione subordinata. In italiano, l uso del congiuntivo è obbligatorio nelle proposizioni subordinate introdotte da particolari congiunzioni, locuzioni congiuntive e da espressioni particolari. Nelle proposizioni subordinate, come nota Serianni (2012), l uso del congiuntivo è richiesto dalle seguenti congiunzioni e locuzioni subordinanti che introducono l impiego di questo modo verbale. Si usa: dopo alcune locuzioni subordinanti quali affinché, benché, sebbene, quantunque, a meno che, qualora, prima che, senza che (38) Benché tu abbia ragione, non posso condividere del tutto quello che mi dici. Con aggettivi e pronomi indefiniti quali qualunque, chiunque, ovunque, dovunque (39) Ovunque tu vada, io ti seguirò. Con espressioni impersonali come è probabile che, è giusto che (40) È giusto che Luigi sia andato in vacanza. Dopo i verbi che indicano una volizione (ordine, preghiera, permesso), un'aspettativa (desiderio, timore, sospetto), un'opinione o una persuasione. 19

20 (41) La legge dispone che la pena sia aumentata o diminuita entro limiti determinati. Verranno di seguito presentati diversi tipi di subordinate in relazione all uso del congiuntivo, con spiegazioni su quando il suo impiego è obbligatorio e quando desiderato Il congiuntivo in diversi tipi di subordinate Le proposizioni oggettive svolgono la funzione di complemento oggetto della proposizione reggente (Dardano e Trifone 2003, 449) e sono introdotte dalla congiunzione subordinante che o come. Hanno il verbo al modo indicativo, congiuntivo o condizionale. (42) Ti dico che è la verità. (43) Pensano che io abbia torto. (44) Spero che non si preoccupi. Per orientarsi nella scelta del modo appropriato nello scritto e nel parlato si può osservare che viene richiesto l uso del congiuntivo quando nella frase reggente ci sono verbi che indicano una volizione (ordine, preghiera, permesso), un aspettativa (desiderio, timore, sospetto), un opinione o una persuasione (cfr. cap ). Le proposizioni soggettive sono introdotte da espressioni impersonali formate dal verbo essere seguito dal sostantivo oppure aggettivo: è ora, è tempo (locuzioni temporali), è bene, è male, è incredibile, è bello, è giusto (predicati neutri) ecc. (Dardano e Trifone 2003, 452) (45) È incredibile che sia tutto vero. Nel presentare le proposizioni soggettive verrà menzionata la stessa falsariga già precedentemente tracciata per le proposizioni oggettive, esaminando inoltre l alternanza tra l indicativo e il congiuntivo nel costrutto esplicito. Come propone Serianni (2012, 393) distinguiamo alcuni fondamentali tipi di reggenza come seguono: Verbi come sembrare, parere, risultare, apparire, accompagnati o no da un aggettivo: 20

21 (46) Sembra che ci sia qualche difficoltà. (47) Sembra opportuno rinviare l incontro. Verbi che vengono usati come impersonali tra cui ad esempio si dice, è stato affermato, si aspetta, si suppone ecc. Tale costrutto è di norma esplicito. (48) Si dice che abbia lasciato un messaggio. Il verbo essere con valore impersonale accompagnato da un aggettivo o da un avverbio in funzione predicativa: è facile, giusto, possibile, ecc. è bene, male, meglio, ecc. (49)È molto che ci siano rimasti a casa nostra. Sulla scorta di Schmitt-Jensen (1970, 129), cui rinviamo per un esame più ampio e articolato, distinguiamo in generale due tipi di reggenze. Nel primo gruppo rientrano le reggenze che richiedono abitualmente il congiuntivo. Si tratta di verbi impersonali dell apparenza (sembra, pare, appare ecc.) e di quelli che indicano necessità o convenienza (bisogna, occorre, vale la pena ecc.) o un moto dell animo (piace, dispiace, secca, stupisce, fa+oggetto tra cui fa pena, fa paura, fa rabbia ecc.). Inoltre, della grande maggioranza dei sintagmi sostantivali e aggettivali. (50) Mi fece rabbia che ci vedesse. Nel secondo gruppo rientrano le reggenze che richiedono abitualmente l indicativo. Sono verbi che esprimono certezza, una constatazione, un risultato obiettivo (si sa, si afferma, risulta ecc.) e delle corrispondenti locuzioni aggettivali e sostantivali (è chiaro, è certo, è innegabile ecc. il bello, il brutto, il guaio è che ecc.) (51) Si vedeva che la sapeva più lunga degli altri. Le proposizioni dichiarative consentono di precisare o di illustrare un elemento della sovraordinata che sia un pronome o un aggettivo dimostrativo. (Serianni 2012, 395) Servono, dunque, a spiegare un elemento (nome, pronome, avverbio) contenuto nella reggente. 21

22 (52) Questo mi addolora, che tu mi menta. (53) Speravano solo questo, che la guerra finisse. Riepilogando, quindi, il congiuntivo nelle proposizioni dichiarative in italiano è selezionato con verbi che indicano una volizione, una preghiera o un opinione (si veda l esempio (53). Le proposizioni interrogative indirette esplicitano un dubbio, una domanda o un quesito contenuti nella sovraordinata. (54) Non so che cosa vuoi fare. (55) Gli chiese da dove venisse. L alternanza tra l indicativo e il congiuntivo che si ha nel costrutto esplicito ricorda da vicino quella già descritta per le oggettive e le soggettive. Anche in questo caso i due modi fondamentali non corrispondono in genere a un diverso grado di certezza ma, semmai a un livello stilistico più o meno formale o a semplici variazioni libere (significativo il seguente esempio di Corrado, citato in Moretti e Orvietto, (1979, I 107), in cui di tre interrogative subordinate due sono all indicativo e una al congiuntivo: gli chiedeva quanti erano in casa, se avesse il padre e la madre, se era fidanzata. ) Un alternanza dell indicativo e congiuntivo dislocata sull asse certezza (oggettività) e incertezza (soggettività), più evidente può rinvenirsi negli esempi (56) e (57), attinti da Schmitt-Jensen (1970, 647): (56) Ognuno lo sa perché fa il partigiano. (Calvino) (57) Costui sapeva perfino chi fosse. (Pavese) Nell esempio (57) si è di fronte a un possibile indicativo, ma viene usato il congiuntivo con lo scopo di contrassegnare un fatto che non è generalmente noto, se non al soggetto dell azione. Le proposizioni causali indicano una causa, una ragione, un motivo: perché, poiché, giacché, siccome, visto che, dal momento che, dato che, per il fatto che ecc. (Dardano e Trifone 2003, 429) Di norma sono costruite con l indicativo (58-59), però 22

23 ammettono anche il congiuntivo (60) dove esso esprime una causa possibile ma non effettiva e viene introdotto dopo le congiunzioni non perché, non che, non già che. (58) Non è venuto poiché si sentiva male. (59) Siccome è tardi, prenderò un taxi. (60) Non perché mi piaccia contraddirti ; Ammettono il congiuntivo quando in una frase negativa o dipendente da una sovraordinata negativa introducono una causa fittizia, cui normalmente segue la causa reale in una coordinata avente il verbo all indicativo. (Serianni 2012, 400) (61) Adesso ero lieto di non aver cercato di abbracciare Anna, non perché temessi di venir respinto, ma perché tutto il caso di quella sera si era svolto sotto un segno di franchezza. Le proposizioni finali indicano il fine per il quale un fatto si realizza o tende a realizzarsi (Dardano e Trifone 2003, 429) e sono introdotte dai connettivi affinché, perché, acciocché, che. Nelle finali l uso del congiuntivo è obbligatorio. (62) Ti ho avvertito in tempo, affinché [perché] tu sappia come regolarti. (63) I genitori furono molto severi con noi, affinché [perché] imparassimo a comportarci bene. Le proposizioni consecutive indicano la conseguenza di quello che è stato detto nella principale. Sono introdotte dalla congiunzione che, congiunzioni composte o locuzioni congiuntive formate con che (sicché, a tal punto che ecc.) o introdotte da in modo tale che. (Serianni, 2012) Il modo abituale è l indicativo, però può comparire anche il congiuntivo quando la proposizione consecutiva assume una connotazione di eventualità o di potenzialità. (Serianni 2012, 407) (64) Andiamo tanto lontano che colui non senta più parlar di noi. (Manzoni, I Promessi Sposi) Anche Dardano e Trifone (2003, 429) notano che il modo del verbo è generalmente l indicativo, si usa però il congiuntivo quando la conseguenza è solo ipotetica, possibile. (65) Gli parlerò in modo che non si faccia troppe illusioni. 23

24 Le proposizioni condizionali e il periodo ipotetico indicano una condizione, senza la quale il fatto espresso nella principale non potrebbe realizzarsi (Dardano e Trifone 2003, 429) e sono introdotte dalle congiunzioni e locuzioni congiuntive (a condizione che, ammesso che, a patto che, casomai, laddove, nell eventualità che, ove, qualora, purché, sempreché). (66) Casomai Giovanni non fosse in casa, cercalo in ufficio. (67) Ti presterò i soldi che mi hai chiesto, purché (oppure a patto che, a condizione che, sempre che) tu me li restituisca entro tre mesi. A questo punto bisogna porre maggiore attenzione a un altro fenomeno che viene correlato alle proposizioni condizionali, ovvero il periodo ipotetico. Come è stato già accennato le proposizioni ipotetiche ossia proposizioni condizionali, indicano: L ipotesi da cui dipende ciò che viene espresso nella reggente. L insieme di sovraordinata e di subordinata condizionale prende il nome di periodo ipotetico e le due proposizioni sono designante individualmente come apodosi (dal greco apod sis) che esprime la premessa e protasi (dal greco prótasis) che invece esprime la conseguenza. (Serianni 2012, 410) (68) protasi (proposizione subordinata) se continuerà a piovere apodosi (proposizione reggente) resteremo a casa In base al rapporto che correla l apodosi e la protasi, il periodo ipotetico può essere di tre tipi: della realtà, della possibilità e dell irrealtà. Come già nominato precedentemente, accanto alla congiunzione condizionale più comune se si usano anche qualora, purché, ove. Tra le locuzioni trovano posto ammesso che, a condizione che, a patto che, nel caso che, nell eventualità che, nell ipotesi che ecc. Con la congiunzione se, il modo del verbo nella protasi è l indicativo per esprimere un ipotesi reale (se comincia a parlare, non la finisce più), invece, è il congiuntivo per esprimere un ipotesi possibile (se dovessi andar via passerei a salutarti) o irreale (se fossi nei tuoi panni, mi licenzierei). (Dardano e Trifone 2003, 462) 24

25 Quando la proposizione condizionale è introdotta da una congiunzione diversa da se o da una locuzione congiuntiva, il modo della protasi è in linea di massima il congiuntivo (talvolta l indicativo futuro può sostituire il congiuntivo presente). (69) Nel caso che i giocatori non rispettino/non rispetteranno le nuove regole, saranno ammoniti dall arbitro. Come sostenuto dai due autori vediamo ora la correlazione tra i modi verbali della protasi e dell apodosi dove con se possiamo avere l indicativo in entrambe (realtà) o il congiuntivo nella prima e il condizionale nella seconda (possibilità, irrealtà); con qualora, nel caso che, a patto che ecc. l apodosi può avere l indicativo o il condizionale: (70) Nel caso che continuasse a piovere, resterò / resterei a casa. Esistono possibilità diverse di correlazione dei modi verbali, che danno luogo a periodi ipotetici misti, fra i più comuni si ricorda il tipo formato dall indicativo, seguito dall imperativo. (71) Se passi da Roma, vieni a trovarmi. Il periodo ipotetico misto generalmente dispone di due forme, ciascuna di esse con due significati fondamentali. La prima delle due forme è composta dal congiuntivo trapassato e seguita dal condizionale presente. Questo tipo di frase ha la condizione nel passato, mentre le conseguenze si verificano nel presente. (72) Se ieri avessi studiato di più, oggi sarei in grado di rispondere alle sue domande. Invece, la seconda forma è composta dall imperfetto e seguita dal condizionale passato. Con questo tipo di frase si esprime la condizione che è di tipo generale, valida a prescindere dal tempo, mentre le conseguenze sono nel passato. (73) Se non fossi una persona ambiziosa, non avrei raggiunto questi risultati. 25

26 L altro tipo caratteristico dei periodi ipotetici misti è quello formato dall indicativo imperfetto e seguito dal condizionale passato. Ne facciamo un esempio: (74) Se venivi con noi ti saresti divertito. Inoltre, si può avere un periodo ipotetico misto, quando nella protasi il verbo è al congiuntivo e nell apodosi all indicativo (75), o nella protasi all indicativo e nell apodosi al condizionale (76). (75) Se ce lo avessero detto prima, non venivamo. (76) Se lo sapevamo, non saremmo venuti. I due esempi sovrastanti sono caratteristici dell uso comune e informale. Nella lingua parlata è molto comune l uso dell imperfetto indicativo sia nella protasi, sia nell apodosi del periodo ipotetico dell irrealtà nel passato, al posto del congiuntivo imperfetto e del condizionale. (77) Se me lo dicevi in tempo, venivo anche io alla tua festa. Nel libro analizzato Io e te di Niccolò Ammaniti, dato che esso include molte conversazioni e dialoghi tra un adolescente e una giovane, si ritiene di trovare molti esempi del periodo ipotetico in cui in ambedue le parti cioè sia nella protasi sia nell apodosi ci si trovi l imperfetto. Malgrado il linguaggio informale tra i due protagonisti che prevale, però, non possiamo escludere la presenza di esempi del periodo ipotetico, appartenenti al registro formale. Le proposizioni concessive indicano una concessione, negando nello stesso tempo la conseguenza che se ne può trarre (Dardano e Trifone 2003, 429) quando sono introdotte da benché, malgrado, malgrado che, nonostante, nonostante che, per quanto, quantunque, sebbene, seppure. (78) Benché fosse giugno, faceva freddo. (79) Quantunque avessimo camminato molto, non eravamo affatto stanchi. (80) Resto a casa malgrado io stia benissimo. 26

27 Le proposizioni temporali indicano una circostanza di tempo (Dardano e Trifone 2003, 429) e sono introdotte dai connettivi quando, come, appena che, dopo che, allorché, prima che, finché, ogni volta che ecc. Anche le subordinate temporali ammettono sia l indicativo (81) che il congiuntivo (82). (81) Quando l ho visto, gli sono corso intorno. (82) Dobbiamo prendere una decisione, prima che sia troppo tardi. Le proposizioni temporali, quindi, se introdotte dalle congiunzioni temporali come prima che, allorché, finché in italiano richiedono l uso del congiuntivo. Le proposizioni comparative stabiliscono un rapporto comparativo con la reggente (Dardano e Trifone 2003, 461) (83) Il diavolo non è così brutto come si dipinge. (84) Ci mette più tempo di quanto mi aspettassi. (85) Abbiamo meno tempo di quello che sarebbe necessario Come indicato dai tre esempi sovrastanti, le proposizioni comparative possono essere di tre tipi, tra cui quello di uguaglianza (così come, tanto quanto, tale quale), di maggioranza (più di quanto, più che, più di come, più di quello che) o di minoranza (meno di quanto, meno che, meno di come, meno di quello che). I modi del verbo nella proposizione comparativa di uguaglianza sono l indicativo e il condizionale (86), mentre le comparative di maggioranza e di minoranza hanno il verbo al modo indicativo, congiuntivo o condizionale (87-89). Vediamo adesso gli esempi di quanto detto. (86) Mi sono comportata con lui come avrei fatto con chiunque altro. (87)Il problema è più complesso di quanto pensavo. (88) Il problema è più complesso di quanto pensassi. (89) Il problema è più complesso di quanto avrei pensato. Le proposizioni modali indicano una circostanza di modo e sono introdotte da come, come se, quasi, nel modo che ecc. (Dardano e Trifone 2003, 429) 27

28 (90) Fa come se fossi a casa tua. (91) Urlava quasi fosse impazzito. Le proposizioni eccettuative, esclusive, limitative esprimono un eccezione, un esclusione o una limitazione a quanto è affermato nella principale. (Dardano e Trifone 2003, 429) Sono introdotte da fuorché, tranne che, salvo che, eccetto che, a meno che, senza che, per quanto, per quello che ecc. (92) Ti aiuterò a finire il lavoro, a meno che (eccetto che, salvo che, tranne che) tu non voglia fare tutto da solo. (93) Senza che me ne accorgessi mi rendeva allegra. Le proposizioni relative hanno la funzione di determinare o modificare, completandolo, il significato dell antecedente. Il modo del verbo che appare nelle proposizioni relative è l indicativo quando il fatto espresso dalla relativa viene presentato come reale, certo (94) oppure si possono usare il congiuntivo e il condizionale quando l evento viene descritto come possibile, ipotetico o desiderato (95). (Dardano e Trifone 2003, 469) (94) Cerco un libro che tratta di urbanistica. (95) Cerco un libro che tratti di urbanistica. Nel primo esempio (94) si tratta di un libro ben definito, già visto e si è a conoscenza della sua esistenza. Nel secondo esempio (95), invece, si tratta di un qualsiasi libro di urbanistica di cui è incerta persino l esistenza. L indicativo, come già menzionato precedentemente, è il modo di gran parte delle proposizioni relative esplicite che enuncino un fatto in termini oggettivi, reali descrittivi. Il congiuntivo attribuisce alla frase una coloritura eventuale, accostandola a una finale, a una consecutiva o a una condizionale. Serianni (2012) propone una breve esemplificazione delle relative con diversi valori ma si tenga conto che spesso i diversi valori sfumano l uno nell altro: 28

29 - Valore finale (o finale-consecutivo) Nell esempio (96) la congiunzione che si potrebbe sostituire con una finale come ad esempio affinché. (96) Fanno entrare sua sorella che lo consoli. - Valore consecutivo La sfumatura consecutiva è forse quella che più ricorre nelle proposizioni relative. Tra gli antecedenti più frequenti si menziona: L uso del superlativo relativo (97) e l uso di un pronome indefinito negativo (98). (97) La cucina di Fratta ed il suo focolare sono i monumenti più solenni che abbiano mai gravato la superficie della terra. (98)Nell immagine del mondo disegnata dallo Art Nouveau non c è nulla che riveli la chiara consapevolezza della problematica sociale. - Valore causale (99) Del resto, tu che sei letterato, ricorderai certamente come inizia l Edmenegarda di Giovanni Prati (=in quanto letterato, dal momento che sei un letterato) (Bassani 1962 citato da Serianni 2012) - Valore condizionale Nell esempio (100) la congiunzione che si potrebbe sostituire con altre congiunzioni condizionali quali qualora, casomai ecc. (100) Credo che gli italiani colmeranno gli eventuali vuoti che dovessero verificarsi nell afflusso dall estero. (= gli italiani colmeranno i vuoti, se questi vuoti si verificassero) In più, vanno menzionati alcuni aggettivi e pronomi indefiniti collettivi (chiunque, qualunque, qualsiasi, checché) e avverbi o espressioni avverbiali di qualità o di luogo (comunque, come che, ovunque, dovunque, da ogni parte e simili) che possono introdurre una proposizione relativa con valore concessivo. (Serianni, 2012) 29

30 (101) Comunque tu faccia e dovunque tu vada, io ti amerò per sempre. Come si è potuto notare in questo capitolo, il congiuntivo può essere utilizzato non solo nelle proposizioni principali ma soprattutto nelle proposizioni subordinate. In alcuni casi, la scelta del congiuntivo è in alternativa libera con altri modi verbali, in altri casi, invece, il suo utilizzo è obbligatorio. Il capitolo che segue si propone di scoprire ed evidenziare i tratti contrastivi tra l italiano e lo sloveno, comparando le possibilità espressive che usa lo sloveno al posto del modo verbale congiuntivo. 30

31 3 ANALISI CONTRASTIVA TRA L'ITALIANO E LO SLOVENO La grammatica contrastiva ha come scopo principale il comparare i mezzi di espressione in due o più sistemi verbali, nonché evidenziarne le somiglianze o le differenze. Ci soffermeremo in primo luogo su una breve presentazione del modo verbale in italiano e sloveno e sulla concordanza dei tempi e dei modi, identificando i contrasti principali tra le due lingue. Se compariamo il sistema verbale della lingua slovena e quello della lingua italiana, è possibile notare fin dall inizio i seguenti tratti di diversità. La differenza più visibile riscontrata è l assenza del congiuntivo. Si osserva che il modo congiuntivo, presente nel sistema verbale dell italiano, è del tutto inesistente nel sistema verbale dello sloveno. In italiano sono rese generalmente mediante il modo verbale congiuntivo varie nozioni relative al desiderio, giudizio personale, partecipazione affettiva. Vedremo in seguito come il significato espresso in italiano dal modo congiuntivo viene espresso in sloveno dal modo indicativo (povedni naklon) o condizionale (pogojni naklon). A questo punto va menzionata la ricerca sul congiuntivo di Skubic (1974) in cui fa notare come lo sloveno, per rendere la nozione espressa dal congiuntivo italiano, ricorre ai seguenti mezzi: nessun segno particolare nella subordinata, dato che la congiunzione da (che) è semanticamente svuotata; il verbo è all indicativo (102) a) Maciste pensò che egli avesse commesso un furto e tenesse la refurtiva per le scale. b) Maciste je sprva pomislil, da je kaj ukradel in da je ukradeno blago pustil na stopnicah. un altra forma verbale, e non l indicativo, e cioè il condizionale (103) a) Pieretto voleva che ci andassimo noi tre. b) Pieretto je hotel, da bi šli tja tudi mi trije. un elemento lessicale (morda e sim.), nella subordinata con l indicativo o altra forma verbale, che vieta di vedere nell azione o processo o stato una situazione precisa, e impone, invece, vedervi un azione, uno stato, un processo generico, non rigidamente legato a una data situazione 31

32 (104) a) se la frase detta dal Pizzuco non esprima la partecipazione e il concorso di altri b) e morda stavek ki ga je bil izrekel Pizzuco, ne izraža morda soudeležbe tudi drugih Oltre alla scelta del modo, le due lingue si differenziano anche nella concordanza dei tempi, in particolare nella sfera del passato. I contrasti nei sistemi verbali e quindi nella realizzazione delle azioni del verbo presentano spesso diverse difficoltà nell ambito dell apprendimento dell italiano e della traduzione. Come già accennato in precedenza, dunque, lo scopo dell analisi contrastiva tra i due o più sistemi linguistici, nel nostro caso tra lo sloveno e l italiano, è di identificare le loro diversità e le similarità. In questo capitolo verranno presentate le principali caratteristiche morfosintattiche del verbo italiano a confronto con il verbo sloveno. La tesi, dunque, si propone di individuare tutti i mezzi di espressione dei quali si serve lo sloveno per tradurre le nozioni che in italiano, specie nelle proposizioni subordinate, sono espresse mediante il congiuntivo, ponendo attenzione all impiego di modi e tempi verbali nonché di possibili espressioni lessicali che esprimono la modalità resa in italiano dal congiuntivo. 3.1 Il modo verbale in italiano e in sloveno Come fa notare Serianni (2012, 605), il verbo è una parte variabile del discorso che fornisce informazioni sul soggetto. È quella parte del discorso che può essere modificata morfologicamente per esprimere la persona (canto, cantiamo), il tempo (canto, cantavo) e il modo (che io canti, canterei). La lingua italiana a confronto con la lingua slovena conosce un maggiore numero di modi e tempi verbali. L oggetto centrale della tesi è il confronto del modo del congiuntivo in italiano con le varianti espressive disponibili in sloveno nei medesimi contesti d uso. Sulle varie proprietà del verbo italiano si porrà pertanto maggiore attenzione soprattutto al modo con il quale si esprimono le azioni verbali, comparandole, di conseguenza, con il modo del verbo sloveno. Se mettiamo a confronto il sistema verbale dello sloveno con quello dell italiano, è possibile notare fin dall inizio alcuni tratti di somiglianza e di contrasto. 32

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