i QUADERNI housing in Italy a cura di E.Capelli & L.Otti
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1 i QUADERNI #06 Social housing in Italia Social gennaio_marzo 2015 numero sei anno tre URBANISTICA tre giornale on-line di urbanistica ISSN: housing in Italy a cura di E.Capelli & L.Otti Vincenzo Marrone Elisabetta Capelli Elena Borghetti Elena Maranghi & Alice Ranzini Nadia Caruso Giacomo Pozzi Annarita Ferrante & Elena Cattani Andrea Boito Luisa Otti Marilisa Cellurale Milena Farina Corrado Caruso Alessia Macchi & Elena Bellini Enrico 1 Garbin Milena De Matteis, Barbara Del Brocco & Angelo Figliola
2 giornale on-line di urbanistica journal of urban design and planning ISSN: Direttore responsabile Giorgio Piccinato Comitato scientifico Thomas Angotti, City University of New York Orion Nel lo Colom, Universitat Autònoma de Barcelona Carlo Donolo, Università La Sapienza Valter Fabietti, Università di Chieti-Pescara Max Welch Guerra, Bauhaus-Universität Weimar Michael Hebbert, University College London Daniel Modigliani, Istituto Nazionale di Urbanistica Luiz Cesar de Queiroz Ribeiro, Universidade Federal do Rio de Janeiro Vieri Quilici, Università Roma Tre Christian Topalov, École des hautes études en sciences sociales Rui Manuel Trindade Braz Afonso, Universidade do Porto Comitato di redazione Viviana Andriola, Lorenzo Barbieri, Elisabetta Capelli, Sara Caramaschi, Lucia Nucci, Simone Ombuen, Anna Laura Palazzo, Francesca Porcari, Valentina Signore, Nicola Vazzoler. ISSN Progetto grafico / Nicola Vazzoler Impaginazione / Lorenzo Barbieri & Sara Caramaschi in copertina: Social housing a Riem West, Monaco di Baviera - progetto di Bogevischs Büro di Luisa Otti, 2012 ROMA TRE UNIVERSITÀ DEGLI STUDI 2 UrbanisticaTreiQuaderni#06
3 2015 numero sei anno tre january_march 2015 issue six #06gennaio_marzo year three Tema/Topic > Social housing in Italia: una riflessione Social housing in Italy: a reflection a cura di Elisabetta Capelli & Luisa Otti in questo numero in this issue Vincenzo Marrone_p. 11 Housing sociale e trasformazione semantica dell abitare Social Housing and semantic transformation of inhabiting Elisabetta Capelli_p. 17 Il Social Housing come politica pubblica Social Housing as a public policy Elena Borghetti_p. 23 Il ruolo dell attore finanziario nelle operazioni di Social Housing. Quali opportunità? The role of financial actors in social housing operations. What opportunities? Elena Maranghi & Alice Ranzini_p. 29 L housing sociale diffuso all interno dei quartieri Erp. Risorsa per nuove domande di casa? Diffusion of social housing in Erp neighbourhoods. A resource for new housing demands? Nadia Caruso_p. 35 Torino: tra politiche abitative tradizionali e sperimentazioni innovative Turin: between traditional housing policies and innovative experimentations Giacomo Pozzi_p. 43 Pensare l In-formale. Note critiche su autocostruzione e social housing Imagining the In-formal. A critique on self-construction and social housing Annarita Ferrante & Elena Cattani_p. 49 Technology is not enough Andrea Boito_p. 59 Housing sociale: strategie di densificazione per la rigenerazione urbana Social housing: densification strategies for urban regeneration 3
4 Luisa Otti_p. 65 Il progetto dell abitare: social housing come opportunità per l innovazione Living models: social housing as an opportunity for innovation Marilisa Cellurale_p. 71 Sovraincisioni. Progetto di residenza temporanea a Torino Sovraincisioni. Temporary housing project in Turin Milena Farina_p. 79 Abitare integrato, abitare inclusivo: esperienze del social housing a Milano Integrated and inclusive living: social housing experiences in Milan Corrado Caruso_p. 85 Progetto di housing sociale CasaCrema+ Social housing project CasaCrema+ Alessia Macchi & Elena Bellini_p. 93 Housing sociale in Toscana: confronto tra innovazione e società Social Housing in Tuscany: comparison between innovation and society Enrico Garbin_p. 101 Milano Figino, il borgo sostenibile Milano Figino, the sustainable borough Milena De Matteis, Barbara Del Brocco, Angelo Figliola_p. 109 L housing sociale strumento di rigenerazione urbana nei quartieri ERP Social Housing as a tool for urban renovation in ERP neighborhoods Apparati/Others > Profilo autori/authors bio p. 118 Parole chiave/keywords p UrbanisticaTreiQuaderni#06
5 Social housing in Italia Social housing in Italy > 9
6 Pensare l In-formale. Note critiche su autocostruzione e social housing Imagining the In-formal. A critique on self-construction and social Giacomo Pozzi # Autocostruzione # Informalità # Etnografia # Self-building # Informality # Ethnography Through a deconstructive perspective, characteristic of anthropological disciplines, I intend to shine some critical notes about the contemporary intersection between social housing and public politics relating to practices of self building. The self help building, intended as possible resolution of national complex and structural housing crisis, is promoted by institutions as economically convenient, participated by the future residents and socializing. Nevertheless, the housing self-production has caused hitherto also contrastive public discourses that have identified self building as an act characterized by illegality (abusiveness), underdevelopment (slum) and social insecurity (absence of professionality and control). On one side, therefore, an institutional form of this technique is normed, authorized and implemented by the public sphere; on the other, an informal mode, reversed, abusive and illegal is generally repressed. I intend to problematize the complex public narrative that identify the practices and the politics of self help building as convenient, inclusive and participated and, at the same time, criminalize the housing informality, often based on spatial self-production, considering that as illegal praxis. In qualsivoglia disciplina risulta centrale nella procedura di definizione dell oggetto di ricerca il processo di identificazione del campo di osservazione. Nell ambito delle politiche abitative, l atto di fondazione e di definizione del campo social housing risulta estremamente complesso e problematico (Pecoriello, 2011). La molteplicità (e la moltiplicazione) dei punti di osservazione, così come l eterogeneità delle pratiche, delle strategie e dei discorsi che si configurano - e vengo configurati - all interno di questa categoria analitica sfocano i margini e i confini della stessa. Anche le categorie, in fondo, sono margini mobili, frontiere porose, spazi liminari. Giacomo Pozzi > Social housing in Italia > Pensare l In-formale. Note critiche su autocostruzione e social housing 43
7 1_ Per quanto riguarda le differenti terminologie utilizzate in ambito internazionale, rimando a Pecoriello (2011). 2_ Il gruppo di autocostruttori si costituisce in cooperativa definendo uno statuto giuridico che stabilisce la regolamentazione dei rapporti fra i componenti del gruppo in ordine all attività da svolgere (ruoli, responsabilità, condizioni di appartenenza e di recesso, ecc.) (Regione Puglia 2012, p. 3). Proprio a partire da questa fluidità possono emergere esperienze che problematizzino le basi di esistenza della categoria stessa: mostrando, da un lato, il processo di costruzione e di invenzione insito nel concetto e, dall altro, questionando le continue conflittualità esistenti nel divenire operativo dello stesso. A partire da questa ipotesi interpretativa, la categoria Edilizia Residenziale Sociale può essere ri-significata proprio da alcune pratiche che ricoprono un ruolo subalterno al suo interno: mi riferisco nello specifico alle pratiche di autoproduzione abitativa (o autocostruzione). Attraverso un approccio decostruttivo, caratteristico delle discipline antropologiche, intendo far emergere alcune criticità relative alle politiche pubbliche riguardanti l autocostruzione, intesa come possibile risoluzione della complessa e strutturale (Engels 1872) crisi abitativa nazionale. L autoproduzione abitativa sembra infatti produrre prassi e discorsi contrastivi, tanto da poter veicolare l identificazione di due entità categoriali. Da un lato una forma istituzionale della stessa, normata, autorizzata e implementata dall intervento pubblico; dall altro una modalità informale, rovesciata, abusiva, illegale e generalmente repressa dalle istituzioni. Mi interessa in questa sede tentare di percepire ed esplicitare il dialogo e le tensioni che esistono tra le due rappresentazioni e le relative narrative che si innestano e germogliano da queste due differenti modalità. Nello specifico, come interpretare la narrazione istituzionale che identifica le pratiche e le politiche di autocostruzione assistita come socializzanti, inclusive e partecipate e, allo stesso tempo, identifica l autocostruzione informale come praxis illegale? Formale Non esiste una definizione univoca e a-problematica delle pratiche di autocostruzione 1. La più efficace a mio avviso è quella proposta da Pecoriello (2011, p. 11) che le definisce come forme di produzione autonoma dell abitare da parte degli utenti, evidenziandone dunque il carattere plurale, autonomo e utente-centrato. Dal punto di vista del discorso pubblico, varie normative regionali e locali privilegiano invece sovente i particolari benefici economici derivanti principalmente dal massiccio utilizzo dell utente come costruttore (Ceragioli, Camogli 1985, p. 685; Regione Umbria 2001, 2003; Regione Marche 2006; Regione Emilia-Romagna 2009; Regione Puglia 2012). Altrove (Colombo, Pecoriello, Solimano 2011) viene esaltato il carattere sociale e socializzante del self building: in questo senso emerge una sorta di identificazione tra questa forma di produzione abitativa e un più ampio right to the city (Lefebvre 1991; 2014 [1967]). L autoproduzione abitativa inclusa nell ampia categoria di social housing è disciplinata in Italia da norme regionali o locali, data la mancanza di un testo unico nazionale, e viene definita generalmente autocostruzione associata e assistita. Questa può essere descritta come una procedura edilizia dotata di specifiche modalità e tecnologie costruttive attraverso le quali un gruppo associato e volontario di persone o famiglie (i futuri abitanti), sotto la direzione di professionisti e tecnici, realizza la propria abitazione (Colombo, Pecoriello e Solimano 2011, p ). Gli individui partecipanti si associano dunque in cooperative 2, che fungono da filtri istituzionalizzanti, traducendo in una narrativa pubblico-giuridica 3 (Shore, Wright 2011) l azione degli abitanti-costruttori. 44 UrbanisticaTreiQuaderni#06
8 La loro azione del resto sarebbe considerata illegale, o quantomeno a-legale, se non fosse presentata in un discorso organizzato (Foucault 1972). L autocostruzione associata viene promossa dalle istituzioni (Regione Umbria 2003; Regione Emilia-Romagna 2009; Regione Puglia 2012), dagli enti incaricati del processo (Alisei Coop 2014) e da alcuni studiosi (Colombo, Pecoriello e Solimano 2011) come specialmente includente e socializzante. Questa infatti promuove la partecipazione e il coinvolgimento nelle scelte di governo del territorio e nelle politiche di inclusione. Costituisce un occasione di socialità, di cooperazione, di mutuo aiuto tra persone. E ancora: Investe sulle relazioni di vicinato e contribuisce alla costruzione della comunità locale [..] (ibid. p. 91). Le pratiche in questione sembrano effettivamente costituire un terreno fertile dal quale possano emergere reti di solidarietà, di integrazione e di cittadinanza attiva. Tuttavia, nozioni quali socialità, comunità 4, vicinato o partecipazione 5, perfino casa, sono problematiche e dinamiche: dovrebbero essere decostruite e risemantizzate attraverso l esperienza da parte dei soggetti inclusi nel processo, al fine di evitare che vengano manipolate come dispositivi di governance locale da parte degli enti istituzionali. Informale Nel 2003 Un-Habitat, il Programma delle Nazioni Unite sull insediamento umano, ha prodotto un denso rapporto denominato The Challenge of Slum 6 (Barberi 2010, p. 39) in cui espone la propria preoccupazione per la crescente minaccia costituita dalla diffusione degli insediamenti informali a livello globale. Questi spazi informali, denominati slum, baraccopoli, favelas o shanty town (solo per citare alcune forme), sono considerati dai governi, dalle organizzazione internazionali e dall opinione pubblica fonte di inquietudine. Fig.1_ Materiali da costruzione: chiodi. 3_ Policies can be studied as contested narratives which define the problems of the present. (Shore, Wright 1997, pp ). 4_ V. Esposito (2004). 5_ Per una critica: Lefebvre 2014 [1967], pp _ Per un analisi critica della questione: Davis (2006). Giacomo Pozzi > Social housing in Italia > Pensare l In-formale. Note critiche su autocostruzione e social housing 45
9 Generalmente, sembra attivarsi un processo di insicurezza e incomprensione emblematico dell incontro con l Alterità che porta a marginalizzare e criminalizzare questi luoghi. Si configura infatti una credenza che gli spazi informali siano esclusivamente luoghi di ri-produzione di confusione, a-legalità e devianza. Eppure, sebbene spesso inseriti in un contesto di sofferenza sociale ed estrema vulnerabilità, questi spazi altri, e le pratiche che in essi vengono agite, tra le quali l autoproduzione abitativa, potrebbero invero rappresentare un potente stimolo di riflessione diffusa. Nel nostro caso, possono specificatamente attivare un processo di problematizzazione della prospettiva abitativa finora presentata. L osservazione profonda delle pratiche di autocostruzione informale, intese come tecniche di (auto)produzione dello spazio veicolate da differenti configurazioni culturali che impregnano ogni processo di costruzione, permette di decostruire le retoriche e le narrazioni pubbliche relative all autocostruzione associata. Franco La Cecla ha ben mostrato come le tecniche di autoproduzione abitativa informale siano radicate nel terreno e partecipino ad una sorta di ri-ambientamento costante dell abitante: in questo senso la cultura dell abitare [..] è quella capacità [..] di fare di un posto il proprio luogo (2011, p. 78). Il fare di un posto il proprio luogo che emerge dall informalità abitativa è un processo complesso ed unitario (Heidegger 1971; Ingold 2000), difficilmente frazionabile in fasi operative così come proposto dalle politiche di social housing. Il rischio è quello di ri-produrre un dispositivo discorsivo che considera il processo abitativo (o la facoltà di abitare) come suddiviso in momenti operativi. Questi momenti (ideazione, progettazione costruzione, occupazione, ecc.) sono valutati e normati come loci professionali e, in quanto tali, gestiti in maniera preponderante da tecnici e professionisti. La figura dell utente (il residente, secondo Ivan Illich), sulla quale viene schiacciato l individuo costruttore (futuro occupante) è in opposizione a quella dell abitante: la prima sembra configurarsi maggiormente all interno delle politiche pubbliche, la seconda in luoghi caratterizzati dall informalità e dall autogestione. Sembra essere estremamente indicativo il fatto che venga privilegiato il termine utente (colui che usa) anche nel caso delle politiche di autocostruzione. Secondo lo studioso austriaco (2005, pp ), il residente-utente ha perso gran parte della sua capacità di abitare. La necessità di dormire sotto un tetto si è trasformata in un bisogno culturalmente definito. Ciò che Illich suggerisce è che all utente spetti sostanzialmente la professione del consumatore (il consumo deriva dal bisogno) di merce-casa. Mi sembra che in fondo questa visione sia ancora dominante all interno delle politiche pubbliche di edilizia, anche nel caso delle pratiche di autoproduzione abitativa. Qualora ne venga promossa la partecipazione, questa viene comunque da un lato filtrata da soggetti che ne traducono l operato in narrazioni organizzate e, dall altro, indirizzata in canali istituzionalizzati che ne guidino il percorso. In un certo senso, l utente risulta consumatore anche di partecipazione e integrazione. Inoltre, le varie normative evidenziano prepotentemente l importanza economica del processo partecipativo: importanza che sembra supporre una finalità unidirezionale. 46 UrbanisticaTreiQuaderni#06
10 Questo non significa che nella negoziazione costante delle pratiche quotidiane colui (o colei) che partecipi alle pratiche di autocostruzione associata e assistita sia un essere privo di volontà e di libertà di azione: sembra però che la quotidianità debba essere esperita sostanzialmente in maniera contrastiva rispetto a una pratica pubblica tendenzialmente economico-centrata. Conclusioni. Pensare l in-formale Sebbene indubbiamente sommaria, l analisi delle relazioni esistenti tra le rappresentazioni, le politiche e le pratiche di autocostruzione formale e informale restituisce un quadro complesso. Sostengo che l utilizzo di questo tipo di tecnica all interno dell edilizia pubblica o sociale sia indubbiamente da promuovere. Una nuova cittadinanza attiva a matrice spaziale (Lefebvre 2014) potrebbe infatti emergere, stimolata da questa tecnica. Tuttavia, la gestione istituzionale della stessa sembra creare finora frizione con la reale partecipazione e con il protagonismo dei residenti al processo: motivazioni economiche, politico-securitarie e di governance locale sembrano dominare le politiche di autocostruzione contemporanee aldilà delle retoriche promosse. Sostengo dunque di pensare l informalità abitativa non a partire dal concetto di carenza, ma a partire da quello di abbondanza: la prospettiva abitativa esperita in spazi informali, caratterizzati da località, peculiarità e accessibilità, promuove infatti forme alternative ed efficaci di socialità, convivialità e benessere. Pensare il formale a partire dall informale potrebbe dunque stimolare cambiamenti radicali nella configurazione delle politiche pubbliche. Fig.2_ Materiali da costruzione: laterizi. Giacomo Pozzi > Social housing in Italia > Pensare l In-formale. Note critiche su autocostruzione e social housing 47
11 bibliografia Alisei Coop 2014, Social Housing Good Practices. Autocostruzione e autorecupero, Barberi P. 2010, È successo qualcosa alla città. Manuale di antropologia urbana, Donzelli, Roma. Ceragioli G., Maritano Camoglio N. 1985, Note introduttive alle tecnologie dell architettura, CLUT, Torino. Colombo M., Pecoriello A.L., Solimano N. 2011, Esperienze italiane di autocostruzione e auto recupero, in Marcetti C., Paba G., Pecoriello A.L., Solimano N. (a cura di), Housing Frontline : inclusione sociale e processi di autocostruzione e auto recupero, Firenze University Press, Firenze. Davis M. 2006, Il pianeta degli slum, Feltrinelli, Milano. Engels F. 1872, The housing question, Co-operative Publishing Society of Foreign Workers in the U.S.S.R., Mosca. Esposito R. 2004, Bios. Biopolitica e filosofia, Einaudi, Torino. Foucault M. Harvey D. 2008, The right to the city, New Left Review, n. 53: Heidegger M. 1971, Building Dwelling Thinking, in Poetry, Language, Thought, Harper Colophon Books, New York. Illich I. 2005, Nello specchio del passato. Le radici storiche dei moderni concetti di pace, economia, sviluppo, linguaggio, salute, educazione, BE Ed., Milano. Ingold T. 2000, The Perception of the Environment. Essays on livelihood, dwelling and skill, pp e , Routledge, London-New York. La Cecla F. 2011, Mente locale. Per un antropologia dell abitare, Eleuthera, Milano. La Cecla F. 2005, Perdersi. L uomo senza ambiente, Editori Laterza, Roma-Bari. Lefevbre H [1967], Il diritto alla città, OmbreCorte, Verona. Lefebvre H. 1991, The Production of Space, BlackWell Publishing, Oxford. Pecoriello A. L. 2011, Uno sguardo sulle pratiche internazionali di autoproduzione abitativa, in Marcetti C., Paba G., Pecoriello A.L., Solimano N. (a cura di), Housing Frontline : inclusione sociale e processi di autocostruzione e auto recupero, Firenze University Press, Firenze. Regione Emilia-Romagna 2009, Approvazione del programma sperimentale per la realizzazione di alloggi in autocostruzione nella provincia di Parma (PDL 11 maggio 2009, n. 632). Regione Marche 2006, LR 22, Riordino del sistema regionale delle politiche abitative, art.16. Regione Puglia 2012, Guida Autocostruzione e Autorecupero. Regione Umbria 2001, Delibera n Regione Umbria 2003, LR 28 Novembre, n. 23, Norme di riordino in materia di edilizia residenziale pubblica, art.1 e art.17. Shore C., Wright, S. ( a cura di ) 1997, Anthropology of Policy, Critical Perspectives on governance and power, Routledge, Abingdon. UN-HABITAT 2003, Challenge of Slums. Global Report on Human Settlemen, Earthscan, London. 48 UrbanisticaTreiQuaderni#06
12 i QUADERNI #06 È stato bello fare la tua conoscenza! gennaio_marzo 2015 cercaci, trovaci, leggici, seguici, taggaci, contattaci,.. numero sei It was nice to meet you! anno tre search us, find us, read us, follow us, tag us, contact us,.. URBANISTICA tre giornale on-line di urbanistica ISSN: 126 UrbanisticaTreiQuaderni#06 ROMA TRE UNIVERSITÀ DEGLI STUDI
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