Storie di influencer: intervista a Rudy Bandiera

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Aniello De Marco
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Storie di influencer: intervista a Rudy Bandiera Author : Pierpaolo Basso Docente, giornalista ma prima di tutto blogger: così si definisce Rudy Bandiera, uno degli influencer più seguiti e

1 Storie di influencer: intervista a Rudy Bandiera Author : Pierpaolo Basso Docente, giornalista ma prima di tutto blogger: così si definisce Rudy Bandiera, uno degli influencer più seguiti e apprezzati nel panorama digital italiano. Bandiera vanta collaborazioni con: IED, Ca Foscari, UNIBO ed UNIFE, CUOA business school e ha insegnato teorie e tecniche di digital public relation all Università IUSVE, a Venezia e Verona. Socio fondatore insieme a Riccardo Skande Scandellari di NetPropaganda, academy che si occupa di accompagnare aziende e privati nel creare la propria identità nel mondo digitale. Sentiamo cosa racconta in questa intervista concessa a TOO LAB. Parliamo degli inizi nel mondo digitale? 1/5

Intorno al 2006 fondai con Scandellari un sito all'interno di Second Life, la piattaforma in 3D di cui tanto si parlava e forse nata troppo in anticipo rispetto ai tempi.

2 Intorno al 2006 fondai con Scandellari un sito all'interno di Second Life, la piattaforma in 3D di cui tanto si parlava e forse nata troppo in anticipo rispetto ai tempi. L'anno dopo è stata la volta del mio blog e da lì ho proseguito. Bandiera come spieghi il crescente successo del mobile e quale sarà il suo futuro? Hanno successo perché sono oggetti di una comodità straordinaria: trasportabili, leggeri, funzionali. Efficienti in una parola. Il prossimo futuro sarà integrazione totale. Visto il progetto Continuum di Microsoft? Negli anni avrai in tasca un computer dalle dimensioni di un telefono e in qualsiasi posto al mondo potrai connetterti ai monitor con un cavo o via Wi-Fi. Ci si collegherà ai vestiti o con qualunque cosa sia possibile farlo. Non ci sarà più il solo mobile, ma un prodotto integrato, sempre in tasca. Di recente si è svolto il meeting NetComm sul mondo e-commerce. La domanda è: potrà esistere mai uno store solo online (o offline)? Bella domanda. Su questo punto si gioca gran parte del futuro secondo me. Credo fortemente nella verticalità specialistica e nella promiscuità. Apple apre un negozio Apple, non di telefonini. Google inizia ad aprire negozi di prodotti Google non solo online, Amazon è marketplace. Ciò significa che alla fine noi abbiamo bisogno di fisicità, soprattutto dal punto di vista dell'assistenza. Apple vince per il suo straordinario support team. Vogliamo un posto dove trovare quello di cui abbiamo bisogno, dunque il negozio del futuro è promiscuo: fisico e online. Senza rinunciare a priori a una delle due forme. A proposito di assistenza, cosa pensi del fenomeno ChatBot? Più utili per le grandi imprese o anche per una piccola? 2/5

3 Secondo me possono servire a tutti, essendo tool trasversali. Essendo flessibili, perché programmabili, possono essere usati in ogni contesto. Secondo me non passerà molto tempo prima che dialogheremo con dei Bot, se già lo facciamo su Messenger o Telegram. Tra due anni magari converseremo con un Bot, che può servire anche a un piccolo commerce che produce qualcosa di particolare e desidera assistere i propri clienti in questo modo. Ho molta speranza nei chatbot e non vanno temuti. La credibilità il solo valore assoluto che possediamo. Parliamo del tuo ultimo libro Condivide et Impera incentrato sul mondo Social, partendo da questa frase che lo introduce Sì, assolutamente sì. Bisogna studiare la parte più complessa dei social, cioè noi. Cerco di far capire come sono composte le community, i cluster, come si comportano le persone online e cerco di far capire come individuare gli influencer, come misurarli, chi sono. Un libro antropologico da un certo punto di vista, non scientifico. Non parlo di tool specifici, ma di relazioni digitali; quindi si parla di noi. Ovviamente descrivo le strade per fare business attraverso i sistemi digital. Qual è ad oggi il social network migliore per un impresa? Quale da maggiori possibilità e perché? Penso che Facebook sia il re, sia per i fruitori che per il possessore. Instagram cresce ma è anche "gonfiato" dai bot, Twitter è bello ma non cresce e i giovani lo usano poco. Linkedin da' grandi soddisfazioni ma va capitalizzato di più. Personalmente ci investe molto. Ma Facebook, ripeto resta il re. Chris Anderson parlava nell'ebook Free dell'avvento del mondo freemium. E c'è un tuo recente post che recita: "Se il servizio è gratis il prodotto sei tu". Sì, quel libro descrive il passaggio dalla società del commercio a quella dell'accesso. Tuttavia osserviamo la questione da un punto di vista più distante. Non paghi Google per usarlo, vero? Ma fattura miliardi di dollari l'anno, così come Facebook. Quindi se tu individuo, azienda, professionista sei solo un utilizzatore finale inconsapevole, sei un prodotto. Se sei in grado invece di capire i meccanismi che fanno girare queste piattaforme, prima sociali e poi di business, diventi chi il business lo può fare, non sei tu il prodotto. Se tu continui a non prenderti la responsabilità di capire le cose, rimani un prodotto. Un dato di fatto, nulla di sbagliato. Un brand per fidelizzare deve sapere più usare la newsletter o la DEM marketing? Che approccio è consigliabile? La creazione di un database è fondamentale, ma non solo per fare newsletter o DEM. Non bisogna fare promozione solo via . Possiamo impostare dei pubblici su Facebook e poi 3/5

4 magari dei Lookalike con questi pubblici - correlando customer simili - oppure usare Linkedin. Oggi ci sono grandi potenzialità. Bisogna fare tutto, non un unico metodo. Sappiamo bene quanto le possano essere irritanti se non sono "centrate" su di noi. Bisogna essere misurati. Che vuol dire essere considerati influencer, come vivi questo ruolo? Si rischia un po' di perdere d'identità al 100% quando si hanno delle pressioni esterne, poiché c'è sempre qualcuno che si aspetta che tu dica o faccia le cose in un certo senso. Hai una responsabilità perché se quando scrivi ti leggono in migliaia, devi considerarlo. Dico sempre che l'unica cosa alla quale non possiamo rinunciare è l'essere completamente noi stessi. Dobbiamo far qualcosa che ci piace e ci diverte e che ci ha permesso di avere tanti follower. Bisogna mantenere la serenità continuando a fare quello che ci piace fare. Un pensiero sui Big Data e del suo potenziale predittivo? Big Data è processo complesso. Abbiamo tante info per dire se pioverà o dire se si può curare il cancro? Bene. O dire se sei depresso o malato entro un determinato periodo? Qui la cosa cambia. Il campo diventa eticamente spinoso. C'è stato un caso di una ragazza che secondo algoritmi predittivi medici si sarebbe ammalata di depressione dopo un anno. Quindi un'azienda avrebbe potuto decidere di assumerla o no in base a queste supposizioni predittive. Una macchina che decide il mio futuro... Che ne pensi di queste tematiche? Credi di poter avvalerti di una consulenza professionale per affrontarle e magari migliorare la tua attività? Contatta TOO LAB e riceverai l'assistenza che cerchi! 4/5

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