Trascorsi ormai quasi dodici anni dalla firma

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1 PANORAMA INTERNAZIONALE La struttura istituzionale della Bosnia - Erzegovina Rodolfo Bastianelli Giornalista articolista di Ideazione Trascorsi ormai quasi dodici anni dalla firma degli accordi di pace, si può tracciare una valutazione degli assetti stabiliti dopo il conflitto bosniaco. Nell analisi che segue si osserveranno quindi i punti su cui si fonda la struttura istituzionale creata a Dayton, evidenziando i difetti riscontrati nel suo funzionamento, le diverse riforme costituzionali finora approvate e l ordinamento delle due entità statali componenti la Bosnia Erzegovina per cercare di comprendere se le intese del 1995 costituiscano effettivamente il punto di avvio per la riconciliazione tra le diverse nazionalità e la ricostruzione del tessuto sociale del Paese o se, al contrario, questi rappresentino invece proprio il riconoscimento delle divisioni create dalla guerra civile e quindi l impossibilità di ristabilire gli equilibri prebellici. I principi costituzionali stabiliti a Dayton La struttura istituzionale della Bosnia Erzegovina approvata a Dayton rientra tra quelle fondate sul principio del power sharing che, riconoscendo l impraticabilità di attuare qualsiasi forma di integrazione e comunicazione tra diversi gruppi nazionali, prevede una loro separazione in distinte entità territoriali ognuna delle quali dotata di ampia autonomia politica ed amministrativa. Il presupposto su cui si basa questo sistema quindi è che nei rapporti tra le componenti del Paese esista un estrema sfiducia e per questo, diversamente da quanto sostenuto dal sistema consensuale che tende invece a favorire l integrazione non rivestendo il principio di appartenenza etnica un importanza fondamentale per l assetto dello Stato, i suoi cardini risiedono nella presenza di una legge elettorale proporzionale per le assemblee legislative e nella possibilità da parte dei leader politici delle diverse nazionalità di ricorrere al diritto di veto qualora ritengano minacciate le prerogative del proprio gruppo etnico di riferimento. Secondo quanto fissato dagli accordi, lo Stato bosniaco si compone di due distinte entità, la Federazione della Bosnia Erzegovina formata sul 51% del territorio in rappresentanza dei croato musulmani e la Republika Srpska costituita sul restante 49% dalla componente serba della popolazione. Va però sottolineato che in questi ultimi anni dopo l approvazione di alcuni emendamenti costituzionali, in entrambe le entità statali la definizione di nazionalità costituente è stata estesa a tutti e tre i gruppi etnici del Paese. 36

2 Alla guida del Paese vi è una presidenza collegiale composta dai rappresentanti serbo, croato e musulmano ognuno dei quali viene eletto dai rispettivi gruppi etnici di appartenenza con uno scrutinio a turno unico ed a cui spetta il potere di nominare il Primo Ministro, gli Ambasciatori, concludere i trattati internazionali e comandare le Forze Armate nazionali, anche se su questo punto, almeno fino alla riforma varata quattro anni fa, le responsabilità andavano effettivamente attribuite alle singole entità. L assetto dello Stato è fortemente decentralizzato, con un esecutivo nazionale che dispone di competenze limitate politica estera, rapporti tra le due entità ed emissione monetaria lasciando tutte le altre funzioni tra le quali la difesa, l istruzione, la politica fiscale e l ordine pubblico alle due entità statali, mentre un complesso sistema di equilibri tra i rappresentanti delle diverse nazionalità regola il funzionamento degli organi istituzionali nazionali. Le decisioni della presidenza vengono prese con il consenso dei tre membri ed è previsto che se uno dei componenti ritiene un provvedimento contrario agli interessi del proprio gruppo nazionale, la questione venga demandata ai parlamentari di quella stessa etnia presenti nelle assemblee legislative delle due entità statali del Paese nel caso dei musulmani e croati i loro rappresentanti alla Camera dei Popoli della Federazione della Bosnia - Erzegovina mentre per i serbi l Assemblea Nazionale della Republika Srpska i quali con un voto preso a maggioranza dei due terzi possono esercitare un diritto di veto sulle decisioni adottate dalla presidenza. Ancora più articolato si presenta il funzionamento del legislativo. Questo è di tipo bicamerale e si compone di una Camera dei Popoli formata da 15 membri 5 croati e 5 musulmani designati dalla camera alta del Parlamento della Federazione della Bosnia Erzegovina e 5 serbi eletti dall Assemblea Nazionale della Republika Srpska e da una Camera dei Rappresentanti composta da 42 membri dei quali 28 in rappresentanza della Federazione della Bosnia Erzegovina e 14 della Republika Srpska eletti con il sistema proporzionale nel territorio delle rispettive entità statali. All interno della Camera dei Rappresentanti è previsto che con il voto favorevole dei 2/3 dei propri rappresentanti un gruppo nazionale può sottoporre a veto i provvedimenti legislativi adottati dall assemblea ritenuti lesivi dei propri interessi, mentre la stessa prerogativa può essere esercitata nella camera alta del Parlamento da tre rappresentanti nazionali, i quali nel caso risultasse impossibile arrivare ad un intesa possono attivare la Corte Costituzionale che però non può entrare nel merito del provvedimento ma solo esprimere un giudizio sulla correttezza della procedura attuata per approvarlo. Il compito di monitorare la corretta applicazione di quanto contenuto nelle intese spetta all Alto Rappresentante per la Bosnia Erzegovina, a cui è attribuita una funzione di controllo sulle istituzioni bosniache. Designato formalmente dal Consiglio per l Implementazione della Pace (PIC), l organismo che raggruppa i cinquanta Paesi responsabili di supervisionare l applicazione degli accordi sottoscritti nel 1995, l Alto Rappresentante per la Bosnia Erzegovina dispone di ampie prerogative, tra cui quella di rimuovere i membri del governo centrale, le autorità politiche locali, i magistrati ed i funzionari statali che non rispettino le disposizioni del trattato di Dayton nonché del potere di varare provvedimenti legislativi e di porre il veto alla nomina ad incarichi ministeriali di qualsiasi personalità, il tutto senza l obbligo di dover presentare delle prove e di rendere conto ai contribuenti delle spese sostenute. Il sistema politico della Bosnia Erzegovina ha sollevato diversi interrogativi sulla effettività capacità di amministrare il Paese da parte di strutture governative dotate di prerogative tanto limitate e sul fatto che l estrema decentralizzazione avrebbe potuto condurre alla stessa disintegrazione dello Stato bosniaco. Ma è stata soprattutto l organizzazione della difesa nazionale, la quale si presentava strutturata in un modo del tutto particolare, a suscitare fin dall inizio le maggiori preoccupazioni della comunità internazionale. Poste sotto il comando della presidenza composta dai rappresentanti eletti dalle tre etnie del Paese, le Forze Armate bosniache non costituivano una struttura unitaria ma erano formate da quelle della Federazione della Bosnia Erzegovina e della Republika Srpska, dotate ognuna di un proprio Ministro della Difesa e di un distinto sistema di comando e precluse dall entrare o stazionare nel territorio dell altra entità statale. Nella Federazione della Bosnia Erzegovina il comando spettava alla presidenza, mentre i membri croato e musulmano presenti al suo interno avevano il controllo delle due componenti nazionali in cui si dividevano le forze militari. L apparato risultava quindi organizzato secondo il sistema della chiave nazionale, dove ogni incarico ai vertici del Ministero della Difesa e dei comandi militari veniva ripartito assegnando il posto di titolare al rappresentante di un gruppo etnico e quello di vice all altro ed in cui era richiesto il consenso di entrambi gli esponenti prima dell approvazione di qualsiasi provvedimento. Riguardo alle Forze Armate della Republika Srpska, queste venivano considerate come una forza nuova rispetto a quelle che avevano operato durante il conflitto, 37

3 Il ponte di Mostar ricostruito con contributi italiani erano poste sotto il comando del Presidente della Repubblica e potevano inoltre intrattenere rapporti di collaborazione con Belgrado. Come sottolinearono subito gli osservatori, creando due distinte forze militari autonome l organizzazione della difesa del nuovo Stato non faceva altro che prendere atto delle conseguenze prodotte dal conflitto sul territorio bosniaco ricono-scendo di fatto l impossibilità di ricostituire l assetto unitario esistente prima della guerra civile. Nel corso degli anni però il quadro è andato cambiando ed un primo passo verso la creazione di una forza militare unitaria è stato compiuto nel 2003 con l approvazione di una modifica costituzionale decisa dietro le pressioni della NATO che richiedeva delle riforme per ammettere la Bosnia Erzegovina nel programma Partnership for Peace (PFP) dell Alleanza Atlantica. Questa prevedeva che le Forze Armate delle due entità statali, pur rimanendo distinte, avrebbero risposto ad un Ministero della Difesa nazionale appositamente istituito e ad uno Stato Maggiore congiunto, sarebbero state poste sotto il comando della presidenza collegiale ed avrebbero entrambe portato gli stessi simboli ed uniformi. E la conferma della necessità di dar vita ad un sistema di difesa unitario si è avuta nel 2005 con la presentazione del Defence Reform Commission Report preparato dall Ufficio dell Alto Rappresentante che ha tracciato le linee guida della nuova struttura militare del Paese. In base a quanto espresso nel documento, le Forze Armate della Bosnia Erzegovina conteranno di effettivi interamente professionali essendo prevista l abolizione del servizio di leva, saranno poste sotto il comando della presidenza con un Ministro della Difesa ed un Capo di Stato Maggiore nazionali incaricati della pianificazione e della politica militare, la loro composizione etnica dovrà riflettere quella esistente nel Paese ed i tre popoli costituenti dovranno essere equamente rappresentati negli organismi decisionali. La soppressione dei Ministri della Difesa delle due entità statali è prevista per il 1 gennaio 2006 e le loro funzioni verranno trasferite al responsabile del dicastero centrale, parallelamente al congedo dei riservisti che nei prossimi anni verranno sostituiti da una nuova forza di riserva ridotta della metà. Nel luglio dello scorso anno la presidenza collegiale ha poi definitivamente approvato il progetto di riforma delle Forze Armate fissando le diverse fasi d implementazione che prevedono per il 1 luglio 2007 l istituzione dei diversi comandi di brigata e per il 31 dicembre quelle delle altre unità militari. Un altro punto degli accordi sul quale si sono sollevati non pochi dubbi è la disposizione che consente alle singole entità di intrattenere rapporti e di concludere trattati internazionali con Stati terzi. È vero che per ogni accordo sottoscritto è richiesta l approvazione da parte dell Assemblea legislativa dell entità interessata e la prerogativa da parte della Corte Costituzionale di decretarne la contrarietà rispetto alla Costituzione ed all integri- 38

4 Parisi incontra la Presidenza tripartita della Bosnia Herzegovina tà territoriale del Paese, ma non si può escludere che i Parlamenti nazionali varino una legge in base alla quale per alcuni trattati non sarebbe richiesta l approvazione del legislativo lasciando quindi una larga autonomia in campo internazionale ai governi delle due entità statali. Sia la Republika Srpska che i croati della Federazione della Bosnia Erzegovina avranno dunque tutto l interesse a sviluppare i rapporti con Belgrado e Zagabria, cosa che inevitabilmente potrebbe indebolire la stessa struttura della federazione croato musulmana portando ad una inevitabile dissoluzione dello Stato centrale ed alla creazione di tre distinte entità nazionali, mentre le stesse le disposizioni sulla cittadinanza, che consentono agli abitanti di avere sia la nazionalità bosniaca che quella dell entità in cui risiedono, contribuiscono a rafforzare tra la popolazione più l identificazione con questa che non con lo Stato nazionale. La terza questione riguarda invece l assenza di una disposizione unitaria che regoli la politica fiscale. Se da un lato è stabilito che l emissione della moneta spetti al governo nazionale tramite la Banca Centrale, dall altro il dettato costituzionale attribuisce invece alle singole entità la responsabilità in campo finanziario lasciando così alle Assemblee legislative statali il diritto di poter adottare delle imposte, di disporre autonomamente del proprio bilancio e decidere le spese sulle infrastrutture, la sanità e l istruzione. Come per la difesa, anche in questo settore si è attuata recentemente un importante modifica che ha portato all istituzione di un autorità incaricata di introdurre dal 2006 un imposta indiretta sul valore aggiunto i cui proventi serviranno per finanziare sia il governo nazionale che quelli delle due entità statali. Queste ultime inoltre non disporranno più delle entrate doganali che verranno invece raccolte da un unico servizio statale centrale. L ultima importante lacuna presente nell assetto istituzionale di Dayton è l assenza di una forza di polizia organizzata a livello nazionale. Nonostante al governo centrale sia stato affidato il compito di coordinare l attività investigativa tra le autorità nazionali e quelle delle diverse entità statali, queste ultime continuano a disporre delle proprie polizie, cosa che solleva numerosi interrogativi sulla loro capacità di fronteggiare le attività criminali. Inoltre, la stessa riforma sull organizzazione della polizia, la cui approvazione è considerata fondamentale dall Unione Europea per applicare alla Bosnia Erzegovina le misure contenute nell Accordo di Stabilizzazione ed Associazione ( SAA ) che rappresentano il primo passo per un possibile ingresso del Paese nella UE, è stata poi bloccata per la contrarietà espressa dal Parlamento della Republika Srpska. Una prima proposta, risalente a quattro anni fa, contemplava la creazione di una singola forza di polizia sottoposta non più al controllo dei governi delle due entità statali ma di quello nazionale ed organizzata nel Paese in nove regioni interetniche più un comando centrale ed uno competente per la città di Sarajevo appositamente istituite. Da allora sono stati poi presentati altri due progetti di riforma: il primo, avanzato dalla Police Re- 39

5 Il Rappresentante UE ed i Capi delle missioni UE in BiH. structuring Commission (PRC) istituita nel 2004 dall Alto Rappresentate Paddy Ashdown, prevedeva l istituzione di una polizia sottoposta al controllo del governo centrale con una composizione etnica che riflettesse gli equilibri nazionali del Paese, ed il secondo, prospettato dalla European Union Police Mission (EUPM), suggeriva sempre la formazione di un corpo organizzato a livello nazionale ma dispiegato sul territorio attraverso cinque regioni soltanto. Nel gennaio del 2005 si è così arrivati ad un progetto comune nel quale si proponeva la creazione di una forza di polizia dislocata nel Paese in nove regioni, più una competente per il distretto di Brčko, dipendente da un Ministero per la Sicurezza a livello nazionale che avrebbe avuto sotto l autorità anche un agenzia di investigazione ed un servizio per il controllo delle frontiere, mentre l ultima proposta è stata presentata alla fine dello scorso anno dal Police Reform Directorate e riafferma la necessità di istituire un corpo di polizia centralizzato indipendente dai condizionamenti politici. Anche se questo è stato respinto dalle autorità della Republika Srpska, la comunità internazionale si augura che il governo centrale e quelli delle due entità statali possano comunque raggiungere un intesa per questa primavera. Le difficoltà a varare riforme condivise Le istituzioni della Bosnia Erzegovina riflettono non solo la divisione etnica uscita dalla guerra civile ma soprattutto il modo in cui questa si è conclusa. I conflitti di questo tipo possono portare infatti alla formazione di un regime autoritario unito ad divisione debole tra le varie nazionalità che permette ancora un certo livello di interetnicità come è accaduto nel Libano oppure ad una netta divisione etnica ma con un governo democratico quale è il caso di Cipro o ancora all affermazione di una delle parti che poi nel dopoguerra decide di imporre il suo ordine. Nessuna di queste situazioni si è verificata in Bosnia Erzegovina, che presenta una netta divisione su base nazionale del territorio unita a delle istituzioni statali formalmente democratiche ma estremamente deboli. Come ha affermato l Unione Europea, le attuali istituzioni bosniache non funzionano correttamente e solo una maggiore attribuzione di competenze al governo centrale consentirebbe al Paese di procedere verso l integrazione con l Europa, un opinione questa condivisa anche dagli Stati Uniti per i quali sarebbe opportuno introdurre una presidenza unitaria in luogo di quella tripartita attuale e procedere ad un rafforzamento del ruolo dell esecutivo e del Parlamento nazionale. Due anni fa è stato così istituito il Progetto Dayton, che nelle intenzioni doveva portare ad una revisione dell assetto istituzionale del Paese. Promosso dall ex vice Alto Rappresentante per la Bosnia - Erzegovina Donald Hays e sostenuto dallo United States Institute for Peace (USIP), dall Unione Europea e dall Ambasciata statunitense a Sarajevo, il progetto intendeva adottare alcune 40

6 Di Paola a Sarajevo in visita ai reparti italiani riforme nel funzionamento della presidenza, del governo e delle assemblee parlamentari. Secondo quanto previsto, il disegno proponeva di abolire la presidenza collegiale per sostituirla con un singolo Presidente eletto non più a suffragio popolare ma dal Parlamento, di rafforzare le prerogative del Primo Ministro aggiungendo alle competenze dell esecutivo l agricoltura e la scienza e la tecnologia, nella prospettiva di poter attribuire in futuro al governo centrale anche quella dell istruzione. Riguardo alla struttura del Parlamento, la Camera dei Popoli avrebbe dovuto essere composta non più da 15 ma da 21 membri venendovi aggiunti tre seggi per le altre nazionalità non considerate come popoli costituenti e la Camera dei Rappresentanti sarebbe passata da 42 ad 87 membri diventando il solo organo legiferante, lasciando alla camera alta solo il potere di porre il veto a tutela degli interessi nazionali dei diversi gruppi etnici. Ricevuto il sostegno di diverse forze politiche, il progetto non ha però ottenuto nell aprile dello scorso anno la maggioranza necessaria alla Camera dei Rappresentanti del Parlamento bosniaco per due voti. In Bosnia Erzegovina il problema maggiore nel varare riforme costituzionali consiste nel confrontarsi con un quadro politico frammentato e diviso lungo linee di appartenenza etnica. Ma se due dei tre partiti d ispirazione nazionalista che avevano precedentemente approvato l intesa l Unione Democratica Croata (HDZ) ed il Partito Democratico Serbo (SDS) riconoscono la necessità di introdurre delle modifiche dichiarando comunque allo stesso tempo di non accettare alcuna riduzione delle prerogative delle due entità statali, al contrario il Partito per la Bosnia Erzegovina (SBiH), la formazione moderata guidata dall ex Premier Haris Silajdži, ha rigettato il progetto sostenendo come l unica soluzione per ricostituire un Paese multietnico sia proprio la loro abolizione, un affermazione questa aspramente contestata dalle forze serbe, tanto che anche l Unione dei Socialdemocratici Indipendenti (SNSD) di Milorad Dodik è arrivato a minacciare un possibile referendum sull indipendenza della Republika Srpska qualora questo progetto venisse portato avanti. Più sfumata si presenta invece la posizione espressa dal Partito di Azione Democratica (SDA) che rappresenta l elettorato musulmano. Pur avendo appoggiato il pacchetto di riforme sostenuto dalla comunità internazionale, lo SDA ha come obiettivo quello di superare l attuale divisione in due entità statali e creare una Bosnia Erzegovina unitaria ma decentralizzata ripartita in una serie di cantoni multietnici. Ancora più articolato è l atteggiamento delle forze croate. Strettamente legata alla sua omologa croata pur dichiarandosi autonoma, l Unione Democratica Croata (HDZ) raccoglie la maggioranza dei voti dei croati dell Erzegovina occidentale ed è diviso tra un ala favorevole all autonomia ma all interno della Federazione della Bosnia Erzegovina ed una più radicale sostenitrice invece di una confederazione con Zagabria. Dopo 41

7 Centro storico di Banja Luka la scissione avvenuta all interno dell HDZ e la conseguente nascita della nuova formazione denominata HDZ 1990 il quadro si è ulteriormente complicato. Mentre quest ultima afferma come sia ormai urgente una riforma totale della Costituzione, i vertici dell HDZ ritengono invece sufficiente il pacchetto precedentemente proposto in quanto la modifica dell intero testo costituzionale dovrebbe essere oggetto di un nuovo tavolo negoziale tra le parti, visto che questa potrebbe portare al risultato di avere una Bosnia Erzegovina divisa non più in due ma in quattro entità statali. La struttura delle due entità statali Le due entità statali bosniache, la Federazione della Bosnia Erzegovina e la Republika Srpska, presentano una struttura politica ed un assetto istituzionale estremamente diversi. Ognuna di esse dispone di una propria Costituzione e di organi esecutivi e legislativi autonomi. Alla guida della Republika Srpska vi è posto un Presidente eletto ogni quattro anni con il sistema maggioritario a turno unico, mentre la guida del governo è affidata al Primo Ministro e la funzione legislativa compete ad un Parlamento monocamerale formato dall Assemblea Nazionale (Narodna Skupstina) che si compone di 83 membri eletti con mandato quadriennale attraverso il sistema proporzionale. La struttura dello Stato è centralizzata, non essendo previsti organi di rappresentanza e governo intermedi tra quelli nazionali e le diverse municipalità di cui si compone l entità. Diversa invece è la struttura della Federazione della Bosnia Erzegovina. Le funzioni di Capo dello Stato sono esercitate da un Presidente e da due vice Presidenti appartenenti ognuno alle tre diverse nazionalità costituenti l entità statale che vengono eletti ogni quattro anni con il consenso dei rappresentanti dei gruppi etnici dai quali sono stati designati all interno della Camera dei Popoli e della maggioranza dei membri della Camera dei Rappresentanti, a condizione però che questa includa anche il voto favorevole dei parlamentari musulmani, croati e serbi. L esecutivo è diretto dal Primo Ministro assistito da due vice Premier che devono appartenere alle altre due nazionalità costituenti, mentre il legislativo si compone di un Parlamento bicamerale formato da una Camera dei Popoli di 58 membri designati dalle diverse Assemblee cantonali e da una Camera dei Rappresentanti di 98 membri eletti ogni quattro anni con il sistema elettorale proporzionale. L assetto istituzionale della Federazione della Bosnia Erzegovina in questi ultimi anni si è trasformato in seguito agli emendamenti introdotti nella sua Costituzione a cominciare da quello riguardante la definizione 42

8 La prova di quanto sia difficile per le istituzioni nazionali bosniache prendere decisioni condivise dai tre gruppi etnici del Paese si è avuta in occasione della scelta della bandiera e dello stemma nazionale i quali, secondo la Costituzione approvata a Dayton, dovevano essere votati dal Parlamento e successivamente approvati dalla presidenza collegiale. Proclamata l indipendenza nel 1992, la Bosnia Erzegovina adottò una nuova bandiera sulla quale era raffigurato un fiordaliso, simbolo della dinastia dei Kotromani che nel XIV Secolo costituì un Regno bosniaco indipendente. Una volta esplosa la guerra civile, questa però finì per rappresentare solo i musulmani, avendo sia la Republika Srpska che l Herceg Bosna, l entità statale autoproclamata dai croati nell Erzegovina occidentale, introdotto delle proprie bandiere nazionali. Terminato il conflitto, nel 1997 il La scelta della bandiera nazionale bosniaca Consiglio per l Implementazione della Pace chiese all Alto Rappresentante per la Bosnia Erzegovina di procedere autonomamente qualora le autorità bosniache non fossero state in grado di adottare entro il 31 dicembre dello stesso anno una nuova bandiera per il Paese. Non essendo riusciti serbi, croati e musulmani a superare per quella data i contrasti esistenti, l allora Alto Rappresentante per la Bosnia Erzegovina Carlos Westendorp istituì una Commissione Indipendente che propose tre versioni per la nuova bandiera della Bosnia Erzegovina, la quale venne ufficialmente adottata il 4 febbraio 1998, pochi giorni prima dell apertura delle Olimpiadi invernali di Nagano. Questa si compone di un triangolo di colore giallo indicante i tre gruppi etnici costituenti il Paese e di una serie di stelle rappresentanti l Europa posti su uno sfondo blu, emblemi riproposti anche sullo stemma di Stato. Disegnata con simboli neutrali proprio per non essere accostata a nessuna nazionalità, la nuova bandiera ha però fin dall inizio suscitato perplessità proprio per la sua astrattezza, tanto che oggi, a quasi dieci anni dall introduzione, buona parte dei bosniaci afferma come questa risulti assolutamente incomprensibile. Va infine ricordato come la Corte Costituzionale bosniaca il 27 gennaio scorso ha dichiarato incostituzionali le bandiere e gli stemmi nazionali adottati dalle due entità statali. di popoli costituenti l entità statale, originariamente riferita solo ai croato musulmani ma oggi comprendente anche i serbi. Questo ha portato di conseguenza ad una sostanziale modifica delle procedure di elezione dei vertici dello Stato, in quanto se prima era previsto che il Presidente ed il vice Presidente venivano designati ed eletti solo dai delegati dei croato musulmani, con la riforma si è stabilito invece il principio per cui tutte e tre le nazionalità costituenti sono rappresentate all interno della presidenza. Un analoga trasformazione ha subito l assetto parlamentare della federazione e soprattutto la composizione della Camera dei Popoli. Se in precedenza la seconda camera del Parlamento si componeva di 30 delegati croati, 30 musulmani e 15 appartenenti alle differenti nazionalità designati dai rispettivi gruppi etnici all interno delle diverse Assemblee cantonali oggi, dopo gli emendamenti approvati, ognuno dei tre popoli indicati come costituenti la federazione elegge alla Camera dei Popoli 17 membri mentre i restanti 7 provengono dalle altre etnie. Contrariamente all entità serba, nella Federazione della Bosnia Erzegovina è previsto che oltre al governo centrale e le amministrazioni cittadine siano presenti anche 10 cantoni dotati ognuno di una propria Costituzione, di Assemblee legislative e di un esecutivo a cui sono attribuite varie prerogative. Secondo quanto stabilito dal dettato costituzionale, mentre al governo centrale competono la politica fiscale ed economica, il coordinamento delle azioni contro il crimine organizzato e le leggi sull attribuzione della cittadinanza alcune funzioni, comprese quelle riguardanti la sanità, l ambiente e gli affari sociali, possono essere esercitate congiuntamente con gli esecutivi cantonali a cui inoltre sono attribuite tutte le prerogative non espressamente concesse dalla Costituzione all esecutivo federale, tra le quali vanno ricordate il controllo della polizia, la gestione dell istruzione, delle attività culturali e delle politiche abitative. A conferma del decentramento esistente nelle strutture statali, è previsto poi che ogni cantone debba delegare ad un amministrazione cittadina le funzioni riguardanti l istruzione, la cultura e le comunicazioni radio televisive se la municipalità esprime una maggioranza etnica diversa rispetto a quella cantonale. Gli eventi bellici hanno profondamente cambiato la composizione nazionale e la geografia etnica della Bosnia Erzegovina, anche se, in questi ultimi anni si è comunque registrato il ritorno di un significativo numero di persone agli originari luoghi di residenza. In conclusione, si può forse affermare che la struttura istituzionale creata a Dayton più che gettare le basi per la creazione di un nuovo Stato multinazionale ha finito per prendere atto degli assetti territoriali e dei cambiamenti etnici provocati dal conflitto, riconoscendo così implicitamente l impossibilità di cancellare gli effetti causati dalla tragica guerra civile degli anni Novanta. 43

INDICE. Pag. Prefazione... ABBREVIAZIONI... 1

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