SCELTA DEL TIPO DI IMPIATO
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- Lorenza Oliva
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2 SCELTA DEL TIPO DI IMPIATO Tipi di impianti fissi: ad acqua con rete per idranti automatico a getto pieno ad acqua nebulizzata a schiuma a gas a polvere Parametri da analizzare per la scelta dell impianto: materiale da proteggere efficacia dell'impianto stesso eventuali danni che si potrebbero arrecare alle persone presenti nelle attività ed ai costi. rischio di incendio.
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4 SCELTA DEL TIPO DI IMPIATO Impianto fisso con rete per idranti Viene progettato per edifici adibiti a civile abitazione, ad alberghi, ad ospedali, a depositi di materiale combustibile Consente di combattere l'incendio già sviluppato con l'opera di personale specializzato, con conseguente ritardo nell'azione, in quanto si ha necessità di essere avvertiti dal personale presente o da un apposito servizio di vigilanza o da un impianto di rivelazione ed allarme.
5 IMPIANTO FISSO IDRICO ANTINCENDIO AD IDRANTI Sono impianti fissi costituiti da una rete di tubazioni con bocche di incendio, munite ciascuna di tubazione flessibile e lance erogatrici di acqua. Numero e collocamento delle bocche sono determinati con il criterio di poter intervenire con il getto dello lance su ogni punto delle aree protette. Negli edifici a più piani la rete di tubazioni è costituita da colonne montanti, da ognuna delle quali sono derivate le bocche d incendio o, per grandi superfici la rete di tubazioni a servizio di ciascun piano. Il dimensionamento è basato sui criteri della contemporaneità di funzionamento, e dall assunzione di opportuni valori della portata e della pressione nelle condizioni più sfavorevoli.
6 IMPIANTO FISSO IDRICO ANTINCENDIO AD IDRANTI L'impianto deve essere costituito da: UNA RISERVA IDRICA; UN SISTEMA DI POMPAGGIO; UNA RETE IDRICA CON DERIVAZIONI PER IDRANTI; IDRANTI.
7 IMPIANTO FISSO IDRICO ANTINCENDIO AD IDRANTI Riserva idrica Le possibili fonti di alimentazioni di una rete di idranti (secondo UNI 9490 UNI 10779) comprendono: gli acquedotti pubblici; specchi d'acqua, corsi d'acqua naturali o artificiali, in posizione elevata; vasca o serbatoio di accumulo; serbatoi fissi a gravità. La riserva idrica antincendio, dovrà essere utilizzata solo per i servizi antincendio
8 IMPIANTO FISSO IDRICO ANTINCENDIO AD IDRANTI Volume riserva idrica Per le attività non dotate di specifica normativa, la riserva idrica e la portata che l'impianto deve essere in grado di erogare con un certo numero di idranti contemporaneamente in azione vengono fornite, in funzione del rischio dell'attività e del carico di incendio. UNI e D.M. 10/03/98. Le attività dotate di norma specifica devono avere la riserva idrica dimensionata in funzione delle indicazioni delle relative norme.
9 IMPIANTO FISSO IDRICO ANTINCENDIO AD IDRANTI Volume riserva idrica ESEMPIO: Attività: Albergo Normativa: DM 09/04/1994 La riserva idrica deve avere una capacità tale da garantire una portata minima di: 360l/min ad almeno due colonne montanti funzionanti contemporaneamente per una durata minima di 60 min: Q 360l min l 43,2m 3 60 min 50m l Si progetterà una vasca di accumulo acqua avente le seguenti dimensioni: A=5m, B=5m, H=2,5m. All interno della vasca si deve predisporre di un franco di 0,5m per consentire le oscillazione dell acqua
10 IMPIANTO FISSO IDRICO ANTINCENDIO AD IDRANTI Sistema di pompaggio Vengono usate pompe centrifughe ad asse orizzontale o verticale accoppiate a motori elettrici oppure a combustione interna.
11 IMPIANTO FISSO IDRICO ANTINCENDIO AD IDRANTI Sistema di pompaggio Ogni gruppo motore - pompa è dotato di un sistema di avviamento automatico e manuale. La stazione di pompaggio deve essere ubicata in apposito locale destinato esclusivamente agli impianti antincendio, deve avere strutture REI 120 con ingresso da spazio a cielo libero e dovrà essere dotata di impianto di illuminazione di emergenza oltre a quello normale.
12 IMPIANTO FISSO IDRICO ANTINCENDIO AD IDRANTI Sistema di pompaggio Per attività con lieve rischio o di non grande importanza, si può usare una sola pompa con motore elettrico ad alimentazione privilegiata oppure con motore a combustione interna. Per attività con rischi elevati o di grande importanza si devono usare almeno due pompe con motori alimentati da due sistemi diversi (es. elettrici e combustione interna). Le pompe, per quanto possibile, devono essere installate sottobattente.
13 IMPIANTO FISSO IDRICO ANTINCENDIO AD IDRANTI Sistema di pompaggio Per attività con lieve rischio o di non grande importanza, si può usare una sola pompa con motore elettrico ad alimentazione privilegiata oppure con motore a combustione interna. Per attività con rischi elevati o di grande importanza si devono usare almeno due pompe con motori alimentati da due sistemi diversi (es. elettrici e combustione interna).
14 IMPIANTO FISSO IDRICO ANTINCENDIO AD IDRANTI Pompa sottobattente il loro asse si trova al di sotto del livello minimo dell'acqua di almeno 60 cm nel caso di vasche o di serbatoi di accumulo; ovvero 85 cm nel caso di riserve virtualmente inesauribili.
15 IMPIANTO FISSO IDRICO ANTINCENDIO AD IDRANTI Pompa soprabattente il loro asse si trova al disopra del livello minimo dell'acqua non oltre 3,7 m.
16 IMPIANTO FISSO IDRICO ANTINCENDIO AD IDRANTI Rete idrica Sistema di tubazione fisso in pressione per alimentazione idrica dal quale sono derivati uno o più idranti antincendio. Deve essere indipendente da qualsiasi altra rete. La tubazione deve essere protetta: dal gelo; dagli urti; dal fuoco. Deve essere dimensionata in modo tale da osservare le prestazioni idrauliche chieste dalla norma per l'attività interessata.
17 IMPIANTO FISSO IDRICO ANTINCENDIO AD IDRANTI Rete idrica Deve avere la rete di tubazione realizzata preferibilmente ad anello, ma non viene escluso il sistema a rete aperta.
18 IMPIANTO FISSO IDRICO ANTINCENDIO AD IDRANTI Attacchi per autopompa dei Vigili del Fuoco Tutti gli impianti fissi antincendio ad acqua debbono essere dotati di attacchi femmina 0,70 mm per autopompa serbatoio dei Vigili del Fuoco.
19 IMPIANTO FISSO IDRICO ANTINCENDIO AD IDRANTI Idrante antincendio È un attacco unificato dotato di valvola di intercettazione ad apertura manuale, collegato ad una rete di alimentazione idrica. Un idrante può essere: a muro; a colonna soprasuolo; a colonna sottosuolo.
20 IMPIANTO FISSO IDRICO ANTINCENDIO AD IDRANTI Idrante a muro Gli idranti a muro in uso in Italia sono : UNI 45 (diametro interno 38 mm) UNI 70 (diametro interno 62 mm) con le estremità filettate maschio. Ogni idrante, insieme al proprio corredo é contenuto in apposita cassetta con vetro da rompersi in caso di necessità.
21 IMPIANTO FISSO IDRICO ANTINCENDIO AD IDRANTI Idrante antincendio soprasuolo e sottosuolo Gli idranti soprasuolo e sottosuolo vengono usati per reti idriche antincendio urbane e dovrebbero essere installati ai cigli della strada a distanza reciproca di 50 m circa.
22 IMPIANTO FISSO IDRICO ANTINCENDIO AD IDRANTI Manichetta antincendio È un tubo flessibile la cui sezione diventa circolare quando viene messo in pressione, mentre è appiattito in condizione di riposo.
23 IMPIANTO FISSO IDRICO ANTINCENDIO AD IDRANTI Manichetta antincendio Ogni spezzone è lungo 20 m con alla estremità un attacco filettato maschio e un attacco filettato femmina UNI 45 oppure UNI 70 mm.
24 IMPIANTO FISSO IDRICO ANTINCENDIO AD IDRANTI Manichetta antincendio Ogni spezzone è lungo 20 m con alla estremità un attacco filettato maschio e un attacco filettato femmina UNI 45 oppure UNI 70 mm. Procedura per utilizzi idranti
25 IMPIANTO FISSO IDRICO ANTINCENDIO AD IDRANTI Lancia erogatrice È un dispositivo metallico a forma tronco-conica provvisto ad una estremità di un bocchello di sezione opportuna per il getto d'acqua ed all'altra estremità di un attacco filettato femmina unificato 0,45 oppure 0,70 mm per la manichetta.
26 IMPIANTO FISSO IDRICO ANTINCENDIO AD IDRANTI Lancia erogatrice Può essere anche dotata di una valvola che permette il getto pieno, il getto frazionato e la chiusura.
27 IMPIANTO FISSO IDRICO ANTINCENDIO AD IDRANTI Lancia erogatrice La portata delle lance a getto pieno può essere data da: Q 0,65d 2 H da cui: d Q 0,65 H (ricavato conoscendo Q e H) dove: Q = portata in It/min; d = diametro in mm del bocchello, H = pressione a monte della lancia in corrispondenza dell attacco della manichetta (in bar).
28 IMPIANTO FISSO IDRICO ANTINCENDIO AD IDRANTI Bocchelli Sono la parte terminale della lancia e sono unificati. In funzione della pressione al bocchello e delle dimensioni del bocchello si ottiene la portata dell'acqua in litri al minuto.
29 IMPIANTO FISSO IDRICO ANTINCENDIO AD IDRANTI Naspo È una attrezzatura antincendio costituita da: una bobina mobile su cui è avvolta una tubazione semirigida 20 o 25 mm collegata ad una estremità con una rete di alimentazione idrica in pressione e terminante all'altra estremità con una lancia erogatrice munita di valvola regolatrice e di chiusura del getto.
30 IMPIANTO FISSO IDRICO ANTINCENDIO AD IDRANTI Naspo Viene molto usato nelle attività civili, specie negli alberghi, ed anche nelle attività industriali. Per rischio lieve non necessita di una rete di alimentazione esclusivamente al suo servizio, ma può essere alimentato da una normale rete idrica.
31 IMPIANTO FISSO IDRICO ANTINCENDIO AD IDRANTI Naspo Presenta tubazioni aventi lunghezza da 20 m a 60 m;
32 CRITERI DI PROGETTAZIONE Avvenuta la progettazione dell'attività, a seconda del tipo di attività stessa e del rischio che presenta, si studia la protezione da realizzare e quindi si stabilisce: la posizione della riserva idrica; la posizione della sala pompe; il tracciato della rete di distribuzione; il tipo, numero e posizione degli idranti da installare.
33 CRITERI DI PROGETTAZIONE Il numero e la posizione degli idranti (o naspi) da installare dipende dal fatto che ogni parte dell'attività e dei materiali esistenti in essa deve essere raggiungibile dal getto di acqua di almeno un idrante (o naspo). La configurazione da dare all'impianto dipende ovviamente da forma e caratteristiche dei locali che si intendono proteggere.
34 In linea di massima: CRITERI DI PROGETTAZIONE gli idranti di maggiore capacità ( 70 mm) dovranno essere posti all'esterno ad una distanza dal fronte dell'edificio non inferiore a 6 m in modo da ridurre il rischio di inagibilità degli stessi per effetto dell'incendio; gli idranti di minore capacità ( 45 mm) dovranno essere installati all'interno dell'edificio in prossimità delle uscite da un locale verso l'esterno e, nelle civili abitazioni, nei vani scala.
35 CRITERI DI PROGETTAZIONE Generalmente il numero di idranti da installare si fa dipendere: "dal fronte specifico di protezione" per quelli esterni, ossia dal fronte di facciata di un edificio in metri lineari protetto da ciascun idrante, che non potrà superare 60 m nel caso di rischi normali e 40 m nel caso di rischi gravi; "dall'area specifica di protezione" per quelli interni, ossia la superficie orizzontale in mq protetta da ciascun idrante che, nel caso di manichetta lunga 20 m (ogni punto dell'area protetta deve distare al massimo 20 m dall'idrante più vicino), non potrà mai essere superiore a 1000 mq (punto UNI 10779).
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37 SPRINKLER Gli impianti automatici a pioggia sono installati per rilevare e spegnere l'incendio nel suo stato iniziale, ovvero di mantenere sotto controllo lo sviluppo in modo da permettere lo spegnimento con altri mezzi.
38 SPRINKLER Viene progettato quando si vuole una distribuzione in modo uniforme di acqua frazionata sulla superficie interessata e un rapido raffreddamento. Questo tipo di impianto viene usato per filande, per fabbriche tessili, per mulini, per grandi magazzini, per depositi con grandi scaffalature, etc..
39 SPRINKLER Gli impianti sprinkler possono essere AD UMIDO A SECCO A PREAZIONE A DILUVIO ALTERNATIVI ANTIGELO CIRCULATING CLOSE LOOP SYSTEM
40 IMPIANTI SPRINKLER AD UMIDO Gli impianti sprinkler possono essere AD UMIDO quando le tubazioni, a monte ed a valle della stazione di controllo, sono permanentemente riempite di acqua in pressione.
41 In caso di incendio lo sprinkler automatico si apre, inizia l'erogazione d'acqua, la campana di allarme entra in azione, il pressostato attiva i segnali prestabiliti. IMPIANTI SPRINKLER AD UMIDO
42 IMPIANTI SPRINKLER AD UMIDO Vantaggi: Consumo d acqua limitato in quanto entrano in azione solo gli erogatori che si trovano nella zona interessata dall'incendio; Limitati danni alle cose non coinvolte nell incendio. Svantaggi: Mancata apertura di qualche testina per errata posizione o per la presenza di uno schermo; Pericolo di congelamento o vaporizzazione nell acqua nelle zone fredde o troppo calde.
43 IMPIANTI SPRINKLER A SECCO Gli impianti sprinkler possono essere A SECCO quando le tubazioni, a monte della stazione di controllo, sono permanentemente riempite di acqua in pressione e quelle a valle della stazione medesima permanentemente riempite di aria in pressione. INSTALLATO DOVE ESISTE PERICOLO DI GELO.
44 IMPIANTI SPRINKLER A SECCO Le tubazioni sono sempre vuote d'acqua e tenute in pressione con aria compressa che blocca il piatello del clapet di tenuta. In caso di incendio lo sprinkler automatico si apre, l'aria compressa fuoriesce rapidamente, si apre il piatello, inizia l'erogazione d'acqua, la campana di allarme entra in azione, il pressostato attiva i segnali prestabiliti.
45 Vantaggi: Stessi vantaggi dell impianto a umido; Non presenta in pericolo del congelamento o vaporizzazione dell acqua. Svantaggi IMPIANTI SPRINKLER A SECCO Funzionamento ritardato, ritardo dovuto al tempo di svuotamento della rete. Gli impianti sprinkler possono essere ALTERNATIVI quando funzionano come impianti ad umido nella stagione estiva e come impianti a secco nella stagione invernale.
46 IMPIANTI SPRINKLER Un impianto fisso di estinzione a pioggia è costituito, come nel caso di altri impianti fissi: DA UNA RISERVA IDRICA DA UN SISTEMA DI POMPAGGIO DALLA RETE DI DISTRIBUZIONE DAGLI EROGATORI (SPRINKLER) DALLE RELATIVE VALVOLE DI CONTROLLO ED ALLARME.
47 IMPIANTI SPRINKLER
48 Riguardo la riserva idrica e il sistema di pompaggio vale quanto già detto per l'impianto fisso antincendio per idranti. Rete di distribuzione È il complesso delle tubazioni a valle della stazione di controllo. Le tubazioni possono avere: IMPIANTI SPRINKLER DN 20 negli impianti di protezione di edifici destinati a civile; DN 25 negli impianti a protezione di settori alimentari, legno, carta, gomma, materie plastiche, lavorazione del vetro, tessili, abbigliamento, distillerie, lavorazione con vernici, ecc.. Le tubazioni non possono avere diametro minore di DN 10.
49 IMPIANTI SPRINKLER Rete di distribuzione La disposizione può essere: a pettine
50 IMPIANTI SPRINKLER Rete di distribuzione La disposizione può essere: a spina
51 IMPIANTI SPRINKLER Rete di distribuzione La disposizione può essere: ad anello
52 IMPIANTI SPRINKLER Rete di distribuzione La disposizione può essere: a griglia
53 Stazione di controllo sistema ad umido IMPIANTI SPRINKLER È il complesso di valvole, strumenti di misura ed apparecchiature di allarme destinato al controllo del funzionamento di una sezione di impianto.
54 Stazione di controllo Sistema a secco IMPIANTI SPRINKLER È il complesso di valvole, strumenti di misura ed apparecchiature di allarme destinato al controllo del funzionamento di una sezione di impianto.
55 IMPIANTI SPRINKLER
56 È un erogatore costituito da un ugello, un elemento termosensibile e diffusore, progettato per reagire ad una predeterminata temperatura mediante il rilascio automatico di un getto d'acqua e la distribuzione dello stesso getto in specificate forme e quantità su un'area definita. SPRINKLER
57 Gli elementi fusibili e bulbi di vetro degli erogatori vengono tarati ad una temperatura di almeno 30 C superiore alla temperatura dell aria ambiente SPRINKLER Gli erogatori possono essere secondo il tipo di elemento termosensibili: a bulbo di vetro-erogatore che si apre per l'azione del calore mediante la rottura del bulbo di vetro a seguito della pressione risultante dall'espansione del fluido ivi rinchiuso.
58 SPRINKLER Gli erogatori possono essere secondo il tipo di elemento termosensibili: ad elemento fusibile-erogatore che si apre per l'azione del calore mediante la fusione di un componente;
59 SPRINKLER Gli erogatori possono essere secondo il tipo di distribuzione idrica: convenzionale: erogatore che produce un getto d'acqua di forma sferica, diretto sia verso il soffitto sia verso il pavimento, su un'area definita;
60 SPRINKLER Gli erogatori possono essere secondo il tipo di distribuzione idrica: spray: erogatore che produce un getto d'acqua di forma paraboloidica diretto essenzialmente verso il pavimento, su un'area definita;
61 SPRINKLER Gli erogatori possono essere secondo il tipo di distribuzione idrica: a getto pieno: erogatore che produce un getto d acqua di forma paraboloidica diretto verso il pavimento su un'area definita, mentre parte dell'acqua bagna il soffitto;
62 SPRINKLER Gli erogatori possono essere secondo il tipo di distribuzione idrica: a getto laterale: erogatore che produce un getto d'acqua di forma semiparaboloidica verso il pavimento e la parete retrostante.
63 SPRINKLER Gli erogatori hanno orifizio di mm e la portata di scarica Q in litri al minuto è data dalla relazione: Q k P dove: k è il coefficiente di efflusso funzione del diametro dell erogatore: DN 10 K DN 15 K DN 20 K P è la pressione in Mpa.
64 SPRINKLER Il funzionamento dell'impianto è legato all'attivazione degli erogatori. Per effetto del calore trasmesso dall'incendio sviluppatosi, al raggiungimento della temperatura prestabilita si ha o la rottura dell'ampollina o della fusione della lega di saldatura che provoca l apertura delle bocche degli sprinkler di conseguenza viene erogata l'acqua (negli impianti ad umido) oppure l'aria e quindi l'acqua (negli impianti a secco).
65 SPRINKLER Per norma a seguito di concordato, le compagnie di assicurazione prescrivono: l'installazione di 4 o al massimo 6 erogatori su ciascun tubo derivato lateralmente da una condotta di alimentazione; fissano in 9 mq la superficie massima coperta da un erogatore; stabiliscono in 1,2 dalle pareti; 1,8 m la massima distanza degli erogatori in 0,6 m la massima distanza degli erogatori da travi e colonne; a seconda che il soffitto sia combustibile o incombustibile prescrivono in 0,3 0,4 m la massima distanza degli erogatori dal soffitto.
66 IMPIANTO FISSO AUTOMATICO A GETTO PIENO Simile all impianto a pioggia con la differenza che gli ugelli sono aperti e l'erogazione dell'acqua avviene mediante comando di una valvola (detta valvola a diluvio), comandata da un impianto di rivelazione automatico di incendio. L acqua viene scaricata contemporaneamente da tutti gli erogatori installati sull area protetta e non solo su quella interessata dall incendio, oppure su parte dell area nel caso l impianto risulti sezionato.
67 IMPIANTO FISSO AUTOMATICO A GETTO PIENO Viene usato per la protezione di strutture dal calore radiante, per magazzini, per raffreddamento del mantello di serbatoi, etc.. Va progettato nel caso vi sia il rischio di una rapida espansione delle fiamme in quanto la zona interessata viene tutta contemporaneamente irrorata di acqua.
68 IMPIANTO FISSO ANTINCENDIO A SCHIUMA Viene progettato per attività con depositi di liquidi infiammabili o combustibili, oli, carburanti e lubrificanti, aree di lavorazione e trasporto dei carburanti liquidi, industrie petrolchimiche in generale.
69 IMPIANTO FISSO ANTINCENDIO A SCHIUMA Viene progettato per attività con depositi di liquidi infiammabili o combustibili, oli, carburanti e lubrificanti, aree di lavorazione e trasporto dei carburanti liquidi, industrie petrolchimiche in generale. Un impianto fisso è costituito: da una riserva idrica; da una riserva di liquido schiumogeno; da un sistema di pompaggio; da una rete idrica; da versatori di schiuma (lance, cannoni o altri dispositivi).
70 IMPIANTO FISSO AUTOMATICO A POLVERE Viene progettato per locali con trasformatori elettrici, con centraline elettriche, con metalli speciali (sodio, magnesio), con deposito di materiale delicato e di valore. L'impianto è costituito: da un serbatoio di stoccaggio della polvere a pressione atmosferica; da recipienti contenenti il gas propellente (CO 2 o azoto) in pressione; dalla tubazioni di interconnessione; dalla rete di distribuzione; dai dispositivi di regolazione della pressione; dagli erogatori; dalla strumentazione necessaria per assicurare la segnalazione e l'attivazione.
71 IMPIANTO FISSO AUTOMATICO A POLVERE L'impianto viene messo in azione da un sistema di rivelazione. L'immissione dei gas propellenti nel contenitore della polvere lo mette in pressione creando una distribuzione uniforme della polvere al suo interno; La pressione all interno del serbatoio provoca la rottura di una membrana a disco. Che consente l'immissione della polvere nella rete di distribuzione, giungendo sino agli erogatori per la applicazione sull'incendio.
72 IMPIANTO FISSO AUTOMATICO A POLVERE Viene di seguito riportato lo schema di un impianto fisso a polvere per una stazione elettrica.
73 IMPIANTO FISSO ANTINCEDIO AUTOMATICO A GAS I sistemi di spegnimento a saturazione totale sono usati: apparecchiature per i quali sia possibile individuare un volume protetto (sia esso un edificio, un locale o un contenitore) per contenere la sostanza estinguente. Alcuni rischi tipici protetti da questo tipo di impianti sono: rischi elettrici ed elettronici; impianti di telecomunicazioni; liquidi e gas infiammabili e combustibili; altri beni immobili di valore elevato. Tutte la sostanze estinguenti devono essere elettricamente non conduttive.
74 IMPIANTO FISSO ANTINCEDIO AUTOMATICO A GAS Impianto fisso a gas -halon- Occupa poco spazio ed è indicato per depositi di solventi, sale macchine, magazzini di beni ad alto valore, aerei, etc. Secondo il D.M. 3 ottobre 2001, è vietato l'uso di halon vergine, recuperato, riciclato o rigenerato tranne i casi descritti nel decreto stesso.
75 IMPIANTO FISSO ANTINCEDIO AUTOMATICO A GAS Impianto fisso a gas -argon- Occupa poco spazio e viene progettato per ambienti presidiati. È usato per materiale solido, liquido, elettrico ed in particolare per impianti elettrici ed elettronici, impianti di telecomunicazioni, liquidi e gas infiammabili e combustibili, beni di grandi valori. È un impianto costoso con manutenzione e gestione costosa. Tali impianti sono alternativi a quelli ad halons avendo questo gas impatto ambientale nullo.
76 IMPIANTO FISSO ANTINCEDIO AUTOMATICO A GAS Impianto fisso a gas -azoto- Occupa poco spazio e viene progettato per ambienti presidiati (l'ossigeno non deve scendere al disotto del 12% in volume dell'ambiente per non arrecare danni alle persone). È usato per lo spegnimento di incendi di archivi, centrali telefoniche, cabine elettriche, beni di grandi valori. Come quello ad argon, è un impianto costoso con manutenzione e gestione costosa. Tali impianti sono alternativi a quelli ad halons avendo questo gas impatto ambientale nullo.
77 IMPIANTO AD ANIDRIDE CARBONICA Il suo principio estinguente è basato sulla riduzione dell'ossigeno presente nell'aria, portandolo a livelli di concentrazione al di sotto del valore minimo di combustione. Il grado di pericolosità che accompagna l'utilizzo di questo gas è molto elevato: la quantità di ossigeno in un ambiente saturo di CO 2 scende fino al 12%, valore sicuramente inadeguato per la sopravvivenza umana. Un sistema di spegnimento ad anidride carbonica può essere concepito per il funzionamento automatico e, più raramente, manuale.
78 IMPIANTO AD ANIDRIDE CARBONICA Esso è consigliato: nel caso di presenza di liquidi infiammabili; per materiale elettrico, macchine rotanti, equipaggiamento elettronico, ecc.; per motori che utilizzano gasolio o altri combustibili liquidi; per materiali cartacei, tessili o che comunque possono essere rovinati dall'uso di qualsiasi altro estinguente. È sconsigliato, invece, nei seguenti casi: incendi di prodotti chimici contenenti riserve di ossigeno; materiali reattivi quali sodio, magnesio, potassio, titanio e zirconio; materiali idrati.
79 IMPIANTO AD ANIDRIDE CARBONICA L'impianto è costituito: da un deposito in bombole o da un serbatoio di CO 2 (ad alta pressione nel caso di bombole e a bassa pressione nel caso di serbatoi); da una rete di distribuzione con tubazioni di idoneo diametro e materiale, dimensionata per contenere la caduta di pressione, per perdita di carico, entro i limiti di sicurezza; da erogatori a bocca aperta, che possono essere a bassa o alta velocità; dalla strumentazione per assicurare la segnalazione e l'attivazione.
80 IMPIANTO AD ANIDRIDE CARBONICA L'impianto viene messo in azione automaticamente da un sistema di rivelazione l'anidride carbonica, che si trova allo stato liquido nei contenitori, viene immessa nelle tubazioni della rete di distribuzione dove subisce un graduale e continuo abbassamento di pressione con conseguente trasformazione di stato da liquido a gas, assumendo l'aspetto di neve carbonica che viene applicata sull'incendio tramite ugelli erogatori.
81 IMPIANTO AD ANIDRIDE CARBONICA I sistemi fissi di spegnimento, a seconda del metodo di applicazione del CO 2, sono distinguibili in: sistemi a saturazione totale: consentono di raggiungere entro uno spazio chiuso la concentrazione di anidride carbonica necessaria all'estinzione. sistemi ad applicazione locale: sono concepiti per lo scarico dell agente estinguente direttamente sull area di incendio. Sono applicabili alla protezione di piccole aree a rischio concentrato (es. posti di verniciatura a spruzzo).
82 IMPIANTO FISSO AD ANIDRIDE CARBONICA
83 FINE
84 CRITERI DI PROGETTAZIONE (7.14) (3.60) N 4,75 3,60 1,50 1,50 2,40 2,40 4,75 3,60 2,40 1,50 1,50 4,75 3,60 2,40 3,60 4, ' 21,30 3,60 5,20 5,20 2,40 3,60 5,20 3,60 1,50 1,50 1,10 2,40 1,10 2,40 5,20 2,25 2,15 6,10 5,20 1,50 0,90 2,40 1,10 1,10 1,50 2,40 3,60 5,20 3,60 3,60 2,85 3,60 3,60 5,20 2,25 2,25 5,15 5,40 1,00 5, ,40 R1, ' 4,10 2,40 1,50 2,55 1,00 1,95 0,95 2,40 1,55 3,55 5,65 3,25 4,15 2,75 2,95 1,40 1,30 1,65 1,35 3,80 2,10 3,20 1,10 2,40 1,50 1,95 2,95 4,75 4,70 1,50 2,55 1,50 2,60 2,95 1,95 4,80 4,70 1,55 2,40 1,10 3,80 0,90 3,20 3,20 2,95 1,40 1,65 3,10 5,65 4,35 3,30 1,50 2,95 1,80 4,50 1,50 1,50 3,00 1,10 1, ,25 4,20 5,75 E E E E Dmax=11m Dmax=9.5m O Dmax=12 m Dmax=12 m 0,40 0,70 1,10
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