COMUNITA EDUCATIVA PER MINORI MARCELLINO

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1 COMUNITA EDUCATIVA PER MINORI MARCELLINO

2 LA NOSTRA STORIA Marcellino è una cooperativa sociale fondata il 26/04/1996 per iniziativa di un piccolo gruppo di persone coinvolte in modo diretto con esperienza d affido familiare e in modo professionale nel mondo dei minori. Per tale scopo è stato individuato un immobile in località Ca de Lunghi a Borghetto Lodigiano. Si trattava di un cascinale costituito da due edifici circondati da ampie aree verdi, completamente da riattare. L opera di ristrutturazione della parte abitativa iniziata nel 1997, si è potuta realizzare grazie ad un finanziamento regionale e al lavoro di numerosi volontari. Nel 1999 la cooperativa Marcellino, considerando che il finanziamento non era stato sufficiente e che aveva dovuto chiedere un finanziamento alla banca per continuare il progetto, decise di chiedere l autorizzazione come comunità familiare. Nel 2000 dopo aver ottenuto l autorizzazione al funzionamento Marcellino ha lavorato per rendere accogliente l unica parte terminata, ossia quell abitativa. Nel 2001 Marcellino inizia la propria attività come comunità familiare, delegando le funzioni educative e genitoriali a due soci fondatori, che si sono trasferiti, in modo stabile, con i loro figli affidatari (ormai adulti) a Borghetto Lodigiano. I soci della cooperativa Marcellino hanno ritenuto necessario e indispensabile offrire ai bambini in forte situazione di disagio familiare, un periodo e uno spazio idoneo dove poter rielaborare il proprio vissuto ed esperire una quotidianità caratterizzata da fiducia delle relazioni sia verso i pari che gli altri. L esperienza personale nel campo dell affido familiare ha inoltre fatto in modo che i soci condividessero l importanza del recupero della relazione del bambino con la propria famiglia d origine. Marcellino ha, infatti, collaborato con il Comune di Milano a due progetti sperimentali, il primo si riferisce all inserimento di un neonato con il suo papà e il secondo ad un progetto di ricongiungimento familiare di due minori con i loro genitori. Tutto ciò è stato possibile grazie alla stretta collaborazione con i Servizi Sociali invianti che per primi hanno ritenuto di dover dare una grande opportunità ai minori, per recuperare il rapporto con la loro famiglia d origine. I bimbi accolti in questi sei anni sono stati dodici. Nel 2006 Marcellino termina la ristrutturazione di tutto il complesso comprese le aree verdi, considerando poi la nascita di numerose realtà di tipo familiare, decide di porsi come obiettivo per il 2007 l apertura di una comunità educativa per minori, il cui collocamento in un altro ambito familiare diverso dal loro potrebbe diventare complesso. Marcellino vuole diventare un centro in cui si lavora per sensibilizzare, formare e prevenire il maltrattamento e la violenza verso i bambini.

3 Tutto ciò richiede professionalità e competenza, che sarà garantita da un equipe psico/sociale, formata da: -Psicologa responsabile/supervisore -Responsabile/coordinatore -Educatori professionali presenti anche la notte -Operatori socio-assistenziali Prima di passare alla presentazione del progetto, cogliamo l occasione per ringraziare tutti coloro che ci hanno sostenuto con il loro contributo, lavoro, collaborazione,in questi primi undici anni di storia. MISSION della cooperativa è la cura di bambini che hanno vissuto drammatiche situazioni di pregiudizio e la prevenzione del maltrattamento all infanzia. La comunità si configura sia come luogo di accoglimento del bambino sia come spazio per la famiglia. L obiettivo principale deve necessariamente essere quello di lavorare per un recupero della relazione del bambino con la propria famiglia di origine. CARATTERISTICHE DELLA COMUNITA EDUCATIVA Marcellino gestisce una comunità strutturata per l accoglienza di minori, allontanati dalle famiglie di origine con intervento dell Autorità Giudiziaria, e a rischio di emarginazione e devianza, con problematiche socio-comportamentali, educative e psicologiche conseguenti all abbandono, al maltrattamento e/o all abuso. La comunità può accogliere 8 minori di età compresa tra i 3 e i 12 anni, e riserva due posti per gli accoglimenti di pronto intervento. L obiettivo principale che la comunità si pone è quello di offrire una risposta temporanea e globale al minore in difficoltà attraverso l organizzazione e l erogazione di servizi e prestazioni socioeducative che permettano di affiancare i servizi psico-sociali: - nell osservazione del minore e della qualità del rapporto con i suoi famigliari, partecipando alla valutazione delle capacità genitoriali. Ciò permette di raccogliere preziosi elementi per valutare, insieme a tutta la rete di operatori che lavorano sul caso, la possibilità di un rientro del bambino nella sua famiglia di origine, la necessità di un percorso temporaneo di affido o al contrario di un definitivo percorso adottivo. - nella successiva fase di trattamento, affiancando la famiglia naturale in caso di prognosi positiva, o sostituendo temporaneamente la stessa in caso di prognosi negativa e quindi di irrecuperabilità delle capacità genitoriali.

4 L accoglienza del minore nella struttura, pertanto, dovrà essere temporanea e finalizzata alla costituzione di un progetto volto ad un futuro rientro del minore in famiglia (d origine, affidataria o adottiva), attraverso un intervento specialistico che agisca in contemporanea sul minore stesso, sulla famiglia e su tutte le altre parti coinvolte, garantendo una comunicazione chiara e trasparente degli obiettivi da perseguire. Elemento portante dell accoglienza è l attenzione agli specifici bisogni di ogni bambino. Prima dell accoglimento, ogni singolo caso sarà valutato per verificare sia la possibilità di implementare un progetto individualizzato sia la compatibilità con gli ospiti già presenti. Marcellino rappresenta il referente educativo che insieme all équipe psico-sociale (di cui ne fa parte integrante) si fa carico del progetto socio educativo del bambino. In particolare il progetto si snoda lungo tre direttrici: 1. Offrire al bambino un ambiente accogliente e protettivo, che gli consenta di sentirsi tutelato dal carico di responsabilità e dalle implicazioni dovute a disturbi della dinamica famigliare, promuovendone la crescita e lo sviluppo psicologico. 2. Operare interventi di osservazione diretta sui comportamenti del minore nei momenti della giornata, sia nelle relazioni con gli altri che con i propri famigliari, al fine di fornire elementi utili all équipe. 3. Fornire al minore uno spazio di ascolto e di accoglimento dei suoi bisogni offrendogli strumenti utili a rileggere la propria storia, aiutandolo ad avviarsi verso il proprio futuro. La Comunità educativa ospita un numero massimo di 8 minori, di età compresa tra i 3 e i 12 anni, al fine di garantire il rispetto dell individualità e dei bisogni psico-affettivi di ciascun ospite. La permanenza in comunità è volta ad evitare qualsiasi forma di cronicizzazione che porterebbe a lunghi periodi di collocamento del minore nella struttura. Si ritiene indispensabile garantire un intervento coerente ed integrato con la rete dei Servizi che si occupano di quel minore e della sua famiglia onde evitare una pericolosa frammentazione. La comunità, pertanto, si impegna a comunicare con tempestività a tutti gli operatori impegnati nella gestione del caso, tutte le informazioni rilevanti che potrebbero causare la variazione del progetto in corso.

5 La soluzione abitativa è costituita da spazi in cui la distribuzione interna ed esterna è funzionale alle esigenze dei minori: spazi personali, in cui gli altri ospiti e gli operatori accedono con una certa riservatezza; spazi comuni, dove si realizzano rapporti interpersonali tra tutti i soggetti che vivono ed operano in casa; spazi all aperto organizzati per l attività ludica ed attrezzati in modo da favorire l azione spontanea e la sperimentazione autonoma dei singoli. La collocazione della Comunità Marcellino favorisce il rapporto e l integrazione nel contesto sociale attraverso contatti con le varie agenzie che si occupano di scuola, lavoro, sport, tempo libero e culto. La comunità ha individuato una rete di possibilità da utilizzare per proporre diverse esperienze in cui gli ospiti possano interagire ed arricchirsi. DESCRIZIONE DELLA STRUTTURA L immobile da adibire a comunità è costituito da un cascinale (che è stato ristrutturato, rispettando gli standard regionali), in funzione della specifica destinazione d uso di comunità alloggio per minori. Il complesso si compone come segue: Un fabbricato rurale abitativo con annessi locali di servizio e cantina, articolato su due piani per complessivi 440 mq. Un fabbricato rurale di servizio che si sviluppa su un unico piano con una superficie lorda di circa 220 mq. Un vasto cortile, con una superficie di circa 630 mq, che divide i due fabbricati citati. Un ampia zona verde, posta a nord del fabbricato residenziale composta da un giardino per 2000 mq. con piscina, orto, giochi. In particolare per quanto riguarda il fabbricato abitativo, al piano terra si trovano le zone di soggiorno e pranzo, attorno a cui ruotano i locali di servizio (bagno, lavanderia, dispensa, cucina e ripostiglio). Al primo piano è organizzata la zona notte con una camera-studiolo da due posti una camera per

6 l operatore - due camere-studiolo da tre posti e tre servizi igienici. Inoltre accedendovi con una scala a pantografo si può usufruire di un locale mansardato- ottenuto nel sottotetto, che può servire per sistemare il cambio stagionale degli indumenti. Negli spazi individuali e comuni è possibile la personalizzazione dei ragazzi così da incrementare il senso di appartenenza man mano che il tempo di residenza aumenta. L igiene degli spazi descritti viene assicurata secondo uno schema prefissato dal personale retribuito e dagli operatori stessi, la dove possibile collaborando con i ragazzi. Primo e secondo piano sono collegati d una tradizionale scala e da un ascensore con portata di 5 persone fino a 500Kg dipeso. Tutti i locali sono stati progettati in base alle disposizioni in merito ai minimi di superficie, altezza, areazione ed illuminazione. Ogni ambito è stato dotato di arredamento tipico al fine di far corrispondere il dimensionamento alle necessità tipiche del soggiorno. Inoltre come da indicazioni del DM n del 14 giugno 1989 relativo all eliminazione delle barriere architettoniche, è prevista la presenza di residenti disabili, per i quali sono stati studiati gli ingombri minimi di passaggio, stazionamento e soggiorno nella comunità. Il fabbricato rurale di servizio, prevede: 1. l ufficio dell assistente sociale e degli psicologi che lavoreranno a stretto contatto con gli ospiti della comunità e con il personale educativo operante. 2. Un grande spazio comune da adibire ad area studio, area gioco e laboratori per gli ospiti della Comunità; 3. Un area polivalente strutturata per gli incontri tra il bambino e la sua famiglia come indicato dal progetto educativo individuale previsto.

7 RUOLO E MANSIONI DEGLI OPERATORI: Il Presidente è garante del Progetto Educativo della Comunità che verifica con periodicità semestrale in apposita commissione composta da un rappresentante del Consiglio Direttivo e dal Supervisore; coordina l attività degli Operatori all interno della struttura esercitando su di essi un supporto motivazionale; verifica eventuali spese per i minori, per l alimentazione e per la manutenzione ordinaria della casa; controlla la stesura e l ordine della documentazione di servizio; promuove progetti di formazione ed aggiornamento del personale; Il Responsabile / Supervisore selezione iniziale degli educatori supervisioni mensili agli educatori su temi di volta in volta ritenuti rilevanti, della durata di due ore ciascuna (difficoltà di gestione di un bambino, il gioco post-traumatico, interazioni sessualizzate tra minori, preparazione di un bambino alla visita ginecologica o all audizione protetta, l osservazione della relazione con i genitori, ecc ) supervisioni quindicinali al coordinatore della comunità su difficoltà che emergono nel portare avanti la comunità, della durata di due ore ciascuna analisi del materiale pre-accoglimento di un minore e in caso di più richieste valutazione di quella più idonea in base alle caratteristiche del gruppo degli altri bambini, congiuntamente con il coordinatore o previa coordinazione con lo stesso e organizzazione dell accoglimento revisione delle relazioni in uscita ai Servizi invianti, prima che vengano spedite reperibilità telefonica diurna dalle 9.00 alle 20.00, anche notturna per le gravi emergenze In base alle risorse disponibili e al modello di impostazione della comunità è possibile prevedere valutazione e supporto psicologico a quei minori accolti qualora i Servizi non possano garantirlo. Eventuale relazione per la parte psicologica sarà redatta dal responsabile. Coordinatore

8 Il coordinatore svolge le seguenti mansioni: riunioni settimanali di equipe con tutti gli educatori colloqui trimestrali di verifica individuali con gli educatori partecipazione alle riunioni di rete con i Servizi tenuta dei contatti con le scuole e presentazione del caso agli insegnanti stesura delle relazioni per i Servizi organizzazioni dei turni in comunità e delle sostituzioni per le vacanze o malattie organizzazione delle vacanze dei minori presenza diretta in comunità alcune ore settimanali per conoscere personalmente i minori accolti presenza al momento dell accoglimento di un minore in comunità, affiancando l educatore. Confronto con il pediatra, dopo la prima visita dopo l accoglimento verifica della presenza in cartella per ogni bambino di tutta la documentazione sanitaria necessaria (tessera sanitaria, certificato vaccinale, allergie, ecc.) e predisposizione di una griglia come promemoria per i controlli pediatrici e vaccinali di ogni bambino periodica revisione dei libretti auto, bollino blu, assicurazione, norme di sicurezza per il bambino, ecc. definizione con il Servizio Sociale inviante della cadenza delle visite protette genitori bambino, in base anche alle disponibilità della comunità colloquio iniziale con il genitore che incontrerà il figlio, prima della prima visita e sottoscrizione di alcune regole comunitarie che il genitore dovrà rispettare durante la visita stessa Educatori professionali: Secondo le indicazioni della Deliberazione della Giunta Regionale 16 febbraio 2005 n.7/20762 gli educatori che faranno parte dell équipe multiprofessionale dovranno possedere una laurea in scienze dell educazione od un diploma professionale. Sarà inoltre garantito il rapporto di un educatore ogni 5 minori accolti, la compresenza di due educatori nelle ore in cui tutti i minori sono in comunità, nonché il sabato, la domenica, e in tutti i giorni festivi. E garantita anche la presenza di personale educativo nelle ore notturne. Ha il rapporto diretto con i minori, partecipa alla formazione, all implementazione di ogni P.E.I ed alla sua verifica; i suoi compiti sono così sintetizzati: osservazione e registrazione dei comportamenti individuali e di gruppo; colloqui con i minori per l esame delle situazioni individuali e di gruppo e per l attuazione degli interventi educativi; valutazione dei bisogni e delle risorse dei minori;

9 utilizzazione delle attività quotidiane in funzione educativa; scelta con gli interessati di materiale per le attività culturali, espressive, ludiche e sportive; garanzia di riservatezza, del rispetto del segreto professionale e deontologico su ciò che accade in Comunità, che viene discusso in sede di riunione di equipe e in supervisione; conduzione diretta dei propri interventi educativi, a livello individuale e di gruppo, secondo le azioni definite in equipe e trascritte sul P.E.I.; rispetto del materiale, delle attrezzature, dell arredamento della Comunità ed utilizzo corretto delle utenze con l impegno che gli ospiti facciano altrettanto; partecipazione alle riunioni settimanali di equipe; aggiornamento delle cartelle personali dei minori al fine di una metodica osservazione; essere valutato dal Responsabile dei Servizi; osservazione delle visite protette tra genitori e figli all interno della comunità I suddetti compiti vengono espletati avendo come referente il responsabile della comunità, garante della programmazione, dell attuazione e della verifica degli interventi sia di gruppo che individualizzati. Operatore Socio-Assistenziale organizza in modo funzionale la dispensa e seleziona gli arrivi di altri prodotti (giocattoli, vestiario, cancelleria,..). partecipa alla vita della Comunità assolvendo, in modo non esclusivo, alle mansioni di pulizia, lavanderia, stireria e cucina. Volontari Servizio Civile Nazionale Per quanto concerne le modalità d impiego gli interventi dei volontari sono suddivisi nei seguenti ambiti: Ambito gestione della casa: fornisce un sostegno al personale dipendente nello svolgimento delle attività domestiche quotidiane, collabora nell organizzazione di attività culturali, ludiche, ricreative all interno e all esterno. Ambito educativo: partecipa alla progettazione educativa individualizzata ed alla sua implementazione praticando strategie concordate nell equipe degli operatori e sotto il loro diretto controllo. Ambito relazionale: si confronta con gli operatori nella riunione d equipe, ha il contatto diretto con i minori accolti, accompagnandoli all esterno della struttura per attività scolastiche, ludiche, sportive, visite mediche.

10 Ambito professionale: agli incontri di verifica periodici sugli obiettivi del progetto. Ha l obbligo del segreto professionale, sebbene non conosca nello specifico la storia di ogni bambino. Gli interventi sopra descritti possono comportare: guida automezzi di servizio previa apposita assicurazione; - trasferta in sedi extra-comunali (con o senza utenti) per situazioni inerenti le attività espletate. Volontari: Coloro che spontaneamente decidono di affiancare gli operatori negli ambiti di vita quotidiana, dopo aver partecipato ad un colloquio attitudinale e ad alcuni incontri di formazione, collaborano con una presenza stabile e non occasionale nella casa, secondo orari ed interventi stabiliti dall equipe educativa. Formazione permanente: La Cooperativa garantisce e promuove la partecipazione ad opportunità formative interne ed esterne per tutti i dipendenti, in base alle funzioni di ciascuno tutti gli operatori con funzione educativa sono obbligati ad effettuare un percorso formativo considerato come orario di servizio, proposto da figure professionali esterne di provata e riconosciuta competenza. MODALITA DI LAVORO DEL PERSONALE EDUCATIVO: L equipe educativa è composta dal Responsabile / Coordinatore dagli educatori professionali e da eventuali consulenti esterni; si riunisce di norma settimanalmente ed ha il compito di organizzare la vita quotidiana della comunità, valutare, l ammissione di nuovi ospiti nella struttura, redigere i P.E.I. e verificarne periodicamente il raggiungimento degli obiettivi. Gli operatori lavorano con un sistema di turnazione che prevede la compresenza di due educatori (figure maschili e femminili) nei momenti più significativi della giornata (studio, pasti, addormentamento e risveglio). La rotazione dei turni permette di lavorare con tutti i colleghi dell equipe. Gli operatori verbalizzano quotidianamente i fatti accaduti nell arco della giornata in un diario di bordo che possiamo definire come il passaggio di consegne tra i membri dell equipe ed allo stesso tempo l espressione per i minori di un unico interlocutore con cui relazionarsi. L equipe educativa cura la stesura di una cartella del minore in cui vengono raccolte le informazioni desunte dal suo passato, le osservazioni dal momento del suo ingresso in Comunità, il P.E.I., la

11 documentazione sanitaria, scolastica; il tutto è sintetizzato nelle schede dei minori presenti inviate semestralmente al Tribunale per i Minorenni come previsto dalla Legge 184/83 e successive modifiche. METODOLOGIA OPERATIVA: L attività educativa viene svolta con un supporto teorico mutuato dalla psicologia sistemicorelazionale con un attenzione particolare anche al singolo bambino, che ha necessità di essere supportato individualmente, e in base a conoscenze specialistiche nel campo dei bambini vittime di esperienze traumatiche. Si ritiene indispensabile approfondire i seguenti passaggi: osservazione sistematica: quale strumento per approccio teorico ai problemi individuali e di gruppo che si realizza attraverso una lettura interpretativa della realtà e della documentazione prodotta dal Servizio territoriale inviante. elaborazione del bisogno: valutazione complessiva della situazione di identificazione del bisogno individuale nelle sue interrelazioni con il gruppo, con la struttura e con la famiglia. intervento: stesura e realizzazione di un progetto educativo individualizzato (P.E.I.) che definisca tempi, spazi e contesti di intervento oltre che un programma di attività; verifica: osservazioni e riflessioni operative, sintesi dell evoluzione degli interventi. PROGETTO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO (P.E.I.): La formulazione del P.E.I. passa attraverso alcune fasi: Ricognizione delle risorse disponibili in Comunità: innanzitutto è importante valutare con sufficiente realismo quali strumenti e quali risorse potranno essere messe in campo nella relazione educativa. L altro aspetto da tener presente è dato dall analisi dei minori già presenti in Comunità sia sotto il profilo delle caratteristiche individuali che in merito alle modalità delle loro relazioni di gruppo. Analisi della domanda: attraverso la raccolta di dati, informazioni ed eventi significativi della vita del minore vanno identificati i bisogni educativi che richiedono di essere soddisfatti. Si decodificano i desideri espliciti ed impliciti di tutti i soggetti che interagiscono nel processo educativo (famiglia d origine, servizi sociali, persone significative per il minore, figure professionali ed il minore stesso). Si accolgono domande cui si prospetta di dare una risposta realistica ed adeguata ai bisogni espressi.

12 Presa in carico: una volta definita la diagnosi educativa e dato un giudizio sulla possibilità di occuparsi del minore è di esclusiva competenza dell equipe educativa passare alla fase vera e propria di presa in carico, previa condivisione con il servizio sociale inviante. Elaborazione del programma: l elaborazione del P.E.I. prevede l utilizzazione delle informazioni raccolte sviluppando una strategia di azione, per il raggiungimento di determinati obiettivi, che orienti l operatività quotidiana. Il progetto educativo individualizzato mira ad evidenziare i punti di forza e di fragilità della personalità del bambino, come esito della propria storia familiare e personale al fine di attuare i più adeguati strumenti di intervento e sostegno per uno sviluppo psico-fisico armonico. In particolare il P.E.I. realizzato insieme agli operatori ed al Servizio territoriale tenderà a: definire gli interventi da attuare e le esperienze da far vivere al minore; individuare gli interventi per modificare il contesto familiare ed ambientale in vista del suo possibile rientro; indicare le fasi, le prospettive ed i tempi per l eventuale reinserimento del minore in famiglia oppure trovare altre soluzioni (affido, adozione); precisare la divisione dei compiti per l implementazione del progetto tra gli operatori professionali coinvolti. Verifica in itinere: gli educatori della comunità monitorano periodicamente il raggiungimento degli obiettivi previsti dal P.E.I. e se necessario lo ridefiniscono in itinere. La verifica è necessaria sia per quel che concerne la situazione del minore all interno della Comunità ed in riferimento alla sua famiglia d origine, sia sul versante dei rapporti con gli altri interlocutori istituzionali (Consultorio, Tutela Minori, Servizio Sociale, Tribunale per i Minorenni). ALTRI SERVIZI OFFERTI DALLA COOPERATIVA GLI INCONTRI PROTETTI La Cooperativa prevede la possibilità di organizzare incontri protetti tra i minori accolti in comunità e i propri familiari, secondo le indicazioni del Servizio Sociale inviante e del Tribunale per i Minorenni. La struttura offre inoltre la possibilità di incontri di spazio neutro aperti al territorio, quindi per tutte quelle situazioni in cui è necessario favorire la continuità relazionale tra il bambino e il proprio genitore, in condizioni familiari in cui ciò non può essere lasciato alla libera organizzazione familiare (come per esempio nel caso delle separazioni conflittuali). RICERCA E FORMAZIONE

13 Marcellino organizza incontri di formazione per la sensibilizzazione e la prevenzione del fenomeno del maltrattamento e dell abuso all infanzia rivolti agli operatori scolastici, alle famiglie, a coloro che intendono approfondire tale fenomeno. PROTOCOLLO DI AMMISSIONE: a) DOCUMENTI NECESSARI PRIMA DELL AMMISSIONE: 1. Decreto del Tribunale per i Minorenni che prevede affido al Servizio Sociale e collocamento del minore in Comunità; 2. le eventuali modalità di incontro dei minori con i genitori (luogo, frequenza, durata, etc ); 3. il Comune tenuto a pagare la retta per il mantenimento del minore e la possibile partecipazione dei genitori. 4. Scheda sanitaria di ammissione compilata da entrambi i genitori. 5. Relazione socio-ambientale sulla situazione del minore e relativo genogramma. b) DOCUMENTI NECESSARI AL MOMENTO DELL AMMISSIONE: 1. Certificato anagrafico d identità personale. 2. Certificato di sana e robusta costituzione fisica con l assenza di malattie che pregiudichino la vita comune. 3. Fascicolo scolastico (eventualmente può essere trasmesso d ufficio alla nuova scuola). 4. Fascicolo sanitario (tessera sanitaria, scheda delle vaccinazioni, referti medici e diagnostici, terapie in atto, prescrizioni di farmaci). 5. Certificazioni specifiche (sostegno scolastico, invalidità, etc) 6. Impegno di spesa da parte del Comune di residenza per la retta giornaliera. DIMISSIONI La dimissione dalla Comunità di norma avviene per le seguenti motivazioni: 1. compimento del 13 anno di età. 2. nuove disposizioni da parte dell Autorità giudiziaria o del Servizio Sociale. 3. raggiungimento degli obiettivi contenuti nel P.E.I:, rientro nella propria famiglia naturale, affido familiare, adozione o necessità di trasferimento in una comunità per adolescenti.

14 ORGANIZZAZIONE QUOTIDIANA: Per l equipe educativa di Comunità definire il quadro della routine quotidiana, considerando i bisogni dei singoli e del gruppo, delle risorse e dell organizzazione, significa affrontare lo sforzo di come costruire uno spazio di vita significativo che personalizza senza isolare i minori, che fa vivere la Comunità di una vita propria e nel contempo interconnessa ed aperta al rapporto con le risorse offerte dal territorio: scuola, lavoro, associazionismo giovanile, parrocchia, sport, divertimento etc. L intelaiatura di base della giornata e della settimana, nonché l organizzazione di attività strutturate, non sono da considerarsi un puro ausilio al lavoro educativo o un facilitatore della vita organizzata, ma parte integrante dell intervento. L organizzazione e la routine quotidiana, infatti, danno sicurezza al bambino. COME ARRIVARE A MARCELLINO Marcellino si trova in Frazione Ca de Lunghi di Borghetto Lodigiano a circa 5 minuti dal centro abitato. Il cascinale si colloca in un contesto altamente rurale circondato da ampie aree verdi, colture agricole e da altri cascinali, ristrutturati o in via di ristrutturazione raggiungibile sia con mezzi pubblici sia con l automobile. Come raggiungerci? Treno + Autobus Marcellino può essere raggiunto utilizzando la linea ferroviaria delle FS Milano-Bologna con fermata a Lodi e la linea stradale Lodi-Borghetto Lodigiano gestita dalla compagnia di autobus STAR. La Iinea Milano-Bologna prevede parecchi collegamenti (con fermata Lodi) dalle principali stazioni di Milano (Centrale, Lambrate, Garibaldi e Porta Romana) e di Bologna all incirca ogni ora, così come la linea stradale Lodi-Borghetto Lodigiano che prevede la partenza degli autobus direttamente dalla stazione ferroviaria. Automobile

15 In automobile Marcellino può essere raggiunto attraverso l Autostrada Al Milano-Bologna, con uscita al casella di Lodi (raggiungibile in circa 20 minuti dall imbocco dell Autostrada), e da qui attraverso strade statali e provinciali in ulteriori 15 minuti. In alternativa all Autostrada Milano-Bologna può essere utilizzata la Strada Statale N 0 9 Via Emilia fino a Lodi. Di seguito è allegata una mappa che illustra il percorso stradale.

16 PRINCIPALE NORMATIVA DI RIFERIMENTO Dichiarazione dei diritti dei bambino, Assemblea generale delle Nazioni Unite, 20 novembre 1959 Legge 27 maggio 1991 n. 176 ratifica ed esecuzione della convenzione sui dritti del fanciullo, New York, 20 novembre 1989 Norme contro la violenza sessuale n. 66 dei 15 febbraio 1996 Legge 28 agosto 1997, n. 285 Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l infanzia e l adolescenza Decreto 21 maggio 2001 n. 308 concernente Requisiti minimi strutturali eorganizzativi per l autorizzazione all esercizio dei servizi e delle strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale, a norma dell articolo 11 della legge 8 novembre 2000, n. 328 Circolare regionale n. 42 del 17 marzo 2003 Competenze in merito agli oneri per minori inseriti in strutture residenziali ed in affido familiare Delibera regionale del 16 febbraio 2005 Definizione per l accreditamento dei servizi sociali per la prima infanzia, dei servizi sociali di accoglienza residenziale per minori ed ei servizi per persone disabili Circolare regionale n. 35 e n. 10 del 24 agosto 2005 della Direzione Generale famiglia e Solidarietà Sociale oggetto: Primi indirizzi in materia di autorizzazione, accreditamento e contratto in ambito socio-assistenziale Bollettino Ufficiale Regione Lombardia Deliberazione Giunta Regionale 23 dicembre 2004 N. 7/20100 Linee guida per il riordino e l orientamento dei servizi dedicati alla tutela dei minori vittime di violenza Bollettino Ufficiale Regione Lombardia Deliberazione giunta Regionale 16 dicembre 2005 N. 7/20762 Definizione dei requisiti strutturali e organizzativi per l autorizzazione al funzionamento dei servizi sociali di accoglienza residenziale per minori Bollettino Ufficiale Regione Lombardia Legge Regionale 14 dicembre 2004 N. 34 Politiche regionali per i minori CISMAI, 28 settembre 2001, Dichiarazione di Consenso in tema di abuso sessuale all infanzia CISMAI, 28 settembre 2001, Requisiti di qualità dei centri residenziali che accolgono minori vittime di maltrattamento e abuso.

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