DISCARICA PER RIFIUTI SPECIALI NON PERICOLOSI LE MACCHIAIE (SINALUNGA, SI): MONITORAGGIO E

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1 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SIENA FACOLTÀ DI SCIENZE MATEMATICHE FISICHE E NATURALI CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN GEOLOGIA APPLICATA DISCARICA PER RIFIUTI SPECIALI NON PERICOLOSI LE MACCHIAIE (SINALUNGA, SI): MONITORAGGIO E CONTROLLO DELLE EMISSIONI NELLE MATRICI ACQUA E ARIA Tesi di laurea di: Marilena TROTTA Relatore: Prof. Enrico GUASTALDI Correlatori: Dott. Geol. Alessandro BECATTI Prof. Leonardo DISPERATI Anno Accademico

2 A mia sorella Nicoletta, per essermi sempre stata accanto e per avermi guidata, come nessun altro, in questi anni di università e di vita, Ieri è storia, domani è un mistero, oggi è un dono, un dono immediato da condividere insieme con gli altri S. Bambarén 1

3 Indice 1 Introduzione Inquadramento L area di studio Inquadramento geologico Stratigrafia dell area della discarica Depositi marini (Pliocene superiore (?) - Pleistocene) Sintema della Val di Chiana: Sub-sintema di Bettolle Sintema del Bacino di Siena: Sub-sintema di Poggigialli Falda Toscana, successione dei Monti del Chianti Macigno (MAC) Argilliti e calcareniti di Dudda (STO3): Inquadramento idrogeologico Quadro normativo di riferimento Evoluzione del quadro normativo di riferimento: normative comunitarie e nazionali Applicazione della normativa di riferimento al caso-studio Discarica per rifiuti speciali non pericolosi di Le Macchiaie, comune di Sinalunga (SI) Evoluzione storica della discarica e scelte progettuali Evoluzione storica Scelte progettuali Piano di monitoraggio e controllo Sistema di Monitoraggio delle Emissioni della discarica di Le Macchiaie Emissioni in aria Emissioni convogliate Emissioni diffuse Emissioni fuggitive Monitoraggio della qualità dell aria Emissioni in acqua Monitoraggio delle acque sotterranee

4 Monitoraggio delle acque superficiali Rifiuti in ingresso ed in uscita dalla discarica Ispezioni a carico dell Autorità preposta al controllo Attività sperimentale in discarica Campionamenti acque di drenaggio, pozzi di monitoraggio della falda e percolato Monitoraggio della qualità dell aria, 7 dicembre Campionamento di biogas alla torcia, 29 Febbraio Misura delle emissioni fuggitive di biogas dalla copertura, 7 luglio La strumentazione e metodologia di misurazione Attività sperimentale in laboratorio Modalità operative Accettazione campioni Compilazione del foglio di lavoro e supervisione tecnica Esecuzione delle prove Analisi chimica dei campioni di acqua di drenaggio della falda, di drenaggio infratelo e dei pozzi di monitoraggio Analisi chimica dei campioni di percolato Analisi chimica del biogas Analisi dati e risultati Introduzione teorica Analisi statistica descrittiva univariata Analisi statistica multivariata Analisi geostatistica Cenni teorici sull interpolazione spaziale Analisi dati della matrice Acqua Analisi statistica univariata e multivariata relativa ai campioni di acqua Qualità del dato analitico, stima delle concentrazioni dello ione HCO e 3 costruzione del diagramma riassuntivo di Piper Costruzione dei diagramma rettangolari Analisi della composizione del Biogas Risultati delle analisi chimiche dei campioni di biogas prelevati alla torcia per la discarica oggetto di studio Analisi dati delle misurazioni delle emissioni diffuse di biogas dalla copertura Analisi statistica univariata e multivariata relativa alle misurazioni delle emissioni fuggitive di biogas Misure con flussimetro portatile

5 Misure con GA2000 alla profondità di 0.30me 0.50m dal p.c Analisi geostatistica relativa alle misurazioni delle emissioni fuggitive di biogas Analisi quantitativa e qualitativa del percolato Risultati delle analisi chimiche sul percolato prodotto dalla discarica di Le Macchiaie Conclusioni Matrice acqua Matrice aria Biogas campionato alla torcia Emissioni fuggitive di biogas Percolato Appendice Bibliografia Ringraziamenti

6 1. Introduzione 1 Introduzione La crescente sensibilità collettiva verso il tema della tutela ambientale ha indotto il legislatore italiano, anche sulla spinta degli orientamenti comunitari, a regolamentare con specifiche norme le problematiche della gestione dei rifiuti, a partire dall entrata in vigore del DPR 915 del 1982 fino all attuale normativa che fa capo principalmente alla parte IV del D.Lgs. 152 del Più recentemente le politiche comunitarie in materia di ambiente, esplicitate nella Direttiva 96/61/CE, sulla prevenzione e riduzione integrate dell inquinamento (c.d. IPPC Integrated, Pollution, Prevention and Control), si sono poste l obiettivo del controllo integrato dell inquinamento, superando quindi la visione settoriale degli effetti inquinanti dell attività antropica, che caratterizzava le precedenti normative, a favore di una loro valutazione su tutto il complesso delle risorse ambientali: terra, acqua ed atmosfera. In Italia tale Direttiva è stata attuata integralmente con il D.Lgs. 18 Febbraio 2005, n. 59. Il Decreto disciplina il rilascio, il rinnovo ed il riesame dell Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.) alla quale sono soggette una serie di attività produttive particolarmente significative, specificate nell allegato I del Decreto stesso; prevede contestualmente l adozione di misure intese ad evitare oppure, qualora non sia possibile a costi sopportabili, ridurre, le emissioni in aria, acqua e suolo, comprese le misure relative ai rifiuti. L obiettivo è quello di conseguire un elevato livello di protezione dell ambiente nel suo complesso attraverso il ricorso alle Migliori Tecnologie Disponibili (MTD dette anche BAT Best Available Technology) per le singole attività produttive soggette ad A.I.A., fra le quali figurano anche le discariche di rifiuti oltre una certa soglia dimensionale. Punto qualificante ed innovativo introdotto dal D.Lgs 59/05 per incrementare le prestazioni ambientali è l attività di monitoraggio e controllo che il gestore dell impianto deve garantire a proprie spese presentando all Autorità Competente al rilascio dell A.I.A. un piano di monitoraggio e controllo (PMeC) delle emissioni generate dall attività produttiva verso le varie componenti ambientali. Il PMeC, una volta approvato, costituirà parte integrante dell A.I.A. alla quale il gestore è tenuto ad attenersi, garantendo fra l altro il diretto coinvolgimento dell Ente pubblico di controllo nell esecuzione delle attività di monitoraggio e controllo previste. 5

7 1. Introduzione L attuazione di tali normative ha determinato anche la necessità di prevedere nuove figure professionali, in particolare tecnici capaci di adeguare strutture industriali e servizi pubblici alle disposizioni di legge e di pianificare investimenti in campo ambientale. In tale quadro si inserisce anche la figura del Geologo, determinante in vari campi come la progettazione e gestione degli impianti di smaltimento e recupero rifiuti, il controllo ed il monitoraggio degli inquinanti, la bonifica di siti contaminati. Il presente lavoro di tesi si inquadra in questo contesto normativo, presentando i risultati conseguiti dall Ente di controllo Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana (ARPAT), nell ambito delle attività previste dal PMeC contenuto nell AIA rilasciata dall Amministrazione provinciale di Siena per la discarica di rifiuti non pericolosi ubicata in località Le Macchiaie, nel Comune di Sinalunga (SI). L elaborato si articola in varie sezioni. Quelle relative a: il quadro normativo di riferimento; il campionamento delle matrici acqua, aria, biogas e percolato; l analisi chimica di laboratorio dei campioni prelevati; la campagna di misurazione delle emissioni fuggitive dalla superficie della discarica; sono state eseguite nel corso di un progetto di stage della durata di un anno presso il Dipartimento Provinciale ARPAT di Siena. Il lavoro è stato quindi integrato e completato con: una campagna di rilevamento geologico di dettaglio all interno del perimetro della discarica e nelle immediate vicinanze, che ha permesso di uniformare ed aggiornare le informazioni geologiche già disponibili e di disporre di una più dettagliata base cartografica per una migliore configurazione dell assetto geologico del sito; l analisi statistica (Attraverso l utilizzo di MS Excel ed R) e geostatistica (Con l utilizzo di Geovariances Isatis v6), con successive valutazioni, sia dei risultati ottenuti dalle analisi chimiche di laboratorio e dalle misurazioni dirette effettuate in discarica durante questo lavoro di tesi (Luglio 2007-Giugno 2008), che dei risultati delle analisi risalenti alle precedenti campagne di monitoraggio della discarica (Gennaio Ottobre 2006); la valutazione del chimismo delle acque sotterranee prelevate nella zona della discarica ed il confronto con quello di altre acque rappresentative della situazione idrogeologica del comprensorio di riferimento (sorgenti termali 6

8 1. Introduzione Antica Querciolaia e San Giovanni (Rapolano Terme, SI), acque potabili dei pozzi Tisinille (Trequanda, SI) che alimentano l acquedotto che serve diversi comuni della Val di Chiana, sorgente Acquapassante (Sinalunga, SI)). Innovativo, dal punto di vista del monitoraggio attualmente effettuato da Sienambiente S.p.A. nella discarica Le Macchiaie, è stato l utilizzo di uno strumento per la misurazione delle emissioni fuggitive di biogas dalla copertura della discarica: il flussimetro portatile con camera di accumulo statica non stazionaria, prodotto dalla ditta West Systems srl. Lo strumento ha permesso di quantificare il flusso di biogas emesso dalla discarica all interfaccia aria-suolo; infine, tramite l analisi geostatistica, sono state realizzate mappe di isoflusso con le quali è stato possibile mostrare su una superficie bidimensionale le variazioni spaziali del flusso di CO 2 e CH 4 e quindi di controllare l efficienza della copertura. 7

9 2. Inquadramento 2 Inquadramento 2.1 L area di studio L impianto di smaltimento rifiuti oggetto dello studio è collocato in Toscana (Figura 1.A), nella provincia di Siena, in località Le Macchiaie, lungo la strada provinciale N 38 che collega Sinalunga con il limitrofo comune di Trequanda. Il centro abitato più vicino, Rigaiolo, frazione del comune di Sinalunga di circa 120 abitanti, dista circa 1.8 km dall impianto (Figura 1.B); il recettore sensibile più vicino è un podere privato posto a circa 80 m a monte della discarica. I centri abitati di Trequanda e Sinalunga distano, in linea d aria, rispettivamente 3.6 km verso W e 2.2 km in direzione NE dalla discarica. A Figura 1 A) Ubicazione dell area di studio (ISTAT, 2001); B) Inquadramento territoriale della discarica di Le Macchiaie, Sinalunga (SI) ( Google Maps, scaricata in data 15/01/2008, mosaicata e georeferenziata nel sistema di proiezione UTM WGS 84) B 8

10 2. Inquadramento 2.2 Inquadramento geologico L area in esame è ubicata in una zona a morfologia collinare posta al margine occidentale del bacino della Valdichiana, alle pendici dei rilievi che costituiscono la dorsale Rapolano Terme Trequanda Monte Cetona (Provincia di Siena), elemento morfo-tettonico che attraversa la Toscana meridionale in direzione NW-SE (Figura 2) (Bertini G et al., 1991). Figura 2 Dorsale Rapolano Trequanda Monte Cetona. Modificata da: (Aquè R; Brogi A, 2002); Sinalunga è ubicata praticamente al centro della carta 9

11 2. Inquadramento La dorsale costituisce una culminazione strutturale che ha raggiunto il suo massimo sollevamento durante il Pliocene medio e separa il bacino di Siena - Radicofani ad ovest da quello della Valdichiana ad est (Figura 2) (Bartolini C et al., 1983; Disperati L & Liotta D, 1998). In essa affiorano prevalentemente formazioni triassico oligoceniche della Successione toscana non metamorfica e, secondariamente, i termini eocenici della sovrastante unità delle Argille e calcari (Unità di Canetolo) (Brogi A, 2002). I termini della Successione toscana non metamorfica hanno subito un evoluzione tettonica polifasata durante l evoluzione dell Appennino settentrionale. Sulla base dei rapporti di sovrapposizione tra le strutture sono state riconosciute tre fasi tettoniche principali. La prima fase (D 1 ) ha causato la sovrapposizione dell Unità delle argille e calcari sulla Successione toscana; la seconda fase (D 2 ) ha causato lo sviluppo di pieghe a diverse scale con vergenza orientale, orientate mediamente in direzione NNW-SSE, circa parallela a quella della dorsale; e la fase deformativa (D 3 ) responsabile dello sviluppo di faglie dirette ad alto angolo e con componente di movimento orizzontale (Aquè R; Brogi A, 2002; Brogi A, 2002). Le suddette faglie, attive tra il Miocene superiore ed il Pliocene medio durante lo sviluppo del Bacino di Siena, possono essere classificate e suddivise in due gruppi distinti per la loro cinematica: faglie normali, orientate NNW-SSE; faglie transtensive, orientate WSW-ENE. Al primo gruppo appartiene la faglia di Rapolano che costituisce la master fault del bacino di Siena (Brogi A; Costantini A; Lazzarotto A, 2002). Alcune delle faglie orientate SW-NE sono state successivamente riattivate come faglie dirette a causa della sovrapposizione di strutture di età pleistocenica. Alla scala cartografica le faglie riattivate interrompono quelle orientate in direzione NNW-SSE e dislocano i depositi pliocenici; in corrispondenza dell intersezione tra la faglia di Rapolano e le faglie dirette orientate SW-NE, che la dislocano, sono presenti depositi di travertino di età quaternaria e sorgenti idrotermali (Brogi A, 2002). La stessa faglia, o un sistema ad essa connesso, prosegue verso sud fino al Monte Cetona, dove separa in alcuni tratti i depositi di riempimento del bacino di Radicofani dalle unità del substrato, anche qui costituiti dai termini triassico-oligocenici della Serie toscana. 10

12 2. Inquadramento Lungo questo sistema di faglie immergenti verso ovest, sono allineati, analogamente all area di Rapolano, numerose sorgenti termali ed estesi depositi di travertino di età pleistocenica ed olocenica (Barazzuoli P et al, 1991). Studi recenti si stanno soffermando sull estensione di un ulteriore faglia appartenente al primo gruppo, orientata in direzione NNW-SSE, parallela alla master fault la cui presenza è stata riscontrata a sud di Sinalunga. Per quanto concerne i termini eocenici dell unità delle Argille e calcari, essi compaiono esclusivamente in un breve tratto del margine orientale della dorsale, nell area a nord di Sinalunga. Nel versante occidentale della dorsale, sui termini della Successione toscana, poggiano in discordanza i depositi neoautoctoni, rappresentati da sedimenti marini di età pliocenica inferiore media (Costantini A et al, 1982; Gandin A, 1967; Gandin A, 1982) e da depositi continentali di età quaternaria non coinvolti nella deformazione plicativa (Barazzuoli P et al, 1988) Stratigrafia dell area della discarica Le informazioni geologiche a disposizione durante questo lavoro di tesi sono state: la carta geologica 1:5.000, realizzata per il progetto di risanamento ambientale e l ampliamento della nuova discarica nel 1994; le sezioni, elaborate sulla base delle stratigrafie dei sondaggi effettuati nell ambito del risanamento ambientale 1992; la carta geologica scala 1: della regione Toscana, in particolare la sezione n (Bruni P. & Pertusati P.Carlo, 2005) e la sezione n (Costantini A, 2005). Il confronto delle diverse basi cartografiche evidenziava alcune disomogeneità così come la topografia, che risultava di differente dettaglio; allo stesso tempo la fisionomia dell impianto nel corso degli anni ha subito una inevitabile evoluzione, legata al progressivo riempimento dei bacini di stoccaggio ed ai lavori di adeguamento via via realizzati. Per queste motivazioni si è reso indispensabile lo svolgimento di una campagna di rilevamento geologico dell area limitrofa alla discarica che uniformasse le carte già disponibili e con un particolare dettaglio rispetto agli affioramenti presenti nelle immediate vicinanze dell impianto. Questa attività ha consentito la redazione di una nuova base cartografica geologica riportata in Figura

13 2. Inquadramento Nell area della discarica de Le Macchiaie affiorano depositi neoautoctoni rappresentati da sedimenti marini di età pliocenica e da depositi continentali di età quaternaria. In particolare nell area circostante l impianto la successione 1 è così riassumibile: Depositi alluvionali (Quaternario) o Alluvioni attuali, recenti e colluvi: ghiaie, sabbie e limi dei letti fluviali attuali e delle aree di esondazione (b); Depositi marini (Pliocene superiore (?) - Pleistocene) o Sintema della Val di Chiana: sub-sintema di Bettolle ciottolami e sabbie di Podere Mulinello (e1); o Sintema del Bacino di Siena: sub-sintema di Poggigialli sabbie di Podere Colombaiolo (f2), con livelli di ciottolami poligenici (f3) e argille scure con cristalli di gesso (f4); sub-sintema di Guazzino argille di fornace Monte Martino (g); Falda Toscana, successione dei Monti del Chianti o Macigno (MAC); o Gruppo della Scaglia Toscana: Argilliti e calcareniti di Dudda (STO3) Depositi marini (Pliocene superiore (?) - Pleistocene) Sintema della Val di Chiana: Sub-sintema di Bettolle Ciottolami e sabbie di Podere Mulinello (e1). 1 Le denominazioni delle formazioni geologiche e le relative sigle sono riferite all originale d autore della carta Geologica scala 1:10000 della Regione Toscana, sezione , redatta dall Università degli Studi di Firenze e dall Università degli Studi di Pisa (Bruni P. & Pertusati P.Carlo, 2005). Questa scelta è stata dettata sia dal fatto che tale legenda geologica è estremamente particolareggiata per quanto riguarda le formazioni plio-pleistoceniche che dalla posizione dell impianto. 12

14 2. Inquadramento Alla base prevalgono conglomerati poligenici, prevalentemente selciosi, arenacei e calcarei, con clasti arrotondati ed appiattiti, immersi in matrice sabbiosa grossolana arrossata; spessore massimo non superiore ai 7 m. Nella parte intermedia ed alta sono più frequenti sabbie massive, medie o grossolane, talora con laminazioni concave, con ricorrente colorazione rosso mattone od ocracea (Figura 3). Lo spessore massimo è di 15 m e l ambiente di sedimentazione di conoide alluvionale (Bruni P. & Pertusati P.Carlo, 2005). Figura 3 Ciottolami e sabbie di Podere Mulinello (e1), affioranti nella zona Podere la Pietra, a Sud della discarica Sintema del Bacino di Siena: Sub-sintema di Poggigialli Sabbie di Podere Colombaiolo (f2) Sabbie a granulometria da media a fine, marrone chiaro o grigie, in strati centimetraci o decimetrici, alternati a strati argillosi grigi laminati o massivi, generalmente centimetrici e con chiusura laterale (Figura 4 e Figura 5). Ciottoli millimetrici poligenici sono frequenti nelle sabbie che verso l alto stratigrafico danno luogo a strati decimetrici. Occasionalmente sono presenti anche strati centimetrici o decimetrici di calcilutiti color avana. Nell area compresa tra la valle del Torrente Foenna e Poggigialli (comune di Sinalunga, SI) è presente un livello guida costituito da un bancone ad ostreidi e bivalvi, 13

15 2. Inquadramento ambiente di sedimentazione di transizione. In ogni caso, tutto questo membro è ricco di ostreidi (Figura 6). Nell area di studio sono stati frequentemente cartografati i seguenti livelli che, tuttavia, sono presenti solo occasionalmente all interno dell intera area di affioramento delle Sabbie di Podere Colombaiolo (Bruni P. & Pertusati P.Carlo, 2005): o livelli di spessore talora plurimetrici di ciottolami poligenici con colorazione prevalentemente ocracea (f3) (Figura 7); o argille scure ricche in sostanza organica, con frequenti cristalli di gesso e patine di zolfo (f4) (Figura 8, Figura 9). Figura 4 - Sabbie di Podere Colombaiolo (f2), affioranti nel perimetro nord della discarica Figura 5 Livello argilloso grigio, massivo all interno delle Sabbie di Podere Colombaiolo, (f2), affiorante nel perimetro nord della discarica 14

16 2. Inquadramento Figura 6 Fossili nelle Sabbie di Podere Colombaiolo (f2), affioranti nel perimetro nord della discarica Figura 7 Livello di ciottolami poligenici (f3), affiorante lungo la Strada SP38, a sud est della discarica 15

17 2. Inquadramento Figura 8 Livello di argille ricche in sostanza organica, con frequenti cristalli di gesso e patine di zolfo (f4), affiorante lungo la Strada SP38, a ovest della discarica Figura 9 Argille ricche in sostanza organica, con frequenti cristalli di gesso e patine di zolfo (f4): particolare dell affioramento mostrato in Figura 8. 16

18 2. Inquadramento Sub-sintema di Guazzino, argille di fornace Monte Martino (g): Argille e argille siltose grigie, massive con rari livelli di siltiti da medie a fini, di spessore millimetrici o centimetrici. Frequenti i frustoli carboniosi. Spessore massimo affiorante superiore ai 15 m; in sondaggio verosimilmente superano i 200 m. Ambiente di sedimentazione neritico (Bruni P. & Pertusati P.Carlo, 2005). Nella zona di studio, affiora a sud e a sud est della discarica Falda Toscana, successione dei Monti del Chianti Macigno (MAC) Arenarie torbiditiche terrigene, in strati da centimetrici a metrici, talora a base erosiva e/o amalgamata, intercalate ad argilliti siltose grigio scure da centimetriche a decimetriche. Frequentemente gli strati più spessi e grossolani si susseguono l uno sopra l altro costituendo intervalli, spessi anche alcune decine di metri, separati da altrettanti intervalli nei quali prevalgono gli strati torbiditici sottili e fini (Figura 10. Il rapporto areniti/peliti è generalmente maggiore di 1. Lo spessore massimo affiorante del Macigno è di circa mille metri (Bruni P. & Pertusati P.Carlo, 2005) (Boccaletti M et al, 1969). Nella zona di studio affiora a nord, ad ovest ed a sud della discarica. Figura 10 Affioramento della formazione Macigno (MAC) a nord della sorgente Acquapassante, a sud ovest della discarica. 17

19 2. Inquadramento Argilliti e calcareniti di Dudda (STO3): Argilliti di vari colori prevalentemente grigio verdi o rosso vino, alternate a calcareniti e calcisiltiti fossilifere in strati decimetrici, frequentemente gradate (Figura 10). Lo spessore massimo è di circa 60 m (Bruni P. & Pertusati P.Carlo, 2005) (Boccaletti M et al, 1969). 18

20 2. Inquadramento territoriale Figura 11 Carta geologica dell area di studio (sistema di proiezione UTM WGS84 fuso 32N) 19

21 2. Inquadramento Nel corso dei sondaggi svolti da Sienambiente S.p.A. nel febbraio 1994, per la stesura del progetto di risanamento ambientale e ampliamento della discarica di Le Macchiaie, sono stati distinti i terreni appartenenti ai sedimenti del ciclo marino pliocenico caratterizzati da un estrema varietà di litotipi che si alternano in vario modo senza rispettare un ordine stratigrafico preciso, ad eccezione dei sedimenti più profondi che si ritrovano sempre alla base della sequenza (Sienambiente, Febbraio 1994). I litotipi, secondo le sigle e le descrizioni presenti nel progetto di Sienambiente S.p.A. 1994, sono stati i seguenti: Sgv Sabbia a grana fine o media di colore verdastro, marrone-verdastro o grigio verdastro, con frazione limosa. Talvolta mista a ghiaie sparse. Tale litotipo si può ritrovare in livelli continui o in lenti, può essere sia al tetto della successione che intercalato ad altri litotipi (Sor o Ag). A Argilla limosa di colore marrone-grigio o grigio verdastro, talvolta con elementi di riporto. In alcuni casi presenta fiamme rossastre e livelli di breccia arenacea. Generalmente, se presente, è al tetto della successione o intercalata nei livelli più alti. L Limo sabbioso-argilloso di colore grigio verdastro con fiamme marroni. Si trova sempre in lenti di spessore limitato e continuo. Sor Sabbia fine di colore grigio-marrone o grigio scuro, con fiamme nere ricca di materiale organico e carbonioso, presenta debole matrice limosa. Non sempre presente, generalmente è contenuta in lenti. Ag Argilla di colore grigio o grigio scuro talvolta con fiamme marroni, limosa. E presente come livello più o meno continuo e con spessori variabili. Slmg Sabbia a grana media o medio fine di colore marrone arancio con intercalazioni di ghiaie. E in forma di lenti, o in livelli continui e generalmente è presente verso il basso della successione. Sm Sabbia a grana media o medio fine di colore marrone-arancio con intercalazioni di ghiaia. Si ritrova in lenti di spessore limitato e verso il basso nella successione; talvolta in alternanza con (Slmg). Sg Sabbia di colore grigio limoso-argillosa. Generalmente tale litotipo si incontra a metà della sequenza, in sottili lenti. Lr Limo argilloso-sabbioso di colore grigio o marrone tendente al rossastro con fiamme rossastre e verdi con rari livelli organici. Se presente, si ritrova nella 20

22 2. Inquadramento parte bassa della sequenza di solito al tetto di (LAR) e può essere in contatto laterale con (Sr). Sr - Sabbia limosa marrone o rossastra con fiamme verdi e rossastre talvolta con ghiaia ed elementi arenacei. Generalmente è al tetto di (SAR), si può ritrovare anche nella parte alta della sequenza. LAR Limo sabbioso o sabbioso-argilloso di colore marrone-rossastro o rosato, con livelli arenacei e fiamme verdi e vinate. Tale litotipo è sempre alla base della sequenza, talvolta in contatto laterale con (SAR) che presenta le stesse caratteristiche macroscopiche, ma con frazione sabbiosa prevalente. SAR Sabbia di colore rossastro o marrone con fiamme rossastre e frequenti livelli di breccia arenacea. Ar Livelli di elementi di breccia arenacea talvolta in matrice sabbiosa rossastra intercalati a (SAR) o a (LAR). Nei risultati delle analisi geotecniche di laboratorio effettuate per il progetto di risanamento ambientale sia sui campioni rimaneggiati che su quelli indisturbati, è riscontrabile un alta percentuale della componente grossolana (sabbia), rispetto a quella fine (limo e argilla) (Sienambiente, Febbraio 1994). Dai diversi sondaggi eseguiti sono state fatte considerazioni litologiche, ma non è stata effettuata nessuna omogeneizzazione tra le suddette litologie e la carta geologica. In questo lavoro di tesi, utilizzando i profili topografici e il perimetro del corpo rifiuti risalenti a prima del ripristino ambientale, sono state raccordate le sezioni geologiche, realizzate sulla base dei sondaggi, con la carta geologica rielaborata (Figura 12). Tale lavoro è stato effettuato raggruppando, con l ausilio di colori e retini, i litotipi descritti nella relazione del piano di risanamento ambientale (Sienambiente, Febbraio 1994), in base alla presenza di ghiaie e di argilla; i primi sono stati riferiti ai livelli di ciottolami poligenici (f3), i secondi ai livelli di argilla scura (f4) e i restanti litotipi, prevalentemente sabbiosi, sono stati inseriti nelle più generiche sabbie di Podere Colombaiolo (f2). Dall osservazione delle sezioni (Figura 12) si può notare come le varie litologie sono rappresentate da livelli che si interdigitano e che il passaggio laterale da un membro all altro, nonostante il gran numero di sondaggi, è stato solamente interpretato; inoltre dalle sezioni emerge nuovamente la presenza di litologie prettamente sabbiose (f2) al di sotto del corpo rifiuti, e quella della falda all interno dello stesso corpo; tali 21

23 2. Inquadramento risultati hanno portato rispettivamente alla messa in opera di una copertura di fondo con drenaggio infratelo e doppia geomembrana (Figura 21), e di una serie di trincee per il drenaggio delle acque di falda, in modo da garantire un franco di 2m dal fondo della copertura. 22

24 2. Inquadramento territoriale Figura 12 Sezioni geologiche relative ai sondaggi geognostici eseguiti tra Agosto 1991 e Febbraio 1992 per il progetto di risanamento ambientale e ampliamento della discarica 23

25 2. Inquadramento territoriale 2.3 Inquadramento idrogeologico La discarica è ubicata all interno di una piccola valle formata da un fosso affluente di destra del fosso Barlato, quest ultimo a sua volta è tributario del fosso Maglione. Il fosso in oggetto ha origine immediatamente a valle della discarica e si riversa nel Barlato dopo un percorso di circa 400 m.. (Per i toponimi riferirsi alla Figura 11). Esso risulta asciutto nel periodo estivo, drenando unicamente le acque di scorrimento superficiale del bacino sul quale insiste la discarica; l apporto di acque sotterranee risulta scarso o nullo per buona parte dell anno. L area su cui insiste l impianto è caratterizzata dalla presenza di una falda idrica superficiale, ospitata all interno dei livelli granulometricamente più grossolani (sabbie e conglomerati) dei depositi pliocenici. La presenza della falda è stata riscontrata durante le indagini della vecchia discarica comunale e la conseguente progettazione dell attuale. In quella circostanza le misure effettuate sui sondaggi attrezzati a piezometro evidenziarono come la falda idrica si attestasse intorno a quota 325 m s.l.m. nella zona sud ed ovest della discarica (attualmente occupata dal piazzale di accesso e dalla scarpata a monte dell impianto), mentre sul lato est la superficie piezometrica si riscontrava intorno a quota 305 m s.l.m. Alla luce di tali osservazioni risultava una direzione di deflusso della falda idrica da SW a NE, confermata anche dagli stillicidi di acqua riscontrati durante le operazioni di realizzazione del nuovo bacino di stoccaggio dei rifiuti (ARPAT, 2001). Le misure del livello piezometrico condotte sui pozzi di monitoraggio in occasione dei campionamenti delle acque sotterranee, effettuati sia nel corso di questo lavoro di tesi, sia in circostanze precedenti, confermano le suddette valutazioni non rilevando sostanziali modifiche sugli equilibri idrogeologici preesistenti che, operazioni quali lo scavo del bacino di conferimento della discarica, la contestuale messa in opera di trincee drenanti (con scopo di intercettare e deprimere la quota piezometrica), ed il sistema di impermeabilizzazione, avrebbero potuto determinare (Figura 13). 24

26 2. Inquadramento territoriale Figura 13 Carta dell andamento piezometrico ottenuta dalle misure piezometriche effettuate durante questo lavoro di tesi in data 13 febbraio 2008 nei pozzi e piezometri interni ed esterni all impianto. I dati stratigrafici ed idrogeologici ottenuti durante la progettazione della discarica e la perforazione dei pozzi di monitoraggio evidenziano la presenza di più livelli acquiferi ospitati nei litotipi sabbiosi. L eterogeneità dei terreni e le frequenti variazioni di granulometria, sia in senso verticale che orizzontale, determinano una limitata continuità spaziale dei livelli acquiferi separati da lenti più ricche di frazione argillosa che fungono da acquitardi. In particolare la perforazione di uno dei pozzi di monitoraggio della discarica, il P4 a monte della stessa, è stata spinta fino alla profondità di 138m dal p.c. ed ha messo in luce la sovrapposizione di più livelli acquiferi. I valori di permeabilità, determinati attraverso le prove in foro condotte in fase di progettazione della nuova discarica, indicano come i livelli meno permeabili svolgano per lo più funzione di acquitardi (K 10-7 m/s), mantenendo quindi le diverse falde in continuità idraulica (ARPAT, 2001). Sotto l aspetto quantitativo le falde sono caratterizzate da scarsa potenzialità dovuta principalmente al grado di permeabilità medio-basso che caratterizza la tipologia di sedimenti, al limitato spessore dei livelli permeabili ed al tipo di struttura idrogeologica che, presentando giacitura sub-orizzontale, non consente grandi immagazzinamenti sotterranei; tutti questi fattori concorrono nel limitare la trasmissività dell acquifero. Considerando gli equilibri idrogeologici in un ambito più vasto, gli affioramenti di sabbie e conglomerati pliocenici costituiscono potenziali aree di alimentazione per le falde idriche profonde, che sono ospitate nelle sottostanti formazioni permeabili della 25

27 2. Inquadramento territoriale serie toscana, di interesse strategico sia per l utilizzazione a scopo idropotabile sia perché alimentanti le numerose sorgenti termominerali della zona. Per quanto concerne la qualità delle acque sotterranee presenti nelle zone prossime all area della discarica si rileva elevata mineralizzazione, (durezza e conducibilità elevate, forte contenuto in solfati, alte concentrazioni di ferro e manganese), riscontrata nel corso delle attività di monitoraggio effettuate negli anni, sia nei punti di campionamento interni all impianto, che in quelli esterni ad esso. Sono noti in bibliografia studi generali con finalità geotermica per l area della dorsale Rapolano - Trequanda - Monte Cetona; altro utilizzo specifico e qualificato delle risorse idriche locali è quello termale, favorito dalla presenza di numerose sorgenti con caratteri idonei nei comuni di Rapolano, Chianciano Terme e San Casciano Bagni (Amministrazione Provinciale di Siena, 1994). La presenza contemporanea ed in qualche modo sovrapposta di una circolazione fredda, termale e geotermica, dimostrata dai vari tipi di emergenza idrica, evidenzia come le acque infiltratesi lungo la dorsale possano percorrere, controllate essenzialmente dalla struttura tettonica generale dell intero bacino di Siena, vie di diversa lunghezza e approfondimento. Studi condotti per l ottimizzazione della struttura acquedottistica della provincia di Siena hanno evidenziato la frequente presenza di elevate concentrazioni di ferro, manganese e solfati nelle acque di pozzi e sorgenti distribuiti in tutto il territorio della provincia senese; tali concentrazioni sono legate essenzialmente alle caratteristiche naturali delle stesse acque, risalenti ai diversi tipi di circolazione sopra citati (Amministrazione Provinciale di Siena, 1994). Quanto sopra detto è in perfetta corrispondenza con le caratteristiche qualitative delle acque della zona dell impianto oggetto di studio. 26

28 3. Quadro normativo di riferimento 3 Quadro normativo di riferimento In questo capitolo facciamo riferimento alla normativa passata e vigente in materia di gestione dei rifiuti (C.I., 1984; CE, 1994; CE, 1996; CE, 1999; CE, 2002; CE, 2003; CEE, 1974; CEE, 1976; CEE, 1978; CEE, 1991a; CEE, 1991b; D.Lgs, 1997; D.Lgs, 1999; D.Lgs, 2003; D.Lgs, 2005; D.Lgs, 2006; D.M., 2003; D.M., 2005a; D.M., 2005b; D.P.R., 1982). 3.1 Evoluzione del quadro normativo di riferimento: normative comunitarie e nazionali Il progresso ottenuto in termini di gestione dei rifiuti nel corso degli anni ed il concomitante progresso tecnologico nello stesso ambito, hanno portato allo sviluppo di normative specifiche con l obiettivo di favorire una gestione integrata dei rifiuti; è perciò interessante ripercorrere sinteticamente l evoluzione del quadro normativo nazionale definito sulla base dei principi cardine contenuti nelle direttive europee recepite. Fino al 1982 la disciplina della gestione dei rifiuti era ricondotta a norme generali di carattere sanitario, contenute nel Regio Decreto 27 luglio 1934, n. 1265, Testo unico delle leggi sanitarie, oppure nei regolamenti locali di polizia urbana. Il D.P.R. n. 915/1982 segna la prima decisiva svolta della politica della gestione dei rifiuti da parte del legislatore italiano. Il decreto dà attuazione contemporaneamente a tre direttive della Comunità Economica Europea: la Direttiva 74/442/CEE, sui rifiuti; la Direttiva 76/403/CEE, sullo smaltimento dei policlorodifenili e dei policlorotrifenili; e la Direttiva 78/319/CEE, sullo smaltimento dei rifiuti tossici e nocivi. Esso persegue finalità sia di carattere ecologico ed igienico - sanitario che economico, nel difficile tentativo di contemperare le esigenze indotte dallo sviluppo socio economico con i problemi ambientali. Per il perseguimento delle suddette finalità introduce alcuni principi fondamentali: la programmazione pubblica per le attività di smaltimento dei rifiuti; le autorizzazioni agli enti ed imprese che effettuano lo smaltimento dei rifiuti e che gestiscono le 27

29 3. Quadro normativo di riferimento discariche; la riduzione dei costi dei rifiuti attraverso la diminuzione quantitativa e la razionalizzazione della gestione. Nel D.P.R. n. 915/1982 le discariche vengono suddivise in categorie e sottocategorie in base alla tipologia di rifiuti ammissibili allo smaltimento (Figura 14). Figura 14 - Classificazione delle discariche secondo il d.p.r. n. 915/1982 In successione al D.P.R. n. 915/1982 troviamo la Delib.C.I. del 27 Luglio 1984 riguardante i criteri tecnici per lo smaltimento dei rifiuti che non erano stati specificati dal decreto. In particolare vengono per la prima volta disciplinati: i criteri vincolanti per l ubicazione degli impianti di gestione rifiuti ed in particolare delle discariche; le caratteristiche geologiche e geotecniche dei suoli di ubicazione; la protezione delle acque dall'inquinamento; il drenaggio e la captazione del percolato; lo smaltimento del biogas; le modalità di esercizio; il drenaggio delle acque superficiali; le attrezzature e i servizi la sistemazione finale ed il recupero dell'area; 28

30 3. Quadro normativo di riferimento i registri di carico e scarico. In attuazione della Direttiva 91/156/CEE, sui rifiuti, della Direttiva 91/689/CEE, sui rifiuti pericolosi, e della direttiva 94/62/CEE, sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio, è stato emanato il D.lgs. del 5 Febbraio 1997 n. 22 (cosiddetto Decreto Ronchi ) che abroga il suddetto D.P.R. Con l'approvazione del Decreto Ronchi, la normativa italiana in materia di rifiuti compie un notevole passo in avanti verso l'adozione di una politica più adeguata ad una società industriale avanzata. Obiettivo centrale della legge è la definizione di una strategia per la modernizzazione della gestione dei rifiuti; varia di conseguenza la filosofia tradizionale, che ha visto per anni il dominio dell'usa e getta come indicatore di sviluppo della società. Il cambiamento più importante che contraddistingue il nuovo decreto riguarda il passaggio da una politica di gestione dei rifiuti finalizzata allo smaltimento ad una nuova politica centrata sull incentivazione del recupero dei rifiuti come materia prima e come fonte di energia. Il concetto di smaltimento viene quindi sostituito da quello più ampio di gestione, che comprende i momenti della raccolta, trasporto e recupero, oltre a quello dello smaltimento, che rappresenta quindi la fase residuale del sistema di gestione. Nell ambito della gestione dei rifiuti, assumono un ruolo prioritario le misure di prevenzione e taglio della produzione degli stessi e la riduzione della loro pericolosità, promuovendo il ricorso a tecnologie pulite che permettono la salvaguardia dell ambiente, e l introduzione di strumenti economici e gestionali che consentano di garantire un uso più razionale delle risorse. I punti qualificanti del Decreto Ronchi li troviamo: nella raccolta differenziata; nella tariffa per la gestione dei rifiuti, in modo da stimolare comportamenti corretti da parte dei produttori e dei consumatori e di incentivarli alla raccolta differenziata; nel servizio di smaltimento, effettuato secondo Ambiti Territoriali Ottimali (ATO), modellati su base provinciale; nella riduzione gestione dei rifiuti da imballaggio, quale componente quantitativamente rilevante, anche con interventi di responsabilizzazione dei produttori e degli utilizzatori. 29

31 3. Quadro normativo di riferimento Il 29 aprile 2006 è entrato in vigore il D. Lgs 3 aprile 2006, n. 152, recante Norme in campo ambientale, recentemente modificato ed integrato dal D.Lgs. n.4 del 16 gennaio Il decreto riforma in gran parte l ordinamento normativo italiano in materia di rifiuti, valutazione di impatto ambientale, difesa del suolo, tutela delle acque, bonifica dei siti inquinati, tutela dell aria e risarcimento del danno ambientale. Esso, quindi, riformula l intera legislazione interna sull ambiente e sancisce sul piano della disciplina dei rifiuti l espressa abrogazione del Decreto Ronchi. Ne consegue che molte leggi e decreti vengono di fatto abrogati e sostituiti dalle nuove disposizioni. Il nuovo decreto definisce 318 articoli suddivisi in 6 parti: parte prima: disposizioni comuni e principi generali; parte seconda: procedure per la valutazione ambientale strategica (Vas), per la valutazione dell'impatto ambientale (Via) e per l'autorizzazione integrata ambientale (Ippc); parte terza: norme in materia di difesa del suolo e lotta alla desertificazione, di tutela delle acque dall inquinamento e di gestione delle risorse idriche; parte quarta: norme in materia di gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati; parte quinta: norme in materia di tutela dell'aria e di riduzione delle emissioni in atmosfera; parte sesta: norme in materia di tutela risarcitoria contro i danni all'ambiente. Le diverse parti ricalcano le disposizioni legislative precedenti mantenendo in molti casi l impianto normativo esistente, ma apportando alcune modifiche. Tra le numerose direttive recepite dal decreto risulta di notevole importanza, ai fini del presente lavoro, soffermarci sulla Direttiva 96/61/CE, sulla prevenzione e riduzione integrate dell inquinamento, c.d. IPPC (Integrated, Pollution, Prevention and Control). Il D. Lgs. 152/2006, integra e coordina alcuni passaggi amministrativi che vedono coinvolto il rilascio dell autorizzazione integrata ambientale (AIA), le cui disposizioni sono indicate nel D. Lgs. 18 Febbraio 2005, n. 59, attuazione integrale della Direttiva 96/61/CE in precedenza attuata, ma in parte solo per gli impianti esistenti, dal D. Lgs. 4 Agosto 1999, n L obiettivo della direttiva è quello di un controllo integrato dell inquinamento, che non abbia quindi, una visione settoriale degli effetti inquinanti, ma li valuti su tutto il complesso delle risorse ambientali: terra, acqua ed atmosfera. 30

32 3. Quadro normativo di riferimento Il vigente D. Lgs. 18 Febbraio 2005, n. 59, ha per oggetto la prevenzione e la riduzione integrate dell inquinamento proveniente dalle attività in esso specificate nell allegato I ; esso prevede misure intese ad evitare oppure, qualora non sia possibile, ridurre le emissioni delle suddette attività nell aria, nell acqua e nel suolo, comprese le misure relative ai rifiuti, per conseguire un livello elevato di protezione dell ambiente nel suo complesso attraverso le BAT. In esso viene inoltre disciplinato il rilascio, il rinnovo e il riesame dell AIA degli impianti, nonché le modalità di esercizio degli impianti medesimi, ai fini del rispetto dell autorizzazione integrata ambientale. L AIA contiene gli opportuni requisiti di controllo delle emissioni, che specificano, in conformità a quanto disposto dalla vigente normativa in materia ambientale e nel rispetto delle linee guida per l individuazione e l utilizzo delle migliori tecniche disponibili (emanate con il D.M. 31 gennaio 2005), la metodologia e la frequenza di misurazione, la relativa procedura di valutazione, nonché l obbligo di comunicare all Autorità competente i dati necessari per verificarne la conformità alle condizioni di autorizzazione integrata ambientale ed alla stessa Autorità competente ed ai comuni interessati i dati relativi ai controlli delle emissioni richiesti dall autorizzazione. Punto qualificante ed innovativo dell azione amministrativa di autorizzazione è l attività di monitoraggio e controllo ambientale, il gestore dell impianto in cui si svolgono attività da sottoporre ad autorizzazione integrata ambientale, nel richiedere l autorizzazione, deve presentare idonea documentazione progettuale relativa alla definizione di un piano di monitoraggio e controllo (PMeC) delle emissioni, ai fini della prevenzione e del controllo ambientale, il PMeC sarà parte integrante dell AIA rilasciata dall Autorità competente all azienda. L articolo 11, comma 3, del D. Lgs. 18 Febbraio 2005, n. 59, introduce il concetto di ispezioni che l Autorità competente, anche tramite le ARPA, può disporre, con oneri a carico del gestore, al fine della valutazione del rispetto delle condizioni dell AIA. Nell ambito delle disponibilità finanziarie del proprio bilancio destinate allo scopo, l ente di controllo può disporre inoltre di ispezioni straordinarie sugli impianti autorizzati ai sensi del suddetto decreto. Tra le tipologie di impianti, specificati nell allegato I del D. Lgs. 18 Febbraio 2005, n. 59, da sottoporre ad autorizzazione integrata ambientale, rientrano nel punto 5.4 Discariche che ricevono più di 10 tonnellate al giorno o con una capacità totale di oltre tonnellate, ad esclusione delle discariche per i rifiuti inerti. La normativa italiana recepisce la Direttiva europea 99/31/CE, relativa alle discariche per rifiuti, attraverso il D. Lgs. 13 Gennaio 2003, n. 36 che prevede una 31

33 3. Quadro normativo di riferimento nuova classificazione delle discariche, in sostituzione di quella già prevista dalla DCI 27/07/1984, basata sulla tipologia di rifiuto smaltito (Figura 15). Il decreto definisce, oltre alle modalità di gestione operativa, di ripristino ambientale e di gestione post operativa, le modalità di sorveglianza e controllo delle discariche; il tutto in un ottica di attuazione della normativa di prevenzione e controllo integrati dell inquinamento IPPC, nelle quali si sottolinea l importanza di definire con molta chiarezza i ruoli e le responsabilità del Gestore, dell Autorità competente e del soggetto terzo al quale sono affidati i controlli. A tale riguardo le indicazioni tecniche contenute nel D. Lg. 36/03 sono considerate BAT ai sensi del D.Lgs 59/05 relativamente agli impianti di discarica. Figura 15 - Classificazione delle discariche secondo il D. Lgs. 13 Gennaio 2003, n. 36 Il D. Lgs 36/03 apre un nuovo capitolo sul monitoraggio ambientale delle discariche stabilendo requisiti operativi e tecnici per i rifiuti e le discariche, prevedendo misure, procedure e orientamenti tesi a prevenire o a ridurre le ripercussioni negative sull ambiente, nonché i rischi per la salute umana risultanti dalle discariche. Gli obiettivi dichiarati dalla norma sono: minimizzare l impatto delle discariche sull ambiente (aria, acqua, suolo e sottosuolo) e i rischi per la salute, durante l intero "ciclo di vita" delle stesse; limitare la quantità e la pericolosità dei rifiuti destinati alla discarica; attuare procedure adeguate di gestione e di controllo. 32

34 3. Quadro normativo di riferimento Esso ha anche portato molte novità nell iter da percorrere per l ottenimento delle autorizzazioni alla costruzione e gestione degli impianti. L art. 8 del decreto precisa che la domanda di autorizzazione per la costruzione e l esercizio di una discarica deve contenere : il piano di gestione operativa il piano di ripristino ambientale del sito a chiusura della discarica il piano di gestione post-operativa il piano di sorveglianza e controllo il piano finanziario In relazione alla stessa direttiva è stato emanato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio il D.M. 13 marzo 2003, che stabilisce i criteri di ammissibilità dei rifiuti in ciascuna discarica. Il D.M. 13 marzo 2003 è attualmente abrogato dal D.M. del 3 Agosto 2005, che ridefinisce i criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica in base alla Decisione del Consiglio del 19 Dicembre 2002, N. 2003/33/CE. Uno dei profili più innovativi del D.M. del 3 Agosto 2005 rispetto al precedente, che non prevedeva nulla in proposito, riguarda l introduzione delle sottocategorie di discariche o monodiscariche per rifiuti non pericolosi: discariche per rifiuti inorganici a basso contenuto organico o biodegradabile; discariche per rifiuti in gran parte organici, ulteriormente suddivisibili in: o discariche considerate bireattori (con recupero di biogas); o discariche per rifiuti organici protrattati; discariche per rifiuti misti non pericolosi con elevato contenuto sia di rifiuti organici o biodegradabili che di rifiuti inorganici, con recupero di biogas (Martelli A et al., 2006). 33

35 3. Quadro normativo di riferimento Figura 16 Digramma riassuntivo normative di riferimento 34

36 3. Quadro normativo di riferimento 3.2 Applicazione della normativa di riferimento al caso-studio Discarica per rifiuti speciali non pericolosi di Le Macchiaie, comune di Sinalunga (SI) Il presente lavoro di tesi prende in esame l impianto di discarica sito in località Le Macchiaie, nel Comune di Sinalunga (SI), attualmente di proprietà e gestione di Sienambiente S.p.A. La discarica era già attiva dai primi anni sessanta e, prima del D.P.R. n. 915/1982 aveva ricevuto sia i rifiuti urbani di Sinalunga e di comuni circostanti, sia quelli speciali della zona della Val di Chiana nord; questo ha portato nel tempo ad una situazione ambientale complessiva grave, soprattutto in relazione alla quantità e qualità dei rifiuti ed alla natura del terreno. Nel 1991 le amministrazioni comunali della Val di Chiana nord si sono accordate tra loro per affrontare in modo unitario il problema dello smaltimento dei propri rifiuti ed hanno convenuto di affidare a Sienambiente S.p.A. l incarico per la realizzazione del progetto di risanamento ambientale ed ampliamento della discarica. Per la summenzionata natura dei rifiuti, l impianto, dopo i lavori di ripristino ambientale ed ampliamento, venne inserito nel piano provinciale di smaltimento dei rifiuti, e, secondo quanto definito nel D.P.R. n. 915/1982, fu classificato discarica di I a e II a Categoria tipo B, con esclusione del conferimento di rifiuti tossico e nocivi. La discarica fu autorizzata all esercizio in base ai requisiti richiesti nella Delib.C.I. del 27 Luglio Dal 1998, a seguito di un ordinanza provinciale, l impianto riceve solo rifiuti speciali non pericolosi e non putrescibili. Dall entrata in vigore del D. Lgs. 13 Gennaio 2003, n. 36, in base alla nuova classificazione delle discariche, l impianto rientra tra le Discariche per Rifiuti non Pericolosi. In rispetto dell art. 17 dello stesso decreto, la discarica è stata autorizzata allo smaltimento dei rifiuti fino al 16 Luglio 2005 ai sensi della Delib.C.I. del 27 Luglio 1984; Sienambiente S.p.A. in considerazione di ciò ha fatto richiesta, presentando un piano di adeguamento all Autorità competente, di una nuova autorizzazione ai sensi del vigente D. Lgs. Ad oggi l attività di stoccaggio dei rifiuti effettuata dalla società Sienambiente S.p.A. rientra tra le tipologie di impianti di attività IPCC, specificati nell allegato I del 35

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