ISTRUZIONI PER LA REDAZIONE DEGLI ELABORATI GRAFICI GENERALI:

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1 Parte 1 ISTRUZIONI PER LA REDAZIONE DELLA DOCUMENTAZIONE TECNICA A SUPPORTO DELLE DOMANDE DI AUA CONCERNENTI SCARICHI IN CORPO D ACQUA SUPERFICIALE/SUL SUOLO DELLE ACQUE REFLUE E/O METEORICHE PROVENIENTI DA ATTIVITÀ D IMPRESA ISTRUZIONI PER LA REDAZIONE DEGLI ELABORATI GRAFICI GENERALI: 1) Planimetria 1 dell insediamento 2 da cui hanno origine gli scarichi, in scala 1:500, aggiornata al reale stato di fatto/progetto e firmata e datata da tecnico abilitato, con indicazione: a) dell orientamento rispetto ai punti cardinali b) di tutti i fabbricati ed aree coperte di lavorazione esistenti, specificando il loro utilizzo (es. reparto trafileria, magazzino, laboratorio, abitazione custode, ecc ), c) di tutti i punti di scarico oggetto dell istanza (con relativa numerazione) d) di eventuali altri punti di scarico non oggetto della presente istanza (es. recapitanti in una rete fognaria pubblica) e) del tracciato delle reti fognarie interne distinte con colori diversi per tipologia di acque convogliate (acque di processo, acque di raffreddamento, acque reflue domestiche ed assimilate, acque meteoriche), e di tutte le caditoie e di tutti i pozzetti d ispezione lungo le reti stesse f) dei pozzetti di prelievo/ispezione su ciascuno scarico, g) dell ubicazione di tutti i sistemi di trattamento delle acque scaricate h) dell ubicazione dei sistemi di dispersione nel sottosuolo (pozzi di resa, pozzi perdenti, trincee di subirrigazione) delle acque scaricate i) dell ubicazione di eventuali punti per l approvvigionamento idrico (pozzi, prese da corpo d acqua superficiale) j) delle attività svolte in ciascun piazzale o superficie interni all insediamento ed esposti al dilavamento meteorico (aree scoperte), indicando, in particolare, l eventuale presenza di aree di stoccaggio di sostanze solide e/o liquide o di rifiuti e le relative zone di carico e scarico degli stessi. Sulla planimetria devono essere chiaramente delimitate ed individuabili le aree adibite a ciascun tipo di attività. 2) Estratto in formato A4 della Carta Tecnica Regionale in scala 1: (specificare il numero del Foglio da cui è ricavato l estratto), con l esatta ubicazione del punto di scarico 3 1 La planimetria deve essere chiara e precisa, aggiornata al reale stato di fatto/progetto, e deve contenere tutti gli elementi richiesti, nonché un esauriente legenda. Nel caso in cui riportando su un unica planimetria tutti gli elementi richiesti si pregiudichi la chiarezza della stessa, potranno essere prodotte più planimetrie suddividendo tra di esse gli elementi da riportare. Nel caso di insediamenti particolarmente ampi, è possibile riportare l insediamento su più planimetrie. 2 Nel caso in cui gli scarichi si originino da più insediamenti, allegare alla domanda di autorizzazione le planimetrie relative a tutti gli insediamenti. 3 Nel caso di più punti di scarico è possibile allegare un unico estratto della Carta Tecnica Regionale

2 ISTRUZIONI PER LA REDAZIONE DELLA RELAZIONE TECNICA E DEI RELATIVI ELABORATI GRAFICI 4 (da non allegare alla domanda) 1. Attività svolta nell insediamento Devono essere descritti: l uso a cui è adibito l insediamento, l attività in esso svolta, (obbligatoriamente, nel caso di stabilimenti industriali) se presso lo stabilimento 5 : SONO PRESENTI I CICLI PRODUTTIVI di cui alla Tabella 3/A dell All.5 parte III D.Lgs 152/06, caratterizzati dalle quantità di prodotto o di materia prima utilizzata, precisati utilizzando il formato della tabella sotto riportata SETTORE PRODUTTIVO 6 QUANTITÀ DI PRODOTTO O DI MATERIA PRIMA UTILIZZATA 7 Elemento o composto specifico da considerare e relativa unità di misura 8 media giorno media mensile Media annua SONO UTILIZZATE NELLO STABILIMENTO LE SOSTANZE di cui alla Tabella 5 dell All.5 parte III D.Lgs 152/06, indicate utilizzando il formato della tabella 9 sotto riportata Sostanza/Categoria Denominazione 2. Dati tecnici relativi ad ogni singolo scarico Portate di ogni singolo scarico oggetto dell istanza 4 La relazione di cui alla presente parte dovrà riportare la data di estensione, e dovrà essere redatta e firmata dal tecnico abilitato, estensore delle stessa. Ciò vale anche per gli elaborati grafici. Non sono accettabili, in sostituzione della relazione, dépliant pubblicitari o altro materiale commerciale relativi ai sistemi installati. 5 Nel caso non siano svolti i cicli di tabella 3/A o usate le sostanze di tabella 5 allegato 5 alla parte terza del d.lgs. 152/06 deve comunque essere espressamente dichiarata tale circostanza nella relazione. 6 Fare riferimento alle denominazioni usate in Tabella 3/A D.lgs. 152/06 7 In base a quanto precisato dall articolo 125 del d.lgs. 152/06, tali dati devono essere indicati con riferimento alla capacità massima oraria moltiplicata per il numero massimo di ore lavorative giornaliere per il numero massimo di giorni lavorativi mensili ed annui. 8 Fare riferimento alle espressioni usate in Tabella 3/A D.lgs. 152/06 9 Indicare nella colonna Denominazione il nome delle sostanze o dei composti, che contengono l elemento in questione, o che appartengono alle categorie generiche (es. solventi organici azotati) indicate nella tabella 5 del decreto. 10 Nel caso di più scarichi oggetto dell istanza, i punti successivi devono essere sviluppati, in apposito paragrafo, distintamente per ciascuno scarico. In ogni caso, nella relazione fare riferimento agli scarichi descritti impiegando la medesima numerazione utilizzata nella scheda S e nella planimetria dell insediamento.

3 Per ogni punto di scarico devono essere indicati i valori di portata media (m 3 /h) 11 e massima istantanea (m 3 /h), considerando sia le condizioni medie, che le condizioni più critiche nel corso dell anno. Le portate di ogni singolo scarico devono essere coerenti con i dati forniti in merito ai volumi d acqua approvvigionati dall acquedotto pubblico o da fonte autonoma (es. pozzo). Nel caso di scarichi di acque meteoriche, le portate medie e massime sopra indicate devono essere fornite solo nel caso in cui lo scarico in esame recapiti esclusivamente acque di prima pioggia 12. Qualora sullo scarico in esame sia presente un misuratore di portata o un contatore volumetrico, indicare nella relazione il modello e le caratteristiche della strumentazione, nonché il punto della condotta di scarico dove lo strumento risulta installato. Tale punto dovrà anche essere evidenziato sulla planimetria dell insediamento. 2.2 Pozzetti di ispezione Deve essere indicato, con una sigla (es. PSC1) da riportare nella planimetria dell insediamento, il pozzetto ufficiale di campionamento, previsto per ogni singolo scarico. Si veda anche quanto indicato alla successiva nota 13, in merito alla campionabilità separata. 2.3 Tipologia acque scaricate dal punto di scarico Specificare, per ogni singolo scarico, la tipologia di acque recapitate nel recettore, utilizzando le seguenti categorie e sottocategorie 13 : a) ACQUE REFLUE INDUSTRIALI (ex art.74,comma 1, lett. H del D.Lgs. 152/06) di processo di raffreddamento diretto di raffreddamento indiretto b) ACQUE METEORICHE E DI LAVAGGIO DI AREE ESTERNE (ex art.113, comma 3 del D. Lgs.152/06 e R.R.n. 4 del 24 marzo 06) Acque di prima pioggia e di lavaggio delle aree esterne Acque di seconda pioggia Acque meteoriche delle coperture c) ACQUE REFLUE DOMESTICHE d) ACQUE REFLUE ASSIMILATE ALLE DOMESTICHE (ex art.101, comma 7 del D. Lgs.152/06 e R.R.n. 3 del 24 marzo 06) 14. Nei casi di cui alle lettere c) e d), deve essere obbligatoriamente allegata alla domanda attestazione del gestore del servizio idrico di fognatura (Azienda che gestisce il servizio) da cui risulti che il punto di scarico è ubicato in zona non individuata come zona servita da pubblica fognatura, e non risulta realizzabile l allacciamento alla rete fognaria degli scarichi oggetto della 11 Deve essere chiarito se lo scarico avvenga solo per una parte della giornata o per 24 ore continuative; nel primo caso, deve essere precisato l arco di tempo durante il quale lo scarico è attivo, e la portata media indicata deve essere riferita a tale intervallo di tempo. La portata media non va indicata in caso di scarico discontinuo non periodico (cioè che si attiva con frequenza e durata non programmate). 12 Evidentemente, in caso di scarico anche o solo di acque di seconda pioggia non è, infatti, possibile indicare valori di portata media o massima, dal momento che questi sono comunque dipendenti dall intensità e dalla durata delle precipitazioni meteoriche. 13 Si rammenta che, in ogni caso, deve essere garantita la campionabilità separata delle acque di processo, di raffreddamento diretto, di prima pioggia, di seconda pioggia (solo se contaminate) e delle acque reflue domestiche e/o assimilate, rispetto alle acque meteoriche delle coperture (se non contaminate) ed alle acque di raffreddamento indiretto. Pertanto, nella planimetria dell insediamento dovranno essere evidenziati i pozzetti di campionamento che consentono di garantire tale requisito. 14 Ai sensi dell articolo 5 c. 2 del RR 3/06, sono acque reflue assimilate alle domestiche le acque reflue il cui contenuto inquinante, prima di ogni trattamento depurativo, sia esprimibile mediante i parametri della tabella 1 dell allegato B del Regolamento medesimo, e risulti inferiore ai corrispondenti valori limite. Tale criterio di assimilazione non si applica alle acque di raffreddamento.

4 presente scheda. 2.4 Origine reflui scaricati Devono essere trattati i seguenti temi: a) (Relativamente alle acque reflue industriali) Descrizione dei cicli produttivi da cui si originano i reflui: reparto di svolgimento del processo all interno dello stabilimento 15 durata del ciclo produttivo (in ore/giorno, giorni/settimana, mesi/anno), origine (acquedotto pubblico, derivazione autonoma da pozzo, sorgente, o corpo idrico superficiale, invaso di acque meteoriche) delle acque vergini utilizzate nel ciclo produttivo, precisando, per ogni fonte, il quantitativo annuo (in m 3 ) approvvigionato, e la presenza di bacini di accumulo delle acque di approvvigionamento, e l eventuale presenza, in questi bacini, di scarichi di troppo pieno, e di controlli del livello dell acqua in vasca che regolano i sistemi di prelievo e di alimentazione del bacino ragioni per cui avviene l utilizzo dell acqua e modalità di formazione dei reflui nel ciclo inquinanti che possono contaminare le acque impiegate, ed essere, quindi, presenti nei reflui b) (Relativamente alle acque meteoriche): Superfici scolanti e coperture, le cui acque meteoriche sono raccolte dalla rete confluente alla scarico oggetto della relazione (a ciascuna superficie scolante/copertura deve essere assegnata una numerazione o una lettera nella relazione, e tale numerazione deve essere ripresa nella planimetria dell insediamento allegata alla domanda). Caratteristiche delle pavimentazioni di tali superfici, specificando il materiale di rivestimento, lo stato di conservazione delle stesse, ed indicando anche il coefficiente di impermeabilità se diverso da 1. Caratteristiche delle coperture, indicando il materiale di rivestimento. Attività (es. stoccaggio materiali e/o rifiuti, carico/scarico, transito di mezzi di trasporto, parcheggio veicoli dei dipendenti, ecc. ) svolte in ciascuna delle superfici scolanti. Devono, in particolare, essere segnalate ed accuratamente descritte attività quali: stoccaggio in tali aree scoperte di rifiuti e/o sostanze o materiali solidi, nonché operazioni di carico e scarico sugli stessi; in tali casi devono dettagliatamente essere descritte le caratteristiche dei materiali in stoccaggio. Punti da cui si originano emissioni in atmosfera che possono contaminare le acque pluviali. Deve essere indicata (in m 2 ), per le superfici e le coperture sopra descritte: - l estensione delle coperture; - l estensione complessiva delle superfici scolanti, escludendo le aree a verde. Devono essere specificate eventuali porzioni delle superfici sopra descritte, per le quali si chiede l applicazione dell articolo 13, c. 1 e 3, del R.R. 4/2006, ovvero per le quali, considerato che l attività su di esse svolta non comporta significativa contaminazione delle acque meteoriche di dilavamento, si chiede di non procedere alla separazione ed al trattamento delle acque di prima pioggia 16. c) (Relativamente alle acque reflue domestiche e o assimilate): (Se i reflui provengono anche o solo dai servizi igienici, cucine e mense) Indicare il N massimo addetti/persone che utilizzano i servizi, le cucine, le mense allacciati alla rete confluente allo scarico in questione; eventuali periodi durante i quali l insediamento non è frequentato da nessuno o da un numero estremamente ridotto di persone, precisando, in caso affermativo, i giorni della settimana, i mesi dell anno durante i quali si verifica la suddetta condizione. 15 Il reparto in questione dovrà essere evidenziato, ed agevolmente individuabile, nella planimetria dell insediamento allegata alla domanda. 16 Si rammenta, comunque, che le acque meteoriche provenienti da tali aree, ai sensi dell articolo 13, c. 3, del R.R. 4/2006, devono essere campionabili mediante apposito pozzetto, e sono, in ogni caso, soggette all obbligo di autorizzazione allo scarico.

5 (Se i reflui che si originano dall edificio non provengono esclusivamente dai servizi igienici) descrivere l attività che origina i reflui, precisando anche: l intervallo orario del giorno, i giorni della settimana, i mesi dell anno, durante i quali si ha l effettuazione della suddetta attività l'eventuale presenza e la relativa ubicazione di laboratori fisici, chimici o biologici all'interno dell edificio in questione il carico organico biodegradabile di punta espresso in abitanti equivalenti (secondo le indicazioni contenute all articolo 5 c. 5 del R.R. 3/06), che caratterizza i reflui derivanti dalla suddetta attività. il volume di acqua giornaliero consumato dall attività in esame. se l attività è già avviata alla data di presentazione della domanda, ed è caratterizzata da un volume giornaliero superiore ai 20 m 3, deve essere allegato alla relazione tecnica un referto analitico a firma di analista abilitato, relativo ad un campione di reflui originati dall attività in questione prima di ogni trattamento depurativo, attestante i valori di concentrazione dei parametri di cui alla tabella 1 allegato B del R.R. 3/06, al fine di poter valutare la sussistenza dei requisiti per poter dichiarare le acque reflue in questione assimilate alle acque reflue domestiche ex articolo 5 c. 2 R.R. 3/06 17 (solo per le imprese agricole o impianti di acquacoltura/pescicoltura) Evidenziare l appartenenza dell azienda ad una delle seguenti categorie: Impresa dedita esclusivamente alla coltivazione di fondi ed alla silvicoltura Impresa dedita all'allevamento di bestiame. Impresa dedita alla coltivazione di fondi ed alla silvicoltura o all'allevamento di bestiame che dispone di terreno agricolo funzionalmente connesso con l'attività di allevamento, che esercita attività di trasformazione o valorizzazione della produzione agricola inserita con carattere di normalità e complementarietà funzionale nel ciclo produttivo aziendale. In tal caso, va precisata la materia prima lavorata proveniente dall'attività di coltivazione dei fondi di cui si ha disponibilità a qualunque titolo, in misura percentuale rispetto alla materia prima complessivamente lavorata. Impianto di acquacoltura e di piscicoltura. In tal caso, va precisata la densità media di allevamento per metro quadro di specchio d acqua in Kg/m 2 e la portata d acqua complessivamente utilizzata nell impianto in l/s. 3. Dati tecnici inerenti i sistemi di gestione delle acque scaricate dal punto di scarico 3.1 Sistemi di separazione di una determinata aliquota delle acque meteoriche Nella relazione, in merito a questo punto, devono essere trattati i seguenti temi 18 : Scarico/scarichi 19 a monte del quale è installato il sistema di separazione delle acque meteoriche; caratteristiche geometriche e materiali di costruzione delle vasche del sistema e di tutte le condotte in ingresso ed uscita; presenza e descrizione di valvole di 17 Si rammenta che il campione sottoposto ad analisi deve essere relativo alle sole acque reflue per le quali si chiede l assimilazione, senza che sia già avvenuta la commistione con altri flussi. Nel referto analitico (o in apposita nota di accompagnamento) deve essere indicato il punto dove è avvenuto il prelievo del campione, la cui ubicazione deve essere evidenziata nella planimetria dell insediamento allegata. 18 Nella parte 2 delle presenti istruzioni sono specificati i requisiti richiesti al sistema di separazione delle acque di prima e seconda pioggia per essere considerato conforme ai criteri stabiliti dal Regolamento Regionale n.4/2006. Si evidenzia che sistemi non rispondenti a tali requisiti saranno oggetto di richiesta di adeguamento da parte della Provincia di Monza Brianza. 19 Poiché il sistema di separazione in esame suddivide le acque di prima da quelle di seconda pioggia (o, comunque, una prima aliquota di acque meteoriche da una successiva aliquota), a valle del sistema vi saranno di norma due terminali di scarico, uno che recapita la prima aliquota (es. in fognatura), il secondo che recapita la seconda (es. in corpo idrico superficiale). Fornire nella relazione indicazioni (codice assegnato allo scarico) coerenti con la planimetria!

6 esclusione, di sistemi di sfioro sulle condotte o nei pozzetti, di timer, sonde di livello, sensori di pioggia; deve essere descritta la presenza di sistemi di sollevamento, indicando le specifiche tecniche (marca, modello, curva caratteristica) delle pompe installate; modalità di funzionamento del sistema; deve essere precisata l aliquota di acque meteoriche separata (se superiore alla sola prima pioggia come definita dal R.R. 4/2006, devono essere chiarite le motivazioni di tale circostanza); qualora presenti, deve essere descritta la logica di comando di eventuali centraline di controllo; devono essere prodotte piante e sezioni in scala adeguata del sistema. 3.2 Impianti di depurazione delle acque reflue e/o meteoriche 20. Nella relazione, in merito a questo punto, devono essere trattati i seguenti temi: a) Scarico/scarichi a monte del quale è installato il sistema di trattamento; b) con riferimento alle tipologie di acque reflue e/o meteoriche elencate e descritte ai precedenti punti 2.3 e 2.4, devono essere indicati i soli flussi di acque convogliate allo scarico, che vengono trattati nell impianto di depurazione in esame; c) Carichi idraulici affluenti all impianto. A tale riguardo, devono essere precisati: Portata media oraria (m 3 /h) di alimentazione dell impianto riferita all intero periodo del giorno in cui viene alimentato l impianto (specificare anche la durata di tale periodo). Portata media oraria (m 3 /h) di alimentazione dell impianto riferita alle ore di maggior afflusso durante il periodo di alimentazione dell impianto, se significativamente diversa dal valore di portata di cui al punto precedente. Portata di punta oraria (m 3 /h) di alimentazione dell impianto d) Caratterizzazione chimico - fisica dettagliata del refluo alimentato all impianto. A tale riguardo devono essere precisate: Concentrazioni medie e massime 21 dei soli inquinanti effettivamente presenti nel refluo in ingresso all impianto (ph, metalli, BOD 5, COD, SST, forme azotate, composti del fosforo, ecc ) 22 ; e) Tipologia impiantistica del sistema di trattamento (Es. Vasca Imhoff, impianto a fanghi attivi a biomassa sospesa, Biofiltri, letti percolatori, biodischi, impianto chimico, impianto chimico - fisico, ecc.). f) Descrizione dettagliata delle fasi di trattamento dell impianto, sia della linea acque che della linea fanghi, se presente. (solo per impianti chimici) Illustrazione dettagliata dei processi chimici su cui si basano i trattamenti, specificando anche le reazioni chimiche alla base del processo di trattamento. In tutti i casi, dovranno essere indicati i valori dei principali parametri di processo delle diverse fasi di trattamento. Ad esempio, in caso di ossidazione biologica a biomassa sospesa, dovranno essere indicati i valori di concentrazione di O 2 e di SST mantenuti in vasca. Per le fasi di trattamento che implicano il ricorso a processi di tipo chimico, si dovrà specificare il dosaggio di ciascun reagente. g) Caratteristiche geometriche e strutturali (materiali impiegati), dimensioni dettagliate di tutti i reattori di trattamento. Collegamenti idraulici tra le diverse fasi. Ripartitori della portata tra le diverse vasche e By-pass generali e parziali delle singole fasi. h) Quantitativo di fanghi di supero in peso ed in volume (tonnellate/anno e m 3 /anno) prodotti e smaltiti dall impianto. Percentuale di secco del fango portato a smaltimento finale. 20 Per quanto riguarda i sistemi di trattamento idonei nel caso di scarichi di acque reflue domestiche o assimilate con carico organico inferiore a 50 AE, si rimanda alla parte 4 delle presenti istruzioni. 21 Qualora pertinente, deve essere precisato se le concentrazioni dell inquinante indicate sono riferite alla forma disciolta o alla forma particolata. Ad esempio, nel caso di SST ed Idrocarburi non solubili, la precisazione non deve essere fornita. Nel caso dei metalli o del BOD, invece, la precisazione è necessaria. 22 I dati sopra indicati, riportati nella relazione, dovranno essere frutto di misure sperimentali condotte all interno di campagne di monitoraggio rappresentative e/o di elaborazioni teoriche (impianti in progetto). Nella relazione dovranno essere illustrate in maniera esaustiva le modalità di effettuazione delle misure e/o le suddette elaborazioni teoriche.

7 i) Devono essere prodotte la pianta e le sezioni dell impianto di trattamento in scala 1:100, nonché schema a blocchi dell impianto. Lo schema a blocchi deve riportare anche tutti i macchinari e tutta la strumentazione presente nell impianto (pompe, sonde, mixer, misuratori di portata, ecc ). Qualora si desideri che nell autorizzazione allo scarico venga previsto un periodo per la messa a punto funzionale del sistema di trattamento secondo quanto disposto dall articolo 25 c. 2 del R.R. 3/06 (solo nel caso di impianti biologici di nuova realizzazione), la relazione deve anche descrivere la procedura di avviamento dell impianto. In tal caso, devono essere illustrate in dettaglio le operazioni previste in sequenza per avviare l impianto, indicando anche un cronoprogramma relativo a tali operazioni. Devono anche essere specificate le analisi effettuate nelle diverse fasi di trattamento durante il periodo di avviamento. Deve essere specificato il personale impiegato e la presenza garantita dallo stesso presso l impianto durante l avviamento. 3.3 Sistemi di dispersione dei reflui e o delle acque meteoriche sul suolo 23 Nella relazione, in merito a questo punto, devono essere trattati i seguenti temi: a. Tipologia di sistema (pozzo disperdente 24, subirrigazione, ecc.). b. Descrizione della struttura e delle caratteristiche costruttive del sistema di dispersione, indicando anche tutti i collegamenti idraulici, ed i ripartitori della portata 25. Devono, quindi, essere indicate le caratteristiche geometriche degli elementi del sistema di dispersione (diametro e profondità del pozzo, diametro e lunghezza delle condotte di dispersione del sistema di subirrigazione, granulometria del materiale in cui risultano posate le condotte di dispersione, ecc.) c. Caratteristiche dei macchinari e dei dispositivi eventualmente installati (es. pompe). d. Illustrazione delle caratteristiche idrogeologiche del sottosuolo nella zona dove avviene la dispersione delle acque reflue/meteoriche, indicando: 1. Stratigrafia del terreno (vedasi parte 3 a questo riguardo) 2. Profondità minima dell acquifero più superficiale nei periodi di maggiore alimentazione della falda e. pianta generale e sezioni del sistema di dispersione attualmente esistente o in progetto in scala 1:50; nel caso di sistemi esistenti, tali elaborati dovranno essere conformi al reale stato di fatto. La pianta dovrà riportare anche l ubicazione dei pozzetti di prova del test di percolazione (nel caso in cui sia stato effettuato). 23 Questa parte deve essere sviluppata solo nel caso in cui le acque smaltite sul suolo attraverso il sistema di dispersione, siano acque reflue domestiche o assimilate, acque reflue industriali, acque di prima o di seconda pioggia (se contaminate). Non va sviluppata se le acque scaricate sono esclusivamente acque pluviali (acque provenienti dalle coperture). In tal caso, non è necessario nemmeno acquisire apposita autorizzazione. 24 In base al punto 3.4 della DGR 8/2318 del 5 aprile 2006, nel caso in cui le acque reflue scaricate siano acque reflue domestiche, la tecnica di dispersione mediante pozzi disperdenti non è ammessa per nuove installazioni. I pozzi perdenti sono, invece, ammessi nel caso in cui servano per lo smaltimento di acque meteoriche o acque reflue industriali, fatti salvi i divieti di scarico di alcune particolari sostanze sul suolo e nel sottosuolo, disposti dal 2.1 dell allegato 5 alla parte terza del d.lgs. 152/ Si rammenta che in caso di dispersione sul suolo mediante subirrigazione, a monte della trincea di dispersione deve obbligatoriamente essere presente, in base alla delibera CITAI 4/2/77, apposito pozzetto o sifone di cacciata.

8 Parte 2 CARATTERISTICHE TECNICHE DEL SISTEMA DI SEPARAZIONE DELLE ACQUE DI PRIMA E SECONDA PIOGGIA IN CONFORMITA A QUANTO PREVISTO DAL REGOLAMENTO REG. N.4/2006 (da non allegare alla domanda) Il sistema di separazione previsto dal regolamento presuppone che le acque di prima pioggia siano, in primo luogo, correttamente raccolte da un apposita rete di condotte. A questo scopo, la rete deve raccogliere e convogliare al sistema di separazione solo le acque meteoriche di dilavamento dei piazzali (all interno delle quali sono comprese le acque di prima pioggia) e non anche le acque raccolte dai pluviali, ovvero le acque meteoriche che dilavano le coperture (tetti, pensiline, e terrazzi). Ciò oltre che da considerazioni di tipo tecnico 26, deriva dal fatto che l articolo 5 c. 3 del regolamento prevede che alle acque meteoriche di dilavamento deve essere destinata una apposita rete di raccolta. Il termine apposita, il riferimento esclusivo alle acque meteoriche di dilavamento (e non anche alle acque pluviali) e la definizione di acque meteoriche di dilavamento 27 chiariscono che la rete non può raccogliere le acque meteoriche provenienti dalle coperture. Va anche chiarito che le superfici scolanti devono essere tutte impermeabilizzate, per espressa disposizione dell articolo 5 c. 1, e ciò a prescindere dal successivo obbligo o meno di separare e trattare la prima pioggia. Del resto, se così non fosse, una parte della prima pioggia (e non solo) non verrebbe correttamente raccolta dalla rete ma percolerebbe nel sottosuolo. La rete deve essere dimensionata 28 in modo tale da convogliare sempre le acque meteoriche di dilavamento (prima e seconda pioggia) a prescindere, entro limiti ragionevoli, dal valore della portata che caratterizza tali acque. Infatti, non si deve verificare lo scolmo di parte delle acque di prima pioggia (es. da eventuali troppo pieni sulla rete) solo perché la precipitazione che le forma comporta valori di portata superiori alla capacità di trasporto delle condotte. A tal fine, dovranno essere considerati i classici metodi di calcolo delle portate di piena alle sezioni di chiusura della rete proposti in letteratura (es. metodo razionale), assumendo nei calcoli ragionevoli tempi di ritorno (dell ordine dei 10 anni) 29. Ad ogni modo, senza approfondire troppo la questione dal punto di vista idraulico, nella maggior parte degli insediamenti di piccole e medie dimensioni in termini di superficie scolante, si ritiene cautelativo che la quota dell imbocco della tubazione o della soglia di sfioro delle acque di seconda pioggia nel pozzetto separatore a monte della vasca di prima pioggia sia ubicato ad almeno 30 cm dalla generatrice superiore della condotta che dal pozzetto convoglia le acque di prima pioggia verso la relativa vasca a valle. Tale risultato, in manufatti esistenti, potrà anche essere garantito posizionando un raccordo ad L con imbocco 26 Se nelle reti suddette vi fosse la commistione tra acque meteoriche di dilavamento ed acque pluviali, i sistemi di separazione alla fine delle reti, ovviamente, non sarebbero in grado di isolare dalla miscela l aliquota delle acque meteoriche di dilavamento corrispondente alla prima pioggia. Né risulterebbe corretto sovradimensionare le vasche di prima pioggia per contenere in esse il maggior volume dovuto alle acque pluviali perché questo comporterebbe la diluizione delle acque di prima pioggia. La riduzione dei limiti allo scarico, in relazione all entità della diluizione, risulterebbe, peraltro, problematica, dal momento che in molti casi potrebbe comportare l individuazione di limiti inferiori a quelli normalmente conseguibili dagli impianti di trattamento, con necessità di adozione di fasi di trattamento particolarmente spinte. 27 Le acque meteoriche di dilavamento sono definite all articolo 2, c. 1, lettera b) della norma come la parte di acque di una precipitazione che dilava le superfici scolanti, e le superfici scolanti (cfr. lettera f medesimo comma) sono l insieme di tutte le superfici scoperte di un insediamento. Risulta quindi chiaro che le acque meteoriche di dilavamento non includono le acque pluviali, per le quali, peraltro, è prevista apposita e distinta definizione alla lettera e) del comma. 28 Su questo punto, la disposizione di cui all articolo 5 comma 3, secondo periodo semplifica le valutazioni, invitando, in sostanza, a considerare, al fine di individuare l intensità di pioggia critica, un tempo di corrivazione della rete sempre pari a 15 minuti, a prescindere dalle reali dimensioni dell insediamento. Per i bacini piccoli, l esatta determinazione del tempo di corrivazione della rete è notoriamente problematica, e, quindi, in mancanza di alternative, tale valore può essere assunto come valore approssimativo. Tenuto conto che la rete deve raccogliere, come detto, solo le acque meteoriche di dilavamento delle superfici scolanti che devono essere tutte impermeabilizzate, non si capisce, però, la necessità del legislatore di precisare dei coefficienti di afflusso per aree permeabili. Si ritiene, pertanto, che il coefficiente di afflusso dovrà in ogni caso essere assunto pari ad 1. Nella norma, non vengono date indicazioni rispetto ai tempi di ritorno da considerare nell individuazione dei dati pluviometrici da assumere alla base della progettazione. Come chiarito nel testo, si suggerisce un tempo di ritorno dell ordine dei 10 anni. 29 Il tempo di ritorno nei calcoli delle portate di piena viene scelto in base ai rischi in gioco in caso di malfunzionamento/cedimento dell opera in progetto.

9 rivolto verso l alto sulla tubazione di scarico delle acque di seconda pioggia che si origina dal pozzetto separatore. La rete di raccolta deve, quindi, convogliare le acque alle vasche del sistema di separazione delle acque di prima pioggia. In primo luogo, tali vasche devono essere a perfetta tenuta (art. 5 c. 2). Le vasche devono avere un volume pari a 50 m 3 per ogni ettaro ( m 2 ) di superficie scolante 30. Il volume in questione, corrispondente al volume delle acque di prima pioggia, è quello, in sostanza che secondo il legislatore regionale risulta necessario a garantire, nella maggior parte dei casi 31, l asportazione dalla superficie scolante delle sostanze solubili ed insolubili depositatesi sulla superficie nel tempo intercorso dalla fine del precedente evento meteorico. Si noti che teoricamente il volume in questione ed il riempimento della vasca può essere raggiunto con una sola precipitazione (probabilmente la maggior parte dei casi) o con più precipitazioni, che in base all articolo 2 c. 1. lett. a) faranno parte del medesimo evento meteorico. In base al successivo comma 3, le vasche devono essere munite di un sistema di alimentazione che le escluda automaticamente a riempimento avvenuto. Esso potrà essere costituito da una valvola o paratoia che viene chiusa automaticamente da un dispositivo che segnala l avvenuto riempimento della vasca (sensore di livello, o in casi limitati vedi dopo da un semplice galleggiante). Solo a vasca piena e valvola, quindi, chiusa, potrà attivarsi lo scarico delle acque eccedenti (acque di seconda pioggia). Lo scarico della seconda pioggia (ad esempio per semplice troppo pieno in apposito pozzetto a monte del sistema di esclusione della vasca) dovrà essere realizzato in maniera tale da garantire di non attivarsi prima del riempimento della vasca, per raggiungimento delle portate di piena convogliabili dalla rete calcolate come in precedenza indicato. Alla luce dei passaggi della norma regionale appena richiamati, appare, quindi, chiaro che non sono conformi al Regolamento Regionale 4/06 i sistemi di separazione delle acque di prima pioggia che si basano sullo scolmo delle portate che eccedono un certo valore (cosiddetti scaricatori di piena). Infatti, in base al regolamento regionale deve essere separato dal volume di pioggia complessivo relativo all intera precipitazione, un volume definito (prima pioggia), a prescindere dal valore di portata con cui questo volume viene convogliato nella rete di raccolta. A questo punto, appare necessario chiarire fino a quando esattamente il sistema di esclusione della vasca di prima pioggia debba impedire la nuova alimentazione della vasca di prima pioggia. La prima pioggia secondo il regolamento corrisponde ai primi 5 mm di pioggia caduti in occasione di un evento meteorico. Un evento meteorico in base all art. 2 c. 1, è costituito da una o più precipitazioni atmosferiche, anche tra loro temporalmente distanziate, di altezza complessiva di almeno 5 mm, che si verifichino o che si susseguano a distanza di almeno 96 ore da un analogo precedente evento. Ne consegue che affinché si sia di fronte ad un nuovo volume di prima pioggia è necessario che finisca l evento meteorico che ha portato alla formazione del volume in precedenza invasato, di modo che la nuova precipitazione appartenga al nuovo evento. La cessazione di un evento avviene secondo il regolamento solo se, dopo la fine dell ultima precipitazione e l inizio di una nuova, sono trascorse almeno 96 ore. Ovvero, se ricomincia a piovere ad esempio dopo 50 ore la nuova precipitazione farà ancora parte dell evento meteorico che ha portato alla formazione del volume di prima pioggia invasato, ed i mm di pioggia che cadono con tale nuova precipitazione sono da considerarsi a tutti gli effetti ancora come seconda pioggia di tale evento. Si capisce che il legislatore regionale ha ritenuto necessario l intercorrere almeno di tale intervallo di 96 ore per avere uno sporcamento della superficie scolante tale da giustificare la separazione delle acque di prima pioggia della successiva precipitazione atmosferica. Alla luce di tali considerazioni, risulta quindi chiaro che la valvola/paratoia deve rimanere chiusa ed escludere l alimentazione della vasca di prima pioggia fino a quando non sono trascorse 96 ore dall ultima precipitazione. È evidente, allora, che il sistema di separazione della prima pioggia deve essere provvisto di un sensore di pioggia collegato ad un timer. Quest ultimo deve avviarsi nell istante in cui il sensore di pioggia segnala la fine della precipitazione. Quando il conteggio del timer ha raggiunto la novantaseiesima 30 In modo da raccogliere integralmente e solo (salvo maggiorazioni per le seconde piogge vedi più avanti) le acque di prima pioggia il cui volume (cfr. articolo 2 c. 1 lett. c) è il risultato dei primi 5 mm di pioggia che cadono nella prima parte di un evento meteorico moltiplicati per la superficie scolante servita dalla rete. 31 Se non viene ritenuta contaminata anche la seconda pioggia.

10 ora deve esserne informata una centralina di comando che deve dare, quindi, il consenso alla riapertura della valvola ed alla nuova alimentazione della vasca. Quest ultima, ovviamente, nel frattempo deve essere stata svuotata. Se ricomincia a piovere prima che siano trascorse le 96 ore, il conteggio del timer si deve azzerare per avviarsi di nuovo al termine della nuova precipitazione. Una semplificazione parziale del sistema sopra descritto, che ancora può essere ritenuta sostanzialmente conforme al regolamento, consiste nel non installare una paratoia/valvola elettronica/motorizzata subito a monte della vasca di prima pioggia, ma una paratoia/valvola meccanica comandata da un galleggiante posto nella vasca che rileva il riempimento della stessa e chiude la paratoia/valvola 32, a riempimento avvenuto. In tal caso, la riapertura della paratoia/valvola si verifica quando il livello nella vasca inizia a calare perché inizia lo svuotamento della vasca. Con tale sistema, si può, allora, impostare lo svuotamento della vasca in modo che termini allo scadere della novantaseiesima ora dalla fine dell ultima precipitazione ed inizi ad una distanza di tempo da tale termine pari alla durata dello svuotamento. Ad esempio, se lo svuotamento della vasca richiede 15 minuti, l inizio dovrà avvenire a 95 h,45 dalla fine della precedente precipitazione. In questo modo, il galleggiante chiuderà il sistema di alimentazione della vasca fino all inizio dello svuotamento, ed allo scadere della novantaseiesima ora verrà ripristinata completamente la capacità di invaso della vasca, e la paratoia/valvola saranno in posizione di apertura, garantendo quindi la possibilità di alimentare al vasca. La parziale non conformità al regolamento è limitata al periodo di svuotamento della vasca, in quanto, se inizia nuovamente a piovere in tale periodo 33, le acque che verrebbero alimentate alla vasca fino al nuovo riempimento risulterebbero essere acque di seconda e non di prima pioggia. Se la durata dello svuotamento è contenuta (1 2 ore), la probabilità che inizi nuovamente a piovere proprio in questo momento appare piuttosto bassa, e l approssimazione di questo tipo di soluzione può ritenersi accettabile. Lo svuotamento della vasca di prima pioggia deve, però, interrompersi se si mette a piovere durante tale fase, per evitare il possibile convogliamento di acque di seconda pioggia a trattamento depurativo. 32 In ogni caso, si ritiene che il sistema automatico di esclusione della vasca (paratoia/valvola) debba essere per forza previsto. Non si ritiene possibile, cioè, che l attivazione dello scarico delle acque di seconda pioggia sia determinata semplicemente per rigurgito dalla vasca di prima pioggia. Infatti, in tal caso si avrebbe comunque una diluizione tra le acque di prima pioggia invasate e le acque di seconda pioggia ulteriormente affluenti dalla rete. 33 La nuova precipitazione fa ancora parte del precedente evento meteorico e le acque meteoriche raccolte dalla rete sono per il regolamento ancora acque di seconda pioggia.

11 Parte 3 Test di percolazione per l individuazione della permeabilità del terreno dove avviene lo smaltimento dello acque scaricate (da non allegare alla domanda) Qualora non desumibile da studi geologici già disponibili o da indagini geologiche (carotaggi/prospezioni) appositamente eseguite per la compilazione della domanda, riferibili all area di ubicazione del sistema di dispersione, la permeabilità del terreno nella zona di dispersione potrà essere ricavata tramite l effettuazione di test di percolazione. Il test di percolazione dovrà essere condotto: - secondo modalità non standard per quanto riguarda le dimensioni dello scavo ed il battente dell acqua all inizio del test, con l obiettivo di definire la conducibilità (o permeabilità) idraulica 34 del terreno in corrispondenza del fondo scavo del sistema di dispersione e quindi la corrispondente classificazione del terreno stesso in base alle indicazioni letteratura. In tal caso, comunque, dovrà essere citata la fonte bibliografica di riferimento per il test e per le formule di calcolo della conducibilità idraulica. - più semplicemente, secondo le modalità standard per quanto riguarda geometria del pozzetto di prova e battente all inizio della prova, indicate in U.S. Public Health Report n (vedi più avanti) 35, con l obiettivo di individuare un tempo di percolazione e quindi la corrispondente classificazione del terreno secondo le indicazioni della medesima fonte bibliografica. In ogni caso, le modalità di effettuazione del test dovranno essere accuratamente descritte in relazione. Il test dovrà comunque soddisfare le seguenti condizioni: nell ambito del test dovranno essere condotte almeno due prove in ciascun pozzetto ed i risultati del test ottenuti dovranno essere frutto della media dei risultati delle singole prove Il test dovrà essere effettuato realizzando almeno 2 pozzetti di prova, in caso di terreno omogeneo, e fino a 6 pozzetti, nel caso di terreno che presenta forti variazioni da un punto all altro 36. In ogni caso, la zona dove verrà installato il sistema di dispersione dovrà risultare coperta omogeneamente dai pozzetti. in occasione di ogni prova il terreno interessato dal processo di percolazione dovrà essere stato preventivamente saturato d acqua. Si anticipa che qualora il test di percolazione indichi una permeabilità del terreno molto elevata (> 1 cm/s), per la presenza di un orizzonte di terreno caratterizzato da ghiaia e/o ciottoli, la dispersione dei liquami nel terreno dopo trattamento mediante fossa settica o Imhoff non risulta ammesso, per gli elevati rischi di contaminazione della falda 37. In tal caso, qualora possibile, si dovrà provvedere ad asportare parte del terreno naturale per sostituirlo con terreno a granulometria inferiore, caratterizzato da minore permeabilità. Test di percolazione secondo le modalità indicate in U.S. Public Health Report n Il test di percolazione si effettua praticando un cavo quadrato di 30 cm di lato e profondità pari a quella del fondo dello scavo di posa della tubazione. Si riempie completamente il cavo con acqua fino a saturarne le pareti e si lascia percolare l acqua fino a suo completo assorbimento. Successivamente, mentre il fondo è ancora saturo di umidità, si riempie di nuovo il cavo con acqua per una altezza di 15 cm e si determina il tempo occorrente affinché il livello dell acqua cali di 2,5 cm. Per quanto riguarda l interpretazione dei risultati ottenuti e quindi la classificazione del terreno si farà riferimento alle seguente tabella, che riporta anche, nel caso di scarico di acque reflue domestiche, il conseguente sviluppo in metri lineari delle condotte di subirrigazione (nel caso in cui questo sia il sistema di dispersione adottato). 34 Ovvero il valore della costante K in m/s che lega, secondo la legge di Darcy, la portata per unità di superficie al gradiente idraulico (perdita di carico per unità di lunghezza). 35 Ed avendo cura di fare in modo che il fondo del pozzetto di prova sia ubicato alla stessa quota del fondo dello scavo di posa del sistema di dispersione 36 Cfr. MASOTTI LUIGI; VERLICCHI PAOLA, DEPURAZIONE DELLE ACQUE DI PICCOLA COMUNITA', Hoepli, Cfr. MASOTTI LUIGI; VERLICCHI PAOLA, DEPURAZIONE DELLE ACQUE DI PICCOLA COMUNITA', Hoepli, 2005, Tabella A1.8.

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13 Parte 4 Lo scarico di acque reflue domestiche con carico organico inferiore a 50 Abitanti Equivalenti. Indicazioni tecniche e normative. (da non allegare alla domanda) 1. Recapiti possibili Qualora l insediamento da cui si origina lo scarico sia ubicato in una zona dell agglomerato urbano servita da pubblica fognatura (vale la dichiarazione del gestore del servizio idrico), ai sensi dell articolo 7 del Regolamento Regionale 3/06, lo scarico di acque reflue domestiche deve, obbligatoriamente, essere recapitato nella pubblica fognatura. Il Regolamento Regionale 3/2006 della Lombardia (articolo 8) prevede che gli scarichi di acque reflue domestiche provenienti dagli insediamenti isolati con carico organico inferiore a cinquanta A.E. non possano essere recapitati in corpi d acqua superficiali. Pertanto, gli scarichi di tale di tipologia di reflui devono essere recapitati sul suolo (a condizione che esso presenti idonee caratteristiche di permeabilità si veda più avanti), previo trattamento con vasca Imhoff o fossa settica (vietata, però, nel caso di nuove installazioni), mediante trincee di sub irrigazione. In alternativa alla dispersione sul suolo mediante subirrigazione, è ammesso lo smaltimento mediante pozzi perdenti, solo nel caso di sistemi già esistenti alla data di entrata in vigore del Regolamento regionale 3/2006. Si evidenzia che lo scarico sul suolo è da intendersi come scarico realizzato entro i primi 1,5-2 metri circa di terreno rispetto al piano campagna, come chiarito dalla delibera CITAI 4/2/ Scarichi di acque reflue domestiche a profondità superiori non sono ammessi, in quanto non viene garantito in tali condizioni lo svolgimento dei processi depurativi di tipo aerobico ad opera dei batteri presenti nel terreno, in quanto a tali profondità l ossigeno atmosferico non riesce a diffondere in maniera sufficiente a sostenere tali processi. L instaurazione di processi di tipo anaerobico è indesiderabile in quanto porta alla formazione di sostanze ridotte inquinanti (H 2 S, NH 4 +, ecc.). Infine, si segnala che le vasche a tenuta (dette anche pozzi neri ) dal 2 allegato 5 della delibera CITAI 4/2/77 sono ammesse in casi estremamente limitati, e, più precisamente, laddove non vi sia distribuzione idrica interna (cioè impianto idraulico all interno dell insediamento), con dotazione idrica pro-capite non superiore a 30 l/giorno, e, comunque, con esclusione di cucine, lavabi e servizi igienici. Infine, i vassoi assorbenti che sfruttano il fenomeno dell evapotraspirazione 39 sono da ritenersi poco applicabili alla realtà lombarda, atteso che i dimensionamenti indicativi proposti in letteratura per realtà con condizioni climatiche quali quelle della Lombardia sono i seguenti: - Impianti che funzionano solo nel periodo estivo: 9 mq/ae - Impianti che funzionano anche nel periodo invernale 230 mq/ae 40 Quindi, si ritengono i vassoi assorbenti applicabili, quale sistema di trattamento/smaltimento a valle di una fossa Imhoff, solo nel caso in cui la produzione del refluo sia limitata al solo periodo estivo (maggio settembre), o siano disponibili superfici assai estese in relazione al numero di AE associati allo scarico. 2. L unità di misura del carico organico generato dagli scarichi: la definizione di Abitante equivalente (A.E.). Sistemi di conversione in AE degli utenti degli immobili non adibiti ad uso residenziale dell allegato 5 della delibera CITAI 4/2/ Ovvero vasche a tenuta riempite inferiormente di ghiaia, nella quale avviene la dispersione del liquame, e superiormente con terreno di coltura, nel quale sono fatte crescere piante igrofile, con assorbimento/evaporazione completa del liquame, e, quindi, senza scarico. 40 Fonte: Linee guida per l istruttoria autorizzativa dei sistemi di trattamento delle acque reflue domestiche ed assimilate ARPA Regione Liguria. I suddetti dimensionamenti risultano in accordo anche con quanto indicato dalle linee guida adottate dalla Regione Lazio che prevedono almeno 10 mq/ae per realizzazioni in climi più favorevoli di quello lombardo, e nella tesi di Laurea di S. Tempestini, Definizione di criteri di progettazione per vassoi assorbenti a fronte di misure sperimentali di evapotraspirazione Università di Pisa, AA 2007/2008, nella quale per la zona di Pisa si indica, per un utilizzo dei vassoi solo nella stagione calda (dal 1 maggio al 30 settembre), il criterio di 20 m 2 /AE circa, mentre per un utilizzo annuale dei vassoi, di 140 m 2 /AE circa.

14 L abitante equivalente è un unità di misura del carico di sostanza organica (carico organico) generato da uno scarico. Esso, in sostanza, corrisponde alla massa di sostanza organica prodotta in un giorno da un abitante residente, o che ha stabile dimora, presso un edificio. La massa di sostanza organica si misura (indirettamente) in termini di BOD 5, ovvero in quantità di ossigeno consumata per ossidare per via biologica in 5 giorni la sostanza organica presente nel campione analizzato. In base all articolo 74 del d.lgs. 152/2006 l Abitante equivalente è pari a 60 grammi di BOD 5 /giorno. Nel caso in cui gli utenti dell insediamento siano tutti abitanti residenti, per la stessa definizione di abitanti equivalente, vale l equivalenza 1 Abitante = 1 A.E. Nel caso in cui gli utenti dell insediamento non siano tutti abitanti residenti, la suddetta equivalenza non vale. In tal caso, allora si può fare riferimento alle tabelle di conversione pubblicate in letteratura, quali, ad esempio, quella di seguito proposta: Dovranno essere considerate le condizioni in cui si ha il numero massimo di utenti presenti. Per i casi non contemplati nelle tabelle di letteratura come quella sopra riportata, oppure qualora siano disponibili dati diretti che possono consentire una determinazione più precisa degli AE, si potrà procedere come segue. Si provvederà a determinare: a) Il volume giornaliero di acqua scaricata (in litri/giorno) b) La concentrazione di sostanza organica nel refluo scaricato, misurata in termini di BOD5 (in g BOD5/litro). In mancanza di misurazioni dirette del volume giornaliero di refluo scaricato, lo stesso potrà essere ricavato anche da misurazioni dirette sul volume giornaliero di acque di approvvigionamento (da acquedotto pubblico o da fonte autonoma - es. pozzo), che, poi, moltiplicandolo per un coefficiente di afflusso assunto pari a 0,8, verrà trasformato in volume giornaliero di refluo scaricato. Il prodotto del volume giornaliero di refluo scaricato moltiplicato per la concentrazione di BOD 5 nello stesso corrisponderà al carico organico complessivo generato dallo scarico (in g BOD 5 /giorno). Il suddetto carico organico complessivo diviso per il carico organico unitario (60 g BOD 5 /giorno per ogni AE) corrisponderà al numero di abitanti equivalenti associato allo scarico. 3. Schemi di trattamento e smaltimento dei reflui. Le modalità di trattamento e smaltimento delle acque reflue domestiche sono stabilite, oltre che dal RR 3/06, dalla delibera CITAI 4/2/77 (allegato 5), e dalle norme tecniche regionali approvate dalla Regione Lombardia con DGR 2318/2006. Per gli scarichi con carico organico inferiore a 50 AE, le suddette norme prevedono, come schema tipico di trattamento e smaltimento, la vasca Imhoff seguita dalla dispersione nel terreno mediante trincee di subirrigazione. Solo nel caso di impianti già esistenti al 1977 (data di entrata in vigore della delibera CITAI 4/2/77), al posto della fossa Imhoff (con comparto di sedimentazione superiore, e di digestione inferiore

15 separati da apposito setto), è ammessa la fossa settica (detta anche biologica) ad un solo comparto, purché soddisfi i requisiti strutturali indicati nella delibera CITAI 4/2/77 (si veda più avanti). In alternativa, alla subirrigazione è ammesso lo smaltimento delle acque reflue domestiche sul suolo mediante pozzo perdente, nel caso di sistemi già esistenti alla data di entrata in vigore del RR 3/06 41, e se rispondenti ai requisiti strutturali fissati nella delibera CITAI 4/2/77. Si evidenzia che la delibera CITAI 4/2/77, e le norme tecniche regionali approvate con DGR n. 2318/2006, prevedono, per ragioni di carattere tecnico (in sostanza, per non comprometterne l efficienza), che i sistemi di trattamento e smaltimento sul suolo delle acque reflue domestiche non possano essere interessati anche da acque meteoriche. Pertanto, per il recapito sul suolo delle acque meteoriche di dilavamento dei piazzali e dei pluviali, deve essere realizzato un sistema di dispersione indipendente rispetto a quello dei reflui domestici. Tale principio è sancito anche dall articolo 8 c. 3 del RR 3/ Criteri di dimensionamento delle fosse Imhoff, delle fosse settiche e dei pozzi perdenti (solo se esistenti), e delle trincee di subirrigazione. Nel caso di scarichi con carico organico inferiore a 50 AE, per i criteri di dimensionamento e di realizzazione dei suddetti sistemi, si deve far riferimento principalmente all allegato 5 della delibera CITAI 4/2/77, ed, in secondo luogo, alle norme tecniche regionali approvate dalla Regione Lombardia con DGR 2318/2006. Di seguito, si riassumono, per ogni sistema di trattamento e dispersione, i criteri principali fissati dalle suddette norme nei casi in esame. Fosse Imhoff ( 4 allegato 5 delibera CITAI 4/2/77 e 3.13 DGR 2318/2006) Devono essere completamente interrate ed avere tubo di ventilazione (che si origina dal comparto di digestione e consente lo smaltimento del gas biologico) con caratteristiche tali da evitare cattivi odori. Nelle vasche vi deve essere possibilità di accesso dall'alto a mezzo di pozzetto o vano per l'estrazione, tra l'altro, del materiale sedimentato. L'ubicazione deve essere esterna ai fabbricati e distante almeno 1 metro dai muri di fondazione, a non meno di 10 metri da qualunque pozzo, condotta o serbatoio destinato ad acqua potabile, con disposizione planimetrica tale che le operazioni di estrazione del residuo non rechino fastidio. Il comparto di sedimentazione deve permettere circa 4 6 ore di detenzione per le portate di punta; se le vasche sono piccole si consigliano valori più elevati; occorre aggiungere una certa capacità per persona per le sostanze galleggianti. Come valori medi del comparto di sedimentazione si hanno circa litri per Abitante equivalente; in ogni caso, anche per le vasche più piccole, la capacità non dovrebbe essere inferiore a litri complessivi. Per il compartimento del fango, si hanno litri pro capite, in caso di almeno due estrazioni all'anno; per le vasche più piccole è consigliabile adottare litri pro capite, con una estrazione all'anno. Per scuole, uffici e officine, il compartimento di sedimentazione va riferito alle ore di punta con minimo di tre ore di detenzione; anche il comparto del fango si ridurrà di conseguenza. La fossa deve essere preceduta da una trappola idraulica (o da un trattamento di grigliatura) per evitare che le sostanze più grossolane arrivino alla fossa ed ostruiscano la fessura di comunicazione tra il comparto di sedimentazione e quello di digestione. Nel caso in cui siano installate a servizio di insediamenti ove sono presenti anche mense, o cucine (non in caso di abitazioni residenziali), è opportuno che sia presente un pozzetto degrassatore. Si evidenzia, infine, che onde evitare che con i liquami in uscita dalla fossa Imhoff fuoriescano anche parte dei fanghi accumulati nel comparto di digestione, risollevati dal gas biologico prodotto dalla digestione, l origine dello scarico dell effluente dovrà avvenire dal comparto di sedimentazione, e non da quello di digestione. L imbocco della tubazione di scarico dovrà essere sifonato, o, comunque, protetto da un setto, in modo da evitare che eventuale materiale flottante, presente nel comparto di sedimentazione, possa venire convogliato allo scarico. Fosse settiche di tipo tradizionale (non ammesse per nuove installazioni i criteri di seguito indicati servono solo per la verifica delle fosse esistenti al allegato 5 delibera CITAI 4/2/77 e 3.6 DGR 2318/2006). 41 Vedasi, per maggiori dettagli, la circolare della Regione Lombardia n. 5 dell aprile 2009.

16 Devono essere completamente interrate ed avere tubo di ventilazione con caratteristiche tali da evitare cattivi odori. Nelle vasche vi deve essere possibilità di accesso dall'alto a mezzo di pozzetto o vano per l'estrazione, tra l'altro, del materiale sedimentato. L'ubicazione deve essere esterna ai fabbricati e distante almeno 1 metro dai muri di fondazione, a non meno di 10 metri da qualunque pozzo, condotta o serbatoio destinato ad acqua potabile, con disposizione planimetrica tale che le operazioni di estrazione del residuo non rechino fastidio. Il dimensionamento deve tener conto del volume di liquame sversato giornalmente per circa 12 ore di detenzione, con aggiunta di capacità per sedimento che si accumula al fondo (5 10 litri per utente). L imbocco della tubazione di scarico dovrà essere sifonato, o, comunque, protetto da un setto, in modo da evitare che eventuale materiale flottante, presente nel comparto di sedimentazione, possa venire convogliato allo scarico. Dispersione nel terreno mediante subirrigazione ( 5 della delibera CITAI 4/2/77, 3.4 DGR 2318/2006). La subirrigazione deve essere, obbligatoriamente, preceduta da un pozzetto di cacciata, in grado di accumulare il liquame in genere prodotto con portate modeste, per poi scaricarlo istantaneamente nel sistema di subirrigazione, interessandolo per tutta la sua lunghezza, e non solo nella sua porzione iniziale. A tale scopo, il volume di liquame accumulabile dal pozzetto di cacciata deve essere pari a quello interno complessivo delle condotte di subirrigazione. La condotta disperdente è in, genere, costituita da elementi con pendenza fra lo 0,2 e 0,5 per cento. La condotta viene posta in trincea profonda circa 2/3 di metro (60-70 cm da piano campagna a fondo scavo 42 ), dentro lo strato di pietrisco collocato nella metà inferiore della trincea stessa; l'altra parte della trincea viene riempita con il terreno proveniente dallo scavo adottando accorgimenti affinché il terreno di rinterro non penetri, prima dell'assestamento, nei vuoti del sottostante pietrisco (in genere, potrà essere posizionato del tessuto non tessuto tra ghiaia e terreno di rinterro). La trincea può avere la condotta disperdente su di una fila, o su di una fila con ramificazioni, o su più file; la trincea deve seguire l'andamento delle curve di livello per mantenere la condotta disperdente in idonea pendenza. Le trincee con condotte disperdenti sono poste lontane da fabbricati, aie, aree pavimentate o altre sistemazioni che ostacolano il passaggio dell'aria nel terreno. La distanza fra il fondo della trincea ed il massimo livello della falda non dovrà essere inferiore al metro. Fra la trincea e una qualunque condotta, serbatoio od altra opera destinata al servizio di acqua potabile (pubblico acquedotto) ci deve essere una distanza minima di 30 metri. Lo sviluppo della condotta disperdente, da definirsi preferibilmente con prove di percolazione (vedasi apposito allegato della modulistica inerente le modalità di esecuzione delle prove di percolazione), deve essere in funzione della natura del terreno. Di seguito, si riportano comunque gli elementi di riferimento: - sabbia sottile, materiale leggero di riporto: 2 m per abitante; - sabbia grossa e pietrisco: 3 m per abitante; - sabbia sottile con argilla: 5 m per abitante; - argilla con un po' di sabbia: 10 m per abitante; - argilla compatta: non adatta. La fascia di terreno impegnata o la distanza tra due condotte disperdenti (di impianti distinti) deve essere di circa 30 metri. 42 Secondo il 3.4 della DGR 2318/2006, si può arrivare a profondità di un metro o poco più.

17 Dispersione nel terreno mediante pozzi perdenti (non ammessi per installazioni successive all aprile della delibera CITAI 4/2/77, 3.4 DGR 2318/2006). Il pozzo perdente di forma cilindrica, con diametro interno di almeno un metro, in muratura di pietrame, mattoni o calcestruzzo, deve essere privo di platea. Al fondo, in sostituzione della platea, si pone uno strato di pietrame e pietrisco per uno spessore di circa mezzo metro; uno strato di pietrisco è sistemato ad anello esternamente intorno alla parte di parete con feritoie per uno spessore orizzontale di circa mezzo metro; in prossimità delle feritoie ed alla base dello strato di pietrisco in pietrame è in genere di dimensioni più grandi del rimanente pietrisco sovrastante. La copertura del pozzo viene effettuata a profondità non inferiore a 2/3 di metro, e sulla copertura si applica un pozzetto di accesso con chiusino. Al di sopra della copertura del pozzo e del pietrisco che lo circonda si pone uno strato di terreno ordinario, e si adottano accorgimenti per non avere penetrazioni di terreno (prima dell'assestamento) nei vuoti del pietrisco sottostante (in genere, si interpone del tessuto non tessuto tra terreno di riporto e ghiaietto sottostante). Si pongono dei tubi di aerazione, penetranti dal piano di campagna almeno un metro nello strato di pietrisco, per promuovere la diffusione di ossigeno necessario allo svolgimento dei processi depurativi aerobici. I pozzi assorbenti devono essere lontani dai fabbricati, aie, aree pavimentate e sistemazioni che ostacolino il passaggio dell'aria nel terreno. La differenza di quota tra il fondo del pozzo ed il massimo livello della falda non dovrà essere inferiore a 2 metri. Occorre evitare pozzi perdente in presenza di roccia fratturata o fessurata; la distanza da qualunque condotta, serbatoio, od altra opera destinata al servizio potabile (acquedotto pubblico) deve essere almeno di 50 metri. Lo sviluppo della parete perimetrale del pozzo, da definirsi preferibilmente con prove di percolazione (vedasi apposito allegato della modulistica provinciale), deve essere dimensionato in funzione della natura del terreno. Di seguito, si riportano, comunque, gli elementi di riferimento: - sabbia grossa o pietrisco: 1 mq per abitante; - sabbia fina: 1,5 mq per abitante; - argilla sabbiosa o riporto: 2,5 mq per abitante; - argilla con molta sabbia o pietrisco: 4 mq per abitante; - argilla con poca sabbia o pietrisco: 8 mq per abitante; - argilla compatta impermeabile: non adatta. La capacità del pozzo non deve essere inferiore a quella della vasca di chiarificazione che precede il pozzo stesso; è consigliabile disporre di almeno due pozzi con funzionamento alterno; in tal caso occorre un pozzetto di deviazione con paratoie per inviare il liquame all'uno o all'altro pozzo. La distanza fra gli assi dei pozzi non deve essere inferiore a quattro volte il diametro de pozzi. Altri sistemi di trattamento dei reflui Per quanto concerne altri eventuali sistemi di trattamento dei liquami (es. fitodepurazione, impianti ad aerazione estesa, ecc.), in genere applicati per scarichi con carichi organici maggiori o uguali a 50 AE, si rimanda ai criteri tecnici contenuti nella DGR 2318/2006. In questa sede, si evidenziano, però, i campi di applicabilità degli stessi specificati nella tabella seguente ripresa dalla DGR 2318/2006, dalla quale si evince che sotto i 200 AE, sostanzialmente, i trattamenti applicabili si riducono ai soli trattamenti meccanici di cui si è trattato in questo documento (vasca Imhoff, o settiva), oltre che dalla fitodepurazione.

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