Rifiuti e biomassa. Prof.ssa Matilde Pietrafesa
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1 Prof.ssa Matilde Pietrafesa Università Mediterranea Reggio Calabria Dipartimento DIIES dell Informazione, delle Infrastrutture e dell Energia Sostenibile Rifiuti e biomassa 09/04/2016 1
2 Origine dei rifiuti Le situazioni produttive dell odierna società industriale hanno comportato l infrangersi degli equilibri naturali, per mezzo dei quali la formazione metabolica attiva di un prodotto era legata a quella catabolica di trasformazione del prodotto stesso. In base all'art. 183 del DL 3/4/2006 n. 152 (cosiddetto Testo unico ambientale): è rifiuto tutto ciò la cui velocità di produzione è superiore a quella di riutilizzo nell ambiente e nei processi produttivi
3 Quantità di rifiuti da smaltire A causa di ciò ed in virtù delle sempre maggiori quantità di rifiuti urbani ed industriali prodotte, si sono generati i ben noti problemi di inquinamento ambientale legati alle concentrazioni di rifiuti urbani ed industriali da smaltire
4 Recupero energetico È sorta quindi l esigenza del recupero dei prodotti di rifiuto, sia tramite riciclaggio che utilizzandone la componente energetica residua ancora presente. In particolare il recupero di questo potenziale energetico residuo è attraente sia per ragioni di carattere energetico che di tutela dell ambiente Tutto ciò ha da tempo condotto ad una crescente attenzione verso la risorsa rifiuti.
5 Tecniche di recupero dei rifiuti Diverse tecniche possono essere utilizzate per sfruttare le risorse residue ancora presenti nei rifiuti, differenti a seconda del tipo di rifiuto a cui possono essere applicate. In particolare i rifiuti possono essere riciclati direttamente, riutilizzando i materiali con cui essi sono composti, o indirettamente trasformandoli in altre sostanze.
6 Impatto del riciclaggio Prima di decidere il recupero di uno scarto è necessario tuttavia verificare il carico ambientale dovuto a tale operazione. L obiettivo principale di contenere al massimo l impatto ambientale derivante da operazioni di recupero sarebbe infatti vanificato se, nel riciclare un determinato scarto, si creasse un impatto ambientale superiore a quello prodotto dallo smaltimento dello stesso come rifiuto.
7 Classificazione dei rifiuti Per origine: 1) rifiuti urbani 2) rifiuti speciali Per pericolosità: 1) rifiuti non pericolosi 2) rifiuti pericolosi
8 Tecnologie di smaltimento dei rifiuti RACCOLTA DIFFERENZIATA DISCARICA TERMOVALORIZZAZIONE COMPOSTAGGIO
9 Raccolta differenziata Indica un sistema di raccolta dei rifiuti urbani che prevede, per ogni tipologia di rifiuto, una prima selezione o differenziazione. I materiali durante il processo vengono divisi in : a.rifiuto secco non riciclabile b.frazione carta e cartone c. Frazione vetro, plastica, lattine d.rifiuto umido e.frazione vegetale f. Rifiuti urbani pericolosi
10 Riciclaggio riciclaggio diretto dei rifiuti inerti mediante riutilizzazione dei materiali (vetro, plastica, alluminio, materiali ferrosi, materiali tessili, materiali inerti) riciclaggio indiretto dei rifiuti organici mediante: a) produzione di combustibili solidi per carta, plastica, legno, tessili; b) recupero di energia da termodistruzione per tutti i rifiuti indifferenziati; c) compostaggio e digestione anaerobica per i rifiuti organici biologici
11 Rifiuti inerti A questa categoria appartengono gli scarti sabbiosi e le scorie delle lavorazioni industriali, il cui riciclaggio avviene: nell industria dei laterizi, nei cementifici, ecc. nell industria ceramica; nell industria del vetro; in agricoltura come correttivo della composizione chimica dei terreni
12 Incenerimento Fino a pochi anni fa l incenerimento era il metodo più utilizzato per lo smaltimento dei rifiuti, soprattutto quelli urbani. Viene utilizzato prevalentemente per rifiuti con contenuto di umidità minore del 15% poiché per contenuti superiori è necessario sottoporre il materiale a disidratazione, con conseguente dispendio di energia. Pur consentendo un rapido smaltimento dei rifiuti, gli inceneritori possono tuttavia sviluppare dai camini sostanze tossiche o cancerogene, soprattutto per la combustione di sostanze plastiche
13 Termovalorizzatori Gli inceneritori più moderni sono impianti che non si limitano ad incenerire i rifiuti indifferenziati, ma che sfruttano il calore sviluppato dalla loro combustione per ottenere vapore da utilizzare per la produzione di energia elettrica (termovalorizzatori) e, in presenza di una rete di teleriscaldamento che possa sfruttarla, anche energia termica. Il rendimento energetico del processo è tuttavia molto basso
14 Termovalorizzatore Le due tipologie di impianti sono separate da parecchi anni di evoluzione tecnologica. L'unico elemento in comune tra le due strutture è la combustione del rifiuto, ma mentre nell'inceneritore la finalità è solo lo smaltimento, nel termovalorizzatore si abbina al recupero energetico.
15 Sezioni di un Termovalorizzatore In linea generale un impianto di termovalorizzazione risulta costituito dalle sezioni: - combustione; - recupero energetico tramite ciclo a vapore; - produzione di energia elettrica; - trattamento dei fumi.
16 Principio di funzionamento di un Termovalorizzatore I rifiuti indifferenziati raccolti vengono registrati, pesati, e scaricati nella fossa di stoccaggio. L umido viene quindi separato grazie a speciali setacci e destinato al compostaggio. Grazie ad un braccio meccanico i rifiuti vengono immessi nella camera di combustione, dove si incendiano spontaneamente per effetto del loro elevato potere calorifico e dell'alta temperatura, senza quindi l'uso di alcun combustibile fossile. Il calore sviluppato dal processo viene ceduto all'acqua che scorre nei tubi di un generatore di vapore: si ottiene così vapore surriscaldato che mette in moto una turbina e dei generatori producono energia elettrica, che viene immessa nella rete nazionale. Il calore di scarto può anche essere destinato al teleriscaldamento
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18 Discarica E definita come area adibita a smaltimento dei rifiuti mediante operazioni di deposito sul suolo o nel suolo La legislazione italiana prevede tre tipologie: per rifiuti inerti per rifiuti non pericolosi (tra i quali i Rifiuti Solidi Urbani) per rifiuti pericolosi (tra cui ceneri e scarti degli inceneritori)
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20 Compostaggio Consente un recupero di materie prime organiche senza recupero di energia. Avviene mediante la trasformazione delle sostanze organiche in fertilizzanti (compost), provocata sia dall azione di flora microbica che dal calore generato dalla reazione di ossidazione innescata dagli stessi microorganismi. Attraverso tale tecnica viene in pratica controllato, accelerato e migliorato il processo aerobico naturale di decomposizione biologica cui va incontro qualsiasi sostanza organica per effetto della flora microbica naturalmente presente nell'ambiente
21 Compostaggio
22 Vantaggi e svantaggi A favore del compostaggio giocano diversi fattori, fra cui la rilevanza quantitativa della componente organica nei rifiuti e la possibilità di produrre in modo combinato il biogas. Gli inconvenienti sono invece dovuti alla difficile collocabilità del compost sul mercato ed alla possibilità che vi siano nei rifiuti sostanze che ne sconsiglino l utilizzazione nell agricoltura (plastica, vetro, metalli)
23 Smaltimento dei rifiuti organici con produzione di energia Per i rifiuti organici, oltre alle tecniche di smaltimento senza recupero energetico: incenerimento compostaggio ne esistono altre che lo consentono, più adatte per rifiuti di varia origine: pirolisi gassificazione digestione anaerobica
24 Condizioni aerobe ed anaerobe Salvo l incenerimento, tutte le tecniche utilizzate prevedono la distruzione dei composti organici ad opera di microorganismi batterici. Tale attività può avere luogo: a) in condizioni aerobe (in presenza di ossigeno) b) in condizioni anaerobe (in assenza di ossigeno). In generale le tecniche di semplice smaltimento (compostaggio) avvengono in condizioni aerobe, quelle con produzione di energia in condizioni anaerobe.
25 Biomassa E un termine che riunisce una gran quantità di materiali di natura estremamente eterogenea; in generale si può dire che Biomassa è tutto ciò che ha matrice organica. In base alla Direttiva 2009/28/CE ed al DLgs 387/03, viene definita biomassa la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui biologici (sia vegetali che animali) provenienti dall agricoltura, dalla silvicoltura e dalle industrie connesse (compresa pesca ed acquacoltura), nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali ed urbani
26 Provenienza delle biomasse Residui forestali e del legno Sottoprodotti agricoli Residui agroindustriali Residui industrie zootecniche Rifiuti urbani Colture energetiche
27 Composizione della biomassa proveniente da scarti e rifiuti rifiuti sia solidi che liquidi dell attività urbana (parte organica dei rifiuti solidi urbani e fanghi di fogna); residui organici delle industrie chimiche, della carta, del cuoio, dei tessuti; scarti di lavorazioni agro-forestali (paglie, potature, ramaglie, ecc.); scarti di industrie di trasformazione (trucioli e segatura di legno, residui di zuccherifici, di frantoi, di industrie lattiero-casearie, ecc.); rifiuti di allevamenti zootecnici (deiezioni, residui di macellazione, ecc.)
28 Colture energetiche Sono considerate biomasse anche le colture energetiche, costituite da piantagioni di vegetali appositamente coltivate per essere sottoposte a bioconversione Le specie coltivate sono quelle contenenti in maggior misura sostanze cellulosiche, zuccherine, amidacee, che consentono la più alta resa in biogas, anche in funzione della loro velocità di crescita (tra quelle maggiormente utilizzate troviamo il mais, il sorgo, il girasole). Per la loro coltivazione si utilizzano sia le terre non impiegate per fini agricoli che, per piante acquatiche, specchi d acqua in cui siano presenti sostanze organiche provenienti da trattamenti di depurazione
29 Pirolisi E un fenomeno che avviene in natura molto lentamente e che si tenta di riprodurre artificialmente: sottoponendo i rifiuti organici ad alte temperature in ambiente privo di ossigeno o scarsamente ossigenato si ottiene la trasformazione della sostanza organica in combustibile. Esso è composto da una parte solida, una liquida (oli) ed una gassosa (idrogeno). La pirolisi può essere convenientemente applicata a qualunque materiale organico con contenuto di umidità inferiore al 15%, poiché per valori maggiori è necessario un notevole impiego di energia.
30 Temperature di processo Le temperature in gioco sono variabili tra 200 C e 1100 C e, a causa di ciò, risultano differenze nei combustibili prodotti. Le frazioni liquida e gassosa aumentano con la temperatura. Se le temperature sono inferiori a C, si verifica la carbonizzazione, con produzione in prevalenza di carbone di legna e, in minor misura, di combustibili liquidi e gassosi; per temperature intorno ai 1000 C avviene la gassificazione completa
31 Gassificazione Simile alla pirolisi, avviene a temperature più alte (1650 C). Anche in questo caso i migliori risultati si hanno per rifiuti con basso contenuto di umidità. Il combustibile che si ottiene è un gas costituito da una miscela di idrogeno e monossido di carbonio con presenza di azoto. Il gas così ottenuto, tuttavia, presenta problemi di stoccaggio e trasporto e possiede un potere calorifico non elevato. Sia la pirolisi che la gassificazione richiedono, per le alte temperature in gioco, processi industriali; inoltre il rendimento complessivo dei processi non è molto alto
32 Digestione anaerobica E un processo di decomposizione biologica dei liquami organici di origine animale. In condizioni anaerobiche alcuni batteri, presenti naturalmente nei liquami, ma anche nei rifiuti solidi e in generale in tutto ciò che ha origine organica, si sviluppano e si riproducono, utilizzando come nutrimento le sostanze organiche presenti.
33 Biogas L effetto complessivo è la riduzione della massa grazie alla produzione di composti chimici gassosi, che costituiscono il cosiddetto biogas, una miscela formata essenzialmente da metano (50-80%) e anidride carbonica In linea di principio la produzione di biogas coincide con il processo digestivo in atto nello stomaco di ogni bovino.
34 Digestione anaerobica La digestione anaerobica, adatta a rifiuti organici molto umidi, può essere utilmente impiegata soprattutto negli stabilimenti zootecnici, nei quali le deiezioni degli animali possono essere facilmente convogliate in contenitori detti digestori, in cui ha luogo la trasformazione biologica a livello microbico. In questo caso le deiezioni devono essere introdotte insieme ad un effluente liquido, affinché i batteri anaerobi si trovino in assenza di ossigeno libero
35 Digestori I digestori sono in genere costruiti in cemento ed in parte interrati per limitare le perdite di calore. Nella parte superiore hanno una campana a chiusura idraulica con l acqua dell effluente, che permette la raccolta dei gas. Il gas prodotto viene raccolto in un gasometro.
36 Digestori continui e discontinui Il carico del materiale può essere effettuato sia interamente all inizio del ciclo di produzione (digestori discontinui) che con continuità durante il periodo di funzionamento (digestori continui). Si può infatti riempire il digestore completamente, o poco alla volta attendendo la fine del ciclo di fermentazione per iniziare lo svuotamento.
37 Digestori più comuni I digestori più comuni sono quelli continui, che possiedono dispositivi meccanici o idraulici atti a mescolare il materiale e a estrarne in continuazione gli eccessi per mantenere il volume della massa reagente costante con l'aggiunta continua di nuovo materiale organico. L'altra tipologia di digestori, quella discontinua, impiantisticamente è più semplice, ma presenta lo svantaggio di emettere odori e di possedere cicli di svuotamento problematici
38 Digestori continui In esso i materiali organici vengono inseriti regolarmente da un estremo mentre i residui della digestione vengono estratti dalla parte opposta. E necessario che il materiale introdotto sia in minima parte composto da fibre vegetali, che tendono a galleggiare sul liquido, formando schiume e croste di difficile eliminazione. I batteri vengono nutriti con continuità e la temperatura si mantiene su valori costanti.
39 Digestori discontinui A differenza dei digestori continui che hanno un funzionamento a regime, quelli discontinui hanno un funzionamento ciclico. In essi avviene inizialmente il carico del materiale e subito dopo quello dell effluente; segue quindi la fase di fermentazione, in cui avvengono le trasformazioni biologiche, esaurita la quale si ha lo svuotamento del digestore; il sistema è quindi pronto per una nuova ricarica e si può ricominciare il ciclo.
40 Parametri che influenzano il processo Temperatura L attività dei batteri metanigeni è molto influenzata dalla temperatura: sotto i 10 C si ha attività ridotta, sopra i 65 C se ne provoca la morte. L attività aumenta al crescere della temperatura, la produzione di gas diventa più rapida e si riduce il tempo di ritenzione del materiale nel digestore. La scelta del valore ottimale di temperatura nasce quindi da un compromesso tra produzione di gas e sopravvivenza degli enzimi
41 Temperatura ottimale La temperatura ottimale per la maggior parte dei batteri metanigeni è C; essa deve mantenersi il più possibile costante, essendo i batteri molto sensibili ad improvvise variazioni termiche. Per mantenerla a livelli ottimali ed evitare brusche variazioni si utilizzano sistemi per il riscaldamento della massa all interno del digestore.
42 Riscaldamento dall esterno Il riscaldamento può avvenire: dall esterno dall interno. Nel primo caso viene sfruttata la radiazione solare: i digestori sono infatti nella parte inferiore sommersi, per evitare l esposizione al vento, che farebbe aumentare le perdite di calore verso l esterno, mentre la loro parte superiore, con bassa resistenza termica per permettere il passaggio del calore, è esposta alla radiazione solare.
43 Riscaldamento dall interno Il riscaldamento dall interno viene invece ottenuto mediante l utilizzo di serpentine disposte all interno del digestore e contenenti del fluido a temperatura prefissata. Per il riscaldamento del fluido si può utilizzare parte della produzione di biogas o pannelli solari
44 Parametri che influenzano il processo Tempo di ritenzione E il tempo di permanenza della massa organica nel digestore, importante per la riuscita del processo di metanizzazione. Al suo aumentare cresce la produzione di gas, con un andamento a campana: inizialmente nulla, nel giro di pochi giorni raggiunge il massimo per poi diminuire più lentamente Il tempo ottimale è funzione della temperatura interna del digestore e diminuisce al suo crescere
45 Tempo di ritenzione e temperatura Temperatura ( C) Tempo di ritenzione min-max (giorni)
46 Parametri che influenzano il processo ph Perchè la reazione di metanizzazione avvenga correttamente è necessario che il ph si mantenga entro determinati limiti. In un ambiente acido l attività dei batteri è bloccata, mentre in un ambiente alcalino si ha una eccessiva produzione di idrogeno (H 2 ) ed idrogeno solforato (H 2 S). E bene qundi che il ph sia compreso fra i valori minimi di e massimi di
47 Parametri che influenzano il processo carico organico L efficacia del processo di digestione anaerobica dipende dal carico organico della sostanza sottoposta a fermentazione, espresso sia in termini di COD (Chemical Oxygen Demand, quantitativo massimo di ossigeno necessario per l ossidazione completa della sostanza organica), che in percentuale di solidi volatili presenti (quantità di materia che può essere decomposta), in genere ca. il % dei solidi totali
48 Biogas E una miscela di gas la cui composizione varia in base alle condizioni nelle quali viene ottenuto. È un combustibile, che viene prevalentemente utilizzato come sostitutivo dei combustibili tradizionali per le necessità energetiche delle aziende agricole o zootecniche, dove viene usato per alimentare cucine a gas, caldaie per riscaldamento, motori di trattori
49 Composizione del Biogas La miscela è formata da: metano, ossido e biossido di carbonio, azoto, idrogeno, idrogeno solforato oltre a percentuali minori di altri gas. La presenza del metano lo rende utilizzabile come combustibile. metano (CH4) È il composto presente in maggior misura nel biogas. È un gas leggero (densità rispetto all aria 0.55) e non si accumula al suolo, diminuendo così il rischio di esplosioni. La sua temperatura di combustione è C.
50 Monossido e biossido di carbonio monossido di carbonio (CO) È un gas incolore, inodore, mortale se presente nell aria in concentrazione superiore all 1%. Nel biogas non raggiunge percentuali pericolose. È combustibile biossido di carbonio (CO 2 ) È un gas incolore ed inodore presente nell atmosfera. Più pesante dell aria, a 2500 C si scinde in CO e O 2. Danneggia la combustione.
51 Azoto ed Idrogeno azoto (N 2 ) Gas incolore ed inodore, è presente nell atmosfera in percentuale del 78%. La sua eccessiva presenza nel biogas denota una fermentazione in presenza di ossigeno o una perdita nel digestore. idrogeno (H 2 ) È anch esso incolore ed inodore ed è il gas più leggero in natura. È facilmente infiammabile ed una sua presenza nel biogas indica fermentazione non stabilizzata
52 Idrogeno solforato idrogeno solforato (H 2 S) È un gas incolore, ma di odore nauseabondo. Lo si può trovare in natura nelle solfatare e nel gas naturale. È perfettamente combustibile, ma bruciando può dare luogo ad anidride solforica che a sua volta può dare origine ad acido solforico. Costituisce la fonte principale di zolfo per l industria.
53 Potere calorifico Il suo potere calorifico è minore di quello del metano e varia tra e MJ/m 3. Potere calorifico (MJ/m 3 ) massa equivalente * propano propano 0.3 m 3 metano metano 0.7 m 3 gas di città gas di città 1.5 m 3 idrogeno carbone 1.4 kg legna 2.7 kg benzina 0.8 l gasolio 0.7 l * massa da bruciare per ottenere la stessa energia prodotta dalla combustione dell unità di volume di biogas
54 Uso del biogas Pur possedendo un potere calorifico minore di quello del metano per la presenza di CO 2, il biogas può essere utilizzato per le necessità energetiche dell azienda stessa (riscaldamento, combustione, trazione meccanica, ecc.) mentre le acque di scarico possono essere utilizzate per usi agricoli diretti (fertirrigazione), per la coltivazione di piante ad alta produttività di proteine vegetali (lagunaggio verde) o per attività complementari (piscicoltura)
55 Gestione del biogas Recupero energetico Energia Termica La componente combustibile del biogas (metano), miscelata all aria, brucia all interno di un volume confinato generando energia termica Energia Elettrica La produzione di energia elettrica avviene generalmente mediante la combustione del biogas all interno di motori endotermici a ciclo Otto abbinati a generatori elettrici. Il rendimento elettrico è del 30 40%
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57 Smaltimento dei rifiuti tossici A valle della raccolta differenziata e del recupero dei materiali riciclabili vanno adottati metodi di smaltimento della frazione di rifiuti non suscettibile di reimpiego, minimizzando sia il ricorso a impianti di termodistruzione dei rifiuti che lo smaltimento in discarica, per l impatto ambientale a essi associato La termodistruzione selettiva resta tuttavia l unica soluzione adottabile per lo smaltimento dei rifiuti ospedalieri, di alcuni tipi di rifiuti tossici e nocivi e dei fanghi di origine civile e industriale non altrimenti destinabili
58 Road Map UE L UE ha stabilito, attraverso Direttive Quadro, i principi cardine in materia di rifiuti per la protezione dell ambiente e della salute umana, quali ad esempio la gerarchia dei rifiuti e il rispetto del principio chi inquina paga. ROAD MAP UE entro il 2015: obbligatorietà della raccolta differenziata per plastica, carta, metalli e vetro entro il 2020: raggiungimento complessivo di almeno il 50% in peso di rifiuti coinvolti nel riutilizzo e nel riciclaggio.
59 Linee guida UE - Opzione 4R Riduzione Riuso Riciclaggio Recupero 59
60 Produzione di rifiuti urbani UE Ogni anno nell Unione Europea, a fronte di una popolazione di circa 500 milioni di abitanti, vengono prodotti circa 3 miliardi di tonnellate di rifiuti urbani, di cui 100 milioni di tonnellate di essi pericolosi. Produzione di RU pro capite in Europa(kg/abitante anno)
61 Produzione di rifiuti urbani Italia La produzione di rifiuti urbani in Italia è superiore ai 30 milioni di tonnellate/anno, corrispondente ad una produzione annua pro capite di circa 500 kg
62 Gestione dei rifiuti urbani - Italia
63 Ripartizione percentuale dei rifiuti urbani - UE
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65 Raccolta differenziata di rifiuti urbani 65
66 Attraverso il riutilizzo ed il riciclaggio si risparmia più energia di quanta se ne produca con la termovalorizzazione
67 Riduzione di consumi ed emissioni associati al riciclaggio - Italia consumi energetici = 170 Mtep/anno riduzione dei consumi energetici associata al riciclaggio = 15 Mtep/anno emissioni CO 2 = 500 Mt/anno riduzione di emissioni CO 2 associate al riciclaggio = 50 t/anno
68 Accumulo energetico nelle piante
69 Conversione dell energia solare nelle piante Gli unici esseri viventi capaci di trasformare autonomamente composti inorganici in composti organici sono le piante e le alghe verdi; questi vegetali sono detti autotrofi. Utilizzando l energia solare, essi trasformano composti inorganici come il biossido di carbonio (CO 2 ) e l acqua (H 2 O) in composti organici, soprattutto carboidrati (glucosio)ed ossigeno CO 2 + H 2 O MJ/kmol CH 2 O + O 2
70 Fotosintesi clorofilliana Tale processo avviene ad opera della clorofilla e di alcuni enzimi ed è noto come fotosintesi clorofilliana (foto = luce; synthesis = costruzione) Producendo ossigeno, necessario alla vita di tutti gli organismi viventi, le piante si configurano quindi come elementi di base per il mantenimento della vita sulla Terra Inoltre, convertendo l energia solare in energia chimica esse si comportano come vettori energetici
71 Accumulo energetico nelle piante L energia chimica accumulata nelle piante sotto forma di carboidrati è liberata nei processi di combustione: le biomasse di qualunque provenienza rappresentano quindi una forma di accumulo dell energia solare Poiché in natura non vi sono cicli aperti, si avrà che una parte dell energia captata dalle piante sarà poi restituita in successive trasformazioni con produzione di biossido di carbonio ed acqua
72 Ciclo biologico Nel ciclo chiuso che avviene in natura: l energia solare viene trasformata in energia chimica tramite la clorofilla, con formazione di glucosio il glucosio viene trasformato in sostanze organiche (amidi, cellulosa, proteine) ed inorganiche (CO 2, H 2 O) i sottoprodotti risultanti dall utilizzo della sostanza organica (piante morte) vengono successivamente trasformati in composti inorganici (petrolio, gas naturale). In quest ultimo stadio si ha la chiusura del ciclo, che risulta sempre chiuso ed equilibrato Pertanto, solo grazie all energia solare raccolta dalle piante è possibile la vita sulla Terra
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