CORSO DI PALEOGRAFIA
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- Mariangela Franchini
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1 ARCHIVIO DI STATO DI PERUGIA SCUOLA DI ARCHIVISTICA, PALEOGRAFIA E DIPLOMATICA CORSO DI PALEOGRAFIA II ANNO (III PARTE) MARIA GRAZIA BISTONI
2 LA CAROLINA La fase del cosiddetto particolarismo grafico, iniziato nel VI sec., trova in età carolingia i germi del suo superamento. Verso la fine dell' VIII sec. compare, in forme non ancora canonizzate, una nuova scrittura comune destinata a imporsi, nel corso di tre secoli, in tutta l'europa di lingua latina. Con essa si ricostituisce una nuova unità grafica, da allora mai più veramente spezzata: la MINUSCOLA CAROLINA.
3 LA CAROLINA Molte sono le teorie elaborate dai paleografi sull'origine di tale scrittura. Di fatto essa nasce per un programma politico, nella scuola di palazzo di Carlo Magno. Essa si pone come scrittura chiara e leggibile (minuscola) in contrapposizione alle scritture particolari nazionali e locali, di tipo corsivo, proprie del periodo precedente, destinate ad essere comprese da una ristretta cerchia di persone.
4 LA CAROLINA Il programma politico di Carlo Magno prevede la ricostituzione di un potere unitario sull'europa occidentale (impero) ispirato al potere imperiale romano (romano) ma con un capo di stirpe germanica (germanico) e di investitura divina (sacro). I legami con il mondo ecclesiastico sono strettissimi: da esso provengono le competenze necessarie per l' amministrazione dello Stato (funzionari laici affiancati da ecclesiastici) oltre che per la trasmissione della cultura e l'espletamento dell'attività pastorale e di culto.
5 LA CAROLINA La realizzazione dell'ambizioso programma richiede la creazione di una classe dirigente colta e ben preparata, in grado di diffondere sia la parola di Dio che le disposizioni imperiali in tutto il territorio sottomesso. Entrambi gli ambiti sono sacri, e dunque rivestono somma importanza. Ne consegue che anche la scrittura utilizzata deve essere leggibile, cioè con lettere ben strutturate (a ciascun segno corrisponde una lettera), regolari e disposte in modo ordinato sul rigo; con scarse abbreviazioni e scarse legature; con uso regolare della punteggiatura (d'origine e non aggiunta) e separazione delle parole.
6 LA CAROLINA La personalità di spicco tra i più stretti collaboratori di Carlo Magno è quella del monaco Alcuino di York, erudito e grammatico di corte, ispiratore e guida dell Scuola Palatina. Alcuino ha una parte non secondaria nella nascita e nella diffusione della nuova scrittura. Nei suoi viaggi a Roma, il primo dei quali compiuto nel 781, ha modo di vedere iscrizioni e lapidi classiche, filocaliane (secc.iv-v) e forse anche posteriori, e codici con testi in capitale, onciale e semionciale.
7 Caratteristiche: LA CAROLINA E' scrittura completamente e compiutamente Minuscola. Il sistema quadrilineare è rispettato rigorosamente. Le lettere sono tondeggianti, hanno corpo intermedio di altezza costante e aste ascendenti e discendenti di lunghezza costante e tendenzialmente perpendicolari al rigo. I segni abbreviativi si regolarizzano nella forma e nella posizione Si tende a separare le parole. L'aspetto complessivo, ordinato ed elegante, è funzionale ad accogliere una punteggiatura d'origine con segni correttamente posizionati e ben riconoscibili. Nuovo segno per il punto interrogativo. Rare le legature: solo per st e ct
8 LA CAROLINA I primi codici in carolina sono Evangeliarii (di Godescalco e di Ada) e Salterii (di Dagulfo) realizzati nell'ultimo ventennio del sec. VIII in ambiente di corte. Difficile dire quale sia stato il ruolo giocato da Carlo Magno e quale il centro scrittorio che per primo abbia adottato la nuova scrittura. Nel primo quarto del IX sec. è attivo un circuito di centri scrittorii dotati di enorme mobilità di scriventi e di libri, di scambi culturali e di esperienze. In particolare, la scuola di Tours si distingue per l'enorme esportazione di codici biblici durante tutta la prima metà del IX sec.
9 LA CAROLINA Anche Corbie e San Gallo sono tra i centri scrittorii più attivi, in grande espansione. La necessità di avere testi corretti per gli usi liturgici determina lo sviluppo dell'insegnamento e dello studio della grammatica, l'esame filologico dei testi biblici (coltivato soprattutto da Alcuino, Teodulfo d'orléans e Claudio da Torino), la stesura di raccomandazioni e norme specifiche. Nel 789, da Aquisgrana, Carlo emana l'admonitio generalis per la copia e la correzione dei libri sacri (vangeli, salterii, e messali).
10 LA CAROLINA La Carolina si diffonde gradualmente e in modo non univoco Alla metà del IX secolo, allorché si insedia Ludovico II ( ) è l'unica scrittura utilizzata nei territori imperiali d'oltralpe. In tale periodo si afferma anche nell' Italia settentrionale e centrale, dopo la caduta del regno longobardo, con il consolidarsi della supremazia dei Franchi. Nel corso del sec.ix tutti gli scriptoria dell' Italia settentrionale passano a scrivere in Carolina. Nel corso del sec. X e, soprattutto, XI i legami con l'impero si infittiscono con scambi librari in un senso e nell'altro
11 LA CAROLINA Nello stesso periodo si diffonde nella marca Ispanica, anche se vi continuano le contaminazioni con la Visigotica Nel resto della Spagna, nelle Isole Britanniche e nell'italia meridionale la Carolina si diffonde un po' più tardi, in modo graduale Si tratta di aree decentrate rispetto al cuore dell'impero, legate a precedenti tradizioni liturgiche consolidate, le cui forme grafiche, rappresentate da scritture nazionali canonizzate, esprimono profili politico- culturali diversi
12 LA CAROLINA Diffusione: Inghilterra del sud: 2a metà del X sec. A seguito dei contatti coi monaci cluniacensi di Fleury In tutta l'inghilterra: dopo la conquista normanna In Spagna: fine dell' XI sec. - inizio XII per l'arrivo dei cistercensi, la ripresa dei flussi di pellegrini per Compostela dopo il Mille e la partecipazione sempre più numerosa di cavalieri franchi e borgognoni alla Riconquista.
13 LA CAROLINA Balcani: 2a metà sec. XI nella aree interne della Penisola balcanica, dove si diffonde come scrittura latina di prima alfabetizzazione; Europa centro- orientale, zona del Baltico, Penisola scandinava, Islanda (qui attraverso la mediazione di Danesi e Norvegesi). Italia meridionale: ultimo quarto del sec. XI, per l'apporto di Normanni, Cistercensi e della Riforma Gregoriana. La beneventana vi convive a lungo con la carolina.
14 LA CAROLINA Il legame con le vicende politiche è evidente. La politica dei carolingi è improntata ai medesimi intendimenti di Carlo. Il capitolare di Olona, emanato da Lotario II nell'825, istituisce le principali scuole ecclesiastiche nel nord Italia e le pone sotto il controllo dell'irlandese Dungalo a Pavia. Milano costituisce un'isola, per la presenza di copisti irlandesi e la fiera difesa della tradizione liturgica ambrosiana. Il passaggio alla Carolina è faticoso. Avviene nello scriptorium della cattedrale (circa metà del IX sec.). A Monza nel terzo quarto del IX sec.
15 LA CAROLINA Verona: è il centro più precoce. In anticipo di una generazione, adotta la Carolina dai primi del sec. IX. Italia centrale: in Emilia e Toscana si scrive in carolina dalla metà del sec. IX Umbria: bisogna distinguere l'area orientale o romanesca dall'area nord- occidentale, comprendente l'asse Perugia- Assisi- Gubbio, dove è usata la Carolina non tipizzata. Rarissimi gli esempi anteriori al sec. XI; in quel periodo il centro più importante è il monastero di Santa Croce di Sassovivo presso Foligno.
16 Umbria: LA CAROLINA a Perugia mancano documenti in originale per tutto il X sec. L' esempio più antico è del 995 (Valdiponte,1). a Gubbio è del 921 ad Assisi si hanno 7 documenti dal 963 al 1000 Si notano due aree di influenza: il cosiddetto corridoio bizantino che collega Perugia con il Ducato romano e l'esarcato che conserva elementi grafici proprii delle grafie tradizionali di area romanica Tutti gli altri territori che seguono le sorti del Regnum
17 LA CAROLINA In Umbria la situazione grafica si presenta, negli esempi superstiti, attardata. La Carolina stenta ad affermarsi. Cencetti: laddove la dominazione longobarda è stata di breve o nulla durata e quella bizantina sempre più nominale, con qualche sopravvivenza delle curie cittadine... gli scribi dei documenti reagiscono.. e continuano a usare la loro vecchia corsiva nuova... solo come documentaria. Questa resistenza e persistenza è limitata alle terre che non fanno parte del Regnum Italiae.
18 LA CAROLINA Umbria: Ciaralli: Con il sec. XI la pressione esercitata sulle corsive documentarie dalla minuscola comune (carolina) diviene sempre più pronunciata, tuttavia le resistenze della cultura grafica tradizionale sono ancora forti. Il progresso verso la Carolina è inesorabile ed esteso a tutte le zone (Perugia, Spoleto, Foligno, Assisi, Gubbio). Molto evidente dalla metà del sec. XI.
19 LA CAROLINA Umbria: La scrittura usata dai notai nei secc. XI-XIII mostra alcune caratteristiche comuni (Cencetti, Pratesi, Petrucci, Bartoli Langeli...). Cencetti: Rozza minuscola comune ai notai della fascia che va dall' Appennino bolognese, attraverso le Marche, fino all' Umbria. Pratesi: Scrittura irregolare, pesante, analoga ad altre riscontrabili nei documenti della Marche Petrucci: Peculiarità della scrittura degli atti rogati da notai marchigiani
20 LA CAROLINA Bartoli Langeli: Minuscola appenninica o dell'area del contado, usata dai notai dei due versanti appenninici (Foligno, Spoleto, Gubbio, Fabriano). Scrittura piena di elementi corsivi, irregolare e indisciplinata. Con la nuova generazione di fine sec. XII si ha una svolta nelle scritture e nella prassi documentaria.
21 A ROMA IX sec.: situazione diversa rispetto all'area franca e all' Italia settentrionale. Le scritture usate sono: - Onciale per i libri - Curiale per i documenti Restano pochissimi originali, ma si sa che in quel periodo Roma è grande produttrice ed esportatrice di libri.
22 ROMA Verso la metà del IX sec. si diffonde la carolina, ma in forme molto vicine alla onciale romana, tanto che si preferisce parlare di carolina romana. Da questo tipo si sviluppa, nel sec. XI, la minuscola romanesca, una tipizzazione che dura quasi due secoli e dalla vasta area di diffusione che abbraccia il Lazio, l'umbria orientale (e non solo) e alcune zone della Marche.
23 ROMA Uno dei più importanti centri scittorii del Lazio è l'abbazia di Farfa. Il Lindsay vi riscontra un particolare tipo di carolina d'area laziale nel sec.xi, che definisce Farfa-Type, dalle seguenti caratteristiche: evidente inclinazione a destra forte appiattimento del corpo delle lettere lettere particolari: a con schiena che inizia in alto con un breve tratto orizzontale; d con asta inclinata corta e molto appiattita; e con occhiello chiuso da tratto orizzontale molto allungato a destra; g ed o con occhielli schiacciati; a,h,l,m,n con l'elemento finale prolungato a destra; piccoli elementi orizzontali d'appoggio in m e n e nelle aste di r ed s
24 ROMA recupero di u angolare posta nell'interlinea per parole che a fine rigo terminano con sillaba comprendente qu seguita da vocale; presenza di nessi nelle maiuscole NS, NT, TR, US; presenza di maiuscole all'interno del testo (per lo più a fine rigo). Producono codici in romanesca i quattro scriptoria delle basiliche maggiori (S. Giovanni in Laterano, S. Pietro, S. Paolo, Santa Maria Maggiore) ed altri. In minuscola romanesca si scrive anche fuori dalla città, come,ad es., a Farfa, Tivoli, Rieti e Sabina, Velletri, Sutri, Alatri, Veroli, Sora, Trisulti. A Subiaco nei secc. XI-XII i documenti sono ancora in curiale, poi in romanesca.
25 ITALIA CENTRALE Verso nord, la romanesca è usata in Umbria: nel sec. XI- inizio XII a S. Eutizio, nel monastero di San Bartolomeo di Norcia, a Narni, forse a Spoleto, Foligno, Todi. Nella Marche è usata a Santa Vittoria di Matenano (AP) e nel cuore della regione. Di grande importanza i rapporti con Farfa.
26 ROMA Roma è centro di produzione di Bibbie Atlantiche (ora completamente perdute), così dette per le dimensioni (h mm. e l mm); fascicolate in quaternioni, impaginate su due colonne, caratterizzate da stile decorativo sobrio e ripetitivo, redatte in una tarda e cristallizzata minuscola carolina che solo in alcuni casi è influenzata dalla romanesca (asse leggermente inclinato a destra, d con asta coricata...). E' una carolina pura, prodotta per una voluta fedeltà all'antico che corrisponde, ideologicamente, alla riforma ecclesiastica.
27 CAROLINA Nei documenti si afferma con circa un secolo di ritardo (primi decenni del sec. IX) rispetto all'uso librario. Anche in questo caso si diffonde dalle regioni dell'impero franco- germanico a tutte le regioni di lingua latina (entro il sec.xi). Non è un processo univoco. Nella prima fase la carolina libraria è adattata all'uso documentario; successivamente si forma uno stile proprio con differenziazioni tra la scrittura di cancelleria (e all'interno di questa tra documenti solenni, lettere e mandati) e quella dei documenti privati.
28 CAROLINA Dai primi del sec. IX la scrittura dei documenti, di tipo merovingico, diviene progressivamente più ariosa, regolare e tondeggiante. Le nuove forme appaiono dapprima nella datatio, poi anche nel testo ove non viene meno la corsività della merovingica. Nel IX sec. si producono tre forme grafiche diverse che possono comparire nello stesso documento. Protocollo (o prima riga del diploma) e formule di sottoscrizione e ricognizione: forme allungate Testo: merovingica calligrafizzata Datazione: carolina
29 CAROLINA- MINUSCOLA DIPLOMATICA Dopo la metà del sec. IX il cambiamento grafico nella cancelleria imperiale subisce una accelerazione con adozione delle forme della nuova scrittura comune e tendenze tipicamente cancelleresche. Tali caratteristiche perdurano fino al sec. XIII. Il Bresslau definisce tale scrituura minuscola diplomatica.
30 MINUSCOLA DIPLOMATICA IX-X sec.: aste superiori allungate (ricurve o ondulate) svolazzanti verso destra; curve superiori di f ed s tendenti a formare occhiello; a prevalentemente di tipo corsivo aperto; c crestata; curva superiore di e e di p ondulata e arricciata; coda inferiore di g chiusa e prolungata con tratto verticale verso il basso; r con tratto verticale molto allungato sotto il rigo; segno abbreviativo generico in forma di nodo. XI e XII sec.: la minuscola diplomatica si avvicina sempre più alla carolina di uso librario, con tendenza all'irrigidimento e agli artifici cancellereschi. Nel sec. XI viene usata non più solo nella cancelleria imperiale, ma anche in altre cancellerie di autorità ecclesiastiche e laiche in tutta Europa; solo in quella pontificia si continua a usare la curiale.
31 MINUSCOLA DIPLOMATICA La minuscola diplomatica compare nella cancelleria pontificia all'inizio del sec. XII, in forme sobrie ed eleganti (es. Privilegio di Pasquale II 1101); In Inghilterra è adottata dalla cancelleria normanna dopo il 1066 In Spagna dalla fine del sec. XI, poi fino alla Galizia, Lusitania etc.. Si crea così uno stile uniforme delle cancellerie europee che prepara la koiné grafica del sec. XIII. I documenti papali, dal XII sec., hanno la circolazione più ampia e la penetrazione più capillare in tutta l'europa cristiana.
32 MINUSCOLA DIPLOMATICA Tra la fine del XII e l'inizio del XIII sec. comincia a mostrare segni di irrigidimento, tendenza a serrare le lettere; si accentuano i trattini di attacco delle lettere e di stacco. Tali segnali preannuniciano la minuscola cancelleresca.
33 CAROLINA Nella documentazione privata sostituisce gradatamente le scritture nate dalla corsiva nuova, tra la fine del IX e l'xi sec.; dapprima in area franco- germanica e Italia franca. In Italia i primi ad usarla sono i rogatari chierici, seguiti da scriventi laici e prima nelle città, poi nel contado. Nel nord Italia, Milano è tra le ultime ad uniformarsi al nuovo modello: dopo la metà del IX sec. mentre i rogatari laici si servono ancora della corsiva nuova italiana, tutti gli scriventi ecclesiastici usano già la carolina. A Milano e in tutta l'italia settentrionale solo nella prima metà del sec.xi anche nella grafia dei rogatari la carolina sostituisce definitivamente il modello grafico corsivo.
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