PROGETTO FLORA: Fiorume LOmbardo e Rinaturazioni con piante Autoctone Progetto PSR mis 124

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1 PROGETTO FLORA: Fiorume LOmbardo e Rinaturazioni con piante Autoctone Progetto PSR mis 124 Il progetto FLORA è finanziato dal Programma di Sviluppo Rurale, misura 124 (Cooperazione sviluppo prodotti, processi, tecnologie, settore agricolo, alimentare, forestale), e vede coinvolto il CFA - Centro Flora Autoctona (i cui enti partecipanti al progetto sono la Fondazione Minoprio, il Parco del Monte Barro), la Fondazione Fojanini e aziende florovivaistiche del Distretto Florovivaistico Alto Lombardo. Fondazione Minoprio si avvale della consulenza dell Università degli Studi di Pavia che gestisce la Lombardy Seed Bank per la raccolta di semi in natura. Questo progetto nasce in risposta ai problemi di degrado degli ecosistemi lombardi, di frammentazione degli habitat e di massiccia espansione di specie esotiche che sottraggono nicchie ecologiche alle specie autoctone riducendo drasticamente la biodiversità. L obiettivo principale di questo progetto è stato sviluppare e promuovere nel settore agricolo il nuovo prodotto piante autoctone certificate ad uso naturalistico-ambientale e ornamentale. Per raggiungerlo, è risultata strategica la sinergia tra l esperienza maturata dal CFA sulle caratteristiche botaniche, riproduttive ed ecologiche delle piante autoctone, l attività produttiva su larga scala delle aziende coinvolte e l esperienza sui processi produttivi e di ambientazione degli agronomi. Si è creata una filiera controllata che parte dalla raccolta del materiale riproduttivo (semi, talee, fiorume e sementi) alla produzione e alla commercializzazione vivaistica di piante, fiorume e sementi, nell ambito delle opportunità fornite dagli interventi di rinaturazione con particolare riguardo a quelle legate ai cantieri d importanza regionale. Gli obiettivi del progetto sono stati: o Produzione di circa 2 quintali di miscugli per la preservazione ai sensi della Direttiva 2010/60/UE, comprensivi sia di fiorume che di sementi in purezza; o Trasferimento delle conoscenze relative alla produzione di fiorume ad almeno una delle imprese coinvolte e predisposizione di incontri per il trasferimento di conoscenze riguardanti la produzione di sementi in purezza; o Caratterizzazione dei miscugli, ai fini di una loro commercializzazione secondo gli standard esistenti; o Coltivazione sperimentale di piante appartenenti ad almeno 10 specie erbacee autoctone scelte appositamente a completamento dei miscugli di cui al punto 1; o Certificazione ed etichettatura secondo le procedure e i disciplinari in uso presso il CFA (marchio FLORA AUTOCTONA, etichetta UNI EN ISO 14020, certificazione di filiera UNI EN ISO 22005) o Inserimento del nuovo prodotto nel software del CFA per la gestione della domanda e dell offerta a supporto delle aziende; o Definizione delle voci relative al nuovo prodotto, da inserire nei capitolati d appalto e nei computi metrici. Il progetto si è articolato in diverse azioni, ciascuna eseguita da uno o più partner di progetto: o Azione 1: organizzazione delle attività, caratterizzazione dei prati donatori e scelta delle specie o Azione 2: produzione miscugli per la preservazione

2 o Azione 3: produzione vivaistica sperimentale o Azione 4: certificazione e definizione voci per capitolati d appalto e computi metrici o Azione 5: realizzazione targhe informative sul progetto (azione obbligatoria) Azione 1: organizzazione delle attività, caratterizzazione dei prati donatori e scelta delle specie 1.1 Organizzazione delle attività L avvio del progetto ha comportato una pianificazione attenta e puntuale delle attività. Questo si è reso necessario a causa della breve durata del progetto (18 mesi) e soprattutto a causa del suo inizio nel mese di luglio 2012, ovvero nel mezzo della stagione vegetativa. Rapidamente si è pertanto dovuto procedere alla caratterizzazione del prato donatore per la produzione di miscugli per la preservazione sottoforma di fiorume e alla scelta delle specie di cui reperire il germoplasma per avviare le coltivazioni di piante in vaso nel successivo autunno. A questo riguardo si sono tenute brevi riunioni organizzative presso la Fondazione Minoprio (sede del capofila Distretto Florovivaistico Alto Lombardo, e ente partner di progetto), ma si è fatto uso per lo più dei mezzi informatici (posta elettronica). Una volta avviate le attività, fatto salvo il coordinamento dei vivaisti da parte del capofila, gli altri enti partner si sono fatti carico di una o più azione di propria competenza in modo da garantirne l esecuzione e la riuscita, grossomodo secondo lo schema seguente: - attività connesse con la produzione di fiorume: Parco Monte Barro e Fondazione Fojanini (quest ultima soprattutto in relazione alla caratterizzazione del prato donatore); - attività connesse con la produzione di sementi in purezza: Fondazione Minoprio e Parco Monte Barro (quest ultimo solo per quanto riguarda l esecuzione di test di laboratorio); - attività connesse la produzione vivaistica di piante in vaso: Fondazione Minoprio e Parco Monte Barro; - attività connesse con la certificazione e la definizione voci per capitolati d appalto: Parco Monte Barro e Fondazione Minoprio con la fattiva collaborazione di tutti gli altri partner; - realizzazione targhe informative: Distretto Florovivaistico Alto Lombardo. Numerosi sono stati comunque anche gli incontri plenari capofila aziende - enti di ricerca, riunioni durante le quali è stato illustrato lo stato di avanzamento delle varie attività, anche mediante presentazioni power-point, tabelle e grafici, sono stati discussi i punti critici e si è deciso come procedere. I vivaisti hanno anche tenuto incontri ristretti a cadenza più o meno regolare, durante i quali sono stati approfonditi aspetti tecnici relativi alla coltivazione delle autoctone con condivisione degli approcci e delle soluzione adottate. Gli enti di ricerca si sono sempre resi disponibili a rispondere tempestivamente alle richieste delle aziende, sia tramite telefono o , sia per mezzo di sopralluoghi in campo, in serra o in vivaio. Dal canto loro le aziende hanno provveduto a segnalare con analoga tempestività problemi e dubbi, in modo da evitare interruzioni e/o rallentamenti del processo produttivo. La comunicazione tra aziende ed enti di ricerca è stata in alcuni casi facilitata dalla predisposizione di schede e questionari, da utilizzare come autovalutazione periodica delle produzioni e per l analisi e la sintesi finale. La compilazione delle schede e dei questionari non ha comunque sostituito il contatto diretto imprenditore-ricercatore, che è stato incentivato proprio per favorire la collaborazione e lo scambio di informazioni necessari alla corretta realizzazione della filiera produttiva. 1.2 Caratterizzazione del prato donatore La produzione di fiorume è stata effettuata presso l Azienda Agricola partner Magni Roberto, che ha messo a disposizione un prato di sua proprietà della superficie di 2,05 ettari. Dato l avvio estivo 2

3 delle attività, la produzione di fiorume è stata velocemente preceduta dalla caratterizzazione del prato donatore attraverso una serie di sopralluoghi logistici e rilievi fitosociologici condotti dal personale dei partner Parco Monte Barro e Fondazione Fojanini. Dal punto di vista logistico il prato donatore è ubicato nel comune di Olgiate Molgora (LC) su di un terreno pianeggiante di facile accesso, ad una quota di circa 290 m s.l.m., all interno del Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone. Il sito risulta essere gestito come prato da sfalcio da oltre 40 anni e la gestione ordinaria comporta 2 o 3 sfalci all anno per la produzione di fieno. Viene inoltre effettuata una concimazione organica saltuaria, all incirca ogni 4-5 anni, mentre nel periodo estivo non viene mai effettuata irrigazione. Per quanto riguarda la caratterizzazione della vegetazione, sono stati effettuati 6 rilievi della superficie di 25 mq ciascuno, nel corso dei quali sono state elencate le specie presenti e ad ognuna di esse è stato attribuito un indice di copertura percentuale quale misura della presenza di quella specie nel prato, secondo la scala di Pignatti. A causa dell esecuzione estiva dei rilievi (mese di agosto) correzioni sono state effettuate anche grazie a successivi sopralluoghi in modo da completare l elenco floristico con specie non più presenti o non riconoscibili dopo la fase vegetativa e riproduttiva primaverile. Dall analisi dei rilievi effettuati, il prato donatore è ascrivibile all ordine degli Arrhenatheretalia elatioris, ovvero dei prati da fieno con codice HABITAT 6510 (Praterie magre da fieno a bassa altitudine). Mediamente sono state censite 19 specie per rilievo con minimo di 17 e massimo di 22. Tuttavia ai fini della certificazione del fiorume vengono considerate tutte le specie rilevate, che per il prato donatore in questione assommano a 34. Dal punto di vista funzionale la vegetazione è costituita prevalentemente da specie perenni appartenenti alla forma biologica delle emicriptofite sensu Raunkiaer, ovvero specie con gemme perennanti a livello del suolo; seguono, nell ordine, le terofite e le geofite. Dal punto di vista corologico, prevalgono le specie ad ampio areale, con una sola specie esotica, proveniente dal N- America (Erigeron annuus) peraltro presente in soli tre rilievi con indice di copertura pari a r (copertura inferiore all 1%, o individui singoli); non sono presenti specie ad areale ristretto (endemiche), rare e/o protette dalla normativa regionale, nazionale o europea. Sono tuttavia presenti varie specie qualificanti e caratterizzanti alcuni habitat prativi del sistema Natura2000. Sulla base dei rilievi effettuati, al prato donatore è stato anche attribuito un indice di qualità secondo la metodologia messa punto in via sperimentale da Cerabolini et al Tale indice si basa sull attribuzione alle singole specie di un punteggio anche negativo, che dipende da fattori biologici, corologici, ecologici, fitosociologici e normativi (status di protezione). La somma di tali punteggi per le specie individuate, definisce l indice di qualità del prato donatore, che viene tradotto in una classe di qualità. Il prato di Olgiate Molgora ha ottenuto un indice di qualità pari a 80, che lo colloca nella classe di qualità corrispondente a scarso. A questo proposito bisogna evidenziare che l attuale e sperimentale suddivisione delle classi di qualità si basa su 580 rilievi effettuati in Lombardia su tutte le tipologie di prato, inclusi i prati e le praterie di quota, i brometi ad alta biodiversità e ricchi di orchidee e così via. E chiaro che un prato di pianura non può reggere il confronto con tali fitocenosi, da cui il punteggio relativamente basso qui ottenuto. Nel contesto generale, in un ottica di raccolta di fiorume adatto ad inerbimenti per grandi opere, il prato esaminato appare comunque ottimale, per gli aspetti logistici, per i contenuti interventi gestionali, per l età e l origine autoctona. Tutti i dati relativi al prato donatore sono stati inseriti nel database gestionale della filiera del fiorume utilizzato dal personale del CFA. 1.3 Scelta delle specie da avviare alla coltivazione Dato l inizio estivo del progetto, l elenco delle specie da avviare a coltivazione è stato stilato tenendo conto dei seguenti elementi: 3

4 1. composizione floristica dei prati da sfalcio a prescindere dal loro inserimento nel presente progetto e dal loro uso come prati donatori di miscugli per la preservazione (fiorume). A questo proposito sono stati considerati: dati bibliografici relativi alle fitocenosi prative tipiche della Pianura Padana e delle Prealpi Lombarde, con particolare riferimento ai seguenti habitat prioritari ai sensi della Direttiva Habitat: praterie magre da fieno a bassa altitudine (Alopecurus pratensis, Sanguisorba officinalis) Cod. 6510; formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee) Cod. 6210*; praterie montane da fieno Cod. 6520; dati floristici e fitosociologici raccolti in progetti del CFA inerenti il fiorume e la sua produzione (es. progetto R.I.S.P.O.Sta. - Rinaturazione Impianti Sciistici con Produzione Ottimizzata di fiorume da prati STAbili); dati raccolti nel corso dei rilievi effettuati nei prati donatori individuati nel presente progetto. 2. lista delle specie autoctone di cui promuovere la coltivazione massiva, messa a punto dal CFA per i propri fini istitutivi e resa disponibile a Regione Lombardia per la stesura delle Linee Guida per la programmazione, coltivazione in vivaio, impianto e manutenzione delle specie autoctone arboree, arbustive ed erbacee utilizzate in opere pubbliche e di interesse pubblico. In merito al secondo elemento, pare opportuno presentare alcune delucidazioni. La lista, predisposta dall Università degli Studi dell Insubria, ente afferente al CFA non coinvolto nel presente progetto, contiene 455 specie autoctone di cui 322 erbacee, 28 microarbustive e 105 arbustive o arboree. Le specie sono state scelte principalmente sulla base del loro pregio naturalistico, ovvero considerando il loro ruolo di specie caratterizzanti e qualificanti i 55 habitat presenti in Lombardia, inclusi quelli prioritari ai sensi della già citata Direttiva Habitat. Nell elenco vengono pertanto comprese anche specie protette in modo rigoroso o soggette a raccolta regolamentata ai sensi della LR10/2008. Una volta assicurato il criterio naturalistico, è stato sommariamente valutato anche il potenziale interesse dal punto di vista vivaistico e commerciale, andando a recuperare specie con caratteristiche interessanti quali: - bassa manutenzione generale; - particolare resistenza a uno o più fattori ambientali critici (ad es. specie xerofile, specie sciafile); - buona o ottima capacità di copertura rapida del suolo; - fioritura vistosa e/o ripetuta e/o di lunga durata. Date queste premesse è stato sottoposto ai vivaisti partner un elenco di 42 specie ridotto e comprendente esclusivamente taxa utili al completamento dei miscugli per la preservazione adatti agli inerbimenti con particolare riferimento al fiorume. Per facilitare la scelta delle specie da mettere in coltivazione i partner scientifici hanno arricchito la lista con schede botaniche contenenti descrizione generale della specie, informazioni sulle preferenze ecologiche mediante indici sintetici con particolare riferimento agli Indici di Landolt (Landolt, 1977), caratteristiche biologiche (Pignatti, 1982), e indicazioni di coltivazione ex situ basate sulla sperimentazione condotta dal CFA. In aggiunta alle informazioni sintetiche, sono stati indicati ai vivaisti vari siti internet affidabili dal punto di vista botanico e comprensivi di immagini e dettagli relativi alle singole specie, facendo riferimento in particolare a: - sito web predisposto dall Università di Udine ( per le informazioni strettamente botaniche, tassonomiche e di identificazione della specie riportate nella cosiddetta Catalogazione Floristica per la Didattica. Per facilitare la consultazione da parte dei vivaisti, il materiale relativo alle specie di progetto è stato anche scaricato dal sito e reso disponibile sottoforma di files in formato.pdf. - sito web di Acta Plantarum, forum moderato da botanici e appassionati e incentrato sulla Flora delle Regioni italiane. In questo caso le schede botaniche sono più discorsive e ricche dal punto di vista iconografico e fotografico, e quindi adatte anche ad un utente meno esperto dal punto di vista prettamente botanico. 4

5 All inizio dell estate 2013, l elenco è stato integrato con ulteriori 15 specie scelte anche su esplicita richiesta dei vivaisti. In questo caso non sono state predisposte schede descrittive e si è provveduto ad inoltrare la richiesta di germoplasma al fornitore Banca del Germoplasma delle Piante Lombarde, il quale pur attivando la raccolta in natura, non ha potuto garantire il campionamento di materiale vegetale per tutte le specie né, per la maggior parte dei casi, la consegna dello stesso in tempo utile per avviare le coltivazioni in modo che la produzione fosse conclusa entro la scadenza del progetto. Il germoplasma è stato comunque consegnato al partner Fondazione Minoprio, che potrà renderlo disponibile per i vivaisti che intenderanno proseguire la produzione di piante autoctone certificate oltre il progetto FLORA. Azione 2: produzione miscugli per la preservazione La produzione di miscugli per la preservazione è avvenuta attraverso due modalità: la prima e preponderante ha riguardato la raccolta di fiorume ad opera di una delle aziende partner, mentre la seconda è consistita nella produzione di lotti di sementi in purezza di specie autoctone presso il partner Fondazione Minoprio. Complessivamente sono stati prodotti oltre 3,4 quintali di miscugli per la preservazione, superando abbondantemente l obiettivo di progetto fissato a 2 quintali. Di seguito si riporta il dettaglio delle attività svolte, distinguendo tra le due modalità di produzione. 2.1 Produzione di fiorume La produzione di fiorume è avvenuta presso l Azienda Agricola partner Magni Roberto nel prato stabile caratterizzato come descritto nell Azione 1. Per la raccolta del fiorume il partner Parco Monte Barro ha messo a disposizione le proprie spazzolatrici (brush harvesters) e precisamente: spazzolatrice trainata modello MSH 120, prodotta dalla ditta inglese Logic Manufacturing Ltd (Foundry Industrial Estate, Bridge End, Nothumberland NE46 4JL GB; di seguito indicata come macchina inglese ); spazzolatrice trainata modello Pulltype Seed Harvester mod. 4ft, prodotta dalla ditta canadese Prairie Habitats Inc. (0043E 82nd Road N, P.O. Box 10, Argyle, Manitoba, R0C 0B0, Canada; di seguito indicata come macchina canadese ) e acquistata dal Parco Monte Barro dopo l avvio del presente progetto e con fondi diversi. Le due macchine hanno caratteristiche diverse e complementari essendo la prima leggera, versatile e adatta a terreni irregolari e/o in pendenza, e la seconda più pesante e rigida, adatta a terreni pianeggianti e regolari, dai quali però è in grado di trarre rese decisamente maggiori. Nel corso del presente progetto la raccolta del fiorume è stata eseguita nel 2012 con la macchina inglese e nel 2013 con quella canadese. Dato l avvio estivo del progetto, la prima raccolta ha avuto luogo in corrispondenza delle date previste per il secondo sfalcio periodico nei primi giorni di agosto, immediatamente dopo l esecuzione dei rilievi e previo attento controllo del grado di maturazione delle piante. La raccolta ha comportato il trasferimento della macchina inglese al sito di intervento a cura dell Azienda Agricola Magni Roberto, nonché l illustrazione al titolare e all operaio della stessa delle modalità di funzionamento, da parte del personale del Parco Monte Barro. La raccolta del fiorume è quindi stata effettuata dal personale dell Azienda con propri mezzi da traino. Analoga procedura è stata seguita nella stagione vegetativa 2013: in questo caso la raccolta è stata effettuata con la macchina canadese, in corrispondenza dei periodi previsti sia per il primo che per il secondo sfalcio, e dopo accurato monitoraggio fenologico della fioritura e della fruttificazione delle specie presenti. Tutte le raccolte sono avvenute in presenza e con il supporto del personale del Parco Monte Barro, che si è reso disponibile ogni volta che sono sorti problemi o dubbi di qualsiasi genere. In seguito ad ogni raccolta il fiorume è stato trattato secondo i protocolli messi a punto dal CFA, che hanno previsto 5

6 - essiccazione presso le strutture dell Azienda: - trinciatura finalizzata all omogeneizzazione della pezzatura degli steli; - insaccatura e stoccaggio sempre presso l Azienda. Complessivamente l attività ha portato alla produzione di 333,20 Kg ripartiti nelle tre raccolte, per una resa media pari a 54,18 Kg/ha. Tutte le raccolte sono state seguite dalla normale fienagione: come previsto la produzione di fiorume non ha compromesso le normali attività dell Azienda, avendo comportato solo la posticipazione degli sfalci. Una volta terminata l essiccazione, per ciascun lotto di fiorume sono stati prelevati campioni da sottoporre a caratterizzazione presso il laboratorio del CFA al Parco Monte Barro. Non esistendo una metodologia codificata, è stato applicato il metodo speditivo predisposto dal CFA stesso sulla base delle indicazioni dell International Seed Testing Association (ISTA) per le sementi in purezza. Si sono pertanto misurati i seguenti parametri: - purezza del fiorume, espressa in termini di percentuale in peso dei semi e dello scarto in esso contenuti; - contenuto in semi per unità di peso (n di semi/grammo di fiorume); Oltre ai dati relativi alla caratterizzazione delle 3 raccolte, sono stati analizzati anche quelli riguardanti un quarto campione ottenuto miscelando il fiorume raccolto nel 2013 senza distinzione tra prima e seconda raccolta. Questo è stato fatto perché precedenti esperienze hanno evidenziato che la composizione floristica del fiorume di un dato prato è diversa a seconda del periodo di raccolta: mediamente nella prima raccolta sono preponderanti le graminoidi (Poaceae, Cyperaceae e Juncaceae), mentre nella seconda predominano le Dicotiledoni. E quindi ragionevole procedere alla miscelatura dei due lotti provenienti dal medesimo prato per la stessa stagione vegetativa, prima dell utilizzo per la semina o della eventuale commercializ-zazione, cosa che in questa sede è stata fatta per il subcampione caratterizzato. Le analisi statistiche effettuate hanno evidenziato una purezza e un contenuto in semi per unità di peso significativamente maggiore nel fiorume raccolto in corrispondenza del primo sfalcio e di quello ottenuto dalla miscelazione tra prima e seconda raccolta. Questo conferma quanto già riscontrato in precedenti esperienze: il fiorume autoctono adatto all impiego per gli inerbimenti e per l eventuale commercializzazione è quello prodotto in concomitanza con il primo sfalcio del prato donatore, mentre quello ottenuto in corrispondenza dei tagli successivi ha senso solo in termini di incremento della biodiversità del miscuglio in quanto contribuisce all incremento del numero di specie presenti, con particolare riferimento alle Dicotiledoni come già detto. La caratterizzazione del fiorume è stata completata con un test di germinazione effettuato sul lotto ottenuto dalla miscelazione tra la prima e la seconda raccolta del Le prove sono state condotte presso il laboratorio del CFA, in camera di crescita a condizioni controllate (fotoperiodo: 16/8 h; temperatura C) su 4 repliche da 100 semi ciascuna, secondo un protocollo adattato a partire dalle procedure standard ISTA per le sementi commerciali. Per il fiorume esaminato è stato misurato un tasso di germinazione medio pari a 45,75%, valore che può essere ritenuto buono tenuto conto del fatto che normalmente si considera ottimale per il germoplasma autoctono raccolto direttamente in natura, una germinazione media intorno al 50%. I risultati ottenuti nel corso della caratterizzazione sono stati utilizzati per calcolare la densità di semina ottimale dei lotti di fiorume raccolti, espressa in termini di densità di semina necessaria per ottenere la germinazione di ca plantule per metro quadro, valore di riferimento per garantire il successo di un intervento di inerbimento su suolo nudo (Florineth 2007). Allo scopo di valutare in termini generali il fiorume prodotto, non esistendo valori di riferimento ufficiali, si può considerare quanto ottenuto da analoghe analisi effettuate dal Centro Flora Autoctona su 66 campioni di fiorume raccolti a partire dal Da tale confronto emerge che: 6

7 - la ricchezza floristica del prato donatore e quindi quella potenziale per il fiorume è, considerata la tipologia vegetazionale di appartenenza, piuttosto buona tenuto anche conto della possibilità di arricchire il materiale con sementi raccolte in corrispondenza del secondo sfalcio; - il prato donatore ha fornito fiorume con una resa leggermente superiore alla media (50,00 Kg/ha); - il fiorume prodotto in corrispondenza del primo sfalcio e la miscela primo e secondo sfalcio sono pure leggermente al di sopra della media dei campioni CFA in termini di purezza (media 34,40%) e contenuto in semi per unità di peso (media 380,90 semi/g). Infine, l Azienda Agricola partner Magni Roberto ha dichiarato notevole interesse per la nuova tecnica appresa rendendosi disponibile per un prosieguo della produzione di miscugli per la preservazione sottoforma di fiorume anche al di fuori di progetti cofinanziati. 2.2 Produzione di semente in purezza Accanto alla produzione di fiorume, il partner Fondazione Minoprio ha provveduto alla produzione di semente autoctona in purezza, finalizzata all eventuale arricchimento del fiorume stesso con specie scarsamente presenti o assenti nel prato donatore. La scelta delle specie è avvenuta a partire dalla medesima lista predisposta per la produzione di piante in vaso (v. Azione 1) e ha portato alla messa in produzione di 8 lotti di semente appartenenti a 7 specie. Per la specie Galium verum sono state messi in produzione due lotti provenienti da località diverse. Per tutte le specie si è partiti da campi sperimentali già presenti nei terreni della Fondazione Minoprio: dato l avvio estivo e la durata limitata del progetto non era infatti possibile allestire nuovi campi con produzione di sementi prima del termine del progetto. Si è pertanto proceduto al ringiovanimento di quelli esistenti, mediante cure colturali specifiche e, laddove necessario, messe a dimora di nuove piantine prodotte a partire da germoplasma compatibile per località e popolazione di origine. I campi sono stati seguiti per tutta la seconda metà del 2012 e per l intero 2013 con particolare attenzione agli aspetti malerbologici, la cui enfasi è causata da una minor competizione delle specie autoctone nelle prime fasi di crescita, cui si può compensare parzialmente con il trapianto delle piantine al posto della semina, e/o con periodici diserbi puntuali. Fondamentale per le specie in coltivazione è stato inoltre il monitoraggio fenologico, necessario per individuare correttamente il periodo di trebbiatura e massimizzare le rese, tenuto conto della facilità di caduta del seme maturo in molte autoctone, anche in relazione ad improvvisi eventi meteorici avversi. La raccolta delle singole specie è stata pertanto effettuata nel momento più opportuno in modo meccanizzato mediante raccoglitrice e trebbiatrice statica. Le sementi sono state poi essiccate presso l apposito essiccatoio dell impianto sementiero della Fondazione Minoprio, e successivamente selezionate con l attrezzatura di cui l impianto è dotato (vagliatrice, soffiatrice, cilindro alveolare, tavola densimetrica). Complessivamente sono stati prodotti Kg 7,66 di sementi, con rese estremamente variabili a seconda delle specie. Allo scopo di caratterizzare le sementi prodotte, campioni di materiale sono stati prelevati dai sacchi, e, secondo le procedure standard imposte dalla citata International Seed Testing Association (ISTA) si è proceduto alla misurazione dei seguenti parametri: - peso del seme; - purezza in termini di percentuali di semi puri, altri semi e materiale inerte; - tasso di germinazione. Per quanto riguarda il peso del seme e la purezza, la disponibilità per alcune specie di più frazioni prodotte nel corso della vagliatura del lotto, ha permesso analisi comparative finalizzate al miglioramento del processo di pulitura stesso. Per quanto riguarda la purezza, la percentuali di semi puri varia tra ca. 60% e 98% con una media di 89,5%. Per contro il materiale inerte varia dallo 0,66% al 13,86% con valori medi di ca. 6,4%. 7

8 Particolarmente interessante è il dato relativo agli altri semi contaminanti i lotti, che è risultato particolarmente elevato (fino a ca. 35%) nelle frazioni trattate con vaglio fine e soffiatore. Nell'insieme, nonostante l ovvia variabilità fra le specie, i risultati relativi alla purezza possono essere considerati molto buoni. La normativa italiana (DPR n del 1973) stabilisce infatti come requisito minimo per la commercializzazione delle piante foraggere una purezza minima del 75%. Analogamente, Florineth (2007) indica, sempre per specie di interesse agronomico, i seguenti valori soglia di purezza delle sementi: - in Austria e Svizzera: purezza compresa tra il 75 e il 98%, dove però sono poche le specie per le quali è ammessa una purezza inferiore al 90% e all 85%; - in Germania: purezza compresa tra l 85 e il 96% per le graminoidi, pari ad almeno il 75% per le dicotiledoni erbacee. Dati relativi alle specie autoctone italiane sono stati raccolti vari lavori di tesi su sementi autoctone prodotte dal CFA (Cogliati, 2008; Crimella, 2013): nei 32 casi esaminati è stata riscontrata una purezza media pari a circa il 94%, e solo in uno dei lotti (Koeleria macrantha 2005) non è stata raggiunta la soglia del 75% indicata dalla normativa sopra citata. Analogamente, nel presente progetto, tutte le specie ad eccezione di una frazione di Centaurea bracteata (di cui comunque si dirà meglio in seguito), hanno raggiunto la soglia del 75%, confermando che le modalità di pulizia e vagliatura della semente presso l impianto sementiero della Fondazione Minoprio sono in linea con quanto richiesto per la commercializzazione. La disponibilità di due diverse frazioni ottenute nel corso della pulizia della semente di Centaurea bracteata e C. nigrescens, ha permesso di mettere a confronto le modalità stesse di vagliatura, evidenziando differenze statisticamente significative tra lotti della stessa specie. In particolare, le sementi trattate con vaglio medio sono risultate significativamente più pure rispetto a quelle sottoposte a vaglio fine; significativa in queste ultime è stata inoltre l elevata contaminazione da parte di altri semi, che non sono stati quindi rimossi dal processo di pulizia. Questi risultati sono di notevole interesse dal punto di vista procedurale e saranno tenuti in debita considerazione nelle future attività di vagliatura della semente. Per quanto riguarda il parametro peso medio dei semi, la variabilità osservata (da 0,40 a 2,20 mg, con una media pari a 1,18 mg) è riconducibile alla normale variabilità interspecifica. Tuttavia anche in questo caso si è osservato un effetto significativo delle modalità di vagliatura: i semi presenti nelle frazioni di Centaurea bracteata e C. nigrescens sottoposte a vaglio fine, sono risultati significativamente più leggeri rispetto a quelli presenti nelle frazioni sottoposte a vaglio medio. I test di germinazione, eseguiti in camera di crescita in condizioni controllate, hanno permesso di misurare tassi di germinazione compresi tra ca. 20% e 82% con una media del 54%. L esame dei dati ottenuti può essere innanzitutto eseguito in relazione agli standard stabiliti dalle normative per la commercializzazione delle piante foraggere. Per l Italia il DPR n del 1973 specifica un tasso di germinazione minimo del 75% con poche eccezioni; per le medesime specie e per quelle da tappeto erboso Florineth (2007) evidenzia che analogamente la normativa svizzera pone una soglia minima del 75%, mentre quella austriaca e quella tedesca richiedono un tasso di germinazione pari ad almeno il 70%. Nel presente lavoro solo Galium verum, Salvia pratensis e Saponaria officinalis hanno ottenuto tassi di germinazione superiori al 70%. Tuttavia le specie esaminate sono piante autoctone non selezionate, le cui sementi sono state prodotte da piante madri ottenute a loro volta da germoplasma raccolto direttamente in natura. In quest ottica, in termini generali, le percentuali di germinazione osservate si possono ritenere da mediocri ad abbastanza soddisfacenti; infatti, pur non esistendo valori di riferimento basati su normative o protocolli specifici per il materiale derivante da popolazioni naturali, in linea generale si considera buona da seminare con poche eccezioni, la semente che presenta una percentuale di germinazione pari ad almeno il 50% (Florineth, 2007), risultato che nel presente lavoro è stato ottenuto in 4 lotti. Valori analoghi sono stati in ogni caso 8

9 ottenuti su sementi autoctone anche da Ceriani (2004), Cogliati (2008), Crimella (2013). Va infine evidenziato che le procedure imposte dal test di germinazione ISTA richiedono per tutta la durata delle prove, temperature diurne e umidità relativa particolarmente elevate, che non sembrano adattarsi molto bene alle specie autoctone poco esigenti, xerofile e/o ruderali qui esaminate: ulteriori sperimentazioni sono pertanto in corso presso il CFA. Azione 3: produzione vivaistica sperimentale La produzione vivaistica sperimentale ha portato alla produzione di piante in vaso, raggiungendo e superando abbondantemente la soglia delle piante preventivata in sede di presentazione del progetto. Complessivamente sono state propagate 37 specie, anche a questo proposito superando la soglia prevista di almeno 10 specie. Tutti i vivaisti coinvolti hanno raggiunto la quota minima di piante. Di seguito viene descritto il dettaglio della raccolta e della fornitura del germoplasma autoctono per la messa in produzione delle piante, la propagazione in vivaio vera e propria, il monitoraggio delle coltivazioni e la redazione dei protocolli ottimizzati. 3.1 Raccolta e fornitura del germoplasma autoctono Per l avvio della produzione vivaistica sperimentale delle specie scelte, è stato necessario reperire il germoplasma (semi e/o materiale vegetativo) tramite una consulenza esterna con il Dip.to di Scienze della Terra e dell Ambiente dell Università degli Studi di Pavia, che ospita e gestisce la sede centrale della Banca del Germoplasma delle Piante Lombarde (Lombardy Seed Bank o LSB). Dato l avvio estivo del progetto, parte del materiale di propagazione, impossibile da raccogliere direttamente in natura per ragioni fenologiche (periodo di fioritura e fruttificazione in primavera), è stato reperito sfruttando le scorte conservate in banca proprio presso la LSB. Le scorte sono state poi ripristinate con raccolte effettuate nella stagione vegetativa Ulteriore materiale è stato raccolto direttamente in campo. A questo proposito fondamentale è stata la cooperazione tra Fondazione Minoprio (committente del consulente esterno), il partner Parco Monte Barro e il consulente stesso: in particolare il coordinamento ha consentito di ottimizzare gli spostamenti per il controllo dello stato di maturazione dei semi in natura, le raccolte vere e proprie, e le consegne ai vivaisti. Ciò ha permesso di ridurre al minimo i tempi di stoccaggio temporaneo del materiale vegetale, evitando per quanto possibile, danni e deperimenti dello stesso, nel rispetto delle tempistiche di accettazione e successiva lavorazione delle piante e/o dei semi normalmente seguite nelle aziende floro-vivaistiche. Le quantità di semi e/o materiale vegetativo consegnato a ciascuna azienda sono state definite in base al numero finale che ogni vivaista intendeva produrre. Pertanto, nel caso delle specie propagate da seme, si è tenuto conto del tasso di germinazione ottenuto in laboratorio presso la LSB, e del peso medio dei semi delle varie specie, calcolando mediante un apposita equazione il peso del lotto da consegnare per la coltivazione. Nel caso del materiale vegetativo, la procedura è risultata più complessa e intrinsecamente più approssimativa, non essendo possibile definire con precisione il numero di piante ottenibili a partire dalle piante madri in natura. Per questo motivo, sono state effettuate più consegne anche ripetute nello stesso periodo, quando i vivaisti hanno espresso perplessità sulla quantità messa a disposizione, o in tempi diversi, dopo l osservazione del comportamento del materiale vegetativo in vivaio. In tutti i casi si è mantenuto sotto controllo il prelievo in natura onde evitare danni alle popolazioni di origine. Al momento della consegna del germoplasma alle aziende partner, tutto il materiale di propagazione è stato univocamente identificato mediante una serie di dati riferiti in particolare al luogo e alla data di raccolta. Più precisamente a ciascun lotto è stato attribuito un codice identificativo univoco, necessario anche per poter seguire le coltivazioni ai fini delle certificazioni. Tale codice è costituito da: 9

10 nome completo della specie; una lettera maiuscola in ordine alfabetico; un numero separato da una barra. La lettera identifica il lotto in termini di tipologia del materiale di propagazione (seme e/o vegetativa), anno e/o località di raccolta, azienda vivaistica coinvolta. Il numero è legato invece al numero di generazioni di piante ottenute a partire da quel lotto di materiale. La scelta di un simile codice identificativo è stata effettuata per evitare la trascrizione di codici complessi su etichette, registri, schede ecc., in modo da ridurre significativamente la possibilità di errori. Di fatto ciascun vivaista si è dovuto preoccupare solo di trascrivere oltre al nome della specie, una lettera che sarebbe rimasta invariata, e un numero che sarebbe dovuto cambiare solo in corrispondenza con uno specifico evento di moltiplicazione. Tutte le informazioni associate al codice sono pertanto rimaste in possesso del personale del CFA facilitando i monitoraggi e i controlli finalizzati alla certificazione, nonché inserendo una sorta di protezione dei dati relativi alla località di raccolta del materiale vegetale in natura. Quest ultimo aspetto non è rilevante per le aziende e le specie coinvolte nel presente progetto, ma potrebbe diventare fondamentale nel momento in cui nella filiera delle autoctone dovessero essere incluse specie rare e/o protette in modo rigoroso. Oltre al materiale utilizzato per la propagazione in vivaio, il consulente esterno LSB ha fornito germoplasma per ulteriori 9 specie scelte sempre all interno della lista generale CFA, ma non avviate alla coltivazione nel corso del progetto. Questo si è verificato perché le specie sono state indicate da uno o più vivaisti troppo tardi per poterne portare a termine la propagazione, oppure sono state proposte a mo di desiderata per produzioni future. In ogni caso si è deciso di reperire i semi sia in natura, sia, quando impossibile, facendo riferimento ai lotti conservati in banca del germoplasma, e di conservarli per avviare nuove coltivazioni per arricchire i miscugli per la preservazione direttamente con sementi in purezza o indirettamente con piante radicate da utilizzare per nuclei di ricolonizzazione. 3.2 Propagazione in vivaio Le aziende partner di progetto hanno avviato la propagazione in vivaio a partire dal germoplasma consegnato, utilizzando procedure, tecniche e macchinari normalmente impiegati nelle proprie attività, fatte salve eventuali correzioni e/o accorgimenti segnalati dal personale del CFA per casi specifici e singole specie. Pertanto per la maggior parte delle specie si è proceduto alla semina manuale o meccanizzata, mentre per le piante di cui era disponibile materiale vegetativo (talee, stoloni radicati, rizomi, ecc.) è stata avviata la propagazione vegetativa secondo le metodologie comunemente in uso. Anche i tempi di semina e moltiplicazione vegetativa, sebbene condizionati dalla disponibilità e dal grado di maturazione del germoplasma in natura, sono stati decisi dai singoli vivaisti in modo da non alterare le normali attività di vivaio. Questo ha consentito di ottenere dati diversificati utili all approfondimento e all ottimizzazione delle tecniche di coltivazione delle specie autoctone, almeno per alcune piante propagate per seme. Per quanto riguarda la semina, l Azienda partner Floricoltura Pironi ha messo a disposizione la propria esperienza e le proprie seminatrici per valutare l efficienza dei macchinari nella semina dei semi non trattati delle autoctone ed evidenziare quelli che dovrebbero subire appositi trattamenti per migliorare il processo. L efficienza della semina meccanizzata è infatti fondamentale per il funzionamento della filiera, in quanto: - velocizza i tempi di produzione; - riduce gli sprechi di germoplasma, in quanto un numero corretto e costante di semi viene depositato in ciascun alveolo o contenitore analogo; - ottimizza la produzione, evitando lo sviluppo di troppe piantine nel medesimo alveolo; - in generale equipara la produzione delle autoctone a quella di altre piante normalmente prodotte nei vivai, dalle orticole, alle perenni, alle annuali, ecc. 10

11 Da un analisi dei commenti e delle osservazioni degli operatori della ditta, le specie possono essere suddivise in 3 gruppi: - specie con semi identici o molto simili a quelli di varietà orticole o ornamentali e quindi di facile utilizzo con le normali procedure in uso presso le aziende, come ad esempio Aquilegia atrata, Dianthus seguieri, Salvia pratensis; - specie con semi paragonabili a quelli di varietà orticole o ornamentali, per i quali si possono utilizzare le normali procedure apportando qualche modifica come la riduzione della velocità della macchina (ad es. Stachys officinalis), o la vibrazione di caduta (ad es. Lysimachia vulgaris); - specie con semi con caratteristiche tali da rendere estremamente complicata la semina meccanizzata, quali la forma allungata a bastoncino (ad es. Coronilla varia), le ridotte dimensioni che impediscono e/o rendono difficoltoso il prelievo meccanizzato (ad es. Galium verum), la presenza di pappi, reste e/o altre appendici che favoriscono l intasamento degli ugelli e/o la mancata uniformità del numero di semi prelevati (ad es. Inula hirta). Oltre a questi casi, devono essere segnalate anche le specie i cui semi necessitano di scarificazione meccanica (ad es. Melilotus officinalis), in seguito alla quale vengono normalmente seminati a spaglio. Sostanzialmente i problemi evidenziati riguardano aspetti che derivano dalla disomogeneità in dimensioni caratteristica dei semi raccolti direttamente in natura o comunque non sottoposti a selezione artificiale, dalla forma dei semi, dalla presenza di appendici, dalla superficie non regolare, dalla necessità di pretrattamenti per facilitare o velocizzare la germinazione. Chiaramente questi ed altri fattori sono stati già esaminati in passato dagli esperti per le specie e le varietà di interesse agronomico, orticolo e ornamentale: sarebbe quindi necessario verificare quali trattamenti già in uso presso enti o ditte specializzate per elevare la qualità dei semi delle specie autoctone che le aziende vivaistiche vogliono avviare alla produzione massiva. A questo scopo i referenti della Fondazione Minoprio e del Parco Monte Barro hanno visitato nel corso del progetto una ditta italiana all avanguardia per la produzione, il trattamento e la commercializzazione di sementi all ingrosso, la Cooperativa Agricola Cesenate. La Cooperativa riunisce numerose aziende agricole presenti in varie regioni italiane orientali, incluse alcune delle province di Mantova e Cremona, specializzate nella produzione di sementi di una o più specie di orticole e, in seconda battuta, di ornamentali e officinali. La semente, prodotta secondo elevati standard di qualità, confluisce poi nella sede centrale presso Cesena, dove subisce il cosiddetto condizionamento e viene preparata per la messa sul mercato. A seconda delle caratteristiche dei semi, il condizionamento può prevedere tra l altro la calibratura e la confettatura in cui i semi vengono incapsulati per compensare le differenze di calibro, forma e peso, garantendo una maggiore precisione nella semina meccanica. La confettatura può inoltre essere impiegata per inserire nutrienti e prodotti per la protezione e/o la prevenzione da fitopatologie, favorendo lo sviluppo di plantule sane. I referenti della Cooperativa hanno compreso le problematiche evidenziate dai referenti del CFA, hanno dichiarato di essere potenzialmente in grado di risolverle e si sono resi disponibili ad esaminare alcuni lotti di semi di autoctone per verificare la possibilità di linea produttiva ad hoc. Dal canto suo il CFA si è impegnato a fornire tali lotti di semi campionati e conservati come richiesto dalla Cooperativa: si conta di avviare questa attività a partire da germoplasma prodotto nel corso della stagione vegetativa Monitoraggio delle coltivazioni Tutte le fasi di coltivazione sono state sottoposte a monitoraggio in modo da ottenere il maggior numero possibile di informazioni per redazione di protocolli ottimizzati. Inizialmente sono state proposte e illustrate alle aziende due schede di monitoraggio adatte all autovalutazione dello stato delle specie. Le schede sono state concepite per esaminare il successo delle prime fasi della propagazione sia a partire da semi, sia a partire da altro materiale vegetativo, e potevano essere compilate in autonomia dai singoli vivaisti e conservate in azienda a mo di 11

12 registro. In realtà la compilazione delle schede non è sempre avvenuta in quanto alcuni vivaisti hanno preferito trattare le specie autoctone come le altre sotto ogni punto di vista, annotando quantitativi, trattamenti, procedure, sul registro di vivaio normalmente in uso. L approccio aziendale non permette tuttavia di raccogliere dati precisi relativamente alle prime fasi della vita delle piante con particolare riferimento ai parametri riguardanti la germinazione. Pertanto il personale dei partner scientifici Fondazione Minoprio e Parco Monte Barro, ha organizzato monitoraggi ad intervalli regolari o in seguito a segnalazione delle aziende in concomitanza con momenti produttivi particolari (ad es. trapianto, ripicchettatura, ripresa vegetativa, ecc.). Nel corso dei medesimi sopralluoghi il personale del Parco Monte Barro ha verificato anche la tracciabilità della produzione necessaria per le certificazioni. Per quanto riguarda le specie propagate a partire da seme, nel corso dei monitoraggi sono stati raccolti i dati relativi al numero totale di piante germinate e del numero di alveoli contenenti almeno una plantula; questa distinzione si è resa necessaria per poter calcolare il tasso di germinazione per i singoli lotti in modo da evidenziare eventuali trattamenti o procedure che inibissero o favorissero il processo, nonché per verificare i risultati sperimentali ottenuti in passato dagli enti afferenti al CFA. Analogamente, per quanto riguarda la specie sottoposte a propagazione vegetativa i controlli hanno permesso di esaminare il processo di radicazione, sebbene non con la medesima accuratezza adottata per la germinazione dei semi, onde evitare danneggiamenti e/o distruzione delle piantine in produzione. L analisi dei risultati ottenuti evidenzia una germinazione media del 31,11% con un minimo dello 0,03% (Stachys officinalis - anno 2004) e massimo del 72,12 (Dianthus seguieri - anno 2012). Diverse sono comunque le considerazioni che possono essere tratte dai risultati ottenuti. Innanzitutto è bene notare che il tasso di germinazione è influenzato dall età dei semi. La differenza appare comunque contenuta quando la differenza è di pochi anni (grossomodo fino a 5), mentre si fa marcata quando sono utilizzati semi molto disetanei. Le differenze osservate, non sempre riscontrabili anche in laboratorio a causa delle condizioni standard con cui si eseguono i test, non sembrano imputabili ad una vitalità dei semi ridotta, che in parte comunque è ragionevole attendersi, quanto piuttosto all instaurarsi di meccanismi secondari di dormienza che rendono difficoltosa la germinazione. Va tuttavia precisato che il comportamento dei semi è fortemente influenzato anche dalle caratteristiche funzionali proprie delle specie ed è quindi difficile fare generalizzazioni: ad esempio i semi di Echium vulgare anno 2004 o di Anchusa officinalis anno 2005, hanno mostrato tassi di germinazione in vivaio rispettivamente del 47,18% e del 51,13%, valori di tutto rispetto per specie autoctone non selezionate artificialmente. In termini di filiera produttiva il messaggio appare comunque chiaro: per rendere più efficiente ed economica la produzione è preferibile utilizzare semi raccolti in natura in tempi non troppo antecedenti la semina. Le attività di propagazione svolte dalle aziende partner consentono inoltre di esaminare l effetto del periodo di semina sul tasso di germinazione, poiché una Azienda (Vivai Nord) ha optato per la semina in tarda estate (semina estiva), mentre altre, tra cui in particolare l Azienda Floricoltura Pironi, hanno preferito la semina invernale. L effetto del periodo di semina sembra dipendere dalla specie considerata: in alcuni casi la semina estiva deprime infatti la germinazione (ad es. Aquilegia atrata), mentre in altri la stimola (ad es. Dianthus seguieri, Echium vulgaris,). Questi fenomeni sembrano prescindere dall età dei semi utilizzati (ad es. Aquilegia atrata, Inula hirta;), e sono verosimilmente connessi ai fattori ambientali che interrompono i meccanismi di dormienza nelle singole specie in natura. Ulteriori considerazioni riguardano la germinazione di Rosa canina anno 2012 e Salvia pratensis anno 2012, che in entrambi i casi è risultata particolarmente bassa e pari a circa il 2%. Nel caso di 12

13 Rosa canina si è deciso di propagare la specie solo per via vegetativa mediante talea, rimandando ad ulteriori esperimenti l analisi delle cause delle mediocri performance osservate e che forse sono associate a problematiche inerenti la popolazione naturale di provenienza del germoplasma. Per quanto riguarda invece Salvia pratensis, in seguito a numerose prove svolte anche nel corso del precedente progetto POT PLANT, si è giunti alla conclusione che la specie non è adatta alla propagazione massiva in vivaio a causa delle rese estremamente basse. Trattandosi però di specie di elevato interesse naturalistico e paesaggistico, nonché di notevole importanza nella strutturazione dei prati stabili, Salvia pratensis verrà mantenuta nell elenco delle autoctone adatte agli inerbimenti e alla riqualificazione floristica, nei quali sarà utilizzata sottoforma di semente in purezza per la costituzione di miscugli ad hoc, o per l arricchimento del fiorume. La specie ha infatti dato ottimi risultati nelle attività connesse con la produzione di sementi in purezza presso la Fondazione Minoprio e in natura si diffonde con grande rapidità colonizzando anche suoli nudi mediante dispersione dei semi. A parte i dati relativi al tasso di germinazione, il costante monitoraggio delle piante in coltivazione, ha permesso di misurare per buona parte delle specie / lotti esaminati il tempo intercorso tra la semina e il primo evento di germinazione, espresso in termini di numero di giorni dalla semina. Questo dato è di fondamentale importanza per la programmazione delle attività e dell uso degli spazi in vivaio. Una sola specie, Lysimachia vulgaris, ha mostrato un tempo di germinazione superiore a 100 giorni, 13 specie/lotti sono stati caratterizzati da germinazione entro 2 mesi dalla semina, e 18 specie/lotti sono germinati entro 1 mese dalla semina. La maggior parte delle specie presenta pertanto tempi contenuti di germinazione, e comunque compatibili con le attività di vivaio. L eccessiva e non preventivata permanenza di seminiere o altri contenitori può comportare infatti vari problemi che incidono sul costo finale della pianta; tra questi si possono citare l occupazione di spazio altrimenti utilizzabile per altre colture, la necessità di controllo dei contenitori per verificare la presenza di parassiti, muschi, epatiche o piante infestanti, i costi connessi alla cura e al mantenimento del substrato in cui i semi stanno germinando. La propagazione vegetativa ha riguardato 6 specie. Il metodo di propagazione è stato scelto in base alle caratteristiche delle specie, alle modalità di moltiplicazione comunemente impiegate in vivaio nelle varietà commerciali della medesima specie o in specie affini, all esperienza diretta dei singoli vivaisti partner. Tenuto conto del fatto che per una valutazione completa e ottimale degli esiti di una propagazione vegetativa è necessario più tempo rispetto a quello avuto a disposizione nel corso del progetto, le coltivazioni sperimentali condotte permettono di trarre le varie utili conclusioni. Per quanto riguarda il comportamento delle specie, Sedum album ha sicuramente ottenuto i risultati migliori, con moltiplicazione rapida e numericamente consistente a partire dal materiale di partenza. Si tratta in effetti di una specie poco esigente che anche in natura si propaga molto velocemente in ambienti ruderali, aridi, generalmente poco ospitali. Buoni risultati sono stati ottenuti anche per Hieracium pilosella, Molinia coerulea e Rosa canina, moltiplicate rispettivamente per separazione dei propaguli, divisione dei cespi e talea. Come già detto, per quest ultima specie la propagazione vegetativa è attualmente da preferirsi a quella da seme, che ha portato a rese decisamente mediocri. Maggiori difficoltà sono state invece riscontrate nella propagazione di Erica carnea e Globularia cordifolia, specie stress-tolleranti, a crescita lenta, con lignificazione dei fusti. Infine, come per le specie e le varietà commerciali, anche per le piante autoctone il successo della moltiplicazione dipende dal periodo in cui la stessa viene effettuata. Infatti, nel caso sia di talee (Erica carnea) che di divisione di cespi (Molinia coerulea), l avvio estivo della propagazione consente di ottenere rese significativamente più elevate in termini di piante ottenute. 3.4 Valutazione delle coltivazioni e protocolli ottimizzati 13

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